1. Generalità sui Procarioti. I procarioti hanno origini più antiche rispetto a qualsiasi altro gruppo presente oggi. I primi fossili rappresentativi datano 3,5 miliardi di anni fa e queste antiche tracce indicano che era presente una considerevole diversità tra i procarioti perfino durante il periodo Archeano. I procarioti regnarono sulla Terra, altrimenti priva di vita, per più di 2 miliardi di anni, adattandosi a nuovi ambienti e ai cambiamenti che di volta in volta si verificavano. Essi si sono diffusi in ogni habitat immaginabile sul pianeta, colonizzando anche altri organismi. Secondo un metro di giudizio diverso e più obiettivo rispetto a quello che di regola usiamo nei confronti delle forme di vita con le quali coabitiamo, i procarioti devono essere considerati organismi di enorme successo. Gli attuali procarioti sono molto diversificati ed è probabile che esse rappresentino il prodotto attuale di molte linee di evoluzione indipendenti, che si sono separate da centinaia di milioni di anni. Cioè, a partire da una comune eredità procariotica, esse hanno seguito vie di evoluzione separate per la maggior parte della storia della vita sul pianeta. In più, ognuna di queste linee evolutive si è diffusa sulla superficie della Terra e si è adattata alla maggioranza dei cambiamenti dell'ambiente, in modo tale che la diversità all'interno di ciascuna linea è maggiore rispetto alle differenze verificabili nell'ambito degli altri regni. Classificazione dei procarioti. Anche se recentemente il regno delle Monere è stato Ci sono almeno tre possibili criteri di classificazione. Uno, preferito raggruppare gli da molti organismi biologi, per consiste affinità nel evolutive, fornendo dove possibile una classificazione naturale. Un secondo, seguito dal classico testo Bergey's Manual of Systematic Bacteriology, suggerisce di raggruppare le specie in modo da facilitare l'identificazione dei nuovi organismi scoperti. Un altro ancora si basa su smembrato in due Domini separati, quello degli Archei e quello degli Batteri e tutti i restanti quattro regni (Protisti, Funghi, Animali e Piante) sono stati riuniti nel dominio degli Eucarioti, per semplicità didattica, aderiremo allo schema dei cinque regni, nel quale gli archebatteri e le altre tre divisioni dei batteri sono incluse nel regno delle Monere, che include tutti i procarioti. (▶figura 2). raggruppamenti che mostrino la varietà del mondo vivente, senza preoccuparsi troppo delle acquisizioni più recenti. Noi seguiremo il Bergey's e includeremo pertanto i procarioti nel regno delle Monere suddividendo il regno in quattro divisioni, basandoci sulla presenza e natura degli involucri cellulari. Le quattro divisioni sono i batteri gram-negativi, i batteri gram-positivi, i micoplasmi, batteri privi di parete cellulare, e gli archebatteri (archei), un gruppo in cui la composizione della parete cellulare non è chimicamente correlata a quella degli altri batteri. (▶figura 1) Figura 2. I tre domini degli organismi viventi. Archei, batteri ed eucarioti sono tutti prodotti di miliardi di anni di evoluzione, e sono bene adattati agli ambienti attuali. Proprio per tale motivo nessun organismo è «primitivo»: questo è un concetto importante da imparare in biologia. Comunque, va sottolineato che esistono molte differenze tra i due domini di procarioti; per certi versi gli archei sono più simili agli eucarioti, mentre per altri assomigliano agli altri batteri. Gli studi genetici indicano che gli attuali archei condividono un antenato comune più recente con gli eucarioti rispetto ai batteri. L’antenato comune di archei Figura 1. Batteri e archei sono procarioti diversi. Salmonella typhimurium (a sinistra) appartiene al dominio Bacteria; Methanospirillum hungatii (a destra) viene invece classificato insieme agli Archaea. ed eucarioti probabilmente risale a oltre due miliardi di anni fa, mentre l’antenato condiviso dai tre domini si collocherebbe a più di tre miliardi di anni fa. Procarioti ed eucarioti a confronto. La cellula procariotica differisce dalla cellula eucariotica per tre aspetti fondamentali: 1. In primo luogo per l'organizzazione e per la replicazione del materiale genetico. Il DNA della cellula procariotica non è strutturato all'interno di un nucleo provvisto di involucro né è complessato con istoni per formare cromatina come avviene negli eucarioti. Le molecole di DNA nei procarioti sono circolari; l'elaborato meccanismo della mitosi è assente: le cellule procariotiche si dividono con un proprio meccanismo, la scissione, dopo aver replicato il loro DNA. 2. In secondo luogo, i procarioti non dispongono di organuli citoplasmatici delimitati da membrana che si descrivono invece negli eucarioti: i mitocondri, i cloroplasti, l'apparato di Golgi, il reticolo endoplasmatico e altri ancora. Il citoplasma della cellula procariotica può invece contenere una varietà di mesosomi e alcuni sistemi fotosintetici di membrana che non si ritrovano negli eucarioti. 3. In terzo luogo, le pareti cellulari della maggior parte dei procarioti (ma non degli archebatteri) contengono il peptidoglicano, un polimero complesso formato da una parte proteica e da una parte glucidica, la cui presenza è limitata al regno Monera. L'assenza nella cellula procariotica dei caratteristici organuli delle cellule eucariotiche non dovrebbe essere imputata a una totale mancanza di membrane interne o di altre strutture intracitoplasmatiche. Sono stati infatti osservati spesso al microscopio elettronico mesosomi membranosi, neoformazione associati di frequentemente membrane cellulari, alla durante la divisione di alcuni batteri, ed è stato riconosciuto il DNA legato ai mesosomi stessi. Molti batteri aerobi dispongono di enzimi respiratori che sono associati a un elaborato sistema di membrane interne, e i batteri fotosintetici presentano nel loro citoplasma membrane estese e altamente organizzate con un'alta densità di pigmenti fotosintetici. Morfologia batterica. Forma delle cellule. Dal punto di vista morfologico quattro sono le forme particolarmente comuni tra i batteri. Si descrivono forme sferoidali, forme a bastoncello e forme ricurve o a spirale. (▶figura 3). 