IL PROGETTO DELL’ASSESSORATO AGRICOLTURA PER LA TUTELA DELLE COLONIE DI PIPISTRELLI NELLE AZIENDE AGRICOLE Le leggi vigenti sanciscono la stretta protezione di tutte le specie di chirotteri e vietano il danneggiamento e la distruzione dei loro siti di rifugio; ciononostante, pur nel rispetto di tali disposizioni, un’assenza di attenzioni gestionali nei confronti delle colonie (in particolare di quelle più sensibili e che frequentano rifugi utilizzati dall’uomo) può tradursi nell’abbandono dei siti e in perdite demografiche. All’opposto, l’adozione di misure precauzionali e la realizzazione di interventi mirati possono massimizzare la ricettività dei rifugi, contribuendo in maniera attiva e significativa alla conservazione dei chirotteri. In Piemonte, l’Assessorato regionale Agricoltura, Tutela Fauna e Flora, in collaborazione con la Stazione Teriologica Piemontese e in sinergia con le attività del Centro Regionale Chirotteri, ha attivato un progetto finalizzato a stimolare gli operatori agricoli ad impegnarsi in tal senso, nonché a tributare un riconoscimento ufficiale a coloro che lo fanno, in relazione al beneficio che ne deriva all’intera collettività (la tutela della fauna è interesse della comunità nazionale e internazionale: L. 157/1992, art. 1). Il progetto riguarda gli edifici rurali e i siti sotterranei artificiali (ghiacciaie, gallerie scavate nel tufo, nel gesso o in altra pietra tenera e utilizzate nel tempo per varie funzioni connesse all’agricoltura) di pertinenza di aziende agricole e utilizzati come rifugi da colonie di chirotteri di grande interesse conservazionistico. Le colonie considerate sono quelle associate a rifugi di grande volume (corrispondenti a vani quali stalle, fienili, sottotetti, cantine, cavità ispezionabili del sottosuolo, ecc.) e rispondenti ai criteri per la selezione dei siti di maggior interesse conservazionistico nazionale riportati in tab. 1. In secondo ordine, e qualora compatibile con la disponibilità di fondi stanziati, possono essere ammesse anche colonie che non soddisfano i criteri della tabella, purché si tratti di aggregazioni riproduttive di specie incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE o di colonie ibernanti nelle quali siano presenti almeno 10 esemplari di specie incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Alle aziende che prendono parte al progetto è richiesto di collaborare all’acquisizione di informazioni sulle colonie presenti (ad esempio segnalando le date in cui avvengono l’arrivo e la partenza degli esemplari) e sulle caratteristiche dei rifugi (nei siti vengono collocati data logger microclimatici), nonché di adottare accorgimenti per minimizzare il disturbo nei pressi delle colonie e, ove necessita, di acconsentire alla realizzazione di interventi per migliorare la recettività dei siti nei confronti dei chirotteri (la casistica delle azioni possibili è presentata in tab. 2). I costi delle attività sono coperti dall’Assessorato Agricoltura; alle aziende agricole viene conferito un attestato di merito e un riconoscimento annuo di 500 euro. Tab. 1. Criteri per la selezione dei siti di svernamento e/o riproduttivi di chirotterofauna di maggior interesse conservazionistico nazionale (da: Agnelli et al., 2004. Quad. Cons. Natura, 19, Min. Ambiente-Ist. Naz. Fauna Selvatica). N° specie Specie N° esemplari >4 Qualsiasi > 50 3 Qualsiasi >100 2 >1 1 Tutte tranne se entrambe fra: P. kuhlii, H. savii, P. pipistrellus e P. pygmaeus M. punicus e specie All. II Direttiva 92/43/CEE tranne M. schreibersii M. schreibersii e tutte le specie non citate nella riga precedente tranne: P. kuhlii, H. savii, P. pipistrellus e P. pygmaeus > 150 > 50 > 200 Tab. 2. Tipologie di intervento per conservare o incrementare l’idoneità dei rifugi ad ospitare le colonie di chirotteri. Finalità dell’intervento Tipologia di intervento Minimizzazione del disturbo Adozione di accorgimenti di rispetto nella conduzione di attività nei pressi delle colonie: antropico diretto differimento di lavorazioni rumorose alle fasi biologiche caratterizzate da minor sensibilità al disturbo o ai periodi di assenza dei chirotteri; limitazione della presenza antropica allo stretto necessario per le esigenze di conduzione. Controllo dell’accessibilità antropica al sito mediante apposizione di segnaletica e/o barriere fisiche che non ostacolino il transito dei chirotteri, al fine di prevenire