Vol.2 Maggio 2010 N°3 PROPOSTA INTEGRATIVA PER LA PREVENZIONE DEL MALASSORBIMENTO E DELLA MALADIGESTIONE Maurizio Ceccarelli & coll. (International Centre for Study and Research in Aesthetic and Physiological Medicine – Roma) Premessa La funzione del tubo digerente è quella di digerire ed assorbire i nutrienti con eliminazione del materiale residuo. Gli alimenti ingeriti sono macromolecole come i carboidrati, le proteine e i lipidi e micronutrienti come vitamine e d oligoelementi. Le macromolecole, per essere assorbire, devono essere scisse in molecole a struttura semplice. Il processo digestivo è svolto dagli enzimi pancreatici secreti nel lume intestinale. L’assorbimento avviene a livello dell’orletto a spazzola delle cellule dell’intestino. L’alterazione dell’idrolisi e della solubilizzazione degli alimenti, che non sono adeguatamente preparati per l’assorbimento, sono indicate con il termine di mala digestione, mentre il difettoso passaggio dei principi nutritivi dal lume intestinale all’organismo è definito malassorbimento. Il malassorbimento può determinare, oltre a malnutrizione, steatorrea, diarrea e flatulenza, anche la comparsa di intolleranze alimentari. Intolleranze alimentari o ipersensibilità allergica - non alimentare è un termine usato ampiamente per varie risposte associate con l’assunzione di un particolare alimento. Un excursus storico ci dice che: Nel 1978 alcuni ricercatori australiani pubblicarono una "dieta di esclusione» per eliminare dei prodotti chimici presenti in alimenti usati nella dieta dei pazienti con un possibile ruolo nella patogenesi dell'orticaria cronica idiopatica (OIC). Nel 1995 l'Accademia Europea di Allergologia ed Immunologia Clinica ha suggerito una classificazione delle reazioni sistemiche all’assunzione di un alimento sulla base del meccanismo patogenetico in «allergie alimentari» quando essi riconoscono meccanismi immunologici e 'intolleranze alimentari' quando non ci sono evidenze immunologiche Nel 2003 il Comitato Nomenclatura dell'Organizzazione Mondiale sulle Allergie ha pubblicato un rapporto sulla nomenclatura sulle allergie e intolleranze alimentari, che ha avuto l'accettazione generale. L'intolleranza alimentare è descritta come una 'ipersensibilità non allergica al cibo. Consideriamo quindi, oggi, l'intolleranza alimentare come una reazione negativa, spesso ritardata, per un cibo che produce sintomi in uno o più organi del corpo, senza essere una vera allergia alimentare. Un'allergia alimentare vera richiede la presenza di anticorpi IgE contro il cibo. Intolleranze alimentari possono essere classificate secondo la loro meccanismo in: Intolleranza derivante dall'assenza o dalla insufficienza di specifici enzimi necessari per digerire una sostanza alimentare. Intolleranza derivante da un'anomalia nella capacità del corpo di assorbire le sostanze nutritive. Intolleranza derivante da sostanze chimiche presenti negli alimenti. Intolleranza derivante da farmaci contenuti negli alimenti L’ipersensibilità alimentare non IgE-mediata (intolleranza alimentare) è solitamente un disturbo cronico più difficile da diagnosticare di un'allergia alimentare. I sintomi delle intolleranze alimentari variano notevolmente e possono essere scambiati per i sintomi di un' allergia alimentare. Può essere difficile determinare il cibo causa di un'intolleranza alimentare, perché la risposta avviene generalmente dopo un certo periodo di tempo. Così l'agente e la risposta sono separati nel tempo e non possono essere legati facilmente. I sintomi di intolleranza alimentare cominciano solitamente dopo mezz'ora dal mangiare il cibo in questione, ma a volte i sintomi possono ritardata fino a 48 h. Intolleranze alimentari possono presentare sintomi che colpiscono la pelle, delle vie respiratorie, tratto gastrointestinale (GIT), individualmente o in combinazi one. Più comuni sono i crampi addominali, la nausea, il meteorismo, la diarrea, la stipsi, la sindrome dell'intestino irritabile, la cefalea e la ritenzione idrica. Un deficit di enzimi digestivi può anche causare alcuni tipi di intolleranze alimentari. A quelle più clinicamente evidenti, come l’intolleranza al lattosio per insufficiente produzione di lattasi e la intolleranza al glutine che provoca danni anche a livello della parete intestinale, si accompagnano forme più lievi conseguenti alla scorretta digestione dei prodotti alimentari. Possono indurre intolleranza alimentare, oltre ai difetti enzimatici nel sistema digestivo, anche gli effetti farmacologici di ammine vasoattive presenti negli alimenti (ad esempio istamina). Il meccanismo immunopatologico esatto delle intolleranze alimentari non è ancora ben conosciuto. Si pensa ad un interessamento dei linfociti helper tipo 1 (Th 1), alla formazione di immunocomplessi e all’attivazione del complemento. La diagnosi delle intolleranze