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Testimonianza e ricordo, la seduta solenne dedicata al
Giorno della Memoria
Giovedì 26 gennaio 2017
Liguria. Questa mattina nell’aula del Consiglio regionale si è svolta la Seduta solenne del
Consiglio regionale dedicata al Giorno della Memoria, per ricordare la Shoah e la
persecuzione nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Alla cerimonia hanno assistito
le massime autorità civili, militari e religiose.
”Fa che la nostra morte non sia stata inutile per te e per i tuoi figli”. E’ questo
l’ammonimento che compare nel padiglione italiano di Auschwitz-Birkenau ed è questo
l’impegno che qui rinnoviamo. Da oltre dieci anni – ha esordito il presidente del consiglio
regionale Francesco Bruzzone – questa Assemblea ottempera così ad un impegno morale
divenuto dettato legislativo. Rendiamo un solenne tributo alle vittime della Shoah – ha
aggiunto – nella piena convinzione che la distanza di quella immane tragedia non ne
smorza l’orrore e il monito”. Bruzzone ha ricordato le preziose testimonianze ricostruite in
aula da tanti protagonisti di quelle drammatiche pagine della storia: “Sono convinto che
non c’è modo migliore, per onorare il ricordo delle vittime della deportazione, che
raccogliere la testimonianza di quanti più o meno direttamente hanno dovuto confrontarsi
con questa realtà, magari da piccolissimi, come nel caso della nostra ospite, la
professoressa Anna Foa, qui in veste di autorevole storica dell’ebraismo e della Shoah. Se
le voci dei protagonisti sono destinate a perdersi col passare degli anni e ogni
testimonianza diretta si va affievolendo – ha concluso – è la storia a comporre il mosaico di
questa tragedia”.
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Al termine dell’intervento il presidente ha presentato il relatore ufficiale della seduta, la
studiosa Anna Foa, docente di Storia moderna all’Università la Sapienza di Roma, autrice
di numerosi testi sulla storia della cultura nella prima età moderna e sulle vicende del
popolo ebraico in Europa fra il XIV e XX Secolo.
Anna Foa ha ricostruito in aula le condizioni in cui le donne vivevano nei campi di
sterminio, in particolare nel lager femminile di Ravensbruck e ad Auschwitz dove
diventarono cavie di sperimentazioni mediche.
“I nazisti avevano una particolare attenzione al tema della procreazione quindi le donne e i
bambini furono obbiettivo primario a Ravensbruck – ha spiegato – Sia le gemelle, sia le
donne in età fertile furono oggetto di esperimenti terribili che riguardavano la genetica e
la procreazione”. Foa ha sottolineato la solidarietà che esisteva in questi campi, “che non
nasceva dal fatto che fossero migliori degli uomini ma ci sono circostanze, come la nascita
di un bambino e la gravidanza, su cui si concentra l’attenzione femminile”.
La studiosa ha sottolineato che, pena la morte della futura mamma, la spietata legge del
lager imponeva, soprattutto nei primi anni della guerra, l’aborto immediato alle donne che
giungevano nei campi incinta. Solo negli ultimi anni venne concesso di portare a termine
la gravidanza ma il neonato , subito dopo, veniva lasciato morire. A questo punto Anna Foa
ha inserito un elemento autobiografico: nell’ottobre 1944 sua mamma, che era incita
proprio di Anna, era rinchiusa a Villa Triste, a Milano, in quanto partigiana ma quando i
detenuti furono mandati nelle carceri di San Vittore sua madre riuscì a fuggire.
“Non avevo mai riflettuto su questo aspetto, ma poi mi sono accorta – ha spiegato – quanto
era fragile e labile il confine che separava la mia nascita dalla morte quando il commando
partigiano liberò mia madre”. La docente ha spiegato che a Ravensbruck , aperto nel 1939,
all’inizio le donne deportate non erano ebree, ma prigioniere politiche tedesche, donne con
problemi psichici e che nel campo fino al 1945 furono deportate oltre 100 mila persone.
Foa ha puntualizzato che vittime dello sterminio non furono solo ebrei ma anche slavi e
rom, secondo un folle progetto di pulizia etnica che i nazisti volevano attuare: “La Shoah
ha un elemento di unicità spaventoso perché per la prima volta nella storia del genere
umano tutti gli appartenenti ad una cosiddetta razza sono stati raccolti, accuratamente
selezionati e spostati a miglia di chilometri di distanza. La storia dei campi di sterminio
deve essere insegnata – ha aggiunto – non solo perché i ragazzi ricordino questi fatti in
occasione del Giorno della memoria, ma perché questo sia come un germe e la memoria
sia continua. Quando vediamo le foto, per esempio, dei bambini assassinati in Siria
dobbiamo pensare ad Auschwitz perché la violenza è dappertutto uguale, sono poi diverse
le motivazioni. Quindi – ha concluso – dobbiamo spingere i ragazzi che studiano queste
cose a usare le loro conoscenze e dobbiamo rendere il ricordo concreto. E’ importante
spiegare quello che c’è da ricordare, la memoria senza gli oggetti e senza la storia – ha
ammonito – diventa una cosa vuota e noi non vogliamo che questa sia una memoria da
museo ma che sia una memoria viva”.
Nella seconda parte della seduta si è svolta la premiazione degli studenti vincitori della
decima edizione del concorso “27 gennaio: Giorno per la Memoria”, indirizzato agli allievi
degli istituti di scuola media superiore della Liguria e finanziato attraverso la legge 9 del
16 aprile 2004 del Consiglio regionale. Il prossimo mese, fra il 19 e il 24 febbraio, i ragazzi
visiteranno i campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Il presidente Francesco Bruzzone ha rivolto agli studenti un appello: “Tra pochi giorni
visterete i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, campi divenuti patrimonio
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mondiale dell’umanità proprio per l’alto monito che rappresentano. Là non si può non
comprendere perché la storia si studi e la Memoria si viva”.
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