1) cocchi (a forma sferica) 2) bacilli (a forma di bastoncello) 3) vibrioni (a forma ricurva) 4) spirilli (a forma spiralata) Ovviamente, questa distinzione non ha una validità sistematica se presa in considerazione da sola nel senso che per potere riconoscere la specie è necessario prendere in considerazione anche altre caratteristiche. Figura 3. Le diverse forme delle cellule batteriche. Dall’alto verso il basso: cocchi bacilli vibrioni spirilli. La tecnica di colorazione si basa sui seguenti passaggi: Aggruppamenti batterici. La maggior parte dei batteri si riproduce per divisione di una cellula in due elementi figli che risultano indipendenti; a volte, però, le cellule batteriche dopo la divisione cellulare possono rimanere adese le une alle altre per formare dei tipici aggregati che si sviluppano secondo una, due o tre dimensioni, come catenelle, placche o grappoli di cellule. In questo caso non si raggiunge comunque la condizione di pluricellularità, perché ogni cellula è funzionalmente indipendente. (1) lo striscio batterico viene fissato su un vetrino da microscopio per mezzo del calore, (2) viene quindi ricoperto con una soluzione di violetto di Nicolle (cristalvioletto mordenzato con acido fenico), (3) viene trattato con una soluzione iodo-iodurata, (4) l'eccesso del colorante viene quindi rimosso con alcol, (5) si aggiunge una soluzione del colorante «di contrasto» safranina. · streptococchi (molte cellule, disposte a catenella) I batteri gram-positivi trattengono il violetto e appaiono blu-viola. L'alcol rimuove invece il violetto dai gramnegativi; questi batteri, trattenendo il colorante di contrasto safranina, appariranno invece rosa-rossi. Le caratteristiche della colorazione di Gram sono fondamentali per raggruppare alcuni generi di batteri e per determinarne l'identità in un campione sconosciuto. · stafilococchi (molte cellule, disposte a grappolo) (▶figura 5) I cocchi possono presentare i seguenti aggruppamenti: · diplococchi (2 cellule) · tetradi (4 cellule, disposte ai vertici di un quadrato) · sarcine (8 cellule, disposte ai vertici di un cubo) I bacilli possono presentare i seguenti aggruppamenti: · diplobacilli (2 cellule) · streptobacilli (molte cellule, disposte a catenella) I vibrioni e gli spirilli, a causa della loro particolare forma, non possono dare origine ad aggruppamenti. La colorazione di Gram. Nel 1884 Christian Gram, un medico danese, mise a punto un semplice sistema di colorazione che ritroviamo ancora oggi come il più comune sistema per lo studio dei batteri. La colorazione di Gram permette di distinguere la maggior parte dei batteri in due gruppi: i gram-positivi e i gram-negativi. (▶figura 4) Figura 5. .In seguito alla colorazione di Gram, le componenti della parete cellulare dei batteri possono reagire in due modi diversi. (In alto): i batteri Gram-positivi possiedono una spessa parete cellulare che trattiene il colorante violetto, e pertanto appaiono di colore blu scuro o violaceo. (In basso): i batteri Gram-negativi invece possiedono una parete sottile che non trattiene il colorante violetto, mentre assorbe il colorante di contrasto; di conseguenza si colorano di rosso. La parete delle cellule batteriche. Figura 4. Joachim Hans Christian Gram (1853–1938). Questo medico danese, nel 1884 mise a punto una tecnica di colorazione differenziale che permise di distinguere due categorie di batteri. La maggior parte dei batteri dispone di una parete cellulare relativamente spessa e rigida la quale, se contiene peptidoglicano in quantità elevata, assume una colorazione che va dal blu al viola, allorché viene trattata mediante il metodo di Gram; i batteri dotati di una simile parete sono detti gram-positivi. I batteri gram-negativi contengono invece una minore quantità di peptidoglicano e assumono una colorazione che va dal rosa al rosso se vengono trattati allo stesso modo. Questa differenza, basata sulle caratteristiche della parete cellulare, risulta utile nella classificazione dei batteri ma si deve comunque osservare che tale struttura non si presenta con caratteri omogenei nelle monere. Alcuni batteri, i micoplasmi, non possiedono alcuna parete cellulare mentre quella degli archebatteri non contiene peptidoglicano. Modalità di adesione e di locomozione. realizzano il trasporto respiratorio degli elettroni senza I troviamo i denitrificatori, i quali restituiscono l'azoto batteri possono presentare altre caratteristiche strutturali: alcuni si attaccano al proprio substrato mediante una sorta di peduncolo che può rappresentare una estensione della parete cellulare o un prodotto secreto all'esterno della cellula; altri si associano in catene che vengono incluse in una delicata guaina tubulare segmentata, formando i così detti filamenti, costituiti da cellule che si dividono tutte contemporaneamente. Sebbene molti procarioti non dispongano di attivi meccanismi cinetici, alcuni possono muoversi tramite peculiari flagelli: si tratta di filamenti simili a una frusta che si estendono singolarmente o in ciuffi, da una o da entrambe le estremità della cellula o, addirittura, da tutta la sua superficie. Il flagello batterico è un singolo filamento costituito dalla proteina flagellina; eucarioti, che di solito contiene nove paia di microtubuli disposti in circolo attorno a due microtubuli centrali, costituiti dalla proteina tubulina. Il all'atmosfera, completando il ciclo di tale elemento in natura. Sulle basi delle caratteristiche metaboliche, e tenendo conto sia della fonte di energia sia della fonte di carbonio utilizzate per compiere i processi vitali, i biologi individuano quattro principali categorie all'interno del regno Monera. Queste suddivisioni, sono utilizzabili in generale per tutti gli esseri viventi ma soltanto tra i batteri si possono trovare tutte e quattro le tipologie possibili: 1) 2) 3) 4) Fotoautotrofi Fotoeterotrofi Chemioautotrofi Chemioeterotrofi tale formazione contrasta, per struttura, dal flagello degli tutti l'uso di ossigeno come accettore: tra questi batteri flagello batterico ruota alla sua base, invece di battere o di muoversi in modo elicato come fanno il ciglio e il flagello degli eucarioti. (▶figura 6). Fotoautotrofi Gli organismi della prima categoria, i fotoautotrofi, sono batteri fotosintetici che utilizzano cioè la luce come sorgente di energia e l'anidride carbonica come fonte di carbonio. Un gruppo di fotoautotrofi, quello dei cianobatteri, esegue la fotosintesi come gli eucarioti fotosintetici, utilizzando cioè la clorofilla a come pigmento chiave e producendo ossigeno come sottoprodotto della fotofosforilazione. Altri batteri fotosintetici, invece, usano una batterioclorofilla specifica come pigmento fotosintetico principale, e non rilasciano ossigeno. Essi producono, invece, zolfo elementare perché usano l'acido solfidrico (H2S) invece dell'H2O come donatore di elettroni per la fotofosforilazione. Poiché la batterioclorofilla assorbe la luce a lunghezze d'onda maggiori di quelle utilizzabili dagli altri organismi fotosintetici, i batteri che si avvalgono di questo pigmento possono crescere al di sotto degli strati algali incapaci di assorbire la radiazione luminosa oltre i 750 nm. Fotoeterotrofi Figura 6. Molti procarioti si muovono per mezzo di flagelli. Questo batterio possiede numerosi flagelli deputati movimento. al La diversità metabolica nei batteri. Gli organismi capaci di comportarsi sia come aerobi che La seconda categoria sistematica basata su caratteri metabolici è quella dei fotoeterotrofi, i quali usano la luce come sorgente di energia ma devono ottenere i loro atomi di carbonio da composti organici prodotti da altri organismi. A tale categoria appartengono i solforodobatteri, i quali usano composti quali i carboidrati, gli acidi grassi e gli alcoli come nutrienti organici. come anaerobi sono detti anaerobi facoltativi. Molti procarioti possono ottenere energia tanto con la fermentazione che con la respirazione cellulare e sono dunque anaerobi facoltativi; altri possono vivere solo con la fermentazione e la loro crescita risulta inibita dall'ossigeno. Questi fermentatori sensibili all'ossigeno