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DAVIDE ORLER
(Mezzano 1931 – Mestre 2010)
ramai da molti anni, se qualcuno pronuncia il nome Orler, immediatamente il pensiero va all’arte delle
antiche icone russe, come se tale nome fosse inscindibilmente connesso a questo mondo e ne costituisse quasi un sinonimo.
Davide Orler fu uno dei pochissimi alpini scampati alla campagna di Russia. Di ritorno dalla guerra
portava con sé una minuscola icona da viaggio, considerandola una sorta di talismano che lo aveva salvato
da quell’immane tragedia. Fra i numerosi viaggi che lo portarono lontano dalla sua terra, fu proprio a Venezia
dove avvenne l’incontro decisivo con l’arte russa: un gruppo di studenti del Bolshoi di Mosca, presso il teatro
la Fenice, gli donarono un certo numero di icone; qualcosa di straordinario scattò in Davide Orler quando
tenne fra le mani quelle prime tavole, con quei fondi oro che evocavano la grande tradizione religiosa e
artistica tramandata per secoli dalla storia russa.
Da allora iniziò a raccogliere le opere russe presso collezionisti e famiglie emigrate, soprattutto in
Germania tra Berlino e Düsseldorf, e facendo del nome Orler in Italia un punto di riferimento per il mercato
delle antiche icone. Riuscì a creare un così importante e meraviglioso patrimonio artistico da essere ammirato
tuttora dalla stessa Russia. Lo sforzo che ha motivato la sua cospicua raccolta raggiunge il suo vero scopo
nella divulgazione e nell’aiuto a comprendere le icone, tenendo conto che in fondo questo coincide anche
con il motivo più puro per il quale esse sono nate: proporsi alla contemplazione silenziosa dello spettatore,
offrendo a ciascuno la possibilità di ottenere riflessi di quella realtà profonda che sfugge alla superficialità
delle nostre giornate.
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Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Compagne di viaggio
Icone russe a rilievo. Esemplari in bronzo da collezione privata (XVI –XIX)
Mostra in onore di Davide Orler
Complesso Monumentale del San Michele a Ripa Grande
Via di San Michele 22 Roma
24 giugno - 26 settembre 2016
Con il patrocinio del Centro Russo di Scienza e Cultura a Roma
presso:
Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Direttore Caterina Bon Valsassina
a cura di:
Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio
Direttore Francesco Scoppola
in collaborazione con
Rettoria del complesso di San Michele a Ripa
Rettore Padre Enzo Pacelli
Istituto Centrale per la grafica
Direttore Maria Antonella Fusco
Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma
Direttore Flaminia Gennari Santori
e con
Direzione Generale Archeologia
Direttore Gino Famiglietti
Direzione Generale Arte e architettura contemporanee e periferie urbane
Direttore Federica Galloni
Direzione Generale Musei
Direttore Ugo Soragni
Direzione Generale Archivi
Direttore Mario Guarany
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Direttore Laura Moro
Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro
Direttore Gisella Capponi
Segretariato Regionale per il Lazio
Segretario Daniela Porro
Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma
Direttore Roberto Banchini
Organizzazione:
Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio
Segreteria tecnica
Tiziana Biganti
Gabriella Sabatini
Luisa Tursi
Segreteria Direttore
Orsola Cascianelli
Patrizia Santini
Servizio I
Dirigente Pia Petrangeli
Redazione del Bollettino d’Arte
Coordinatore scientifico Lucilla de Lachenal
Ufficio controllo di gestione, verifica amministrativo-contabile
Antonio Ginanneschi
Rossana Coletti
Movimentazione
Ufficio del Consegnatario
Mario Cristo
Luigi Fiorenza
Gennaro Acanfora
Sicurezza
Direzione Generale Archeologia
Ufficio Tecnico
Stefano Ferrante
Progetto grafico
Donato Lunetti
Loredana Francescone
Teche e allestimento
Istituto Centrale per la grafica
Agostino Tropea
Documentazione fotografica
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Laboratorio fotografico
Fabrizio Buratta
Collaborazione tecnico-scientifica
Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma-Palazzo Barberini
Giorgio Leone, Michele Di Monte
Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Comune di Roma
Daniela Barsottini
Bibliografia di riferimento
I bronzi russi della Collezione Orler, C&M Arte, Archivio Orler, Marcon (Ve).
I volti dell’eternità. 150 bronzi dei Vecchi Credenti Russi dalla collezione di Giuseppe
Berger, catalogo a cura di Daria Maltseva e Sergio Guiggi, Pontedera, 2005.
