SISTEMI DI BASSA TENSIONE ITALIANO 02 MANUALI DIDATTICI 2004 INDICE L’IMPIANTO LEGGI ELETTRICO E NORME SISTEMI DI DISTRIBUZIONE 43 PAG. 46 PAG. 49 DISTRIBUZIONE DORSALE PAG. 49 DISTRIBUZIONE RADIALE PAG. 49 PAG. 52 PAG. 54 PAG. 54 PAG. 55 PAG. 58 PAG. 61 PAG. 65 PAG. 70 PAG. 70 PAG. 73 CLASSIFICAZIONE IMPIANTO PARTI DEI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE DI TERRA SCOPI DELLA MESSA A TERRA COSTITUTIVE DELL’IMPIANTO DI TERRA DETERMINAZIONE DELLA RESISTENZA DI TERRA DIMENSIONAMENTO IL GLI I RT DEI CONDUTTORI DISPERSORE PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA SUL CORPO UMANO CONTATTI ACCIDENTALI PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI PAG. 74 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI PAG. 77 LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA PER LA PROTEZIONE DELLE PERSONE PAG. 79 PAG. 81 PAG. 85 PAG. 90 PAG. 90 PAG. 91 PAG. 91 DISPOSITIVI CONTRO I GUASTI VERSO TERRA PROTEZIONE CONDUTTURE MEDIANTE BASSISSIMA TENSIONE DI SICUREZZA E CAVI DIMENSIONAMENTO DEFINIZIONE DEGLI IMPIANTI DI CONDUTTURE CARATTERIZZAZIONE 38 PAG. CAVI (SELV E PELV) SISTEMA DI DESIGNAZIONE DEI CAVI PAG. 92 PORTATA DEI CAVI PAG. 94 METODO DI INSTALLAZIONE PAG. 96 REQUISITI PARTICOLARI PAG. 110 SEZIONI MINIME AMMESSE E CADUTA DI TENSIONE NEI CAVI PAG. 110 CADUTA DI TENSIONE NEI CAVI PAG. 114 PROTEZIONE LA IL PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI SOVRACCARICO CRITERI IL CONTRO IL SOVRACCARICO E IL CORTOCIRCUITO DI PROTEZIONE SECONDO LA NORMA CEI 64-8 CORTOCIRCUITO RESISTENZA DEI CAVI AL CORTOCIRCUITO PAG. 120 PAG. 120 PAG. 122 PAG. 124 PAG. 126 PAG. 128 SCELTA DELL’INTERRUTTORE GENERALE A VALLE DEI TRASFORMATORI PAG. 130 SCELTA DEGLI INTERRUTTORI NEI QUADRI DI DISTRIBUZIONE PAG. 133 PAG. 140 PAG. 141 PAG. 144 PAG. 146 PAG. 152 PAG. 154 RIFASAMENTO PAG. 154 PROTEZIONE CONTRO LE SOVRATENSIONI PAG. 164 PROTEZIONE DEI CIRCUITI D’ILLUMINAZIONE PAG. 168 PROTEZIONE DEI MOTORI ELETTRICI PAG. 175 PAG. 179 PAG. 184 IL POTERE D’INTERRUZIONE E CARATTERISTICHE DI LIMITAZIONE CRITERI PER LA SCELTA DELLE PROTEZIONI CONTRO IL CORTOCIRCUITO LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA COORDINAMENTO PROTEZIONE PROTEZIONE GRUPPI SCELTA DELLE PROTEZIONI DI SOSTEGNO (O BACK-UP) E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI DI CONTINUITÀ STATICI UPS DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI PAG. 184 INTERRUTTORI DI MANOVRA SEZIONATORI PAG. 226 INTERRUTTORI DIFFERENZIALI PAG. 230 PAG. 242 COORDINAMENTO DELLE PROTEZIONI 39 IL SISTEMA DI PROTEZIONE I PRODOTTI Il Sistema di Protezione GEWISS nasce dalla sinergia e perfetta integrazione di apparecchi modulari e scatolati con quadri e armadi di distribuzione, centralini e quadri combinati con prese industriali, per soddisfare ogni esigenza applicativa dal residenziale al terziario avanzato, fino all’industriale. Il Sistema consente di ottenere molteplici soluzioni applicative, garantite da una gamma di prodotti con corrente nominale fino a 1.600 A e potere d’interruzione fino a 100 kA. La progettazione è semplificata dall’accurata verifica dei coordinamenti elettrici, mentre la rapidità d’installazione e la manutenzione sono garantite dalla standardizzazione dei componenti. Infine, la forte compatibilità funzionale tra i prodotti dell’offerta, porta la sicurezza e l’affidabilità dell’impianto a livelli molto elevati. Tutto in un design moderno ed esteticamente gradevole. IL KNOW-HOW La realizzazione del Sistema di Protezione GEWISS è stata possibile grazie alla comprovata capacità progettuale dell’azienda, unita al know-how sempre rinnovato nell’utilizzo dei materiali, nell’industrializzazione e nell’automazione dei processi produttivi. Ne è una chiara testimonianza il Laboratorio Prove GEWISS, tra i pochi autorizzati a certificare IMQ la propria offerta secondo la procedura SMT (Supervised Manufacturer’s Testing): il Laboratorio esegue prove che in precedenza venivano effettuate presso i laboratori IMQ ed emette direttamente i rapporti di prova, necessari per l'ottenimento del marchio stesso, con una semplice supervisione da parte IMQ che ne avalla la conformità. Inoltre, GEWISS ha ottenuto l’accreditamento ACAE, che le permette di certificare LOVAG i prodotti di bassa tensione a prevalente uso industriale e terziario, non coperti dalla certificazione IMQ. La certificazione LOVAG è riconosciuta a livello internazionale. In particolare, GEWISS può fornire quadri di distribuzione cablati e montati già certificati, eseguendo prove di laboratorio per conto terzi e fornendo un ulteriore servizio ai propri clienti. Tutto questo dimostra ancora una volta la capacità e la qualità tecnica di GEWISS, unite ad un’elevata qualità morale, comprovata dai continui feed-back positivi rilevati dagli enti certificatori tramite azioni di follow-up sul prodotto e sul mercato. Nuova linea automatizzata I SERVIZI 40 Infine, GEWISS oggi vanta l'impianto tecnologicamente più avanzato nella produzione degli interruttori automatici compatti Serie 90 MTC: una linea produttiva di 110 m x 60 m in grado di produrre un polo ogni 2 secondi in più di quaranta varianti. L’impianto è interamente gestito da un sistema di supervisione informatico che permette di monitorare costantemente l’intero apparato, garantendo un elevato standard qualitativo, grazie ad accurati test sia meccanici che elettrici effettuati su ogni singolo prodotto. A supporto del Sistema di Protezione, GEWISS offre servizi ad alto valore aggiunto quali software di progettazione e configurazione d’impianto, caratterizzati da un’interfaccia grafica semplice ed intuitiva, manuali tecnici dedicati ai diversi sistemi proposti, disponibili online, ed un servizio di assistenza tecnica qualificato (SAT), accessibile anche via Internet. L’IMPIANTO ELETTRICO L’impianto elettrico è l’insieme delle macchine, delle apparecchiature, dei componenti e degli accessori destinati alla produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione e utilizzazione dell’energia elettrica. La presente guida considera solo la parte di impianto utilizzatore in bassa tensione, costituito da tutti i componenti elettrici tra loro interconnessi, con caratteristiche coordinate, non alimentati tramite prese a spina e dagli apparecchi utilizzatori fissi alimentati tramite prese a spina destinate unicamente alla loro alimentazione. Di fatto l’impianto elettrico sopra definito è l’impianto utilizzatore che, generalmente, comprende: - i circuiti di distribuzione; - i circuiti terminali; - gli apparecchi di sezionamento, di protezione e di comando; - i quadri di ogni tipo contenenti gli apparecchi; - le prese a spina per l’allacciamento degli utilizzatori mobili. Dal punto di vista delle competenze progettuali e installative, l’impianto utilizzatore va considerato come una unità a sé stante, in grado di garantire funzionalità e sicurezza di funzionamento. L’impianto utilizzatore deve altresì essere coordinato: - verso monte con l’impianto dell’Ente distributore che è tenuto a fornire i necessari dati riguardanti le correnti di cortocircuito, il sistema di distribuzione, i limiti di tensione e frequenza; - verso valle con gli utilizzatori di cui si devono almeno poter presumere le funzioni, i dati elettrici e la classe di protezione contro il pericolo di elettrocuzione. LA PROGETTAZIONE DELL’IMPIANTO Con l’entrata in vigore della Legge 46/90 le competenze dei soggetti coinvolti (committente, progettista, installatore), sono state chiaramente definite. In particolare il committente è tenuto a rivolgersi a una impresa abilitata e a un progettista regolarmente iscritto al rispettivo Albo. Il progetto deve essere chiaramente definito in tutte le sue parti, sicché il progettista risulta inequivocabilmente coinvolto per la parte di sua responsabilità. Una corretta progettazione deve avvenire nel rispetto della Guida CEI 0-2 che indica in funzione del tipo di impianto elettrico, la documentazione di progetto necessaria (Tab. 1.1). 41 L’IMPIANTO ELETTRICO ● Tab. 1.1 - Consistenza della documentazione di DOCUMENTAIZONE progetto in relazione alla DOCUMENTAZIONE destinazione d’uso degli edifici, delle costruzioni e dei luoghi DI PROGETTO DEL PROGETTO DI MASSIMA Relazione tecnica Schema elettrico generale Schemi e piani d’installazione, tabelle delle dotazioni impiantistiche, disegni planimetrici Preventivo sommario delle spese DOCUMENTAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO Relazione tecnica sulla consistenza e tipologia dell’impianto elettrico Schema elettrico generale Schemi e piani d’installazione Potenze installate, potenze assorbite e relativi dimensionamenti Tabelle e diagrammi di coordinamento delle protezioni Elenco dei componenti elettrici Elenco delle condutture elettriche Specifiche tecniche dei componenti elettrici Documenti di disposizione funzionale Schemi delle apparecchiature assiemate di protezione e di manovra (quadri) Disegni planimetrici Dettagli d’installazione Documentazione specifica relativa agli ambienti e applicazioni particolari Documentazione relativa alla protezione contro i fulmini (quando prevista) Capitolato speciale d’appalto prestazionale e descrittivo Computi metrici, stime e prezzi unitari Disposizione di sicurezza, operative e di manutenzione, conseguenti alle scelte progettuali DESTINAZIONE D’USO DEGLI EDIFICI, DELLE COSTRUZIONI E DEI LUOGHI CIV AB CIV BT CIV CB TER BT TER CB IND BT IND CB AGR BT AGR CB O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O F F F F F F F F F CIV AB CIV BT CIV CB TER BT TER CB IND BT IND CB AGR BT AGR CB O O O O O O O O O O F O F O O O O F O O F O O F O O F O O F O O F O F O F O O O F O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O F F O F O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F F O F Legenda: CIVAB: Unità immobiliari o loro parti destinate ad uso abitativo, facenti parte di un edificio con più unità immobiliari (es. appartamento), al di sotto dei limiti dimensionali ai fini della progettazione, indicati nella Legge 46/90 e nel DPR 447/91. CIVBT: Unità immobiliari diverse da quelle di CIVAB adibite ad uso civile, cioè: abitativo, studio professionale, sede di persone giuridiche private, associazioni, circoli, conventi e simili, alimentati direttamente a tensione non superiore a 1000 V c.a. CIVCB: Unità immobiliari come sopra, alimentate con cabina propria. TERBT: Edifici, costruzioni e luoghi, adibiti ad attività commerciali, di intermediazione di beni e servizi, sedi di società, uffici, destinati a ricevere il pubblico (culto, intrattenimento, pubblico spettacolo), scuole, edifici adibiti a pubbliche finalità dello Stato o di Enti pubblici territoriali istituzionali od economici, alimentati direttamente a tensione non superire a 1000 V c.a. TERCB: Edifici, costruzioni e luoghi come sopra, alimentati con cabina propria. INDBT: Edifici, costruzioni e luoghi adibiti ad attività produttive (artigiane, industriali, magazzini e depositi, cantieri ecc.), alimentati direttamente a tensione non superiore a 1000 V c.a. INDCB: Edifici, costruzioni e luoghi come sopra, alimentati con cabina propria. AGRBT: Edifici, costruzioni e luoghi adibiti ad attività agricole, alimentati direttamente a tensione non superiore a 1000 V c.a. AGRCB: Edifici, costruzioni e luoghi come sopra, alimentati con cabina propria. O: Documento previsto nella generalità dei casi. F: Documento da prevedere quando le caratteristiche del progetto lo richiedono (facoltativo). 42 Si ricorda infine che la Norma CEI di riferimento per gli impianti elettrici (la CEI 64-8) individua i criteri fondamentali di progettazione che hanno per scopo: - il corretto funzionamento per l’uso previsto; - la protezione delle persone e dei beni in accordo con le prescrizioni contenute nelle norme CEI. Le informazioni basilari per poter progettare correttamente l’impianto sia nella parte riguardante dimensionamento sia in quella, non meno importante, concernente la scelta dei componenti sono le seguenti: - natura della corrente (alternata o continua); - natura e numero dei conduttori costituenti il sistema; - valori caratteristici (tensione, frequenza, corrente presunta di cortocircuito all’origine ecc.); - natura, numero, ubicazione e caratteristiche dei carichi; - esigenza di prevedere alimentazione di sicurezza o di riserve; - condizioni ambientali e utilizzazione (accessibilità, presenza di acqua, di polvere, pericolo d’incendio ecc.). 43 LEGGI E NORME In qualsiasi ambito e in particolare nel settore elettrico si impone, per realizzare gli impianti “a regola d’arte”, il rispetto di tutte le norme giuridiche e tecniche di pertinenza. La conoscenza delle norme tecniche, in particolare, è il presupposto fondamentale per un approccio corretto alle problematiche degli impianti elettrici che devono essere realizzati conseguendo quel “livello di sicurezza accettabile” che non è mai assoluto, ma è, al progredire della tecnologia, determinato e regolato dal normatore. LE LEGGI La legge di riferimento per il rispetto della regola d’arte è la 186 dello 01/03/68 “Disposizioni concernenti materiali e impianti elettrici” che si compone di due articoli: Art. 1 - Tutti i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere realizzati e costituiti a regola d’arte. Art. 2 - I materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni ed impianti elettrici ed elettronici realizzati secondo le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano si considerano costruiti a regola d’arte. Grazie a questa legge venne offerto per la prima volta in Italia, a tutti gli operatori del settore elettrico, un preciso riferimento (le norme CEI) per poter realizzare e gestire in modo corretto gli impianti, le macchine e le apparecchiature elettriche ed elettroniche. Negli anni poi sono state emanate numerose leggi concernenti gli impianti elettrici utilizzatori. Disposizioni legislative riguardanti il settore elettrico. Nel seguito vengono richiamate quelle più significative: • D.P.R. n. 547 del 27/4/1955 “Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 12/7/1955 n. 158 • D.P.R. n. 302 del 19/3/1956 “Norme generali per l’igiene del lavoro” Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 30/4/1956 n. 105 • Legge n. 1341 del 13/12/1964 Linee elettriche aeree esterne • Legge n. 791 del 18/10/1977 “Attuazione della direttiva del Consiglio delle Comunità Europee (n. 72/23/CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione” Gazzetta Ufficiale 2/11/1977 n. 298 • D.M. del 15/12/1978 “Designazione del Comitato Elettrotecnico Italiano di Normalizzazione Elettrotecnica ed Elettronica” Gazzetta Ufficiale 28/6/1979 n. 176 • D.M. del 5/10/1984 “Attuazione della direttiva (CEE) n. 47 del 16/1/1984 che adegua al progresso tecnico la precedente direttiva (CEE) n. 196 del 6/2/1979 concernente il materiale elettrico destinato ad essere impiegato in atmosfera esplosiva già recepito con il Decreto del Presidente della Repubblica 21/7/1982 n. 675” Gazzetta Ufficiale 18/10/1984 n. 338 44 • Legge n. 818 del 7/12/1984 “Nulla osta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, modifica agli Articoli 2 e 3 della Legge 4/3/1982 n. 66 e norme integrative all’ordinamento del corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco” Gazzetta Ufficiale 10/12/1984 n. 338 • D.M. dell’8/3/1985 “Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzione incendio ai fini del rilascio del Nulla osta provvisorio di cui alla Legge 7/12/1984 n. 818” Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale 22/4/1985 n. 95 • D.M. del 27/3/1985 “Modificazioni al decreto Ministeriale 16/2/1982, contenente l’elenco dei depositi e industrie pericolosi, soggetti alle visite e controlli di prevenzione incendi” Gazzetta Ufficiale 26/4/1985 n. 98 Per quanto concerne i luoghi con pericolo d’esplosione o d’incendio le numerose leggi vigenti verranno ricordate nel fascicolo 18 “Classificazione dei luoghi con pericolo d’esplosione e d’incendio”. • Legge n. 46 del 5/3/1990 “Norme per la sicurezza degli impianti” • D.P.R. 447 del 6/12/1991 “Regolamento d’attuazione della legge 46/1990 • D.M. del 20/2/1992 “Modello di dichiarazione di conformità dell’impianto alla regola d’arte” • Direttiva 93/68 CEE del 22-7-93 Riguardante la marcatura CE del materiale elettrico • DPR 392 del 18-4-94 “Emendamenti alla legge 46/90 e al DPR 447” • DPR n. 459 24/07/1996 • Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti di riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativi alle macchine • D.LGS n. 615 12/11/1996 Attuazione della direttiva 89/336/CEE del Consiglio del 3 maggio 1989 in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica, modificata e integrata dalle direttive 92/ 31/ CEE, 93/ 68/ CEE, 93/ 97/ CEE • D.LGS n°626 25/11/1996 Attuazione della direttiva 93/68/CEE (che notifica la direttiva 73/23/CEE) in materia di marcatura CE del materiale elettrico destinato all’essere utilizzato entro taluni limiti di tensione 45 LEGGI E NORME NORME TECNICHE Sono l’insieme delle prescrizioni sulla base delle quali devono essere progettate, costruite e collaudate, le macchine, le apparecchiature, i materiali e gli impianti, affinché sia garantita l’efficienza e la sicurezza di funzionamento. Le norme tecniche in generale, sono emanate da organismi nazionali e internazionali; in particolare, in ambiente elettrico, gli enti normatori preposti alla redazione delle norme sono quelli riportati nella Tab. 2.1. ● Tab. 2.1 Enti normativi nazionali e internazionali ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA TELECOMUNICAZIONI ALTRI IL CEI 46 SETTORI INTERNAZIONALE EUROPEO ITALIANO IEC CENELEC CEI ITU ETSI CONCIT ISO CEN UNI Il primo Ente a occuparsi del settore elettrico è stato il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) fondato nel 1907 dall’AEI (Associazione Elettrotecnica Italiana) con lo scopo di emanare normative elettriche atte a stabilire i requisiti che devono avere i componenti elettrici. Nel 1964 il CEI è stato riconosciuto e oggi ne fanno parte: il CNR, l’AEI, l’ENEL e l’ANIE. Il CEI, tramite un’apposita convenzione con il CNR, è l’Ente incaricato dell’emanazione di norme nel settore elettrotecnico ed elettronico. Nel 1967 con il DPR dell’11/7 viene riconosciuta personalità giuridica al CEI e con il DPR n. 837 del 9/9/72 viene approvato il nuovo statuto. Nel 1968, con la Legge dell’1/3/68 n. 186, viene riconosciuta alle norme emanate del CEI la presunzione assoluta di adeguatezza alla “regola dell’arte” dei materiali, delle apparecchiature, degli impianti ecc. costituiti conformemente alle norme del Comitato Elettrotecnico Italiano. Nel 1978 con il DM del 15 dicembre il CEI viene riconosciuto come unico organismo italiano a rappresentare l’Italia in sede internazionale nei comitati CENELEC (European Committee for Electrotechnical Standardization) e IEC (International Electrotechnical Commission). Anche la Legge 46/90 ribadisce la validità delle norme CEI ai fini dell’esecuzione a regola d’arte degli impianti elettrici e della rispondenza dei componenti ai requisiti di sicurezza. A tutt’oggi il CEI ha emanato una serie numerosa di norme raccolte in oltre 3000 fascicoli. Naturalmente le norme coprono tutto il settore dell’elettrotecnica e dell’elettronica, mentre quelle di maggior pertinenza nel settore degli impianti elettrici di BT sono state raccolte in un apposito CD (ELETTRA OMNIA) di cui viene nel seguito riportato l’indice. TAB. 2.2 - NORME CONSIGLIATE PER LA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI FASCICOLI N. NORMA ANNO COM. TECN. 3157 2910 5026 5025 3825C 3407 3703 CEI 0-2 CEI 0-3 CEI 0-3; V1 CEI 11-1 CEI 11-8 CEI 11-17 CEI 11-18 1997 1996 1999 1998 1997 1997 0 0 0 11 11 11 11 2908 2911 CEI 11-35 CEI 11-37 1996 1996 11 11 4152 4565 CEI EN 60439-1 CEI EN 60439-1/A2 2000 2000 17 17 3444 CEI EN 60439-2 2000 17 3445 CEI EN 60439-3 1997 17 4153 CEI EN 60439-4 1998 17 5696 6363 1838 5066 5755 6381 6358 CEI EN 60947-1 (17-44) CEI EN 60947-1/A1 CEI EN 60947-2 (17-5) CEI EN 60947-2/A1 CEI EN 60947-3 (17-11) CEI EN 60947-3/A1 CEI EN 60947-4-1 (17-50) 2000 2002 1998 1999 2000 2002 2002 17 17 17 17 17 17 17 5756 CEI 17-43 2000 17 3449R CEI 17-52 1997 17 5120 3518 4610 CEI 17-70 CEI UNEL 35024-1 CEI UNEL 35024-1/EC 1999 1997 1997 17 20 20 3517 CEI UNEL 35024-2 1997 20 5076C 5397 CEI EN 60898 CEI 61008-1 1999 1999 23 23 3482R 5006 CEI 61008-2-1 CEI 61008-2-1/A2 1997 1999 23 5398 EN 61009-1 1999 23 3483R 4802 CEI EN 61009-2-1 CEI EN 61009-2-1/A2 1997 1998 23 23 2730 6331 CEI 23-49 CEI 23-49; V1 1996 2001 23 23 2731 4308 6237 CEI 23-51 CEI 23-51; V1 CEI 23-51; V3 1996 1998 2001 23 23 23 TITOLO Guida per la definizione della documentazione di progetto degli impianti elettrici. (1a ediz.) Legge 46/90 Guida per la compilazione della dichiarazione di conformità e relativi allegati. (1a ediz.) Legge 46/90 Guida per la compilazione della dichiarazione di conformità e relativi allegati. Impianti elettrici con tensione superiore a 1 kV in corrente alternata. (9a ediz.) Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica. Impianti di terra. (3a ediz.) Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica. Linee in cavo. (2a ediz.) Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Dimensionamento degli impianti in relazione alle tensioni. (1a ediz.) Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente. (1a ediz.) Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti industriali per sistemi di I, II e III categoria. (1a ediz.) Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione (quadri BT) Parte 1: Apparecchiature di serie soggette a prove di tipo (AS) e apparecchiature non di serie parzialmente soggette a prove di tipo (ANS). (4a ediz.) Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione (quadri elettrici per bassa tensione) Parte 2: Prescrizioni particolari per i condotti sbarre. (2a ediz.) Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione (quadri BT) Parte 3: Prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate di protezione e di manovra destinate a essere installate in luoghi dove personale non addestrato ha accesso al loro uso. Quadri di distribuzione (ASD). Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione (quadri BT) Parte 4: Prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate per cantiere (ASC). (1a ediz.) Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 1: regole generali. (3a ediz.) Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 2: interruttori automatici. (6a ediz.). Variante 1 (1999) Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 3: interruttori di manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con fusibili. (4a ediz.) Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 4: contattori e avviatori. Sez. 1 - contattori e avviatori elettromeccanici. (2a ediz.) Metodo per la determinazione delle sovratemperature, mediante estrapolazione per apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione (quadri BT) non di serie (ANS). (2a ediz.) Metodo per la determinazione della tenuta al cortocircuito delle apparecchiature assiemate non di serie (ANS). (1a ediz.) Guida all’applicazione delle norme dei quadri di bassa tensione. (1a ediz.) Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per tensioni nominali non superiori a 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa in aria. Cavi elettrici ad isolamento minerale per tensioni nominali non superiori a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua. Portate di corrente in regime permanente per posa in aria. Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per impianti domestici e similari. (4a ediz.) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche e similari. Parte 1: prescrizioni generali. (2a ediz.) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche e similari. Parte 2-1: applicabilità delle prescrizioni generali agli interruttori differenziali con funzionamento indipendente dalla tensione di rete. (1a ediz.) Variante 1 (1999) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche e similari. Parte 1: prescrizioni generali. (2a ediz.) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per installazioni domestiche e similari. Parte 2-1: applicabilità delle prescrizioni generali agli interruttori differenziali con funzionamento indipendente dalla tensione di rete. (1a ediz.) Variante 1 (1998) Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi domestici e similari. Parte 1: prescrizioni generali. Parte 2: prescrizioni particolari per involucri destinati a contenere dispositivi di protezione ed apparecchi che nell’uso ordinario dissipano una potenza non trascurabile. (1a ediz.) Prescrizione per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare. (1a ediz.) (segue) 47 LEGGI E NORME (SEGUE) TAB. 2.2 - NORME INDISPENSABILI PER GLI IMPIANTI 48 FASCICOLI N. NORMA ANNO COM. TECN. 5026 CEI 31-35/A 2001 31 2789 CEI 31-27 1996 31 2895 CEI 31-30 1996 31 2895 CEI EN 60079-10 1996 31 4139 CEI EN 60079-14 1998 31 4591 CEI EN 60079-17 1998 31 3666 2930 5779 4830 5492 5901 CEI 64-12 CEI 64-14 CEI 64-14; V1 CEI 64-15 CEI 64-17 CEI 64-50 1998 1996 2000 1998 2000 2001 64 64 64 64 64 64 5063 5110 6273 6365 6367 4618 4131 CEI 64-51 CEI 64-52 CEI 64-53 CEI 64-54 CEI 64-55 CEI 64-7 CEI 64-8/1 1999 2000 2002 2002 2002 1998 1998 64 64 64 64 64 64 64 4132 CEI 64-8/2 1998 64 4133 CEI 64-8/3 1998 64 4134 CEI 64-8/4 1998 64 4135 CEI 64-8/5 1998 64 4136 CEI 64-8/6 1998 64 4137 CEI 64-8/7 1998 64 5902 5903 CEI 64-8; V1 CEI 64-8; V2 2001 2002 64 64 3681 2924 4814 5180 CEI 81-1 CEI 81-4 CEI 81-4/1 CEI 81/3 1998 1996 1998 1999 81 81 81 81 6364 CEI 81-8 2002 81 TITOLO Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas. Guida all’applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30). Classificazione dei luoghi pericolosi. Esempi di applicazioni. Guida per l’esecuzione degli impianti elettrici nelle centrali termiche non inserite in un ciclo di produzione industriale. (Abrogata il 9/2001) Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi. Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi. (1a ediz.) Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere). (1a ediz.) Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas Parte 17: Verifica e manutenzione degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere). (1a ediz.) Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario. (1a ediz.) Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori. (1a ediz.) Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori. Impianti elettrici negli edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica. (1a ediz.) Guida all’esecuzione degli impianti elettrici nei cantieri. Edilizia residenziale. Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici utilizzatori, e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di trasmissione dati o criteri generali. Guida all’esecuzione degli impianti elettrici nei centri commerciali. Guida all’esecuzione degli impianti elettrici negli edifici scolastici. Criteri particolari per edifici ad uso prevalentemente residenziale. (1a ediz.) Criteri particolari per locali di pubblico spettacolo. (1a ediz.) Criteri particolari per le strutture alberghiere. (1a ediz.) Impianti elettrici di illuminazione pubblica. (3a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 1: Oggetto, scopo e principi fondamenti. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 2: Definizioni. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 3: Caratteristiche generali. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 4: Prescrizioni per la sicurezza. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua Parte 5: Scelta ed installazione dei componenti elettrici. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 6: Verifiche. (4a ediz.) Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua Parte 7: Ambienti ed applicazioni particolari. (4a ediz.) Guida alle verifiche degli impianti elettrici utilizzatori. Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in c.a. e a 1500 V in c.c. Ambienti particolari Sez. 710 - Locali ad uso medico. Protezione delle strutture contro i fulmini. (3a ediz.) Protezione delle strutture contro i fulmini. Valutazione del rischio dovuto al fulmine. (1a ediz.) Protezione delle strutture contro i fulmini. Valutazione del rischio dovuto al fulmine. Valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per chilometro dei Comuni d’Italia, in ordine alfabetico. (3a ediz.) Guida di applicazione all’utilizzo di limitatori di sovratensione sugli impianti elettrici utilizzatori di bassa tensione. SISTEMI DI DISTRIBUZIONE I circuiti di distribuzione svolgono la funzione di convogliare l’energia nei punti o lungo direttrici prestabilite al fine di elettrificare l’ambiente nel modo più conveniente. Si ottiene con essi una “rete di distribuzione” che deve assumere caratteristiche atte a privilegiare una o più delle seguenti prerogative: - economia di materiale e di apparecchi; - facilità di ampliamento; - facilità di riparazione dei guasti; - minimo disservizio in caso di guasti; - selettività, ove possibile, d’intervento delle protezioni da sovracorrente. In ogni caso i circuiti di distribuzione devono consentire la corretta attuazione delle funzioni di sezionamento per manutenzione elettrica, comando di emergenza, protezione dei conduttori da sovraccarico e dal cortocircuito, interruzioni delle correnti di guasto a terra. Generalmente i circuiti di distribuzione impiegati sono di due tipi: dorsale e radiale. DISTRIBUZIONE La distribuzione dorsale prevede un’unica linea destinata ad alimentare più utilizzatori. DORSALE Si possono avere dorsali a sezione unica, con linee sezionate e protette all’origine da un unico apparecchio, quando si alimentano tanti utilizzatori di piccola potenza e con basso fattore di contemporaneità (è il caso tipico delle officine con tante piccole macchine). Si possono altresì avere dorsali con più tronchi a sezione decrescente, sezionate e protette contro il cortocircuito all’origine; ciò avviene quando si alimentano pochi utilizzatori di notevole potenza singolarmente protetti dal sovraccarico. Questo sistema di distribuzione richiede in genere una progettazione abbastanza complessa. La distribuzione dorsale in genere privilegia l’economia di materiali e di apparecchi e la facilità di ampliamento in ambienti densamente elettrificati con bassi fattori di contemporaneità. DISTRIBUZIONE La distribuzione radiale prevede una singola linea per ogni gruppo di utilizzatori allacciati al punto terminale. Non avendo derivazioni intermedie può considerarsi come una vera e propria linea di solo trasporto di energia. La linea radiale richiede un apparecchio di protezione e di sezionamento all’origine e in genere si usa per collegare un quadro a un sottoquadro o per connettere al sottoquadro utilizzatori di notevole potenza o che richiedono un distinto sezionamento per manutenzione elettrica o per emergenza: in quest’ultimo caso il circuito di distribuzione e il circuito terminale si identificano essendo unico l’utilizzatore alimentato. La distribuzione radiale privilegia la facilità di riparazione, il minimo disservizio in caso di guasti e la selettività di intervento delle protezioni. Con la distribuzione radiale è altresì possibile realizzare buone economie per utilizzatori di notevole potenza e con elevato fattore di contemporaneità. Da ultimo si osserva che nella realtà i due sistemi convivono nello stesso impianto utilizzatore che in genere ha circuiti di distribuzione di tipo misto e cioè radiale sino ai sottoquadri o per utilizzatori di notevole potenza e dorsale per l’impianto di illuminazione e per i piccoli utilizzatori. In questi casi si ha sovente una distribuzione a dorsale ramificata, realizzata con conduttori della medesima sezione e perciò proteggibili con un unico apparecchio posto all’origine; è il caso, per esempio, del circuito che alimenta le prese a spina o i centri luce negli edifici a uso residenziale o similare (Fig. 3.1). RADIALE 49 SISTEMI DI DISTRIBUZIONE ● Fig. 3.1 Tipi di distribuzione dorsale Dorsale a sezione unica 10 mm2 10 mm2 4 mm2 10 mm2 10 mm2 2 4 mm2 2 2,5 mm 2,5 mm usata per utilizzatori singolarmente protetti e sezionati Dorsale a più tronchi 2 10 mm 6 mm 2 4 mm 2 usata per apparecchi singolarmente protetti che assicurano anche la protezione dorsale Dorsale ramificata a sezione unica con unica protezione 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2 2,5 mm 2,5 mm 2 usata per utilizzatori di piccolissima potenza protetti a monte con un unico apparecchio 50 La Norma CEI 64-8 definisce sistema elettrico la “parte di un impianto elettrico costituito dal complesso dei componenti elettrici aventi una determinata tensione nominale”; inoltre, secondo la Norma CEI 11-1 la suddivisione dei sistemi elettrici avviene in quattro categorie, come riportato dalla Tab. 3.1. ● Tab 3.1 - Classificazione dei sistemi elettrici in relazione alla tensione nominale Un SISTEMI DI CATEGORIA 0 (zero) I II III TENSIONE NOMINALE Un [ V ] ≤ 50 c.a. ≤ 120 c.c. 50 < Un ≤ 1.000 c.a. 120 < Un ≤ 1.500 c.c. 1000 < Un ≤ 30.000 c.a. 1500 < Un ≤ 30.000 c.c. Un > 30.000 La distribuzione dell’energia elettrica alle utenze alimentate in bassa tensione, avviene invece in funzione del sistema di conduttori attivi (vedere Tab. 3.2) e del loro modo di collegamento a terra. ● Tab 3.2 - Distribuzione dell’energia elettrica in SISTEMA funzione del sistema di Monofase conduttori attivi Trifase N° CONDUTTORI ATTIVI 2 (fase-fase) 2 (fase-neutro) 3 (L1-L2-L3) 4 (L1-L2-L3-N) 51 SISTEMI DI DISTRIBUZIONE CLASSIFICAZIONE DEI SISTEMI DI DISTRIBUZIONE Sistema TN Delle 2 lettere TN-TT-IT, la prima indica lo stato del neutro del secondario del trasformatore di distribuzione; la seconda il modo con cui le masse sono collegate a terra presso l’utente. La lettera S significa conduttore di neutro N e di protezione PE separati; la lettera C conduttore di neutro e di protezione riuniti in un solo conduttore (PEN). Un punto del sistema è collegato direttamente a terra e le masse dell’impianto sono collegate a quel punto per mezzo del conduttore di protezione (PE o PEN). Il sistema TN si suddivide in: - TN-S dove il conduttore di neutro e di protezione sono separati; - TN-C dove la funzione di neutro e di protezione sono combinate in un unico conduttore; - TN-C-S dove le funzioni di neutro e di protezione sono combinate in un unico conduttore solo in una parte del sistema. Il sistema TN è da impiegare solo in impianti con cabina propria di trasformazione. ● Fig. 3.2 Sistema TN Nel sistema TN-C-S la continuità del conduttore di protezione non deve mai venir meno; la stessa è prioritaria anche rispetto alla continuità del conduttore neutro. Pertanto, nell’effettuare la separazione del conduttore PEN nei due conduttori PE ed N si deve aver cura di collegare il PEN ed un adeguato giunto (o morsetto di separazione) realizzando poi un collegamento stabile con un secondo giunto in corrispondenza del morsetto a cui verrà collegato il PE e viceversa omettendo il collegamento con il morsetto da cui partirà il neutro N. 52 Neutro collegato direttamente a terra, masse dell’impianto collegate a un impianto di terra elettricamente indipendente da quello del sistema. Sistema TT ● Fig. 3.3 Sistema TT Nessuna parte attiva collegata a terra (se non tramite un’impedenza Z), mentre le masse sono collegate a terra. Sistema IT ● Fig. 3.4 Sistema IT 53 IMPIANTO DI TERRA SCOPI DELLA MESSA A TERRA Un impianto di terra è costituito da tutti gli elementi necessari a collegare un circuito, una massa, una massa estranea al terreno per ottenere uno o più dei seguenti scopi: a) offrire una via di chiusura a bassa resistenza alle correnti di dispersione verso terra negli impianti TT per facilitare l’intervento degli apparecchi di interruzione del guasto; b) vincolare al potenziale di terra un punto di un circuito che può essere il centro stella del trasformatore di cabina (sistemi TT e TN), il secondario di un trasformatore ecc., allo scopo di determinare in modo univoco la tensione nominale verso terra per esigenze ai fini funzionali; ● Fig. 4.1 Impianti di terra per: a) garantire un percorso a bassa resistetività alle correnti di dispersione verso terra; b) vincolare al potenziale di terra il nucleo di un trasformatore c) limitare la tensione totale verso terra di una massa in avaria in un sistema IT in caso di primo guasto; d) vincolare al potenziale di terra una massa o una massa estranea al fine di controllare lo stato di isolamento rispetto a un sistema elettrico isolato da terra (sistema IT o protezione mediante separazione elettrica). Si hanno inoltre impianti di terra per: - l’eliminazione di cariche elettrostatiche; - il funzionamento di speciali circuiti monofilo con ritorno a terra (ferrovie, tramvie); - la protezione contro le scariche atmosferiche. L’impianto di terra trattato in questo fascicolo è adatto alla funzione di protezione contro i contatti indiretti negli impianti utilizzatori in bassa tensione (cat. 0 e I). Detto impianto, nel rispetto della Norma CEI 64-8/4, deve essere unico per masse simultaneamente accessibili. 54 ● Fig. 4.2 Ulteriori applicazioni dell’impianto di terra; ad UT = ~U esempio per l’eliminazione delle cariche elettrostatiche Rt Ri e/o per la protezione contro le scariche atmosferiche Ri RT Ri = resistenza di isolamento della rete Rt = resistenza di terra locale PARTI COSTITUTIVE L’IMPIANTO DI TERRA Per la corretta applicazione delle norme CEI, è necessario definire l’impianto di terra distinguendo le seguenti parti, ognuna delle quali è soggetta a specifiche prescrizioni dimensionali. Il dispersore È costituito dai corpi metallici in intimo contatto con il terreno ed è la parte destinata a disperdere o a captare le correnti di terra. Il dispersore può essere “intenzionale” quando è installato unicamente per scopi inerenti alla messa a terra dell’impianto elettrico oppure “di fatto” quando si utilizza una struttura avente altri scopi primari. Sono ad esempio dispersori di fatto le armature metalliche interrate delle fondazioni in calcestruzzo, le camicie metalliche di pozzi, le tubazioni metalliche interrate ecc. In ogni caso un elemento metallico fa parte del dispersore se contribuisce in misura significativa alla dispersione delle correnti oppure se, essendo necessario al funzionamento, è soggetto all’azione corrosiva del terreno: ad esempio una corda nuda direttamente interrata, destinata a collegare fra loro due parti disperdenti, fa parte del dispersore; la stessa corda se isolata dal terreno e protetta dall’azione corrosiva non è più facente parte del dispersore, bensì del conduttore di terra (CT). Il conduttore di terra È un elemento destinato a collegare il dispersore al collettore di terra oppure i diversi elementi del dispersore fra loro, ma che non è in intimo contatto con il terreno (ciò non significa che debba essere isolato elettricamente da terra). Il conduttore di terra può essere costituito da cavo isolato, corda metallica nuda, piattina metallica, tubi metallici o altri elementi strutturali metallici inamovibili con le seguenti caratteristiche di affidabilità, di continuità elettrica e resistenza alla corrosione: - percorso breve; - giunzioni con saldatura a forte o con appositi robusti morsetti o manicotti protetti contro la corrosione; - assenza di sollecitazioni meccaniche; - opportuno dimensionamento. 55 IMPIANTO DI TERRA Il collettore (o nodo) principale di terra È l’elemento al quale confluiscono i conduttori di terra, i conduttori di protezione principali, i conduttori equipotenziali principali. Esso può essere costituito da un morsetto o da una sbarra meccanicamente robusti e atti ad assicurare, nel tempo, la continuità elettrica. Deve essere possibile il sezionamento, solo mediante l’uso di un attrezzo, almeno del conduttore di terra per poter effettuare le verifiche. Uno stesso impianto può comprendere uno o più collettori di terra (per esempio uno per ogni montante). Non è invece lecito realizzare impianti di terra senza collettori o con una o più giunzioni inaccessibili tra dispersore e conduttori di protezione. I conduttori di protezione (PE) Sono gli elementi destinati a collegare le masse al collettore principale di terra. In genere sono costituiti da cavi unipolari isolati o da anime di cavi multipolari isolate contraddistinte dal colore giallo-verde. Si possono impiegare anche conduttori nudi a percorso indipendente dalla conduttura principale o altre strutture metalliche inamovibili con opportune caratteristiche di continuità elettrica e di affidabilità meccanica. Nei sistemi TN, quando l’interruzione del guasto a terra è affidata a dispositivi a massima corrente, è opportuno, per ridurre la reattanza induttiva dell’anello di guasto, che i conduttori di protezione siano incorporati nella stessa conduttura comprendente i conduttori di fase o, quanto meno, che corrano paralleli nelle immediate vicinanze. Si deve comunque evitare la concatenazione magnetica su lunghi tratti tra conduttore di protezione ed estese strutture in ferro che potrebbero diventare sede di correnti indotte, trasformando l’anello di guasto in un circuito con comportamento simile a quello del primario di un trasformatore di corrente (con evidente enorme aumento dell’impedenza). ● Fig. 4.3 Esempi costruttivi di un impianto di terra conduttore di protezione PE conduttore equipotenziale supplementare EQS conduttore equipotenziale principale EQP collettore di terra CT conduttore di terra dispersore di fatto 56 dispersore intenzionale Sono tutti gli elementi destinati a collegare le masse alle masse estranee e le masse estranee tra loro, allo scopo di assicurare l’equipotenzialità. Si distinguono dai conduttori di protezione per la loro funzione elettrica. Infatti i conduttori di protezione sono dimensionati per convogliare a terra, attraverso il dispersore, le correnti che si verificano per contatto franco fra una massa e un conduttore di fase facente parte dell’impianto stesso; si tratta quindi di correnti di intensità prevedibile in genere notevole (che nei sistemi TN possono essere anche di diversi kA). I conduttori equipotenziali sono invece destinati solo a rendere equipotenziali (e quindi allo stesso valore di tensione) tutte le masse estranee. In teoria quindi non dovrebbero, sia in condizioni ordinarie che di guasto, essere attraversati da corrente (tanto che la sezione di questi conduttori è dettata da ragioni di resistenza meccanica e non elettrica). Si distinguono in conduttori equipotenziali principali (EQP) e supplementari (EQS). I conduttori equipotenziali principali collegano le strutture metalliche principali dell’edificio (impianto termo-idraulico, armature del calcestruzzo, grondaie ecc.) al collettore di terra con connessioni in genere realizzate alla base dell’edificio. Si ricorda che i collegamenti equipotenziali principali devono sempre essere realizzati nei sistemi TT e TN con protezione contro i contatti indiretti mediante interruzione automatica del circuito guasto. I conduttori equipotenziali supplementari collegano in loco le masse estranee (in genere già collegate al collettore di terra) al morsetto di terra locale per costituire un’ulteriore sicurezza. Si ricorda che questi collegamenti non sono indispensabili negli ambienti ordinari e sono obbligatori in taluni ambienti particolari (bagni, docce, piscine, luoghi conduttori ristretti). Conduttori equipotenziali ● Tab. 4.1 1 Caratteristiche dei conduttori di terra 2 3 ACCIAIO DI ELETTRODO DIMENSIONI ZINCATO A CALDO (NORMA Piastra Spess. (mm) 3 3 Nastro Spess. (mm) Sez. (mm2) 3 100 50 Tondino o conduttore massiccio Sez. (mm2) 50 35 1,8 1,8 TIPO Per posa nel terreno Per infissione nel terreno CEI 7-6) (1) 4 5 ACCIAIO RIVESTITO DI RAME RAME Conduttore cordato ∅ ciascun filo (mm) Sez. corda (mm ) 50 35 Picchetto a tubo ∅ est. (mm) Spess. (mm) 40 2 30 3 Picchetto massiccio ∅ (mm) 20 Picchetto in profilato 2 Spess. (mm) Dimensione trasversale (mm) (2) 15 (3) 15 5 5 50 50 (1) Anche acciaio senza rivestimento protettivo, purché con spessore aumentato del 50% (sezione minima 100 mm2) (2) Rivestimento per deposito elettrolitico: 100 µm (3) Rivestimento per trafilatura: spessore 500 µm Tipo/Dimensioni non considerati nella Norma Le novità sono cerchiate 57 IMPIANTO DI TERRA DETERMINAZIONE DELLE RESISTENZE DI TERRA RT Per ricavare il valore della resistenza di terra si possono seguire le indicazioni riportate al capitolo 2 della Guida CEI 64-12; “Guida per l’esecuzione dell’impianto di terra negli edifici per uso residenziale e terziario”, in funzione del sistema di distribuzione (TT o TN). Il metodo che può essere eseguito per la determinazione della resistenza di terra è indicato nel seguente diagramma di Fig. 4.4, nel quale il valore della resistenza del dispersore viene preso in considerazione al posto del valore che nella Norma CEI 64-8 è indicato con Ra (resistenza del dispersore - resistenza del conduttore di protezione). Questa semplificazione è giustificata dal fatto che la resistenza del conduttore di protezione è trascurabile rispetto a quella del dispersore. I sistemi TT ● Fig. 4.4 SISTEMA TT Determinazione delle resistenze di terra nei sistemi TT DETERMINAZIONE SI È DELLA Ia NO PREVISTA PROTEZIONE DIFFERENZIALE Ia = I∆n = Ia = CORRENTE CORRENTE DI INTERVENTO DELLA PROTEZIONE CONTRO DIFFERENZIALE NOMINALE LE SOVRACORRENTI (in 5 sec. o a scatto istantaneo) SI Rt ≤ 25 / Ia 58 AMBIENTI PARTICOLARI ad esempio: - CANTIERI - LOCALI AD USO MEDICO NO Rt ≤ 50 / Ia L’uso generalizzato di protezioni differenziali rende agevole l’ottenimento del valore richiesto per la resistenza di terra. Infatti con un interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale I∆n = 0,3 A RT ≤ 50 = 50 I∆n 0,3 = 166,67 Ω Se invece l’impianto fosse protetto, per esempio, da un interruttore automatico avente corrente nominale di 16 A, con corrente di funzionamento entro 5 sec. di 90 A, la resistenza di terra dovrebbe essere RT ≤ 50 Ia = 50 90 = 0,556 Ω Si rende praticamente necessario per il sistema TT l’uso di interruttori differenziali come dispositivi di protezione, dal momento che il valore da tenere alla resistenza di terra risulta molto basso. La resistenza di terra viene determinata sulla base dei seguenti dati che devono essere forniti, su richiesta del progettista, dall’Ente distributore: I sistemi TN - valore della corrente di guasto a terra (IG); - tempo di eliminazione del guasto (t). Noti questi dati, si può calcolare il valore della tensione totale di terra, che non deve superare il valore, aumentato del 20%, corrispondente al tempo t, riportato nella seguente tabella. ● Tab. 4.2 TEMPO DI ELIMINAZIONE DEL GUASTO (S) 10 2 1 0,8 0,7 0,6 0,5 0,39 0,2 0,14 0,08 0,04 TENSIONE DI CONTATTO AMMISSIBILE 80 85 103 120 130 155 220 300 500 600 700 800 UTP (V) Ad esempio si assume: - IG = 150 A - t = 0,7 s si deve avere: RT ≤ 1,2 × 130 150 = 1,04 Ω 59 IMPIANTO DI TERRA Qualora sia disponibile (o calcolabile) il valore della corrente IT che l’impianto di terra disperde nel terreno, il valore della resistenza di terra può venire calcolato sulla base di tale corrente IT, anziché sulla base della corrente IG. Dall’esempio si nota che il valore di RT deve poter risultare piuttosto basso; ciò implica particolare attenzione nella fase di studio del dispersore. Un esempio di metodo, che può essere seguito per la determinazione della resistenza di terra, è indicato nel seguente diagramma. ● Fig. 4.5 SISTEMA TN Determinazione delle resistenze di terra nei sistemi TN DIMENSIONAMENTO PER GUASTO A TERRA SUL LATO MT RICHIESTE A ENTE DISTRIBUTORE DI: - CORRENTE CONVENZIONALE DI GUASTO VERSO TERRA (I ) G TEMPO DI ELIMINAZIONE GUASTO IN MT CALCOLO TEMPO DELLA RESISTENZA DI TERRA DI ELIMINAZIONE RESISTENZA DI TERRA RT DEL GUASTO (S) 10 1,2 · 80 / IG 2 1,2 · 85 / IG 1 1,2 · 103 / IG 0,8 1,2 · 120 / IG 0,7 1,2 · 130 / IG 0,6 1,2 · 155 / IG 0,5 1,2 · 220 / IG 0,39 1,2 · 300 / IG 0,2 1,2 · 500 / IG 0,14 1,2 · 600 / IG 0,08 1,2 · 700 / IG 0,04 1,2 · 800 / IG Nota Nel caso che il valore RT richiesto non possa essere ottenuto perché si viene a determinare un valore di tensione totale di terra UT superiore al limite ammesso, è necessario riconsiderare la configurazione del dispersore. Si precisa tuttavia che è possibile progettare l’impianto di terra limitando le dimensioni di passo e di contatto. 60 DIMENSIONAMENTO DEI CONDUTTORI Dimensionamento dei conduttori di protezione La sezione dei conduttori di protezione può essere determinata in due modi. Il primo è basato sulla considerazione che l’anello di guasto interessa sempre il conduttore di fase e che tale conduttore è protetto dalle sovracorrenti se l’impianto è eseguito a regola d’arte. Si ricorda inoltre che nei sistemi TT si deve avere in genere: 50 IA ≤ RA dove IA è la corrente di scatto dell’interruttore automatico, oppure la corrente nominale differenziale dell’interruttore differenziale. Questa corrente è certamente sopportabile per 5 sec. da conduttori con sezione non inferiore a quella dei conduttori di fase, anche per resistenze di terra dell’ordine di qualche decimo di ohm. Nei sistemi TN deve essere: IA ≤ U0 ZS dove: ZS = l’impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore attivo fino al punto di guasto e il conduttore di protezione tra il punto di guasto e la sorgente. IA = è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro un tempo definito dalla norma in funzione della tensione nominale verso terra Uo come da tabella. ● Tab. 4.3 Tempi massimi di interruzione per i sistemi TN U0 (V) 120 230 400 > 400 TEMPO DI INTERRUZIONE (S) 0,8 0,4 0,2 0,1 U0 = è la tensione nominale in c.a., tra fase e terra. Se la protezione dal corto circuito è correttamente dimensionata (K2 S2 ≥ I2 t) è certamente assicurata anche la protezione contro le correnti di guasto a terra per conduttori di pari sezione. È quindi sufficiente che i conduttori di protezione non abbiano sezione inferiore ai rispettivi conduttori di fase per risultare protetti. Per conduttori di fase con sezione superiore a 16 mm2 è sufficiente un conduttore di protezione con sezione non inferiore alla metà di quella del conduttore di fase, poiché certamente gli apparecchi di protezione intervengono per correnti di guasto di notevole entità. La Tab. 4.4 riporta le sezioni del conduttore di protezione correttamente correlati con il conduttore di fase. 61 IMPIANTO DI TERRA ● Tab. 4.4 mm2 SEZIONE DEL CONDUTTORE DI FASE IN SEZIONE MINIMA DEL CORRISPONDENTE CONDUTTORE DI PROTEZIONE IN mm2 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 1,5 2,5 4 6 10 16 16 16 25 35 50 70 70 95 120 Si nota che quando, oltre i 16 mm2, non esiste una sezione unificata pari alla metà esatta di quella del conduttore di fase si deve scegliere la sezione unificata più prossima anche se leggermente minore di 1/2 SF. La correlazione di Tab. 4.4 vale per conduttori di protezione in rame; per altri materiali si deve scegliere una sezione di resistenza unitaria equivalente a quella del rame (vedi Tab. 4.5). ● Tab. 4.5 MATERIALE rame alluminio piombo acciaio RESISTIVITÀ r (mW mm) CON IL RAME 17,214 28,264 214 138 1 1,65 12,44 8 RAPPORTO ESEMPIO Se il conduttore di protezione in rame deve avere sezione non inferiore a 16 mm2 si può utilizzare la guaina di piombo purché di sezione non inferiore a 200 mm2 (16 x 12,44) Quando un unico conduttore di protezione collega masse di elementi alimentati da più circuiti la correlazione deve essere fatta con il circuito di sezione più elevata (e non con la somma delle sezioni perché non si deve considerare l’evento di più guasti contemporanei). Il metodo di dimensionamento per correlazione con la sezione del conduttore di fase è semplice ma talvolta esageratamente abbondante specialmente per conduttori di grande sezione quando l’interruzione del guasto è affidata a interruttori differenziali. In questi casi è conveniente utilizzare la relazione: S≥ I2t K2 dove: I2t è l’energia lasciata passare dal dispositivo (detto anche integrale di Joule) K è una costante data dalla relazione: K= θ − θ0 Q C (B+ 20) ln 1 + F ρ20 B + θ0 dove: QC = calore specifico del conduttore in J/°C mm2 B = inverso del coefficiente di temperatura della resistività ρ20 = resistività del conduttore a 20 °C ϑ0 = temperatura iniziale del conduttore in °C ϑf = temperatura finale del conduttore massima ammessa 62 ● Tab. 4.6 Valori caratteristici dei metalli più usati RAME PIOMBO ACCIAIO B 235 230 202 QC 0,0034 ρ 20 0,0014 -6 0,0038 -6 17,2 x 10 138 x 10-6 214 x 10 Per i casi più ricorrenti K assume i valori indicati nelle seguenti tabelle. In ogni caso i conduttori di protezione non compresi in cavo e non facenti parte di una conduttura in tubo protettivo o in canale, comprendente anche i conduttori di fase, devono avere sezione non inferiore a 2,5 mm2 (4 mm2 se non protetti meccanicamente). ● Tab. 4.7 ● Tab. 4.8 Note (1) Vale anche per conduttori nudi a VALORI DI K VALORI PER CAVI UNIPOLARI ISOLATI (1) contatto con l’isolante dei cavi (2) Questi valori sono inferiori a quelli dei cavi unipolari perché si deve considerare la temperatura interna al cavo che vale rispettivamente 70°C, 80°C e 85°C CONDUTTORE Rame Alluminio Ferro PVC ISOLANTE EPR G2 143 95 52 176 116 64 166 110 60 DI K PER CONDUTTORE DI PROTEZIONE COMPRESO IN UN CAVO MULTIPOLARE (2) CONDUTTORE Rame Alluminio PVC ISOLANTE EPR G2 115 76 143 94 135 89 (3) Non ammesso in ambienti accessibili ● Tab. 4.9 VALORI ● Tab. 4.10 DI K VALORI PER RIVESTIMENTI METALLICI DEI CAVI (ARMATURA) CONDUTTORE Rame Alluminio Ferro Piombo Dimensionamento del conduttore di terra ● Tab. 4.11 Nota: (1) 25 mm2 se non protetto contro la corrosione DI K PER CONDUTTORI NUDI POSATI IN MODO TERMICAMENTE NON PERICOLOSO PVC ISOLANTE EPR G2 122 79 42 22 149 96 51 19 140 90 48 19 (3) TEMPERATURA LIMITE 500 °C (3) 200 °C 150 °C CONDUTTORE Rame Alluminio Ferro 228 125 82 159 105 58 138 91 50 Anche per il dimensionamento del conduttore di terra è ammesso il metodo per correlazione con la sezione del conduttore di fase facendo riferimento alla linea di maggior sezione che alimenta l’impianto per conduttore di rame protetto meccanicamente e contro la corrosione. Per conduttore di rame non protetto meccanicamente la sezione minima è di 16 mm2. SEZIONE DEL CONDUTTORE DI FASE IN SEZIONE MINIMA DEL CONDUTTORE DI TERRA IN RAME IN mm2 mm2 NON PROTETTO ≤ 35 50 70 95 120 150 185 240 16 (1) 25 35 50 70 70 95 120 MECCANICAMENTE 63 IMPIANTO DI TERRA Per materiali diversi dal rame si deve scegliere una sezione di resistenza unitaria equivalente a quella del rame con lo stesso criterio visto per i conduttori di protezione. Quando il metodo per correlazione con la sezione del conduttore di fase dà risultati esagerati si può utilizzare la formula: S≥ I2t K2 già vista per i conduttori di protezione. Uso di elementi strutturali metallici come conduttori di protezione o di terra Possono costituire conduttori di protezione gli involucri metallici di quadri, i rivestimenti metallici o le armature dei cavi, i tubi protettivi metallici purché presentino: - conduttanza equivalente alla sezione minima in rame ammessa; - siano inamovibili; - abbiano sufficiente robustezza meccanica e resistenza alla corrosione; - siano appositamente previsti o successivamente adattati per la funzione di conduttori di protezione. Possono essere utilizzati come conduttori di terra anche elementi strutturali metallici purché inamovibili, di conduttanza idonea, con percorso breve, non soggetti a sforzi meccanici né al pericolo di logoramento o corrosione. Le connessioni fra le varie parti devono essere eseguite con saldatura forte o autogena o con appositi robusti morsetti (bulloni con ∅ ≥ 10 mm e sezione di contatto ≥ 200 mm2). Possono quindi costituire un tronco del conduttore di terra pali, tralicci, travi in ferro e simili. ● Fig. 4.6 Sezioni minime dei conduttori equipotenziali (EQP) P 64 Dimensionamento dei conduttori equipotenziali Le sezioni minime da adottarsi per i collegamenti equipotenziali sono state fissate empiricamente dalla Norma CEI non essendo possibile prevedere l’intensità delle correnti transitanti. I conduttori equipotenziali principali, cioè che fanno capo al collettore di terra, devono avere sezione non inferiore alla metà del conduttore di protezione di maggior sezione che fa capo allo stesso collettore con minimo di 6 mm2 e massimo di 25 mm2. La sezione minima dei conduttori equipotenziali supplementari (EQS) dipende dal tipo di collegamento e dalla sezione del conduttore di protezione secondo lo schema sotto indicato. ● Fig. 4.7 Sezioni minime per i collegamenti equipotenziali IL DISPERSORE Criteri generali di progettazione Gli elementi che costituiscono il dispersore intenzionale possono assumere diverse conformazioni ed essere di rame, acciaio ramato, ferro zincato; sono utilizzabili anche altri materiali purché siano chimicamente compatibili con il terreno e non siano soggetti ad incrostazioni superficiali che possano compromettere il contatto metallo-terra. La profondità d’interro deve essere sufficiente a evitare aumenti di resistenza del terreno per essiccamento o per congelamento, danneggiamento meccanico e tensioni di passo pericolose. In genere la posa dei dispersori è tale che le parti più alte si trovano a non meno di 0,5 m sotto il piano di campagna. Per motivi di consistenza meccanica e di resistenza alla corrosione le dimensioni trasversali di ciascun elemento non devono essere inferiori ai valori indicati in Tab. 4.12. 65 IMPIANTO DI TERRA ● Tab. 4.12 MATERIALE Dimensioni trasversali minime ACCIAIO ACCIAIO ZINCATO RAMATO RAME Legenda Z = spessore in mm S = Sezione in mm PIASTRA Z 3 – 3 NASTRO Z S 3 100 – – 3 50 S 50 – 35 S ØC 50 1,8 – – 35 1,8 2 L = Dimensione trasversale (mm) PER ØE = Diametro esterno (mm) POSA NEL TERRENO ØC = Diametro singolo filo (mm) TONDINO O CONDUTTORE MASSICCIO TIPO DI CONDUTTORE ELETTRODO PER INFISSIONE NEL TERRENO Dispersori ad anello e a maglia 66 CORDATO PICCHETTO TUBOLARE ØE Z 40 2 – – 30 3 PICCHETTO MASSICCIO ØE 20 15 15 PICCHETTO TUBOLARE Z L 5 50 – – 5 50 Si possono realizzare dispersori complessi derivati dai due tipi fondamentali a picchetti e a corda combinati tra loro. In particolare sono molto usati i dispersori ad anello e a maglia direttamente ricavati dai tipi a corda. I dispersori ad anello, se i lati paralleli sono sufficientemente distanti, possono essere dimensionati in base alla lunghezza della corda interrata aumentando la resistenza del 10÷20% per tener conto delle interferenze. I dispersori a maglia sono da adottare esclusivamente per ridurre le tensioni di passo sulle aree circostanti le cabine MT/BT poiché il costo per sterri e reinterri è notevole e non ripaga il basso valore di RT. Talvolta, per migliorare il funzionamento ai vertici del dispersore ad anello o lungo il perimetro dei dispersori a maglia, si infiggono picchetti; ciò serve anche a diminuire le tensioni di passo alla periferia della maglia. Altri tipi di dispersori intenzionali (a piastra, a sfera, a rete) servono in casi speciali per officine elettriche ma sono totalmente desueti negli impianti di messa a terra di protezione nei sistemi di categoria I. Per il dimensionamento di massima del dispersore si possono utilizzare le formule semplificate indicate in Tab. 4.13. ● Tab. 4.13 PICCHETTI CORDE MAGLIA I principali tipi di dispersori L2 D L D TIPO L1 r L RE = 0,8 FORMULA ρ L RE ≅ 2 ρ L RE ≅ 0,8 ρ L1 +L2 APPROSSIMATA vale per L / D compreso tra 30 + 40 PER ECCESSO USO TIPICO terreni di ridotte dimensioni con bassa resistività negli strati profondi vale per L / D compreso tra 5 + 30 terreni estesi in lunghezza con bassa resistività negli strati superficiali terreni di ridotte dimensioni (specialmente per cabine MT / BT) Ferri d’armatura del calcestruzzo e palificazioni di fondazione I ferri d’armatura del calcestruzzo sono proficuamente utilizzabili solo se fanno parte delle fondamenta, parzialmente o totalmente a contatto con il terreno. Le palificazioni metalliche di fondazione in terreni acquitrinosi costituiscono eccellenti dispersori di fatto a bassissima resistenza. Gli acquedotti Le tubazioni metalliche degli acquedotti molto estesi sono eccellenti dispersori a condizione che il metallo nudo sia a contatto con il terreno. Le tubazioni con rivestimento protettivo non sono impiegabili perché trasmettono a distanza i potenziali di guasto e possono costituire grave pericolo per gli addetti alla manutenzione idraulica. La Norma CEI 64-8/5, Art. 542.2.5 ammette l’uso degli acquedotti pubblici come dispersori, previo consenso dell’esercente, alle seguenti condizioni: - la resistenza di terra, rilevata con opportune misure, sia adeguata; - l’esercente si impegni a comunicare all’utente ogni variazione alla rete idrica che possa alterare le caratteristiche di dispersione (esempio: posa di tratte in plastica o in tubo rivestito). In ogni caso un dispersore di fatto utilizzato come unico elemento disperdente o come parte integrante di un dispersore intenzionale, dovrebbe avere i seguenti requisiti: - inamovibilità; - inalterabilità; - dotazione di punti di connessione che assicurino la possibilità di misura. Inoltre, se trattasi di armatura del calcestruzzo, occorre che: - siano collegati al conduttore di terra almeno 1/4 dei ferri contenuti nelle fondazioni (con un minimo di 2); - le giunzioni siano eseguite con saldatura a forte con robusti morsetti a compressione in punti non sollecitati meccanicamente (ad esempio sulle estremità libere); - la presa di terra, per prova, sia installata in posizione accessibile a edificio finito. 