Lo studio Chou R, Cottrell EB, Wasson N, Rahman B, Guise JM Screening for Hepatitis C virus infection in adults: a systematic review to update the 2004 U.S. preventive services task force recommendation Ann Intern Med. 2012 Nov 27 Il contesto Negli USA la prevalenza di persone con anticorpi anti HCV rappresenta circa l’1,6% (1). Di questi, il 78% indica un’infezione cronica. Circa i due terzi dei pazienti con infezione da HCV risultano nati fra il 1945 e il 1964 con una prevalenza del 4,3% fra coloro che, negli anni 1999-2002, rientravano nella fascia di età 40-49 anni. Nel 2009, negli USA, sono stati registrati 16.000 nuovi casi d’infezione da HCV (2). Il decorso naturale di questa infezione è variabile. Studi di coorte stimano che il 7% degli affetti sviluppano una cirrosi dopo 20 anni dall’infezione con un tasso due volte più alto nelle coorti cliniche di riferimento (3, 4). Studi con lunghi periodi di follow-up, suggeriscono che la progressione della patologia tende ad aumentare dopo 20 anni dall’infezione (5). L’identificazione precoce, quindi, non solo può favorire la messa in atto di interventi in grado di ridurre i danni epatici irreversibili migliorandone la clinica, ma riduce il rischio della diffusione del virus C nella popolazione. Quest’ultimo aspetto risulta particolarmente importante se pensiamo che più dei tre quarti delle persone HCV positive non sono a conoscenza del loro stato (6). Nel 2004 La U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF) ha raccomandato di effettuare lo screening HCV alla popolazione adulta non a rischio (raccomandazione D) mentre scarse evidenze nelle persone ad alto rischio (raccomandazione I) (7, 8). Recentemente il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) ha invece raccomandato di effettuare lo screening in tutte le persone nate fra il 1945 e il 1965 (9). Che cosa si intende valutare Lo scopo di questa revisione è quello di esaminare le evidenze nell’utilizzo dello screening HCV negli adulti asintomatici che non sono a conoscenza di alterazioni negli enzimi epatici. In particolare, il lavoro si concentra su alcune lacune individuate nella rassegna del 2004 della U.S. Preventive Services Task Force (USPSTF) aggiornando le raccomandazioni sull’utilizzo dello screening HCV. Di che studio si tratta Si tratta di una revisione sistematica di pubblicazioni in lingua inglese e in full test, selezionati da MEDLINE (dal 1947 a maggio 2012), Embase, Cochrane Library Database, Scopus, e PsycINFO, registri di sperimentazioni cliniche (compresi i Trials Clinical) e database sovvenzionati. La selezione delle evidenze I record identificati all’interno dei database (compresa la letteratura grigia) sono stati 8.283. Dopo opportuno screening sono stati ridotti a 366. Di questi, 166 contenevano elementi in grado di rispondere ai quesiti posti. La selezione finale vede l’inclusione di 16 studi: Benefici dell’utilizzo mirato dello screening = 5 studi Danni da screening = 5 studi Danni da utilizzo di biopsia epatica = 6 studi Quali sono i metodi e gli strumenti utilizzati Ogni studio è stato valutato da due revisori indipendenti. Sono stati inclusi: trial randomizzati, studi di coorte, caso-controllo e trasversali confrontando le diverse strategie di screening in persone adulte asintomatiche, in assenza di informazioni sui valori enzimatici di riferimento. Inoltre sono state selezionate informazioni per calcolare la sensibilità e il numero di screening necessari alla diagnosi d’infezione da HCV. Sono stati inclusi studi con un numero > 1.000 partecipanti che trattavano i danni associati con le diagnosi effettuate attraverso la biopsia epatica e studi controllati e non che riportavano i danni associati agli screening. L’outcome clinico era: la mortalità, lo stadio finale di malattia, il carcinoma epatocellulare, la necessità di un trapianto epatico, la qualità della vita, la trasmissione dell’HCV, i danni associati agli screening (ansia, stigma ed effetti sulla qualità della vita), i danni associati alla biopsia epatica (morte, dolore e sanguinamento). Sono stati esclusi studi su pazienti post-trapianto, HIV positivi, pazienti emodializzati o che svolgevano un lavoro ad alto rischio. Gli esiti che lo studio prende in considerazione Lo screening per l'infezione da HCV nella popolazione adulta (non in gravidanza) e senza anomalie note negli