Il ruolo dell`Islàm nello sviluppo delle arti - Arte-e

ArteScienza N. 4 dicembre 2015
Il ruolo dell’Islàm
nello sviluppo delle arti
Giovanna Ardesi∗
Sunto: Le distruzioni dei monumenti archeologici in Siria e in Iraq non hanno nulla a
che vedere con l’Islàm storico, che nei primi secoli della sua esistenza ha favorito lo sviluppo delle scienze e delle arti, partendo dal rispetto di tutte le testimonianze artistiche e
architettoniche del passato.
Parole Chiave: Islàm, rispetto dei monumenti, scienza, rinascita dell’Occidente.
Abstract: The destruction of the archaeological monuments in Syria and in Iraq have
nothing to do with traditional Islàm, as in the first centuries of its existence Islàm has
fostered the development of the sciences and the arts, starting with the respect of all artistic and architectural testimonies of the past.
Keyword: Islàm, respect of monuments, science; rebirth of the West.
Citazione: Ardesi G., Il ruolo dell’Islàm nello sviluppo delle arti, «ArteScienza»,
Anno II, N. 4, pp. 27-38.
Questo articolo è dedicato all'archeologo siriano Khaled alAssad, già direttore del sito archeologico di Palmira, brutalmente
assassinato il 18 agosto 2015 dai jihadisti dell'ISIS, per non aver voluto svelare il luogo dove aveva nascosto centinaia di statue romane sottraendole in tal modo alla distruzione. L'articolo vuole porre
in evidenza l'estraneità culturale del vero Islàm rispetto a coloro
che indebitamente oggi insanguinano il mondo in suo nome.
∗
Associazione "Archeoclub d’Italia" – Sede Tuscolana; [email protected].
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ArteScienza, anno II,
I dicembre 2015, N.4,
N. ISSN 2385-1961
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Gli arabi con tale atteggiamento di rispetto e stima poterono
godere di tutti i vantaggi derivanti dalle scienze e tecnologie dei
popoli conquistati. E diventarono in tal modo scolari modello nei
vari centri di cultura dei territori sottratti all'Impero Romano d'Oriente. In figura 2 sono mostrati in arancione e rosa le conquiste islamiche ed è mostrato con la linea verde il confine dell'Impero
Romano d'Oriente all'inizio di tali conquiste.
Fig. 2 - Il Mediterraneo nei secoli VII-XI e le conquiste islamiche fino al 945.
Così, mentre la scienza dal IX al XIV secolo si sviluppò nel
mondo arabo e nell'Europa occidentale islamica, dal VI all'XI secolo raggiunse il livello culturale più basso nell'Europa occidentale
cristiana.
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Fu soltanto grazie all'influsso dei trattati scientifici greci e arabi se nell'XI secolo si diffuse la scienza medica in Europa e poté
risorgere nel XII secolo un corpus effettivamente nuovo di letteratura scientifica.
Ma tornando al VII secolo, ricordiamo che i seguaci di Maometto giunsero a Giundishapur nella Persia centro-occidentale e vi
trovarono una eccellente Scuola scientifica e filosofica. Questa era
nata dopo l'anno 529, quando l’imperatore bizantino Giustiniano
aveva decretato la chiusura della Scuola di Atene, finendo per costringere gli studiosi di una comunità cristiano-nestoriana, minacciati dalle persecuzioni, a rifugiarsi in Persia per continuare a coltivare medicina, filosofia, matematica e astronomia.
Furono questi studiosi della Scuola di Giundishapur a tradurre per gli arabi, dal greco al siriaco, le opere di Ippocrate, Galeno,
Euclide, Eutocio, Archimede, Platone, Aristotele, Apollonio e To-
Fig. 3 - Il teatro di Palmira.
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lomeo. L'Islàm non solo non fece distruggere nulla ma, anzi, liberò
gli scienziati di Giundishapur, che si trasferirono prima a Damasco, la capitale del califfato degli Omàyyadi, e in seguito si trasferirono a Baghdad, fondata tra il 762 e 767 dal califfo al-Mansūr e
capitale del califfato d'oriente degli Abassidi fondato dal suo predecessore Abu al-'Abba's nel'anno 750. Fu Baghdad che nei secoli
successivi divenne, grazie agli arabi, erede della cultura di Atene e
di Alessandria d'Egitto e centro indiscusso della scienza mondiale.