67 IMPIANTO DI TERRA In ogni caso e senza alcuna misura, un dispersore di fatto può essere utilizzato come elemento aggiuntivo del dispersore intenzionale (che però da solo deve assicurare la corretta dispersione delle correnti di guasto a terra). ● Fig. 4.8 Collegamento del conduttore di terra all’acquedotto A A Collare per il collegamento diretto alla tubazione interrata di un acquedotto con tubi metallici a contatto con il terreno Problemi di corrosione dei dispersori Per mantenere nel tempo l’efficienza del dispersore è necessario limitare al minimo i fenomeni di corrosione del metallo in intimo contatto con il terreno. La corrosione può essere dovuta: 1) all’aggressività chimica del terreno per acidità o basicità; 2) alla formazione di coppie galvaniche tra metalli vicini con potenziale elettrochimico diverso; 3) a processi elettrochimici dovuti a correnti continue vaganti presenti nel terreno; 4) a processi elettrochimici dovuti a protezione catodica di strutture metalliche vicine al dispersore. Aggressività chimica del terreno Nel primo caso, che si verifica quando il terreno è fortemente aggressivo, si devono usare elementi in rame o in acciaio rivestito di rame evitando l’uso dell’acciaio zincato. Si deve comunque evitare la posa di dispersori in terreni che, per la presenza di scarichi di fognature, contengano ammoniaca o sali ammoniacali che attaccano anche il rame. In genere un terreno è tanto più aggressivo quanto più è bassa la sua resistività. In terreni mediamente aggressivi (r = 20 ÷ 50 Ωm) o poco aggressivi (r = 50 ÷ 100 Ωm) può essere usato anche l’acciaio purché zincato a caldo. Sono sconsigliabili tutti gli altri materiali a meno che non si sia certi della loro specifica resistenza chimica agli acidi e alle basi presenti nel terreno. L’alluminio puro non è adatto perché la pellicola di ossido che riveste immediatamente la sua superficie è fortemente isolante e ostacola il buon contatto elettrico con il terreno (a questo proposito si tenga presente che la resistenza di contatto si somma sempre alla resistenza di dispersione riducendo drasticamente l’efficienza). 68 Le coppie galvaniche Si possono formare coppie galvaniche tra metalli chimicamente affini purché a potenziale elettrochimico diverso. Si devono evitare soprattutto le seguenti coppie: - rame (o acciaio ramato) subisce corrosione; zinco (o acciaio zincato): in questo caso lo zinco è reattivo e - rame (o acciaio ramato) ferro (il ferro si corrode); - rame (o acciaio ramato) piombo (tubazioni di scarico o guaine di vecchi cavi): anche in questo caso è il piombo ad avere la peggio. Come si vede, anche contro le coppie galvaniche il rame rappresenta la miglior soluzione. Le correnti vaganti In prossimità di ferrovie o tramvie il cui circuito in corrente continua si chiude attraverso la terra vi possono essere correnti vaganti che interessano il dispersore e lo possono rendere reattivo rispetto al terreno; in queste condizioni il metallo può diventare l’anodo di un sistema elettrochimico e subire corrosione. Ci si può proteggere dalle correnti vaganti mediante l’installazione di dispersori di drenaggio cioè di elementi antistanti (rispetto alla direzione della corrente) che “schermano” il dispersore. La protezione catodica Molto più complessa è la situazione in presenza di strutture metalliche interrate in prossimità del dispersore e protette catodicamente: - se le strutture protette non sono collegate al dispersore, si deve evitare che le correnti galvaniche impresse vadano ad interessare gli elementi del dispersore che diventerebbe in questo caso un anodo sacrificale corrodendosi rapidamente; solitamente ci si protegge da questo inconveniente mediante allontanamento. - se le strutture protette catodicamente sono collegate al dispersore, esso diventa ricevitore di corrente e perciò non si corrode ma, in situazioni particolari, può ricoprirsi (specialmente se di rame) di sostanze isolanti che riducono l’efficienza. Corroso + 1,7 + 0,76 + 0,44 + 0,14 + 0,13 – 0,35 Protetto Alluminio Zinco Ferro Stagno Piombo Rame Anodo dei metalli a 25°C Catodo ● Tab. 4.14 Potenziale elettro-chimico In presenza di elementi catodicamente protetti è indispensabile rivolgersi a specialisti per risolvere nel migliore dei modi lo specifico caso. Infondato è invece il timore che effetti di corrosione elettrochimica possano essere prodotti in strutture collegate in equipotenzialità dal funzionamento del dispersore: infatti il dispersore scarica a terra correnti di guasto alternate di durata e intensità limitata che non possono produrre alcun effetto elettrochimico; inoltre PER METALLI PURI IN SOLUZIONE NORMALE eventuali fenomeni galvanici indotti nel NEI PROPRI SALI dispersore non producono alcun danno in elementi metallici che non siano in intimo METALLO E (V) COMPORTAMENTO contatto con terreno contenente acqua e aria. 69 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI GLI EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA SUL CORPO UMANO ● Fig. 5.1 Gli effetti della corrente sul corpo umano ● Fig. 5.2 Percentuale delle persone, in funzione della corrente, che riescono a staccarsi in seguito ad un contatto della mano con parti in tensione 70 Il sistema nervoso di tutti gli esseri viventi è percorso da segnali di natura elettrica che comandano le diverse funzioni, fra le quali la più comune è lo stimolo dei movimenti muscolari. Non si tratta di correnti elettroniche paragonabili a quelle che percorrono i circuiti metallici, ma di correnti neuroniche consistenti in cariche elettriche trasmesse da una cellula attigua dei tessuti nervosi, le cui manifestazioni fisiche e fisiologiche sono del tutto equivalenti: è noto, infatti, che con stimolatori elettrici esterni si possono sostenere gli impulsi cardiaci e i movimenti muscolari. Quando alle correnti neuroniche interne si sovrappongono o si sostituiscono correnti impresse da generatori esterni, si hanno alterazioni più o meno gravi in funzione dell’organo attraversato, dell’intensità, del tipo di corrente, del tempo di permanenza. In Fig. 5.1 sono sintetizzati gli effetti prodotti dalla corrente alternata sinusoidale a 50 Hz in seguito a un contatto mano-piedi, che costituiscono lo standard fondamentale di studio condotto da oltre quarant’anni dal comitato IEC 479. Si distinguono tre tipi di danni macroscopici: la tetanizzazione muscolare, la fibrillazione cardiaca e le ustioni nel punto di contatto. Quest’ultimo fenomeno è grave quando l’intensità di corrente assume valori dell’ordine degli ampere e perciò non si verifica in termini rilevanti nei circuiti a bassa tensione che, nella peggiore delle ipotesi, comportano intensità dell’ordine di qualche decimo di ampere. La tetanizzazione si produce quando la corrente attraversa muscoli volontari e può manifestarsi in forme più o meno acute che vanno dalla sensazione di formicolio, Contatto mano-piedi alla scossa dolorosa, alle contrazioni fino alla paralisi temporanea. 3 2 4 La tetanizzazione può avere effetti mortali per 1 eventi che sono conseguenti alle contrazioni o alla paralisi (ad esempio l’asfissia derivante dall’impossibilità di funzionamento dei muscoli pettorali che presiedono alla respirazione). Sotto l’aspetto quantitativo si distinguono per i vari tipi di corrente e di danno diverse soglie di percezione e di rilascio. La soglia di percezione Parti attraversate Effetto è il minimo valore della corrente (o dell’impulso 1 Punto di contatto Scossa 2 Muscoli degli arti Paralisi reversibile di corrente) percepibile dall’organismo umano Arresto temporaneo della respirazione 3 Torace (ad esempio il formicolio, la scossa ecc.). Fibrillazione ventricolare 4 Cuore Molto importante è la soglia di rilascio perché corrisponde al massimo valore di corrente che non provoca paralisi delle mani e degli arti, consentendo all’infortunato di sottrarsi immediatamente e istintivamente al contatto; superata tale soglia l’infortunato rimane “attaccato” al contatto a causa della paralisi muscolare e può subentrare l’asfissia (vedesi a tal proposito il diagramma di Fig. 5.2). ● Tab. 5.1 Fattori di percorso per alcuni percorsi tipici della corrente all’interno del corpo umano: quanto maggiore è il valore del fattore F tanto più è pericoloso il percorso. Enormemente più gravi sono i danni causati della corrente che attraversa il cuore che possono condurre alla fibrillazione ventricolare. Il nostro cuore è costituito da fibre muscolari che si contraggono ritmicamente parecchie decine di volte al minuto grazie ad impulsi elettrici provenienti da un organo, “il nodo senoatriale”, che di fatto costituisce il generatore elettrico biologico del cuore. Gli impulsi generati dal nodo senaotriale vengono trasmessi, tramite specifici tessuti di conduzione, alle fibrille (fibre muscolari dei ventricoli) che contraendosi ciclicamente generano la sistole ventricolare che spinge il sangue nel sistema arterioso. È evidente che un’elevata corrente, di provenienza esterna al corpo a causa di un contatto elettrico, stimola in modo disordinato i ventricoli, i quali, contraendosi in modo caotico, impediscono al cuore di svolgere la sua ordinaria funzione: è questo il fenomeno della fibrillazione ventricolare. La determinazione del valore minimo di FATTORE DI PERCORSO corrente in grado di innescare la fibrillazione PERCORSO (F) ventricolare non è uniformemente accettato Percorso di riferimento: dagli studiosi del settore, a causa di 1 mano sinistra - piedi molteplici fattori tra i quali riveste particolare Altri percorsi: rilevanza il percorso della corrente all’interno mano sinistra - piede sinistro 1 dell’organismo umano. In corrente alternata, mano sinistra - piede destro 1 preso come riferimento il percorso mano mano sinistra - mano destra 0,4 sinistra-piedi, è stato definito un fattore di mano sinistra - dorso 0,7 percorso F indicante, a parità di corrente che mano sinistra - torace 1,5 viene introdotta nel corpo umano, quale sia il mano destra - piede sinistro 0,8 percorso più pericoloso. mano destra - piede destro 0,8 La tabella 5.1 riporta i fattori di percorso più mano destra - piedi 0,8 comuni, definiti dall’IEC (International mano destra - dorso 0,3 Electrotechnical Commission). mano destra - torace regione glutea verso mano destra o sinistra 1,3 0,7 Sulla base di quanto detto, l’IEC, allo scopo di porre le basi per l’individuazione di efficaci mezzi di prevenzione e protezione contro l’elettrocuzione, ha predisposto una serie di curve indicanti la pericolosità della corrente in funzione del tempo in cui essa circola all’interno del corpo umano. Nelle figure 5.3 e 5.4 sono riportati i diagrammi IEC validi rispettivamente per correnti continue e alternate (nella gamma di frequenza 15÷100 Hz). Ciascun diagramma è concettualmente diviso in quattro zone indicanti: • zona 1: assenza di reazione sino alla soglia di percezione e comunque nessun danno permanente all’organismo; • zona 2: in genere nessun effetto fisiologico pericoloso, fino alla soglia di tetanizzazione; • zona 3: possono verificarsi effetti patofisiologici, in genere reversibili, che aumentano con l’intensità della corrente e con il tempo; in particolare: contrazione muscolari, difficoltà di respirazione, aumento della pressione sanguigna, disturbi nella formazione e trasmissione degli impulsi elettrici cardiaci, ma senza fibrillazione ventricolare; • zona 4: elevata probabilità di fibrillazione ventricolare, arresto del cuore, arresto della respirazione, gravi bruciature. Anche in questo caso le curve C2 e C3, indicano una probabilità di fibrillazione ventricolare via via crescente (rispettivamente: C2 = 5%, C3 = 50%). 71 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI ● Fig. 5.3 Zone di pericolosità della corrente continua t (ms) 10000 a 5000 c1 b c2 c3 2000 1000 500 4 3 2 1 200 100 50 20 10 0,5 0,1 ● Fig. 5.4 Zone di pericolosità della corrente elettrica alternata (15 ÷ 100 Hz) 1 5 10 50 100 500 1000 5000 I (mA) 5000 I (mA) t (ms) 10000 a 5000 b c1 c2 c3 2000 1000 500 4 3 2 1 200 100 50 20 10 0,1 72 0,5 1 5 10 50 100 500 1000 I contatti che una persona può avere con le parti in tensione sono concettualmente divisi in due categorie: I CONTATTI ACCIDENTALI - contatti diretti; - contatti indiretti. Si ha un contatto diretto quando una parte del corpo umano viene a contatto con una parte dell’impianto elettrico normalmente in tensione (conduttori, morsetti ecc.). Un contatto si dice invece indiretto quando una parte del corpo umano viene a contatto con una massa o con altra parte conduttrice, normalmente non in tensione (ad esempio la carcassa di un motore o la scocca di un elettrodomestico), ma che accidentalmente si trova in tensione in seguito ad un guasto o all’usura dell’isolamento. Ne consegue che tutti gli impianti e le installazioni elettriche devono essere realizzati ponendo in atto adeguati metodi di protezione contro i contatti accidentali. Tali metodi, imposti dalla Norma CEI 64-8, sono quelli riassunti nello schema a blocchi di Fig. 5.5. ● Fig. 5.5 Metodi di protezione contro i contatti accidentali PROTEZIONE TOTALE isolamento involucri barriere DIRETTI PROTEZIONE PARZIALE ostacoli allontanamento CONTATTI ACCIDENTALI PROTEZIONE ATTIVA messa a terra + protezione differenziale INDIRETTI PROTEZIONE PASSIVA doppio isolamento trasformatori di isolamento circuiti SELV locali isolanti 73 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione contro i contatti diretti si effettua per tutti i componenti dell’impianto adottando opportune misure aventi lo scopo di impedire che una persona possa entrare in contatto con una parte attiva del circuito elettrico. Come evidenziato in Fig. 5.5, la protezione può essere parziale o totale. La scelta tra la protezione parziale o totale dipende dalle condizioni d’uso e d’esercizio dell’impianto (ad esempio potrà essere parziale laddove l’accessibilità ai locali è riservata solo a persone addestrate). Protezione mediante isolamento delle parti attive L’isolamento, destinato a impedire il contatto con parti in tensione, deve realizzare una copertura totale delle parti attive; inoltre relativamente alle caratteristiche fisico-chimiche e allo spessore, deve essere tale da resistere alle sollecitazioni meccaniche, chimiche, elettriche e termiche alle quali può essere sottoposto durante, tenendo conto della sua specifica funzione protettiva. Protezione mediante involucri e barriere Involucri e barriere sono così definiti dalle norme CEI: Involucro - Elemento che assicura un grado di protezione appropriato contro determinati agenti esterni e un determinato grado di protezione contro i contatti diretti in ogni direzione. Barriera - Elemento che assicura un determinato grado di protezione contro i contatti diretti nelle direzioni abituali di accesso. La Norma CEI EN 60529 identifica il grado di protezione di un involucro o di una barriera mediante la sigla IP seguita da due cifre più eventuali lettere opzionali; la prima cifra indica il grado di protezione contro i contatti diretti e contro l’ingresso di corpi estranei, la seconda cifra indica il grado di protezione contro la penetrazione dei liquidi. La struttura del codice IP è rappresentata nella Fig. 5.6, mentre il significato da attribuire alle singole cifre o lettere del codice IP può essere dedotto dalla Tab. 5.2. ● Fig. 5.6 Struttura del codice IP IP 2 3 C H Lettere caratteristiche (Protezione Internazionale) Prima cifra caratteristica (cifra da 0 a 6, o lettera X) Seconda cifra caratteristica (cifra da 0 a 8, o lettera X) Lettera addizionale (opzionale) (lettere A, B, C, D) Lettera supplementare (opzionale) (lettere H, M, S, W) Note: 1) quando non sia richiesta una cifra caratteristica, quest’ultima deve essere sostituita dalla lettera “X” (“XX” se sono omesse entrambe le cifre). 2) le lettere addizionali e/o supplementari possono essere omesse senza essere sostituite. Nel caso di più lettere supplementari, si deve applicare l’ordine alfabetico. 3) se un involucro fornisce diversi gradi di protezione per differenti sistemi di montaggio, il costruttore deve indicare nelle istruzioni i gradi di protezione corrispondenti ai differenti sistemi di montaggio. 74 ● Tab. 5.2 Elementi della struttura del codice IP ELEMENTO Lettere caratteristiche Prima cifra caratteristica O LETTERE CIFRE SIGNIFICATO PER LA PROTEZIONE DELL’APPARECCHIATURA IP — 0 1 2 3 4 5 6 Seconda cifra caratteristica 0 1 2 3 4 5 6 7 8 Contro la penetrazione di corpi solidi estranei: (non protetto) ≥ 50 mm di diametro ≥ 12,5 mm di diametro ≥ 2,5 mm di diametro ≥ 1,0 mm di diametro protetto contro la polvere stagno contro la polvere Contro la penetrazione di acqua con effetti dannosi: (non protetto) caduta verticale caduta di gocce d’acqua (inclinazione 15 °) pioggia spruzzi d’acqua getti d’acqua getti potenti immersione temporanea immersione continua Lettera addizionale (opzionale) A B C D Lettera supplementare (opzionale) H M S W — Informazioni supplementari relative a: Apparecchiatura ad alta tensione Prova con acqua con apparecchiatura in moto Prova con acqua con apparecchiatura non in moto Condizioni atmosferiche SIGNIFICATO PER LA PROTEZIONE DELLE PERSONE — Contro l’accesso a parti pericolose con: (non protetto) dorso della mano dito attrezzo filo filo filo — Contro l’accesso a parti pericolose con: dorso della mano dito attrezzo filo — 75 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Protezione parziale mediante ostacoli o allontanamento La protezione parziale è ritenuta sufficiente solo in luoghi dove operano persone addestrate allo svolgimento di una specifica e particolare attività in relazione al tipo di impianto, al tipo di operazione e alle condizioni ambientali. Si attua mediante ostacoli o allontanamento. La protezione mediante ostacoli si ottiene utilizzando opportune strutture che hanno lo scopo di impedire l’avvicinamento non intenzionale a parti di circuito in tensione e di evitare il contatto involontario dell’operatore durante interventi sul circuito elettrico in tensione per lavori di riparazione, manutenzione, modifiche e simili che per particolari ragioni di funzionalità, non possono essere effettuate a circuito aperto; il grado di protezione offerto dagli ostacoli realizzati impiegando birilli, parapetti ecc., può essere inferiore a IPXXB. Non è necessario che gli ostacoli siano fissati in modo da richiedere l’uso di un attrezzo per la rimozione; è invece indispensabile che sia evitata la rimozione accidentale. La protezione mediante allontanamento consiste nell’adottare opportuni criteri installativi al fine di evitare che elementi di circuito elettrico in tensione possano trovarsi a portata di mano. Si considerano simultaneamente accessibili parti conduttrici che distano fra di loro meno di 2,5 metri in verticale o di 2 metri in orizzontale (Fig. 5.7). ● Fig. 5.7 Allontanamento oltre il volume di accessibilità m 2,50 m 1,25 m 0,75 Si intendono per parti conduttrici simultaneamente accessibili non solo le parti attive del circuito elettrico ma anche le masse, le masse estranee, i conduttori di protezione, i dispersori, i pavimenti e le pareti non isolanti. Si ricorda che per massa estranea si intende una parte conduttrice non facente parte dell’impianto elettrico, ma in grado di introdurre in un ambiente il potenziale di terra o altri potenziali. Si considerano masse estranee, per esempio, le tubazioni dell’acqua, del gas, del riscaldamento e gli elementi metallici facenti parte di strutture di edifici. 76 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI Messa a terra e interruttore differenziale Secondo l’articolo 271 del D.P.R. 547/55 tutte “le parti metalliche degli impianti ad alta tensione soggette a contatto delle persone e che per difetto di isolamento o per altre cause potrebbero trovarsi sotto tensione devono essere collegate a terra”. Un impianto di messa a terra serve pertanto a stabilire un contatto elettrico efficiente con il terreno, allo scopo di condurre a terra le correnti elettriche. Una corrente inviata nel terreno trova un’opposizione alla circolazione dovuta alla resistenza elettrica del terreno, il quale si comporta come un conduttore elettrico avente un proprio valore di resistenza. Sia la normativa italiana che quella internazionale prevedono diversi tipi di sistemi elettrici, messi a terra sia direttamente che indirettamente. In particolare, limitando l’analisi alla situazione italiana, i sistemi di messa a terra sono: TT, TN, IT le cui configurazioni e varianti sono state esaminate nel capitolo precedente. Tali configurazioni vengono riprese nella Tab. 5.3 dove, per ciascuna di esse, vengono precisate le prescrizioni normative che devono essere soddisfatte ai fini della sicurezza. TAB. 5.3 - PRESCRIZIONI NORMATIVE PER I DIVERSI SISTEMI DI MESSA A TERRA SISTEMA TN Prescrizioni normative L’art. 413.1.3.3 della Norma CEI 64-8 prescrive che le caratteristiche dei dispositivi di protezione e le impedenze dei circuiti devono essere tali che, se si presenta un guasto di impedenza trascurabile in qualsiasi parte dell’impianto tra un conduttore di fase e un conduttore di protezione o una massa, l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro il tempo specificato, soddisfacendo la seguente condizione: Zs Ia ≤ Uo dove: Zs è l’impedenza dell’anello di guasto che comprende la sorgente, il conduttore attivo fino al punto di guasto ed il conduttore di protezione tra il punto di guasto e la sorgente; Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito nella Tab. 41A in funzione della tensione nominale verso terra Uo oppure nelle condizioni specificate al successivo Art. 413.1.3.5 che prevede un tempo di intervento delle protezioni di 5 s nei circuiti di distribuzione ed un analogo tempo, ma solo se si è in presenza di un collegamento equipotenziale supplementare, nei circuiti terminali che alimentano solo componenti elettrici fissi; Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. Protezione differenziale La protezione differenziale, purchè il sistema non sia TNC, diventa consigliata quando: - l’impedenza dell’anello di guasto a valle del punto in questione non è nota o difficilmente calcolabile; - vi è un rischio di rottura del conduttore di terra o protezione; - cavi di notevole lunghezza; - masse lontane non interconnesse; - si cambia il sistema del neutro. Con i dispositivi differenziali si ottiene una maggiore sicurezza, perché le elevate correnti di guasto, tipiche dei sistemi TN, provocano l’intervento in un tempo di 30÷40 ms, rendendo tollerabili tensioni fino 280 V. Tab. 41A - Tempi massimi di interruzione per i sistemi TN UO 120 V 230 V 400 V > 400 V TEMPO DI INTERRUZIONE 0,8 s 0,4 s 0,2 s 0,1 s (segue) 77 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI (SEGUE) - TAB. 5.3 - PRESCRIZIONI NORMATIVE PER I DIVERSI SISTEMI DI MESSA A TERRA SISTEMA TT Prescrizioni normative L’Art. 413.1.4.2 richiede che sia soddisfatta la seguente condizione: RA . Ia ≤ 50 dove: RA è la somma delle resistenze del dispersore e dei conduttori di protezione delle masse, in ohm; Ia è la corrente che provoca il funzionamento automatico del dispositivo di protezione, in ampere. Quando il dispositivo di protezione è un dispositivo di protezione a corrente differenziale, Ia è la corrente nominale differenziale Idn. Per ragioni di selettività, si possono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differenziale del tipo S (vedere Norma CEI EN 61008-1, 61009-1 e 60947-2) in serie con dispositivi di protezione a corrente differenziale di tipo generale. Per ottenere selettività con i dispositivi di protezione a corrente differenziale nei circuiti di distribuzione è ammesso un tempo di interruzione non superiore a 1 s. Quando il dispositivo di protezione è un dispositivo di protezione contro le sovracorrenti, esso deve essere: • un dispositivo avente una caratteristica di funzionamento a tempo inverso, ed in questo caso Ia deve essere la corrente che ne provoca il funzionamento automatico entro 5 s, oppure • un dispositivo con una caratteristica di funzionamento a scatto istantaneo ed in questo caso Ia deve essere la corrente che ne provoca lo scatto istantaneo. Protezione differenziale Considerato che per gli ordinari dispositivi di protezione a tempo inverso il valore della corrente a cui corrisponde il tempo di intervento di 5 s è orientativamente compreso tra 3 e 6 volte la In, ne deriva che sono molto rare le situazioni in cui la protezione contro i contatti indiretti può essere assicurata con i dispositivi di protezione contro le sovracorrenti. La protezione differenziale diviene in questi casi praticamente necessaria; la stessa Norma CEI 64-8 nella parte dedicata al commento dell’art. 413.1.4.2 precisa che i dispositivi a corrente differenziale sono adatti per assicurare la protezione contro i contatti indiretti nei sistemi TT. SISTEMA IT Prescrizioni normative In questi sistemi la Norma prevede: art. 413.1.5.1 - nei sistemi IT le parti attive devono essere isolate da terra oppure collegate a terra mediante un’impedenza di valore sufficientemente elevato. Questo collegamento può essere effettuato al punto neutro del sistema oppure ad un punto neutro artificiale, che può venire collegato direttamente a terra quando l’impedenza di sequenza zero risultante sia sufficientemente elevata. Se non esiste alcun punto neutro, si può collegare a terra attraverso un’impedenza un conduttore di fase. Nel caso di un singolo guasto a terra la corrente di guasto è quindi debole e non è necessario interrompere il circuito se le prescrizioni di cui in 413.1.5.3 sono soddisfatte. Si devono tuttavia prendere precauzioni per evitare il rischio di effetti fisiologici dannosi su persone in contatto con parti conduttrici simultaneamente accessibili nel caso di doppio guasto a terra. Art. 413.1.5.2 Nota: per ridurre le sovratensioni o per smorzare le oscillazioni di tensione, può essere necessario realizzare messe a terra attraverso impedenze o punti neutri artificiali, le cui caratteristiche devono essere appropriate a quanto descritto per l’impianto. Art. 413.1.5.3 Le masse devono essere messe a terra individualmente, per gruppi o collettivamente. Deve essere soddisfatta la seguente condizione: RT . Id ≤ 50 dove: RT è la resistenza del dispersore al quale sono collegate le masse, in ohm; Id è la corrente di guasto nel caso di primo guasto di impedenza trascurabile tra un conduttore di fase ed una massa, in ampere. Il valore di Id tiene conto delle correnti di dispersione verso terra e dell’impedenza totale di messa a terra dell’impianto elettrico. Art. 413.1.5.4 Si deve prevedere un dispositivo di controllo dell’isolamento per indicare il manifestarsi di un primo guasto tra una parte attiva e masse o terra; questo dispositivo deve azionare un segnale sonoro e/o visivo. Note: - si raccomanda di eliminare il primo guasto con il più breve ritardo possibile; - un dispositivo di controllo dell’isolamento può essere utile anche per ragioni diverse dalla protezione contro i contatti indiretti. 78 Protezione differenziale In presenza di doppio guasto a massa, risulta complesso stabilire l’impedenza dell’anello di guasto, che comprende i due avvolgimenti di fase del trasformatore di alimentazione, i conduttori delle due fasi a massa ed una porzione dei conduttori di terra. In questi sistemi la protezione differenziale di utenza è efficace nel caso di una fase a terra. LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA PER LA PROTEZIONE DELLE PERSONE La Norma CEI 64-8 suggerisce un metodo convenzionale che nella maggioranza dei casi è sufficiente per determinare, con una buona approssimazione, la lunghezza massima delle condutture per la quale si è verificata la protezione delle persone. Il metodo è basato sulla legge di Ohm con un adattamento opportuno. Nella valutazione della corrente di guasto a terra sono considerate solamente le impedenze della fase e del PE relative alla utenza in esame. Il sistema di calcolo è efficace per effettuare una rapida valutazione della lunghezza massima protetta quando non si conoscono le caratteristiche della rete a monte e può essere applicato a condizione che il PE sia ubicato nelle immediate vicinanze dei conduttori attivi che compongono il circuito. In caso contrario , la verifica della protezione delle persone può essere eseguita solo dopo il completamento dell’impianto con l’esecuzione di misure. La lunghezza massima protetta è espressa dalla seguente formula: Sistema di neutro TN B 0,8 · Uo · SF PE A Lmax = Kx · Kpar. L S PE Sistema di neutro IT 1,5 · ρ · (1+m) · km · Im SF C Nel sistema IT possiamo avere due casi: 1) senza distribuzione del neutro (1) la formula da adottare è la seguente D PE B A C 0,8 · U · SF Lmax = Kx · Kpar. 2 · 1,5 · ρ · (1+m) · km · Im VAB = 0,8 U 2 S PE 2) con il neutro distribuito N PE Caso A - Circuiti senza neutro inseriti in un sistema con il neutro distribuito. In questo caso la formula diventerà: D B 0,8 · Uo · SF A C Lmax = Kx · Kpar. 0,8 UO VAB = 2 S PE SF caso A SF (2) 2 · 1,5 · ρ · (1+m) · km · Im Caso B - Linea con neutro, la formula sarà: SN 0,8 · Uo · SN caso B Lmax = Kx · Kpar. 2 · 1,5 · ρ · (1+m’) · km · Im Note (1) Non essendo possibile praticamente effettuare la verifica per ogni configurazione di doppio guasto, il calcolo viene effettuato supponendo una eguale ripartizione della tensione fra i due circuiti di guasto (l’ipotesi corrisponde alla condizione più sfavorevole per uno dei due circuiti interessati dal doppio guasto). (2) Le norme raccomandano di non distribuire il neutro nei sistemi IT. 79 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Simboli utilizzati: Lmax massima lunghezza in metri della conduttura per la quale è possibile l’intervento della protezione. Kx è un fattore di riduzione che considera la reattanza dei cavi con sezione maggiore di 95 mm2. ● Tab. 5.4 SEZIONE 2 FASE MM KX 120 150 185 240 300 0,90 0,85 0,80 0,75 0,72 Kpar è un fattore correttivo da utilizzare nel caso di più cavi posti in parallelo. ● Tab. 5.5 N. CAVI IN PARALLELO KPAR 1 2 3 4 5 1 2 2,65 3 3,2 Km è un coefficiente che tiene conto della tolleranza della soglia di intervento magnetico. Il suo valore è di: 1,2 per gli sganciatori del tipo magnetotermico; 1,15 per gli sganciatori elettronici; 80 1,5 è un fattore di correzione della resistenza del circuito in quanto si ritiene che in occasione del guasto, il valore della resistenza aumenti del 50 % rispetto a quello a 20°C; 0,8 considera la riduzione all’80 % della tensione di alimentazione in occasione di un guasto, sulla parte di impianto a monte della conduttura in esame; Uo è la tensione nominale fra fase e terra in V; U è la tensione nominale fra fase e fase in V; SF è la sezione del conduttore di fase in mm2; SN è la sezione del conduttore di neutro in mm2; ρ indica la resistività a 20°C del materiale conduttore. Il suo valore è 0,018 per il rame e 0,027 per l’alluminio; m è il rapporto tra la sezione del conduttore di fase e quella del conduttore di protezione, (in presenza di conduttori in parallelo occorre considerare la sezione complessiva); m’ è il rapporto fra la sezione del conduttore di neutro e quella del conduttore di protezione; Im è il valore della taratura della protezione contro i cortocircuiti in A. DISPOSITIVI CONTRO I GUASTI VERSO TERRA Il differenziale Di fatto la protezione offerta dai sistemi di messa a terra (soprattutto dal sistema TT) può rivelarsi insufficiente e/o inadeguata, sicché è necessario migliorarla mediante l’impiego di adeguati dispositivi contro i guasti verso terra. Il principale di questi dispositivi è l’ interruttore differenziale. Un interruttore differenziale, come risulta dalla Fig. 5.8 è costituito da alcuni elementi fondamentali: a) i contatti; b) il rilevatore differenziale; c) il relè polarizzato; d) il tasto di prova. I contatti hanno lo scopo di consentire l’apertura e la chiusura del circuito e sono dimensionati in funzione della corrente che sono chiamati a interrompere (interruttori differenziali puri o interruttori differenziali magnetotermici). ● Fig. 5.8 Elementi fondamentali di un interruttore differenziale Il rilevatore differenziale è costituito da un trasformatore con nucleo magnetico toroidale (a bassa riluttanza magnetica) sul quale sono disposti due avvolgimenti principali e un avvolgimento secondario che alimenta un relè polarizzato a smagnetizzazione in grado di comandare il dispositivo di sgancio per l’apertura dei contatti. In condizioni di funzionamento normale dell’impianto, le correnti che percorrono gli avvolgimenti principali sono uguali e pertanto in tale situazione non si genera nell’avvolgimento secondario nessuna forza elettromotrice. Se invece si verifica una dispersione di corrente a valle del rilevatore differenziale, per difetto di isolamento o per contatto diretto, si determina una corrente risultante tale da permettere un flusso magnetico nel toroide che genera una forza elettromotrice nell’avvolgimento secondario, tale da consentire la smagnetizzazione del relè polarizzato e quindi l’apertura dei contatti. 