I Sumeri I Sumeri sono la prima popolazione sedentaria al mondo che possa essere considerata "civilizzata"; erano rappresentati da una etnìa della Mesopotamia meridionale (odierno Iraq sud-orientale), autoctona o stanziatasi in quella regione dal tempo in cui vi migrò (attorno al 4000 a.C.) fino all'ascesa di Babilonia (attorno al 1500 a.C.). Quanto sappiamo di loro è il risultato di ricerche e studi relativamente recenti (metà dell’Ottocento) La loro scrittura cuneiforme sembra aver preceduto ogni altra forma di scrittura e compare attorno alla fine del IV millennio a.C. . Zona di insediamento della civiltà sumera. I maggiori centri sono Babilonia, Kish, Nippur, Isin, Larsa, Umma, Uruk, Ur, Lagash. La terra di origine dei Sumeri resta ancora oggi sconosciuta, ma di una cosa si è certi, i Sumeri non erano una popolazione di stirpe semitica. Oltre a questo è ben noto che essi non furono né il primo né l'unico popolo ad abitare le terre fra il Tigri e l'Eufrate, ma che presero il posto, o meglio si integrarono, con i complessi culturali di 'Ubaid e di Uruk, gente semita che già abitava queste terre e aveva raggiunto un discreto sviluppo tecnologico e organizzativo. 1 Per quanto riguarda il luogo di provenienza dei Sumeri, esistono varie teorie. Le prove archeologiche dimostrerebbero che intorno al 4000 a.C. i Sumeri vivessero sui monti a nord della Mesopotamia (monti Zagros), nell'altopiano iranico, vicino l'attuale confine con la Turchia. Attorno al 3500 a.C. questa popolazione sarebbe scesa dai monti per occupare la bassa Mesopotamia, alla confluenza del Tigri e l'Eufrate. Altri studiosi hanno invece cercato somiglianze fra la lingua sumerica e gli antichi dialetti turchi e lingue indocinesi, ma nonostante gli sforzi fatti, l'origine dei Sumeri resta ancora incerta. Infine alcune allusioni letterarie sembrano invece indicare che i Sumeri provenissero dal mare. Più che una vera e propria immigrazione in un preciso momento storico quella dei Sumeri fu un'infiltrazione graduale e lenta che, come detto, portò all'integrazione con le culture locali; etichettare come "sumerica" la successiva cultura che ne originò è pur sempre una semplificazione. I Sumeri quindi, dopo il loro arrivo, si ritrovano a convivere e ad integrarsi con due popolazioni: i Semiti, che erano più rilevanti nelle zone del nord, e una popolazione autoctona non sumerica. I Sumeri prenderanno piede soprattutto nella bassa Mesopotamia, territorio dove sorsero le loro maggiori città. La regione della Mesopotamia: in evidenza i confini degli stati attuali corrispondenti La Mesopotamia, il territorio dove si sviluppò la cultura sumerica, ha dei confini abbastanza precisi: a nord è separata dall'Anatolia dal massiccio del Tauro che raggiunge i 3500 metri, ad est dalla catena degli Zagros che supera i 5000 metri con il monte Ararat, ad ovest è delimitata da steppe e deserti e, infine, a sud dal golfo Persico. Quest'ultimo nel corso dei millenni si è ritirato e le rovine di alcune città che prima sorgevano sulla costa, oggi si trovano a diversi chilometri dal mare. 2 La particolarità di questa regione sono i due fiumi, il Tigri e l'Eufrate, che attraversano tutta la zona mesopotamica, fino a congiungersi alla foce nella zona paludosa dello Shatt-el-Arab, prima di gettarsi nel golfo Persico; anche il corso di questi due fiumi si è modificato nel corso dei millenni, soprattutto l'Eufrate che si è spostato verso occidente. In questa regione le piogge sono a carattere stagionale, con inondazioni in inverno e in primavera, intervallate da lunghi periodi di siccità, durante i quali i due fiumi possono rimanere in secca. Il problema dell'acqua fu, quindi, una delle maggiori preoccupazioni per il popolo sumerico, e di conseguenza una delle principali cause all'origine degli scontri fra le varie città mesopotamiche. A partire dal 2900 a.C. ca. i Sumeri erano divisi in varie città-stato indipendenti, che esercitavano il loro potere su un territorio di circa 30 km di diametro e i cui confini erano solitamente definiti da canali. I due edifici più importanti di ogni città erano il tempio, solitamente dedicato ad uno specifico dio, e un "palazzo", sede del potere "statale". La centralità del tempio è evidente fin dagli esordi della civiltà sumerica (ca. 3500 a.C.), essendo inizialmente sia centro religioso che economico ed organizzativo. In particolare nel tempio, oltre alle cerimonie religiose, venivano raccolte ed amministrare le eccedenze alimentari grazie alla presenza di magazzini, archivi ed ambienti di lavoro. Tra il 2900 e il 2200 a.C., il tempio, però, perde il suo ruolo centrale per quanto concerne il potere decisionale ed organizzativo a scapito del palazzo, nonostante continui a mantenere le sue funzioni religiose e anche quelle economiche. Questo fu un avvenimento di grande importanza: da una classe dirigente "sacerdotale", tendenzialmente "anonima" in quanto rappresentante del dio e che quindi non necessitava di legittimazione, si passò ad una classe dirigente "laica", che aveva invece la necessità di legittimare e affermare il proprio potere di fronte agli occhi del popolo e agli altri pretendenti al potere. Le città sumeriche entrarono ben presto in competizione, soprattutto per il controllo e l'amministrazione della rete dei canali, indispensabili per drenare le acque in eccesso e al tempo stesso distribuirle alle zone più lontane. La costruzione di un nuovo canale o la deviazione di un tratto di canale "a monte" andava, ovviamente, ad influire su quelli "a valle", con ingenti ripercussioni per le varie città. I primi canali a carattere locale vennero costruiti già dalla metà del quinto millennio a.C., ma è solo dal IV millennio a.C. che si assiste ad opere più ingenti, che collegano più città permettendo lo sviluppo del trasporto fluviale. Le varie città-stato, controllavano un territorio che si estendeva anche al di fuori delle mura, integrando i villaggi circostanti. La popolazione dei villaggi doveva contribuire all'accumulazione degli alimenti cedendo una parte della produzione agricola e fornire mano d'opera (corvée) oltre che militare in caso di bisogno. Ogni città era governata da una dinastia locale (bala); i termini usati per indicare il regnante variano da città a città. Ad esempio il termine en, con significato di "gran sacerdote", è utilizzato ad Uruk, il termine ensi, con significato di "fattore del dio", a