sono detti anaerobi obbligati. Alcuni anaerobi facoltativi che possono condurre solo la fermentazione non vengono comunque danneggiati dall'ossigeno quando è presente. All'altro estremo di questa scala metabolica troviamo vari gruppi di monere che sono aerobi obbligati, incapaci cioè di sopravvivere per prolungati periodi in assenza di ossigeno. Alcune monere Chemioautotrofi Gli organismi chemioautotrofi, inclusi nella terza categoria, ottengono la loro energia dall'ossidazione di sostanze inorganiche, e utilizzano parte di questa energia per fissare l'anidride carbonica in reazioni analoghe a quelle del ciclo fotosintetico di riduzione del carbonio. I chemioautotrofi includono i batteri nitrificanti, che ossidano l'ammoniaca o gli ioni azoto, per formare ioni nitrati successivamente assorbiti dalle piante; analogamente si comportano i batteri che ossidano l'idrogeno, l'acido solfidrico, lo zolfo e altri materiali. Nel 1977 i ricercatori impegnati nell'esplorazione del fondo dell'oceano vicino alle isole Galapagos scoprirono uno spettacolare esempio di chemioautotrofismo. Essi trovarono un intero ecosistema basato sui batteri chemioautotrofi che forniscono il nutrimento a una grande comunità di artropodi (crostacei), molluschi e pogonofori. Tale ecosistema si trova a una profondità di 2500 metri, dove non perviene alcuna radiazione luminosa. L'ambiente è caratterizzato da profonde spaccature vulcaniche del fondo oceanico, dalle quali viene rilasciato l'acido solfidrico utilizzato come fonte di energia. Chemioeterotrofi Infine, si conoscono le forme chemioeterotrofe, che ottengono tipicamente sia l'energia che gli atomi di carbonio da uno o più composti organici. La grande maggioranza dei batteri sono chemioeterotrofi, come lo sono la totalità degli animali, dei funghi e molti protisti. Riproduzione. La maggior parte dei batteri si riproduce mediante riproduzione asessuata. La divisione di un procariote comporta la duplicazione del cromosoma batterico e la migrazione delle due molecole ai lati opposti della membrana: quando la cellula si allunga, i cromosomi si trovano ancorati alla membrana da parti opposte. (▶figura 7) Al termine del processo di allungamento la membrana e la parete si ripiegano al centro formando due cellule figlie perfettamente identiche alla cellula madre. La trasduzione avviene quando un virus, che ha infettato un batterio e ha acquisito parte del suo genoma, penetra in un secondo batterio inserendovi il materiale genetico derivante dal primo batterio infettato. La trasduzione può essere generalizzata o specializzata a seconda del DNA batterico che viene trasportato. Questi processi pur permettendo ai batteri uno scambio genetico non possono essere considerati fenomeni sessuali veri e propri, nel senso che non si verificano i fenomeni che sono alla base della riproduzione sessuata e cioè la fecondazione (che comporta la fusione di due cellule aploidi) e la meiosi (che permette di ripristinare il corredo cromosomico aploide). Quiescenza. Altri batteri producono endospore, (▶figura 8) che rappresentano strutture di sopravvivenza e non riproduttive. Condizioni ambientali avverse, come le alte temperature, il freddo o la mancanza di acqua, determinano la produzione di endospore. Una cellula replica più volte il suo DNA e ne incapsula ogni copia con parte del citoplasma, all'interno di una spessa parete cellulare. La cellula progenitrice quindi si disintegra rilasciando le endospore così formate. Non si tratta di un processo riproduttivo poiché le endospore sostituiscono le cellule progenitrici. L'endospora può sopravvivere alle dure condizioni ambientali; successivamente, se subentrano condizioni più favorevoli, essa germina e, diventando metabolicamente attiva, si divide, formando nuove cellule identiche ai progenitori originali. Sono state descritte endospore che hanno germinato dopo più di un migliaio di anni di quiescenza. Figura 7. Riproduzione asessuata nei batteri. La riproduzione dei batteri è di tipo asessuato e comporta una divisione diretta della cellula madre in due cellule figlie, identiche geneticamente tra loro. Tra i batteri si descrivono anche processi parasessuali, come la trasformazione, la coniugazione e la trasduzione, che permettono lo scambio di informazione genetica. La coniugazione è il processo in cui il DNA del plasmide è trasferito da un batterio donatore a un ricevente attraverso un ponte citoplasmatico, formato da appendici dette pili. Le cellule F- (riceventi) sono prive di plasmide, quelle F+ (donatrici) lo contengono. La trasformazione si verifica quando un batterio cattura dall’ambiente extracellulare un filamento di DNA appartenuto a un altro batterio morto. Il DNA estraneo si inserisce nel cromosoma batterico modificandone il patrimonio genetico. Possono compiere la trasformazione solo quei batteri che posseggono speciali proteine, dette fattori di competenza, che facilitano la cattura, l’ingresso e l’inserimento del DNA estraneo. Figura 8. Una spora per attendere tempi migliori. Questo agente patogeno, che provoca gravi coliti negli esseri umani, produce endospore come forme di resistenza quiescenti. 2. Gli effetti dei procarioti sull’ambiente e sugli altri organismi. La maggior parte dei batteri gioca un ruolo benefico nelle nostre vite e, più in generale , nella biosfera, dove occupano praticamente tutti gli ambienti. Non dimentichiamo che noi stessi sfruttiamo molte specie di batteri e anche qualcuna di archei per le nostre necessità, come nell’industria casearia e nella produzione di un’enorme gamma di antibiotici, vitamine, farmaci di vario genere, solventi organici e altre sostanze. Molti procarioti vivono insieme ad altri organismi. Nonostante non ci si pensi spesso, i procarioti sono strettamente correlati alla vita degli eucarioti. Una prima intima connessione è l’antica discendenza degli organuli che svolgono il metabolismo energetico (come i mitocondri e i cloroplasti) in tutte le cellule eucariotiche, in origine una simbiosi con batteri a vita libera; molto più tardi, alcune piante si associarono con dei batteri a formare i noduli radicali. Anche gli animali ospitano nel loro tubo digerente un’ampia gamma di archei e batteri. Per esempio, i bovini sfruttano i batteri che vivono nel rumine (una delle quattro camere dello stomaco dei ruminanti) per digerire la cellulosa. L’organismo umano ha imparato a sfruttare la presenza di batteri presenti nell’intestino crasso per usare alcuni prodotti del loro metabolismo, come la vitamina B12 e la vitamina K. Questi e altri batteri prosperano nel nostro intestino formando uno spesso biofilm in intimo contatto con la mucosa del tubo digerente. Tale pellicola facilita il trasferimento di nutrienti dall’intestino all’organismo e rinforza le difese immunitarie a livello intestinale. Il biofilm intestinale è dunque essenziale per mantenersi in buona salute, un ecosistema interno complesso che gli scienziati hanno da poco cominciato a studiare nel dettaglio. Altri batteri vengono impiegati dall’industria farmaceutica per produrre vitamine, antibiotici, farmaci. Il ruolo ecologico dei procarioti. Moltissimi procarioti