La musica barocca

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La musica barocca
L'arte, la poesia e la musica del Seicento e della prima metà del Settecento sono indicate con il termine barocco. I caratteri
più evidenti di questo stile sono la grandiosità, la potenza, la teatralità e la ricerca di complicati effetti decorativi, che rispecchiano
la fastosità delle nascenti monarchie assolute europee.
Anche le maggiori città italiane (soprattutto Roma, Firenze e Venezia) riescono a inserirsi con prestigio nella vita artistica
europea: anzi, si può affermare che il centro più importante in tutta Europa e nel quale il barocco affonda le sue radici fu proprio
Roma. Nel Seicento la nobiltà è ancora la classe dominante, ma in quest'epoca si va affermando un'altra classe, la borghesia, assai
potente sul piano economico, che rappresenta la fascia produttiva (banchieri, mercanti, manifatturieri, artigiani) e che costituirà
l'anello di congiunzione tra la miseria dei contadini e braccianti (sempre più poveri) e la smisurata ricchezza dei nobili.
Le corti dei nobili si affermano prepotentemente come centri dell'attività musicale. Cantanti, strumentisti, compositori,
maestri di cappella e maestri di danza gravitano intorno alle lussuose residenze dei monarchi assoluti che, senza badare a spese, cercano di dare un'immagine di magnificenza e di grandezza. Ogni avvenimento importate, pubblico o privato, viene solennemente festeggiato per giorni interi e in queste feste la musica costituisce l'attrazione principale: teatro in musica, danza, balletto, musica
strumentale.
Il pubblico non è più costituito da nobili, ma anche da ricchi borghesi, ambiziosi di prestigio sociale. La Chiesa, nel frattempo, perde sempre più la sua egemonia in campo musicale, mentre sta per nascere un luogo che dominerà la vita musicale fino
agli inizi del Novecento: il teatro.
Nel Seicento inizia dunque per la musica un importante periodo che si trarrà fino a metà del Settecento e vedrà la nascita
di generi, stili e forme musicali completamente nuovi.
Le principali novità saranno:
• l'affermazione e la diffusione del melodramma;
• lo sviluppo dell'oratorio;
• il declino della polifonia che si trasforma in armonia (accordi che accompagnano la melodia o monodia accompagnata);
• la differenziazione delle musiche da sonar (sonata) e musiche da cantar (cantata);
• la diffusione e la riscoperta degli strumenti: organo, clavicembalo, violino;
• il declino dello stile a cappella (solo voci) e l'affermazione dello stile concertante (voci e strumenti);
• la nascita dell'orchestra e di due forme prettamente orchestrali: il concerto grosso e il concerto solista;
• la nascita del balletto;
• lo sviluppo della suite strumentale;
• la differenziazione nella destinazione d’uso della musica profana: genere teatrale per il teatro e genere cameristico per le
camere, cioè per le stanze dei signori.
IL MELODRAMMA
Il melodramma (dal greco melos: "canto" e dramma: "azione scenica") detto anche opera lirica o, più semplicemente,
opera, è lo spettacolo in cui la recitazione teatrale si svolge attraverso il canto e la musica: è una diretta conseguenza della monodia
accompagnata, nata nell'ambito della Camerata dei Bardi a Firenze.
L'anno della vera e propria nascita del melodramma fu il primo anno del nuovo secolo, il 1600, anno in cui a Firenze, si
rappresentò l'opera Euridice di Giulio Caccini.
Da Firenze questo nuovo stile musicale si diffuse a poco a poco in altre città, sempre nei palazzi principeschi e per un pubblico colto e aristocratico: l'allestimento di un'opera comportava infatti preparativi complessi e molto dispendiosi.
Un tentativo fatto a Venezia cambiò la situazione. Nel 1637 fu aperto il primo teatro a pagamento, il San Cassiano, e finalmente anche le persone di ceto medio poterono assistere alla rappresentazione di un melodramma. Il pubblico accorse numeroso
e dimostrò di gradire molto questo tipo di spettacolo. In conseguenza di questo successo altri teatri furono aperti in varie città italiane, in particolare a Roma.
Contemporaneamente alla diffusione del melodramma nacque la figura dell' "impresario”, che scritturava poeti, musicisti,
cantanti, strumentisti, scenografi, ballerini e organizzava la rappresentazione dell'opera.
In questa nuova situazione era il giudizio della gente che decideva la sorte e la fortuna degli artisti e dell'impresario.
Acquistò così molta importanza la messa in scena, che doveva sbalordire il pubblico con la grandiosità delle scenografie, e la
bravura dei cantanti lirici, ai quali si chiedevano voci sempre più eccezionali.
E’ chiaro che la qualità del melodramma, in quanto opera d'arte, spesso risentì negativamente di queste esigenze esteriori
dello spettacolo.
I CARATTERI DEL MELODRAMMA
Come è fatta un'opera lirica? E’ un dramma, serio o divertente, è un'azione scenica che ha uno svolgimento unitario; la musica contribuisce in modo determinante a mettere in rilievo i personaggi e a far comprendere i loro sentimenti.