Lagash, il termine lugal (letteralmente "uomo grande") con significato di "re", nelle città di Ur e Kish. Questi termini hanno significati e sfumature diverse che rispecchiano le diverse ideologie alla base del potere. Il termine en evidenzia in modo chiaro che all'inizio il potere era nelle mani del tempio e come questo sia ancora, in alcune città, una forte presenza; il termine ensi sta ad indicare che il dio ha concesso la fiducia a quella specifica dinastia nel governo della città; infine il termine lugal sottolinea la nascita di una regalità "laica", dove il re assume caratteristiche e qualità più umane. Il termine lugal non deve comunque ingannare: il re resta ancora subordinato al dio ed ogni sua azione è legittimata dal volere divino: senza il consenso della divinità ogni azione è destinata a fallire. La regalità è perciò donata dagli dei e i re sono amministratori di un territorio e una popolazione che comunque appartengono alla divinità. Il termine lugal, quindi, più che descrivere una regalità laica, che nega o si distacca dalla religione, vuole sottolineare la necessità da parte del "palazzo" di mettere sotto controllo e subordinare il tempio e le sue attività rispetto a quelle del palazzo. La "laicizzazione" del potere ebbe come conseguenza l'idea che il re fosse un uomo come tutti gli altri e che dovesse in qualche modo giustificare le 3 proprie azioni. A partire dal periodo proto-dinastico (2900-2200 a:C.) appaiono, perciò, le prime iscrizioni regie su vasi, fondazioni di templi, statue oltre ai primi veri e propri monumenti celebrativi, proprio con lo scopo di dimostrare la grandezza, l'efficienza e le qualità del re, oltre al suo stretto legame e i suoi buoni rapporti con la divinità. Non è semplice riassumere le vicende storiche che hanno caratterizzato la civiltà sumerica, soprattutto per le fasi più antiche. In primo luogo perché (almeno inizialmente) non è mai esistito uno vero e proprio stato sumerico, ma solamente varie città-stato indipendenti che lottavano fra loro, nonostante fossero legate da una base culturale comune; in secondo luogo per la mancanza di fonti archeologiche e testi scritti, oltre alla difficoltà nel condurre gli scavi in luoghi ancora oggi poco sicuri. Innanzitutto è necessario sottolineare che tutte le datazioni, soprattutto le più antiche, sono approssimative. Fino a metà del II millennio a.C. si conserva ancora un buon grado d'approssimazione (circa 10-15 anni), mentre oltre questa soglia le date diventano molto più imprecise e le più antiche posso variare anche di un millennio. Di seguito è riportato uno schema cronologico di riferimento che copre il periodo di tempo durante il quale è originata, sviluppata e decaduta la civiltà sumerica. Periodo di 'Ubaid 4500-3500 a.C. Antico 'Ubaid 4500-4000 a.C. Tardo 'Ubaid 4000-3500 a.C. Periodo di Uruk 3500 a.C.-3100 a.C. Antico Uruk 3500-3300 a.C. Tardo Uruk 3300-3100 a.C. Gemdet Nasr 3100-2900 a.C. Periodo proto-dinastico 2900-2200 a.C. Periodo proto-dinastico I 2900-2750 a.C. Periodo proto-dinastico II 2750-2600 a.C. Periodo proto-dinastico IIIa 2600-2450 a.C. Periodo proto-dinastico IIIb 2450-2350 a.C. Periodo di Akkad 2350-2200 a.C. Periodo dei Gutei 2200-2120 a.C. Periodo di Ur III 2120-2000 a.C. Come già accennato, esistevano vari complessi culturali in Mesopotamia precedenti l'arrivo dei Sumeri, che probabilmente giunsero in quel lasso di tempo che va dall'inizio del periodo di 'Ubaid alla fine del periodo di Uruk. Si può affermare che le principali innovazioni tecnologiche e socio-culturali che caratterizzano la civiltà sumerica, fra cui l'urbanizzazione, non siano stati portati con sé dai Sumeri, ma progressivamente elaborate sul posto a contatto con le culture locali. 4 Il processo di urbanizzazione inizia nel cosiddetto periodo di 'Ubaid (ca. 4500-3500 a.C.). I centri principali in questa fase sono soprattutto: Eridu e Ur nel profondo sud mesopotamico. Questa fase si caratterizza dunque per un generale tendenza alla centralizzazione che porterà alla nascita di aggregati socio-economici e politici molto più complessi dei precedenti villaggi neolitici che caratterizzavano le culture anteriori; questo porterà, ad esempio, alla costruzione dei primi canali che permettono di controllare le piene e ridistribuire l'acqua. Attorno al 3500 a.C. si conclude il periodo 'Ubaid e inizia il periodo di Uruk (ca. 3500 a.C.-3100 a.C.). Non c'è una rottura tra queste due fasi, in quanto lo sviluppo tecnologico e organizzativo prosegue sulla stessa linea, ma vi è un mutamento distintivo nel tipo di ceramica (da ceramica dipinta ad una di tipo lustrato). In questa fase il sito guida si trova sempre nel sud della Mesopotamia, ma passa dalla città di Eridu, ad Uruk, mentre nel nord assume un ruolo primario Tepe Gawra. Il periodo di Uruk segna l'ormai avvenuto passaggio alla città; le prove di questo sono varie: la cinta muraria di Uruk che si sviluppa su una lunghezza di 9 km, l'uso dei "calculi" (strumenti per la gestione contabile), la produzione massiccia di ceramica ottenuta attraverso torni e stampi che indica una richiesta molto forte da parte di committenti extrafamiliari. È sempre in questo periodo che il "tempio", assieme alle sue strutture economiche e dirigenziali, conosce un potenziamento che lo porterà, per ora, a divenire il principale centro di potere (risalgono a questo periodo i primi importanti resti templari delle città di Uruk, Ur e Tepe Gwara). Questo lungo processo, spesso denominato "rivoluzione urbana", porta a vasti mutamenti dal punto di vista demografico, tecnologico e socio-economico. Sebbene le città del nord e del sud della Mesopotamia raggiungano lo stesso livello tecnico e organizzativo, quelle meridionali sono avvantaggiate grazie ad uno sviluppo agricolo più intenso, garantito dai vasti territori pianeggianti drenati attraverso l'uso dei canali. Semplificando, l'accumulo di eccedenze alimentari consente un aumento demografico e l'origine delle città significa anche origine dello Stato con l'ovvia nascita di una dirigenza politica e di altre figure specialistiche che portano a una più netta stratificazione socio-economica. Agli sviluppi socio-economici, si affiancano quelli tecnici e culturali: la presenza di emittenti pubblici (il palazzo e il tempio) assicurano una grande quantità di lavoro che porta a far prevalere la quantità sulla qualità e quindi allo sviluppo di nuove