L`aquila - Parco Naturale Dolomiti Friulane

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SCHEDA INFORMATIVA – CENTRO VISITE DI CIMOLAIS
Aquila reale
Aspetti generali
L'aquila reale è un rapace maestoso e imponente, simbolo incontrastato delle montagne
dirupate e delle pareti rocciose. Il nome scientifico di questo animale (Aquila chrysaetos) indica
una caratteristica del piumaggio: "chrysaetos" significa in greco "aquila dorata", a causa del
colore fulvo dorato delle piume della parte superiore del collo e del capo. Il resto del corpo è di
colore bruno scuro con l'eccezione, nei giovani, di zone chiare evidenti nella parte inferiore della
coda e delle ali. Questi spazi vanno via via riducendosi, fino a scomparire dopo circa 6 anni, in
seguito a una serie di mute intermedie.
Maschi e femmine sono simili e possono differenziarsi per le dimensioni: leggermente superiori
nella femmina che può raggiungere i 6,5 chilogrammi di peso (contro i circa 4,5 del maschio).
L’apertura alare è notevole, potendo raggiungere i 190-230 centimetri.
Nonostante l’aquila riesca a sollevare pesi superiori alla sua massa corporea, bisogna subito
sfatare il mito che la vede protagonista di attacchi e catture a danno di specie troppo grosse per
la sua taglia. Questo rapace preda animali delle dimensioni di una volpe, o di un giovane
erbivoro (camoscio, capriolo), con pesi che raggiungono al massimo i 6-7 chilogrammi, anche se
più frequentemente cattura prede di peso compreso tra 1 e 3 chilogrammi.
Caccia soprattutto mammiferi di medie dimensioni (marmotte, lepri, faine, scoiattoli), uccelli
(pernici, coturnici, corvidi, altri rapaci) e altri animali di piccola e media taglia. Adulti di ungulati
possono venire attaccati su cenge e costoni impervi; in questi casi l’aquila cerca con ripetute
picchiate di far precipitare l’animale, per poi mangiarlo sul posto.
La convinzione che l’aquila attacchi ungulati selvatici adulti, pecore, vitelli e persino cervi deriva
dal fatto che spesso viene vista cibarsi delle carogne di questi animali, soprattutto nel periodo
invernale, nel quale diminuisce la disponibilità di prede vive.
La predazione di animali domestici è spesso esagerata: tale fatto, anche se non raro, è sempre
irrilevante rispetto al patrimonio zootecnico disponibile, per la bassa densità naturale di questo
rapace.
La disponibilità di prede è un fattore molto importante che influenza la prolificità di questa
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specie: è stato dimostrato che, se in un determinato territorio la presenza di potenziali prede è
elevata, la percentuale di schiusa delle uova e la sopravvivenza dei pulcini aumenta
sensibilmente.
La reintroduzione della marmotta nei territori del Parco ha sicuramente giovato all’aquila reale,
che ha ora a disposizione una risorsa che può rilevarsi indispensabile. Nelle Alpi francesi, dove la
popolazione di marmotte è consistente, questo grosso roditore può rappresentare fino all’83%
delle prede totali.
L’aquila frequenta ambienti, montani con preferenza per i pascoli d’alta quota e le grandi valli,
sempre però in prossimità di pareti rocciose a strapiombo e di cenge esposte, sulle quali nidifica.
In ambiente alpino, la varietà di habitat disponibili e la presenza di prede potrebbe assicurare la
sopravvivenza ottimale di questo rapace, garantendo una buona consistenza di popolazione; la
causa della sua rarefazione è senz’altro da attribuire all’influenza umana.
Sebbene in alcuni ambiti vi sia ancora la credenza (errata) che l’aquila possa recare danni al
bestiame o competere con i cacciatori per quanto concerne la cattura di selvaggina, non è il
bracconaggio (fenomeno peraltro ridottosi in questi ultimi anni) l’unica fonte di disturbo per
questo animale.
A danneggiarla sono anche i costruttori di strade, il turismo sregolato (anche da parte di
birdwatchers poco discreti e irrispettosi) e gli scalatori di roccia, che spesso si allenano su pareti
idonee alla nidificazione, che vengono per questo motivo abbandonate.
È bene ricordare che l’aquila, essendo un predatore secondario, ha un enorme territorio di caccia
che si può estendere per moltissimi chilometri quadrati, e non presenta mai densità elevate.
È facile intuire quindi che il prelievo o la scomparsa di pochi esemplari può seriamente mettere a
rischio i delicati equilibri di questa splendida specie, simbolo di libertà e personificazione della
montagna.
Organizzazione sociale
Le coppie di aquila reale rinsaldano i loro legami monogamici già in inverno, dando inizio alle
parate nuziali (molto caratteristico è il “volo a festoni”).
Durante questa fase non tollerano la presenza dei giovani e li allontanano.
Ogni coppia dispone di un numero di nidi variabile tra 2 e 5 (in Regione al massimo 7), in genere
non lontani tra loro, che rioccupa a rotazione senza regola fissa. Vengono costruiti su cenge o in
anfratti rocciosi; la nidificazione su alberi è poco frequente nelle Alpi orientali. Il nido prescelto
viene rinnovato con nuovo materiale, il cui apporto non cessa durante la cova e l’allevamento
della prole.
La deposizione delle 2 uova (spesso 1, raramente 3) ha luogo tra metà marzo e inizio aprile.