81 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Classificazione dei differenziali Gli interruttori differenziali sono classificati in due grandi famiglie: - interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati (chiamati anche “puri”) - interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati. I primi sono idonei alla sola protezione contro le correnti di dispersione verso terra e nell’installazione richiedono l’impiego di dispositivi (fusibili o interruttori automatici) in grado di interrompere le sovracorrenti (sovraccarico e cortocircuito) per proteggere non solo il circuito interessato dal guasto ma anche il differenziale. I secondi costituiscono un complesso unico in grado di aprire il circuito in caso di guasto sia che si tratti di correnti di dispersione sia di sovracorrenti. Riguardo la destinazione d’uso i differenziali si distinguono in: - interruttori differenziali per uso domestico e similare; - interruttori differenziali per uso generale. Appartengono ai primi gli interruttori con soglia di intervento differenziale fino a 1 A di tipo G (generale) o S (selettivo) entrambi caratterizzati dal tempo di intervento massimo entro 1sec.; ai secondi, quelli con soglia di intervento differenziale fino a 3 A (sia istantanei che regolabili con ritardo fino a 3 sec.). Non di rado, specie nei grossi quadri generali e di distribuzione, soprattutto nei sistemi di distribuzione TN, vengono utilizzati relè differenziali, separati dagli interruttori automatici magnetotermici, con soglia di intervento differenziale fino a 25 A (e oltre) e con tempi di ritardo fino a 5 sec. Molti interruttori differenziali del primo tipo sono muniti di elementi di commutazione destinati alla regolazione della corrente differenziale di intervento e per alcuni tipi è prevista anche la possibilità di regolazione del tempo di intervento. Con i differenziali regolabili è possibile realizzare un’efficace protezione selettiva nel campo delle correnti di guasto. 82 Interruttore differenziale a sgancio diretto Nel tipo di funzionamento sgancio diretto, l’energia necessaria allo sgancio viene fornita dalla corrente differenziale, basta il debole segnale dovuto ai pochi mA della corrente diffusa per innescare il circuito di sgancio dei contatti di potenza. Interruttore differenziale a sgancio indiretto o dipendente dalla rete Nel funzionamento con sgancio indiretto, il segnale che proviene dal toroide viene sottoposto ad una elaborazione elettronica per migliorare le prestazioni dell’interruttore differenziale. Per ottenere questo risultato è però necessario ricorrere ad una sorgente di energia ausiliaria, generalmente costituita dalla stessa rete che alimenta il circuito protetto. Gli interruttori differenziali modulari per uso domestico e similare non richiedono la sorgente di alimentazione ausiliaria, mentre quando si passa ai differenziali scatolati con prestazioni elevate (correnti nominali dell’ordine di centinaia di A e correnti differenziali fino a qualche A) l’energia necessaria alla rilevazione del guasto, elaborazione del segnale e sgancio finale di potenza, viene di norma derivata dalla stessa linea di alimentazione. Questi interruttori sono usualmente installati in grossi impianti che ricadono nella condizione suddetta. Gli interruttori a tempo dipendente possono aprire o non aprire automaticamente il circuito al mancare della tensione. Nel secondo caso però se sono rispondenti alla Norma IEC 947/2 pur mancando la tensione di una fase, se si verificasse un guasto a terra con pericolo di elettrocuzione, il circuito di alimentazione del relè di sgancio deve innescare comunque l’intervento della protezione. Componenti di classe II, isolamento doppio o rinforzato, isolamento supplementare La protezione effettuata con componenti a doppio isolamento o con isolamento rinforzato si effettua impiegando materiale elettrico (apparecchi, involucri, scatole, conduttori ecc.) che risponde a specifiche norme e che riporta il segno grafico indicato in Fig. 5.9. Per ottenere le necessarie garanzie di sicurezza si richiedono particolari attenzioni durante l’installazione dei vari componenti; in particolare: - un componente a doppio isolamento può essere utilizzato in un punto dell’impianto privo di dispositivi idonei a interrompere le correnti di guasto a terra e perciò l’eventuale PE passante deve essere isolato come se fosse un conduttore attivo; - nessuna parte conduttrice, né accessibile né intermedia, deve essere collegata al conduttore di protezione; - tutte le parti conduttrici suscettibili di entrare in contatto accidentale con parti attive in caso di guasto (masse) devono essere rese inaccessibili dal doppio isolamento; se l’involucro che le racchiude è provvisto di porte o di coperchi che possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo, è necessario prevedere barriere isolanti con grado di protezione con inferiore a IP2X o a IPXXB. ● Fig. 5.9 Principali segni grafici riguardanti le protezioni passive Trasformatore d’isolamento Mediante il trasformatore d’isolamento si realizza la protezione per separazione elettrica. Detta protezione consiste nel separare il circuito primario dal secondario così da impedire la richiusura del circuito di guasto a terra (Fig. 5.10). La tensione nominale del circuito separato non deve superare i 500 V e la sua lunghezza deve essere limitata; la Norma CEI 64-8/4 raccomanda che la lunghezza L non sia superiore al valore dato dalla relazione: L= 100.000 VN con un massimo di 500 m. Tutte le parti attive del circuito separato non devono avere nessun punto in comune con altri circuiti o con il conduttore di protezione. La separazione elettrica dai circuiti TT, TN, IT, è in genere ottenuta con elementi isolanti (scatole, tubi protettivi ecc.) e non necessariamente è totale. Quando non si può evitare di utilizzare uno 83 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI stesso tubo protettivo o uno stesso condotto per contenere i circuiti ordinari e quelli separati, si devono utilizzare cavi multipolari con guaina adatti per la tensione più elevata. Periodicamente si richiede un controllo al fine di accertare il perfetto isolamento (tutto il circuito con gli apparecchi utilizzatori inseriti non deve presentare verso terra una corrente superiore a 2 mA). ● Fig. 5.10 Alimentazione di un solo utilizzatore Circuito primario Circuito secondari o V max = 500V Vn L ≤ 100 000 Vn in Volt L in metri NO Alimentazione di un solo utilizzatore: non si deve collegare la massa né a terra, né al conduttore di protezione. Le masse del circuito separato devono risultare completamente isolate da altre masse, masse estranee o conduttori di protezione. Una stessa sorgente può alimentare più utilizzatori (Fig. 5.11) purché vengano rispettate le seguenti indicazioni: - tutte le masse del circuito separato devono essere collegate fra loro con conduttore di equipotenzialità, ma non connesso a quello di protezione; ● Fig. 5.11 Collegamento delle masse a un impianto di terra separato da quello ordinario 84 - il polo di terra delle eventuali prese a spina deve essere collegato al conduttore equipotenziale; - i dispositivi di protezione contro le sovracorrenti devono essere opportunamente dimensionati in modo tale che, in caso di doppio guasto a massa, l’alimentazione sia interrotta entro i tempi indicati nella Tab. 5.6; - i cavi flessibili, se soggetti a danneggiamento, devono essere visibili per tutta la lunghezza; ● Tab. 5.6 TENSIONE (V) NOMINALE TEMPO MASSIMO DI INTERRUZIONE 120 230 400 > 400 (S) 0,8 0,4 0,2 0,1 - i cavi flessibili di classe I devono incorporare un conduttore di protezione da utilizzare come collegamento equipotenziale; - sono ammesse solo le seguenti sorgenti di alimentazione: a) trasformatore di isolamento rispondente alla Norma CEI 96-4 e 96-8; b) altre sorgenti con caratteristiche di sicurezza equivalenti. PROTEZIONE MEDIANTE BASSISSIMA TENSIONE DI SICUREZZA (SELV E PELV) Il sistema SELV, indicato dalla Norma CEI 64-8, si realizza alimentando il circuito da proteggere a non più di 50 V mediante trasformatore di isolamento o altra sorgente di sicurezza (Fig. 5.12). L’impianto SELV deve essere totalmente separato dai circuiti a 230/400 V e nessuna parte metallica deve essere collegata intenzionalmente a terra. La separazione tra i conduttori appartenenti al sistema a bassissima tensione e ogni altro circuito, non alimentato dal trasformatore di sicurezza, può essere realizzata unicamente in uno dei quattro modi seguenti: - mediante la separazione materiale delle condutture, cioè con percorsi totalmente separati in tubi o in canali esclusivi; - utilizzando per la realizzazione dei circuiti SELV cavi con guaina isolante; ● Fig. 5.12 Sistema SELV F 230 V 2 max. 50 V N 1 PE 1) Protezione assicurata contro i contatti indiretti senza messa a terra 2) Protezione assicurata contro i contatti diretti anche su grandi superfici 85 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI - utilizzando per gli altri circuiti contenuti nello stesso canale cavi con una guaina o schermo metallico messo a terra; - prevedendo per i circuiti SELV cavi aventi isolamento idoneo al sistema a tensione maggiore contenuto nello stesso canale o nello stesso tubo. In ogni caso quando i circuiti SELV fanno capo a una cassetta di derivazione o a un apparecchio che prevede anche circuiti a 230 V, bisogna attuare provvedimenti di separazione molto accurati simili a quelli prescritti per il trasformatore di isolamento. I sistemi PELV si differenziano da quelli SELV per la messa a terra del circuito secondario (Fig. 5.13). I circuiti PELV sono, in generale, meno sicuri dei sistemi SELV: infatti la protezione contro i contatti diretti è assicurata solo negli ambienti asciutti e per parti in tensione di piccole dimensioni (per esempio le viti di serraggio dei morsetti). Se la tensione secondaria è superiore a 25 V sia nei sistemi SELV che PELV è necessario proteggere tutte le parti nude in tensione mediante gli ordinari involucri con grado di protezione, contro i contatti diretti, non inferiore a IPXXB (cioè con le stesse caratteristiche richieste per i circuiti a 230/400 V); per i sistemi SELV rimane il vantaggio di poter evitare la messa a terra delle masse mentre quelli PELV trovano giustificazione per l’alimentazione dei circuiti di comando delle macchine. ● Fig. 5.13 Sistema PELV F 230 V max. 25 V 2 N 1 PE 1) Protezione assicurata contro i contatti indiretti con collegamento equipotenziale al PE 2) Protezione assicurata contro i contatti diretti su piccole superfici solo in ambienti asciutti I sistemi FELV 86 I sistemi SELV e PELV possono essere alimentati con bassissime tensioni ottenute da generatori autonomi, quali ad esempio le pile e gli accumulatori, con i quali non esiste pericolo di interferenze accidentali con la tensione di rete a 230/400 V. La situazione non è invece sicura quando la bassissima tensione è ottenuta mediante un trasformatore collegato alla rete a 230/400 V, perché in questo caso un guasto all’isolamento fra l’avvolgimento primario e quello secondario può determinare un grave pericolo; negli ordinari trasformatori, infatti, gli avvolgimenti sono isolati tra loro mediante materiali organici che, in seguito a riscaldamento o a scarica, possono bruciare diventando conduttori e mettendo in contatto il primario a 230 V con il secondario a bassissima tensione. Se il guasto è parziale, come spesso avviene in seguito a sovracorrenti non interrotte tempestivamente o a sovratensioni impulsive prodotte da scariche atmosferiche, l’impianto può continuare a funzionare senza manifestare la situazione di pericolo. Per queste ragioni la Norma CEI 64-8/4 considera gli impianti a bassissima tensione, alimentati da ordinari trasformatori, pericolosi quanto le usuali installazioni a 230/400 V e impone gli stessi mezzi di protezione contro i contatti diretti e indiretti previsti per queste ultime. Qualora tuttavia si realizzi un impianto con queste caratteristiche lo stesso viene denominato FELV. È ad esempio un impianto FELV, l’impianto citofonico di un condominio, alimentato a 12 V mediante trasformatore ordinario. Tale impianto richiede apparecchi e condutture in grado di garantire un livello di protezione contro i contatti diretti e indiretti adatto alla tensione di 230 V, nonché la messa a terra di tutte le masse, compreso il cancello o il portone d’ingresso (se metallici), su cui è installata l’elettroserratura. In ogni caso la stessa Norma CEI 64-8 sconsiglia l’adozione di sistemi FELV. Locali isolanti Questo tipo di protezione, utilizzabile solo in situazioni eccezionali e comunque mai negli edifici civili e similari, consiste nell’utilizzare un ambiente completamente isolante nel quale sia le pareti che il pavimento presentino verso terra una resistenza minima permanente di: - 50 kΩ per tensioni nominali ≤ 500 V; - 100 kΩ per tensioni nominali > 500 V. In questi particolari ambienti (Fig. 5.14) la protezione contro i contatti indiretti può essere considerata come un doppio isolamento costituito dall’isolamento principale degli apparecchi utilizzatori e dall’isolamento verso terra del locale. ● Fig. 5.14 Locali isolanti giunto isolante 87 PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI ACCIDENTALI Per mantenere efficiente il sistema si devono attuare le seguenti condizioni: - non introdurre il conduttore di protezione; - qualsiasi apparecchio a installazione fissa di classe I deve essere opportunamente distanziato da altri apparecchi similari, al fine di impedire il contatto simultaneo fra due masse che potrebbero presentare differente potenziale di guasto; tale distanziamento deve essere superiore a 2 m per le parti a portata di mano e 1,25 m se fuori dalla portata di mano. Eventuali ostacoli utilizzati per impedire il contatto fra le masse o le masse estranee devono essere di materiale isolante e la distanza minima per sormontarli non deve risultare inferiore ai valori sopra espressi. Queste barriere isolanti devono avere una sufficiente resistenza meccanica ed essere in grado di superare la prova di tensione applicata di 2000 V per 1 minuto; inoltre, in condizioni d’uso ordinarie, la resistenza deve avere valore tale da limitare a non più di 1 mA le correnti di dispersione verso terra. Negli ambienti isolanti è vietato l’uso di prese a spina e tutto l’impianto deve essere sotto il controllo di personale addestrato per: - evitare l’introduzione nel locale di apparecchi collegati a terra o di masse estranee; - impedire che durante l’accesso al locale le persone siano sottoposte a differenze di potenziale pericolose; - le masse estranee uscenti dal locale (tubi metallici o simili) devono essere opportunamente interrotte, con uno o più elementi di giunzione isolanti, per impedire la propagazione di potenziali pericolosi all’esterno del locale. 88 CONDUTTURE E CAVI DIMENSIONAMENTO DEGLI IMPIANTI Le conduttore elettriche adempiono il loro servizio in modo ottimale solo se sono state dimensionate correttamente ed equipaggiate con adeguati dispositivi di manovra e protezione. Il progetto del dimensionamento elettrico coinvolge la completa conoscenza delle caratteristiche delle condutture stesse, dell’andamento delle correnti e dei fenomeni elettrici che si possono manifestare. La corrente che viene considerata per il ridimensionamento di un conduttore e la corrente di impiego IB; partendo da questo il progettista svolge una serie di considerazioni e calcoli per determinare le altre grandezze della rete elettrica: portata dei cavi IZ, caduta di tensione della linea ∆V, energia specifica passante I2t, ecc. La Fig. 6.1 riassume lo schema logico che deve essere seguito per un corretto dimensionamento del cavo e la corretta scelta delle protezioni. ● Fig. 6.1 Dimensionamento di un cavo CALCOLO e scelta delle protezioni DELLA CORRENTE D’IMPIEGO IB PAG. 58 SCELTA DEI CAVI IN BASE ALLA PORTATA PAG. 78 VERIFICA CADUTA TENSIONE NO AUMENTO DELLA SEZIONE PAG. 92 CALCOLO DELLE CORRENTI DI CORTOCIRCUITO PAG. 149-214 SCELTA VERIFICHE PAG. 107 2 2 K 2 S >I T DELLE PROTEZIONI CAVO/INTERRUTTORE PAG. 107 Im ≤ ICCMIN PAG. 43 LCAVO ≤ LMAX A NO OK SI FINE 90 DUE B ALTERNATIVE DEFINIZIONE DI CONDUTTURA CARATTERIZZAZIONE CAVI Si definisce conduttura l’insieme costituito da uno o più conduttori elettrici e dagli elementi che assicurano l’isolamento, il fissaggio e la protezione necessaria. La conduttura è completata dagli elementi di giunzione e derivazione atti a realizzare l’insieme dei circuiti di distribuzione o terminali costituenti la rete di distribuzione nell’ambito dell’impianto utilizzatore. Le condutture si distinguono principalmente per il sistema di protezione meccanica e di fissaggio nei tipi indicati nelle figure riportate nel paragrafo metodi di installazione. In una conduttura si distinguono: i cavi, i tubi protettivi, le cassette di giunzione e derivazione, i morsetti di giunzione e derivazione e i canali. Si definisce cavo l’insieme dei conduttori, degli isolanti, delle guaine e delle armature di protezione o di schermatura specificamente costruito per convogliare la corrente sia ai fini del trasporto dell’energia che di trasmissione di segnali. Si chiama cavo anche il semplice conduttore ricoperto dall’isolamento funzionale (cavo unipolare senza guaina) talvolta definito nel gergo degli installatori con i termini di: filo, cordina, conduttore isolato. I cavi in uso negli impianti elettrici utilizzatori in BT sono caratterizzati fondamentalmente dalla tensione nominale, dal materiale isolante, dalla guaina protettiva, dalla flessibilità, dal numero delle anime e dalla sezione del conduttore di ciascuna anima (Fig. 6.2). La tensione nominale adeguata a tensioni di esercizio di 230/400 V è U o /U = 300/500 V per cavi a posa fissa. Per sistemi di posa meno impegnativi (monofase 230 V) può essere sufficiente la tensione nominale U o /U = 300/300 V (U o valore efficace della tensione tra uno qualsiasi dei conduttori e la terra; U valore efficace della tensione tra due conduttori di un cavo multipolare o di un sistema con cavi unipolari. Per posa fissa in ambienti speciali o per posa interrata occorrono tensioni nominali più elevate (U o /U = 450/750 V oppure 0,6/1 kV). ● Fig. 6.2 Tensione nominale U0/U in volt 300/300 H03-A03 Collegamenti mobili 450/750 H07-A07-FROR Posa fissa anche esterna 300/500 H05-A05-N05 Posa fissa interna 600/1000 FG07-NIVV-K Posa fissa anche interrata (*) (*) se autorizzata dal costruttore I materiali più usati per l’isolamento sono: il PVC, la gomma naturale, la gomma sintetica, il polietilene. La guaina protettiva (Fig. 6.3), indispensabile per la posa a vista o interrata, può essere in PVC, in policloroprene o materiale equivalente; raramente si usano cavi con armatura metallica costituita da treccia di fili d’acciaio zincati o da nastri d’acciaio avvolti a spirale (cavi interrati senza protezione o posati in ambienti con pericolo d’urto). ● Fig. 6.3 Protezione meccanica SENZA GUAINA ARMATI Posa entro tubi protettivi, canali in resina o metallici purché di tipo idoneo (IP≥20) In ogni situazione CON GUAINA Posa a giorno se non esiste pericolo d’urto. Se esiste pericolo d’urto, entro tubi, canali, ripari di tipo pesante (75 kg/5 cm) 91 CONDUTTURE E CAVI Per la posa fissa si usano cavi rigidi con conduttore rigido rotondo a corda o con conduttore flessibile; per piccole sezioni (fino a 4-6 mm 2) si usano anche conduttori rigidi a filo unico (sconsigliabili per la difficoltà di collegamento). ● Fig. 6.4 Flessibilità di alcuni Tipo di cavo Flessibilità H07V-U U rigido a filo unico tipi di cavi unipolari Cavo unipolare rigido a filo unico Cavo unipolare rigido cordato N07V-R R-K rigido cordato Cavo unipolare flessibile N07V-K F-H flessibile } solo per posa fissa anche per collegament imobili Per collegamenti mobili è indispensabile usare conduttori flessibili (Fig. 6.4 e Fig. 6.5). Il numero delle anime di ciascun cavo varia da 1a 5 in funzione del sistema di distribuzione e del tipo di conduttura. Le sezioni usate variano, indicativamente, da 1,5 a 35 mm2 in ambienti di tipo civile e similare fino a 240 mm2 in ambienti industriali; raramente si utilizzano cavi con sezioni superiori essendo più convenienti per grandissime portate le condutture in sbarre o la posa di più cavi di media sezione in parallelo. ● Fig. 6.5 Alcuni tipi di cavi tripolari Cavo tripolare sotto guaina A) guaina protettiva B) eventuale riempitivo C) isolante D) conduttore A B C D Cavo tripolare con armatura metallica E SISTEMA DI DESIGNAZIONE DEI CAVI 92 F A C D A) guaina protettiva C) isolante D) conduttore E) guaina esterna F) armatura metallica La Norma CEI 20-27 in accordo con il documento CENELEC HD 361, ha fissato un sistema sintetico per descrivere, mediante sigle convenzionali, la configurazione di un cavo dal punto di vista dei materiali che lo costituiscono, dei limiti di impiego, dei tipi di armonizzazione normativa, della flessibilità, della forma e del numero dei conduttori. Le lettere che compaiono nelle sigle hanno il significato indicato nella Tab. 6.1. ● Tab. 6.1 Sistema internazionale di ORDINE CARATTERISTICHE SIGLE CONSIDERATE DISTINTIVE 1 Stato di armonizzazione H A N 2 Tensione nominale Uo /U 3 Tipo di isolante 4 Rivestimenti metallici 5 Armatura 6 Guaina 7 Costruzione speciale 8 Materiale del conduttore 9 Forma del conduttore 10 Numero delle anime per sezione DI LETTURA designazione dei cavi 01 03 05 07 1 B B3 J M N R S V X A A5 A7 C C2 C4 C7 F K Z2 Z3 Z4 Y2 Y3 B B3 J M N R S V X nessuna D3 D4 H H2 H3 nessuna A Z F H K R S U Esempio 4G6 SIGNIFICATO Cavo di tipo armonizzato (valido nei Paesi CEE) Cavo di tipo nazionale (autorizzato) Altro tipo di cavo nazionale Uo /U Minore di 300/300 Uguale a 300/300 Uguale a 300/500 Uguale a 450/750 Uguale a 0,6/1 kV Gomma etilenpropilenica Gomma butilica Treccia di fibra di vetro Minerale Policloroprene (o materiale equivalente) Gomma naturale o gomma stirene-butadiene Gomma siliconica Polivinilcloruro (PVC) di uso comune Polietilene reticolato Conduttore concentrico di alluminio Guaina in alluminio a nastro Schermo di alluminio Conduttore concentrico di rame Guaina di rame Schermo a treccia di rame sull’insieme delle anime Schermo di rame a fili, piattine o nastri Guaina di acciaio Guaina di zinco Armatura a fili rotondi di acciaio Armatura a piattine di acciaio Armatura a nastri di acciaio Armatura a fili rotondi di alluminio Armatura a piattine di alluminio Gomma etilenpropilenica Gomma butilica Treccia di fibra di vetro Minerale Policloroprene (o materiale equivalente) Gomma naturale o gomma stirene-butadiene Gomma siliconica Polivinilcloruro (PVC) di uso comune Polietilene reticolato Cavo rotondo Organo portante posto al centro del cavo Cavo autoportante Cavi piatti divisibili con o senza guaina Cavi piatti non divisibili Cavi piatti con anime distanziate da un listello Rame Alluminio Conduttore di materiale e/o forma speciali Conduttore flessibile di un cavo flessibile per un servizio mobile Conduttore flessibilissimo di un cavo flessibile per servizio mobile Conduttore flessibile di un cavo per installazione fissa Conduttore rigido, rotondo, a corda Conduttore rigido, settoriale, a corda Conduttore rigido, rotondo, a filo unico (4 anime con sezione di 6 mm2 di cui una per PE) 93 CONDUTTURE E CAVI 1) H05SJ - K 1x 2,5 significa: cavo di tipo ARMONIZZATO CENELEC (H )- tensione nominale 300/500 V (0,5) - isolamento in gomma siliconica (S) - guaina in fibra di vetro (J) - privo di armatura (manca il simbolo Z e Y della cifra 5) - di forma rotonda(manca il simbolo H riguardante la forma speciale della cifra 7) - conduttori in rame (manca il simbolo A dell’alluminio) - conduttore flessibile di un cavo per posa fissa (K) - unipolare - sezione 2,5 mm2 (x 2,5). Esempi 2) H07RN - R 3 x 50 + 1 x 25 +1G25 significa: cavo di tipo armonizzato CENELEC - tensione nominale 450/750 V - isolamento in gomma naturale - sottoguaina di policloroprene -privo di armatura e riempitivi, di forma rotonda - in rame - conduttore rigido cordato di un cavo rigido - 5 anime di cui 3 da 50 mm2, 2 da 25 mm2, di cui uno giallo-verde per conduttore di protezione (G 25) . 3) H07V - U 1 x 2,5 significa: cavo di tipo armonizzato CENELEC - tensione nominale 450/750 V isolato in PVC - senza guaina - conduttore in rame a filo rigido unico - unipolare - sezione 2,5 mm2. PORTATA DEI CAVI La portata di un cavo dipende dalla sezione, dal tipo di conduttore e dall’isolante, ma anche dalla temperatura ambientale e dalle condizioni di posa. Secondo la Norma CEI-UNEL 35024/1 (fascicolo 3516), per determinare la portata di un cavo si deve tener conto di due fattori di correzione k1 e k2 che dipendono dalla temperatura ambiente se diversa da 30 °C e dalla modalità di installazione (1). Nella Norma vengono riportate tabelle che specificano le portate dei cavi con conduttori di rame unipolari e multipolari. Per facilitare il compito di determinare la portata dei cavi, sono state predisposte le seguenti tabelle, nelle quali si può leggere direttamente la portata Iz dei cavi a 30 °C, nelle condizioni di posa più usuali. Ciò evita di individuare prima la portata I0 del singolo circuito o cavo multipolare, poi di andare alla ricerca del fattore k2 adatto al caso e di eseguire la moltiplicazione. Nota: (1) Per quanto riguarda le modalità di installazione i fattori correttivi sono quelli espressi nelle tabelle associate alle Fig. 6.6 e 6.7 valide rispettivamente per cavi raggruppati in fascio e per cavi raggruppati in singolo strato, mentre per quanto riguarda la temperatura ambiente ϑa e di esercizio dell’isolante ϑz il fattore correttivo k2 è ricavabile dalla relazione: K2 = ϑZ − ϑ A ϑZ − 30ϒ valendo per ϑz la seguente tabella: ● Tab. 6.2 ISOLANTE ϑZ [°C] Cloruro di polivinile (PVC) Gomma ordinaria Gomme siliconiche (G9) Etilene propilene 70 60 90 90 Si ricorda infine che per condutture posate longitudinalmente in cunicoli o gallerie con aria stagnante e sezione trasversale non superire a pochi m2, la Norma CEI 20-20 suggerisce per il calcolo del fattore di correzione la seguente formula: K= 1– Wtot 120 p dove: - Wtot = potenza specifica dissipata in calore da un metro di conduttore; - p = perimetro (in metri) della sezione verticale dell’ambiente. 