tecniche lavorative L'aumento degli scambi commerciali porta ad un uso più frequente del metallo, soprattutto rame verso la fine del periodo di Uruk ma anche del bronzo. L'aumento degli scambi commerciali fa anche sorgere la necessità, da parte del tempio e del palazzo, di garantire la correttezza delle operazioni e di mantenere un archivio degli scambi e delle spese, portando in questo periodo alla nascita della scrittura cuneiforme, da molti ritenuta la prima vera forma di scrittura. Con il periodo proto-dinastico si entra ufficialmente nella "storia" grazie alla presenza di una documentazione scritta. Questa è scarsa e solamente di carattere amministrativo nel primo periodo (ProtoDinastico I; ca. 2900-2750 a.C.), mentre diviene più consistente e anche di carattere storico-politico nelle fasi successive. Dopo una prima fase dominata dalla città di Uruk, le varie città dell'area mesopotamico ebbero uno sviluppo demografico, economico e militare simile, divenendo vere e proprie città-stato indipendenti in perenne lotta fra loro: a sud Uruk, Ur, Eridu, leggermente più ad est Lagash e Umma, in zona centrale Adab, Shuruppak e Nippur, a nord Kish, Eshnunna e Mari. Nella prima fase del Proto-Dinastico il tempio continua ad essere il principale luogo di potere e ogni città ha una propria divinità protettrice. Ma si assiste anche alla nascita di nuove forme di religiosità, con l'affermarsi di varie divinità e la costituzione di pantheon specifici per ogni città. Dal Proto-Dinastico II compaiono però, come già detto, i primi palazzi, che testimoniano il passaggio a nuove forme di governo che si liberano, in parte, dal potere dei templi. 5 Una fonte molto importante per ricostruire le prime dinastie è la "lista reale sumerica", sebbene non sia del tutto attendibile per le dinastie più antiche, da un lato per la sua parzialità nelle scelte delle dinastie da rappresentare, dall'altro perché dinastie coeve vengono spesso poste in successione. Stranamente la "lista reale sumerica" non descrive una delle dinastie meglio conosciute e documentate di questo periodo: la dinastia di Lagash. Questa è nota grazie a importanti ritrovamenti di monumenti ed iscrizioni reali. La dinastia fu fondata attorno al 2500 a.C., e il terzo re della dinastia, Eannatum (ca. 2450 a.C.), riunì sotto il suo potere tutto il Sumer, conquistando le città di Kish, Uruk, Ur e Larsa e riducendo Umma, l'acerrima rivale di Lagash, a città tributaria. Con Eannatum si aprì un periodo di violenta lotta interna tra il potere reale e la casta sacerdotale. Fu solo grazie a Urukagina, nono re della dinastia, che il potere dei sacerdoti venne notevolmente ridotto. Urukagina distrusse la vecchia burocrazia, risanò l'economia, si avvalse di funzionari di controllo, istituì un primo codice legale e diede vita a una sorta di programma di interventi sociali, che tra l'altro contemplava la protezione e l'assistenza alle vedove e agli orfani. In seguito Lugalzaggesi, re di Uruk (precedentemente re di Umma), detronizzò Urukagina e sottomise la città di Lagash. Lugalzaggesi conquistò anche Ur, Larsa, Umma, Nippur, portando sotto il suo potere tutta la bassa Mesopotamia. Tuttavia nelle sue iscrizioni egli afferma di regnare dal "mare inferiore" al "mare superiore", intendendo dal Golfo Persico al mar Mediterraneo; probabilmente egli raggiunse effettivamente il Mediterraneo, ma solo attraverso alleanze, visto che città intermedie come Kish, Mari ed Ebla non gli furono sottomesse. Il potere di Lugalzaggesi non era poi così profondo e radicato nemmeno nella bassa Mesopotamia, visto che dopo la sconfitta subita, Urukagina continuò ad emettere proprie iscrizioni, chiaro segno che aveva conservato un qualche potere. Il periodo accadico Il violento regno di Lugalzaggesi fu presto abbattuto da Sargon il Grande (2335-2279 a.C.), re degli Accadi, popolazione semitica stanziatasi poco a nord della bassa Mesopotamia. Sargon in una prima fase conquistò tutte le principali città sumeriche unificando la Mesopotamia sotto il suo dominio. Nonostante le numerose vittorie, egli non era ancora riuscito a creare un impero che si estendesse dal Mediterraneo al golfo Persico, visto che il regno di Mari restava indipendente. In una seconda fase Sargon si dedicò all'ampliamento e al rafforzamento delle rotte commerciali con spedizioni fino a Magan (attuale Oman) e Melukka (valle dell'Indo). In una terza fase riprese gli scontri, soprattutto con alcuni regni confinanti ad occidente: l'Elam e Barakhshi. 6 Il territorio del regno accadico di Sargon e dei suoi immediati successori I figli e successori Rimush e Manishtusu risolsero alcune rivolte scoppiate nelle città sumeriche e condussero alcune spedizioni contro popolazioni confinanti. Con il nuovo successore Naram-Sin l'impero accadico toccò il culmine della sua espansione. Egli condusse alcune importanti spedizioni a nord e a nord-ovest, riuscendo dapprima a sottomettere il paese di Subartu (corrispondente in pratica all'alta Mesopotamia; Assiria inclusa) e quindi a sconfiggere il potente regno di Ebla. Con queste vittorie Naram-Sin riuscì finalmente a realizzare un impero che si estendeva dal “mare inferiore al mare superiore” (cioè dal Golfo Persico al Mediterraneo), considerato così significativo sul piano ideologico fin dai tempi proto-dinastici. È da questo periodo che il titolo di "re delle quattro parti della terra" entra nella titolatura reale. Dopo Naram-Sin l'imperò accadico entra in una fase di lenta decadenza, fino a quando scompare definitivamente per l'invasione dei Gutei, una popolazione nomade scesa dai monti Zagros. Sotto la dinastia accadica (2350-2200) avviene un importante cambiamento per quanto riguarda la struttura e la gestione dell'impero grazie all'istituzione di un forte governo centrale, con capitale Akkad. Il governo delle città sumeriche è lasciato ad ensi locali , ma questi dipendono strettamente dal re di Akkad. Avviene inoltre un'importante cambiamento sul piano ideologico: il re non è più visto come semplice amministratore da parte della divinità, ma esso stesso diventa una sorta di divinità che controlla l'impero: Naram-Sin sarà, infatti, il primo re ad auto-proclamarsi dio. Sono da ricercare anche in queste nuove 7 ideologie politiche e religiose le cause delle numerose ribellioni da parte delle città sumeriche durante il regno accadico. Resta comunque errato credere che con l'avvento di