Ricordiamo anche che nell'anno 815 il califfo al-Ma'mùm, a
somiglianza del glorioso Museo di Alessandria, fondò a Baghdad
il primo importante istituto pubblico di ricerche filosofiche e scientifiche dell'Islàm, la "Casa della Sapienza", dove uno stuolo di traduttori metteva a disposizione degli scienziati di lingua araba tutto lo scibile ellenico e orientale. Fu questo il primo anello di una
catena di scuole di studi superiori che anticiparono di quasi quattro secoli l'istituzione delle prime università europee. Di tutto questo dovrebbero essere consapevoli gli jihadisti del sedicente Stato
Islamico dell'Iraq e della Siria (ISIS)!
2. Un crimine contro l'umanità
In Siria l’archeologo
Khaled al-Assad aveva
cercato di salvare il sito
archeologico di Palmira,
restando sul luogo nella
convinzione che la sua
presenza fosse sufficiente
a tenere lontano i fondamentalisti. È stato ucciso
dall'ISIS il 18 agosto 2015,
Fig. 4 - Tempio di Baal Shamin.
decapitato davanti a centinaia di persone e poi appeso a una colonna romana. Costoro distruggono ciò che è diverso dalla civiltà islamica, credendolo te31
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stimonianza che porta a idolatria e quindi da condannare. E non
solo distruggono, ma concedono anche a bande armate di fare
scavi clandestini pretendendo da loro il pagamento di una tangente, che va dal 20 al 50%, sulle vendite dei reperti nel mercato clandestino dell’antiquariato, specialmente turco.
E tutto questo accade per mancanza del controllo del territorio. Perché è stato permesso tutto questo? Perché non si è pensato
a salvaguardare i siti archeologici dell’Iraq e della Siria inviando i
caschi blu dell’ONU a protezione, malgrado le denunce dell'UNESCO? Khaled al-Assad ha provato a proteggere Palmira da solo. Il
sito, con i suoi templi dedicati al cielo e all’acqua, era già nel 1000
a.C. una città carovaniera tra le più importanti non solo della Siria
ma di tutto il Medio Oriente. Passata sotto il controllo di Roma
all’epoca di Tiberio (14-37 d.C.) Palmira ebbe un notevole sviluppo
sotto l’imperatore Adriano. Di essa è rimasto ben poco. La barbarie è stata compiuta. L’UNESCO, che diversi anni fa aveva inserito
Palmira nella lista dei siti del patrimonio mondiale da proteggere,
oggi parla di crimine contro l’umanità.
3. L’arte islamica e l’uso delle immagini umane
La comunità islamica degli inizi accettò civiltà, culture e tradizioni dei popoli che andava conquistando al di fuori della penisola arabica purché non fossero in diretto contrasto con l’Islàm. In
tal modo l’arte islamica si sviluppò con l’uso di forme, stili e tecniche altrui, adattate ai valori e alle idee proprie dell’Islàm. L’arte
islamica è, pertanto, soprattutto espressione della religione, cioè
della estetica corrispondente alla concezione del mondo indicata
dai dettami del Corano.
L’arte islamica si ispirò prima al modello bizantino sotto il califfato degli Omàyyadi e poi al modello persiano del califfato degli Abassidi. È da tener presente che i musulmani d’Arabia, senza
una propria tradizione artistica, avevano una comprensione molto
limitata delle possibilità dei simboli e dei significati dati alla for32
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Fig. 5 - Tempio di Bel a Palmira.
ma. L’Islàm considerava l’uso delle immagini umane nell’arte una
caratteristica importante del cristianesimo. Il Corano, libro sacro
per i musulmani in quanto dettato da Dio, non vietava espressamente le immagini umane, poiché vietava soltanto la realizzazione degli idoli adorati dai pagani. La Bibbia, invece, libro sacro degli ebrei, le aveva condannate espressamente. Nell’Esodo, infatti,
si legge:
Non farai alcuna immagine scolpita o qualsiasi ritratto di nulla in cielo, o che è quaggiù sulla terra, o nelle acque, o che trovi sotto la terra.
Nei confronti delle immagini cristiane la tradizione vuole che
il profeta Maometto aveva dato l’ordine di cancellare solo quelle
presenti nei luoghi religiosi dell’Islàm, ad eccezione di quelle che
rappresentavano la Vergine Maria e Gesù. Dopo la morte del Profeta rimase il divieto non scritto di ritrarre nelle moschee le immagini umane, compresa quella dello stesso Maometto e dei santi
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dell’Islàm. E nemmeno una rappresentazione di Dio in quanto veniva percepito come non rappresentabile.