94 ● Fig. 6.6 Fattori di correzione per Condizioni di raggruppamento a fascio In tubi cavi raggruppati a fascio FATTORI CORRETTIVI (VALIDI PER SEZIONI DIFFERENZIALE DI NON PIÙ DI Numero di circuiti raggruppati Fattore di correzione ● Fig. 6.7 Fattori di correzione In canali 2 3 4 5 6 7 8 4 GRANDEZZE) 9 12 16 20 0,80 0,70 0,65 0,60 0,57 0,54 0,52 0,50 0,45 0,41 0,38 Modalità di installazione Fattori correttivi n° circuiti fattore raggruppati per cavi raggruppati su singolo strato Su soffitto 1 2 3 4 5 6 7 8 ≥9 2 3 4 5 6-7 8 ≥9 0,95 0,81 0,72 0,68 0,66 0,64 0,63 0,62 0,61 0,85 0,79 0,75 0,73 0,72 0,71 0,70 2 3 4 5 6-7 ≥8 0,88 0,82 0,77 0,75 0,73 0,72 2 3 4 5 6 7 8 ≥9 0,87 0,81 0,72 0,68 0,66 0,63 0,62 0,61 Qualsiasi 1 Su muro o su pavimento Su passerelle Su passerelle perforate orizzontali o verticali Su passerelle a scala o su mensole Cavi distanziati 95 CONDUTTURE E CAVI Le tabelle CEI UNEL 35024 distinguono 5 metodi di installazione fondamentali, ciascuno a sua volta suddiviso in più situazioni dipendenti dal tipo di isolante, dal numero di conduttori attivi e dalla presenza o meno della guaina. In particolare: METODI DI INSTALLAZIONE Cavi incassati entro pareti isolanti ● Fig. 6.8 Cavi incassati entro pareti isolanti Ai fini della portata massima in regime permanente devono considerarsi isolanti tutte le pareti o le strutture che hanno un coefficiente di trasmissione termica di almeno 10 W/m2K; rientrano in questo caso le pareti in plastica, gli stipiti in legno di porte o finestre, i blocchi portacavi scanalati. Non rientrano le pareti in muratura, anche se perimetrali e perciò coibentate verso l’esterno, i canali e i tubi anche se in resina con spessore dell’ordine di qualche millimetro purché siano installati in aria libera o incassati nei muri. METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI a) Cavi unipolari con o senza guaina Entro tubi incassati in pareti coibenti Entro elementi scanalati isolanti Entro stipiti di porte o finestre a1) Cavi multipolari Entro tubi incassati in pareti coibenti 96 Posti direttamente entro pareti coibenti Entro stipiti di porte o finestre TAB. 6.3 - PORTATA DEI CAVI CON O SENZA GUAINA POSATI IN PARETI ISOLANTI SEZIONE [mm2 ] NUMERO PORTATA (A) COND. CARICATI UNIPOLARI MULTIPOLARI PVC EPR PVC EPR 1,5 2 3 14,5 13,5 19 17 14 13 18,5 16,5 2,5 2 3 19,5 18 26 23 18,5 17,5 25 22 4 2 3 26 24 36 31 25 23 33 30 6 2 3 34 31 45 40 32 29 42 38 10 2 3 46 42 61 54 43 39 57 51 16 2 3 61 56 81 73 57 52 76 68 25 2 3 80 73 106 95 75 68 99 89 35 2 3 99 89 131 117 92 83 121 109 50 2 3 119 108 158 141 110 99 145 130 70 2 3 151 136 200 179 139 125 183 164 95 2 3 182 164 241 216 167 150 220 197 120 2 3 210 188 278 249 192 172 253 227 150 2 3 240 216 318 285 219 196 290 259 185 2 3 273 245 362 324 248 223 329 295 240 2 3 320 296 424 380 291 261 386 346 97 CONDUTTURE E CAVI Cavi contenuti entro tubi o canali protettivi ● Fig. 6.9 Cavi unipolari incassati entro tubi o canali in aria libera o in pareti Cavi contenuti entro tubi o canali protettivi posti in opera in aria libera o incassati entro muratura. È questo il caso più comune di condutture in uso nel settore residenziale e terziario sia per i circuiti principali che per quelli terminali. Nel settore industriale questa tecnica installativa è molto usata per circuiti dorsali e terminali. Non vi è alcuna distinzione fra tubi o canali in plastica o in metallo e fra la posa in aria libera o incassata entro ordinaria muratura. In genere i cavi si considerano raggruppati in più strati, se posati nel canale, oppure disposti a fascio se installati in tubi. METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI b) Cavi unipolari con o senza guaina non isolanti Entro tubi a parete incassati sotto intonaco Entro tubi a parete 98 Entro canali a parete o a battiscopa Entro tubi posti in cunicoli o in cavità di strutture Entro canali sospesi Entro canali incassati nel pavimento TAB. 6.4 - PORTATA DEI CAVI UNIPOLARI SENZA GUAINA POSATI IN TUBO O IN CANALE PORTATA (A) SEZIONE [mm2 ] NUMERO NUMERO COND. CARICATI 1 2 3 EPR 4 DI CIRCUITI 5 6 7 PVC 8 EPR 9 PVC EPR PVC 9 8 12 10,5 9 8 10 PVC EPR PVC PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC EPR EPR PVC EPR 14 18,5 12,5 12,5 16 11 16 14 11,5 10 15 13 10,5 9,5 14 12 10 9 13 9,5 12,5 11,5 8,5 11 11,5 8,5 10 7,5 11 9,5 14,5 18,5 13,5 17,5 13 16,5 12,5 16 12 15,5 11,5 15 12,5 17 12 16 11,5 15 11 14,5 10,5 14 10 13,5 1,5 2 3 17,5 15,5 23 20 2,5 2 3 24 21 31 28 19 17 25 22 17 22 15,5 14,5 19,5 13,5 20 18 4 2 3 32 28 42 37 26 22 34 30 22 19,5 29 26 21 18 27 24 19 17 25 22 18 16 24 21 17,5 15 23 20 16,5 14,5 22 19 16 14 6 2 3 41 36 54 48 33 29 43 38 29 25 38 34 27 23 35 31 25 22 32 29 23 21 31 27 22 19,5 29 26 21 18,5 28 25 21 18 27 24 19,5 17,5 26 23 10 2 3 57 50 75 66 46 40 60 53 40 35 53 46 37 33 49 43 34 30 45 40 32 29 43 38 31 27 41 36 30 26 39 34 29 25 38 33 27 24 36 32 16 2 3 76 68 100 88 61 54 80 70 53 48 70 62 49 44 65 57 46 41 60 53 43 39 57 50 41 37 54 48 40 35 52 46 38 34 50 44 36 33 48 42 25 2 3 101 133 89 117 81 71 106 94 71 62 93 82 66 58 86 76 61 53 80 70 58 51 76 67 55 48 72 63 53 46 69 61 51 45 67 59 48 43 64 56 35 2 3 125 164 100 131 110 144 88 115 88 77 115 101 81 72 107 94 75 66 98 86 71 63 93 82 68 59 89 78 65 57 85 75 63 55 82 72 60 53 79 69 50 2 3 151 198 121 158 106 139 134 175 107 140 94 123 98 87 129 114 91 80 119 105 86 76 113 100 82 72 107 95 79 70 103 91 76 67 99 88 72 64 95 84 70 2 3 192 253 154 202 134 177 125 164 115 152 109 144 104 137 100 132 171 222 137 178 120 155 111 144 103 133 97 127 92 120 89 115 96 86 127 111 92 82 121 107 95 2 3 232 306 186 245 162 214 151 199 139 184 132 174 125 165 121 159 116 153 111 147 207 269 166 215 145 188 135 175 124 161 118 153 112 145 108 140 104 135 99 129 120 2 3 269 354 215 283 188 248 175 230 161 212 153 202 145 191 140 184 135 177 129 170 239 312 191 250 167 218 155 203 143 187 136 178 129 168 124 162 120 156 115 150 150 2 3 309 402 247 322 216 281 201 261 185 241 176 229 167 217 161 209 155 201 148 193 275 355 220 284 193 249 179 231 165 213 157 202 149 192 143 185 138 178 132 170 185 2 3 353 472 282 378 247 330 229 307 212 283 201 269 191 255 184 245 177 236 169 227 314 417 251 334 220 292 204 271 188 250 179 238 170 225 163 217 157 209 151 200 240 2 3 415 555 332 444 291 389 270 361 249 333 237 316 224 300 216 289 208 278 199 266 369 490 295 392 258 343 240 319 221 294 210 279 199 265 192 255 185 245 177 235 21 15,5 18,5 13,5 20 18 La Tab. 7.4 vale per i tipi di posa sotto riportati, estrapolati dalla tabella 52.C della Norma CEI 64-8. Tipi di posa: 3 4 5 22 23 24 31 Tubi protettivi circolari posati su o distanziati da pareti Tubi protettivi non circolari posati su pareti Tubi protettivi annegati nella muratura Tubi protettivi circolari posati in cavità di strutture Tubi protettivi non circolari posati in cavità di strutture Tubi protettivi non circolari annegati nella muratura Canali posati su parete con percorso orizzontale Canali posati su parete con percorso verticale Canali incassati nel pavimento Canali sospesi Tubi protettivi circolari posati entro cunicoli chiusi, con percorso orizzontale o verticale 42 Tubi protettivi circolari posati entro cunicoli ventilati incassati nel pavimento 72 Canali provvisti di elementi di separazione 32 33 34 41 99 CONDUTTURE E CAVI ● Fig. 6.10 Cavi multipolari incassati entro tubi o canali METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI b1) Cavi multipolari in aria libera o in pareti non isolanti Entro tubi a parete incassati sotto intonaco Entro tubi a parete 100 Entro canali a parete o a battiscopa Entro tubi posti in cunicoli o in cavità di strutture Entro canali sospesi Entro canali incassati nel pavimento TAB. 6.5 - PORTATA DEI CAVI MULTIPOLARI POSATI IN TUBO O IN CANALE PORTATA (A) SEZIONE [mm2 ] NUMERO NUMERO COND. CARICATI 1 PVC 2 3 PVC 4 EPR PVC DI CAVI MULTIPOLARI 5 6 EPR PVC EPR EPR PVC EPR 16,5 22 15 19,5 13 12 17,5 11,5 15,5 10,5 14,5 15,5 10,5 13,5 10 12,5 10 9 13 9,5 12,5 11,5 8,5 11 18 13 15,5 11,5 1,5 2 3 2,5 2 3 23 20 30 26 18,5 16 24 21 16 14 21 18 15 13 19,5 17 14 12 4 2 3 30 27 40 35 24 22 32 28 21 19 28 25 19,5 17,5 26 23 18 16 24 21 6 2 3 38 34 51 44 30 27 41 35 27 24 36 31 25 22 33 29 23 20 10 2 3 52 46 69 60 42 37 55 48 36 32 48 42 34 30 45 39 16 2 3 69 62 91 80 55 50 73 64 48 43 64 56 45 40 25 2 3 90 80 119 105 72 64 956 84 63 56 83 74 35 2 3 111 146 99 128 89 79 117 102 78 69 50 2 3 133 175 106 140 118 154 94 123 93 83 70 PVC 7 EPR PVC 9 8 8 EPR PVC 9 EPR 10 PVC EPR PVC EPR 12 8,5 11,5 8,5 10,5 8 10 7,5 11 10 8 7 10,5 9,5 17 15 12,5 11 16 14 12 15,5 11,5 10,5 13,5 10 15 13 11 14,5 9,5 12,5 17 15,5 23 20 16 14,5 22 19 15,5 14 21 18 31 26 22 19,5 29 25 21 18,5 28 24 20 17,5 27 23 19 17 26 22 18 16,5 24 21 31 28 41 36 30 26 39 34 28 25 37 32 27 24 36 31 26 23 35 30 25 22 33 29 59 52 41 37 55 48 39 35 52 46 37 33 49 43 36 32 47 42 35 31 46 40 33 30 44 38 59 52 77 68 54 48 71 63 51 46 68 60 49 43 64 57 47 42 62 55 45 40 60 53 43 38 57 50 102 90 72 64 95 83 67 59 88 77 63 56 83 73 60 53 79 69 58 51 76 67 56 50 73 64 53 48 70 61 123 108 86 77 114 100 80 71 105 92 76 67 100 88 72 64 95 83 69 61 91 80 67 59 88 77 64 57 84 74 2 3 168 221 134 177 118 155 109 144 101 133 149 194 119 155 104 136 97 126 89 116 96 85 126 111 91 80 119 105 87 77 115 101 84 75 111 97 81 72 106 93 95 2 3 201 265 161 212 141 186 131 172 121 159 115 151 109 143 105 138 101 133 179 233 143 186 125 163 116 151 107 140 102 133 97 126 93 121 90 117 96 86 127 112 120 2 3 232 305 186 244 162 214 151 198 139 183 132 174 125 165 121 159 116 153 111 146 206 268 165 214 144 188 134 174 124 161 117 153 111 145 107 139 103 134 99 129 150 2 3 258 334 206 267 181 234 168 217 155 200 147 190 139 180 134 174 129 167 124 160 225 300 180 240 158 210 146 195 135 180 128 171 122 162 117 156 113 150 108 144 185 2 3 294 384 235 307 206 269 191 250 176 230 168 219 159 207 153 200 147 192 141 184 255 340 204 272 179 238 166 221 153 204 145 194 138 184 133 177 128 170 122 163 240 2 3 344 459 275 367 241 321 224 298 206 275 196 262 186 248 179 239 172 230 165 220 297 398 238 318 208 279 193 259 178 239 169 227 160 215 154 207 149 199 143 191 300 2 3 394 532 315 426 276 372 256 346 236 319 225 303 213 287 205 277 197 266 189 255 339 455 271 364 237 319 220 296 203 273 193 259 183 246 176 237 170 228 163 218 15 20 14,5 13,5 17,5 13 19 17 La Tab. 7.5 vale per i tipi di posa sotto riportati, estrapolati dalla tabella 52.C della Norma CEI 64-8. Tipi di posa: 3A Tubi protettivi circolari posati su o distanziati da pareti 4A Tubi protettivi non circolari posati su pareti 5A Tubi protettivi annegati nella muratura 21 Cavità di strutture 22A Tubi protettivi circolari posati in cavità di strutture 25 Controsoffitti e pavimenti sopraelevati 101 CONDUTTURE E CAVI Cavi in aria libera non distanziati ● Fig. 6.11 Cavi in aria libera non distanziati tra loro o da pareti Cavi in aria libera non distanziati in contatto fra loro o con la muratura. Questo gruppo comprende la posa a trifoglio o affiancata su unico strato, sospesa, a parete, su passerelle non perforate, sotto soffitto o sotto pavimento. La dissipazione del calore è ostacolata sia dalla parete di appaggio che dai cavi adiacenti che si devono intendere su un solo strato. METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI c) Cavi unipolari con guaina Posa a parete In passerelle non perforate In intercapedini di controsoffitti o pavimento sopraelevati Entro cunicoli aperti o aerati o in cavità di strutture similari Posa a soffitto Entro parete con protezione meccanica addizionale Disposizione a trifoglio c1) Cavi multipolari Posa a parete 102 TAB. 6.6 - PORTATA DEI CAVI MULTIPOLARI POSATI IN FASCIO, SU PASSARELLE, MENSOLE O A CONTATTO CON LA MURATURA PORTATA (A) SEZIONE [mm2 ] NUMERO NUMERO COND. CARICATI 1 2 3 EPR 4 DI CAVI MULTIPOLARI 5 6 7 8 PVC 9 EPR PVC 10 PVC EPR PVC PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC EPR EPR PVC EPR 17,5 21 15,5 15 18,5 13 18 16 14,5 12 17 15 13 11 15,5 12,5 14 10,5 15 13 12 10 14 11,5 13,5 11 13 10,5 12,5 12,5 9,5 12 9,5 11,5 9 11 1,5 2 3 22 18,5 26 23 2,5 2 3 30 25 36 32 24 20 29 26 21 17,5 25 22 19,5 16,5 24 21 18 15 22 19 17 14,5 21 18 16 19,5 15,5 18,5 15 13,5 17,5 13 16,5 12,5 18 16 14,5 17,5 12 15,5 4 2 3 40 34 49 42 32 27 39 34 28 24 34 29 26 22 32 27 24 20 29 25 23 19,5 28 24 22 18,5 26 23 21 17,5 25 22 20 17 25 21 19 16,5 24 20 6 2 3 51 43 63 54 41 34 50 43 36 30 44 38 33 28 41 35 31 26 38 32 29 25 36 31 28 23 34 29 27 22 33 28 26 22 32 27 24 21 30 26 10 2 3 70 60 86 75 56 48 69 60 49 42 60 53 46 39 56 49 42 36 52 45 40 34 49 43 38 32 46 41 36 31 45 39 35 30 43 38 34 29 41 36 16 2 3 94 80 115 100 75 64 92 80 66 56 81 70 61 52 75 65 56 48 69 60 54 46 66 57 51 43 62 54 49 42 60 52 47 40 58 50 45 38 55 48 25 2 3 119 149 101 127 95 81 119 102 83 71 104 89 77 66 97 83 71 61 89 76 68 58 85 72 64 55 80 69 62 53 77 66 60 51 75 64 57 48 72 61 35 2 3 148 185 118 148 104 130 126 158 101 126 88 111 96 82 120 103 89 76 111 95 84 72 105 90 80 68 100 85 77 66 96 82 74 63 93 79 71 60 89 76 50 2 3 180 225 144 180 126 158 117 146 108 135 103 128 153 192 122 154 107 134 99 125 92 115 87 109 97 83 122 104 94 80 117 100 90 77 113 96 86 73 108 92 70 2 3 232 289 186 231 162 202 151 188 139 173 132 165 125 156 121 150 116 145 111 139 196 246 157 197 137 172 127 160 118 148 112 140 106 133 102 128 98 123 94 118 95 2 3 282 352 226 282 197 246 183 229 169 211 161 201 152 190 147 183 141 176 135 169 238 298 190 238 167 209 155 194 143 179 136 170 129 161 124 155 119 149 114 143 120 2 3 328 410 262 328 230 287 213 267 197 246 187 234 177 221 171 213 164 205 157 197 276 346 221 277 193 242 179 225 166 208 157 197 149 187 144 180 138 173 132 166 150 2 3 379 473 303 378 265 331 246 307 227 284 216 270 205 255 197 246 190 237 182 227 319 399 255 319 223 279 207 259 191 239 182 227 172 215 166 207 160 200 153 192 185 2 3 434 542 347 434 304 379 282 352 260 325 247 309 234 293 226 282 217 271 208 260 364 456 291 365 255 319 237 296 218 274 207 260 197 246 189 237 182 228 175 219 240 2 3 514 641 411 513 360 449 334 417 308 385 293 365 278 346 267 333 257 321 247 308 430 538 344 430 301 377 280 350 258 323 245 307 232 291 224 280 215 269 206 258 300 2 3 593 741 474 593 415 519 385 482 356 445 338 422 320 400 308 385 297 371 285 356 497 621 398 497 348 435 323 404 298 373 283 354 268 335 258 323 249 311 239 298 103 CONDUTTURE E CAVI Cavi in aria libera non distanziati posati in unico strato ● Fig. 6.12 Cavi su passerelle posizionati su unico strato Cavi in aria libera non distanziati posati in unico strato su passerelle perforate su mensole o su altri supporti che non impediscono la libera circolazione dell’aria tutt’attorno ai cavi . La situazione di dissipazione termica è migliore rispetto al caso precedente perché non è impedita dal supporto di appoggio; le passerelle si intendono perforate quando la base di supporto è perforata per almeno il 30% della superficie. METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI d) Cavi unipolari con guaina Disposti su una sola fila entro passerelle perforate Disposti su una sola fila su passerelle a scala Disposti su una sola fila su mensole o collari Disposti su una sola fila su passerelle a scala Disposti su una sola fila su mensole o collari d1) Cavi multipolari Disposti su una sola fila entro passerelle perforate 104 TAB. 6.7 - PORTATA DEI CAVI MULTIPOLARI POSATI IN STRATO, SU PASSARELLE PERFORATE PORTATA (A) SEZIONE [mm2 ] NUMERO NUMERO COND. CARICATI 1 2 3 DI CAVI MULTIPOLARI 4 5 EPR PVC 6 EPR 7 8 9 PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC EPR 17,5 21 17,5 21 17,5 15 18,5 15 18,5 14,5 21 18 17,5 14,5 21 18 17 14,5 20 18 17 14,5 20 18 1,5 2 3 22 18,5 26 23 19 16 23 20 18 15 21 19 2,5 2 3 30 25 36 32 26 22 31 28 25 21 30 26 24 20 29 26 24 10 29 26 24 20 28 25 24 20 28 25 23 19,5 28 25 23 19,5 28 25 4 2 3 40 34 49 42 35 30 43 37 33 28 40 34 32 27 39 34 32 27 39 34 32 27 39 33 32 27 39 33 31 27 38 33 31 27 38 33 6 2 3 51 43 63 54 44 37 55 47 42 35 52 44 41 34 50 43 41 34 50 43 40 34 50 43 40 34 50 43 40 34 49 42 40 34 49 42 10 2 3 70 60 86 75 61 52 75 65 57 49 71 62 56 48 69 60 56 48 69 60 55 47 68 59 55 47 68 59 55 47 67 59 55 47 67 59 16 2 3 94 80 115 100 82 70 100 87 77 66 94 82 75 64 92 80 75 64 92 80 74 63 91 79 74 63 91 79 73 62 90 78 73 62 90 78 25 2 3 119 149 104 130 101 127 88 110 98 83 122 104 95 81 119 102 95 81 119 102 94 80 118 100 94 80 118 100 93 79 116 99 93 79 116 99 35 2 3 148 185 129 161 121 152 118 148 118 148 117 146 117 146 115 144 115 144 126 158 110 137 103 130 101 126 101 126 100 125 100 125 98 123 98 123 50 2 3 180 225 157 196 148 185 144 180 144 180 142 178 142 178 140 176 140 176 153 192 133 167 125 157 122 154 122 154 121 152 121 152 119 150 119 150 70 2 3 232 289 202 251 190 237 186 231 186 231 183 228 183 228 181 225 181 225 196 246 171 214 161 202 157 197 157 197 155 194 155 194 153 192 153 192 95 2 3 282 352 245 306 231 289 226 282 226 282 223 278 223 278 220 275 220 275 238 298 207 259 195 244 190 238 190 238 188 235 188 235 186 232 186 232 120 2 3 328 410 285 357 269 336 262 328 262 328 259 324 259 324 256 320 256 320 276 346 240 301 226 284 221 277 221 277 218 273 218 273 215 270 215 270 150 2 3 379 473 330 412 311 388 303 378 303 378 299 374 299 374 296 369 296 369 319 399 278 347 262 327 255 319 255 319 252 315 252 315 249 311 249 311 185 2 3 434 542 378 472 356 444 347 434 347 434 343 428 343 428 339 423 339 423 364 456 317 397 298 374 291 365 291 365 288 360 288 360 284 356 284 356 240 2 3 514 641 447 558 421 526 411 513 411 513 406 506 406 506 401 500 401 500 430 538 374 468 353 441 344 430 344 430 340 425 340 425 335 420 335 420 300 2 3 593 741 516 645 486 608 474 593 474 593 468 585 468 585 463 578 463 578 497 621 432 540 408 509 398 497 398 497 393 491 393 491 388 484 388 484 105 CONDUTTURE E CAVI Cavi distanziati su passerelle ● Fig. 6.13 Cavi su passerelle posizionati su unico strato Cavi in aria libera distanziati posti su passerelle perforate, su mensole o su altri supporti che non impediscono la libera circolazione dell’aria tutt’attorno ai cavi (Fig. 6.13). Due cavi si intendono distanziati quando la distanza fra loro supera il doppio del diametro esterno del cavo di sezione superiore; la distanza da pareti non deve essere inferiore al 30% del diametro del cavo. METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI e) Cavi unipolari distanziati su piano verticale Su mensole Su fissacavi Su staffe, traversini e simili Su passerelle a scala Su passerelle perforate e1) Cavi unipolari distanziati su piano orizzontale Su mensole 106 TAB. 6.8 - PORTATA DEI CAVI MULTIPOLARI POSATI DISTANZIATI SU MENSOLE E PASSERELLE PORTATA (A) SEZIONE [mm2 ] NUMERO NUMERO COND. CARICATI 1 2 3 DI CAVI MULTIPOLARI 4 5 EPR PVC 6 EPR 7 8 9 PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC PVC EPR PVC EPR PVC EPR PVC EPR 17,5 21 17,5 21 17,5 15 18,5 15 18,5 14,5 21 18 17,5 14,5 21 18 17 14,5 20 18 17 14,5 20 18 1,5 2 3 22 18,5 26 23 19 16 23 20 18 15 21 19 2,5 2 3 30 25 36 32 26 22 31 28 25 21 30 26 24 20 29 26 24 10 29 26 24 20 28 25 24 20 28 25 23 19,5 28 25 23 19,5 28 25 4 2 3 40 34 49 42 35 30 43 37 33 28 40 34 32 27 39 34 32 27 39 34 32 27 39 33 32 27 39 33 31 27 38 33 31 27 38 33 6 2 3 51 43 63 54 44 37 55 47 42 35 52 44 41 34 50 43 41 34 50 43 40 34 50 43 40 34 50 43 40 34 49 42 40 34 49 42 10 2 3 70 60 86 75 61 52 75 65 57 49 71 62 56 48 69 60 56 48 69 60 55 47 68 59 55 47 68 59 55 47 67 59 55 47 67 59 16 2 3 94 80 115 100 82 70 100 87 77 66 94 82 75 64 92 80 75 64 92 80 74 63 91 79 74 63 91 79 73 62 90 78 73 62 90 78 25 2 3 119 149 104 130 101 127 88 110 98 83 122 104 95 81 119 102 95 81 119 102 94 80 118 100 94 80 118 100 93 79 116 99 93 79 116 99 35 2 3 148 185 129 161 121 152 118 148 118 148 117 146 117 146 115 144 115 144 126 158 110 137 103 130 101 126 101 126 100 125 100 125 98 123 98 123 50 2 3 180 225 157 196 148 185 144 180 144 180 142 178 142 178 140 176 140 176 153 192 133 167 125 157 122 154 122 154 121 152 121 152 119 150 119 150 70 2 3 232 289 202 251 190 237 186 231 186 231 183 228 183 228 181 225 181 225 196 246 171 214 161 202 157 197 157 197 155 194 155 194 153 192 153 192 95 2 3 282 352 245 306 231 289 226 282 226 282 223 278 223 278 220 275 220 275 238 298 207 259 195 244 190 238 190 238 188 235 188 235 186 232 186 232 120 2 3 328 410 285 357 269 336 262 328 262 328 259 324 259 324 256 320 256 320 276 346 240 301 226 284 221 277 221 277 218 273 218 273 215 270 215 270 150 2 3 379 473 330 412 311 388 303 378 303 378 299 374 299 374 296 369 296 369 319 399 278 347 262 327 255 319 255 319 252 315 252 315 249 311 249 311 185 2 3 434 542 378 472 356 444 347 434 347 434 343 428 343 428 339 423 339 423 364 456 317 397 298 374 291 365 291 365 288 360 288 360 284 356 284 356 240 2 3 514 641 447 558 421 526 411 513 411 513 406 506 406 506 401 500 401 500 430 538 374 468 353 441 344 430 344 430 340 425 340 425 335 420 335 420 300 2 3 593 741 516 645 486 608 474 593 474 593 468 585 468 585 463 578 463 578 497 621 432 540 408 509 398 497 398 497 393 491 393 491 388 484 388 484 107 CONDUTTURE E CAVI Cavi interrati. Questo tipo di posa non è per ora considerato dalle tabelle CEI UNEL e perciò in Tab. 6.9 si fa riferimento alle portate indicate nella Pubblicazione IEC 364-5. Cavi interrati ● Fig. 6.14 Cavi interrati METODO FONDAMENTALE METODI EQUIVALENTI f) Posati direttamente nel terreno 108 Cavi interrati protetti da tegolo Cavi entro tubi di PVC interrati Cavi entro tubi di cemento Cavi entro cunicolo o altra struttura edile interrata TAB. 6.9 - PORTATA DEI CAVI POSA INTERRATA SEZIONE [mm2 ] NUMERO PORTATA (A) COND. CARICATI UNIPOLARI UNIPOLARI IN TUBI INTERRATI A CONTATTO MULTIPOLARI IN TUBO INTERRATO IN TUBO INTERRATO PVC EPR PVC EPR PVC EPR 1,5 2 3 22 20 26 23 21 18 24 21 19 16 23 19 2,5 2 3 29 26 34 31 27 23 32 27 25 21 30 25 4 2 3 38 34 44 40 36 30 41 35 33 28 39 32 6 2 3 47 43 54 49 45 38 52 44 41 35 49 41 10 2 3 63 57 73 67 61 51 70 59 56 47 66 55 16 2 3 82 74 95 85 78 66 91 77 73 61 86 72 25 2 3 105 95 122 110 101 86 118 100 94 79 111 93 35 2 3 127 115 148 133 123 104 144 121 115 97 136 114 50 2 3 157 141 182 163 153 129 178 150 143 120 168 141 70 2 3 191 171 222 198 187 158 218 184 175 148 207 174 95 2 3 225 201 261 233 222 187 258 217 206 175 245 206 120 2 3 259 231 301 268 256 216 298 251 240 202 284 238 150 2 3 294 262 343 304 292 248 340 287 273 231 324 272 185 2 3 330 293 385 340 328 277 383 323 307 259 364 306 240 2 3 386 342 450 397 385 325 450 379 360 304 428 360 TAB. 6.9A - INFLUENZA DELLA RESISTIVITÀ TERMICA DEL TERRENO Resistività del terreno (K x m/W) 1 1,2 TAB. 6.9B - INFLUENZA DELLA PROFONDITÀ DI POSA 1,5 2 2,5 Profondità di posa (m) 0,5 0,8 0,82 Fattore di correzione 1,02 1 Cavi unipolari fattore di correzione 1,08 1,05 1 0,9 Cavi multipolari fattore di correzione 1,06 1,04 1 0,91 0,84 1 1,2 1,5 0,98 0,96 0,94 109 CONDUTTURE E CAVI REQUISITI PARTICOLARI Propagazione del fuoco lungo i cavi I cavi in aria installati singolarmente, cioè distanziati tra loro di almeno 250 mm, devono rispondere alla prova di non propagazione della fiamma prevista dalla Norma CEI 20-35 . Quando i cavi sono raggruppati in ambiente chiuso in cui sia da contenere il pericolo di propagazione di un eventuale incendio, devono essere conformi alla Norma CEI 20-22. Provvedimenti contro il fumo Nel caso di installazione di notevoli quantità di cavi in ambienti chiusi, frequentati dal pubblico e di difficile e lenta evacuazione, devono essere adottati sistemi di posa atti ad impedire il dilagare del fumo negli ambienti stessi o, in alternativa, cavi a bassa emissione di fumo come prescritto dalle Norme CEI 20-37 e 20-38. Problemi connessi allo sviluppo di gas tossici e corrosivi Se i cavi sono installati in ambienti chiusi frequentati dal pubblico, oppure si trovano a coesistere in ambienti chiusi con apparecchiature particolarmente vulnerabili da agenti corrosivi, deve essere tenuto presente il pericolo che i cavi, bruciando, sviluppino gas tossici o corrosivi. Ove tale pericolo sussista occorre fare ricorso all’impiego di cavi aventi la caratteristica di non sviluppare gas tossici e corrosivi (Norma CEI 20-37 e 20-38). Colori distintivi dei cavi I conduttori impiegati nell’esecuzione degli impianti devono essere contraddistinti dalle colorazioni previste dalle tabelle CEI-UNEL 00722 e 00712. In particolare i conduttori di neutro e di protezione devono essere contraddistinti rispettivamente con il colore blu chiaro e con il bicolore giallo-verde. I conduttori di fase, devono essere contraddistinti in modo univoco, in tutto l’impianto, dai colori: nero, grigio cenere, marrone. SEZIONI MINIME Le sezioni dei conduttori devono essere calcolate in funzione della potenza impegnata e della lunghezza dei circuiti; la caduta di tensione non deve superare il 4% della tensione a vuoto. Le sezioni, scelte tra quelle unificate nelle tabelle CEI-UNEL, devono garantire la portata di corrente prevista, per i diversi circuiti. In ogni caso le sezioni minime dei conduttori in rame sono: AMMESSE E CADUTE DI TENSIONE NEI CAVI - 0,1 mm2 per circuiti di comando e di segnalazione ad installazione fissa destinati ad apparecchiature elettroniche; - 0,5 mm2 per circuiti di segnalazione e telecomando; - 1,5 mm2 per illuminazione di base, derivazione per prese a spina per apparecchi con potenza unitaria non superiore a 2,2 kW; - 2,5 mm2 per utilizzatori con potenza unitaria compresa tra 2,2 e 3,6 kW; - 4 mm2 per montanti singoli e linee che alimentano singoli apparecchi utilizzatori con potenza nominale superiore a 3,6 kW. Per la verifica delle cadute di tensione massime ammissibili viene riportata nel seguito la Tab. 6.10 ricavata dalla tabella UNEL 35023-70. 110 ● Tab. 6.10 CAVI Cadute di tensione massime ammissibili per cavi per energia isolati con gomma SEZIONE NOMINALE CORRENTE CAVI UNIPOLARI ALTERNATA CORRENTE MONOFASE ALTERNATA TRIFASE BIPOLARI CORRENTE ALTERNATA MONOFASE CAVI TRIPOLARI CORRENTE ALTERNATA TRIFASE o con materiale cos ϕ 1 cos ϕ 0,8 cos ϕ 1 cos ϕ 0,8 cos ϕ 1 cos ϕ 0,8 cos ϕ 1 cos ϕ 0,8 mm2 mV / Am mV / Am mV / Am mV / Am mV / Am mV / Am mV / Am mV / Am 1 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 300 400 44,2 29,7 17,8 11,1 7,41 4,47 2,82 1,78 1,28 0,947 0,656 0,473 0,375 0,306 0,246 0,189 0,152 0,121 35,6 23,9 14,4 9,08 6,10 3,72 2,39 1,55 1,15 0,878 0,641 0,494 0,413 0,356 0,306 0,259 0,229 0,202 38,3 25,7 15,4 9,65 6,42 3,87 2,44 1,54 1,11 0,820 0,568 0,410 0,325 0,265 0,213 0,163 0,132 0,105 30,8 20,7 12,5 7,87 5,28 3,22 2,07 1,34 0,993 0,760 0,555 0,428 0,358 0,308 0,265 0,224 0,198 0,175 45,0 30,2 18,2 11,4 7,56 4,55 2,87 1,81 1,31 0,967 0,669 0,484 0,383 0,314 0,251 0,193 0,156 0,125 36,1 24,3 14,7 9,21 6,16 3,73 2,39 1,55 1,14 0,866 0,624 0,476 0,394 0,341 0,289 0,245 0,215 0,189 39,0 26,1 15,7 9,85 6,54 3,94 2,48 1,57 1,13 0,838 0,579 0,419 0,332 0,272 0,217 0,167 0,135 0,108 31,3 21,0 12,7 7,98 5,34 3,24 2,07 1,34 0,988 0,750 0,541 0,412 0,342 0,295 0,250 0,212 0,186 0,164 termoplastico aventi grado di isolamento non superiore a 4 Note: (1) La temperatura di riferimento assunta è di 80 °C. I valori della tabella sono applicabili, con sufficiente approssimazione, per tutti i cavi per energia, rigidi, semirigidi, o flessibili isolati con le varie qualità di gomma o di materiale termoplastico, aventi temperature caratteristiche fino a 85 °C. (2) Per avere la caduta di tensione espressa in volt occorre moltiplicare i valori in tabella per la corrente, in ampere, e per la lunghezza della linea in metri, e quindi dividere per 1000. (3) La caduta di tensione dev’essere calcolata con i seguenti riferimenti: - tra fase e neutro in caso di corrente alternata monofase - tra fase e fase nel caso di corrente alternata trifase. (4) Nei casi in cui i valori di cos ϕ sono diversi da quelli previsti nella tabella, si può utilizzare la seguente formula per il calcolo della caduta di tensione: ∆V = k x (R cos ϕ + X cos ϕ) dove: ∆V = caduta di tensione per valori unitari di corrente e lunghezza k = coefficiente (1 per linee monofasi, 1,73 per linee trifasi) R = resistenza unitaria del cavo X = reattanza unitaria del cavo ϕ = fattore di potenza. Il valore ∆V deve essere moltiplicato per la corrente, per la lunghezza della linea e diviso per 1000. 111 CONDUTTURE E CAVI Sezione minima dei conduttori di neutro I conduttori di neutro non devono avere la stessa sezione dei conduttori di fase. Per i conduttori dei circuiti polifasi, con sezione superiore a 16 mm2 se in rame (25 mm2 se in alluminio), è ammesso il neutro di sezione ridotta, ma comunque non inferiore a 16 mm2 (rame), 25 mm2 (alluminio), purché siano soddisfatte le seguenti condizioni: - il carico sia essenzialmente equilibrato e comunque il neutro di sezione ridotta assicuri la necessaria portata in servizio ordinario - sia assicurata la protezione contro le sovracorrenti. Sezione dei conduttori di terra e protezione ● Tab. 6.11 Sezione dei conduttori di terra e protezione Sezione minima del conduttore di terra La sezione dei conduttori di terra e protezione, può essere dedotta dalla Tab. 6.11. Se dall’applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata occorrerà adottare il conduttore avente sezione unificata in eccesso rispetto al valore calcolato. SEZIONE S f (mm2 ) DEI CONDUTTORI DI FASE DELL’IMPIANTO SEZIONE S p (mm2 ) DEL CORRISPONDENTE CONDUTTORE DI PROTEZIONE S f ≤ 16 16 < S f ≤ 35 S f > 35 Sp = Sf 16 Sp = Sf / 2 Se il conduttore di protezione non facesse parte della stessa conduttura dei conduttori di fase, la sua sezione non dovrà essere minore di: - 2,5 mm2 in presenza di una protezione meccanica - 4 mm2 se non vi è alcuna protezione meccanica. La sezione del conduttore di terra deve essere calcolata sulla base dei criteri indicati all’art. 543.1 della Norma CEI 64-8. Tale sezione può essere ricavata dalla Tab. 6.12 che indica i valori minimi ammessi. ● Tab. 6.12 Sezioni minime dei CARATTERISTICA DI POSA DEL CONDUTTORE conduttori di terra MATERIALE Protetto contro la corrosione, ma non meccanicamente Non protetto contro la corrosione 112 Rame Ferro Rame Ferro SEZIONE (mm2) MINIMA 16 16 25 50 Conduttori equipotenziali I conduttori equipotenziali devono essere conformi alle prescrizioni contenute nella sezione 708 della Norma CEI 64-8, che qui vengono sinteticamente riassunte: Sezioni minime dei conduttori equipotenziali principali 1) Detta Se la sezione del conduttore equipotenziale dev’essere: Se ≥ S p / 2 dove Sp è la sezione del conduttore di protezione principale. 2) Il valore minimo della sezione Se dev’essere di 6 mm2. 3) Se il conduttore equipotenziale è in rame non è richiesta una sezione Se maggiore di 25 mm2. 4) Se il conduttore equipotenziale è di altro materiale la sezione può non superare la sezione equivalente di quella del conduttore di rame di cui al precedente punto 3. Sezioni minime dei conduttori equipotenziali supplementari Un conduttore equipotenziale supplementare che connette due masse deve avere sezione non inferiore a quella del conduttore di protezione di sezione minore. Un conduttore equipotenziale supplementare che connette una massa a masse estranee deve avere sezione non inferiore a metà della sezione del corrispondente conduttore di protezione. Un conduttore equipotenziale che connette fra di loro due masse estranee, o che connette una massa estranea all’impianto di terra, deve avere sezione non inferiore a 2,5 mm2 se è prevista una protezione meccanica, 4 mm2 se non è prevista una protezione meccanica. Nel caso si utilizzino masse estranee per assicurare il collegamento equipotenziale supplementare, devono essere soddisfatte le prescrizioni indicate all’articolo 543.2.4 della Norma CEI 64-8. 113 CONDUTTURE E CAVI CADUTA DI TENSIONE NEI CAVI Definizione e metodi di calcolo Si definisce caduta di tensione la differenza fra il valore della tensione nel punto di alimentazione (origine) e quello nel punto di utilizzazione dell’energia elettrica. È noto come una tensione troppo bassa ai morsetti dell’utenza, costituisce un elemento negativo per il buon funzionamento dell’impianto poiché a parità di potenza erogata, una tensione inferiore alla nominale provoca un aumento della corrente assorbita con conseguente riscaldamento dei conduttori delle apparecchiature alimentate. Nella Norma CEI 64-8 troviamo una raccomandazione volta a contenere la c.d.t ai morsetti dell’utilizzatore entro il limite del 4% della tensione nominale. Il motivo è che i motori elettrici sono costruiti per funzionare in servizio normale, con una variazione di tensione non superiore al ± 5 % del valore nominale. Un abbassamento eccessivo di tensione causa sicuramente: - problemi per le utenze più sensibili - un aumento del tempo di avviamento dei motori. Poiché la coppia motrice di un motore asincrono trifase varia in funzione del quadrato della tensione, ne consegue che è importante contenere il valore della caduta di tensione entro il 10% nella fase di avviamento del motore. Inoltre tale inconveniente è anche sinonimo di perdite poiché la potenza dissipata è proporzionale al quadrato della corrente. Nella tabella sono contenuti i valori della resistenza e della reattanza dei cavi unificati dedotti dalla tabella UNEL CEI 35023-70. Il valore della caduta di tensione può essere calcolato mediante la formula classica: Valore della caduta di tensione (1) ∆U = k · IB · L · (R· cos ϕ + X · sen ϕ) volendo il valore percentuale si avrà: (2) Dove: IB K ∆U ∆u % = --------------- 100 Un è la corrente assorbita dall’utenza in A è un fattore di tensione pari a 2 nei sistemi monofasi e bifasi e a 1,73 nei sistemi trifasi L è la lunghezza della linea in km R è la resistenza di un chilometro di cavo (Ω/km) X è la reattanza di un km di cavo (Ω/km) Un è la tensione nominale dell’impianto in V cos ϕ è il fattore di potenza del carico. 114 TAB. 6.13 - RESISTENZA sez. [mm2] CAVO 1,5 E REATTANZA SPECIFICA DEI CAVI UNIFICATI (TABELLA UNEL 35023-70) (1) 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 0,236 0,188 0,153 0,123 240 300 UNIPOLARE r [mΩ/m] 14,8 8,91 5,57 3,71 2,24 1,41 0,889 0,641 0,473 0,328 x [mΩ/m] 0,168 0,156 0,143 0,135 0,119 0,112 0,106 0,101 0,101 0,0965 0,0975 0,0939 0,0928 0,0908 0,0902 0,0895 2,27 1,43 0,907 0,654 0,483 0,334 CAVO 0,0943 0,0761 BIPOLARE, TRIPOLARE r [mΩ/m] 15,1 9,08 5,68 3,78 x [mΩ/m] 0,118 0,109 0,101 0,095 0,241 0,191 0,157 0,125 0,0966 0,0780 0,0861 0,0817 0,0813 0,0783 0,0779 0,0751 0,0762 0,0745 0,0745 0,0742 0,0752 0,0750 Note (1) Materiale conduttore: rame, temperatura di riferimento 80°C Esempio Si voglia verificare la caduta di tensione dell’utenza rappresentata in figura avente i seguenti dati: Sezione del cavo 35 mm2 Lunghezza 100 m Corrente assorbita dall’utenza 120 A Tensione nominale dell’impianto 400 V Caduta di tensione massima ammessa 3 % cavo multipolare Cu/EPR Fattore di potenza 0,9 posa in aria libera ravvicinata su passerella non perforata Dalla tabella rileviamo per un cavo tripolare da 35 mm2 r = 0,654 x = 0,0783 S = 35 mm2 Cu L = 100 m IB = 120 A COS ϕ = 0,9 Applicando la formula (1) si ottiene: ∆U =1,73 · 120 · 0,1 · (0,654 · 0,9 + 0,0783 · 0,436) = 12,923 V Ed applicando la (2) si avrà una ∆U % = 3.23 % Volendo rientrare nella massima ∆U ammessa del 3 % occorre aumentare la sezione del cavo. Ripetendo i calcoli con un cavo di sezione 50 mm2 i cui dati sono: r = 0,483 x = 0,0779 applicando la formula (1) si otterrà una ∆U =9,74V ed applicando la (2) una ∆U % = 2,43 % La caduta di tensione risulta inferiore al valore imposto (3 %) pertanto la scelta della sezione del cavo è corretta. 