Sargon vi sia un'affermazione dell'elemento semitico su quello sumerico: infatti vi erano Semiti in Mesopotamia già nel periodo proto-dinastico e i re accadici non trascurarono mai le usanze sumeriche, anzi molto spesso cercarono un'integrazione o un compromesso fra le due culture.Nonostante ciò è indubbio che la presenza semitica alterò la situazione complessiva: iniziano ad apparire testi ed iscrizioni in accadico che prendono il posto della scrittura sumerica e, soprattutto, vi è uno spostamento del potere politico-amministrativo verso nord, luogo di provenienza degli Accadi, e sede della loro capitale Akkad (o Accad). Verso il 2190 a.C. l'impero accadico, già debole per la disorganizzazione degli ultimi re accadici e la vastità del territorio che impediva un controllo efficace, fu invaso dai Gutei, popolazione montanara proveniente dai monti Zagros. I Gutei, barbari e poco civilizzati, depredarono tutte le città trucidando le popolazioni e distruggendo la capitale. Durante questo lasso di tempo non fu più presente un governo centrale. La lista reale sumerica fornisce un lungo elenco di re gutei, dei quali non sappiamo praticamente nulla, vista l'assenza di tracce epigrafiche e culturali in genere. È chiaro quindi che i Gutei non segnarono in modo profondo la cultura sumerico-accadica, anche per il semplice fatto che il loro centro di potere restò sempre sulle montagne permettendo alle città sumeriche del sud di mantenere una certa indipendenza. L'invasione dei Gutei non fu così devastante; come accennato le città del sud sumerico mantennero la loro indipendenza e si distinsero per un'intesa attività culturale. Abbiamo una numerosissima documentazione soprattutto per quanto riguarda la dinastia di Lagash. Fra gli ensi di questa città si evidenzia in particolare Gudea, per la grande quantità di testi letterari e di statue votive a sua immagine, che ne fanno il re sumerico più famoso. Egli fu un re pacifico, che si dedicò alla costruzione di numerosi canali, edifici e templi La grande libertà lasciata alle città del sud sumerico, spiega perché la dominazione gutea sia durata circa un secolo. Nel 2120 a.C. il re Utu-khegal di Uruk (2120-2112 a.C.) sconfisse e scacciò, con una sola battaglia, l'esercito dei Gutei. Utu-khegal fu sconfitto a sua volta da Ur-Nammu di Ur che fondò la Terza dinastia di Ur assumendo il titolo di "forte, re di Ur, re di Sumer e di Akkad" . Questa dinastia governò poco più di cento anni dando vita a un periodo di pace e prosperità e arrivando a controllare un territorio esteso quanto quello dell'impero accadico. Ma la vera novità del regno della Terza dinastia di Ur non stava tanto nelle sue dimensioni ma nella sua organizzazione. Il potere si fondava su una struttura fortemente centralizzata, rappresentata da un massiccio apparato burocratico. In ogni città venivano collocati ensi di fiducia, che amministravano per conto del re. Tutte le città della bassa Mesopotamia persero quindi la loro millenaria autonomia. Ur-Nammu, come Gudea, fu re pacifico e a lui si deve la ricostruzione monumentale della città di Ur e di altre città, oltre al rifacimento di strade, canali, la costruzione di templi e varie ziqqurat in diverse città. Sotto il suo regno fu dato grande impulso alla cultura sumerica e Ur-Nammu è entrato nella storia anche per aver emanato il primo codice di leggi che si conosca. Questo aveva una chiara intenzione di uniformare il paese, introducendo misure standard per la capacità (sila) e il peso (mina e siclo) oltre alle varie indennità da pagare per ogni reato. Il regno della terza dinastia di Ur raggiunse il suo massimo splendore sotto il figlio di Ur-Nammu, Shulgi, che in un primo momento si dedicò ad opere di costruzione e amministrazione. La seconda metà del regno fu invece dedicata ad una serie di campagne militari a nord nell'alta Mesopotamia. I due figli e successori di Shulgi, Amar-Sin e Shu-Sin, continuarono le campagne militari nel nord, ma dovettero prestare sempre più attenzione alla forti pressioni delle tribù amorree (Martu) a nord-ovest e di Elam a sud-est. Per fronteggiare i Martu venne costruito un lungo muro poco a nord di Akkad. 8 La III dinastia di Ur si dissolse all'incirca nel 2000 a.C.. La ribellione di varie città sumeriche, alcune difficoltà naturali (scarse piene del Tigri e dell'Eufrate con conseguenti carestie), incursioni da un lato dei Martu e dall'altro dei Gutei, indebolirono sempre più il regno, ridimensionando il suo territorio. Nonostante ciò, Ibbi-Sin riuscì a governare per venticinque anni dalla sua capitale Ur, fino a quando gli Elamiti, dopo un lungo assedio, distrussero la città mettendola a ferro e fuoco e portando a Susa il re stesso, che morì in esilio. Dopo la caduta di Ur si ebbe il cosiddetto periodo di Isin-Larsa (ca. 2000-1750 a.C.), durante il quale le città di Isin e Larsa estesero il loro potere su un vasto territorio. Vi è una sostanziale continuità con il periodo della III Dinastia di Ur, ma le due città non riusciranno mai ad eguagliare la gloria della terza dinastia di Ur. Isin venne fortemente indebolita dagli attacchi di Larsa, ma ormai poco più a nord stava per nascere una nuova potenza, la città di Babilonia. Questa, sotto la guida di Hammurabi, conquisterà attorno al 1792 a.C. le città di Larsa, Eshnunna e Mari, dando vita all'impero babilonese. Da questo momento i Sumeri a poco a poco scompaiono: la loro lingua cade in disuso e l'elemento semitico predomina quello sumerico. Nonostante la scomparsa di uno stato e un potere sumerico, la cultura dei Sumeri sopravvive, soprattutto nella letteratura. La società Nella società sumerica esistevano tre classi sociali. La classe alta era formata dai sacerdoti, i nobili, i governanti e i funzionari; la classe media comprendeva mercanti e artigiani. detti anche “uomini liberi”. Infine vi erano agricoltori (molto spesso mezzadri) e pastori che conducevano un basso tenore di vita e non possedevano nessun peso politico. In condizione di ulteriore subordinazione vi erano gli schiavi. Questi erano più che altro prigionieri di guerra, ma potevano perdere la loro libertà anche cittadini che non saldavano i loro debiti; un uomo che non restituiva un prestito rischiava di diventare schiavo con tutta la sua famiglia. Il figlio di una coppia di schiavi o di una schiava e un uomo libero diventava a suo volta schiavo. La nobiltà e la classe sacerdotale possedevano