Rev.0 del 28.09.2008

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Rev.0 del 28.09.2008
ORGANIZZAZIONE CURATA DA
A.A.C. Consulting
Consulenza di Direzione e Organizzazione
Via G. Carducci 24 - Parma
WWW.AAC-CONSULTING.IT
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Giampaolo Lai e Pierrette Lavanchy
Lectura Magistralis
“LA COMPETIZIONE DEI TALENTI”
Nella prima parte, dal titolo informazione e talenti, i relatori mettono in relazione ciascuna
delle tre fasi canoniche dell’informazione con i talenti che possono renderle efficienti ed
adatte allo scopo, oppure con i talenti in competizione, con i primi che possono bloccarle o
deviarle dallo scopo primario. Nella seconda parte, dal titolo: informazione e warning
system, informazione e sistemi di allerta, studiano i talenti delle varie gerarchie
dell’Azienda, che si mostrano funzionali a intercettare da una parte le opportunità e dall’altra i pericoli dell’Azienda, sia attuali sia in prospettiva, soprattutto nella prospettiva della
anticipazione delle sorprese, di nuovo nel doppio aspetto delle sorprese di possibili utili e
delle sorprese di possibile perdite. Nella terza parte, dal titolo i talenti del successo, in cui
si stabilisce un nesso fra l’informazione e la formazione, esaminano i modi conversazionali
di misurare gli intangible assets dei talenti per fornire, alle persone che ci stanno, precisi
strumenti di addestramento adatti 1) a rafforzare i talenti carenti; 2) a neutralizzare i talenti
self defeating; 3) a premiare i talenti orientati al benessere dell’individuo e dell’Azienda, in
modo da rendere il governo dei talenti il meno possibile esposto ai rischi di fallimento e il
più possibile volto all’aspettativa del successo.
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Gianfranco Marchesi
Titolo dell’intervento
“LA FORMAZIONE CONTINUA COME ANTINVECCHIAMENTO”
Il nostro cervello è costituito dalle cellule nervose e dalla rete fittissima di connessioni (SINAPSI)
tra le sporgenze ramificate (DENDRITI) dei neuroni stessi. A livello delle sinapsi le informazioni
vengono scambiate da una cellula all’altra attraverso un meccanismo elettrochimico basato sulla
liberazione dei neurotrasmettitori. Il numero di neuroni, alla nascita, è di circa 100 miliardi. A partire dai 30 anni il cervello comincia a perdere, per un processo fisiologico definito APOPTOSI
(morte cellulare programmata), un certo numero di cellule: poche inizialmente, ma che possono
arrivare a 100.000 al giorno, dopo i 70 anni. Ecco perché dai 30 ai 75 anni il cervello perde fino al
10% del suo peso e fino al 20% del suo rifornimento circolatorio. Per fortuna, però, il nostro cervello è provvisto di un numero di neuroni superiore a quello necessario per tutte le nostre attività
(RIDONDANZA) e, pertanto, cellule non utilizzate normalmente possono surrogare quelle perdute lasciando inalterata la funzione. Vi sono poi tre ulteriori proprietà nel cervello umano che si rilevano fondamentali per contrastare l’invecchiamento:
A)
La GLOBALITA’; B) la PLASTICITA’; C) la NEUROGENESI.
A) Pur esistendo, com’è noto, nel sistema nervoso aree specializzate ad assolvere alcune funzioni
(la mobilità volontaria, il linguaggio, la sensibilità, la percezione visiva ed acustica), esiste la possibilità che neuroni non specializzati in certe funzioni ne diventino capaci quando i “titolari” sono
fuori uso (vedi recupero dopo ictus).
B) Il nostro cervello (una specie di hardware che si adatta a tutti i tipi di software che, a loro volta,
sono in grado di modificarlo) si è dunque costruito, in un certo modo, un rapporto all’attività che
abbiamo svolto e all’esperienze, le più diverse, che abbiamo avuto. Il cervello di un pianista è diverso da quello di un pittore o di un matematico. Il cervello, dunque, si nutre particolarmente di
stimoli che sono determinanti nel mantenerne la forma. A qualsiasi età l’esercizio, come una vera
ginnastica, può mantenere la eccitabilità dei neuroni, stimolare la loro plasticità, arricchendo l’architettura della loro rete di interconnessioni.
C) Recenti ricerche hanno inoltre evidenziato l’esistenza nel cervello di cellule staminali primitive, dormienti a livello paraippocampale e periventricolare che possono essere “svegliate” da opportuni stimoli per contrastare ulteriormente danni e usura del parenchima celebrale.
Il cervello umano, dunque, grazie a queste proprietà, consente di imparare fino a 90 anni, ma fondamentale per la creazione di nuovi circuiti elettrici risonanti è l’apprendimento con stimolanti e
motivate esperienze intellettuali e la “FORMAZIONE CONTINUA” ben si inquadra in tale ottica.