sono decompositori, cioè metabolizzano composti organici presenti in organismi morti ed altri materiali , dopo averli utilizzati per le proprie reazioni metaboliche, rilasciano nell’ambiente sostanze inorganiche riutilizzabili da altri esseri viventi. Inoltre, assieme ai funghi, i procarioti nel complesso restituiscono nell’atmosfera enormi quantità di carbonio inorganico giocando così un ruolo basilare nel ciclo del carbonio. Allo stesso modo, i decompositori restituiscono all’ambiente, in forma assimilabile per altri organismi, azoto e zolfo inorganici. Il ciclo dell’azoto Direttamente o indirettamente, gli animali dipendono dalle piante e da altri organismi fotosintetici per il cibo. Ma le piante stesse, per la loro nutrizione dipendono da altri organismi: i procarioti azoto fissatori e nitrificanti, che forniscono alle piante l’elemento azoto in forma facilmente assimilabile, e quelli denitrificanti, che rimettono in circolo l’azoto proveniente dagli organismi morti. Senza di essi, tutte le forme di azoto, verrebbero dilavate attraverso il terreno finendo nei laghi e mari, rendendo, di fatto impossibile la vita sulla terraferma (▶figura 9). Molti procarioti hanno impieghi nell’industria. Molti procarioti vengono utilizzati dall’industria agroalimentare per la produzione di prodotti utilizzati nell’alimentazione umana. Basti pensare all’industria lattiero-casearia che utilizza i lattobacilli per produrre lo yogurt a partire dal latte. Essi trasformano gli zuccheri presenti nel latte in acido lattico tramite il processo della fermentazione lattica e in questo modo rendono più digeribile il latte agli individui che sono privi dell’enzima lattasi (che scinde il lattosio in galattosio e glucosio). Anche nella produzione di formaggi vengono impiegati diverse specie di batteri (oltre che di funghi) che con i loro processi fermentativi conferiscono il sapore particolare di un certo tipo di formaggio. Figura 9. I batteri e l’azoto. (A) Batteri azotofissatori del genere Rhizobium fotografati al microscopio elettronico a scansione (la foto è stata colorata artificialmente). Questi batteri vivono in associazione con le radici delle leguminose, come l’erba medica, la soia, il fagiolo, formando i noduli radicali (B). Qui, i batteri trasformano l’azoto gassoso atmosferico, presente nel suolo, in un composto assimilabile dalla pianta, che lo impiega per costruire proteine. In cambio, la pianta rifornisce i batteri di zuccheri prodotti attraverso la fotosintesi. Altri procarioti, sia batteri sia archei, sono coinvolti nel ciclo globale dello zolfo; e altri ancora metabolizzano il metano nelle profondità oceaniche Batteri patogeni. II diciannovesimo secolo ha rappresentato una delle ere più feconde nella storia della medicina, un'epoca durante la quale batteriologi, chimici e medici hanno dimostrato che molte malattie sono causate da agenti microbici. Il medico tedesco Robert Koch (▶figura 10) stabilì una serie di regole per accertare la relazione tra una malattia e un microrganismo. Affinché un microrganismo abbia successo come patogeno, devono verificarsi, nell’ordine, cinque condizioni: 1. 2. 3. 4. 5. deve raggiungere la superficie corporea di un ospite potenziale deve penetrare nell’organismo ospite deve superare le sue difese immunitarie si deve moltiplicare al suo interno deve infettare un nuovo ospite L’inadempienza di una di queste regole del ―perfetto patogeno‖ mette fine alla carriera di un organismo infettivo. Effetti dei batteri patogeni. Nonostante le molte linee di difesa presenti nel nostro corpo, alcuni batteri riescono ad infettarci. Per l'organismo aggredito le conseguenze di una infezione batterica dipendono da un certo numero di fattori. Uno è l'invasività del patogeno, cioè la sua capacità di moltiplicarsi nel corpo dell'ospite. Figura 10. Robert Koch (1843–1910). Questo medico tedesco gettò le basi per lo studio delle malattie infettive formulando una serie di regole per accertare la relazione tra una malattia e un microrganismo. Seguendo le sue regole, una determinata patologia può essere ricondotta a un particolare microrganismo se: (1) il microrganismo associazione a questa, viene sempre trovato in (2) il microrganismo prelevato dall'ospite può essere fatto crescere in una coltura pura, (3) un campione della coltura produce la malattia quando viene trasferito in un nuovo ospite sano, (4) da questo secondo ospite si ottiene una nuova coltura pura di un microrganismo identico a quello ottenuto al passaggio (2). Queste regole, dette postulati di Koch, sono ancora valide e trovano applicazione nell'attuale ricerca epidemiologica. Occorre tener presente che, nonostante si menzionino frequentemente i batteri a proposito delle patologie infettive, solo una piccola minoranza delle specie batteriche conosciute sono effettivamente agenti di malattie. Tutte le specie patogene conosciute tra i procarioti appartengono al dominio Bacteria. Un altro è la sua tossigenicità, cioè la sua capacità di produrre sostanze chimiche dannose per i tessuti dell'ospite. Spesso le tossine batteriche possono uccidere le cellule di un ospite che non sia stato precedentemente esposto a esse. Ad esempio, il Bacillus anthracis, l'agente del carbonchio (una malattia che colpisce principalmente il bestiame e le pecore) presenta una bassa tossigenicità mentre l'invasività risulta elevatissima. Corynebacterium diphtheriae, l'agente della difterite, ha invece scarsa invasività e si moltiplica solo nella faringe e nella laringe, ma la sua tossigenicità è così grande che praticamente l'intero organismo viene colpito dalle tossine da esso prodotte. Le tossine batteriche possono essere di due tipi: esotossine ed endotossine. Le esotossine sono di solito sostanze solubili che vengono rilasciate da batteri vivi in attiva moltiplicazione, e che possono spostarsi nell’organismo. Sono altamente tossiche, spesso letali, ma non inducono febbre. Sono esempi di batteri produttori di esotossine Clostridium tetani (tetano), Clostridium botulinum (botulismo), Corynebacterium diphtheriae (difterite), Vibrio cholerae (colera), Bordetella pertussis (tosse convulsa) e Yersinia pestis (peste). Le endotossine sono rilasciate da alcuni batteri gramnegativi durante le fasi di crescita oppure in caso di rottura della cellula. Raramente le endotossine si rivelano letali; normalmente provocano vomito e diarrea. Tra i batteri produttori di endotossine vi sono alcuni ceppi di Salmonella ed Escherichia. La Antibiotici. Attualmente le malattie infettive provocate da batteri si combattono con farmaci definiti antibiotici. La scoperta di questi farmaci si deve a Sir Alexander Fleming che scoprì le proprietà inibitrici possedute da un prodotto metabolico di un fungo, Penicillium notatum e chiamò questa sostanza penicillina. Questa scoperta, avvenuta nel 1929, dischiuse l’epoca degli antibiotici. Per i suoi contributi, Fleming fu nominato cavaliere e ricevette il premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1945. (▶figura 11) penicillina (▶figura 12) impedisce l’azione dell’enzima che catalizza la formazione dei legami trasversali durante la sintesi del