le terre e beneficiavano dei relativi proventi. Essi non dovevano pagare tributi al re, anche se periodicamente gli offrivano doni, che corrispondevano di fatto a delle tasse. La classe borghese era il risultato dei fiorenti commerci, che costituivano l'unica ricchezza di un paese, povero di materie prime, che era costretto ad importare tutto dall'estero. La classe media comprendeva anche gli artigiani e tutte quelle persone addette alle funzioni più disparate. Questi dovevano pagare le imposte e periodicamente offrire la loro mano d'opera per lavori pubblici (per esempio la riparazione dei canali di irrigazione). Di solito venivano ricompensati con le eccedenze agricole. Agricoltori e pastori conducevano un tenore di vita basso e non avevano nessun peso politico. La condizione delle donne non era felice e le leggi sumeriche erano a favore dell’uomo. Se un marito moriva, la vedova era sotto il potere e il controllo del padre o del fratello del suo ex marito, o se aveva un figlio sotto il suo controllo. Le scuole sumere, dette edubba (casa delle tavolette), possono essere considerate le prime scuole dell'umanità e compaiono attorno al III millennio a.C. Inizialmente l'istruzione era associata con il “sacerdozio” e lo scopo di queste scuole era quello di fornire scribi capaci di gestire l'amministrazione del Tempio e del Palazzo. Successivamente la situazione mutò, in quanto si formarono scuole al di fuori dei templi e l'insegnamento prese a sua volta un carattere più laico. Queste scuole erano frequentate esclusivamente dai figli delle famiglie ricche che potevano permettersi di sostenere le spese degli studi e la quasi totalità degli scolari erano di sesso maschile. 9 A capo della scuola stava l'ummia, una sorta di moderno preside che veniva anche detto "il padre della scuola". Gli alunni erano detti "i figli della scuola" e vi erano poi i "fratelli maggiori" che erano i professori assistenti che svolgevano le mansioni d'insegnamento. A questi si aggiungevano delle persone addette alla disciplina, che frustavano gli scolari poco disciplinati. Dalle numerose tavolette che sono state ritrovate sappiamo che l'insegnamento era soltanto di tipo pratico: imparare a memoria la grammatica e la complessa pratica della scrittura. Per ottenere questo risultato gli scolari dovevano ricopiare lunghe liste di nomi di piante, animali, pietre ecc. fino a quando non erano in grado di riprodurle con facilità e scioltezza. Gli insegnanti controllavano, quindi, l'esattezza del compito svolto. Nella seconda metà del III millennio a.C. si ravvisa anche un secondo tipo di programma di insegnamento, più letterario e creativo. Questo consisteva nel copiare, imitare e creare testi letterari che riguardavano quasi sempre miti e racconti epici. L’agricoltura L'agricoltura è sempre stata la base dell'economia sumera, la fonte principale della vita e del benessere di Sumer. I primi documenti scritti del periodo proto-dinastico, integrati con i dati archeologici e paleo-ecologici, permettono di far luce sul tipo di colture e modalità di coltivazione utilizzate. Una tavoletta ritrovata a Nippur, sembra essere il primo "manuale" di agricoltura della storia. Essa si compone infatti di una serie di istruzioni rivolte da un fattore al proprio figlio circa le attività agricole da attuare per ottenere un buon raccolto. Le prime sperimentazioni di coltivazioni in Medio Oriente risalgono almeno al 7000 a.C., ma è con l'arrivo dei Sumeri che l'agricoltura mesopotamica fece un grande balzo in avanti, soprattutto grazie alla loro abilità nel costruire impianti di irrigazione. A partire dal periodo di Uruk venne introdotto l'aratro a trazione animale e l'irrigazione estensiva, favorendo così una ricca produzione agricola. Essendo la Mesopotamia un territorio soggetto a siccità, i campi erano creati nelle aree adiacenti ai canali. Questi erano costruiti a un livello superiore rispetto la piana circostante, permettendo all'acqua di defluire naturalmente nei terreni agricoli. I campi si affacciavano al canale sul lato corto e venivano irrigati e arati in direzione del lato lungo; questo dava la possibilità di irrigare un maggior numero di campi. Le coltivazioni si disponevano perciò a "doppio pettine" intorno ai canali. Non tutti i terreni erano coltivati, ma si attuava una rotazione biennale, lasciando riposare i campi utilizzati l'anno precedente. Le produzioni, almeno inizialmente, erano molto buone, nell'ordine di 20:1 o anche di 30:1. Le zone adiacenti ai canali erano coltivate a cipolle, aglio, legumi e palme da dattero, mentre i terreni più difficilmente raggiungibili dall'irrigazione erano destinati ai cereali: orzo, frumento, emmer. Le tavolette sumeriche ci informano che già dal periodo proto-dinastico molti campi vennero abbandonati per eccessiva salinizzazione, dovuta al fatto che l'acqua non drenata, evaporando, lascia sali sul terreno. Questo avveniva soprattutto nei territori pianeggianti del sud mesopotamico, e qui, perciò, era quasi esclusivamente coltivato l'orzo (più resistente), mentre nel nord vi era un sostanziale equilibrio fra orzo, frumento ed emmer. L'orzo era anche impiegato per produrre la birra, Per quanto riguarda l'orzo e i cereali in generale, aratura e semina si effettuavano contemporaneamente grazie a una seminatrice. Dopo la mietitura i contadini usavano carri trebbiatori per separare le teste dei cereali dai gambi e poi un traino trebbiatore per raccoglierne i chicchi. I contadini non potevano tenere la maggior parte del raccolto visto che circa i due terzi di questo veniva trasportato nei magazzini del tempio o del palazzo. La lingua sumera 10 Il sumero è una lingua isolata, cioè non è collegato a nessun altro linguaggio conosciuto. Ci sono stati molti tentativi mai riusciti di connettere il sumero ad altre lingue, specialmente del gruppo uraloaltaico. È una lingua agglutinante, ossia i morfemi (unità di parola) vengono messi insieme per creare parole. È anche conosciuta per essere la prima lingua SOV, ovvero secondo la struttura Soggetto Oggetto Verbo. Nella forma più arcaica il sumero si presenta come un insieme graficamente ben organizzato di segni (un migliaio circa) a carattere pittografico, sì che ogni segno è indicativo di un oggetto o di un concetto. L'originario aspetto pittografico si evolve poi attraverso i secoli, stilizzandosi sempre più, fino a raggiungere una linearità pressoché