115 CONDUTTURE E CAVI Calcolo della caduta di tensione per diversi valori di cos ϕ Con l’ausilio delle tabelle che seguono è possibile ricavare la ∆U % per valori diversi del fattore di potenza considerando: - La tensione nominale 400 V - La lunghezza del cavo 100 m - Il sistema di distribuzione sia trifase - I cavi conformi alle tabelle UNEL 35023-70. La caduta di tensione percentuale effettiva della conduttura si ottiene nel seguente modo: ∆U % eff = ∆U % tab.x (L/100) x (IB/IB Tab). dove: L IB IB tab. ∆U% tab Note Nel caso di distribuzione monofase occorre moltiplicare il valore della tabella per 2 è la lunghezza della linea in metri è la reale corrente di impiego della linea è il valore della prima colonna della tabella immediatamente superiore al valore di IB. è il valore della caduta di tensione percentuale fornito dalla tabella in corrispondenza a IB Tab. La tabella relativa al cos ϕ = 0,35 è riferita all’alimentazione di un motore elettrico. Il calcolo della ∆U è considerato nella fase di avviamento del motore supponendo che Ibeff sia uguale alla corrente di avviamento pari a 5 x IB. Se il circuito è composto da più conduttori in parallelo per fase occorre considerare il valore ∆U % in corrispondenza della sezione del singolo conduttore, ad una corrente pari a IB/n° di conduttori in parallelo. ● Tab. 6.14 Caduta di tensione % sez. [mm2] 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 300 a cos ϕ = 0,8 per 100 m 4 2,07 1,25 0,79 0,53 0,32 0,21 0,13 di cavo 6 3,10 1,88 1,18 0,79 0,48 0,31 0,20 0,15 0,11 10 5,17 3,13 1,97 1,32 0,81 0,52 0,34 0,25 0,19 0,14 0,11 16 8,27 5,00 3,15 2,11 1,29 0,83 0,54 0,40 0,30 0,22 0,17 0,14 0,12 0,11 20 10,34 6,25 3,93 2,64 1,61 1,04 0,67 0,50 0,38 0,28 0,21 0,18 0,15 0,13 0,11 25 12,93 7,82 4,92 3,30 2,02 1,29 0,84 0,62 0,48 0,35 0,27 0,22 0,19 0,17 0,14 0,12 10,01 6,29 4,22 2,58 1,66 1,07 0,79 0,61 0,44 0,34 0,29 0,25 0,21 0,18 0,16 40 7,87 5,28 3,23 2,07 1,34 0,99 0,76 0,55 0,43 0,36 0,31 0,26 0,22 0,20 50 9,83 6,60 4,03 2,59 1,68 1,24 0,95 0,69 0,54 0,45 0,39 0,33 0,28 0,25 63 8,32 5,08 3,26 2,11 1,56 1,20 0,87 0,67 0,56 0,49 0,42 0,35 0,31 80 10,56 6,46 4,14 2,68 1,99 1,52 1,11 0,86 0,72 0,62 0,53 0,45 0,40 90 7,26 4,66 3,02 2,23 1,71 1,25 0,96 0,81 0,69 0,60 0,50 0,45 100 8,07 5,18 3,35 2,48 1,90 1,39 1,07 0,90 0,77 0,66 0,56 0,50 125 6,47 4,19 3,10 2,38 1,73 1,34 1,12 0,96 0,83 0,70 0,62 150 7,76 5,03 3,72 2,85 2,08 1,61 1,34 1,16 0,99 0,84 0,74 175 9,06 5,87 4,35 3,33 2,43 1,87 1,57 1,35 1,16 0,98 0,87 200 10,35 6,71 4,97 3,80 2,77 2,14 1,79 1,54 1,332 1,12 0,99 7,55 5,59 4,28 3,12 2,41 2,01 1,73 1,49 1,26 1,12 6,21 4,75 3,47 2,68 2,24 1,93 1,65 1,40 1,24 5,23 3,81 2,94 2,46 2,12 1,82 1,54 1,36 4,16 3,21 2,69 2,31 1,99 1,68 1,49 3,48 2,91 2,51 2,15 1,82 1,61 3,13 2,70 2,32 1,96 1,74 2,89 2,48 2,10 1,86 2,65 2,24 1,98 2,52 2,23 32 225 250 275 300 325 350 375 400 450 500 116 1,5 Ib [A] 2,48 ● Tab. 6.15 Caduta di tensione % sez. [mm2] 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 300 Ib [A] a cos ϕ = 0,85 per 100 m 4 2,19 1,33 0,83 0,56 0,34 0,22 0,14 di cavo 6 3,29 1,99 0,125 0,84 0,51 0,33 0,21 0,16 0,12 10 5,49 3,32 2,08 1,40 0,85 0,54 0,35 0,26 0,20 0,14 0,11 16 8,78 5,30 3,33 2,23 1,36 0,87 0,56 0,41 0,32 0,23 0,17 0,14 0,12 0,11 20 10,97 6,63 4,17 2,79 1,70 1,09 0,70 0,52 0,39 0,29 0,22 0,18 0,15 0,13 0,11 25 13,71 8,29 5,21 3,49 2,13 1,36 0,88 0,65 0,49 0,36 0,27 0,23 0,19 0,16 0,14 0,12 10,61 6,66 4,47 2,73 1,74 1,12 0,83 0,63 0,46 0,35 0,29 0,25 0,21 0,18 0,15 40 8,33 5,59 3,41 2,18 1,41 1,04 0,79 0,57 0,44 0,36 0,31 0,26 0,22 0,19 50 10,41 6,98 4,26 2,72 1,76 1,29 0,99 0,71 0,55 0,45 0,39 0,33 0,28 0,24 63 8,80 5,37 3,43 2,21 1,63 1,24 0,90 0,69 0,57 0,49 0,42 0,35 0,31 80 11,17 6,81 4,36 2,81 2,07 1,58 1,14 0,87 0,72 0,62 0,53 0,44 0,39 90 7,66 4,90 3,16 2,33 1,77 1,28 0,98 0,82 0,70 0,59 0,50 0,44 100 8,52 5,45 3,51 2,59 1,97 1,43 1,09 0,91 0,77 0,66 0,55 0,48 125 6,81 4,39 3,24 2,46 1,78 1,36 1,13 0,97 0,82 0,69 0,61 150 8,17 5,27 4,88 2,96 2,14 1,64 1,36 1,16 0,99 0,83 0,73 175 9,53 6,15 4,53 3,45 2,50 1,91 1,59 1,36 1,15 0,97 0,85 200 10,89 7,03 5,18 3,94 2,85 2,18 1,81 1,55 1,32 1,11 0,97 7,91 5,83 4,44 3,21 2,46 2,04 1,74 1,48 1,24 1,09 6,47 4,93 3,57 2,73 2,27 1,94 1,65 1,38 1,21 5,42 3,93 3,00 2,49 2,13 1,81 1,52 1,33 4,28 3,27 2,72 2,32 1,98 1,66 1,45 3,55 2,95 2,52 2,14 1,80 1,57 3,17 2,71 2,31 1,94 1,70 2,91 2,47 2,07 1,82 2,64 2,21 1,94 2,49 2,18 32 225 250 275 300 325 350 375 400 450 500 ● Tab. 6.16 Caduta di tensione % sez. [mm2] 2,42 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 300 Ib [A] a cos ϕ = 0,9 per 100 m 4 2,32 1,40 0,88 di cavo 6 3,48 2,10 1,32 0,88 0,54 0,34 0,22 0,16 0,12 10 5,80 3,50 2,20 1,47 0,90 0,57 0,37 0,27 0,20 0,15 0,11 16 9,28 5,60 3,52 2,35 1,43 0,91 0,59 0,43 0,33 0,23 0,18 0,15 0,12 0,10 20 11,60 7,00 4,40 2,94 1,79 1,14 0,73 0,54 0,41 0,29 0,22 0,18 0,15 0,13 0,11 25 14,50 8,75 5,49 3,68 2,24 1,43 0,92 0,67 0,51 0,37 0,28 0,23 0,19 0,16 0,13 0,12 11,21 7,03 4,71 2,87 1,83 1,17 0,86 0,65 0,47 0,35 0,29 0,25 0,21 0,17 0,15 8,79 5,89 3,58 2,28 1,47 1,08 0,81 0,58 0,44 0,36 0,31 0,26 0,22 0,19 7,36 4,48 2,85 1,83 1,34 1,02 0,73 0,55 0,45 0,39 0,33 0,27 0,23 63 5,64 3,60 2,31 1,69 1,28 0,92 0,70 0,57 0,49 0,41 0,34 0,29 80 7,16 4,57 2,93 2,15 1,63 1,17 0,88 0,73 0,62 0,52 0,43 0,37 90 8,06 5,14 3,30 2,42 1,83 1,31 0,99 0,82 0,69 0,59 0,48 0,42 100 8,95 5,71 3,66 2,69 2,03 1,46 1,10 0,91 0,77 0,65 0,54 0,47 125 7,13 4,58 3,36 2,54 1,83 1,38 1,14 0,96 0,81 0,67 0,58 150 8,56 5,50 4,03 3,05 2,19 1,66 1,36 1,16 0,98 0,81 0,70 175 9,99 6,41 4,71 3,56 2,56 1,93 1,59 1,35 1,14 0,94 0,81 200 11,41 7,33 5,38 4,07 2,92 2,21 1,82 1,54 1,30 1,08 0,93 8,25 6,05 4,58 3,29 2,48 2,05 1,74 1,46 1,21 1,05 6,72 5,09 3,65 2,76 2,27 1,93 1,63 1,34 1,16 5,59 4,02 3,04 2,50 2,12 1,79 1,48 1,28 4,38 3,31 2,73 2,31 1,95 1,61 1,40 3,59 2,96 2,51 2,12 1,75 1,51 3,18 2,70 2,28 1,88 1,63 2,89 2,44 2,02 1,75 2,60 2,15 1,86 2,42 2,09 32 40 50 225 250 275 300 325 350 375 400 450 500 2,33 117 CONDUTTURE E CAVI ● Tab. 6.17 Caduta di tensione % sez. [mm2] 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 a cos ϕ = 0,35 per 100 m 4 4,62 2,83 1,80 1,23 0,78 0,52 0,36 0,28 0,23 0,18 0,15 0,13 0,12 0,11 0,10 di cavo 6 6,93 4,24 2,71 1,85 1,16 0,78 0,53 0,41 0,34 0,27 0,23 0,20 0,18 0,17 0,15 0,14 10 11,56 7,07 4,51 3,09 1,94 1,30 0,89 0,69 0,56 0,44 0,38 0,33 0,30 0,28 0,25 0,24 16 18,49 11,31 7,22 4,94 3,10 2,07 1,42 1,10 0,90 0,71 0,60 0,53 0,49 0,44 0,41 0,38 20 23,11 14,14 9,02 6,17 3,88 2,59 1,78 1,38 1,13 0,89 0,75 0,67 0,61 0,55 0,51 0,48 25 28,89 17,67 11,28 7,71 4,85 3,24 2,22 1,73 1,41 1,11 0,94 0,83 0,76 0,69 0,64 0,60 22,62 14,43 9,87 6,20 4,15 2,84 2,21 1,80 1,42 1,21 1,07 0,97 0,89 0,81 0,77 18,04 12,34 7,75 5,18 3,55 2,76 2,25 1,78 1,51 1,33 1,22 1,11 1,02 0,96 15,43 9,69 6,48 4,44 3,45 2,82 2,22 1,88 1,66 1,52 1,39 1,27 1,20 63 12,21 8,16 5,60 4,35 3,55 2,80 2,37 2,10 1,92 1,75 1,60 1,51 80 15,51 10,36 7,11 5,52 4,51 3,55 3,01 2,66 2,43 2,22 2,04 1,91 90 17,45 11,66 8,00 6,22 5,07 4,00 3,39 3,00 2,74 2,50 2,29 2,15 100 19,39 12,96 8,89 6,91 5,63 4,44 3,77 3,33 3,04 2,77 2,54 2,39 125 16,19 11,11 8,63 7,04 5,55 4,71 4,16 3,80 3,47 3,18 2,99 150 19,43 13,33 10,36 8,45 6,66 5,65 4,99 4,56 4,16 3,82 3,59 175 22,67 15,55 12,08 9,86 7,77 6,59 5,83 5,32 4,85 4,45 4,19 200 25,91 17,77 13,81 11,27 8,89 7,53 6,66 6,08 5,55 5,09 4,78 225 29,15 19,99 15,54 12,67 10,00 8,47 7,49 6,84 6,24 5,72 5,38 22,22 17,26 14,08 11,11 9,41 8,32 7,60 6,93 6,36 5,98 15,49 12,22 10,36 9,15 8,36 7,63 7,00 6,58 13,33 11,30 9,99 9,12 8,32 7,63 7,18 12,24 10,82 9,88 9,01 8,27 7,77 11,65 10,64 9,71 8,90 8,37 11,41 10,40 9,54 8,97 11,09 10,18 9,57 11,45 10,76 32 40 50 250 275 300 325 350 375 400 450 11,96 500 Esempio Con un cavo trifase in rame della sezione di 50 mm2 e lunghezza 130 m (0,13 km) si alimenta un motore trifase (400 V) che assorbe: 125 A nominali con cos ϕ = 0,8 625 A (pari a 5 In) in fase di avviamento con cos ϕ = 0,35 La caduta di tensione sul quadro di alimentazione, per effetto di altri carichi, è di 3,5 V tra le fasi. Si chiede la caduta di tensione percentuale ai morsetti del motore nel funzionamento normale ed in fase di avviamento. S = 50 mm2 Cu L = 130 m IB = 125 A IAVV = 625 A M 118 300 Ib [A] Caduta di tensione in funzionamento normale Dalla tabella della caduta di tensione a cos ϕ 0,8 in corrispondenza della corrente di 125 A e della sezione 50 mm2 troviamo una c.d.v di 2,38 % per 100 m che diventa (2,38x 1,3) = 3,094 % riferita alla lunghezza reale del nostro cavo. La caduta di tensione percentuale sul quadro è di: ∆U % = (3,5/400) x100 = 0,875 % La c.d.v totale sarà quindi: ∆TTOT = ∆U % cavo + ∆U % quadro = 3,094 + 0,875 = 3,97 % Il valore risulta inferiore a quello suggerito dalla norma e pertanto è accettabile. Caduta di tensione in fase di avviamento Dalla tabella della caduta di tensione a cos ϕ 0,35 (fase di avviamento) in corrispondenza della corrente di 125 A e della sezione di 50 mm2 troviamo una c.d.v. del 7,04 % per 100m di cavo con una corrente di avviamento pari a 5 In. Quella corrispondente ad una lunghezza di 140 m sarà: ∆U % = 7,04 x 1,4 = 9,856 % Il valore calcolato risulta contenuto nel 10 % suggerito, pertanto si può ritenere accettabile. In caso contrario è necessario aumentare la sezione del cavo. Nota: La verifica effettuata si considera normalmente accettabile a meno che il motore abbia una corrente nominale superiore al 30 % del totale dei carichi allacciati allo stesso quadro. In quest’ultimo caso si rende necessaria la verifica della caduta di tensione sull’intero sistema di alimentazione. Un ulteriore metodo veloce per calcolare le cadute di tensione nei cavi unipolari, bipolari e tripolari isolati in gomma o materiale termoplastico con grado superiore a 4 nei casi con fattore di potenza uguale a 1 o a 0,8 con è indicato nella Tab. 6.10. 119 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO LA PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La protezione contro le sovracorrenti nelle reti di distribuzione elettrica in bassa tensione, è una componente importante del problema più generale della sicurezza e dall'affidabilità degli impianti elettrici. In tale ottica è necessario che i conduttori attivi di un circuito elettrico siano protetti da uno o più dispositivi in grado di interrompere automaticamente l'alimentazione quando si produce sovracorrente. Sovracorrente è una qualsiasi corrente superiore alla portata IZ che può circolare nel cavo. Si tratta di correnti dannose, giacché producono aumenti di temperatura oltre il limite ammissibile. In funzione della loro entità e del tempo di mantenimento le sovracorrenti possono generare aumenti lenti o repentini della temperatura e anche la fusione degli isolanti se non addirittura del conduttore di rame. Per meglio studiare il problema si usa suddividere le sovracorrenti in due famiglie: i sovraccarichi e i corto circuiti. La protezione contro i sovraccarichi e i corto circuiti può essere assicurata sia in modo separato, con dispositivi distinti, sia in modo unico con dispositivi che assicurano entrambe le protezioni. Per assicurare la protezione il dispositivo deve: - interrompere sia la corrente di sovraccarico sia quella di corto circuito, in qualunque punto della linea, prima che esse provochino nel conduttore un riscaldamento tale da danneggiare l'isolamento; - essere installato in generale all'origine di ogni circuito e di tutte le derivazioni aventi portate differenti (diverse sezioni dei conduttori, diverse condizioni di posa e ambientali, nonché un diverso tipo di isolamento del conduttore) (Fig. 7.1). ● Fig. 7.1 Ciascuna partenza ha un proprio dispositivo di protezione La frontiera tra sovracarico e cortocircuito è quanto mai labile e soggettiva, mancando un oggettivo criterio per fissarla. Nella Tab. 7.1 sono evidenziate le differenze principali. Anche le Norme CEI non si sbilanciano eccessivamente a riguardo; pur tuttavia studiano separatamente queste correnti e ne prevedono il controllo e l'interruzione secondo procedure diverse e quasi indipendenti. 120 ● Tab. 7.1 Differenze tra sovraccarichi e corto circuiti SOVRACCARICHI STATO Integro DELL’IMPIANTO RANGE DI VALORI CORTO IZ CIRCUITO Guasto = 10 IZ = 10 IZ TERMODINAMICA fenomeno lento e diabatico fenomeno velocissimo e adiabatico CAUSE umane volontarie umane involontarie o accidentali TEMPO-DURATA dai secondi, ai minuti alle ore millisecondi APPARECCHIO DI PROTEZIONE interruttore automatico interruttore automatico o fusibile INSTALLAZIONE DELLA PROTEZIONE qualsiasi punto sulla linea all’inizio della linea termico bimetallo bobina elettromagnetica RELÈ DI SGANCIO DELL’INTERRUTTORE Una prima differenza riguarda lo stato dell'impianto. I sovraccarichi si manifestano mentre l'impianto è elettricamente sano, cioè privo di guasti e sottoposto a normali modalità di lavoro. In questo caso responsabile dell'evento è ovviamente un operatore, che sta sfruttando oltre misura (per la quantità o per la sollecitazione unitaria) gli apparecchi utilizzatori a sua disposizione (motori, pompe, corpi illuminanti, ecc.) e, di conseguenza, sollecita eccessivamente le conduttore coinvolte che assorbono correnti elevate, superiori alla portata e dunque sovraccaricano i cavi. Il corto circuito si verifica invece in un impianto o in un componente in seguito ad un guasto. Per guasto si intende un cedimento casuale e involontario dell'isolamento di uno o più cavi in tensione verso massa o fra loro. Tale situazione causa un assorbimento di corrente elevatissima tra i due punti in avaria. Una seconda differenza è puramente quantitativa e convenzionale e riguarda corrente e tempo. Consiste nel limitare a una corrente pari ad esempio a 10 volte la IZ, il confine di demarcazione tra correnti di sovraccarico o di corto circuito e nel fissare in pochi secondi (fino a cinque) il tempo di mantenimento, che caratterizza i cortocircuiti, mentre tempi di durata superiore si considerano dovuti a sovraccarichi. Una terza differenza riguarda la termodinamica del fenomeno. Il sovraccarico, per le limitate correnti in gioco, può essere tollerato per qualche tempo e poi interrotto, con assoluta facilità, dai dispositivi interni di apertura degli interruttori automatici. Il cortocircuito, al contrario, deve essere interrotto istantaneamente ed inoltre l'apertura della corrente sollecita pesantemente i dispositivi spegniarco interni agli interruttori. Una quarta differenza si intravede nel diverso modo di rilevazione e sgancio. Il sovraccarico viene controllato da relè a bimetallo, precisi, ma lenti e tolleranti, mentre il corto è individuato e sganciato da relè elettromagnetici, sensibilissimi e alquanto rapidi. Del problema della protezione contro le sovracorrenti si fa carico per antonomasia l'interruttore magnetotermico, che deve essere costruito rispettando le specifiche di costruzione, di taratura e di prova fissate dalle norme nazionali ed internazionali. 121 ● Fig. 7.3 Diagramma per ϒC determinare la temperatura 400 di regime in funzione del ΦZ = 90 °C (EPR) 300 rapporto di sovracarico n tracciato per θA = 30 °C 250 200 ΦZ = 70°C (PVC) 150 100 90 80 70 60 50 45 40 30 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 Rapporto di sovraccarico n = IB/IZ Così, ad esempio, un cavo isolato in PVC (ϑR = 70 °C) per un sovraccarico pari a 3 volte IZ assumerebbe una temperatura di regime pari a circa 400 °C con inevitabile bruciatura dell'isolante. Per sovraccarichi più modesti, per esempio pari a 1,5 IZ, il PVC assumerebbe una temperatura di regime di circa 120 °C e la gomma G2 una temperatura di regime di circa 150 °C; in questa ipotesi non si avrebbe la "bruciatura" ma una drastica riduzione della vita del cavo. Installando un dispositivo con caratteristica d'intervento interamente al di sotto della caratteristica di sovraccaricabilità dei cavi (Fig. 7.4) la protezione sarebbe assicurata rispettando la sola condizione: IN ≤ IZ dove: IN è la corrente nominale del dispositivo IZ è la portata massima in regime permanente del cavo da proteggere. Purtroppo, come si è detto, non tutti i dispositivi rispondono a questa condizione e ciò spiega perché la Norma CEI 64-8/4 imponga ulteriori vincoli. 123 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO ● Fig. 7.4 Confronto tra le caratteristiche tempo-corrente del cavo e del dispositivo di protezione caratteristica di sovraccaricabilità del cavo CRITERI DI PROTEZIONE SECONDO LA NORMA CEI 64-8 I conduttori attivi devono essere protetti da dispositivi idonei ad interrompere automaticamente l’alimentazione quando si produce un sovraccarico. Tale protezione non è necessaria se nel circuito non si possono produrre sovraccarichi per qualsiasi motivo (per esempio perché l’utilizzatore non è in grado di assorbire correnti superiori alle portate IZ dei conduttori o perché il generatore non è in grado di erogarle). In casi particolari la protezione può essere omessa purché il sovraccarico sia tale da non provocare pericoli per le persone o danni all’ambiente. Si precisa che in tal caso la protezione riguarda i conduttori facenti parte dell’impianto utilizzatore, e che pertanto possono non risultare protette tutte le parti a valle di prese a spina o del punto di allacciamento di utilizzatori fissi quali ad esempio: - cavi flessibili di collegamento di utilizzatori, trasportabili mobili o portatili; - circuiti interni degli utilizzatori; - avvolgimenti di motori. I dispositivi idonei ad assumere la tempestiva interruzione dell’alimentazione possono essere, oltre agli interruttori automatici e ai fusibili, anche i relè termici di protezione dei motori o altri apparecchi sensibili alle sovracorrenti con potere di interruzione superiore alla corrente di cortocircuito presente purché abbiano i seguenti requisiti: - caratteristica tempo/corrente in accordo con quanto specificato nelle norme CEI di prodotto e comunque tali da interrompere le correnti di sovraccarico prima che possano provocare nocivi riscaldamenti degli isolanti, dei terminali e dell’ambiente circostante le condutture; - corrente nominale non inferiore alla corrente d’impiego della conduttura; - protezione incorporata o esterna contro i danneggiamenti da cortocircuito. Quando una conduttura è correttamente protetta dal sovraccarico secondo i criteri di coordinamento sotto indicati, essa è anche correttamente protetta contro le sovracorrenti di 124 qualsiasi natura che abbiano valori dello stesso ordine di grandezza (guasti a terra, cortocircuiti in fondo a linee lunghe ecc). La condizione di protezione dal sovraccarico di una conduttura avente corrente di impiego IB e portata IZ è espressa dalle seguenti relazioni: 1) IB ≤ IN ≤ IZ 2) If ≤ 1,45 IZ Come si nota, la corrente nominale IN del dispositivo di protezione deve essere compresa tra la corrente di impiego IB e la portata del conduttore IZ e la sua corrente convenzionale di intervento If non deve superare del 45% IZ entro il tempo convenzionale di apertura del relativo dispositivo di protezione. Quest'ultima condizione si impone quando il dispositivo di protezione ha caratteristica d'intervento non interamente contenuta entro valori inferiori alla curva limite di sovraccaricabilità dei cavi. Nella Fig. 7.5 si evidenzia la possibilità di trovare la migliore condizione di protezione solo nel caso in cui la corrente di impiego IB è significativamente inferiore alla portata IZ dei conduttori. I dispositivi di protezione contro i sovraccarichi possono essere installati in qualsiasi punto della conduttura protetta purché a monte non sia prevista alcuna derivazione e la conduttura sia protetta anche contro il cortocircuito. Negli impianti IT la protezione contro i sovraccarichi deve sempre essere installata all’origine del circuito a meno che: - il circuito non sia protetto all’origine conto le correnti di guasto verso terra da un interruttore differenziale; - l’intero circuito, utilizzatori e condutture comprese, sia del tipo a doppio isolamento (classe II) ● Fig. 7.5 Condizioni limite (minima e massima protezione) di una conduttura contro il sovraccarico 125 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO IL CORTOCIRCUITO Preliminarmente si ritiene utile ribadire la differenza concettuale tra sovraccarico e corto circuito che non dipende solo dall’intensità delle correnti in gioco ma dalla situazione del circuito: - Il sovraccarico presuppone che l’intero circuito di alimentazione sia correttamente isolato e che l’anomalia sia imputabile esclusivamente agli utilizzatori, nel senso che essi prelevano un carico superiore alla corrente d’impiego prevista; - Il cortocircuito presuppone invece che la corrente si chiuda a monte dell’impedenza costituente l’utilizzatore a causa di un guasto d’isolamento sul circuito di alimentazione che può verificarsi in linea; ne consegue che ogni circuito può presentare infinite situazioni di corto circuito in dipendenza del punto di guasto e dell’impedenza di guasto e che l’apparecchio di protezione deve essere installato all’origine della linea da proteggere. Non è quindi corretto concepire il sovraccarico come una sovracorrente di poco superiore alla corrente d’impiego ed il corto circuito come una sovracorrente intensissima: infatti un corto circuito, su circuiti ad alta impedenza, può comportare correnti dello stesso ordine di grandezza di quelle dovute al sovraccarico. Corrente reale e corrente presunta di cortocircuito Per il calcolo della corrente di cortocircuito, necessario ai fini della scelta degli apparecchi di protezione, vengono convenzionalmente imposte alcune semplificazioni che sono esplicitamente definite dalla Norma CEI 64-8; più precisamente: 1) nel calcolo della corrente di cortocircuito va trascurata l’impedenza del guasto (art. 25-8 della Norma CEI 64-8/2); 2) la corrente di cortocircuito presunta nei circuiti a corrente alternata è il valore efficace della componente simmetrica. Il concetto di componente simmetrica è sintetizzato in figura 7.6. Per la scelta degli apparecchi di protezione si deve considerare sia la corrente presunta di cortocircuito massima sia la minima; il primo valore è significativo ai fini antinfortunistici, poiché lo si può ottenere trascurando le impedenze incognite con errori per eccesso che tornano in favore alle indicazioni della Norma CEI. Il valore minimo è invece convenzionale e per il suo calcolo si deve fare riferimento alle formule semplificate fornite dalla Norma CEI 64-8, all’articolo 533.3 (commenti): a) I = 0,8U 2L 1,5ρ S quando il conduttore di neutro non è distribuito dove: U = tensione concatenata di alimentazione in volt; ρ = resistività a 20 °C del materiale dei conduttori (Ω • mm2/m) (0,018 per il rame - 0,027 per l’alluminio); L = lunghezza della conduttura protetta (m); S = sezione del conduttore (mm2); I = corrente di cortocircuito presunta (A). 126 corrente (I) corrente di cortocircuito componente unidirezionale tempo (t) componente simmetrica Andamento reale corrente (I) 2 I CC In tempo (t) Andamento convenzionale I CC = I CCM sen ( ω t + ψcc - ϕcc) + (in - icc) e Componente simmetrica _ _ t T { { ● Fig. 7.6 Transitorio di cortocircuito Componente unidirezionale dove: I CCM = T ensione di fase (MAX) Impedenza di c.to c.to = V fM Z CC ψ = angolo di attacco del cortocircuito rispetto alla tensione ϕcc = angolo di sfasamento della corrente di cortocircuito rispetto alla tensione in = valore istantaneo di In all'attacco del cortocircuito icc = valore istantaneo della componente simmetrica Icc all'attacco del cortocircuito T = costante di tempo del circuito a monte del guasto 127 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO b) I = 0,8UO 1,5ρ (l+m) L quando il conduttore di neutro è distribuito S dove: Uo = tensione di fase di alimentazione in volt; m = rapporto tra la resistenza del conduttore di neutro e la resistenza del conduttore di fase (nel caso essi siano costituiti dallo stesso materiale, esso è uguale al rapporto tra la sezione del conduttore di fase e quella del conduttore di neutro). Generalmente, salvo il caso di guasto in fondo a linee lunghe di bassa potenza e quindi di notevole impedenza, il cortocircuito è un guasto che si caratterizza con un’elevata corrente dovuta al contatto con impedenza trascurabile, fra due elementi del circuito a diverso potenziale. Appare subito evidente che in questa situazione lo sviluppo di calore è tale che, se non si provvede ad una rapida interruzione della corrente che fluisce nel circuito elettrico, tutti gli elementi dello stesso possono risultare danneggiati non solo per l’elevato effetto termico, ma anche per gli sforzi elettrodinamici di attrazione o di repulsione che si manifestano fra i vari componenti dell’impianto. RESISTENZE DEI CAVI AL CORTOCIRCUITO Per effetto della correte di cortocircuito i cavi possono subire, se non intervengono adeguatamente i dispositivi di protezione, danni irreversibili sia per effetto termico che per effetto elettrodinamico. Ciascun tipo di materiale isolante è caratterizzato da una temperatura massima sopportabile per tempi brevi (in genere non superiori a 5 s), chiamata temperatura di cortocircuito θcc. In generale la temperatura θcc varia da 150 a 300 °C e, per evitare che venga superata, il cortocircuito è un fenomeno che deve essere estinto in pochi millisecondi. Con temperature e tempi di quest’ordine di grandezza il transitorio termico di riscaldamento dei cavi può considerarsi adiabatico. La Norma CEI 64-8/434.3.2 prevede che il dispositivo di protezione debba intervenire in tempo inferiore a quello che potrebbe fare superare al conduttore la massima temperatura ammessa. Da cui la condizione: 2 2 2 KS ≥I t Dove I2 t = energia specifica passante, k = fattore dipendente dal tipo di conduttore e isolamento e S = sezione del conduttore da proteggere. Nel paragrafo che segue vengono forniti i valori di K una volta fissati i valori di θo e θcc in funzione della tipologia del cavo e dell’isolante dove: θcc è la temperatura finale del conduttore durante il cortocircuito in °C e θz è la temperatura iniziale del conduttore all’inizio del cortocircuito in °C. PVC: θz = 70 °C; θcc = 160 °C K = 115 Gomma: θz = 70 °C; θcc = 200 °C K = 135 Polietilene: θz = 75 °C; θcc = 220 °C K = 143 θcc = 160 °C K = 115 θcc = 500 °C K = 200 Per giunzioni saldate a stagno Conduttore nudo non a poratata di mano 2 2 3 Nella Tab. 7.2 sono riportati i valori di K S x 10 relativi a questi tre tipi di isolanti. 128 ● Tab. 7.2 Valori massimi ammissibili in k(A2s) dell'integrale di Joule SEZIONE 2 MM CAVI IN RAME IN PVC 1 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 - ISOLAMENTO K = 115 CAVI IN RAME - ISOLAMENTO K = 135 IN GOMMA 13,2 29,7 82,6 211,6 476,1 1322,5 3385,6 8265,6 16200,6 33062 64802 119355 190440 297562 452625 761760 18,2 41 113 291 656 1822 4665 11390 22325 45562 89302 164480 262440 410062 625750 1049760 CAVI IN RAME - ISOLAMENTO IN GOMMA G5 O POLIETILENE RETICOLATO K = 143 20,449 46,010 127,806 327,184 736,164 2044,9 5234 12781 25050 51122 100200 175324 294465 460102 699867 1177862 Per quanto riguarda l’effetto elettrodinamico, esso ha rilevanza significativa solo nel caso di elevate correnti di corto circuito. In linea di massima la forza di attrazione o repulsione tra i conduttori è data dalla seguente relazione: F= 0,2I2M L d dove: F = forza in Newton IM = corrente di picco in kA d = distanza media tra i conduttori in cm L = lunghezza dei conduttori in cm. Generalmente il calcolo degli sforzi elettrodinamici si effettua per il dimensionamento degli ancoraggi per le sbarre, nei grossi quadri di distribuzione, mentre non si tiene conto del fenomeno negli impianti di distribuzione in bassa tensione con correnti di cortocircuito inferiori a 20-30 kA. 129 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Per la protezione lato BT dei trasformatori MT/BT la scelta degli interruttori deve tenere conto fondamentalmente della corrente nominale del trasformatore protetto, lato B.T., da cui dipendono la portata dell’interruttore e la taratura delle protezioni e della massima corrente di corto circuito nel punto di installazione, che determina il potere di interruzione minimo che deve possedere l’apparecchio di protezione. La corrente nominale del trasformatore, lato BT, viene determinata dall’espressione SCELTA DELL’INTERRUTTORE GENERALE A VALLE DEI TRASFORMATORI In = Sn x 103 √3 x U20 Sn con Sn = potenza nominale del trasformatore, in kVA. U20 = tensione nominale secondaria (a vuoto) del trasformatore, in V. In = corrente nominale del trasformatore, lato BT, in A (valore efficace). U20 In Iccn La corrente di corto circuito trifase a piena tensione, immediatamente ai morsetti di BT del trasformatore, è esprimibile con la relazione (nell’ipotesi di potenza infinita al primario) Icn = In x 100 Ucc% dove: Ucc% = tensione di corto circuito del trasformatore, in %. In = corrente nominale, lato BT, in A (valore efficace). Icn = corrente di corto circuito nominale trifase, lato BT, in A (valore efficace). La corrente di corto circuito si riduce, rispetto ai valori dedotti dall’espressione precedente, se l’interruttore è installato ad una certa distanza dal trasformatore tramite un collegamento in cavo o in sbarra, in funzione dell’impedenza del collegamento. La tabella che segue mostra alcune possibili scelte di interruttori MTS Gewiss in funzione delle caratteristiche del trasformatore da proteggere. Attenzione: le indicazioni sono valide alle condizioni indicate in tabella; per condizioni diverse è necessario rivedere i calcoli e adeguare le scelte. Scelta dell’interruttore MTS Gewiss TAB. 7.3 - SCELTA DELL’INTERRUTTORE MTS IN FUNZIONE DEL TRASFORMATORE IN OLIO SN [KVA] Ucc (1) % In (2) [A] Icn (2) [kA] Perdite a vuoto W Perdite in c.c. W Interruttore MTS Gewiss 130 50 100 160 200 250 315 400 500 4 72 1,8 90 1100 MTS160 4 144 3,6 320 1750 MTS160 4 231 5,8 460 2350 MTS250 MTSE250 4 289 7,2 550 2750 MTSE630 (400) 4 361 9 650 3250 MTSE630 (400) 4 455 11,4 780 3850 MTSE630 4 577 14,4 930 4600 MTSE800 4 722 18 1100 5450 MTSE800 630 800 1000 6 6 6 909 1155 1443 15,2 19,3 24,1 1300 1550 1700 6500 7900 10500 MTSE1600 MTSE1600 MTSE1600 TAB. 7.4 - SCELTA DELL’INTERRUTTORE MTS IN FUNZIONE DEL TRASFORMATORE IN RESINA SN [KVA] 100 160 200 250 315 400 500 630 800 1000 (1) 6 144 2,4 360 1785 MTS160 6 231 3,9 480 2400 MTS250 MTSE250 6 289 4,8 560 2820 MTSE630 (400) 6 361 6 645 3150 MTSE630 (400) 6 455 7,6 780 4050 MTSE630 6 577 9,6 910 4550 MTSE800 6 722 12,1 1060 5600 MTSE800 6 909 15,2 1210 6750 MTSE1600 6 1155 19,3 1300 8000 MTSE1600 6 1443 24,1 1655 9200 MTSE1600 Ucc % In (2) [A] Icn (2) [kA] Perdite a vuoto W Perdite in c.c. W Interruttore MTS Gewiss (1) Per valori della tensione di corto circuito percentuale U’cc% diversi dai valori Ucc% indicati in tabella, la corrente di corto circuito nominale trifase I’cn diventa: Icn Ucc% I’cn = U’cc% (2) I valori calcolati sono relativi ad una tensione U20 di 400 V, per valori di U’20 diversi, moltiplicare In e Icn per i fattori k seguenti: Esempio applicativo 2 3 Icc2 + Icc3 I1 Icc1 Icc1 + Icc2 + Icc3 I3 I5 Interrutore B I4 I2 Interrutore A 1 Per il calcolo della corrente nominale del trasformatore vale quanto indicato precedentemente. Il potere di interruzione minimo di ogni interruttore di protezione lato BT deve risultare superiore al maggiore dei seguenti valori (l’esempio è relativo alla macchina 1 della figura e vale per tre macchine in parallelo): - Icc1 (corrente di corto circuito del trasformatore 1) in caso di guasto immediatamente a valle dell’interruttore I1; - Icc2 + Icc3 (Icc2 e Icc3 = correnti di corto circuito dei trasformatori 2 e 3) in caso di corto circuito a monte dell’interruttore I1. Gli interruttori I4 e I5 sulle partenze devono possedere un potere di interruzione superiore a Icc1 + Icc2 e Icc3; naturalmente il contributo alla corrente di corto circuito di ciascun trasformatore viene attenuato dalla linea di collegamento trasformatore-interruttore (da determinare caso per caso). 