peptidoglicano costituente la parete batterica: senza parete i batteri vanno incontro alla lisi osmotica e muoiono. Esistono anche altri tipi di antibiotici che sono dotati di azione selettiva; li si ricava da organismi viventi, prevalentemente batteri e miceti, oppure con processi sintetici o semisintetici. Essi possono essere suddivisi in quattro gruppi sulla base del meccanismo d’azione tossica esercitato sulla cellula batterica: 1) inibenti la sintesi della parete cellulare 2) lesivi della membrana plasmatica 3) inibenti la sintesi proteica 4) inibenti il metabolismo degli acidi nucleici L’abuso degli antibiotici e dei chemioterapici ha portato alla frequente comparsa di ceppi batterici antibioticoresistenti in specie un tempo sensibili. Il fenomeno sta assumendo proporzioni di notevole rilievo, in quanto gli antibiotici risultano efficaci per un tempo sempre più limitato. La resistenza agli antibiotici è frutto di mutazioni spontanee casuali che si verificano in tutte le specie batteriche ma che viene evidenziata dall pressione selettiva esercitata dall’antibiotico-terapia. Dato che i geni per la resistenza agli antibiotici sono di norma localizzati nei plasmidi, essi possono essere trasferiti da una cellula all’altra per coniugazione o per trasduzione fagica e portare alla comparsa di ceppi che sono contemporaneamente resistenti a più antibiotici. Inoltre, questi geni possono essere trasferiti anche da Figura 11. Sir Alexander Fleming (1881–1955). Medico, biologo e farmacologo scozzese, scoprì la penicillina, il primo farmaco ad attività antibiotica e diede quindi inizio ad una nuova era nella lotta contro le malattie batteriche permettendo di sconfiggere veri e propri flagelli per l’umanità. Con il termine antibiotico si indica un farmaco, di origine naturale o di sintesi, in grado di rallentare o fermare la proliferazione dei batteri. (che bloccano problemi per la terapia. L’ antibiogramma è un test che serve per determinare in vitro il grado di resistenza ai più comuni antibiotici di una definita la riproduzione battericidi (che uccidono il microrganismo). del microbica (presente nel contenente un dischetto impregnato con gli antibiotici quale contenente batterio, impedendone la scissione) popolazione materiale patologico). Viene effettuato in terreno solido nel Gli antibiotici si distinguono in: batteriostatici una specie all’altra (trasformazione) creando ulteriori viene i inoculato il microrganismi materiale da patologico saggiare. Dopo l’incubazione in termostato a 37° C si misureranno gli aloni di assenza di crescita batterica e di colonie formatisi attorno ai pozzetti con gli antibiotici e dovuti alla loro inibizione: i diametri degli aloni saranno indicativi solo della capacità antimicrobica in vitro dei singoli antibiotici rispetto alla specie batterica saggiata. Nella scelta dell’antibiotico, il medico si basa oltre che sulla diagnosi clinica anche sulle indicazioni scaturite dall’antibiogramma, dalle quali desumerà i farmaci più efficaci per l’impiego terapeutico. Ma prima della scelta definitiva deve tener conto di ulteriori fattori come: il grado di diffusione e concentrazione della molecola nei tessuti colpiti e nei liquidi corporei (es. sangue, urine, liquor), il livello di assorbimento intestinale (se il farmaco viene introdotto per os), l’assenza di tossicità e il rischio di gravi complicanze, il grado di eliminazione renale. Il medico deve inoltre escludere che non vi sia Figura 12. Formula di struttura della penicillina. La penicillina è una sostanza prodotta da funghi che appartengono al genere Penicillium. nel paziente predisposizione a reazioni allergiche in individui geneticamente predisposte. 3. Archebatteri. Gli archebatteri sono procarioti privi di pepdidoglicano nella parete cellulare. La divisione degli archebatteri è costituita da alcuni generi di procarioti che vivono in habitat caratterizzati da condizioni estreme, quali l'elevata salinità, la bassa concentrazione di ossigeno, l'alta temperatura o valori eccessivi di pH, sia in ambito alcalino che acido. Giudicando dalle apparenze, gli archebatteri sembrano essere un gruppo male assortito; comunque, essi presentano numerose caratteristiche comuni, quali: - l'assoluta mancanza di peptidoglicano nelle loro pareti - la presenza di lipidi di composizione caratteristica - la peculiarità delle sequenze di basi dei loro rRNA In base al criterio della sequenza delle basi dell'RNA, gli archebatteri differiscono completamente sia dagli altri batteri che dagli eucarioti. I biologi avevano un tempo inserito questi procarioti in ampi gruppi di batteri che sono rimasti separati gli uni dagli altri fino al 1970, quando con l'uso di tecniche di biologia molecolare è stata riconosciuta la loro stretta correlazione filogenetica e le loro comuni caratteristiche ancestrali; gli specialisti li raggrupparono allora insieme nella categoria degli archebatteri (dalla radice greca arche che significa «antico»). La divisione può essere chiaramente scomposta in tre sottogruppi maggiori: i termoacidofili, i metanogeni e gli alofili stretti. Termoacidofili. Alcuni degli archebatteri sono sia termofili (cioè prediligono il calore) che acidofili (cioè preferiscono gli ambienti acidi). Sulfolobus è un tipico rappresentante dei batteri termoacidofili i quali vivono in sorgenti sulfuree calde a temperature di 70-75 °C, mentre non sopravvivono al di sotto di 55 °C. Le sorgenti sulfuree calde sono anche estremamente acide. Sulfolobus cresce meglio in un ambito che va da un pH 2 a un pH 3 ma tollera facilmente valori ancora più bassi di pH come 0,9. Si è visto che i termoacidofili mantengono un pH interno vicino a 7, a dispetto dell'acidità dell'ambiente esterno. Per queste caratteristiche i termoacidofili prosperano dove pochi altri organismi sono in grado di sopravvivere. (▶figura 13). Metanogeni. Dieci specie di procarioti, precedentemente assegnate a gruppi di batteri ritenuti senza rapporti reciproci, condividono la proprietà di produrre il metano (CH4), tramite la riduzione dell'anidride carbonica. Tutti questi procarioti sono anaerobi obbligati e usano la reazione che porta alla produzione di metano come passo chiave del loro metabolismo energetico. Confrontando le loro sequenze di basi dell'rRNA, è stato accertato che tutti i metanogeni sono strettamente correlati l'uno all'altro. Essi rilasciano approssimativamente 2 miliardi di tonnellate di gas metano nell'atmosfera terrestre ogni anno, comprendendo anche quello emesso dai mammiferi. Circa un terzo della produzione di metano proviene infatti dal metabolismo dei metanogeni presenti nell'intestino dei mammiferi erbivori come le mucche. Un genere, Methanopyrus, vive sul fondo dell'oceano vicino alle fratture vulcaniche, sopravvivendo e crescendo a temperature elevate. I valori ottimali di crescita sono compresi tra 110 °C e 84 °C, collocandosi più esattamente intorno a 98 °C. Figura 13. Alcuni procarioti chemioautotrofi vivono in condizioni estreme. Masse di archei che prediligono ambienti caldi e acidi formano un tappeto arancione all’interno del camino di un vulcano sull’isola di Kyushu, in Giappone. Residui di