standard dei segni, riducendone notevolmente il numero, ed arricchendoli (elemento fondamentale) anche di un valore puramente fonetico. I testi sumerici più antichi presentano una scrittura che va da destra verso sinistra, e dall'alto verso il basso. In seguito, ma solo intorno al XV secolo a.C. in epoca cassita, e per ragioni del tutto sconosciute, subirà una profonda trasformazione, e la scrittura cuneiforme sarà diretta da sinistra verso destra, e dall'alto verso il basso, come la nostra. Una produzione di testi estremamente ampia (centinaia di migliaia di scritti) in lingua sumera sono sopravvissuti; per lo più in tavole d'argilla. Il sumero utilizza una scrittura cuneiforme, ed è la forma di scrittura conosciuta più antica. Alcuni tipi di testi sumeri includono lettere personali, lettere di affari e transazioni, ricevute, liste lessicali, leggi, inni e preghiere, incantesimi magici, e testi scientifici comprendenti matematica, astronomia e medicina. Le iscrizioni monumentali e testi su diversi oggetti come statue, mattoni, chiodi e ciotole sono anche molto comuni. Molti testi esistono in copie multiple perché erano ripetutamente trascritti dagli scribi per esercitazione, talvolta anche in un sumero arcaico come ossequio delle tradizioni. I caratteri cuneiformi per rappresentare i numeri 11 L’area di diffusione della scrittura cuneiforme Leggere e capire un testo sumerico risulta difficile anche per gli esperti, che si sono avvalsi del confronto tra testi bilingui. I documenti più problematici sono i testi più arcaici, che spesso sono privi di morfemi, o non rispettano pienamente la successione grammaticale dei lessemi, rendendo spesso ambigua l'interpretazione logica del discorso. L'evoluzione dei segni cuneiformi, dal carattere pittografico e ideografico al valore fonetico, ha fatto sì che questo tipo di scrittura, in forme semplificate, sia stata utilizzato per la notazione di varie lingue, come l'hittita, il hurrita, l'ugaritico, in varie aree del Vicino Oriente antico (Medio Oriente) e della Penisola Arabica, fin quasi alla vigilia dell'avvento dell' Islam. Questo significa che anche quando la lingua sumera non venne più parlata, essa venne utilizzata in testi scritti. I Sumeri crearono la più antica letteratura di cui abbiamo notizia. Tra i principali generi letterari vi erano poemi mitologici, poemi epici (il più famoso dei quali è l'Epopea di Gilgamesh), inni regali, inni religiosi. L'Epopea di Gilgamesh è un ciclo epico di ambientazione sumerica, scritto in caratteri cuneiformi su tavolette d'argilla, che risale a circa 4500 anni fa tra il 2600 a.C. e il 2500 a.C. Esistono sei versioni conosciute di poemi che narrano le gesta di Gilgamesh, re sumero di Uruk, nipote di Enmerkar e figlio di Lugalbanda. La versione più conosciuta, la cosiddetta Epopea di Gilgamesh è babilonese. se ne riporta di seguito un sunto. Gilgamesh è il re sumero della città di Uruk. Guerriero crudele, è per due terzi divino e per un terzo mortale e tiene sotto il suo dominio un popolo sempre più stanco delle sue prepotenze e ingiustizie. Gli dei, dunque, per punirlo, decidono di creare un uomo in grado di contrastarlo, Enkidu. Egli è primitivo e rozzo, plasmato dall'argilla e descritto nell'epopea come selvaggio sia nel fisico che nei comportamenti. 12 I due si scontrano, come previsto, ma lo scontro finisce alla pari. Colpito dalla forza di Enkidu, Gilgamesh stringe con lui un patto d'amicizia. Decidono di andare insieme alla Foresta dei Cedri per prelevare il prezioso legno di questi alberi. A guardia della foresta c'è però un mostro, Humbaba, che i due riescono a sconfiggere senza grossi problemi. Accresciuta ulteriormente la sua fama e l'amicizia con Enkidu, Gilgamesh viene corteggiato da Ishtar (la dea della bellezza e della fecondità, ma anche della guerra e della distruzione), che lo vorrebbe come sposo, estasiata dalle sue doti di guerriero e dalla sua fama. Gilgamesh però la rifiuta, visto il triste destino dei passati amanti della dea, come Dumuzi, e Ishtar, con l'aiuto di Anu (il dio del Cielo e padre di Ishtar stessa) invia contro i due amici un ferocissimo toro divino di colore blu. Nel combattimento che ne consegue, Enkidu blocca il selvaggio animale e Gilgamesh gli infila la spada tra le corna, uccidendolo. Oltraggiata ancora di più, Ishtar fa morire Enkidu con una brutale malattia, che gli fa patire una morte lenta e atroce. Gilgamesh scopre così per la prima volta il dolore per la perdita di un caro amico, e rimane molto scosso. Decide dunque di intraprendere un viaggio alla ricerca del senso della vita e del segreto dell'immortalità. Viene a sapere dell'esistenza di un uomo a conoscenza di questo segreto: Utanapishtim, un uomo molto vecchio e saggio che scampò, grazie all'aiuto di Enki, al diluvio universale, e a cui gli dei fecero il dono dell'immortalità. Egli vive isolato al di là dell'oceano della Morte e, dato il grandissimo segreto che conosce, la sua casa è raggiungibile solo dopo aver superato molti ostacoli. Gilgamesh riesce a superare ogni prova, tra cui gli uomini scorpione, posti a guardia dei monti Mashu, e giunge in un bellissimo giardino dove una donna gli implora di fermarsi e non proseguire. Il valoroso re non cede alle richieste e sceglie di andare avanti, giungendo finalmente nel luogo dove vive Utanapishtim. La delusione di Gilgamesh è, però, grande: il saggio gli risponde che la morte è inevitabile per l'uomo che, prima o dopo, dovrà lasciare questo mondo. Gilgamesh, ormai senza speranze, sta per andarsene quando Utanapishtim, impietosito, gli rivela che c'è un'unica possibilità per l'eterna giovinezza: è una pianta che si trova in fondo al mare. Gilgamesh parte subito alla ricerca del prezioso vegetale e, dopo averlo trovato, decide di riposarsi sulle rive di un ruscello. Al suo risveglio, scopre che la pianta tanto preziosa è stata mangiata da un serpente, che dopo averla mangiata ha cambiato pelle. Sconfitto, torna così ad Uruk, la sua città. Nel finale il testo originale è ricco di lacune, dovute certamente alla mancanza di alcune tavolette, andate ormai perdute. Recentemente sono però state trovate altre tavolette che raccontano del suicidio di Gilgamesh insieme alla sua corte. Sembra scollegata dal racconto precedente e quindi ritenuta appartenente a una leggenda separata,[8] mentre da altri viene considerata come un espediente per spiegare a Gilgamesh (e