Il territorio dell’antica Atella
In epoca antica i luoghi di Caivano, Cardito e Crispano facevano parte del territorio della città di
Atella, illustre patria delle fabulae atellanae, e i nostri progenitori, abitanti nei villaggi disseminati
dappertutto nella fertile pianura, erano cives atellani. E’ bene dunque descrivere in breve quella che
era il territorio di Atella, almeno nel periodo di cui abbiamo maggiori notizie, vale a dire l’età
augustea.
Il dominio atellano comprendeva i territori degli odierni comuni di Cesa, Gricignano, Orta di Atella,
S. Arpino e Succivo in provincia di Caserta e di Arzano, Caivano, Cardito, Casandrino, Casavatore,
Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Melito, S. Antimo ed inoltre Afragola,
meno una piccola porzione, e Casoria, meno la parte vicina alla frazione di Arpino, in provincia di
Napoli (Fig. 1). Tali comuni oggi si estendono per una superficie di circa 121 kmq, con una
popolazione che nel 1996 era di circa 437.000 abitanti e quindi con una densità di ben 3612 ab. /
kmq.
L’ager atellanus a nord era limitato dal corso del flumen Clanius (Clanio), gli attuali Regi Lagni, ad
est dal cosiddetto Lagno Vecchio, attuale confine fra Caivano ed Acerra, e ad ovest all’incirca dai
confini fra i comuni di Gricignano, Cesa, S. Antimo, Melito ed i comuni posti immediatamente ad
ovest e pertinenti al territorio cumano. A sud il confine corrispondeva a occidente al confine fra
Napoli e Melito, Arzano e Casavatore e ad oriente passava fra Casoria ed Arpino e a sud di
Afragola.
Il tracciato delle mura è delineato nella Fig. 2. Esso aveva la forma di un poligono irregolare
equivalente ad un rettangolo di 735 x 650 m, con una superficie quindi di circa 48 ettari.
Ricordando che per Pompei, che si estendeva su una superficie di 64,7 ettari è stata stimata una
popolazione di 20.000 abitanti, con un parametro quindi di circa 309 abitanti per ettaro, per Atella
otteniamo una popolazione di 14.800 abitanti. Tenendo conto che nei centri più piccoli la densità
urbana calava, tale stima dovrebbe essere ridotta a circa 13.000. Ma molti altri abitanti vivevano nei
villaggi e in case sparse con una popolazione stimabile a circa 8.000 abitanti. Pertanto la
popolazione complessiva era di circa 21.000 abitanti, corrispondenti ad una densità demografica di
175 ab. / kmq. L’estensione del territorio può sembrare eccessiva e la densità demografica al
contrario può apparire bassa per i valori odierni ma essi debbono essere paragonati ai valori
dell’epoca. Infatti, Julius Beloch, (Campanien. Geschichte und Topographie des antiken Neapel und
seiner Umgebung, Breslau 1890) stimava che la pianura campana ai tempi di Augusto avesse una
densità di 180 ab. / kmq, altissima per i tempi e raggiunta altrove solo nel delta del Nilo. Tali valori
corrispondono benissimo ai valori prospettati per Atella.
Per quanto concerne l’ampiezza del territorio, ricordiamo che lo stesso Beloch stimava per i territori
delle comunità della pianura campana un’estensione media di 130 kmq e evidenziava che tale
valore era piccolo rispetto all’estensione media relativa a tutte le comunità della Regio Latium et
Campania (190 kmq) e dell’Italia peninsulare (400 kmq). Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la
densità demografica in epoca augustea, al culmine cioè dell’espansione demografica nell’età antica,
era allora circa un ottavo di quella attuale e che ad una minore popolazione corrisponde un minor
numero di centri urbani e un maggior territorio spettante a ciascun centro.