zolfo di colore giallo sono visibili ai bordi del tappeto di archei. Alofili stretti. Gli alofili stretti vivono esclusivamente in ambienti estremamente salati. Essi contengono carotenoidi rosa e le loro aggregazioni sono dunque facilmente identificabili in alcune circostanze. Crescono nel Mar Morto e in acque salmastre di varia salinità. I pesci conservati in salamoia possono talvolta mostrare macchie rosso-rosacee che sono dovute alla presenza di colonie di batteri alofili. Le fotografie delle pianure salate ottenute dai satelliti orbitanti mostrano un caratteristico colore rosa dovuto alla presenza di vastissime popolazioni di Halobacterium e delle forme affini. Pochi altri organismi possono vivere negli ambienti salini abitati dagli alofili stretti, poiché si disidraterebbero fino alla morte, cedendo eccessivamente acqua per osmosi all'ambiente ipertonico. Gli alofili stretti sono stati trovati in laghi con valori di pH elevati, fino a 11,5. L'ambiente maggiormente alcalino colonizzato dagli organismi viventi raggiunge valori confrontabili con l'ammoniaca di uso domestico. (▶figura 14). Figura 14. Alofili estremi. (A) Queste saline sono l’ambiente ideale per gli archei amanti del sale, che conferiscono all’acqua la caratteristica colorazione rossastra. (B) Il Mar Morto è famoso per la salinità delle sue acque. 4. Gram-negativi. I batteri gram-negativi sono procarioti dotati di peptidoglicano nella parete cellulare e di membrana esterna. La grande maggioranza dei batteri risulta gram-negativa per quanto tali microrganismi siano molto variabili nelle caratteristiche morfologiche e metaboliche; questo gruppo è talmente numeroso da occupare per i tre quarti gli elenchi sistematici del Bergey's Manual. Prenderemo in considerazione i seguenti gruppi di batteri gram-negativi: 1) Batteri striscianti 2) Spirochete 3) Batteri ricurvi e batteri a spirale 4) Bacilli gram-negativi 5) Cocchi gram-negativi 6) Rickettsie 7) Clamidie 8) Cianobatteri Batteri striscianti. I batteri striscianti possono essere descritti come bacilli che si muovono da luogo a luogo, mantenendosi adesi al substrato. I membri del genere Beggiatoa rappresentano un esempio di questi batteri. Le basi fisiche del loro movimento non sono ancora conosciute; è stato comunque accertato che queste cellule possono usare un secreto viscoso durante la locomozione, come suggerisce la traccia che si lasciano dietro quando si muovono sul suolo o su materiale organico in decomposizione. (▶figura 15). Questi batteri costituiscono strutture peculiari dette corpi fruttiferi, tramite aggregazione e adesione reciproca. In alcune specie i corpi fruttiferi corrispondono a semplici sfere di diametro poco superiore a 1 mm, mentre in altre specie si presentano come strutture ramificate. In alcuni ceppi, le singole cellule si trasformano all'interno dei corpi fruttiferi in spore provviste di una spessa parete, e possono resistere a condizioni ambientali avverse. In altri casi, l'intero grappolo di cellule forma una sorta di cisti che è resistente all'essiccamento. Sia le spore che le cisti possono germinare in condizioni favorevoli per dare le tipiche forme striscianti. Figura 15. Beggiatoa. Questo batterio filamentoso strisciante metabolizza l’acido solfidrico, ossidandolo. Spirochete. Le spirochete sono caratterizzate da strutture esclusive dette filamenti assiali, composti da flagelli, che corrono lungo la superficie batterica tra la sottile e flessibile parete cellulare e un ulteriore involucro esterno. Il corpo cellulare è rappresentato da un lungo cilindro avvolto a spirale. I flagelli che costituiscono i filamenti assiali sono inseriti su entrambe le estremità della cellula e tendono a sovrapporsi reciprocamente a metà dell'asse batterico. Si pensa che i filamenti assiali siano responsabili della motilità di questi organismi; a tale funzione potrebbero concorrere tipici anelli basali, in corrispondenza dei quali i flagelli sono attaccati alla parete cellulare, ma il preciso meccanismo motorio è sconosciuto. Molte spirochete infettano l'uomo, e tra esse citiamo il Treponema pallidum, l'organismo che causa la malattia venerea definita sifilide (o lue); Leptospira interrogans, che provoca una grave infezione denominata leptospirosi e che viene trasmessa all’uomo da animali o più spesso da acque e fango contaminate con le loro urine; altre spirochete vivono libere nel fango o nell'acqua. (▶figura 16). Bacilli gram-negativi. I bacilli gram-negativi, come gruppo sistematico dimostrano pregi e carenze dello schema di classificazione che abbiamo impiegato sino a ora. Se da un lato essi sono facilmente identificabili in laboratorio per forma e per proprietà di colorazione, dall'altro essi sono così numerosi e diversificati che difficilmente possono essere ricondotti a un unico gruppo «naturale». Alcuni batteri gram-negativi sono aerobi, altri sono anaerobi facoltativi e altri ancora anaerobi obbligati. I batteri gram-negativi comprendono anche generi capaci di fissare l'azoto, per esempio Rhizobium, così come Nitrobacter, Thiobacterium e altri anaerobi che utilizzano l'azoto o i composti solforati invece dell'ossigeno per la respirazione. Probabilmente l'organismo più studiato in assoluto nei laboratori biologici è Escherichia coli, un batterio gramnegativo di forma bacillare che vive come commensale nell’intestino crasso umano. (▶figura 17). Figura 17. Bacilli gram negativi: Escherichia Coli. In questa microfotografia si vedono tre esemplari del batterio più studiato nei laboratori di biologia. Figura 16. Una spirocheta. Questo batterio di forma elicoidale è l’agente patogeno della sifilide (lue) una delle più antiche malattie veneree conosciute. Batteri ricurvi e batteri a spirale. Vari batteri sono caratterizzati da una forma ricurva o a spirale, eppure hanno proprietà diverse, condividendo solamente la somiglianza morfologica e la gramnegatività. I batteri a spirale di questo gruppo differiscono dalle spirochete in quanto sprovvisti di filamenti assiali. Alcuni membri molto interessanti del genere Spirillum vivono liberi in acque dolci o salate, mentre altri sono parassiti. Alcune specie causano malattie negli animali e diversi ceppi di Campylobacter fetus sono indicati, con prove sempre più evidenti, come causa di infiammazioni intestinali e di altre patologie nell'uomo. Bdellovibrio rappresenta un genere singolare poiché comprende alcune specie che penetrano e si riproducono all'interno di vari batteri: si tratta dunque di forme parassite di organismi affini. Anche molti dei più noti batteri patogeni nei confronti dell'uomo come Yersinia pestis (agente patogeno della peste), Shigella dysenteriae (causa della dissenteria), Vibrio cholerae (responsabile del colera), Salmonella typhimurium (un comune agente di avvelenamento da cibo), (▶figura 18), Brucella melitensis (causa della brucellosi) Bordetella pertussis (causa della pertosse) sono batteri gram-negativi. I bacilli gram-negativi invadono le cellule animali, dove sopravvivono e causano malattia. Per esempio, Yersinia pseudotubercolosis, l'agente della peste della cavia, penetra nelle cellule intestinali di questa specie