131 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Attenzione: la tabella sottostante fa riferimento alle condizioni specificate nella pagina precedente; le indicazioni per la scelta degli interruttori sono fornite solo in funzione della corrente di impiego e della corrente presunta di corto circuito. Per una scelta corretta devono essere considerati anche altri fattori quali selettività, protezione di back-up, decisione di impiegare interruttori limitatori, ecc. È quindi indispensabile una puntuale verifica da parte dei progettisti. Occorre inoltre tenere presente che le correnti di corto circuito riportate in tabella sono determinate nell’ipotesi di potenza infinita a monte dei trasformatori e trascurando le impendenze delle sbarre e delle connessioni agli interruttori: i valori così determinanti risultano superiori a quelli reali. TAB. 7.5 - SCELTA DEGLI INTERRUTTORI MTS IN FUNZIONE DELLA CORRENTE D’IMPIEGO E DELLA CORRENTE PRESUNTA DI CORTOCIRCUITO TRASFORMATORI NUMERO DEL TRASFORMATORE) INTERRUTTORE B (PARTENZA CORRENTE CORRENTE CORRENTE TRASFORMATORI NOMINALE DEL DI CORTO CIRCUITO TOTALE IN PARALLELO TRASFORMATORE PRESUNTA DI E RELATIVA LATO B.T. TIPO DI DISPONIBILE INTERRUTTORE [KVA] IN [A] ICC [KA] 1x100 144 3,6 2x100 144 1x160 231 2x160 1x200 POTENZA SN 132 INTERRUTTORE A (SECONDARIO I [A] LINEA UTENZA) CORRENTE DI CORTO CIRCUITO PRESUNTA CLASSE DI PRESTAZIONE IN CORTOCIRCUITO [KA] MTS160B 144 3,6 B 3,6 MTS160B 288 7,2 B-N 5,8 MTS250N/MTSE250N 231 5,8 B-N 231 5,8 MTS250N/MTSE250N 462 11,6 B-N 289 7,2 MTSE630N (320A) 289 7,2 B-N 2x200 289 7,2 MTSE630N (320A) 578 14,4 B-N 1x250 361 9 MTSE630N (400A) 361 9 B-N 2x250 361 9 MTSE630N (400A) 722 18 N 1x315 455 11,3 MTSE630N 455 11,3 B-N 2x315 455 11,3 MTSE630N 910 22,6 N-S 1x400 577 14,4 MTSE630N 577 14,4 B-N 2x400 577 14,4 MTSE630N 1154 28,8 N-S 1x500 722 18 MTSE800N 722 18 N 2x500 722 18 MTSE800N 1444 36 N-S 1x630 909 15,1 MTSE1600N (1000A) 909 15 N-S 2x630 909 15,1 MTSE1600N (1000A) 1818 30 S-H 3x630 909 30,2 MTSE1600N (1000A) 2727 45 S-H 1x800 1155 19,3 MTSE1600N (1250A) 1155 19,3 N-S 2x800 1155 19,3 MTSE1600N (1250A) 2310 38,6 S-H 3x800 1155 38,6 MTSE1600N (1250A) 3465 57,9 L 1x1000 1443 24,1 MTSE1600N 1443 24,1 S-H 2x1000 1443 24,1 MTSE1600N 2686 48,2 H 3x1000 1443 48,2 MTSE1600S 4329 72,3 L SCELTA DEGLI INTERRUTTORI NEI QUADRI DI DISTRIBUZIONE Esempio di calcolo rigoroso della corrente di cortocircuito Scopo del presente paragrafo è il calcolo delle correnti di corto circuito nei vari punti di diramazione dell’impianto e la conseguente appropriata scelta dei dispositivi di manovra e protezione. Nel primo esempio viene sviluppato un calcolo di tipo rigoroso mentre negli esempi successivi vengono proposti due metodi approssimati che permettono però una soluzione rapida del problema. Pcc = 500 MVA R1 = (U202/Pcc • 103) cosϕcc = (4002/500 • 103) • 0,15 = 0,0480 mΩ cosϕcc = 0,15 X1 = (U202/Pcc • 103) senϕcc = (4002/500 • 103) • 0,98 = 0,313 mΩ Z1 = R12 + X12 = 0,317 mΩ 20000/400 V 1250 kVA U202 Ztrasf = An Ucc% = 5% Linea 4 x 240 mm2/ per fase lunghezza 12 m • 4002 Ucc 5 • = 100 1250 Ztrasf ≅ Xtrasf = 6,4 mΩ 100 Nella situazione circuitale presunta, la reattanza per metro lineare Xl = 0,1 mΩ L R3 = ρ 12 = 18 • S X3 = l • = 0,225 mΩ 4 • 240 Xl 0,1 = 12 • n° = 0,30 mΩ 4 conduttori Supponendo la sezione del PE = 1/2 sezione di fase RPE = 0,45 mΩ XPE = 0,30 mΩ Icc presunta = 32,91 kA U20 Calcolo della Icc presunta: 3• (X1 + X2 + X3)2 + (R1 + R3)2 400 V Icc presunta = = 32,91 kA 3• 2 2 (0,313 + 6,4 + 0,30) + (0,048 + 0,225) È pertanto opportuno installare un apparecchio avente Icu ≥ Icc ossia, ad esempio un MTS 160 N o MTS 250 N (Icu = 36 kA). 133 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Esempio di calcolo approssimato della corrente di cortocircuito La situazione rappresentata è la seguente: il quadro principale si trova sotto un trasformatore in olio da 1000 kVA; dal quadro principale partono più linee, tra cui la linea 1 che va ad alimentare un quadro di distribuzione a I cui fanno capo le seguenti utenze: - forno elettrico: potenza 420 kW A Quadro principale - motore asincrono: potenza 60 kW - impianto di illuminazione: potenza 22 kW. I Occorre precisare, prima di sviluppare i calcoli, che mentre per quanto riguarda B la determinazione delle correnti d’impiego IB nelle varie sezioni dell’impianto è necessario tener conto delle utenze I allacciate all’impianto stesso e dei loro coefficienti di contemporaneità, per la determinazione delle correnti presunte C di corto circuito alle partenze di ciascun interruttore si considerano le caratteristiche delle varie linee (lunghezI I I za, resistenza e reattanza induttiI va), nonché la potenza di corto circuiD E F to nominale Scc all’ingresso del trasformatore che è stata posta pari ad I infinito (normalmente si assume il valore di 500 MVA che raramente viene K I I H G superato). ccn cc1 BTOT cc4 cc3 cc2 B3 B3 B1 B2 M 3 Calcoli Il calcolo della generica corrente d’impiego IBn viene effettuato applicando la formula: IBn = 5 6 7 Pn √3 Un cosϕ dove Un deve intendersi la tensione alla sbarra del quadro di distribuzione che, nell’esempio è pari a 400 V, mentre il cosϕ, angolo di sfasamento tra tensione e corrente delle singole utenze, è pari a 1 per il forno e le lampade, pari a 0,8 per il motore. La tabella riassume i valori calcolati: UTENZE Forno Motore Illuminazione 134 Pn (kW) 420 60 22 Un (V) 400 400 400 cosϕ 1 0,8 1 IB (A) 606 108 32 Assunto c (fattore di contemporaneità) uguale a 1, la corrente IBTOT nel tratto di linea BC è data dalla relazione: IBTOT = n I Σ i (Ibi x c) che nell’esempio diviene nel punto A: IBTOT = IB1 + IB2 + IB3 = 746 A Per quanto concerne la determinazione delle correnti di corto circuito, avendo assunto l’ipotesi di un trasformatore da 1000 kVA dalla Tab. 7.3 si ritrova un valore di Icc di 28,9 kA in A e quindi B. Nota Icc1 e IBTOT la scelta dell’interruttore all’inizio della linea BC diviene automatica ed in particolare: MTSE 800, tipo N-36 kA. Per determinare le correnti di corto circuito nei punti D, E, F del quadro di distribuzione secondaria, oltre alla potenza Pn del trasformatore (nel nostro esempio: 1000 kVA) risulta di fondamentale importanza conoscere il valore dell’impedenza Zc del cavo che è funzione; della lunghezza del cavo, nonché dalla sua resistenza ed induttanza, valore quest’ultimo di non sempre facile determinazione dipendendo da molteplici fattori (tipo del cavo, tipo di posa, distanziamento dei conduttori, ecc.). Con l’intento di fornire una metodologia operativa ed efficace, viene fornita la tabella 7.6 dove, per cavi in rame, in funzione della lunghezza e della sezione viene immediatamente individuato il valore di Zc(1), noto il quale (Tab. 7.7) si ricava immediatamente il valore della corrente di corto circuito. (1) L’impedenza Zc è data dalla formula Zc = Rc2 + Xc2 dove a sua volta la reattanza Xc è legata all’induttanza Lc dalla relazione Xc = 2 π FLc. Mentre la resistenza Rc è, a parità di temperatura, un parametro sempre noto e facilmente determinabile, l’induttanza Lc dipende da molti fattori tra cui: frequenza, disposizione cavi ecc. che possono variare caso per caso. La tabella pertanto fornisce valori approssimati validi nella maggioranza dei casi per applicazioni standard. TAB. 7.6 - IMPEDENZA ZC Lungh. cavo(m) 1 3 5 8 10 15 20 25 30 35 40 60 100 1 1,5 2,5 4 6 10 19 57 95 152 190 285 380 475 570 665 760 1140 1900 12,7 38 63,3 101,3 126,7 190 253,3 316,7 380 443 506 760 1266 7,6 22,8 38 60,8 76 114 152 190 228 266 304 456 760 4,7 14,2 23,8 25,3 31,7 47,5 71,3 95 118,8 142,5 166,3 190 316,8 3,2 9,5 15,8 25,3 31,7 47,5 63,4 79,2 95 110,9 126,7 190 316,8 1,9 5,7 9,5 15,2 19 28,5 38 47,6 57 66,6 76 114 190,2 SEZIONE 16 25 NEI CAVI IN RAME TRIPOLARI CAVO (MM 35 2 ) 50 70 95 120 150 185 240 300 0,2 0,64 1,1 1,7 2,1 3,2 4,3 5,3 6,4 7,5 8,5 12,8 21,4 0,17 0,53 0,88 1,4 1,8 2,6 3,5 4,4 5,3 6,1 7 10,5 17,5 0,15 0,44 0,74 1,2 1,5 2,2 2,9 3,7 4,4 5,1 5,9 8,8 14,7 0,13 0,38 0,64 1 1,3 2,9 2,5 3,2 3,8 4,4 5 7,6 12,7 1,11 0,33 0,54 0,87 1 1,6 2,2 2,7 3,3 3,8 4,4 6,5 10,9 0,09 0,29 0,49 0,79 0,98 1,5 1,9 2,4 2,9 3,4 3,9 5,9 9,8 Impedenza cavo Zc in Ω (cavi tripolari) 1,2 3,6 5,9 9,5 11,9 17,9 23,8 29,3 35,7 41,7 47,6 71,4 119 0,8 2,3 3,8 6,1 7,6 1,5 15,3 19,1 22,9 26,7 30,6 45,9 76,4 0,5 2,6 2,7 4,4 5,5 8,2 11 13,7 16,5 19,2 21,9 32,9 54,9 0,4 1,2 1,9 3 3,9 5,8 7,7 9,7 11,6 13,6 15,5 23,2 38,7 0,3 0,84 1,4 2,2 2,8 4,2 5,6 7 8,4 9,9 11,3 16,9 28,2 135 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO TAB. 7.7 - VALORI DELLA ICC IN FUNZIONE DELLA POTENZA DEL TRASFORMATORE E DELL’IMPEDENZA DEL CAVO 63 100 125 160 2,26 2,25 2,2 2,16 2,1 2,06 1,97 1,88 1,81 1,73 1,67 1,5 1,12 0,74 3,58 3,55 3,44 3,33 3,19 3,1 2,89 2,72 2,56 2,42 2,29 1,98 1,36 0,84 4,46 4,42 4,25 1,09 3,87 3,74 3,45 3,2 2,98 2,79 2,62 2,22 1,48 0,88 5,7 5,63 5,35 5,1 4,77 4,57 4,14 3,78 3,48 2,23 3,01 2,49 1,59 0,92 Lungh. cavo(m) 1 3 5 8 10 15 20 25 30 35 50 100 200 200 PN (KVA) 250 315 400 Icc in kA a 400 V (per un solo trasformatore di alimentazione) 7,1 8,84 11,1 14 6,99 8,66 10,8 13,5 6,57 8,03 9,84 12 6,2 7,5 9 10,9 5,71 6,8 8,04 9,46 5,43 6,39 7,49 8,71 4,83 5,58 6,40 7,26 4,35 4,95 5,58 6,23 3,96 4,45 4,95 5,46 3,63 4,04 4,45 4,85 3,35 3,7 4,04 4,37 2,73 2,95 3,17 3,36 1,68 1,76 1,84 1,9 0,95 0,98 1 1,02 500 630 800 1000 17,3 16,7 14,5 12,8 10,9 9,9 8,08 6,82 5,9 5,20 4,65 3,53 1,96 1,03 21,6 20,6 17,4 15 12,4 11,2 8,9 7,4 6,33 5,53 4,91 3,68 2 1,05 24,2 23 19 16,2 13,3 11,8 9,32 7,68 6,54 5,69 5,04 3,75 2,02 1,05 27,1 25,5 20,7 17,4 14,1 12,5 9,71 7,95 6,73 5,83 5,15 3,81 2,04 1,06 Con riferimento all’esempio proposto, supponendo che il tratto di linea BC sia lungo 20 m e che il cavo prescelto abbia una sezione di 300 mm2, posato in area libera su piano orizzontale la consultazione delle tabelle 2 e 3 indica quale probabile valore massimo della corrente di corto circuito nei punti D, E, F il valore di 25,5 kA (avendo assunto, prudenzialmente il valore di Zc = 1 mΩ, anziché 1,9 mΩ). Con ragionamento analogo, nota la lunghezze e la sezione del cavo nel tratto: FK, che nell’esempio viene ipotizzato uguale a: DG = l1 = 10 m S1 = 185 mm2 EH = l2 = 30 m S2 = 70 mm2 FK = l3 = 35 m S3 = 10 mm2 si ricavano i valori delle correnti di corto circuito nei punti: 5, 6 e 7; Icc5, Icc6, Icc7 (ricordarsi in questo caso di sommare(1) all’impedenza del tratto di cavo FK quella già determinata del tratto BC). I valori dedotti dalle tabelle 7.6 e 7.7 sono i seguenti: Icc2 = Icc6 = Icc7 = 3,81 kA Dopo aver determinato tutti gli elementi necessari, la scelta consigliata delle apparecchiature di manovra e protezione è riassunta nella Tab. 7.8. ● Tab. 7.8 Scelta dell’interruttore POSIZIONE DELL’INTERRUTTORE INTERRUTTORE IN(A) IN (A) ICN (KA) MTS 800 MTS 630 MTS 160 MTS 160 MTC 45 MTC 45 MTC 45 800 630 160 125 16 16 16 50 36 36 16 4,5(2) 4,5(2) 4,5(2) 1 2 3 4 5 6 7 (1) La somma dei moduli delle varie impedenze comporta un errore che sarà tanto minore quanto più vicini tra loro saranno gli angoli di fase delle impedenze degli elementi considerati. 2) Relativamente agli interruttori modulari (serie MTC), in conformità alla Norma, viene fornito il valore del potere di interruzione Icn anziché del potere nominale limite di corto circuito Icu. 136 Scelta rapida degli interruttori secondari e terminali Nei confronti del corto circuito, la norma relativa agli interruttori definisce due grandezze caratteristiche relative alla tenuta alle sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche degli apparecchi: Corrente ammissibile di breve durata Icw (kA efficaci) rappresenta il valore di corrente che l’interruttore è in grado di sopportare, senza essere danneggiato per un certo tempo, (ad es. 1 sec.) Potere di chiusura in cortocircuito Icm (kA di cresta): rappresenta il valore della corrente di cortocircuito che un interruttore può stabilire, senza essere danneggiato, al momento della chiusura su un cortocircuito Un interruttore di manovra sezionatore, è in grado di interrompere la corrente nominale ma non quella di cortocircuito occorre pertanto proteggerlo dal cortocircuito, inserendo a monte dei fusibili o un interruttore automatico limitatore di corrente. Entrambi i componenti citati hanno l’effetto di limitare sia il valore di cresta della corrente di cortocircuito che l’energia passante I2t a valori che l’interruttore di manovra può sopportare. Con la protezione ed il potere limitatore dei fusibili e degli interruttori automatici, risulta pertanto possibile inserire un sezionatore in un punto della rete in cui i valori di cresta ed efficaci della corrente di cortocircuito siano superiori a quelli ammissibili dall’interruttore di manovra. Il valore efficace della corrente di cortocircuito presunta che un apparecchio è in grado di sopportare viene anche definito”corrente condizionale di cortocircuito” Per la scelta di un interruttore non basta tener conto della corrente nominale, ma è indispensabile conoscere la corrente di cortocircuito Icc nel punto di installazione. Le tabelle che seguono permettono di definire il valore della corrente di cortocircuito trifase in un punto della rete a valle di un cavo conoscendo i seguenti dati: - Il valore della corrente di cortocircuito trifase a monte del cavo. - La lunghezza e la sezione del cavo (supponendo che sia in rame). Conoscendo il valore della corrente di cortocircuito a valle risulterà agevole dimensionare in modo corretto l’interruttore automatico scegliendo un potere di interruzione almeno pari o superiore al valore della corrente di cortocircuito Icc. nel punto di installazione. Nota: qualora i valori della Icc a monte e della lunghezza del cavo, non risultino in tabella, è opportuno adottare i seguenti valori: - Il valore della Icc a monte immediatamente superiore. - La lunghezza del cavo immediatamente inferiore In questo modo la Icc a valle risulterà sempre maggiore di quella effettiva a favore della sicurezza. 137 PROTEZIONE Esempio CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Considerando la rete elettrica indicata in figura sapendo che 400 V Icc = 32 kA A 35 mm2 20 m B IB C IB La tensione nominale è di 400 V. La sezione del cavo è di 35 mm2 e la sua lunghezza 20 m. Supponendo una Icc a monte di 32 kA si vuol conoscere il valore della Icc a valle. Procedere sulla riga relativa alla sezione 35 mm2 sino ad incontrare la lunghezza approssimata immediatamente inferiore ai 20 m dall’esempio (= 19 m). Determinare la corrente di cortocircuito a valle nell’intersezione tra: la colonna della lunghezza del cavo di 19 m e la riga relativa alla Icc immediatamente superiore ai 32 kA dell’esempio (= 35kA). Nel nostro caso, il valore della corrente di cortocircuito a valle sarà di 16 kA. Si dovrà pertanto scegliere un interruttore con potere di interruzione almeno di 16 kA. Scelta degli interruttori: interruttore A - MTS 250 N interruttore B - MT 250 interruttore C - MTS 160 B 138 TAB. 7.9 - DETERMINAZIONE ICC A VALLE DI UN CAVO SEZIONE 2 DEI CAVI [MM ] 1,5 2,5 4 6 10 16 25 35 esempio 50 70 95 120 150 185 240 300 2 x 120 2 x 150 2 x 185 3 x 120 3 x 150 3 x 185 Icc a monte [kA] 100 90 80 70 60 50 45 40 35 esempio 30 25 22 15 10 7 5 4 LUNGHEZZA DEI CAVI [M] 1,2 1 1,5 1,3 2 1,6 2,5 1,9 2,9 2,1 3,3 2,3 3,6 2,4 3,9 2,6 4 2,7 4 4 7 5 7 5 8 6 10 7 11 7 12 Icc a valle [kA] 91 83 75 66 57 48 44 39 34 30 25 22 15 10 7 5 4 86 79 72 64 55 47 43 38 34 29 25 22 15 10 7 5 4 1,1 1,6 2,1 2,8 3,6 4 5 5 6 6 7 10 11 12 15 16 17 1 1,6 2,3 3,1 4 5 7 8 8 9 10 11 15 17 18 23 25 28 1,4 2,2 3,3 5 6 8 10 12 13 15 16 17 23 26 29 35 39 44 1,2 2 3,1 5 6 9 12 15 17 20 22 24 26 35 39 44 52 59 66 80 74 68 61 53 45 41 37 33 29 24 21 15 10 7 5 4 71 67 61 55 49 42 39 35 31 27 23 21 15 10 7 5 4 60 57 53 49 44 38 36 32 29 26 22 20 14 10 7 5 4 49 47 45 42 38 34 32 29 27 24 21 19 13 10 7 5 4 1,2 1,7 2,8 4 7 9 13 17 22 26 30 34 37 41 52 59 67 77 89 100 1 1,6 2,4 3,9 6 9 13 18 24 31 37 43 49 55 60 74 86 98 112 130 147 38 37 36 34 32 29 27 25 23 21 19 17 13 9 7 5 4 29 29 28 27 25 24 23 21 20 18 17 15 12 9 7 5 4 1,4 2,3 3,4 6 9 14 19 26 36 46 55 65 74 84 92 111 129 147 166 194 221 1,2 1,9 3 5 7 12 18 25 35 48 62 76 89 102 116 127 151 177 203 227 266 304 1,7 2,6 4 6 10 16 25 34 48 66 86 104 122 140 161 177 208 244 281 312 367 2,3 3,9 6 9 15 24 38 52 74 101 132 160 189 218 250 276 321 378 3,3 5 8 12 21 33 51 71 99 136 178 217 256 295 340 375 5 6 10 15 25 39 61 85 120 164 215 262 310 357 6 10 17 25 41 66 103 143 201 276 362 9 13 20 30 50 70 123 174 242 332 435 12 16 25 37 62 99 154 215 303 21 21 21 20 19 18 18 17 16 15 14 13 10 8 6 5 4 16 16 16 16 15 15 14 14 13 13 12 11 9 7 6 4 4 12 12 12 12 12 11 11 11 11 10 10 9 8 6 5 4 4 8 8 8 8 8 8 8 8 8 7 7 7 6 5 4 4 3 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 5 4 4 3 3 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 4 4 4 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 2 Note alla tabella: 1) I valori della tabella sono stati calcolati considerando: La tensione trifase di 400 V I cavi trifasi in rame La temperatura del rame di 20° C 2) Nel caso di una tensione trifase concatenata di 230 V dividere le lunghezze indicate nella tabella per √3 = 1,732 3) Se sono installati cavi in parallelo occorre dividere la lunghezza per in numero dei cavi in parallelo. 139 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO IL POTERE DI INTERRUZIONE DEGLI APPARECCHI E LE CARATTERISTICHE Gli apparecchi destinati all’apertura in caso di cortocircuito devono possedere caratteristiche tali da assicurare l’interruzione ottimale del circuito. La caratteristica fondamentale è che l’apparecchio deve possedere un potere nominale di interruzione non inferiore alla corrente presunta di cortocircuito nel punto considerato, ossia: DI LIMITAZIONE Icn ≥ Icc Per potere nominale di interruzione si intende il massimo valore efficace della componente simmetrica che l’apparecchio è in grado di interrompere in condizioni di tensione e con caratteristiche circuitali specificate dalle norme. Il potere di interruzione degli apparecchi e le relative norme di riferimento sono specificate dai costruttori. Per la scelta corretta del dispositivo di protezione non basta valutare attentamente il potere di interruzione, ma occorre anche conoscere quale è il massimo dell’energia specifica passante che il dispositivo lascia passare durante l’interruzione. Il valore dell’energia specifica passante è di notevole importanza in quanto deve risultare inferiore al massimo valore dell’energia specifica passante sopportata dal cavo in condizione di cortocircuito, per cui si deve sempre verificare la seguente relazione: K2S2 ≥ I2t In relazione al tipo di dispositivo adottato per la protezione da cortocircuito, per fusibili o interruttori automatici si presentano gli andamenti tipici dell’energia specifica passante (Fig. 7.7 e 7.8). ● Fig. 7.7 Andamento l2t/Icc tipico dei fusibili 2 I2t (A S) Icc (kA) 140 ● Fig. 7.8 Andamento l2t/Icc tipico degli interruttori automatici 2 I2t (A S) Diagramma dei valori maggiori (da indicare nella documentazione di accompagnamento degli interruttori automatici) Icc (kA) CRITERI PER LA SCELTA DELLE PROTEZIONI CONTRO IL CORTOCIRCUITO I criteri per la scelta del dispositivo di protezione contro i cortocircuiti vengono indicati dalla Norma CEI 64-8 al capitolo 53. Tutti i conduttori devono risultare adeguatamente protetti dal cortocircuito all’inizio della conduttura fatta eccezione per i seguenti tre casi per i quali è richiesta però la verifica del minimo pericolo in caso di cortocircuito e che non vi sia presenza nelle vicinanze di materiali combustibili: 1) condutture che collegano sorgenti di energia (generatori, batterie, trasformatori, raddrizzatori) con i rispettivi quadri purché siano previsti su questi ultimi adeguati dispositivi di protezione; 2) circuiti la cui interruzione improvvisa può dar luogo a pericoli; 3) alcuni circuiti di misura. E’ concesso installare il dispositivo di protezione dal cortocircuito entro una distanza massima di 3 m dall’inizio della conduttura quando il tratto considerato sia realizzato in modo tale da rendere minima la possibilità che si manifesti un cortocircuito e che sia ridotto al minimo il pericolo di incendio o di danni alle persone. I dispositivi per la protezione da cortocircuito devono: a) presentare un potere di interruzione adeguato in funzione della massima corrente presunta di cortocircuito che si può manifestare nel circuito considerato. Per i circuiti trifase occorre considerare sia il guasto trifase che quello monofase. b) intervenire in tempi tali da evitare surriscaldamenti dei conduttori oltre il limite ammesso. Questa condizione deve essere verificata in qualsiasi punto dell’impianto (normalmente all’inizio e nel punto più lontano della conduttura). La condizione da rispettare per corto circuito all’inizio della conduttura è: I2t ≤ K2S2 141 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO ● Fig. 7.9 La protezione del cavo 2 si realizza nel tratto I t compreso tra la doppia intersezione delle due curve. 2 I t del cavo 2 I t dell’interruttore automatico Im Icc presunta Icumin Icc La precedente condizione è verificata quando la curva di K2 S2 si trova sopra la caratteristica I2t del dispositivo di protezione per tutti i valori fino alla corrente Icc presunta (Fig. 7.9). Nei casi in cui la protezione termica del cavo è omessa o sovradimensionata bisogna verificare anche la condizione di cortocircuito nel punto più lontano della conduttura. Questo si realizza calcolando la Iccmin e confrontandola con la corrente magnetica del dispositivo di protezione: Iccmin ≥ Im (Fig. 7.9). La Norma CEI 64-8, all’art. 533.3 (commento) suggerisce una formula approssimativa per calcolare Icc in fondo ad una conduttura basata sui presupposti che, durante il cortocircuito, all’inizio della conduttura considerata si abbia una tensione pari all’80% del valore nominale e la resistenza della linea aumenti del 50% per l’incremento della temperatura del cavo in corto circuito. Nel caso invece in cui sia nota l’impedenza del circuito a monte della linea la formula non è più valida, pur restando validi i coefficienti riduttivi. A) in caso di neutro non distribuito (cortocircuito fase-fase) Icc/MIN = 0,8U 1,5ρ 2L S dove: U = tensione conca tonda ρ = resistività del conduttore a 20°C (Ω mm2/m) L = lunghezza della conduttura protetta (m) S = sezione della conduttura protetta (mm2) 142 B) in caso di neutro distribuito (cortocircuito fase-neutro) Icc/MIN = 0,8Uo 1,5ρ(1+m) L S dove: ρ, L, S hanno gli stessi significati di cui al punto (A) Uo = tensione di fase m = rapporto tra la resistenza del conduttore di neutro e quella del conduttore di fase (rapporto tra le sezioni se sono costituite dallo stesso materiale). Le due formule non tengono conto della reattanza delle condutture; occorre perciò introdurre in caso di cavi con sezione superiore a 95 mm2 i seguenti fattori correttivi. SEZIONE 2 MM K 120 150 185 240 0,9 0,85 0,80 0,75 Anche se si utilizzano interruttori automatici, non correttamente scelti per la protezione da sovraccarico, occorre verificare sia il valore massimo sia quello minimo della corrente di cortocircuito. La Fig. 7.10 mostra una conduttura protetta sia dal cortocircuito che dal sovraccarico, mentre la Fig. 7.11 rappresenta una conduttura protetta parzialmente solo dal cortocircuito. ● Fig. 7.10 Cavo protetto dal sovraccarico 2 I t 2 I t del cavo 2 I t dell’interruttore automatico Icc presunta Icc 143 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO ● Fig. 7.11 Cavo non protetto dal sovraccarico zona non protetta 2 I t zona non protetta 2 I t del cavo 2 I t dell’interruttore automatico Icc min Icc MAX Icc Per correnti inferiori a Icc min o superiori a Icc MAX la protezione è inefficace LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA Le tabelle che seguono devono essere usate quando non è presente la protezione termica, e tengono conto di un coefficiente di tolleranza di intervento magnetico di 1,2. ● Tab. 7.10 S fase Fattore di correzione da applicare alle lunghezze massime S neutro TRIFASE 400 V O BIFASE TRIFASE 400 V + 400 V SENZA NEUTRO MONOFASE 4230 V FASE + NEUTRO S fase S neutro =2 1 0,58 NEUTRO =1 0,39 0,58 Note: nelle formule si è tenuto conto di una riduzione dell’80 % della tensione di alimentazione dovuta alla corrente di cortocircuito rispetto alla tensione nominale di alimentazione (coeff. 0,8 e dell’aumento della resistenza dei conduttori dovuti al riscaldamento (coeff. 1,5). 144 TAB. 7.11A - PROTEZIONE sez. DEL CAVO - LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA [M] regolazione magnetica [A] [mm2] 20 30 40 50 60 70 80 90 100 120 140 160 180 200 240 280 320 400 440 480 520 1,5 370 247 185 148 123 106 93 82 74 62 53 46 41 37 31 26 23 19 17 15 14 2,5 617 412 309 247 206 176 154 137 123 103 88 77 69 62 51 44 39 31 28 26 24 658 494 395 329 282 247 219 198 165 141 123 110 99 82 71 62 49 45 41 38 741 593 494 423 370 329 296 247 212 185 165 148 123 106 93 74 67 62 57 705 617 549 494 412 353 309 274 247 206 176 154 123 112 103 95 790 658 564 494 439 395 329 282 247 198 180 165 152 772 686 617 514 441 386 309 281 257 237 720 617 540 432 393 360 332 772 617 561 514 475 786 720 665 4 6 10 16 25 35 50 70 95 120 150 185 240 300 TAB. 7.11B - PROTEZIONE sez. 2 [mm ] DEL CAVO - LUNGHEZZA MASSIMA PROTETTA [M] regolazione magnetica [A] 560 600 650 700 800 900 1000 1100 1250 1600 2000 2500 3200 4000 5000 6300 4 35 33 30 28 25 22 20 6 53 49 46 42 37 33 30 27 10 88 82 76 71 62 55 49 45 40 31 25 20 16 141 132 122 113 99 88 79 72 63 49 40 32 25 20 25 220 206 190 176 154 137 123 112 99 77 62 49 39 35 309 288 266 247 216 192 173 157 138 108 86 69 50 441 412 380 353 309 274 247 224 198 154 123 70 617 576 532 494 432 384 346 314 277 216 670 586 521 469 426 375 667 593 533 485 630 8000 10000 12500 31 25 20 15 12 10 54 43 35 27 22 17 14 99 77 62 49 39 31 25 20 173 138 108 86 69 55 43 35 28 293 235 188 147 117 94 74 59 47 38 427 333 267 213 167 133 107 85 67 53 43 572 504 394 315 252 197 157 126 100 79 63 50 664 585 457 365 292 228 183 146 116 91 73 58 240 556 444 356 278 222 178 141 111 89 71 300 667 533 427 333 267 213 169 133 107 85 1,5 2,5 95 120 150 185 145 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO COORDINAMENTO Il coordinamento dei dispositivi di protezione può essere di due tipi: DELLE PROTEZIONI - selettivo (cronometrico, amperometrico, di zona); - di sostegno (o back-up). Coordinamento selettivo La mancanza di energia elettrica, anche per un breve tempo, può causare danni economici e, in alcuni casi, compromettere la sicurezza delle persone. Ad esempio, in alcuni impianti ove è richiesta la massima continuità di esercizio, quale: - impianti industriali a ciclo continuo; - impianti ausiliari di centrali; - reti di distribuzione civili (ospedali, banche, ecc.); - impianti di bordo; predomina sulle altre esigenze quella di garantire il più possibile la continuità di funzionamento. La soluzione normalmente adottata è quella del coordinamento selettivo delle protezioni di massima corrente, che consente di isolare dal sistema la parte di impianto interessata dal guasto, facendo intervenire il solo interruttore situato immediatamente a monte di esso. Si ricorre pertanto alla protezione selettiva, il cui scopo è quello di coordinare l’intervento fra due interruttori, ad esempio A e B (Fig. 7.12) disposti tra loro in serie, in modo che in caso di guasto in C si apra solo l’interruttore B, garantendo così la continuità del servizio al resto dell’impianto alimentato dall’interruttore A. ● Fig. 7.12 Protezione selettiva A B C Al fine di realizzare un corretto coordinamento selettivo, si devono tener presente le seguenti regole fondamentali: 1) Allo scopo di ridurre gli effetti di tipo termico ed elettrodinamico e contenere i tempi di ritardo entro valori ragionevoli, il coordinamento selettivo non dovrebbe avvenire tra più di quattro interruttori in cascata (Fig. 7.13). 2) Ciascun interruttore deve essere in grado di stabilire, supportare ed interrompere la massima corrente di cortocircuito nel punto dove è installato. 3) Per assicurarsi che gli interruttori di livello superiore non intervengano, mettendo fuori servizio anche parti di impianto non guaste, si devono adottare soglie di corrente di intervento, ed eventualmente di tempo di intervento, di valore crescente partendo dagli utilizzatori andando verso la sorgente di alimentazione. 146 4) Per assicurare la selettività, l’intervallo dei tempi di intervento dovrebbe essere approssimativamente di 0.1- 0.2 s. Il tempo massimo di intervento non dovrebbe superare i 0.5 s. ● Fig. 7.13 0 Tempi di intervento massimi 0,75 consentiti per assicurare 0,25 0,50 la selettività t1 1 td (0,5) 0 2 0,75 0,25 0,50 t1 td (0,3) 0 3 0,75 0,25 0,50 t1 td (0,1) 0 4 “F” 0,75 0,25 0,50 t1 Gradi di selettività ● Fig. 7.14 Selettività totale e parziale IST La selettività fra due interruttori in cascata, può essere totale o parziale (Fig. 7.14); in particolare: t B A A IL = limite di selettività tra A e B B Totale Parziale I C 147 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Tipi di selettività - Selettività totale. La selettività è totale se si apre solo l’interruttore B, per tutti i valori di corrente inferiori o uguali alla massima corrente di cortocircuito presunta nel punto in cui è installato B. - Selettività parziale. La selettività è parziale se si apre solo l’interruttore B per valori di corrente di cortocircuito in C inferiori al valore IL, oltre il quale si ha l’intervento simultaneo di A e B. In molti tipi di impianto la selettività parziale viene ammessa, specie se la grande maggioranza dei guasti viene coperta dall’intervento selettivo (nel caso di impianti di B.T. con linee di utenza abbastanza lunghe a valle dell’interruttore B) e l’intervento simultaneo si verifica solo per guasti poco probabili in prossimità del dispositivo di protezione B. I tipi di selettività che si possono avere sono: cronometrica, amperometrica e di zona; nel seguito verranno esaminati separatamente. Selettività cronometrica È il tipo di selettività più efficace e si realizza con l’impiego di sganciatori o relè muniti di dispositivi di ritardo intenzionale dell’intervento. I ritardi vengono scelti con valori crescenti risalendo lungo l’impianto per garantire che l’intervento sia effettuato dall’interruttore immediatamente a monte del punto in cui si è verificato. L’interruttore A interviene con ritardo ∆t rispetto all’interruttore B, nel caso che entrambi gli interruttori siano interessati da una corrente di guasto di valore superiore a Im (Fig. 7.15). ● Fig. 7.15 t B A Im A B ∆t I C L’interruttore A, ovviamente, dovrà essere in grado, come già detto, di sopportare le sollecitazioni dinamiche e termiche durante il tempo di ritardo. Selettività amperometrica Questo tipo di selettività, usata abbastanza frequentemente negli impianti di B.T., si realizza regolando la soglia di intervento istantaneo a valori di corrente diversi fra gli interruttori A e B e sfruttando la condizione favorevole del diverso valore assunto dalla corrente di cortocircuito in funzione della posizione in cui si manifesta il guasto a causa dell’impedenza dei cavi. Per effetto della limitazione dovuta a questa impedenza in certi casi è possibile regolare l’intervento istantaneo dell’interruttore a monte del cavo ad un valore dell’intensità di corrente superire a quello del massimo valore raggiungibile dalla corrente di guasto che percorre l’interruttore a valle, pur assicurando quasi completamente la protezione della parte di impianto compresa tra i due interruttori. 