Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 La potenza è nulla senza controllo Dario Riva e Roberto Minoletti Dipartimento di Ricerche Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie Università degli Studi di Torino Questo slogan pubblicitario sottolinea i limiti di un allenamento che non stimoli adeguatamente i sistemi sottocorticali di controllo del movimento. Continuiamo il discorso sull’archeopropriocezione cominciata in questo nuovo millennio. Per anni il miglioramento della forma fisica si è basato prevalentemente sullo sviluppo della forza muscolare e dell’efficienza cardiocircolatoria. Purtroppo però l’uso sistematico di strumenti di muscolazione e cardiofitness non sempre ha consentito di ottenere risultati adeguati alle aspettative. Vi siete mai chiesti perché? Forza, resistenza e velocità sono da sempre considerate qualità che un atleta deve possedere per il raggiungimento di una buona performance. Queste qualità diventano inutilizzabili se i sistemi sottocorticali di controllo del movimento che gestiscono i segnali archeopropriocettivo-ottici e vestibolari non hanno un livello funzionale adeguato. La qualità dei movimenti, nelle azioni sportive dei grandi atleti o nella vita quotidiana di ogni persona, dipende dall’efficienza di questi sistemi. Una proposta di miglioramento o mantenimento della forma fisica non può quindi trascurare questo aspetto che riguarda qualità, economia e sicurezza dei gesti motori. È importante sottolineare quindi che questo sistema di controllo: - modifica continuamente la sua funzionalità in base al livello abituale di utilizzo; - in caso di regressione da “non uso” ha bisogno di gestire flussi propriocettivi ad alta frequenza per potersi riportare su livelli funzionali più elevati; - mantiene una formidabile “allenabilità” a tutte le età, anche dopo lunghi periodi di regressione funzionale. La raffinata capacità di controllo dei movimenti che caratterizza gli atleti più evoluti e che consente loro di esprimersi ai massimi livelli della prestazione tecnica dipende in misura importante dall’efficienza dei sistemi di controllo. Studi condotti presso il Dipartimento di Ricerche della Scuola Universitaria in Scienze Motorie di Torino, evidenziano che le qualità di controllo e gestione della postura in condizioni di disequilibrio proprie degli atleti di élite, sono facilmente raggiungibili anche da giovani non atleti ed anziani con evidente vantaggio in termini di prestazione fisica per gli uni e sicurezza nella deambulazione per gli altri. 1 Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 Allenamenti specifici di tipo archeopropriocettivo consentono, da soli o integrati in un circuito, di portare al massimo l’efficienza dei sistemi di controllo sottocorticale, dal cui livello di funzionalità dipendono anche mantenimento e sviluppo del trofismo muscolare. Non si deve dimenticare infatti che l’inibizione del sistema propriocettivo inibisce la contrazione muscolare. In altre parole un allenamento per lo sviluppo della forza e di altre capacità condizionali perde gran parte della sua efficacia se non è stato adeguatamente attivato il sistema archeopropriocettivo. Allenare il sistema di controllo del movimento diventa quindi un’esigenza prioritaria. Andrà quindi valutato, in primo luogo, il livello funzionale del sistema archeopropriocettivo. Il test relativo agli arti inferiori consiste nel valutare la capacità di gestione del disequilibrio su tavola basculante-traslante con feedback visivo e successivamente la stabilità funzionale dell’arto inferiore (eliminando le possibilità di intervento degli arti superiori e del tronco). 2 Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 Questa rivoluzionaria metodologia di allenamento derivata da anni di studi ed esperienze pratiche, consente agli operatori di disporre di una marcia in più nella preparazione e nella rieducazione. La sua applicazione all’interno di un centro fitness rivoluziona completamente il tipo di approccio con il cliente, in quanto, privilegiando in un primo momento la sicurezza, l’armonia dei movimenti e la postura prepara al potenziamento muscolare. Esempio di tabella d’allenamento per gli arti inferiori con esercitazioni archeopropriocettive integrate (durata 1 h). 3 Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 Esempio di tabella di training archeopropriocettivo riattivante. Esercizio archeopropriocettivo su tavola basculante-traslante con feed-back visivo. 4 Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 Movimento di squat dopo attivazione massimale archeopropriocettiva. Feed-back e tracking visivo ll feed-back visivo (=informazione visiva di ritorno) aumenta notevolmente il numero di situazioni biomeccaniche che il soggetto in appoggio deve gestire nell’unità di tempo. L’inclinazione-traslazione della tavola, che ad ogni istante viene comunicata attraverso la traccia sul monitor, “aggancia” (tracking=aggancio, inseguimento) infatti il soggetto ad una nuova situazione da gestire. Una tavola di Freeman senza feed-back visivo consente di lavorare soltanto a basse frequenze. Conseguenza della gestione di situazioni biomeccaniche ad alta frequenza è l’elevato flusso di segnali diretto verso i centri nervosi, che vengono addestrati ad interpretarli in modo corretto e a fornire risposte adeguate sempre più rapidamente. Per i centri nervosi si tratta di un efficacissimo esercizio di traduzione simultanea dei segnali propriocettivi: è un vero e proprio corso di lingua “full immersion”. In modo simile un pilota di Formula Uno migliora le sue prestazioni solo se guida un’auto che consenta di raggiungere le alte velocità di gara. Percorrere lo stesso circuito con un’utilitaria, sarebbe invece inutile per il basso numero di situazioni da gestire nell’unità di tempo. 5 Professione Fitness, Giugno – Luglio, 2000 Il tracking (aggancio) visivo. Il feed-back visivo in tempo reale delle inclinazioni-traslazioni della tavola “aggancia” i sistemi di controllo sottocorticale, consentendo la gestione ad alta frequenza dell’instabilità. Occhi aperti – occhi chiusi Contrariamente a quanto si potrebbe ritenere il feed-back visivo comporta un flusso di segnali propriocettivi notevolmente superiore rispetto ad una situazione gestita ad occhi chiusi. L’esclusione di un canale sensoriale determina sicuramente un maggior impegno da parte degli altri analizzatori sensoriali, ma in assenza del feed-back visivo il numero di situazioni che vengono gestite nell’unità di tempo si riduce drasticamente con conseguente riduzione del flusso di segnali propriocettivi. La gestione della verticalità diventa più grossolana perché viene a mancare il sistema di puntamento visivo, meccanismo fondamentale insieme a quello archeopropriocettivo per assicurare il controllo posturale. In conclusione la gestione ad alta frequenza di situazioni biomeccaniche elementari consente ai nostri sistemi di controllo sottocorticale di riappropriarsi di livelli funzionali adeguati, necessari a garantire sicurezza e qualità dei movimenti che un tempo erano una caratteristica comune dell’uomo e oggi sono spesso prerogativa esclusiva dei grandi atleti e degli animali che vivono in libertà. 6