12 marzo 2013 (ff) l`ombelico di Venere è una pianticella che vegeta

12 marzo 2013
(f.f.) l'ombelico di Venere è una pianticella che vegeta nelle fessure dei muri e sulle rocce umide ed
è abbastanza facile a vedersi dal piano fino alla montagna apuana. Alla fioritura emette un fusto
ricco di piccoli fiori. Non è pianta protetta.
IL GENERE UMBILICUS
Famiglia Crassulaceae
Umbilicus DC. fu classificato da Augustin Pyrame de Candolle1 nel 1801.
Il nome generico Umbilicus deriva dal latino umbĭlīcus, i (= ombelico) in riferimento all'incavo
centrale delle foglie che ricorda un ombelico.
Il genere Umbilicus è di complessa classificazione infatti delle oltre cento specie a esso attribuite, in
passato, oggi solo una decina vengono accettate mentre le altre sono state classificate in altri generi
come Cotyledon, Chiastophyllum e Rosularia.
Sono piccole piante perenni, glabre e succulente, dotate di rizoma o tubero. Le foglie basali sono
picciolate e di forma rotondeggiante simile a uno scudo con un incavo centrale da cui deriva il
nome del genere. Le foglie cauline diventano sempre più piccole e di forma lineare.
I fiori sono numerosi e raccolti in racemi o pannocchie apicali, hanno piccolo calice e corolla
tubulosa o campanulata con i petali saldati che si aprono in 5 lobuli, il colore va dal bianco al verde,
al giallo al porpora. Il frutto è un polifollicolo.
Queste piante prosperano nell'Europa centrale e occidentale, in Macaronesia, nella zona
mediterranea e in Africa settentrionale, centrale e orientale.
In Italia sono presenti le specie seguenti: Umbilicus chloranthus Heidr. & Sart. ex Boiss (ombelico
di Venere maggiore); Umbilicus erectus DC. (ombelico di Venere reniforme); Umbilicus
horizontalis (Guss.) DC. (ombelico di Venere) e Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy (ombelico di
Venere comune) che si differenziano essenzialmente per l'infiorescenza e la forma e le dimensione
dei fiori. Di queste specie solo l'ultima è presente sulle Alpi Apuane.
UMBILICUS RUPESTRIS
Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy2
Classificata da James Edgar Dandy nel 1948.
Conosciuta anche come: Cotyledon rupestris Salisb.
1
Augustin Pyrame de Candolle (1778-1841) fu botanico e micologo svizzero. Svolse comunque la sua attività
scientifica tra la Francia e Ginevra, dove era nato e dove diresse il locale Orto Botanico. Le sue idee sulla lotta tra gli
esseri viventi influenzarono Charles Darwin.
2
James Edgar Dandy (1903-1976) fu un botanico inglese. Il suo lavoro si svolse essenzialmente al Dipartimento di
Botanica del British Museum. Fu specialista della famiglia delle Magnoliaceae.
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Conosciuta volgarmente come: ombelico di Venere (comune), coperchiola.
Il nome specifico rupestris deriva dal latino rūpēs,
rupis (= rupe, parete rocciosa) e si riferisce
all’ambiente in cui prospera questa pianta.
Figura 1: Umbilicus rupestris
L'ombelico di Venere è una pianta erbacea perenne
con foglie basali carnose e rotondeggianti con un
incavo che ricorda la forma di un ombelico. Invece le
foglie cauline sono di dimensioni ridotte fino a
ridursi a squame dentellate o lanceolate. I fiori sono
raccolti in racemi che occupano gran parte della
lunghezza del fusto e sono tubulosi con lobi stellati.
Dopo la fioritura le piantine di Umbilicus rupestris
seccano completamente dando l'impressione che sia
una pianta annuale, ma, se l'ambiente è
sufficientemente umido, il rizoma biancastro
sopravvive e rigenera foglie nel successivo inverno.
Inoltre le dimensioni della pianta variano con
l'habitat, nelle zone più umide e ombrose le piante
sono più grandi, possono essere ramificate alla base e
presentano foglie di maggiori dimensioni. Invece nei
luoghi più secchi le piante sono piccole e il loro
colore può essere rossastro o marrone.
Questa pianta è comune nella regione mediterranea e nelle regioni costiere europee dell'Atlantico
dove cresce lungo le coste rocciose e sui muri, sui tetti e sulle rocce umide.
Le foglie delle piante giovani sono commestibili ed erano usate come diuretico e rinfrescante.
Inoltre il cataplasma delle stesse serviva per curare ustioni, geloni, piaghe, punture di insetti e
ulcere. Il succo era usato nel trattamento dell'epilessia.
È una delle tante piante che nel nome ricorda la dea dell'amore Venere, ma non le sono riconosciute
proprietà erotizzanti.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini3:
571. – Umbilicus pendulinus – Dec. [Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy]
= Cotiledon umbilicus - L.
(luoghi in cui è stata osservata:) nei muri e siepi a Massa Vecchia, al M. di Pasta, alla Rocca, al
Prado e alle Capanne a Montignoso, a Volpigliano sopra Massa lungo la mulattiera per Pariana, al
Colletto e a Po, sopra il Mirteto e alla foce di Carrara. In Lunigiana ad Aulla, a Licciana, a
Villafranca e tra Scorcetoli e Caprio, a Filattiera salendo dalla stazione al paese.
Volg. cappelloni, coperchiole, ombelico di Venere.
Fiorisce da aprile a maggio. Pianta erbacea perenne.
3
Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite,
avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari,
con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia
anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di
Carrara. Pag. 122.
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LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae);
Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Rosidae; Ordine: Rosales; Famiglia: Crassulaceae; Genere:
Umbilicus; Specie: Umbilicus rupestris
Forma biologica: Geofita bulbosa (simbolo: G bulb). Geofita (simbolo G): pianta erbacea perenne
che porta le gemme in posizione sotterranea (in bulbi, rizomi, tuberi) e durante la stagione avversa
non presenta organi aerei. Bulbosa (simbolo bulb): pianta che presenta un organo sotterraneo di
riserva, detto bulbo, dal quale ogni anno nascono fusti, foglie e fiori.
Descrizione: pianta erbacea, glabra e perenne provvista di rizoma globoso. È alta da 10 a 60
centimetri con fusto eretto e, in genere, non ramificato. Le foglie sono intere e carnose, quelle
basali hanno forma rotondeggiante e un caratteristico incavo dove si inserisce il lungo picciolo,
invece le poche foglie cauline diminuiscono di dimensione verso l'alto e possono essere lanceolate o
lineari. L'infiorescenza occupa buona parte del fusto ed è un racemo in genere unilaterale. I fiori
sono piccoli, penduli di forma tubulare con cinque lacinie triangolari, hanno colore bianco verdastro
o giallastro. Il frutto è un polifollicolo contenente numerosi semi brunastri.
Antesi: marzo - aprile, ma anche maggio e mesi estivi secondo l'habitat e l'altitudine.
Tipo corologico: regioni costiere mediterranee e atlantiche con presenza anche nell'entroterra. In
Italia è assente solo in Valle d'Aosta, Veneto e Friuli.
Habitat: suoli sassosi, preferibilmente silicei, ombrosi, freschi, umidi, fessure dei muri e delle
rocce dal piano fino a 1200 metri.
Conservazione: la specie è non compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali
protette.
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