alimentari si esegue normalmente con il test ELISA per l’individuazione delle IgG contro gli alimenti specifici. Considerazioni scientifiche Da quanto esposto risulta che l’ottimizzazione dello stato biologico, propria della Medicina Fisiologica, richiede, oltre ad una dieta corretta ed equilibrata, una perfetta funzionalità del sistema di digestione e di assorbimento dei principi nutritivi. Sulla base di una revisione della letteratura abbiamo evidenziato: La somministrazione di aminoacidi stimola la sintesi di proteasi promovendo il sistema di traduzione per questi enzimi (Naoto Hashimoto and Hiroshi Hara, Dietary Amino Acids Promote Pancreatic Protease Synthesis at the Translation Stage in Rats, J. Nutr. 133:3052-3057, October 2003) Leucina, glutamina e tirosina svolgono un ruolo modulatorio nella regolazione della sintesi delle proteine epatiche e pancreatiche (O. Jameel Shah, David A. Antonetti, Scot R. Kimball and Leonard S. Jefferson, Leucine, Glutamine, and Tyrosine Reciprocally Modulate the Translation Initiation Factors eIF4F and eIF2B in Perfused Rat Liver, December 17, 1999 The Journal of Biological Chemistry, 274, 36168-36175. Proteine solubilizzate inducono con un possibile meccanismo paracrino la sintesi e la secrezione di proteinasi. (Lehane, M. J., Blakemore, D., Williams, S., Moffatt, M. R., Regulation of digestive enzyme levels in insects, Comparative Biochemistry and Physiology. B, Biochemistry & Molecular Biology) Diete contenenti proteine dell’uovo stimolano la sintesi e la secrezione di tripsina, chimo tripsina e amilasi (Jean Twombly Snook and J. H. Meyer, Response of Digestive Enzymes to Dietary Protein, The Journal of Nutrition) Cioè, l’assunzione di aminoacidi o di proteine induce un incremento della sintesi degli enzimi necessari alla loro metabolizzazione ed assorbimento. In particolare attraverso il fenomeno della trascrizione o traslazione cellulare. La traslazione nelle cellule eucariotiche è un processo che consente la formazione di proteine dall’RNA messaggero. Biologia molecolare della traslazione Il cosiddetto dogma centrale della biologia molecolare è il principio secondo il quale il flusso dell'informazione genetica è monodirezionale e parte dagli acidi nucleici per arrivare alle proteine. In questo processo sono identificabili tre punti: l 'informazione genetica è conservata nel DNA, che viene trascritto sotto forma di RNA, il quale viene successivamente tradotto a proteine, la forma "operativa" dell'informazione contenuta nel genoma. In biologia molecolare, la trascrizione è il processo mediante il quale le informazioni contenute nel complementare DNA di vengono RNA. trascritte enzimaticamente Concettualmente, si tratta in del una molecola trasferimento dell'informazione genetica dal DNA all'RNA. La trascrizione avviene attraverso particolari enzimi detti genericamente RNA polimerasi. Tali proteine sono spesso denominate RNA polimerasi DNA-dipendenti , dal momento che producono una molecola di RNA a partire da una di DNA. La trascrizione consta essenzialmente di tre fasi: l'iniziazione, l'allungamento e la terminazione. La RNA polimerasi si lega al DNA solo presso particolari sequenze, dette promotori, che non sono trascritte. Dal promotore iniziano a inserirsi i nucleosidi trifosfato per formare una sequenza di nucleotidi che sarà complementar e al filamento di DNA in via di trascrizione. Dopo l'individuazione del promotore, la RNA polimerasi rende il DNA adatto alla trascrizione. Il controllo dell’espressione genica è un processo essenziale in ogni organismo. Tale affermazione è ovvia negli organismi pluricellulari, dove i vari tipi cellulari svolgono funzioni altamente specializzate e sono programmati per esprimere solo alcuni dei propri geni e non altri. La cellula ha quindi sviluppato dei meccanismi per reprimere tutti i geni che non sono necessari, attivandoli solo nel momento in cui servono. I modelli di controllo dell’espressione genica più conosciuti sono quelli legati alla funzione dell’operone. L’operone è un complesso di geni che codifica le proteine necessarie allo svolgimento di una funzione coordinata: ad esempio, la sintesi degli enzimi necessari per l’utilizzazione di un substrato. Per comprendere meglio possiamo fare un esempio: Il metabolismo del lattosio necessita di due enzimi: la β-galattossidasi che scinde il disaccaride lattosio in glucosio e galattosio, e la permeasi che interviene nel trasporto del lattosio all’interno della cellula. Questi enzimi sono codificati da due geni strutturali contigui. I geni strutturali sono trascritti in un’unica molecola di mRNA. A monte dei geni strutturali è presente il gene regolatore che codifica una proteina chiamata repressore che blocca l’espressione dei geni strutturali. Il blocco è determinato dal legame del repressore ad una porzione di DNA detta