Dal IX secolo l’estetica islamica crebbe fino a dominare la cultura. Venne compilato in modo organico l’insieme degli Hadith
(racconti orali di quello che Maometto diceva e faceva, tramandati
dai trasmettitori arabi), che portò a divieti specifici nei confronti
delle arti.2
Fig. 6 - Moschea di Umar o della Roccia a Gerusalemme.
I teologi musulmani concepivano l’arte come imitazione perfetta della natura e imposero ulteriori restrizioni all’uso di immagini o rappresentazioni. L’artista poteva, infatti, riprodurre solo i
tratti generali più caratteristici di una persona, senza conferire alla
figura una specifica individualità, in quanto non doveva competere con l’atto creativo di Dio. Solo Dio, dicevano i teologi musulmani, può assegnare una individualità. Ma gli artisti trovarono il
modo di aggirare tali interdizioni. Essi abbandonarono da un lato
il principio di imitazione perfetta della natura, e dall’altro lato utilizzarono la miniatura come uno spazio bidimensionale pittorico
con forme e colori assemblati con un certo ordine. Così, sia le figu2
Cfr. Alexandre Papadopoulo, Islam and Muslim Art, Reissue edition, marzo 1994.
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re umane sia gli animali vennero dipinti in due dimensioni, cioè
piatti senza prospettiva. La spiegazione sta nel fatto che l’arte islamica intese la prospettiva solo come spirituale e quindi unicamente intuitiva. Lo scopo di ciò era quello di far comprendere il
rapporto tra l’esistenza eterna di Dio e l’esistenza transitoria del
mondo.3
4. Le decorazioni dell’architettura islamica
La concezione islamica ha influenzato anche l’architettura.
L’elemento base della decorazione degli edifici era floreale, geometrico e calligrafico. La calligrafia araba è uno degli elementi decorativi originali dell'arte islamica e divenne, assieme alla decorazione geometrica, un significativo strumento iconografico e ornamentale.
Le decorazioni geometriche, con la tessellazione di intere superfici tramite forme a stelle e poligonali, dimostrano che non era-
Fig. 7 - Particolare delle decorazioni geometriche e
calligrafiche della Moschea della Roccia a Gerusalemme.
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Cfr. Sri Nitin Kumar, L’Islam, l’Estetica mistica, Culturweb.
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no frutto soltanto dell’abilità di una affermata scuola artigiana ma
dell’applicazione di una vera e propria scienza. Il disegno era elaborato con una tecnica che in apparenza creava forme sempre diverse. Nel 2007, invece, è stato scoperto che tali forme obbedivano
a criteri complessi di simmetria che sono stati studiati dal matematico e fisico britannico Roger Penrose negli anni Settanta del secolo
scorso.4 Nel febbraio del 2007 il fisico americano Peter J. Lu ha dichiarato su “Repubblica.it” che nel XV secolo «gli arabi erano più
avanti di noi di almeno 500 anni. Usavano formule matematiche
del XX secolo».
Fig. 8 - Decorazioni geometriche islamiche.
Non si può non notare come l’architettura islamica abbia dato
grande importanza alla bellezza e all’armonia delle forme.
Le case venivano costruite in armonia con la natura perché ciò
corrispondeva a un bisogno spirituale dell’uomo. Il centro della
casa islamica era il giardino ricco di piante, racchiuso da una corte
in muratura quadrata con quattro ingressi, secondo i quattro punti
cardinali. Il giardino con al centro la fontana era considerato il
luogo sacro dell’abitazione, in quanto era dedicato alla meditazione. Esso rappresentava l’intimità spirituale e il paradiso interiore.
4 Per maggiori dettagli rimandiamo all'articolo di Luca Nicotra Il ruolo dell'Islàm nello sviluppo delle scienze, in questo stesso numero di «ArteScienza».
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Fig. 9 - Architettura islamica con colonne, archi e volte.
L’architettura islamica ha avuto come forma tipica la cupola
sorretta da pilastri. La sacra triade dell’architettura islamica è rappresentata dalla colonna, l’arco e la cupola, in quanto dalla combinazione di tali tre elementi deriva la bellezza e l’originalità che la
caratterizzano. Le principali tipologie costruttive dell’architettura
islamica sono la moschea, la tomba, il palazzo e la fortezza.
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