enzimi epatici, riduce la mortalità e morbilità a causa di infezione da HCV, incide sulla qualità di vita o sull’incidenza di infezione da HCV? Qual è l'efficacia o il rischio dello screening per l’infezione da HCV sugli esiti clinici? Qual è la sensibilità dello screening nell’identificazione dei casi di HCV? Quali sono i danni associati allo screening per l’infezione da HCV, comprese le diagnosi effettuate attraverso biopsia epatica? La sintesi dei risultati Non esistono dirette evidenze sugli esiti clinici di coloro che hanno eseguito lo screening rispetto a chi non lo ha eseguito e sulla comparsa di effetti clinici legati a diverse strategie di screening. Tre studi trasversali di prevalenza svolti su una popolazione multi-rischio hanno messo in evidenza strategie di screening con un valore molto alto di sensibilità (> 90%) con l’identificazione di 1 caso d’infezione HCV ogni 20 screening eseguiti. I dati riguardanti danni direttamente collegati allo screening sono scarsi. Uno studio, svolto su 2.740 pazienti affetti da HCV con cirrosi epatica compensata a cui è stata effettuata una biopsia epatica, non ha riportato decessi e un valore molto basso (1,1%) di danni avversi (soprattutto sanguinamento e dolore grave). Conclusioni Implicazioni per un’efficace azione di salute pubblica Il CDC ha recentemente raccomandato che tutte le persone nate tra il 1945 e il 1965 debbano essere sottoposte a screening per l'infezione da HCV, oltre alle persone con fattori di rischio per infezione da HCV. Il CDC ha basato la sua raccomandazione sulla prevalenza dei pazienti con infezione da HCV in questa coorte di nascita (che rappresenta circa i tre quarti dei pazienti con infezione da HCV negli Stati Uniti) proiettando il carico di malattia che questi pazienti rappresenteranno dopo alcuni decenni, in rapporto alla stima dei benefici dei trattamenti antivirali. Sebbene l’analisi costo-efficacia suggerisca che l’approccio allo screening, sulla coorte di nascita individuata, risulti estremamente conveniente, non sono ancora disponibili dati clinici a supporto. Si ritengono necessari studi ben disegnati e prospettici al fine di capire gli effetti che le diverse strategie di screening possono avere sul virus HCV sia dal punto di vista diagnostico che clinico. I limiti dello studio Esclusione di articoli scritti in lingua non inglese Utilizzo di un numero ridotto di studi Utilizzo di studi retrospettivi Esclusione, dagli studi osservazionali, di un numero elevato di pazienti potenzialmente eleggibili a causa della mancata conoscenza del loro stato di infezione da HCV. Bibliografia 1. Armstrong GL, Wasley A, Simard EP, McQuillan GM, Kuhnert WL, Alter MJ The prevalence of hepatitis C virus infection in the United States, 1999 through 2002 Ann Intern Med. 2006;144:705-14 2. National Center for HIV/AIDS, Viral Hepatitis, STD & TB Prevention. Disease burden from viral hepatitis A, B, and C in the United States Updated 13 September 2011, 31 May 2012 3. Thein HH, Yi Q, Dore GJ, Krahn MD Estimation of stage-specific fibrosis progression rates in chronic hepatitis C virus infection: a meta-analysis and metaregression Hepatology. 2008;48:418-31 4. Freeman AJ, Dore GJ, Law MG, Thorpe M, Von Overbeck J, Lloyd AR, et al Estimating progression to cirrhosis in chronic hepatitis C virus infection Hepatology. 2001;34:809-16 5. Wiese M, Grungreiff K, Gu¨thoff W, Lafrenz M, Oesen U, Porst H; East German Hepatitis C Study Group Outcome in a hepatitis C (genotype 1b) single source outbreak in Germany - a 25-year multicenter study J Hepatol. 2005;43:590-8 6. Hagan H, Campbell J, Thiede H, Strathdee S, Ouellet L, Kapadia F, et al. Self-reported hepatitis C virus antibody status and risk behavior in young injectors Public Health Rep. 2006;121:710-9 7. U.S. Preventive Services Task Force Screening for hepatitis C virus infection in adults: recommendation statement Ann Intern Med. 2004;140:462-4 8. Chou R, Clark EC, Helfand M; U.S. Preventive Services Task Force Screening for hepatitis C virus infection: a review of the evidence for the U.S. Preventive Services Task Force. Ann Intern Med. 2004;140:465-79 9. Smith BD, Morgan RL, Beckett GA, Falck-Ytter Y, Holtzman D, Ward JW. Hepatitis C Virus Testing of Persons Born During 1945 to 1965: Recommendations From the Centers for Disease Control and Prevention Ann Intern Med. 2012