ingressi non autorizzati, azioni di disturbo da parte di persone disinformate e atti vandalici. Isolamento del volume utilizzato dai chirotteri rispetto ai volumi utilizzati dall’uomo attraverso setti che non ostacolino il transito dei chirotteri. Miglioramento delle condizioni di Riduzione dell’illuminazione artificiale che interessa l’area utilizzata come rifugio e gli accessi oscurità che i chirotteri utilizzano per andare e venire dal sito: accorciamento del periodo di illuminazione, esclusione di punti-luce, apposizione di barriere schermanti. Riduzione dell’illuminazione naturale (diurna) che interessa l’area utilizzata come rifugio: apposizione di barriere schermanti. Miglioramento del microclima In rapporto alle esigenze microclimatiche delle specie bersaglio e in funzione della fase interno biologica interessata, miglioramento delle condizioni di temperatura e umidità del sito mediante interventi quali: chiusura di aperture in eccesso o realizzazione di setti protettivi (in particolare per eliminare correnti d’aria negative e senza interferire con il transito dei chirotteri); miglioramento della coibentazione; collocazione di vasche d’acqua per umidificare. Miglioramento delle condizioni per Incremento della superficie idonea all’appiglio degli esemplari mediante apposizione di l’appiglio degli esemplari intonaco rugoso o di altri materiali ruvidi (pietra, mattoni, legno). Riduzione della mortalità connessa Minimizzazione dell’impatto dovuto a strutture a scorrimento (es.: serrande) o costituenti a componenti dell’edificato o potenziali trappole a caduta (es.: elementi verticali delle grondaie, camini) mediante materiali/strumenti pericolosi per i apposizione di listelli a spazzola, griglie o altri mezzi atti a prevenire l’intrappolamento di chirotteri esemplari. Rinuncia all’utilizzo di materiali/strumenti pericolosi o fonte di potenziale disturbo (emettitori di ultrasuoni, collanti, insetticidi e antifungini per superfici) o loro impiego adottando accorgimenti che consentano di escluderne l’impatto negativo (es.: al di fuori del periodo in cui sono presenti esemplari). Riduzione della mortalità connessa Segnalazione di eventuali problemi di disturbo alle colonie dovuti alla predazione da parte di a predazione animali domestici o selvatici. Collaborazione ad eventuali attività di prevenzione, ad esempio mediante apposizione di barriere per escludere l’accesso dei predatori ai rifugi o alle vie di transito dei chirotteri o, ancora, accordando disponibilità alla collocazione di mezzi di cattura selettivi e collaborando al loro monitoraggio, di concerto con le Autorità territorialmente preposte al controllo faunistico. Riduzione del disturbo da parte dei Interventi sugli accessi al sito di rifugio volti a scoraggiare la presenza dei piccioni mantenendo piccioni la possibilità di transito per i chirotteri: riduzione delle aperture mediante apposizione di listelli orizzontali; realizzazione di accessi a chicane. Nel 2008, anno di avvio del progetto, hanno partecipato all’iniziativa quattro aziende. Due di esse ospitano colonie riproduttive di vespertilio smarginato all’interno di stalle, un’associazione non casuale, dal momento che il vespertilio smarginato ama i rifugi caldi e ha come prede preferite le mosche (le cattura mentre sono inattive, posate, svolgendo nottetempo il ruolo che di giorno spetta alle rondini). In una delle colonie sono stati contati, prima dei parti, fino a 277 esemplari adulti, nell’altra colonia, che rappresenta la maggiore aggregazione riproduttiva della specie attualmente segnalata in Italia, fino a 713 esemplari adulti. Le altre due aziende possiedono cavità ipogee (nel tempo utilizzate per l’estrazione di gesso, la coltivazione di funghi e, attualmente, per il rimessaggio di materiali e attrezzi) rispettivamente utilizzate da una colonia riproduttiva mista di vespertilio maggiore e vespertilio di Blyth (complessivamente circa 500 esemplari prima dei Parte di una delle colonie riproduttive di vespertilio smarginato (Myotis emarginatus) seguite nell’ambito del progetto. parti) e da una colonia di svernamento di rinolofo maggiore (la maggiore aggregazione ibernante di tale specie nota a livello regionale piemontese: negli ultimi inverni vi sono stati censiti fino a 83 esemplari). Nel 2009 le quattro aziende hanno riconfermato la partecipazione al progetto e ad esse se ne sono aggiunte