5.4. La sala n. 2 : pittori toscani

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5.4. La sala n. 2 : pittori toscani
Rispetto all’allestimento originario troviamo, nel 1963 1, undici nuove opere collocate in questa
sala.
1
Fornisco qui l’elenco completo delle opere presenti in sala contenuto nel catalogo di Sidoli del 1963:
1) Abbati- Autoritratto
2) Pasquini- Interno di stalla e mucca
3) Gioli Luigi- Piazza SS. Trinità a Firenze
4) D’Ancona- Ciociara
Ipotesi di ricostruzione della sala 2
(I numeri del disegno corrispondono a quelli dell’elenco)
5) Banti- Eleonora ed il Tasso
6) Banti- Bimbi al sole
7) Signorini- Asinello poppante
8) Fattori- Pattuglia di lanceri
9) Boldini- Ritratto di signora
10) Fattori- Aspettando
11) Lega- Pagliai al sole
12) Lessi- Donna in giardino che ricama
13) Sernesi- Castiglioncello
14) Mussini- Tramonto
15) Muzzioli- Ritratto di giovane bionda
16) Cabianca- Ponte veneto con donne
17) Serra- Battaglia di Praga- bozzetto
18) Natali- Lottatori
19) Gioli Francesco- Boscaioli
20) Biseo- Le favorite dell’harem
21) Panerai- Pineta
22) Puccini- Vecchio ponte
23) Pasini- Moschea di Thulum
24) Follini- Porto di mare
25) Pasini- Porta d’acqua a Venezia
26) Pasini- Cammelli in riposo
27) Giuliano- Paesaggio roccioso
Nove di queste sono entrate nella galleria dopo l’inaugurazione e quindi non figurano
nell’allestimento del 1931: “Ciociara” di D’Ancona nel 1934, “Aspettando” di Fattori nel 1936,
“Lottatori” di Natali nel 1934, “Pineta” di Panerai nel 1934, “Vecchio ponte” di Puccini nel 1932,
“S. Gemignano” di Cannicci nel 1939, “Pittore e frutta” di Oscar Ghiglia nel 1934, “Porto” di
Follini nel 1935 (che Berzolla nel suo articolo del 1937 descriveva nella sala 3 2) e “Paesaggio
roccioso” di Giuliano nel 1934 che, come abbiamo visto nel capitolo 3, in una fotografia depositata
presso l’archivio fotografico Croce di Piacenza, eseguita dopo il 1934, compare collocato nella sala
3 3. Le altre due opere aggiunte sono due acqueforti che nell’allestimento originario erano poste
nell’antisaletta 8; questa piccola sala era infatti riservata ad opere di bianco e nero, ma nel 1963
cambia destinazione per raccogliere, come vedremo, dipinti di artisti lombardi. Esse sono
“Vecchietta” di Chahine e “Maternità felice” di Latouche. La collocazione di due acqueforti, per
giunta di artisti stranieri, appare una scelta abbastanza insolita: nell’allestimento originario come nei
successivi riscontriamo, infatti, la tendenza a separare questa tipologia di opere dai dipinti e dalle
sculture, ma si spiega in parte con la nuova destinazione assunta dalla saletta dove esse erano
collocate e con la volontà di preservare l’esposizione di questi due pezzi notevoli 4.
Di contro quattro opere che, nel 1931, erano collocate in questa sala non vi compaiono più: “Prati in
Valchiglia” di Raffele e “Testina di fanciulla” di Bottero vengono spostate nella sala 3 perché di
artisti piemontesi, “Pesca al tonno” di Sartorio nell’antisaletta 13 dedicata agli artisti del meridione,
dove troviamo anche un suo pastello; e “Il capo” del livornese Bicchi nell’antisaletta 11,
probabilmente per problemi di spazio (infatti quest’opera è ancora documentata in questa sala nel
catalogo del 1950).