L’incubazione dura più di 40 giorni ed è compito preponderante della femmina. La coppia
collabora nell’allevamento dei piccoli che vengono nutriti prevalentemente dalla femmina, con il
cibo procurato dal maschio. I nuovi nati abbandonano il nido a partire dalla prima settimana di
luglio, dopo 65-80 giorni dalla nascita. Spesso è uno solo a prendere il volo, in quanto sono
piuttosto frequenti episodi di “cainismo”, soprattutto quando il primo nato è una femmina o se
vi è particolare carenza di cibo. In ogni caso è sempre il secondo nato a soccombere, a meno che
non riesca a superare le tre settimane di vita. I giovani, per alimentarsi, dipendono ancora dagli
adulti per altri 2 o 3 mesi, ma rimangono con essi fino alla fine dell’inverno.
La maturità sessuale è raggiunta dopo 4 anni di vita, ma in genere i giovani soggetti immaturi
abbandonano presto il territorio dove sono nati e diventano errabondi, spesso spingendosi nella
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fascia pedemontana fino alla pianura. Sono stati avvistati, tra l’altro, diversi giovani nei pressi dei
greti dei torrenti Cellina e Meduna e nella zona dei magredi, dove riescono a sopravvivere per
periodi più o meno lunghi anche grazie alla presenza della lepre, per loro facile preda.
Morfologia e adattamento
L’aquila reale presenta le caratteristiche fisiche che compaiono nella maggior parte dei rapaci;
ciò che la distingue dagli altri sono soprattutto le dimensioni.
Osservando il cranio di un’aquila, si nota subito il notevole spazio occupato dalle cavità oculari.
Tale caratteristica ci fa intuire quanto sia importante la vista per questo rapace, che individua le
prede dall’alto per poi sorprenderle con attacchi fulminei.
Altrettanto importante è la velocità e il controllo delle correnti aeree montane; nella sua
evoluzione l’aquila ha sviluppato ali di ampiezza straordinaria, dotate di penne che
all’occorrenza possono essere inclinate per dirigere il volo aiutandosi con la lunga coda che
funge da timone. Per intuire quanto le sue forme siano legate al tipo di volo, è sufficiente
confrontare la sua sagoma con quella dell’astore, rapace di medie dimensioni che caccia in
bosco volando tra gli alberi e che ha perciò ali corte e coda lunga, per manovre rapide in poco
spazio. L’aquila necessita invece di spazi aperti, dove può dominare le correnti d’aria senza
sbattere frequentemente le ali.
Una volta individuata una preda, la afferra con le robuste zampe, dotate di artigli uncinati,
impedendone la fuga. La forza esercitata nella presa è in grado di uccidere l’animale catturato:
gli artigli possono sfondare il cranio o penetrare nella schiena e nella cassa toracica. Anche il
robusto becco adunco rivela le abitudini da predatore: agisce come un bisturi, dilaniando la
pelle coriacea di diversi mammiferi per raggiungere le interiora o altre parti tenere come le
spalle o le cosce, dalle quali può prelevare fino ad un chilogrammo di carne per volta.
Distinzione dalla Poiana
Anche se può sembrare strano, molte persone confondono la poiana con l’aquila. A dire la verità,
quello che condiziona i giudizi dell’avvistamento non sono tanto la sagoma e le proporzioni
dell’animale, quanto invece l’ambiente nel quale viene fatta l’osservazione.
Valli chiuse con pareti impervie, creste rocciose e in genere qualsiasi ambiente altomontano
evocano immediatamente il maestoso rapace; non stupisce quindi che spesso il desiderio di
poter comunicare l’importante osservazione induca a convincersi di vedere quello che si vuole
vedere. In effetti, tra tutti i rapaci che possono da lontano essere confusi con l’aquila reale, la
poiana è quella che si nota più facilmente in montagna.
Se è vero che molte poiane vengano scambiate per aquile, è più difficile che avvenga il contrario,
cioè che un’aquila sia confusa con una poiana tanto è chiaramente “da aquila” la sua sagoma.
Esistono ad ogni modo alcuni accorgimenti per agevolare la distinzione, tenendo presente che
però a distanze elevate è difficile farsi un’idea su grandezze e proporzioni.
1) Le ali dell’aquila in rapporto al corpo sono più lunghe. Anche se sembra scontato ripeterlo,
bisogna ricordare che nell’aquila reale le ali sono veramente lunghe.
2) Rispetto alla tozza coda della poiana, quella dell’aquila reale è più lunga: è lunga almeno
quanto la larghezza dell’ala.
3) La testa è più affusolata e sporgente in fuori.
4) In volteggio la poiana pone le ali in una forte “V” verso l’alto, mentre l’aquila realizza una “V”
più moderata. Inoltre, le ali dell’aquila si vedono inarcate in due parti: lievemente inarcato il
“braccio” e più inarcate le penne primarie terminali della “mano”. Da lontano questa differenza
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non si nota, anche se la “V” dell’aquila appare grande e larga.
5) L’aquila in caccia vola bassa rasentando le montagne, anche se la si vede spesso volteggiare in
alto. La poiana sta posata alla posta o la si vede volteggiare in cerchi concentrici.
6) Il sott’ala dell’aquila appare nettamente macchiato di bianco nei giovani o completamente
scuro negli adulti. Quello della poiana è spesso variegato irregolarmente di chiaro scuro.
7) In volteggio l’aquila mostra ben aperte le cinque “dita” (le penne primarie) della “mano” con
un aspetto molto più evidentemente digitato rispetto alla poiana. Le primarie possono anche
essere tenute più ravvicinate, a seconda delle condizioni del vento.
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