ulteriori tre: una possiede una cava di gesso dismessa, analoga a quelle già citate e utilizzata in inverno da un piccolo, ma significativo nucleo di rinolofo maggiore (18 esemplari contati nell’inverno 2008/09); le altre due accolgono in periodo estivo una colonia riproduttiva di rinolofo minore e una di rinolofo maggiore. Per quanto riguarda il rinolofo minore, prima dell’avvio del progetto si conoscevano in Piemonte alcuni siti d’ibernazione (uno ospitante una colonia molto cospicua), ma due sole, esigue, colonie riproduttive, ciascuna composta da una decina di esemplari adulti. Benché non si conosca l’esatta consistenza pre-riproduttiva della nuova colonia (essendo stata segnalata nella tarda estate, in fase di dispersione), le osservazioni preliminari effettuate attestano come sia certamente composta da un numero di esemplari maggiore, e abbia quindi un ruolo più significativo ai fini della conservazione della specie in Piemonte. Il rinolofo minore era specie comune in tutto il Piemonte agli inizi del secolo scorso, mentre ora risulta segnalata con contingenti demografici significativi solo nella porzione meridionale del cuneese, dov’è ubicato anche il sito estivo appena scoperto. Importante, per la conservazione della specie, è la presenza di formazioni forestali, siepi pluristratificate e filari arborei: componenti ambientali che utilizza nell’attività di caccia e Alcuni esemplari della colonia riproduttiva di rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros) scoperta grazie al progetto. negli spostamenti. Ancora più netto il primato della colonia di rinolofo maggiore, anch’essa segnalata in periodo tardo estivo. Si tratta dell’unica aggregazione riproduttiva di tale specie attualmente nota in Piemonte! Poiché il rinolofo maggiore è una specie sedentaria, è estremamente probabile che gli esemplari della colonia riproduttiva, o per lo meno buona parte di essi, trascorrano il periodo del letargo nei due siti di svernamento rappresentati dalle cave dismesse precedentemente menzionate, ubicate entro 15 Km dal sito estivo. Gli ambienti a connotazione agricola “tradizionale”, cioè caratterizzati dall’alternanza di piccoli coltivi, siepi interpoderali, pratopascoli e boschetti, rappresentano ottimi terreni di caccia per la specie, che ha fra le sue prede preferite i coleotteri scarabeidi, fra i quali specie che causano danni all’agricoltura come i maggiolini. Alcuni esemplari della colonia riproduttiva di rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) scoperta grazie al progetto. I proprietari delle aziende agricole che ospitano le sette colonie hanno dimostrato grande disponibilità a collaborare alle attività di monitoraggio e conservazione e, nonostante il progetto sia attivo da soli due anni, i risultati raggiunti sono estremamente positivi: gli interventi effettuati hanno consentito la ricostituzione di una delle due colonie riproduttive di vespertilio smarginato, che si era dispersa a causa del disturbo dovuto alla predazione da parte di esemplari di gazza; sono stati significativamente ridotti i fattori di disturbo antropico che gravavano sulle colonie, connessi alle attività delle aziende o dovuti ad estranei (in particolare sono state attuate misure di prevenzione degli accessi non autorizzati alle cave dismesse); sono stati acquisiti dati relativi a temperatura e umidità dei siti, utili a caratterizzarne la qualità e, ove necessario, a progettare interventi per migliorarne le condizioni microclimatiche; sono stati scoperti siti invernali e siti estivi condivisi, con grandissima probabilità, dagli stessi esemplari di rinolofo maggiore, e ciò pone basi più concrete per la tutela, lungo l’intero corso dell’anno, di un importante nucleo demografico della specie; grazie alle segnalazioni giunte dalle aziende, sono state scoperte colonie di grande importanza conservazionistica, che hanno così potuto essere inserite nel programma di monitoraggio chirotterologico regionale, garantendo un migliore adempimento agli obblighi di monitoraggio e conservazione fissati dalle normative vigenti. L’Assessorato intende proseguire il progetto, finanziandolo in rapporto alle disponibilità dei bilanci annuali. A tal fine si invita le aziende agricole che ospitano colonie di pipistrelli in ambiti di volume cospicuo a contattare i tecnici incaricati all’indirizzo e-mail [email protected] o per via telefonica: 3395422389.