ASFODELO Associazione di volontariato per l`educazione

ASFODELO
Associazione di volontariato per l’educazione ambientale
PARCO NAZIONALE del CILENTO e VALLO di DIANO:
le Gole del fiume Calore
 Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
 Le Gole del Calore: itinerario, notizie naturalistiche
 Felitto: storia e folklore
a cura di Giuseppina Moleta
Tel. 0817145681 - 3490692869
E-mail: [email protected]
homepage: http://assoasfodelo.altervista.org/
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PARCO NAZIONALE DEL CILENTO E VALLO DI DIANO
Istituito nel 1991, è il secondo Parco italiano per estensione (181.975 ettari).
Nel 1997 è stato inserito tra le Riserve della Biosfera, 329 territori in 82 paesi
individuati dal Programma MAB dell’UNESCO come luoghi ideali per poter
mantenere l’equilibrio tra l’uomo e l’ambiente, coniugando la conservazione della
biodiversità con la promozione di uno sviluppo economico compatibile e con la
salvaguardia della cultura e delle tradizioni.
Il toponimo Cilento da cis Alentum, al di là del fiume Alento, compare per la
prima volta nel 944 d.C. in una donazione, fatta al Monastero di S. Magno da
Giovanni e Guaiamauro, principi di Salerno, di un territorio compreso tra i fiumi Sele
e Bussento.
LE GOLE DEL FIUME CALORE
Il Calore salernitano scorre nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano. Nasce dal Monte Cervati, il massiccio più imponente della Campania, e si
unisce al fiume Sele a circa 8 km dal Mare di Paestum. Lungo 62 km, il Calore
attraversa, nella parte alta, cinque gole di eccezionale bellezza paesaggistica e di
notevole interesse naturalistico. La seconda gola, situata nel comune di Felitto, è la
meta della nostra escursione.
Da Felitto si seguono le indicazioni per Laurino per 1 km, per poi girare verso
località Remolino, da dove si scende, dopo circa un ulteriore km, alla riva del fiume.
Ci si ritrova in un’area attrezzata, con parcheggio, tavole con panchine, cartelloni
informativi del WWF, una zona verde vicino a un piccolo lago naturale, a valle di
una diga. Un sentiero lungo il fiume conduce in circa 30’ al Ponte Naturale
"Pretatetta", superato il quale si ritorna al lago seguendo l’altra riva; una deviazione
conduce alla grotta del brigante Bernardo. Dal lago procedendo lungo il canale
artificiale della centrale idroelettrica ormai in disuso, tra rocce calcaree bianchissime
e splendidi fenomeni di erosione, si arriva in circa 30’ al Ponte della Tortora. Se si
traversa il ponte si raggiungono in pochi minuti i ruderi di un vecchio mulino.
Proseguendo invece sulla stessa riva, in cira 20’ si raggiunge il Ponte Medievale, a
valle di Felitto.
Tra gli animali che abitano le gole particolarmente interessante è la lontra,
testimone della mancanza di inquinamento; sono presenti inoltre la trota fario,
svariati uccelli, tra cui il merlo acquaiolo e il martin pescatore, e numerosi anfibi
come la salamandra dagli occhiali e la salamandra pezzata. Ricca di proprietà
officinali e di curiosità interessanti è altresì la sterminata flora: eriche, corbezzoli,
l'aglio ursino, la valeriana e l'orchidea provincialis, mentre il sottobosco è ricco di
pungitopi e di numerose specie di felci. Non è da scartare l’ipotesi che il nome
“Felitto” derivi proprio dall’abbondanza di felci.
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FELITTO (SA)
Il paese è un borgo medievale che conserva ancora numerose torri di guardia e
mura di cinta, tipiche dell'anno 1000. L'origine di Felitto è da ricondurre a qualche
secolo prima dell'anno 1000. Strategicamente la posizione era straordinaria:
sopraelevata, inaccessibile o accessibile con molta difficoltà dai quattro lati e con la
possibilità di controllo su tutta la valle del Calore. La facile difesa naturale del posto,
la possibilità di avvistare con molto anticipo eventuali pericoli, la presenza di
un’ottima pietra da costruzione e da calce, nonché di sabbia in zona relativamente
vicina (Casale), la possibilità di rifornirsi d'acqua sia per la vicinanza del fiume
Calore sia per la presenza nel raggio di pochi chilometri di diverse piccole sorgenti,
rendevano il posto ideale per un insediamento stabile e sicuro. Felitto era dotato di un
notevole complesso murario fortificato, con 13 torrioni di cui tre di forma quadrata.
Nel centro storico è ancora oggi conservato un antichissimo castello, mentre la cinta
muraria risulta solo parzialmente intatta.
Il comune di Felitto ha registrato un rilevante calo demografico a partire dagli
anni sessanta, con un’emigrazione inizialmente rivolta all'estero (Svizzera e
Germania in particolare), poi verso l'Italia del Nord e verso i centri costieri della
provincia: Salerno, Battipaglia, Paestum e Agropoli. Recentemente, invece, Felitto è
divenuto un centro di immigrazione, in quanto di anno in anno accoglie un numero
sempre maggiore di immigrati provenienti da Ucraina, Polonia, Romania, Moldavia e
Bulgaria.
Il paese è famoso per il fusillo, un tipo di pasta, prodotta in maniera artigianale,
al centro di una sagra che si tiene, per undici giorni, nella seconda decade di agosto.
U’ fusillu è un cilindro di pasta cavo, lungo dai 18 ai 22 cm, che si prepara a mano,
con l’ausilio di un ferro sottilissimo a 4 facce, utilizzando uova, farina, sale, acqua,
olio d’oliva. La sua origine è antichissima e legata ad una leggenda: si narra che nel
XVI secolo, durante un assedio che durava da 10 giorni, il comandante chiese alle
donne di cucinare qualcosa con i prodotti che avevano a disposizione, cosicché le
donne prepararono, per la prima volta, il “Fusillo di Felitto”. Al di là della leggenda è
accertato che questa produzione vanta una tradizione secolare, tramandata oralmente
da madre a figlia fino ai giorni nostri tanto da rappresentare, nel paese e nel
circondario, il piatto tipico dei giorni di festa. Oggi la produzione si è tramutata da
familiare ad artigianale; poiché si tratta di un prodotto che richiede una manualità
particolare, famosi ristoranti di Paestum ne richiedono espressamente la fornitura alle
signore di Felitto.
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