attraverso lui al lettore) i vari possibili aspetti della vita dell'aldilà. Gilgamesh prega il dio degli inferi di fargli rivedere Enkidu per un'ultima volta. Il desiderio viene esaudito e l'anima di quest'ultimo si presenta a Gilgamesh. Enkidu rivela al suo grande amico che la vita nell'oltretomba è triste e cupa, piena di rimpianti per tutto ciò che non si è fatto nella vita terrena e per le occasioni che si sono perse. Gli consiglia pertanto di lasciar stare in pace i morti e di godersi la vita finché possibile, dato che nell'oltretomba l'esistenza sarà piatta e senza felicità. Le uniche persone che potranno godere di un'esistenza dignitosa nell'aldilà sono coloro che hanno generato numerosi figli, specchio della concezione secondo cui l'unico modo di vivere in eterno è quello di lasciare una discendenza. La musica Sembra che i Sumeri amassero molto la musica. Molti testi fanno specifico riferimento a tradizioni musicali e dimostrano chiaramente che i Sumeri utilizzavano simboli specifici per registrare alcune componenti musicali, come l'intonazione, centinaia di anni prima della nascita della civiltà greca, spesso accreditata come la prima cultura che ha sviluppato testi riguardanti la musica. Inoltre, l'ampia testimonianza iconografica permette di riconoscere i vari strumenti musicali utilizzati all'epoca, fra i quali si notano strumenti a corda, a fiato e a percussione. Vari strumenti musicali sono stati rinvenuti in Mesopotamia, soprattutto nel cimitero Reale di Ur (metà del III millennio a.C.), dove spiccano arpe, liuti, lire, strumenti a fiato e forse tamburi. Questi strumenti erano solitamente realizzati in legno, osso o anche metallo. La scoperta di numerosi strumenti musicali nelle tombe reali e l'illustrazione di musicisti nell'arte sumera fa quindi ritenere che la musica, ma anche la danza, avesse un ruolo molto importante nella vita religiosa e civica di Sumer. In effetti, come testimoniano testi neosumerici, gruppi di musicisti svolgevano attività musicali all'interno del tempio, accompagnando le cerimonie religiose. La musica nella cultura sumerica aveva una funzione più che altro pratica ed era intimamente legata ai riti religiosi. Molto probabilmente veniva suonata solo in specifiche situazioni e non era ancora diffuso il concetto di musica suonata solo per puro divertimento. 13 Religione È difficile parlare di una religione sumera in quanto tale, siccome i credi e i riti variavano molto nel tempo e nelle distanze, e ogni città aveva il suo intreccio di mitologia e teologia. I Sumeri adoravano una triade principale, rappresentata da An, dio del cielo; da Enlil, dio dell'aria, o dell'alito del vento e delle grandi tempeste e da Enki, dio della terra o del sottosuolo. Veneravano inoltre la dea Inanna, dea dell'amore e della guerra (equivalente alla dea accadica Ishtar), il dio Dumuzi, dio della pastorizia, il dio Ningirsu patrono della città di Lagash, la dea Nammu, dea generatrice, e molte altre divinità. Gli dei Sumeri erano generalmente i patroni di particolari città, dove venivano venerati e avevano il loro tempio. La loro importanza religiosa logicamente seguiva le sorti politiche della città, cosicché spesso predominava, anche su tutto il paese, a volte invece era asservita ai voleri del vincitore. Particolarmente temuta era la distruzione del simulacro sacro, o il furto della statua che veniva portata in esilio dal nemico: questo significa togliere alla città vinta la protezione del dio stesso e guadagnarla per i vincitori.. Secondo il credo sumero, gli dei avrebbero creato gli umani dall'argilla, per usarli come servitori. Spesso gli dei esprimevano la loro ira e frustrazione nei terremoti: la religione sumera sembra sottolineare in molti aspetti come tutta l'umanità stia alla mercé degli dei. I Sumeri credevano che l'universo consistesse in un disco piatto racchiuso in una cupola. L'aldilà significava la discesa in un vile mondo inferiore, per passare l'eternità in una miserabile esistenza come un fantasma. I templi sumeri erano costituiti da una navata centrale con corridoi ai lati. A fianco dei corridoi c'erano le stanze dei sacerdoti, alla fine di uno dei due c'era un palco e una tavola di argilla per i sacrifici animali e vegetali. I granai e i magazzino si trovavano solitamente vicino ai templi. Dopo un certo periodo, i Sumeri cominciarono a piazzare i templi sopra colline artificiali, terrazzate e a più strati: le ziggurat. Tecnica Ritrovamenti di ossidiana proveniente da luoghi lontani in Anatolia e in Afghanistan, perle dal Dilmun (odierno Bahrain), legname dal Libano e parecchi sigilli con sopra incisi scritti della Valle dell'Indo, suggeriscono un'ampia rete di antichi commerci centrata nel Golfo Persico. Il poema di Gilgamesh, si riferisce al commercio con terre lontane, per beni come la legna che scarseggiavano in Mesopotamia. In particolare era stimato il cedro del Libano. I vasai sumeri decoravano le loro opere con dipinti in olio di cedro. I vasai usavano archetti di legno per produrre il fuoco necessario per cuocere i vasi e, per primi, usavano il tornio. I muratori e gioiellieri Sumeri conoscevano e utilizzavano l'avorio, l'oro, l'argento, la galena e i lapislazzuli. Di grande importanza era l' uso di moneta non coniata, (mine d' argento per le transazioni più importanti). Riguardo ai sigilli, di vario genere, impressi sui vasi, si può ipotizzare che attestassero il contenuto (es. olio), il produttore, la provenienza (es. Uruk), la quantità, ecc., con sorprendente analogia alla moderna etichettatura di protezione per evitare le frodi alimentari o le imitazioni servili. I primi reperti che rappresentano scenari di guerra appartengono al periodo di Uruk. 14 Inizialmente le armate sumere erano principalmente costituite da fanteria. Questa si serviva delle stesse armi usate per la caccia: lance e archi semplici (l'arco ricurvo non era ancora stato inventato). Nel corso del III millennio a.C. venne introdotto il bronzo, con il quale si crearono spade, asce ed elmi. Altra importante introduzione, sempre in questo periodo, fu il carro da guerra. I carri sumeri, trainati da onagri e condotti da un auriga, erano composti da una cesta intrecciata e quattro ruote piene. A fianco dell'auriga trovava posto un lanciatore di giavellotti. Queste antiche carrozze, meno efficaci in combattimento rispetto a quelli successivi, erano però usate principalmente per