e di altri mammiferi. Tale capacità è dovuta alla presenza di un unico gene, detto inv, che codifica una singola proteina di notevoli dimensioni. I biologi, usando la tecnica del DNA ricombinante, sono riusciti a trasferire questo gene da Y. pseudotubercolosis a E. coli che ha in tal modo acquisito la capacità di invadere le cellule dei mammiferi. Cocchi gram-negativi. Si definiscono cocchi i batteri di forma sferica, siano essi gram-negativi o gram-positivi. Questo carattere differenziale fornisce una base strutturale per il raggruppamento delle varie specie. Alcuni dei cocchi gram-negativi usano l'ossido di azoto o l'ossido di zolfo come accettori terminali degli elettroni nella respirazione cellulare; tra essi troviamo i nitrificatori. Tra questi Neisseria gonorrhoeae ha la maggiore notorietà poiché è responsabile nell'uomo di una comune malattia venerea (lo scolo o gonorrea). N. gonorrhoeae modifica frequentemente i suoi determinanti antigenici per mezzo di elementi trasponibili, riuscendo a eludere le difese del sistema immunitario umano. Figura 18. Il patogeno che causa la salmonellosi. Questo bacillo gram negativo (Salmonella sp.) è l’agente patogeno che provoca una grave malattia gastrointestinale negli esseri umani. La maggior parte delle malattie delle piante hanno nei funghi i propri agenti patogeni, mentre i virus ne causano molte altre. Comunque, circa 200 forme morbose delle piante sono di origine batterica. Il tumore del colletto, caratterizzato da tipiche neoformazioni è nelle piante una delle più singolari patologie infettive causate dai batteri. L'agente eziologico è rappresentato dall’Agrobacterium tumefaciens, una forma gram-negativa. (▶figura 19). Neisseria meningitidis causa la meningite batterica, una infezione, frequentemente fatale, a carico delle membrane di rivestimento del sistema nervoso centrale (le meningi). Anche altri generi di cocchi gram-negativi, come Acinetobacter e Moraxella, causano infezioni. Rickettsie. Le rickettsie e gli altri microrganismi a esse correlati erano una volta raggruppate con i virus, a causa delle loro ridotte dimensioni e del fatto che si riproducono solo all'interno delle cellule di un altro organismo. Le rickettsie sono parassiti intracellulari estremamente piccoli, lunghi approssimativamente 1m e larghi 0,3 m; hanno una parete cellulare e caratteristiche chimiche simili a quelle di altri batteri gram-negativi. Salvo rare eccezioni, non è mai stato possibile far crescere le rickettsie se non all'interno di cellule viventi. Esse rappresentano gli agenti di diverse gravi malattie nell'uomo: fra queste si ricordano Rickettsia prowazeekii (▶figura 20) che provoca il tifo esantematico, R. thyphi che provoca il tifo endemico, R. burneti che è la causa della febbre Q e R. rickettsii che causa la febbre delle Montagne Rocciose. Le rickettsie vengono frequentemente trasportate da artropodi, in particolar modo da pulci e da zecche, ma non sembrano causare sintomi di malattie nei loro ospiti invertebrati. Figura 19. Un tumore del colletto. Questo tumore (la grande massa a sinistra) si accresce sul fusto di una pianta di geranio ed è provocato dal bacillo gram negativo A. tumefaciens. A. tumefaciens contiene un plasmide portatore dei geni responsabili di questa malattia. Il plasmide viene usato negli studi sul DNA ricombinante come veicolo per l'inserimento di geni in nuove piante ospiti. Figura 20. Howard Taylor Ricketts (1871–1910) e Stanislav Provázek (1875–1915). Sono i patologi che studiando le rickettsie contrassero il tifo e ne morirono. Lo scienziato che nel 1916 isolò il batterio responsabile del tifo, lo nominò proprio Rickettsia prowazekii in loro onore. Clamidie. Anche le Clamidie erano una volta raggruppate con i virus, a causa delle loro ridotte dimensioni e del fatto che si riproducono solo all'interno delle cellule di un altro organismo. Le clamidie vengono spesso raggruppate con le rickettsie a causa delle loro dimensioni (0,2-1,5 m di diametro) e per la loro natura di parassiti endocellulari obbligati. capaci di operare la fissazione dell'azoto: tutti i cianobatteri conosciuti dotati di eterocisti fissano infatti l'azoto. I cianobatteri si riproducono per scissione, ma esistono comunque virus capaci di infettare i cianobatteri e quindi . di trasferire il materiale genetico da una cellula all'altra per trasduzione. Questi piccoli organismi di forma sferica rappresentano procarioti molto particolari, a causa del loro complesso ciclo riproduttivo, nel quale si osservano due differenti fasi cellulari. Nell'uomo, Chlamydia trachomatis è la causa di infezioni all'occhio (specialmente il tracoma), malattie veneree (linfogranuloma venereo) e infezioni genitourinarie (uretriti, cerviciti, salpingiti e infezioni pelviche). C. psittaci è la causa di alcune forme di polmonite. Cianobatteri. I cianobatteri (batteri blu-verdi) (▶figura 21, 22, 23), sono molto indipendenti dal punto di vista nutrizionale. Essi eseguono la fotosintesi, usando la clorofilla a e liberando ossigeno, eseguono la fermentazione in condizioni anaerobie e molti fissano l'azoto. I cianobatteri necessitano solo di acqua, di azoto, di ossigeno e di pochi elementi minerali, oltre alla luce e all'anidride carbonica. A dispetto della loro capacità di operare la fotosintesi, caratteristica propria degli eucarioti fotosintetizzanti, essi rappresentano tipici procarioti, in quanto non contengono nessuno degli organuli delimitati da membrana delle cellule eucariotiche, non hanno un nucleo distinto, i loro cromosomi mancano degli istoni e le loro pareti cellulari contengono peptidoglicano. Non di meno i cianobatteri contengono sistemi di membrane interne altamente organizzati: le lamelle fotosintetiche o tilacoidi. Essi rappresentano i soli procarioti fotosintetici che contengano clorofilla a, con l'eccezione del genere Prochloron. Figura 21. Anabaena. Anabaena è un genere di cianobatteri, noti per la loro attività azotofissatrice, e per le relazioni simbiontiche che stabiliscono con differenti piante, quali le cicadi. Figura 22. Nostoc. Nostoc è un genere di cianobatteri azotofissatori di acqua dolce che formano colonie di filamenti, costituiti da cellule rotondeggianti avvolte in una massa gelatinosa. I cianobatteri formano un raggruppamento strettamente correlato e omogeneo, caratterizzato non solo dalla capacità di eseguire la fotosintesi ma anche sulla base della sequenza dell'rRNA. Alcuni microbiologi classificano i cianobatteri come un sottogruppo dei batteri striscianti, perché le forme mobili usano questo tipo di locomozione. I cianobatteri possono associarsi in colonie o vivere liberi come singole cellule. A seconda delle specie e delle condizioni di crescita, le colonie dei cianobatteri possono variare dalla forma di un disco dello spessore di una cellula, alla forma di una sfera. Alcune colonie filamentose mostrano nella loro struttura almeno tre differenti tipi cellulari: gli elementi vegetativi, le spore e le eterocisti. Queste ultime rappresentano cellule di grande rilevanza biologica per due ragioni. Primo punto, quando i filamenti si frammentano nel corso della riproduzione, la posizione delle eterocisti corrisponde proprio ai siti di rottura. Secondo e più importante punto, le eterocisti contengono un enzima detto nitrogenasi che le rende Figura 23. Oscillatoria. Oscillatoria è un genere di cianobatteri filamentosi che comprende numerose specie d'acqua dolce e marine, a distribuzione cosmopolita. 