L'insieme dei dialoghi e delle azioni è in genere tratto da una storia, da un romanzo o da una leggenda; i dialoghi vengono
adattati alla scena e messi in versi al fine di essere più facilmente rivestiti di musica; essi costituiscono il libretto d'opera.
Quest'ultimo è un piccolo libro stampato in molte copie che viene messo a disposizione degli spettatori perché siano in
grado di seguire la trama della vicenda. Se il genere del libretto è drammatico oppure tragico si parla di opera seria; se è comico o
satirico si parla di opera buffa.
L'autore del libretto, il librettista, è un letterato con una profonda esperienza teatrale e musicale: egli infatti deve saper tenere conto non soltanto delle esigenze sceniche, ma anche di quelle musicali e alternare nella giusta misura i recitativi, ovvero le
recitazioni cantate a verso libero, le arie, cioè i brani ampiamente melodici e a strofe, i duetti, i terzetti, i quartetti e i concertati,
ossia i brani per più voci e orchestra. I due elementi che stanno alla base dell'intera opera sono il recitativo e l'aria.
Nel recitativo, detto anche parlato melodico, la musica è strettamente legata alle parole del discorso; è quasi una recitazione cadenzata, che permette al pubblico di capire le varie situazioni della vicenda. Nel recitativo, dunque, la parola è più importante del canto. L'aria, invece, è un brano completamente cantato che segue una linea melodica molto varia e agile e che perciò
permette al cantante di manifestare la sua bravura. Nell'aria, la musica prevale sulle parole, in quanto è l'espressione puramente musicale dei sentimenti dei vari personaggi.
LA MUSICA STRUMENTALE
Il melodramma e la musica strumentale del 1600, pur così diversi tra loro, avevano un elemento in comune: protagonista
era quasi sempre un solista virtuoso, capace di usare il proprio strumento (tale infatti è anche la voce) per trarre effetti mai sentiti
prima ed entusiasmare il pubblico.
Questo parallelismo trova conferma anche nello sviluppo di alcune forme musicali: ad esempio della cantata (un pezzo da
cantare) oppure della sonata (un pezzo da suonare), da camera o da chiesa a seconda della loro destinazione profana o sacra.
Nel Seicento nacque un’altra forma musicale nuova: il concerto, che si differenziava in concerto grosso e concerto solista.
Il concerto grosso era una composizione strumentale dove un piccolo gruppo (formato da 2 o 3 strumenti) chiamato “concertino” si
alternava con il cosiddetto “concerto grosso” o “ripieno” (formato da tutto il gruppo) creando così un gioco di “pieni” e di “vuoti”.
Alla fine del secolo questa forma di concerto lasciò il posto al concerto solista: un solo strumentista si contrapponeva a
tutta l’orchestra. Tipica, all’interno del concerto solista, era la presenza della cosiddetta “cadenza”: ad un certo momento
l’orchestra cessava di suonare e lasciava al solista la possibilità di lanciarsi in passaggi liberi nei quali rielaborava e variava i temi
principali del discorso per mostrare la propria abilità. Altre forme musicali del periodo barocco sono:
• Suite: composizione strumentale basata su una successione di danze, destinata però all’ascolto e non alla danza e utilizzata come musica d’intrattenimento per i nobili.
• Oratorio: forma musicale “drammatica”, che prevede la narrazione di un evento sacro, con personaggi e dialoghi; tale
genere non è destinato, però, alla rappresentazione: viene cantato da solisti e coro immobili, senza scene e costumi,
ma con accompagnamento orchestrale. Veniva rappresentato in locali detti “oratori”.
Nel Seicento si affermarono definitivamente strumenti già noti da tempo, come l'organo, o di recente diffusione, come il
clavicembalo e il violino. Organo e clavicembalo erano considerati molto vicini: alcune pagine musicali si adattavano a entrambi gli
strumenti e spesso gli esecutori erano in grado di passare dall'uno all'altro senza difficoltà.
La più caratteristica forma di accompagnamento strumentale del periodo barocco prese il nome di “basso continuo”: era
formata da una successione di accordi suonati in modo continuo; inoltre il suono più grave di tali accordi veniva poi anche intonato
da uno strumento grave, in genere il violoncello, in modo da sostenere meglio gli accordi stessi.
Conseguenza di questa affermazione della musica strumentale fu lo sviluppo tecnico nella costruzione degli strumenti
stessi. Primo fra tutti fu il violino, che si impose nei confronti degli altri strumenti ad arco grazie anche ad abilissime scuole di
“liuteria”, cioè di costruttori, come quelle cremonesi degli Amati, Guarneri e degli Stradivari, le cui famiglie si tramandavano i segreti di padre in figlio.
AUTORI
Tra i numerosi autori di melodrammi ricordiamo: Claudio Monteverdi e Giovanni Battista Pergolesi; per le
composizioni strumentali: Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Antonio Vivaldi e Arcangelo Corelli.
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