Catalogo online a cura di: Tiziana Biganti, Loredana Francescone,
Donato Lunetti, Gabriella Sabatini, Luisa Tursi
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ICONE RUSSE A RILIEVO
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ella Russia medievale, croci e icone erano compagne di viaggio nella vita di ogni cristiano, dalla nascita alla morte. Le
croci erano usate per pregare e per sperare in un buon augurio, per curare e per essere seppelliti con esse. Erano con-
siderate preziosi cimeli di famiglia. Il popolo russo venerava i santi come un sostegno per il paese. In tutto il territorio, infatti,
dal Baltico ai confini della Siberia, si pregavano i santi riprodotti sulle icone, nei momenti di gioia e di dolore.
Facevano uso delle icone sia gli aderenti al movimento conservatore dei Vecchi Credenti, sia gli ortodossi. Gli originali bronzei
erano di piccole dimensioni, il che permetteva il loro spostamento, anche fuori dai confini della Russia.
Il repertorio delle immagini proveniva dalle stampe popolari tselebniki (dalla parola tselit ’- guarire), diffuse nella seconda metà
del secolo XVIII. I santi più venerati erano Giorgio, Floro, Lauro, Biagio. Tra i martiri si riscontravano con maggiore frequenza Nikita, Giorgio, Teodoro Stratilate, Teodoro di Tiro, Demetrio di Tessalonica, tra gli arcangeli Michele e Sichael.
Tra tutti, l’immagine di san Nicola, detta besogon (“colui che espelle i demoni”) ebbe vasta popolarità, testimoniata dal gran numero
di croci pettorali, amuleti a forma di serpente e piccole icone sulle quali era raffigurata. A questa si associava l’effigie venerata di
san Nicola detto “il Miracoloso”, destinatario di una venerazione più popolare, per la protezione contro tutti i tipi
di problemi e disgrazie.
Tra le immagini femminili si preferiva
santa Parasceve, protettrice dei campi
e del bestiame e sant’Antipa, potente
contro il mal di denti. Inoltre in ogni
casa russa si venerava la Vergine.
Prima dell’introduzione del Cristianesimo in Russia, manufatti di questo
tipo erano stati importati dall’Impero
bizantino. Una produzione locale, in
serie e di bronzo, fu avviata a Kiev nel
XII secolo. Le tipologie andavano
dalle croci da collo a 3 e 12 punte, alle
icone a ciondolo, alle croci a doppio
battente. Erano destinate a uso personale o per decorare le chiese.
Nei secoli XIV e XV, la produzione
si spostò a Novgorod. Caratteristiche
dei nuovi laboratori furono le icone
San Gabriele Arcangelo
San Michele Arcangelo
dipinte, raffiguranti i santi Nicola,
Giorgio, Biagio, Cosma e Damiano,
Stefano e Boris. L’arte di Novgorod si distinse per uno stile semplice ed espressivo e nella produzione ricorrente di icone
rettangolari con immagini sui due lati, provviste di anelli fissi per l’inserimento di una catenina.
Nei secoli XVI e XVII il centro della forgiatura divenne Mosca, con una produzione di minore livello tecnico e artistico.
Un nuovo impulso della produzione si ebbe tra i secoli XVII e XVIII con la nascita dei laboratori dei Vecchi Credenti. Il
centro più noto fu certamente il monastero di Pomorie sul fiume Vyg, la cui produzione divenne modello di numerose imitazioni fino agli inizi del XX secolo.
I manufatti erano noti soprattutto per la loro brillantezza, finezza, doratura a fuoco e lucentezza degli smalti vitrei, con immagini dell’Angelo Custode e di san Nicola il “Taumaturgo”. Lo stesso laboratorio realizzò anche icone a due, tre e quattro
battenti molto popolari. Tale produzione si diffuse in tutta la Russia, fino ai piccoli conventi di clausura della taiga siberiana.
Quando il monastero di Vyg fu chiuso nel XIX secolo, i numerosi laboratori di Mosca, Povolzhie, Ural e Siberia, continuarono
la sua tradizione, raggiungendo una vasta popolarità.
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LE CROCI
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a croce è il simbolo principale della Cristianità e si differenzia per tipo e destinazione. Elevato è il numero di forme e
modelli decorativi, soprattutto quando si parla di manufatti in bronzo.
Sicuramente le croci personali costituiscono il gruppo più numeroso: croci portate al collo (telniki) e pettorali (napersnyie).
Le croci più antiche, quelle dei secoli X-XII trovate a Kiev e in altre città russe, avevano quattro bracci uguali. Nei secoli XIXV la croce-encolpion, ovvero pettorale, era il tipo più diffuso di forgiatura in bronzo in Russia. Solitamente era rappresentato
Gesù Cristo crocifisso, con il corpo piegato che mostra i segni della sofferenza. Nei medaglioni sulle estremità del braccio
orizzontale della croce erano poste le immagini della Vergine e di san Giovanni il Teologo. Sulle estremità del braccio verticale,
spesso ricorrevano le immagini degli arcangeli o dei santi prescelti.