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Maria Mazzali
Titolo dell’intervento
“LA COMUNICAZIONE TRA SAPERE SANO E SAPERE MALATO”
Per accedere ad un sapere sano e creativo, occorre aver superato in modo corretto le tre fasi
freudiane dello sviluppo psicosessuale infantile: fase orale, fase anale e fase genitale. La costruzione di uno schema mentale corretto, esige l’uscita dall’invidia infantile fisiologica
(vedi M. Klein), il superamento del narcisismo primario e del pensiero magico onnipotente.
Con l’instaurarsi del processo di pensiero secondario, si sviluppa la capacità di rapportarsi
agli altri con modalità relazionali adulte. Solo questo ciclo garantisce la predominanza della
pulsione di vita o Eros (fase genitale), sulla pulsione di morte o Thanatos (fase anale). Se lo
sviluppo del soggetto non evolve in fase genitale, si fissa la fase sadico anale che, essendo
collegata alla pulsione di morte, reca in sé il grave rischio di peste emozionale (vedi W.
Reich). La maturità psichica è la base indispensabile per raggiungere una maturità professionale completa, sia sul piano tecnico che sul piano dell’idoneità emotiva e di ruolo.
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Francesca Ghetti e Silvio de Luca
Titolo dell’intervento
“IGNORANTIA LEGIS NON EXCUSAT”
Quale è la esatta portata della regola nemo censetur ignorare legem?
Cosa vuole dire per il nostro ordinamento giuridico il principio che l’ignoranza della legge
non scusa?
Il compimento di un qualunque atto giuridicamente rilevante è, infatti, preceduto da una serie di motivi che inducono il soggetto a porlo in essere.
La volontà può, però, essersi formata in maniera viziata da elementi perturbatori che hanno
indotto il soggetto a porre in essere un atto che altrimenti non avrebbe compiuto.
Tale vizio (o errore) può essere su circostanze di fatto quali, ad esempio, la convenienza di
una operazione commerciale ovvero l’accadimento di fatti che hanno portato a sanzionare
un dipendente, oppure può essere sul diritto, quanto, cioè, la decisione è dipesa dall’ignoranza della norma che disciplina la fattispecie sottoposta alla valutazione del soggetto agente. Ma c’è un margine entro il quale l’ignoranza della legge è ritenuta scusabile?
Che differenza c’è tra l’errore e l’ignoranza? E il dubbio?
Fino a che punto un negozio giuridico può essere annullato per “errore di diritto” e/o fino a
che punto una condotta illecita può essere ritenuta giuridicamente “scusabile” per ignoranza
della legge che la vieta?
Come si concilia il dovere di conoscere la legge - che, come scriveva il Manzini “obbliga
chi vive in un determinato luogo ad informarsi , quando svolge una qualunque attività, dei
limiti e delle condizioni poste dalla legge territoriale. Se trascura questo dovere assume il
rischio della propria ignoranza che non potrà, dunque , essere invocata a scusa” ( Cfr. Manzini, Trattato, V.II p.29) – con la “Babele normativa” in cui ci troviamo ad operare?
6
Pier Sergio Caltabiano
Titolo dell’intervento
“APPRENDIMENTO EMOTIVO E NUOVI SAPERI”
Apprendere è un’azione naturale, fisiologica, spesso necessaria, talvolta anche vitale.
Il fascino dell’Apprendere è umanamente elevato e storicamente antico e si riflette anche
sui meccanismi che l‘uomo attiva per imparare ad apprendere in modo efficace, stabile,
“ecologico” e congruente con la propria identità. L’Apprendimento, inteso nelle sue diverse
configurazioni, sia cognitive che meccaniche, sia concettuali che metodologiche, è anche
descrivibile come un processo psichico e sensoriale, orientato a interpretare e decodificare
l’esperienza per modificare i propri comportamenti e quindi per cogliere elementi evolutivi
per le proprie conoscenze, capacità ed atteggiamenti.
In tal senso le emozioni potenziano gli effetti dell’esperienza di Apprendimento e permettono effettivamente di generare un cambiamento riconoscibile nel tempo.
Diviene, quindi, particolarmente rilevante per coloro che si occupano del trasferimento degli apprendimenti, analizzare e sviluppare le competenze necessarie per generare emozioni
nei contesti formativi, al fine di facilitare cambiamenti individuali ed organizzativi condivisi. Tali competenze sono anche orientate al presidio ed allo sviluppo delle Metodologie formative, le quali, partendo dalla creazione, anche emotiva, degli stimoli ad Apprendere, sono
orientate alla sedimentazione ed alla valorizzazione dei nuovi Apprendimenti.
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Elisabetta Vernoni
Titolo dell’intervento
“IL TRASFERIMENTO DI CONOSCENZA ALLA BASE DEL SUCCESSO DELLE
IMPRESE”
Il successo si può ottenere in tanti modi ed è a sua volta creato da tanti fattori, ma ci sono vie
più o meno difficili per raggiungerlo a seconda che ci si affidi a leve più o meno in nostro potere.
La realizzabilità del successo è infatti direttamente proporzionale a quanto è in nostro potere
fare ciò che è necessario per raggiungerlo.