L’allestimento della sala risulta più fitto rispetto a quello del 1931 (vi troviamo sette opere in più)
ma mantiene una grande simmetria. La parete di fronte alla porta, pur ospitando opere diverse
dall’allestimento originario, presenta il medesimo schema compositivo: due quadretti accoppiati
alle estremità che racchiudono un gruppo di cinque opere. Troviamo, infatti, “Ritratto di signora” di
Boldini al centro della parete e ai suoi lati i due quadretti di Fattori, a destra “Pattuglia di lanceri” e
28) Cannicci- S. Gemignano
29) Latouche- Maternità felice
30) Chahine- Vecchietta
31) Ghiglia Oscar- Pittore e frutta
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Cfr. P. Berzolla, La galleria d’arte moderna Ricci Oddi in Piacenza, in “La Scure” del 24-1-1937.
3
Cfr. Capitolo n. 3, p. 51 e [Tav. 8 e 9].
4
Inoltre la sala 2 si trova di fronte, e quindi in diretta comunicazione, attraverso il corridoio, alla sala 16, quella
dedicata agli artisti stranieri, e quindi questa collocazione è stata preferita ad altre che, certamente, erano possibili ma
ancora meno attinenti.
a sinistra “Aspettando”; segue su entrambi i lati un’opera di medie dimensioni: a destra “Asinello
poppante” di Signorini e a sinistra “Pagliai” di Lega, e due quadretti accoppiati: a destra “Tasso ed
Eleonora” e “Bimbi al sole” di Banti e a sinistra “Donna che ricama” di Lessi e “Castiglioncello” di
Sernesi.
E’ interessante soffermarsi sulla posizione centrale assunta dall’opera di Boldini. Essa viene a
trovarsi davanti alla porta attraverso cui è visibile “Place d’Anvers” di Zandomeneghi, posta al
centro della parete della sala 16, che si trova esattamente opposta alla sala 2, dall’altra parte del
corridoio [Tav. 2 a pag. 102]. In questo modo vengono messe a stretto confronto due opere
eseguite da artisti italiani, ma profondamente influenzati dall’arte francese (Boldini si trasferisce a
Parigi nel 1872, Zandomenghi nel 1874), di cui, tra l’altro, abbiamo numerosi esempi nella stessa
sala 16. Ciò è reso possibile dalla particolare architettura della galleria che “è concepita come un
grande ambiente opportunamente articolato”
5
e quindi consente interessanti accostamenti anche
tra opere poste in sale diverse ma ben visibili dal corridoio centrale6.
Sull’altra parete lunga troviamo quattro coppie di opere, due per ogni lato della porta 7; anche la
parete corta dove si trova la porta che comunica con la sala 1 presenta una rigida simmetria: su
entrambi i lati della porta troviamo due piccoli dipinti sovrapposti a cui seguono altre due opere di
medie dimensioni 8.
Come nella prima esposizione l’allestimento della sala è basato sul formato dei dipinti e
sull’accostamento di opere singole e di coppie di opere sovrapposte.
5
Cfr. F. Arisi 1973, op. cit., p. 20.
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Questo accostamento è reso possibile a partire dall’allestimento del 1963, in cui “Place d’Anvers” di Zandomeneghi
viene spostata dalla sala 12 alla sala 16, insieme con l’altra sua opera presente in galleria, “Ragazza dal collaretto
bianco”. Le due opere dell’artista veneto rimangono nella sala 16 fino all’allestimento odierno.
7
Partendo dall’estremità destra sono collocate: “Le favorite dell’harem” di Biseo e “Pineta” di Panerai, “Vecchio
ponte” di Puccini e “Moschea di Thulum” di Pasini, al di là della porta troviamo “Porto di mare” di Follini e “Porta
d’acqua a venezia” di Pasini, “Cammelli a riposo” di Pasini e “Paesaggio roccioso” di Giuliano. Anche in questo caso
troviamo le tre opere di Pasini in successione.
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A destra della porta sono collocati “Autoritratto” di Abbati e “Interno di stalla” di Pasquini sovrapposti, a cui seguono
“Piazza SS. Trinità” di Luigi Gioli e “Ciociara” di D’Ancona; a sinistra troviamo “Pittore e frutta” di Ghiglia e
“Vecchietta” di Chahine sovrapposti, a cui seguono “Maternità felice” di Latouche e “S. Gemignano” di Cannicci.
Sull’altra parete corta sono posti: “Boscaioli” di Francesco Gioli, “Lottatori” di Natali, “Battaglia di Praga” di Serra,
“Ponte a Chioggia” di Cabianca, “Ritratto di giovane” di Muzzioli e “Paesaggio” di Mussini.
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