Le forme principali di croci-encolpion erano a quattro punte con bracci uniformi o leggermente allargati, con punte a
tre petali, con medaglioni circolari e piccole gocce di metallo nei punti di giuntura delle braccia della croce. Esiste un
altro gruppo consistente in croci che recano piccole figure in rilievo e iscrizioni forgiate a specchio, la cui lavorazione
inizia tra XII e XIII secolo.
Le croci portate al collo (telniki)
spesso riproducevano forme monu-
mentali in versione ridotta. I proto-
tipi più probabili si individuano
nelle croci in pietra e in legno monumentali di Novgorod del XIV secolo. Croci con rappresentazione a
rilievo del Crocifisso a otto punte
con una lancia e un bastone nella
parte centrale, circondate da fiori,
elementi vegetali e ornamentali con
lapislazzuli, erano chiamate croce
florida o “l’albero florido del Crocefisso” e derivavano dal prototipo
di croce del Vecchio Testamento,
cioè l’Albero della Vita.
Gli orafi e gli argentieri russi dei secoli XVII-XVIII davano ampio sfogo
alla fantasia nelle croci decorate telniki, ma ben presto iniziarono a forSan Gabriele Arcangelo
San Michele Arcangelo
giare imitazioni in bronzo delle loro
croci in argento. Le immagini dell’arcangelo Sichael, san Nikita e altri santi
conosciuti come lottatori contro i demoni, erano solitamente poste sulle croci portate al collo e indicavano l’origine a Novgorod o Tver nei secoli XIV e XV del manufatto. Nei secoli XV e XVI l’immagine dell’arcangelo Michele l’Arcistratega, era
spesso posta su croci di legno, osso e metallo. Tali croci erano probabilmente indossate dai soldati, insieme alle icone con
cardini e amuleti metallici a forma di serpente. Accanto a tali tipi, in Russia si usavano anche croci di dimensioni più grandi
forgiate in bronzo: come croci per altari e leggii. Nuove forme iconografiche di croci in bronzo furono sviluppate dal gruppo
dei Vecchi Credenti-Pomortsy. Il gruppo Pomortsy forgiava croci a otto punte e negava la rappresentazione del Signore di Sabaoth e dello Spirito Santo nell’immagine di una colomba. Secondo l’antica tradizione russa della forgiatura, essi riconoscevano solo l’immagine della Veronica (Volto Santo).
La tecnica altamente evoluta della forgiatura consentiva di produrre forme di croci composte molto sofisticate, come le cosiddette patriarshee raspiatie (la Croce del Patriarca), una croce a otto punte circondata da composizioni delle Feste ortodosse
e icone devozionali selezionate.
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LE ICONE CON CERNIERE
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«Icone con cardini, a battenti, icone pieghevoli, verniciate su legno o forgiate in bronzo o argento.
Le icone pieghevoli portate al collo insieme a croci, pettorali...grandi icone pieghevoli poste nell’‘angolo rosso’ della stanza».
[La definizione delle icone con cardini (skladen’ ) è tratta dal Dizionario di Vladimir Dal]
umerosi erano i tipi di icone con cardini usate in Russia: portate al collo, pettorali e poste nell’ «‘angolo rosso’ della
stanza». Potevano essere usate nel corso di viaggi, pellegrinaggi e campagne militari.
Nel XIX secolo, le icone in metallo pieghevoli servivano spesso come intera iconostasi e calendario di chiesa. Le prime icone con
cardini furono introdotte nella Russia Medievale da Bisanzio nel X secolo, insieme a croci, panagie e icone metalliche. La dimensione
dei battenti delle antiche icone con cardini era determinata dal suo pannello centrale (srednik) ed era pari alla metà della sua larghezza. Le antiche icone con cardini erano di piccole dimensioni ed erano concepite per essere portate al collo, direttamente sul
corpo. Rispetto alla quantità di croci e icone in bronzo, realizzate prima della fine del XVII secolo e giunte sino ai giorni nostri,
il numero di icone con cardini dello stesso periodo è considerevolmente minore. Ciò può essere motivato dalla più laboriosa
tecnica esecutiva, che includeva la forgiatura separata dei battenti e delle oglavie e il loro fissaggio al pannello centrale.