operatore congiunta al promotore sul quale, normalmente, si attacca l’ RNA polimerasi per iniziare la trascrizione. Impedendo l’attacco dell’ RNA polimerasi si impedisce la lettura dei geni strutturali. La proteina repressore presenta due differenti siti di legame: un sito è in grado di riconoscere in maniera specifica le sequenze dello operatore, mentre l’altro sito serve al riconoscimento del lattosio o di altre molecole analoghe. La proteina repressore, quando si lega al lattosio, va incontro a cambiamenti conformazionali (transizione allosterica) che abbassano l’affinità del repressore per le sequenze dell’ operatore, di fatto staccandosi dalle sequenze dell’operatore. Ne consegue la trascrizione degli enzimi e la produzione di questi. Considerazioni scientifiche Questo meccanismo delle cellule procarioti che è presente in maniera più complicata ma simile nella funzione anche nelle cellule eucariotiche (uomo). Il concetto importante che dobbiamo evidenziare nel nostro discorso è che l’espressione genica è regolata da sostanze esterne. In particolare la sintesi degli enzimi necessari ai processi digestivi è attivata dalle stesse sostanze che dobbiamo digerire. Inoltre, diversi studi sui roditori hanno dimostrato che alcune sostanze nutritive e supplementi nella dieta possono modificare l´espressione genica degli animali, attivando o disattivando determinati geni. Non è chiaro se i cibi hanno lo stesso effetto negli esseri umani, ma un articolo pubblicato sulla rivista “New Scientist” afferma che ci sono buone ragioni per credere di sì. In futuro, secondo i ricercatori, sarà forse possibile curare alcune malattie attraverso l´alimentazione Uno studio presentato da Moshe Szyf e colleghi della McGill University di Montreal a un convegno sull´epigenomica ambientale a Durham, negli Stati Uniti ha evidenziato che la L-metionina agiva su un gene del glucocorticoide alterando la risposta allo stress, aggiungendo gruppi metile al gene tramite un processo chiamato metilazione (La metilazione avviene sugli istoni (lisina 9 dell’istone H3) ad opera della metil transferasi ed è associata ad inattività trascrizione). I ricercatori stanno ora indagando per vedere se è possibile provocare un cambiamento comportamentale positivo, anziché negativo, usando una sostanza chimica naturale chiamata tricostatina A (TSA) che ha sui geni un effetto opposto rispetto alla L-metionina, privandoli dei gruppi metile. Lo studio dimostra l´importanza di nutrienti e supplementi: la ricerca ha anche dimostrato che l´alimentazione di una madre può influenzare il livello di metilazione del DNA e dunque l´espressione genica nella prole. Conclusioni Il detto “siamo quello che mangiamo” si fa sempre più vero. In attesa degli sviluppi scientifici portino ad evidenziare un reale ruolo farmacologico dei singoli nutrienti, ci sentiamo di effettuare una proposta di trattamento degli stati di malassorbimento e di mala digestione. Considerata l’azione diretta dei singoli alimenti sullo stimolo alla produzione degli enzimi digestivi ed in particolare l’effetto specifico che Leucina, Glutamina e Tirosina hanno sulla formazione dell’eIF4F complex, fondamentale per l’iniziazione della traslazione nelle cellule eucariotiche, proponiamo che prima dei pasti principali venga assunto un integratore utile ad attivare la formazione degli enzimi digestivi. L’integratore dovrebbe essere costituito da due fasi: 1. La prima, contenente aminoacidi, zuccheri semplici ed acidi grassi avrebbe la funzione, mediante l’assorbimento intestinale, di stimolare la trascrizione attivando il locus genetico dell’operatore e facilitando la lettura dei geni strutturali per gli enzimi digestivi. 2. La seconda, contenente Leucina, Glutamina e Tirosina per indurre la formazione dell’eIF4F complex, fondamentale per l’iniziazione della traslazione nelle cellule eucariotiche. Questo permetterebbe di ottenere una maggior concentrazione enzimatica al momento del pasto facilitando l’idrolisi dei macronutrienti e l’assorbimento di prodotti completamente digeriti. Bibliografia 1. Cheadle C, Fan J, Cho-Chung YS, Werner T, Ray J, Do L, Gorospe M, Becker KG (2005). "Control of gene expression during T cell activation: alternate regulation of mRNA transcription and mRNA stability". BMC Genomics 6 (1): 75 2. Clarke L, McQueen J, et al. (1996). "The dietary management of food allergy and food intolerance in children and adults". Aust J Nutr Diet 53 (3): 89–98 3. David L. Nelson; Michael M. Cox, I Principi di Biochimica di Lehninger, 3a ed. Bologna, Zanichelli, febbraio 2002. 4. Gerth van Wijk R, van Cauwenberge PB, Johansson SG (August 2003). "[Revised terminology for allergies and related conditions]" (in Dutch; Flemish). Ned Tijdschr Tandheelkd 110 (8): 328–31. 5. Hausner, W; Thomm, M (2001). 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