769909473 Romolo Murri - Alle origini del partito cattolico italiano Durante gli ultimi decenni del XIX secolo si verificarono profondi mutamenti anche all’interno dell’universo cattolico che, già a partire dal 1874, aveva costituito l’Opera dei congressi, un’organizzazione per il coordinamento delle attività del movimento. Proprio in quegli anni i cattolici vissero un periodo di intensi dibattiti e di profonde riflessioni sulla funzione della chiesa nella nuova società delle masse e dell’impegno civile. Tali discussioni causarono anche forti dissidi tra le varie correnti del cattolicesimo; una di queste era costituita da un gruppo di giovani riuniti attorno al sacerdote marchigiano Romolo Murri. Questi, già fondatore della rivista “Cultura sociale” impegnata nella qualificazione politica e culturale del movimento cattolico, si era fatto portatore di valori nuovi rispetto a quelli sostenuti dalla curia romana. Il gruppo di Murri, formatosi culturalmente sotto il pontificato di Leone XIII, aveva assorbito lo spirito contenuto nell’enciclica papale Rerum Novarum con la quale, nel 1891, la chiesa si era aperta a un maggiore impegno nella società civile. Questo gruppo diede vita al movimento dei democratici cristiani, che si distingueva da altri per la proposta di un nuovo modo di vivere i rapporti tra stato e chiesa e soprattutto per una forte sensibilità sociale e civile. Primo ci si presenta il movimento economico-sociale nel doppio campo delle idee e dei fatti. Il liberalismo borghese aveva spogliato il denaro, questo grande fattore di rivoluzioni, dalla scoperta dell’America in poi, di ogni relazione diretta alla persona che se ne serviva come di strumento della sua attività, e quindi di ogni vincolo morale, e per sanzionarne la sovranità incontrastata ha distrutto tutto intiero il patrimonio d’istituti sociali del medio evo, tutela delle classi inferiori contro la borghesia industriale e trafficante. Questa irresponsabilità del capitale, il cui uso si volle retto solo da leggi economiche, si convertì presto in mezzo di prospero sviluppo a tutto un mondo di persone che speculava sulla buona fede e sulla miseria altrui e diede luogo alla sovranità della borghesia nel mondo moderno, larvata e nascosta dalle libertà politiche e dalle monarchie costituzionali. Ed oggi il popolo nostro si ribella istintivamente all’idea del denaro impersonale e amorale, al dilagare della semplice funzione economica del denaro appena contenuto da incerti e insufficienti limiti giuridici, ed all’imperio della borghesia industriale, della banca e dello Stato, negozianti o di capitali o sui capitali investiti; ed ama rivedere la coscienza morale e la fiducia cristiana nei piccoli e grandi istituti di credito, nelle banche cattoliche e nelle casse rurali, rivederla in tutta intiera la vita politica e sociale, divenuta serva del capitalismo e della scienza atea che gli apre la via; e segue coloro che gl’insegnano nella solidarietà e nell’associazione il modo di tutelare i suoi diritti e di assicurarsi benessere e tranquillità. Sicché ormai, contro la vorace potenza del capitale accumulato, contro la anarchia economica e politica e l’accentramento statale, il quale perturba profondamente tutte le funzioni sociali, le classi inferiori – e non parlo già del solo proletariato, ma della piccola e media proprietà, dell’industria di famiglia e del commercio minuto – incominciano o cominceranno presto una contesa lunga, che potrà, se è non diretta da uno spirito sano ed equanime, divenire minacciosa e terribile; poiché essi, e la società insieme con essi, non potranno riaversi se non reagendo collettivamente e potentemente, e chiedendo, oltre quello della religione e del costume pubblico, l’intervento dello Stato e una adatta legislazione sociale. In questa lotta delle classi umili contro il capitale la Chiesa entra necessariamente per due grandi motivi: 1) perché è solo merito suo e della coscienza cristiana diffusa nel mondo moderno e sorretta dalla sua costante influenza la forza di reazione che sorregge ora le classi inferiori: togliete per un momento dal mondo civile la religione di Gesù Cristo e tutti i sentimenti e le idee ed i propositi ottimistici ai quali essa dà origine e incremento, e ditemi poi se non avrete immediatamente un dominio del capitale più grande e più inevitabile di quello che la forza di conquista esercitò nel mondo romano, un dominio i cui letterati saranno dei D’Annunzio, i cui filosofi dei Nietzsche, la cui economia quella del liberalismo puro convertito di fatto in monopolio assoluto del capitale 769909473 coalizzato. E contro di esso, come reazione necessaria, il proposito oggi, la minaccia e il fatto domani, della rivoluzione sociale del proletariato. In secondo luogo, perché ad avviare in pace una nuova organizzazione e legislazione sociale, ispirata alla giustizia e all’amore, e a dirigere le classi umili in questa lotta per la loro nuova ascensione – non lotta di odî e di contese, ma di princìpi e di sana e democratica attività sociale – si richiede una virtù di apostolato potente e disinteressato, e solo la Chiesa e l’abnegazione cristiana, a lungo andare, può darla. Gli apostoli della borghesia ricca e invadente furono largamente pagati da essa; gli apostoli del socialismo cercano nella propaganda posizione e potere politico; gli apostoli degli umili saranno, nel migliore dei casi, pagati solo di un poco di gratitudine... Preconizzando il ritorno della giustizia cristiana in tutti i rapporti economici e sociali, la ricostruzione della società e degli ordini politici in base alle organizzazioni corporative professionali e alla rappresentanza degl’interessi, la riforma della vita di famiglia col ricondurre questa al purissimo concetto cristiano, lo sviluppo largo della vita municipale e molte riforme affini, il movimento democratico cristiano vagheggia tutta una palingenesi della vita sociale, le cui grandi linee si adattano mirabilmente ai bisogni ed alle tradizioni del popolo nostro, e la cui lenta e graduale riescita offre presso di noi minori difficoltà che in ogni altro luogo. R. Murri, Battaglie d’oggi, I, Il programma politico della democrazia cristiana, Feltrinelli Reprint, Milano 1966, pp. 148-155.