6. I DISPOSITIVI ATTIVI I dispositivi attivi servono per elaborare segnali logici; per elaborare segnali analogici; per regolare flussi di potenza elettrica. 6.1. DISPOSITIVI ATTIVI PER ELABORAZIONI LOGICHE Il dispositivo ideale per applicazioni logiche è un interruttore comandato o un dispositivo che si comporta come un interruttore comandato. La fig.6.1 mostra un dispositivo attivo ideale per applicazioni logiche. Allo stato “on” si può associare il valore 1, allo stato “off” il valore 0 di una variabile logica. Nella stessa figura è riportata la caratteristica corrente - tensione di un simile dispositivo. Vedremo come caratteristiche del genere possano essere individuate nelle situazioni limite di funzionamento di dispositivi reali, (transistori), usabili in linea di principio anche per applicazioni analogiche. vi vi alto interruttore chiuso vi alto basso stato interruttore on off variabile logica 1 0 vi basso interruttore aperto Fig.6.1:Dispositivo attivo ideale per applicazioni logiche. 6.2. DISPOSITIVI ATTIVI PER ELABORAZIONI ANALOGICHE Il dispositivo ideale per applicazioni analogiche deve regolare con I continuità l’uscita in funzione di una grandezza elettrica costituita I =g mVi Vi = cost dalla variabile di ingresso. Inoltre un dispositivo ideale dovrebbe (I = hIi) (Ii = cost) presentare una relazione lineare tra il comando e la grandezza comandata. Naturalmente il dispositivo è attivo nel senso che regola la potenza erogata da una sorgente esterna (alimentatore, batteria). V Fig.6.2: Caratteristiche di un Un dispositivo ideale di questo genere è schematizzabile come un dispositivo ideale per generatore di corrente o di tensione, comandato dalla grandezza di applicazioni analogiche. Il ingresso, a sua volta una corrente o una tensione. Un dispositivo pedice “i” si riferisce elettronico attivo per elaborazioni analogiche dovrebbe comportarsi all’ingresso o grandezza di come in fig.6.2, in cui si è supposto che la grandezza comandata sia la corrente e si è prevista la possibilità che il dispositivo sia comando comandato in tensione o in corrente. I dispositivi reali si comportano come quelli ideali in campi limitati: dinamica è l’intervallo in cui il componente viene utilizzato in modo lineare: la definizione I dipende dalla precisione richiesta. Confrontando le figg.6.1 e on 6.2 che riportano le caratteristiche ideali di un dispositivo per zona lineare applicazioni logiche e di un dispositivo per applicazioni analogiche, si vede come la prima possa essere ritenuta una situazione limite della seconda. Infatti riuniamo le due off V caratteristiche (fig.6.3) e tracciamo una retta di carico relativa a n Fig.6.3: Zone di funzionamento un circuito in cui sia inserito il dispositivo attivo. Al variare del di un dispositivo attivo. punto di lavoro sulla retta di carico il dispositivo può passare dallo stato on a quello off oppure può restare in zona lineare. Vedremo che se il dispositivo è lineare l’uscita copia l’ingresso, senza distorsioni. L’ipotesi di piccoli segnali consente la linearizzazione delle caratteristiche. 6.3. CIRCUITO EQUIVALENTE AI PICCOLI SEGNALI DI UN DISPOSITIVO IDEALE PER APPLICAZIONI ANALOGICHE. Vediamo ora come un dispositivo ideale per elaborazioni analogiche equivalga a un generatore comandato dal segnale di ingresso e possa funzionare da amplificatore della grandezza di ingresso. Consideriamo il circuito di fig.6.4:, in cui il doppio bipolo evidenziato con tratto più marcato è un dispositivo che funziona come regolatore di corrente, cioè regola il flusso di una corrente a seconda del valore assunto da un segnale di ingresso. Le caratteristiche, riportate in figura 6.5, mostrano che il dispositivo accetta una corrente, che non dipende dalla tensione ai suoi capi (in effetti questa ipotesi semplificativa sarebbe inessenziale), ma solo da un segnale vi, con il quale varia in modo lineare. Non sfugga l’analogia di questo dispositivo con una valvola, che regola su comando il flusso, per esempio di un liquido. Da qui il nome “valvola” dato ai tubi elettronici. R iC iC vi crescente VA vi vC IC0 vi=0 vi calante Fig.6.4: Circuito con dispositivo ideale che regola il flusso della corrente su comando di un ingresso. Si supponga che si possa scrivere: vC Fig.6.5: Caratteristiche di regolatore di corrente ideale. un iC G vi IC0 , dove IC0 è il valore della corrente totale a riposo, cioè per vi 0 . L’espressione non fa altro che tradurre in equazione le caratteristiche del dispositivo. Si ha allora, con riferimento al circuito di figura (retta di carico) VA RiC vC e sostituendo a iC l’espressione precedente (equazione del dispositivo): VA RG vi RIC0 vC che determina i possibili valori di vC e quindi di iC (soluzioni del sistema di equazioni del dispositivo e della retta di carico). La fig.6.6 mostra la soluzione grafica sul piano delle caratteristiche. Se vi 0 , dall’ultima relazione si ha: VA RIC0 vC che permette di trovare il valore vC VA RIC0 VC0 iC di equilibrio di vC , cioè il punto di lavoro a riposo. Al variare di v i il punto di lavoro si sposta lungo la retta di carico. Cerchiamo ora di esprimere le variazioni vc di vC in funzione di v i . IC0 vi=0 Dalla VA RG vi RIC0 vC otteniamo vC VC0 VA vC VA RG vi RIC0 Fig.6.6: Individuazione del ma, poiché VA RIC0 VC0 punto di lavoro a riposo. scrivendo vC VC0 vc si avrà: VA R vc RGvi Possiamo riportare il risultato sul piano iC , vC della figura precedente (fig.6.7). Si noti che se v i cresce vc cala (inversione di fase). Se il prodotto RG è sufficientemente grande, si ha amplificazione, cioè vc v vi con v 1. Dall’espressione vc RGvi si vede che per il segnale il dispositivo attivo equivale a un generatore di corrente comandato dalla tensione di ingresso v i , come iC mostrato in fig.6.8. La figura rappresenta quindi il circuito VA/R equivalente ai piccoli segnali del dispositivo regolatore di corrente, avente come carico la resistenza R. IC0 vi=0 vi VC0 VA vc Gv i R vc vC Fig.6.8: Circuito equivalente ai piccoli segnali del circuito di fig.6.4. Riprendendo poi in considerazione l’espressione t VA RiC vC Fig.6.7: Escursione del punto di lavoro sulla retta di carico al della retta di carico e moltiplicando ambo i membri per la variare del segnale di ingresso e corrente iC totale nel circuito, si ha la seguente relazione tra segnale di uscita. le potenze: V AiC RiC 2 vC iC dove il primo termine rappresenta la potenza totale erogata dalla batteria o alimentatore, vCiC è quella dissipata nel dispositivo attivo e RiC 2 è dissipata nel carico.