Paradossalmente avviene spesso che le imprese ignorino i modi facili e più accessibili per avere successo, contando sulle risorse interne, e ricerchino invece le vie difficili, quelle esterne
ed incerte e inevitabilmente costose.
Una via del successo è il sapere, fatto di informazioni e delle capacità di leggerle e sfruttarle;
questo sapere è spesso già ricco nelle organizzazioni, ma straordinariamente poco sfruttato e
curato.
Infatti il pensiero strategico nelle organizzazioni non si occupa di dare la giusta attenzione al
valore del sapere, e quindi non ne cura la diffusione e lo sfruttamento in modo adeguato.
Il trasferimento della conoscenza è una via per il successo a disposizione dell’organizzazione,
dipende poco da fattori esterni ma molto da predisposizioni interne.
Perché allora viene così poco sfruttato? Perché c’è così poca attenzione all’apprendimento nelle organizzazioni?
Perché non ci si preoccupa ad esempio del trasferimento di know how dai senior agli junior e
viceversa o tra consulenti e clienti? Perché si cura così poco l’affiancamento e la formazione
interna? Perché non ci si danno obiettivi di apprendimento nelle riunioni?
Il perché non si faccia può essere dettato da tanti fattori, ma credo che quello dominante sia
semplicemente la trascuratezza, la distrazione e una specie di narcisismo mal riposto che ci
contraddistingue nei comportamenti lavorativi degli ultimi tempi.
C’è, infatti, un diffuso atteggiamento di approccio al lavoro e alle relazioni sul lavoro sbilanciato sul vendersi più che sull’imparare, sul convincimento più che sull’ascolto dell’altro, sul
vivere di rendita più che sull’investire.
Si tratta quindi di cambiare l’atteggiamento verso l’esperienza del lavoro e le relazioni interpersonali per facilitare la diffusione, la critica e la crescita della conoscenza, per raccogliere i
frutti di un successo più facile, a portata di mano.
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Armando Caroli
Titolo dell’intervento
“DALL’IGNORANZA INCONSCIA ALLA CONOSCENZA INCONSCIA”
Nell’odierno quotidiano ognuno di noi si trova ad affrontare scenari sempre diversi, ove accadono eventi o situazioni che evidenziano carenze di conoscenza, che richiedono una risposta tramite lo studio o l’applicazione di nuovi metodi. È questo il passaggio che porta
alla consapevolezza di ignoranza, definita nell’intervento come stato del Sapere di non
sapere.
Quando ciò accade, dipende solo da noi stessi scegliere volontariamente la strada dell’apprendimento, intravvedendo in quell’istante lo sfocato perimetro delle nuove conoscenze,
capacità o abilità richieste: è un momento importante, un’autoanalisi, che porta all’identificazione dei reali bisogni di conoscenza ed accende l’azione. Nel processo che ne consegue,
mantenere la rotta significa creare vere e proprie “stazioni” di controllo dell’allineamento
rispetto all’obiettivo, operando una cristallizzazione dell’appreso parziale con la verifica
delle performance. Con la formazione ed il controllo acquisiamo, in questo modo, la padronanza di un argomento o di una materia o di un’azione, stato che il relatore definisce come
Sapere le cose.
Nelle dinamiche di relazione sarà indicata che la leadership è strettamente legata alle performance ed ai punti cardine che la sostengono quali lo Scopo, limpidezza degli obiettivi, l’Abnegazione, credo profondo mantenuto nel tempo, la Diligenza, binario metodologico
tracciato anche con l’aiuto dei valori personali. Quando si ottengono risultati consolidati e
reiterati allora possiamo dire che si sono raggiunte buone competenze ed abilità automatiche, cioè si è capaci di Saper fare le cose.
Sono quindi conosciuti gli elementi di base per scatenare i talenti , ed ogni individuo collocato in uno scenario di vita può avere opportunità di sviluppo e, se solo lo desidera veramente, diventare capace di superare le personali resistenze ed essere attratto da un vortice
positivo di curiosità, verso il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato. È questo il momento
in cui si accende la lampada del faro che lo guiderà inconsciamente verso il vero apprendimento, all’interno del circolo virtuoso che va dall’ignoranza inconscia alla conoscenza inconscia.
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Carlo Rocchi, Giovanni Basile, Massimo Franchi
Tavola rotonda
“L’ESPERIENZA DELLA FORMAZIONE COMUNICATIVA: PROTAGONISTI A
CONFRONTO”
L’esperienza formativa come scelta professionale
consapevole e suoi risultati nel determinare il successo
professionale.
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L’AULA
Sala Congressi dell’Auditorium Paganini
La Sala Congressi è strutturata con poltroncine e tavoli affinché i partecipanti
possano prendere appunti in comodità, scrivere le domande sugli appositi moduli e comunicare con i relatori tramite l’impianto microfonico.
Alle spalle dei relatori saranno proiettate le immagini dai computer e dalle telecamere del palco per consentire il miglior coinvolgimento dei partecipanti.
Fotografie tratte dal I Seminario di Alta Formazione - 6 ottobre 2006
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