il trasporto di armi e materiali. Attorno alla metà del II millennio a.C. avviene un nuovo radicale cambiamento nell'arte della guerra, grazie all'introduzione, dal vicino Egitto, del cavallo. I pesanti carri a ruote piene iniziano ad essere sostituiti da più leggeri carri con ruote a raggi, che vengono trainati dai cavalli. L'uso intensivo del cavallo, e la creazione di una cavalleria, si dovrà comunque all'esercito assiro. La fanteria regolare usava anche caschi di rame, mantelli di feltro e una specie di kilt in cuoio o lana. Le lente falangi dell'esercito sumero, armate di pesanti lance e scudi, furono la causa della sconfitta contro l'armata di Sargon il Grande, il cui esercito era invece dotato in gran parte di arcieri a cavallo, che permettevano di falcidiare i fanti sumeri senza troppe perdite. Per quanto riguarda l’edlizia va ricordato che la pianura del Tigri-Eufrate era carente di minerali e alberi e le strutture architettoniche sumere erano quindi costruite con mattoni di argilla, canne, e bitume, senza l'uso di malta o cemento. Le costruzioni private e pubbliche dovevano apparire di colore bruno scuro e senza finestre (per combattere la calura estiva e per poter difendersi meglio in caso di attacco). Queste costruzioni si deterioravano facilmente, quindi venivano periodicamente distrutte, livellate e ricostruite nello stesso punto. Questo costante ricostruire, aumentò gradualmente il livello delle città, che finirono per diventare più elevate rispetto alle circostanti pianure. Le colline che ne risultavano, sono dette tell e si trovavano spesso nell'antico Medio Oriente. Le più famose costruzioni sumere, e in generale mesopotamiche, erano le ziqqurat, ampie piattaforme terrazzate, costruite con mattoni e strati di canne, alte fino a sessanta e più metri, e che supportavano una cella templare. La Biblica Torre di Babele rappresenta, con tutta probabilità, la descrizione ideale e letteraria della ziqquarat della città di Babilonia, famosa in tutto il mondo antico, e descritta anche da Erodoto. I templi e i palazzi sumeri, facevano uso di materiali e tecniche più avanzate, come contrafforti, e nicchie, ed erano variamente decorati, a volte con mezze colonne, e mosaico di chiodi d'argilla la cui testa era colorata. I Sumeri, inoltre, erano molto abili nello scavo e nella utilizzazione dei canali per l’ irrigazione. Famoso il cosiddetto giardino pensile, che nella città di Babilonia avrebbe abbellito il palazzo di Nabucodonosor II: sulle volte di mattoni, massicce e alte, sarebbe stata trasportata una grande quantità di terra su cui coltivare piante e fiori. Rientrano nella tecnologia sumera la ruota, la sega, il cuoio, lo scalpello, il martello, il fermaglio, le punte di trapano, il chiodo, lo spillo, l'anello, la zappa, la scure, il coltello, la punta di lancia, la punta di freccia, la spada, la colla, il pugnale, le pelli d'acqua, le borse, la bardatura, la barca, l'armatura, la faretra, la guaina, gli stivali, i sandali, l'arpione, e la distillazione della birra. Le imbarcazioni sumeriche potevano essere composte di canne o di legname; la scarsità di materiale ligneo adatto alla navigazione spinse i Sumeri ad utilizzare barche in giunchi, specialmente nei periodi più antichi. In seguito (dalla metà del III millennio) grazie al commercio e all'utilizzo degli alberi presenti sul territorio, si diffusero anche imbarcazioni composte con assi di legno. Dopo la costruzione lo scafo veniva rivestito da uno o più strati di bitume, allo scopo di renderlo impermeabile e di ridurre l'azione di organismi acquatici nocivi. In alcuni casi al posto del bitume si utilizzavano delle pelli animali, opportunamente trattate 15 e disposte sopra i fasci di canne. L'utilizzo della vela è attestato inizialmente solo per i viaggi marittimi, ma quando le imbarcazioni divennero più resistenti fu possibile installare un albero (singolo o doppio) anche sulle barche fluviali. Normalmente le barche si spostavano grazie a pagaie e a pertiche, utilizzate anche come remi sterzanti. Avendo le correnti di Tigri ed Eufrate lo stesso verso del vento dominante, risalire i fiumi con i normali mezzi nautici era un'impresa quasi impossibile. A tale scopo si diffuse l'alaggio, la pratica secondo cui l'imbarcazione veniva trainata da riva da uomini che utilizzavano delle spesse corde. Rappresentazione schematica di una ziqqurat sumera I Sumeri sono probabilmente ricordati principalmente per le loro molte invenzioni che ci hanno lasciato in eredità. Molti studiosi ritengono che la prima ruota sia comparsa in queste terre, nata prima sotto forma di tornio da vasaio. La scrittura cuneiforme è la prima di cui abbiamo notizia, contemporanea, o probabilmente antecedente, ai geroglifici egiziani. I Sumeri furono inoltre fra i primi veri astronomi. Mapparono le stelle in insiemi di costellazioni, molte delle quali sopravvivono nell'attuale zodiaco e conoscevano i cinque pianeti visibili a occhio nudo. I Sumeri inventarono e svilupparono l'aritmetica elaborando un sistema sessagesimale. Usando questo inventarono l'orologio con i relativi 60 secondi, 60 minuti e 12 ore ed i 12 mesi del calendario che sono ancora in uso. Inventarono la carrozza e le formazioni militari e furono i primi ad introdurre una divisione fra fanteria, cavalleria ed arcieri. Crearono inoltre il primo codice di diritto ed un sistema amministrativo completo di tribunali, prigioni e archivi governativi. Molti secoli dopo l'invenzione del cuneiforme, la pratica della scrittura si estese oltre i certificati di pagamento/debito e d'inventario e fu applicata per la prima volta nel 2600 a.C. per messaggi scritti e la consegna della posta, per la storia, le leggende, la matematica, le annotazioni astronomiche ed 16 altre attività, corrispondenti generalmente ai campi di cui si occupavano insegnanti ed allievi. Di conseguenza le prime scuole convenzionali nacquero e si svilupparono sotto gli auspici del tempio principale della città-stato. Ma ai Sumeri si deve soprattutto l'introduzione di un'agricoltura sistematica nell'antica Mesopotamia. Grano einkorn e emmer, orzo, pecore (all'inizio mufloni) e bovini (all'inizio bisonti europei) furono tra le più importanti specie coltivate ed allevate per la prima volta su larga scala. Queste innovazioni fanno sì che i Sumeri siano considerati tra le culture più creative della preistoria e della storia dell'umanità. 17 18