Verso la prima metà del XVIII secolo, quando il laboratorio di forgiatura dei Vecchi Credenti di Vyg era all’apice della sua prosperità, si erano sviluppati nuovi tipi
di icone con cardini, una nuova iconografia e una tecnologia avanzata di
lavorazione. I battenti dell’icona
erano realizzati con cardini regolari in
modo preciso con perni posti su di
essi. Ciò cambiava la struttura del manufatto: i battenti potevano sovrapporsi e il loro numero poteva essere
portato a quattro. Nel laboratorio di
Vyg furono realizzati i seguenti tipi di
icone con cardini:
- a doppio battente, con battenti piccoli. Soggetti principali: la Trinità del
Vecchio Testamento, la Vergine del
Segno; Deesis, l’Angelo custode e san
Nicola il Taumaturgo;
- a triplo battente, di diverse dimensioni. Soggetti principali: Deeisis con
Santi Scelti, o nove figure con Deesis
nel pannello centrale e tre santi su ciaSan Gabriele Arcangelo
San Michele Arcangelo
scuno dei due battenti; la versione più
diffusa di questo tipo recava le immagini del santo metropolitano Filippo di Mosca, il santo prelato Nicola il Miracoloso e il santo apostolo Giovanni il Teologo
sul battente sinistro; l’angelo custode e i santi Zosima e Savvatij del monastero di Solovetskii sul battente destro; le Tre Feste
selezionate delle Dodici Feste Principali; le Dodici Feste Principali; la Crocifissione, la Trinità del Vecchio Testamento, la
Vergine del Segno; la Vergine di Vladimir, la Veronica (Volto Santo), i santi Sergio di Radonezh e Barlaam di Khutyn;
- a quattro battenti, la cui parte superiore era a forma di cimasa: le Dodici Feste Principali nei primi tre battenti; le icone venerate localmente della Vergine con santi scelti nel quarto battente.
Il retro era solitamente miniato con rappresentazioni incise o forgiate della croce del Calvario.
Questi tipi di icone con cardini conobbero una vasta fioritura in tutta la Russia tra il XVIII e l’inizio del XIX secolo. Altre
tipologie vennero prodotte al di fuori dei laboratori dei Vecchi Credenti, ma la loro forgiatura rimaneva più grossolana e grezza
rispetto ai manufatti di Vyg. Il carattere di massa peggiorò, di fatto, la qualità di queste icone di bronzo.
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LE ICONE
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e icone forgiate in bronzo erano prodotte a un lato, due lati e incernierate, polittiche, a due o più battenti. Le icone ad
un unico lato erano quelle più popolari. I credenti le indossavano sui loro abiti, con il lato effigiato visibile.
Come tutti gli altri tipi di manufatti in bronzo, le icone russe nel primo periodo della loro produzione imitavano i modelli bizantini,
che erano ampiamente diffusi nel paese. Rappresentavano la Crocifissione, Gesù Cristo, la Vergine e san Nicola il Miracoloso
(Taumaturgo). A partire dai secoli XI-XII comparvero immagini che riproducevano in forma miniaturizzata le icone più venerate a livello locale, come conseguenza della diffusione del Cristianesimo su un territorio sempre più vasto dell’antica
Russia e del consolidamento della venerazione dei santi di origine russa.
Le icone a doppio battente furono
usate solo per un breve periodo di
tempo, dal XII al XIV secolo, apparentemente legate al pellegrinaggio di
massa presso la Terra Santa. Molto
venerata era la panagia, un manufatto
composto da due battenti circolari,
uniti da un cardine. Nella panagia il
viaggiatore usava tenere le briciole di
pane consacrato alla Vergine al pasto
di un monastero, il cosiddetto bogorodichny khleb (“pane della vergine”), che
si riteneva proteggesse da qualsiasi
pericolo. Tali panagie a due battenti
servivano proprio a tale scopo, ed
erano chiamate panagie “a battenti”
o “dei viaggiatori”.
Rappresentazioni di soggetti tratti dal
Nuovo Testamento erano la caratteSan Gabriele Arcangelo
San Michele Arcangelo
ristica distintiva dei manufatti in
bronzo. Le immagini della Feste
Evangeliche e di alcuni santi venerati, apparivano in oggetti forgiati in bronzo prima che su altri tipi di forme più piccole di
arte plastica. La scelta dei santi rappresentati sulle icone in bronzo, mostra che i russi veneravano soprattutto martiri, curatori
e lottatori di draghi, ben noti alla tradizione letteraria russa.
Nei manufatti in bronzo di piccole dimensioni erano riprodotte versioni ridotte dell’apparto iconografico originale, come
composizioni semplici, di figure intere o a metà di santi, da soli o in coppia. La tipologia degli schemi ornamentali usata
per le icone in bronzo, era ristretta a semplici caratteri geometrici o floreali, solitamente nella forma stilizzata di una vite.
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