5. Gram-positivi. I batteri gram-positivi sono procarioti dotati di peptidoglicano nella parete cellulare e privi di membrana esterna. Per quanto meno numerosi dei gram-negativi, i batteri gram-positivi costituiscono una vera divisione. Prenderemo in considerazione i seguenti gruppi di batteri gram-negativi: 1) Bacilli gram-positivi 2) Cocchi gram-positivi 3) Actinomiceti Bacilli gram-positivi. Si descrivono due principali sottogruppi di bacilli grampositivi, uno dei quali in grado di produrre endospore, l'altro privo di tale proprietà. Le endospore rappresentano strutture altamente resistenti, contenenti una copia del DNA del batterio, alcuni ribosomi e altri costituenti citoplasmatici; si descrivono inoltre un sottile strato peptidoglicanico e un ulteriore rivestimento esterno. I membri di questo gruppo includono molte specie di Bacillus, compreso B. anthracis, l'agente eziologico del carbonchio nelle pecore e nell'uomo (▶figura 24), e B. thuringiensis, una specie usata nella lotta biologica contro certi lepidotteri adulti e larvali che rappresentano un vero flagello per alcune piante. Il genere Clostridium include C. denitrificans, un batterio che vive libero e che gioca un ruolo rilevante nel ciclo dell'azoto sulla Terra. Si conoscono inoltre due produttori di potenti tossine: C. botulinum (l'agente di varie tossine forme di botulismo) e C. tetani (agente del tetano). Al genere appartiene anche C. perfrigens, responsabile dell'avvelenamento di cibi e della gangrena gassosa. Le tossine prodotte da C. botulinum sono tra le più potenti mai scoperte; la dose letale per l'uomo è di circa un milionesimo di grammo (10—6 g). Tra i batteri gram-positivi che non formano endospore citiamo i batteri del genere Lactobacillus (un produttore di acido lattico usato nell’industria agroalimentare per la produzione di yogurt) (▶figura 25) e Listeria (agente patogeno che provoca la listeriosi, una malattia infettiva, trasmessa in genere con gli alimenti e che si manifesta raramente in forma conclamata. Figura 25. I lattobacilli sono bacilli gram positivi. I lattobacilli, sono i batteri responsabili della fermentazione lattica che è alla base della produzione di yogurt a partire dal latte nell’industria lattiero-casearia. Cocchi gram-positivi. I cocchi gram-positivi sono numerosi e comprendono specie che presentano un diametro di circa 1m, comunemente note come stafilococchi. (▶figura 26) Figura 26. I patogeni umani più diffusi. Gli stafilococchi si aggregano di regola a formare «grappoli». Figura 24. Bacillus anthracis causa il carbonchio. Questa fotografia è stata ottenuta con il microscopio elettronico a scansione, e poi colorata e mostra batteri della specie Bacillus anthracis all’interno di un capillare polmonare. Numerosi sulla superficie del corpo umano, sono responsabili dei piccoli processi infettivi comunemente definiti foruncoli e di molte altre patologie della pelle. Staphylococcus aureus è la specie patogena umana meglio conosciuta; si trova nel 20-40% degli adulti normali (e nel 50-70% di quelli ospedalizzati), e può causare infezioni nell'apparato respiratorio, nell'intestino e nelle ferite in genere, oltre alle malattie della pelle delle quali è responsabile. Gli stafilococchi producono tossine che rappresentano la maggiore causa dell'avvelenamento da cibo e della sindrome da shock tossico. Streptococcus rappresenta un altro importante genere di cocchi gram-positivi. Questi batteri si dividono lungo un asse comune e rimangono uniti dopo la divisione, formando catenelle. S. mutans è una specie che vive nel cavo orale e che produce acido in grado di erodere lo smalto del dente. Non esiste in pratica alcun organo del corpo umano che non sia soggetto a un'infezione da batteri appartenenti a questo genere. Gli actinomiceti includono diversi membri che sono rilevanti dal punto di vista medico, come Actinomyces israelii, l'agente eziologico di un'infezione della cavità orale e di altre patologie; Mycobacterium tuberculosis (definito anche bacillo di Koch), la specie che causa la tubercolosi (TBC, tisi o mal sottile) Mycobacterium leprae, la specie che causa la lebbra. Alcuni actinomiceti sono importanti per l’industria farmaceutica: il genere Streptomyces, ad esempio produce la streptomicina e numerosi altri antibiotici. La maggior parte di queste sostanze, così rilevanti nella farmacopea, viene infatti prodotta dai membri degli actinomiceti. Gli actinomiceti, oggi vengono anche definiti più correttamente attinobatteri. Streptococcus ha avuto in passato un ruolo di grande rilievo nella ricerca: la prima dimostrazione che il DNA rappresenta la molecola della trasmissione ereditaria fu fornita da Avery, MacLeod e MacCarty nel 1944 usando colture di S. pneumoniae. Actinomiceti. Gli actinomiceti sviluppano un elaborato sistema di filamenti ramificati detto micelio. Tale struttura presenta notevoli somiglianze con i corpi filamentosi fungini e, infatti, un tempo questi batteri erano attribuiti al regno dei funghi. Alcuni actinomiceti si riproducono formando catene di spore in corrispondenza delle estremità dei filamenti. Senza dubbio gli actinomiceti sono veri procarioti; infatti, nelle specie che non formano spore, la crescita dei filamenti si arresta e la struttura ramificata si frammenta, risolvendosi in tipici cocchi o bastoncelli. (▶figura 27) Figura 27. I filamenti di un attinobatterio. I filamenti ramificati visibili in questa fotografia ottenuta al microscopio elettronico a scansione sono tipici di questo gruppo di batteri, importante da un punto di vista medico. 6. Micoplasmi. I micoplasmi sono procarioti privi di parete cellulare e sono le più piccole cellule esistenti. Micoplasmi. La quarta divisione delle monere consiste di batteri privi di parete cellulare, i micoplasmi, i quali rappresentano gli organismi procariotici più piccoli mai scoperti; anche più piccoli delle rickettsie e delle clamidie (▶figura 28). I micoplasmi hanno un diametro tra i 0,1 e 0,2 m e dispongono della metà del DNA degli altri procarioti. Si è ipotizzato che il DNA in un micoplasma rappresenti la minima quantità richiesta per provvedere alle funzioni assolutamente essenziali di una cellula. Molti micoplasmi sono parassiti endocellulari di animali e di piante. Come tali non sono soggetti alle variazioni osmotiche che devono invece affrontare i batteri che vivono liberi; pertanto non necessitano di parete cellulare e come conseguenza, presentano una forma irregolare. Da un punto di vista terapeutico, essi non possono essere debellati con la penicillina, che uccide gli altri batteri interferendo con la sintesi della parete. Figura 28. Le più piccole cellule viventi. I micoplasmi contengono soltanto circa un quinto della quantità di DNA rispetto a una cellula di Escherichia coli e costituiscono i più piccoli batteri conosciuti.