Le fertilissime terre atellane erano tutte coltivate e ricoperte da una fitta ragnatela di strade
campestri che dividevano con geometrica regolarità il territorio in quadrati o centuriae. Dappertutto
spezzavano la monotonia dei campi file di pioppi collegati da festoni di viti etrusche, come ancor
oggi si vedono in molti luoghi delle nostre campagne.
Atella fu interessata all’epoca dei gracchi dalla centuriazione Ager Campanus I e in epoche
successive dalle centuriazioni Ager Campanus II (zona di Cesa, Gricignano, Succivo, Melito, S.
Antimo), Acerrae-Atella I (tutto il territorio tranne le zone di Cesa e Gricignano) e Atella II (la zona
di Orta di Atella, Frattaminore e S. Arpino). Numerose e cospicui tratti di queste strade campestri
corrispondono a strade e confini odierni e ne hanno permesso l’identificazione a distanza di venti
secoli da parte di un gruppo di archeologi francesi (Gérard Chouquer, Monique Clavel-Lévêque,
François Favory e Jean-Pierre Vallat, Structures agraires en Italie Centro-Méridionale. Cadastres et
paysage ruraux. Collection de l’Ecole Française de Rome - 100, Roma 1987).
Numerose ville patrizie circondate da case di coloni e servi costellavano il territorio, costituendo
ciascuno un vero e proprio villaggio. In qualche punto (Succivo, Casapuzzano, S. Arcangelo) sono
state rinvenute tracce di alcune di queste ville ma la testimonianza maggiore della loro diffusa
esistenza ci è data nei nomi dei luoghi. Infatti i nomi terminanti in -ano permettono in genere di
identificare che il luogo apparteneva ad una determinata famiglia. Ad esempio: Crispano da
praedium Crispianum ovvero proprietà della gens Crispia. Oltre a Crispano, i nomi che hanno tale
origine e che quindi corrispondono ad altrettante ville sono: Gricignano, Sagliano (Succivo),
Casapuzzano (Orta), Bugnano (Orta), Viggiano (Orta), Arzano, Marcigliano (Caivano), Saglianiello
(Caivano), Casolla Valenzano (Caivano), Nevano (Grumo Nevano), Cassano (Casavatore),
Pomigliano (Frattaminore).
Il territorio atellano era attraversato da numerose strade di comunicazione. La più importante - forse
l’unica pavimentata - conduceva da Capua (S. Maria Capua Vetere) a Neapolis passando per Atella
ed era detta via Atellana. Questa strada passava sul Clanio mediante un ponte ora scomparso che nel
Medio Evo era chiamato ponte di Teodemondo. Un secondo itinerario proveniva dalla valle
caudina, ove sorgeva la città di Caudium, presso Montesarchio, e passando per Suessula, presso
Cancello, e per Atella conduceva a Cuma e Puteolis. Un terzo itinerario conduceva da Atella a
Calatia, presso Maddaloni, passando per la località Ponte Rotto, dove appunto esisteva un ponte sul
Clanio che dopo il crollo diede nome al luogo. Un quarto itinerario attraversava le terre attualmente
di Caivano e conduceva da Capua ad Acerrae. Un quinto ed ultimo itinerario conduceva forse da
Atella a Cales, presso Calvi risorta.
Infine, il paesaggio delle terre atellane era dominato dall’acquedotto che partendo come
diramazione di un maggiore acquedotto dall’attuale Pomigliano d’Arco e passando poi per le
località Arcora (Casalnuovo), ‘miezo all’arco’ (Afragola), la stessa Afragola (A foris arcora),
Arcopinto (Afragola) e ‘largo dell’Arco’ (Frattamaggiore, piazza Riscatto), perveniva ad Atella,
portando l’acqua del Serino alla città.
Nulla è rimasto di tale antico acquedotto tranne che le tracce nei nomi e i discendenti di quelli che
bevvero le sue acque.
Giacinto Libertini
L’orizzonte, Anno IV, n. 3, mar. 1999