148 A seconda degli interruttori impiegati, la selettività amperometrica può assumere condizioni diverse (Fig. 7.16): ● Fig. 7.16 t Diverse tipologie di t B selettività amperometrica t B A A B A A a c b “S” B C I I I a) Con interruttori tradizionali sia a monte che a valle: la selettività è tanto più efficace e sicura quanto più grande è la differenza fra la corrente nominale dell’interruttore posto a monte e quella dell’interruttore posto a valle. Inoltre la selettività amperometrica generalmente risulta totale se la corrente di cortocircuito in C è inferiore alla corrente magnetica d’intervento dell’interruttore A. b) Con interruttori tradizionali con breve ritardo a monte e interruttori tradizionali a valle: la selettività amperometrica, per valori di corrente di cortocircuito elevati, può essere migliorata utilizzando interruttori a monte provvisti di relè muniti di breve ritardo (curva “S”). La selettività è totale se l’interruttore A non si apre. La possibilità di avere interventi selettivi senza l’introduzione di ritardi intenzionali riduce le sollecitazioni termiche e dinamiche all’impianto in caso di guasto e frequentemente permette di sotto-dimensionare alcuni suoi componenti. c) Con interruttori tradizionali a monte e interruttori limitatori a valle: usando interruttori limitatori a valle e, a monte di essi, interruttori tradizionali (dotati di potere d’interruzione adeguato con sganciatori di tipo istantaneo) è possibile ottenere selettività totale. In questo caso la selettività dell’intervento si realizza grazie ai tempi di intervento estremamente ridotti dell’interruttore limitatore che riducono l’impulso di energia dovuto alla corrente di guasto a valori tanto bassi da non causare l’intervento dell’interruttore a monte. Con questo principio è possibile realizzare la selettività totale anche tra interruttori limitatori di diverso calibro fino a quei valori di corrente che non provocano l’apertura transitoria dei contatti del limitatore a monte. Selettività energetica È un tipo di selettività alla quale si ricorre quando fra due interruttori non è possibile impostare un tempo di ritardo nell’intervento. Questo sistema può consentire di ottenere un livello di selettività che va oltre il valore della soglia magnetica dell’interruttore a monte, impiegando un interruttore limitatore a valle. Nel caso si abbia a monte un interruttore del tipo B ma con Icw ≤ Icu, in funzione della limitazione effettuata dall’interruttore a valle possiamo ottenere un limite di selettività superiore al valore della soglia istantanea dell’interruttore a monte. 149 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO Per lo studio della selettività energetica non si confrontano le curve di intervento corrente/tempo dei componenti installati in serie ma le curve dell’energia specifica (I2t) lasciata passare dall’interruttore a valle e la curva dell’energia dell’interruttore a monte. Si ottiene la selettività energetica se le due curve non hanno punti di intersezione. L’effetto di limitazione dell’energia specifica passante è funzione del tipo di interruttore (meccanismo di apertura, contatti ecc.) mentre il livello energetico di non sgancio è legato alle caratteristiche di intervento dello sganciatore (soglia istantanea, tempo di intervento), nonché dalla soglia di repulsione dei contatti (apertura incondizionata). ● Fig. 7.17 Selettività energetica t 2 I2t (A S) 1 1 1 2 2 2 ICC ICC Per poter realizzare in maniera ottimale una selettività energetica occorre pertanto impiegare: - sganciatori istantanei con tempo di risposta legato alla corrente di cortocircuito e di taglia diversa. - interruttori con una forte limitazione di corrente ed i contatti differenziati per taglia. L’impiego di interruttori limitatori a valle permette inoltre una sensibile riduzione delle sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche alle quali è soggetto l’impianto e di contenere i ritardi intenzionali imposti agli interruttori installati a livello primario. Selettività di zona o ”accelerata“ L’adozione del coordinamento selettivo delle protezioni comporta per sua natura l’allungamento dei tempi di eliminazione dei guasti man mano che ci si avvicina alla sorgente dell’energia e quindi dove il valore della corrente di guasto è maggiore. In impianti importanti, nei quali i livelli di distribuzione possono diventare molti, questi tempi potrebbero diventare inaccettabili sia per il valore elevato dell’energia specifica passante I2t , sia per l’incompatibilità con i tempi di estinzione prescritti dall’Ente fornitore di energia. In questi casi può essere necessario adottare un sistema di selettività di zona o “accelerata”. Questa tecnica, più sofisticata, consente di accorciare i tempi determinati dalla selettività cronometrica tradizionale pur mantenendo la selettività degli interventi. Questo tipo di coordinamento si basa sulle seguenti operazioni: - immediata individuazione dell’interruttore a cui compete l’eliminazione selettiva del guasto; - abbreviazione del tempo di intervento di tale interruttore; - mantenimento del coordinamento selettivo degli interruttori a monte. 150 Il principio su cui basarsi per determinare quale sia l’interruttore più vicino al guasto consiste nell’utilizzare la corrente di guasto come unico elemento di riferimento comune per i vari interruttori e creare un interscambio di informazioni in base alle quali determinare in modo praticamente istantaneo quale parte dell’impianto deve essere tempestivamente staccata dal sistema. ● Fig. 7.18 Esempio delle varie condizioni di guasto 0,2 s 0,1 s 0s A B C a Guasto a valle dell’interruttore C: l’interruttore C interviene istantaneamente per guasti di cortocircuito che insorgono a valle di esso, e gli interruttori A e B, in virtù dei ritardi impostati, non intervengono e ritornano alle condizioni di esercizio normalmente non appena la sovracorrente si estingue (pochi millisecondi). Guasto a valle dell’interruttore B: il guasto dà luogo all’intervento dell’interruttore B istantaneamente dall’insorgere del guasto stesso. L’interruttore A si comporta come nel caso precedente. Guasto a valle dell’interruttore A: la corrente di guasto interessa solo l’interruttore A e pertanto dà luogo all’intervento istantaneo dell’interruttore stesso. 151 PROTEZIONE CONTRO IL SOVRACCARICO ED IL CORTOCIRCUITO La protezione di sostegno è basata sul principio esattamente contrario rispetto a quello “selettivo”: è richiesta l’apertura contemporanea dell’interruttore a monte e dell’interruttore a valle, oppure quella del solo interruttore a monte per valori della corrente di cortocircuito superiori ad un certo valore limite. Tale tipo di protezione è ammesso dalle norme CEI 64-8 e CEI EN 60947-2 A1. PROTEZIONE DI SOSTEGNO (O BACK-UP) ● Fig. 7.19 Protezione di back-up A B C Come rappresentato nella Fig. 7.19, gli interruttori A e B, disposti in serie in un circuito, sono coordinati in modo tale da intervenire simultaneamente in caso di guasto in C per un valore di corrente superiore ad una prefissata soglia, detta corrente di scambio. In tal modo i due interruttori interagiscono tra loro comportandosi come fossero una sola unità con due interruzioni poste in serie che interrompono il cortocircuito. Tutto ciò conferisce all’insieme e quindi anche all’interruttore B un potere di interruzione superiore a quello che l’interruttore B stesso potrebbe fronteggiare da solo. L’impiego di interruttori limitatori a monte consente maggiori margini di sicurezza. La protezione di sostegno viene utilizzata in impianti elettrici in cui la continuità di esercizio della parte non guasta non è requisito fondamentale, ma esistono altre esigenze prioritarie quali: 1) la necessità di limitare gli ingombri delle apparecchiature elettriche; 2) la necessità di non modificare impianti esistenti anche se non più idonei alle nuove correnti di guasto 3) il problema tecnico-economico di contenere il dimensionamento dei componenti dell’impianto elettrico La protezione di sostegno, pertanto, è applicabile quando non vi sono esigenze di selettività, consente, in particolare, di proteggere impianti sottodimensionati rispetto alla corrente di guasto presunta (ossia consente sensibili risparmi nel dimensionamento degli interruttori a valle). Condizioni indispensabili per la realizzazione della protezione di sostegno: 1) l’interruttore a monte deve avere un potere di interruzione almeno pari alla corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione dell’interruttore a valle; 2) la corrente di cortocircuito e l’energia specifica, lasciata passare di fatto nell’impianto dall’interruttore a monte non devono danneggiare l’interruttore a valle; 3) i due interruttori devono essere realmente in serie in modo da essere percorsi dalla stessa corrente in caso di guasto. È comunque necessario, in caso di adozione della protezione di sostegno, scegliere combinazioni di apparecchi delle quali siano state verificate dal costruttore attraverso prove pratiche, l’efficienza e le caratteristiche del complesso. Si deve infatti precisare che il valore del potere di interruzione della serie non può essere ricavato teoricamente, ma può essere definito solo con prove dirette, fatte in laboratorio. 152 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Negli impianti funzionanti a corrente alternata sinusoidale, le tensioni e le correnti vengono rappresentate mediante fasori (vettori rotanti). RIFASAMENTO Accade pertanto che in funzione del tipo di utilizzatore il vettore tensione può essere in fase con il vettore corrente, oppure sfasato in anticipo o in ritardo. Generalmente, nelle applicazioni industriali, gli utilizzatori sono di tipo ohmico-induttivo e possono presentare un angolo di sfasamento tensione-corrente ϕ che può essere anche particolarmente elevato. Si rende allora necessario rifasare, cioè diminuire tale angolo per ridurre il modulo della corrente totale IT circolante in linea e di conseguenza la potenza persa. Per rifasare si allaccia in parallelo al carico un condensatore che assorbe una corrente IC sfasata di 90° in anticipo rispetto la tensione come mostrato nella Fig. 8.1 . ● Fig. 8.1 Esempio di rifasamento di A un carico ohmico-induttivo I IT e diagramma fasoriale IT R prima del rinfasamento V IC (interruttore T aperto) e ϕ X dopo rifasamento (interrutore T chiuso) B I ϕ’ IC T C Il valore della capacità C, necessaria per effettuare il rifasamento totale, oppure parziale (nel contratto con l’Ente distributore è di norma sufficiente garantire un cosϕ ≥ 0.9) è dato dalle seguenti formule: rifasamento totale C = rifasamento parziale C = Ptgϕ 2πfV 2 P(tgϕ - tgϕ‘) 2πfV 2 dove: P = potenza attiva dell’utilizzatore tgϕ = tangente dell’angolo ϕ dell’utilizzatore (ricavabile dal cosϕ dello stesso) ovverosia rapporto tra la reattanza induttiva e la resistenza dell’utilizzatore tgϕ’ = tangente dell’angolo ϕ’ ossia dell’angolo tensione-corrente dopo il rifasamento (nel caso si rifasi a cos ϕ’ = 0.9 si ha : tg ϕ’= 0.484) f = frequenza di rete (50 Hz) V = tensione di rete di alimentazione dell’utilizzatore. Il rifasamento di un impianto porta vantaggi economici sia per chi rifasa (riduzione nell’addebito di energia reattiva da parte dell’Ente distributore) sia per l’Ente stesso che riduce le perdite sulle linee e quindi riduce le spese di generazione e trasporto dell’energia elettrica. 154 Inoltre, il rifasamento consente di: - aumentare la potenzialità dell’impianto esistente perché a parità di dimensioni (trasformatori e cavi) viene utilizzata maggiore energia attiva; - ridurre le cadute di tensione lungo la linea elettrica e sull’impianto interno. Tipologie di rifasamento e scelta del condensatore Sono possibili le seguenti tipologie di rifasamento: - centralizzato - distribuito - parzializzato Rifasamento centralizzato Nel rifasamento centralizzato, le unità rifasanti (i condensatori) sono allacciati a monte di tutti i carichi da rifasare e installate immediatamente a valle del punto di misura del cosϕ, ad esempio nella cabina MT/BT o in prossimità del quadro generale di distribuzione. (Fig. 8.2) ● Fig. 8.2 Rifasamento centralizzato Il rifasamento centralizzato trova applicazione negli impianti con molti carichi eterogenei che lavorano saltuariamente, nei quali l’assorbimento di energia reattiva da parte dei carichi contemporaneamente in servizio risulta abbastanza complesso e mediamente costante. Ciò permette di installare una batteria di potenza notevolmente inferiore alla potenza complessiva che sarebbe altrimenti necessaria qualora venisse adottato un rifasamento di tipo distribuito. È altresì opportuno prevedere quando l’assorbimento di potenza reattiva è molto variabile, una regolazione automatica dell’impianto rifasante mediante una batteria a più gradini. Rifasamento distribuito Si realizza allacciando direttamente le singole unità rifasanti ai morsetti di ciascun utilizzatore da rifasare, secondo lo schema mostrato in Fig. 8.3. ● Fig. 8.3 Rifasamento distributivo Tecnicamente rappresenta la miglior soluzione per i seguenti motivi: - condensatore e apparecchio utilizzatore seguono esattamente le stesse vicende per cui la regolazione del cosϕ risulta sistematica ed automatica; - oltre all’Ente distributore beneficia dello sgravio dell’energia reattiva anche l’utente che, oltre alla riduzione tariffaria, ottiene un vantaggio nel dimensionamento delle linee interne dell’impianto che collegano la cabina MT/BT con carichi “rifasati” (cosϕ più basso, reattanza più bassa, quindi cavi con una sezione inferiore a parità di corrente richiesta); - condensatore e carico possono essere inseriti e disinseriti contemporaneamente, usufruendo inoltre delle stesse protezioni contro i sovraccarichi e i corto circuiti. 155 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Nel rifasamento parzializzato le unità di rifasamento vengono poste in parallelo a ciascuno dei quadri elettrici che alimentano più utenze tra loro raggruppate, per omogeneità del carico e/o per potenze similari (Fig. 8.4). Rifasamento parzializzato ● Fig. 8.4 Rifasamento parzializzato È una soluzione intermedia tra le due esaminate in precedenza e trova impiego laddove l’impianto è molto esteso e alimenta utenze (ad esempio officine) con diverso andamento dei carichi. Scelta del condensatore Dopo aver individuato la tipologia di rifasamento più appropriata per lo specifico impianto, si procede al dimensionamento alla scelta del condensatore, avvalendosi delle formule generali mostrate in precedenza oppure consultando la Tab. 8.1 che permette di calcolare, per ogni valore di cosϕ prima e dopo il rifasamento, la potenza necessaria della batteria di condensatori in kVAR per kW. Esempio di utilizzo della tabella: vi sia un’installazione di potenza media di 240 kW a 400 V avente un cosϕ di 0,75; per elevare il cosϕ a 0,90 occorre una batteria di condensatori di potenza: Qc = 240 X 0,398 = 95,52 kVAR a 400 V Nei casi in cui si hanno problemi nell’individuazione del cosϕ nell’impianto, si può utilmente ricorrere alla lettura, per esempio mensile, dei contatori di energia attiva e reattiva. Utilizzando la Tab. 8.2, si può rilevare il valore di cosϕ attraverso il rapporto energia reattiva/energia attiva. Ad esempio se le due letture mensili sono rispettivamente: Er 3750 kVARh Ea 5700 kWh Il rapporto Er/Ea = 3750/5700 = 0,65 A cui corrisponde un cosϕ = 0,84 156 TAB. 8.1 - DETERMINAZIONE COSϕ DI PARTENZA 0,40 0,41 0,42 0,43 0,44 0,45 0,46 0,47 0,48 0,49 0,50 0,51 0,52 0,53 0,54 0,55 0,56 0,57 0,58 0,59 0,60 0,61 0,62 0,63 0,64 0,65 0,66 0,67 0,68 0,69 0,70 0,71 0,72 0,73 0,74 0,75 0,76 0,77 0,78 0,79 0,80 0,81 0,82 0,83 0,84 0,85 0,86 0,87 0,88 0,89 0,90 COSϕ DELLA POTENZA DELLA BATTERIA DI CONDENSATORI DI RIFASAMENTO DA OTTENERE 0,80 1,557 1,474 1,413 1,356 1,290 1,230 1,179 1,130 1,076 1,030 0,982 0,936 0,894 0,850 0,809 0,769 0,730 0,692 0,665 0,618 0,584 0,549 0,515 0,483 0,450 0,419 0,388 0,358 0,329 0,299 0,270 0,242 0,213 0,186 0,159 0,132 0,105 0,079 0,053 0,026 0,85 1,668 1,605 1,544 1,487 1,421 1,360 1,309 1,260 1,206 1,160 1,112 1,066 1,024 0,980 0,939 0,899 0,865 0,822 0,785 0,748 0,714 0,679 0,645 0,613 0,580 0,549 0,518 0,488 0,459 0,429 0,400 0,372 0,343 0,316 0,289 0,262 0,235 0,209 0,183 0,156 0,130 0,104 0,078 0,052 0,026 0,90 1,805 1,742 1,681 1,624 1,558 1,501 1,446 1,397 1,343 1,297 1,248 1,202 1,160 1,116 1,075 1,035 0,996 0,958 0,921 0,884 0,849 0,815 0,781 0,749 0,716 0,685 0,654 0,624 0,595 0,565 0,536 0,508 0,479 0,452 0,425 0,398 0,371 0,345 0,319 0,292 0,266 0,240 0,214 0,188 0,162 0,136 0,109 0,083 0,054 0,028 0,91 1,832 1,769 1,769 1,709 1,651 1,586 1,532 1,473 1,425 1,370 1,326 1,276 1,230 1,188 1,144 1,103 1,063 0,986 0,949 0,912 0,878 0,843 0,809 0,777 0,744 0,713 0,682 0,652 0,623 0,593 0,564 0,536 0,507 0,400 0,453 0,426 0,399 0,373 0,347 0,320 0,294 0,268 0,242 0,216 0,190 0,164 0,140 0,114 0,085 0,059 0,031 0,92 1,861 1,798 1,738 1,680 1,614 1,561 1,502 1,454 1,400 1,355 1,303 1,257 1,215 1,171 1,130 1,090 1,051 1,013 0,976 0,939 0,905 0,870 0,836 0,804 0,771 0,740 0,709 0,679 0,650 0,620 0,591 0,563 0,534 0,507 0,480 0,453 0,426 0,400 0,374 0,347 0,321 0,295 0,269 0,243 0,217 0,191 0,167 0,141 0,112 0,086 0,058 0,93 1,895 1,831 1,771 1,713 1,647 1,592 1,533 1,485 1,430 1,386 1,337 1,291 1,249 1,205 1,164 1,124 1,085 1,047 1,010 0,973 0,939 0,904 0,870 0,838 0,805 0,774 0,743 0,713 0,684 0,654 0,625 0,597 0,568 0,541 0,514 0,487 0,460 0,434 0,408 0,381 0,355 0,329 0,303 0,277 0,251 0,225 0,198 0,172 0,143 0,117 0,089 0,94 1,924 1,860 1,800 1,742 1,677 1,626 1,567 1,519 1,464 1,420 1,369 1,323 1,281 1,237 1,196 1,156 1,117 1,079 1,042 1,005 0,971 0,936 0,902 0,870 0,837 0,806 0,775 0,745 0,716 0,686 0,657 0,629 0,600 0,573 0,546 0,519 0,492 0,466 0,440 0,413 0,387 0,361 0,335 0,309 0,283 0,257 0,230 0,204 0,175 0,149 0,121 0,95 1,959 1,896 1,836 1,778 1,712 1,659 1,600 1,532 1,497 1,453 1,403 1,357 1,315 1,271 1,230 1,190 1,151 1,113 1,076 1,039 1,005 0,970 0,936 0,904 0,871 0,840 0,809 0,779 0,750 0,720 0,691 0,663 0,634 0,607 0,580 0,553 0,526 0,500 0,474 0,447 0,421 0,395 0,369 0,343 0,317 0,291 0,264 0,238 0,209 0,183 0,155 0,96 1,998 1,935 1,874 1,816 1,751 1,695 1,636 1,588 1,534 1,489 1,441 1,395 1,353 1,309 1,268 1,228 1,189 1,151 1,114 1,077 1,043 1,008 0,974 0,942 0,909 0,878 0,847 0,817 0,788 0,758 0,729 0,701 0,672 0,645 0,616 0,591 0,564 0,538 0,512 0,485 0,459 0,433 0,407 0,381 0,355 0,329 0,301 0,275 0,246 0,230 0,192 0,97 2,037 1,973 1,913 1,855 1,790 1,737 1,677 1,629 1,575 1,530 1,481 1,435 1,393 1,349 1,308 1,268 1,229 1,191 1,154 1,117 1,083 1,048 1,014 0,982 0,949 0,918 0,887 0,857 0,828 0,798 0,769 0,741 0,712 0,685 0,658 0,631 0,604 0,578 0,552 0,525 0,499 0,473 0,447 0,421 0,395 0,369 0,343 0,317 0,288 0,262 0,234 0,98 2,085 2,021 1,961 1,903 1,837 1,784 1,725 1,677 1,623 1,578 1,529 1,483 1,441 1,397 1,356 1,316 1,277 1,239 1,202 1,165 1,131 1,096 1,062 1,030 0,997 0,966 0,935 0,905 0,876 0,840 0,811 0,783 0,754 0,727 0,700 0,673 0,652 0,620 0,594 0,567 0,541 0,515 0,489 0,463 0,437 0,417 0,390 0,364 0,335 0,309 0,281 0,99 2,146 2,082 2,022 1,964 1,899 1,846 1,786 1,758 1,684 1,639 1,590 1,544 1,502 1,458 1,417 1,377 1,338 1,300 1,263 1,226 1,192 1,157 1,123 1,091 1,058 1,007 0,996 0,966 0,937 0,907 0,878 0,850 0,821 0,794 0,767 0,740 0,713 0,687 0,661 0,634 0,608 0,582 0,556 0,530 0,504 0,478 0,450 0,424 0,395 0,369 0,341 1 2,288 2,225 2,164 2,107 2,041 1,988 1,929 1,881 1,826 1,782 1,732 1,686 1,644 1,600 1,559 1,519 1,480 1,442 1,405 1,368 1,334 1,299 1,265 1,233 1,200 1,169 1,138 1,108 1,079 1,049 1,020 0,992 0,963 0,936 0,909 0,882 0,855 0,829 0,803 0,776 0,750 0,724 0,698 0,672 0,645 0,620 0,593 0,567 0,538 0,512 0,484 Nota: Q1 = P tgϕ1 Qc/P = tgϕ2 - tgϕ1 Q1, ϕ1: potenza reattiva e angolo di sfasamento dopo il rifasamento i valori della Tab. 10.1 sono Q2 = P tgϕ2 Dove: sfasamento prima del rifasamento Qc: potenza richiesta alla batteria di colcolati con le seguenti formule Qc = Q2 – Q1 = P (tgϕ2 - tgϕ1) P: potenza attiva Q2, ϕ2: potenza reattiva e angolo di condensatori 157 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI TAB. 8.2 - DETERMINAZIONE DEL FATTORE DI POTENZA DALLE LETTURE DEI CONTATORI DI ENERGIA REATTIVA (ER) E ATTIVA (EA) ER/EA COSϕ ER/EA COSϕ ER/EA COSϕ ER/EA COSϕ ER/EA COSϕ 0,11 ... 0,17 0,99 0,50 ... 0,52 0,89 0,77 ... 0,79 0,79 1,04 ... 1,06 0,69 1,36 ... 1,38 0,59 0,18 ... 0,23 0,98 0,53 ... 0,55 0,88 0,80 ... 0,81 0,78 1,07 ... 1,09 0,68 1,39 ... 1,42 0,58 0,24 ... 0,27 0,97 0,56 ... 0,58 0,87 0,82 ... 0,84 0,77 1,10 ... 1,12 0,67 1,43 ... 1,46 0,57 0,28 ... 0,31 0,96 0,59 ... 0,60 0,86 0,85 ... 0,86 0,76 1,13 ... 1,15 0,66 1,47 ... 1,50 0,56 0,32 ... 0,34 0,95 0,61 ... 0,63 0,85 0,87 ... 0,89 0,75 1,16 ... 1,18 0,65 1,51 ... 1,54 0,55 0,35 ... 0,38 0,94 0,64 ... 0,66 0,84 0,90 ... 0,92 0,74 1,19 ... 1,21 0,64 1,55 ... 1,58 0,54 0,39 ... 0,41 0,93 0,67 ... 0,68 0,83 0,93 ... 0,95 0,73 1,22 ... 1,25 0,63 1,59 ... 1,62 0,53 0,42 ... 0,44 0,92 0,69 ... 0,71 0,82 0,96 ... 0,97 0,72 1,26 ... 1,28 0,62 1,63 ... 1,66 0,52 0,45 ... 0,47 0,91 0,72 ... 0,73 0,81 0,98 ... 1,00 0,71 1,29 ... 1,31 0,61 1,67 ... 1,71 0,51 0,48 ... 0,49 0,90 0,74 ... 0,76 0,80 1,01 ... 1,03 0,70 1,32 ... 1,35 0,60 1,72 ... 1,75 0,50 Relativamente poi alle grandezze caratteristiche dei condensatori, è utile ricordare che devono essere assunti valori differenti in funzione del tipo di sistema (monofase o trifase) e del tipo di collegamento da utilizzare (trifase a stella o a triangolo) ai fini di una scelta ottimale (rapporto tecnico/economico). I dati caratteristici di un condensatore, forniti dalla sua targa, sono: - tensione nominale Un, che il condensatore deve poter sopportare indefinitamente - frequenza nominale f (comunemente pari a quella di rete, 50Hz) - potenza nominale Qn, espressa generalmente in kVAR (potenza reattiva della batteria di condensatori). Dai dati di targa, le grandezze caratteristiche del condensatore possono essere ricavate con le seguenti formule: - per un’unità monofase (in figura), la capacità C della batteria di condensatori è: C = Qn 2 πf U 2 e la corrente nominale: I n = 2πfCU n In = 158 Qn Un - per ciascuno dei tre condensatori di una unità trifase, si ha invece (Un = tensione concatenata del sistema): • con collegamento a stella (γ) (in figura): Cγ = In = I1 = Qn 2 πf U 2 n 2 πf C U n √3 In = I1 = Qn √3Un • con collegamento a triangolo (∆) (in figura): C∆ = Qn 2 πf U 2 n 3 I n = 2πfC ∆ U n In = Qn U n3 In = I1 = √ 3 2πfC ∆U n 3Qn 3Un essendo In la corrente che attraversa il condensatore e I1 la corrente di linea. Scelta del tipo di interruttore Il procedimento di scelta dell’interruttore e relative tarature degli sganciatori magnetotermici, si imposta nel seguente modo: Qn: potenza della batteria di condensatori, in kVAR Un: tensione concatenata nominale della batteria di condensatori, in V (1) Ic = Nota (1) Le norme IEC 831-1 e IEC 931-1 Qn √3Un (2) I ni = 1,49 I c (1) corrente nominale dell’interruttore e/o valore di taratura dello sganciatore termico (3) I m ≥ 9 I ni valore di taratura dello sganciatore magnetico affermano che i condensatori devono poter funzionare a regime con una corrente fino a 1,3 Ic del condensatore stesso, in valore efficace (ciò è dovuto alla possibile presenza di armoniche di tensione in rete, causate ad esempio dalla saturazione di circuiti magnetici di trsformatori a motori o da circuiti di conversione statica) e che è ammessa una tolleranza del 10% in più sul valore reale della capacità rispetto a quello corrispondente alla sua potenza nominale. Per cui sia il contattore sia l’interruttore devono essere in grado di portare in permanenza una corrente pari a: 1,3 - 1,5 • In condensatore: corrente nominale della batteria di condensatori Dalla (2) segue che ogni interruttore può manovrare batterie di condensatori aventi correnti nominali fino a I ni 1, 4 9 = 0,7 I n i cioè può essere usata fino al 70% della propria corrente nominale. Nella Tab. 8.3 vengono indicati tutti i dati utili per la scelta di un interruttore MTS per manovra di batterie di condensatori. Si precisa inoltre che, a regime, la presenza o meno di altre batterie di condensatori in parallelo a quella manovrata dall’interruttore non apporti alcun peggioramento delle condizioni di esercizio. cioè = 1,49 In in valore efficace. 159 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI La scelta del tipo di interruttore, dovrà essere fatta tenendo conto anche del valore della corrente di corto circuito presunta a monte dell’interruttore: a parità di corrente nominale, quindi, potrà essere scelto nella Tab. 8.3 l’interruttore avente l’adeguato potere di interruzione. ● Tab. 8.3 Scelta degli interruttori GEWISS in funzione della potenza della batteria di condensatori Esempi di rifasamento di un motore asincrono MASSIMA POTENZA DELLA BATTERIA DI CONDENSATORI IN KVAR-50 HZ INTERRUTTORE CORRENTE NOMINALE INTERRUTTORE 230V 400V Tipo [A] 6 10 MT 60 - MT 100 (D25) 25 11 20 MTHP 100 (D63) 50 17 30 MTHP 100 (D80) - MTS 160 B/N (10 Ith) 80 23 40 MTHP 100 (D100) - MTS 160 B/N (10 Ith) 100 28 50 MTS 160 B/N (10 Ith) 125 40 70 MTS 250 N/H/L 200 57 100 MTS 250 N/H/L (10 Ith) 250 72 125 MTSE 630 N/H/L (320 A) 320 86 150 MTSE 630 N/H/L (400 A) 400 100 175 MTSE 630 N/H/L (400 A) 500 115 200 MTSE 630 N/H/L 500 Esempio n° 1 Si voglia procedere al rifasamento di un motore asincrono trifase che presenta le seguenti caratteristiche: P = 80 kW V = 400 V f = 50 Hz I0 = 42 A Il condensatore impiegato risulterà direttamente allacciato ai morsetti del motore come rappresentato in Fig. 8.5. ● Fig. 8.5 Per evitare di avere un fattore di potenza in anticipo (cosϕ > 1), si impone che la corrente di rifasamento sia, al massimo, pari a 90% della corrente a vuoto I0 del motore. I = I0 . 90% I = 42 . 90% = 37,8 A La potenza reattiva associata al condensatore dovrà essere pari a: Q = √3 . V . I Q = √3 . 400 . 37,8 = 26,16 kVAR 160 Esempio n° 2 Con riferimento allo schema unificare di Fig. 8.5 si voglia rifasare un impianto elettrico portando il cosϕ da 0,68 a 0,9. Dati progettuali: 1) potenza installata (attiva): 300 kW. Le utenze sono costituite da motori asincroni trifase che funzionano contemporaneamente con assorbimento abbastanza regolare. 2) Potenza disponibile (apparente): trasformatore in olio MT/BT da 400 kVA a 400 V, 50Hz. Viene scelto il “rifasamento centralizzato” (Fig. 8.6) mediante un'unica batteria di condensatori installata a monte del punto di misura del cosϕ. La batteria dovrà essere disinserita contemporaneamente all’esclusione totale dei carichi. ● Fig. 8.6 400kVA Definizione della potenza reattiva della batteria È data da: Qc = P . k k[VAR] Dove: Qc = potenza reattiva P = potenza attiva pari a 300 kW k = coefficiente di rifasamento pari a 0,595 (vedi Tab. 8.1) per passare da cosϕ 0,68 a cosϕ 0,9 Per cui Qc = 300 . 0,595 = 178,5 kVAR Nota la potenza reattiva Qc, si determina la corrente nominale In della batteria di condensatori e, successivamente la corrente nominale dei dispositivi di manovra e protezione Ini. In = Qc √3Un = 178500 = 258A √3 . 400 da cui: I ni = I n . 1,43 cioè: I ni = 258 . 1,43 = 368A (collegamento a stella) 161 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI L’interruttore scelto sarà un MTSE 630 con lo sganciatore da 400 A. Allo stesso risultato si perviene utilizzando la Tab. 8.3. Per quanto riguarda il potere di interruzione la Tab. 7.3 fornisce un valore Icc di 14,4 kA, pertanto dalla Tab. 8.3 l’interruttore idoneo risulta essere un MTSE 630 N con sganciatore da 400 A con In regolata a 10 In con un potere di interruzione di 36 kA, così calcolati: • corrente nominale InT del trasformatore: I nT = An √3Un = 400000 = 577A √3 . 400 • corrente di corto circuito Icc, cioè: I cc = I nT U cc% = 577.100 4 = 14,4 kA 36 kA dove: An = potenza del trasformatore Un = tensione nominale a vuoto del trasformatore InT = corrente nominale del trasformatore Ucc = tensione di corto circuito che per un trasformatore di 400 kVA a 400 V viene posta pari al 4% della tensione secondaria nominale. Tabelle per la scelta della potenza reattiva Le tabelle che seguono sono idonee alla scelta della potenza reattiva da installare per il rifasamento dei motori asincroni trifasi e per trasformatori trifasi. In riferimento alla Tab. 8.3 si deve scegliere l’interruttore della serie MTS corrispondente alla potenza reattiva scelta. ● Tab. 8.4 MOTORI Potenza reattiva da installare [kVAR] 162 POTENZA TRIFASE: 230/400 V VELOCITÀ NOMINALE DI ROTAZIONE [G/MIN] [kW] [CV] 3000 1500 1000 750 22 30 6 8 9 10 30 40 7,5 10 11 12,5 37 50 9 11 12,5 16 45 60 11 13 14 17 55 75 13 17 18 21 75 100 17 22 25 28 90 125 20 25 27 30 110 150 24 29 33 37 132 180 31 36 38 43 160 218 25 41 44 52 200 274 43 47 53 61 250 340 52 57 63 71 280 380 57 63 70 79 355 482 67 76 86 98 400 544 78 82 97 106 450 610 87 93 107 117 ● Tab. 8.5 TRASFORMATORI Potenza reattiva da installare [kVAR] IN OLIO PERDITE SECONDO NORMA CEI 14-13 LISTA A TRASFORMATORI IN 14-13 NORMA CEI RESINA LISTA A Qr a vuoto Qr a carico Qr a vuoto Qr a carico 100 2,5 6,1 2,5 8,1 160 3,7 9,6 3,6 12,9 200 4,4 11,9 4,2 15,8 250 5,3 14,7 4,9 19,5 315 6,3 18,3 5,6 24,0 400 7,5 22,9 5,9 29,3 500 9,4 28,7 7,4 36,7 630 11,3 35,7 8,0 45,1 800 13,5 60,8 10,2 57,4 1000 14,9 74,1 11,8 70,9 1250 17,4 91,4 14,7 88,8 1600 20,6 115,4 18,9 113,8 2000 23,8 142,0 21,6 140,2 2500 27,2 175,2 24,5 173,1 3000 29,7 207,5 - - 3150 - - 30,9 250,4 Potenza nominale [kVA] 163 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRATENSIONI Limitatori di sovratensione SPD La protezione contro le sovratensioni sta assumendo un’importanza sempre maggiore, sia per la sicurezza delle persone e degli impianti industriali, che per la riduzione del fattore di rischio di danno economico causato dalle sovratensioni nell’esercizio degli impianti stessi. L’impiego dei limitatori di sovratensione (Surge Protective Devices), comunemente chiamati SPD, sta diffondendo in modo notevole, allo scopo di limitare, per quanto possibile, i danni causati dalle sovratensioni negli impianti elettrici. In Italia dell’argomento si occupa il comitato tecnico 37/A seguendo gli sviluppi dei documenti emessi in sede internazione dai comitati IEC 37/A e CENELEC 37/A. Il comitato CEI ha il compito di normalizzare il componente e tutta la serie di prove che servono alla classificazione del prodotto. L’argomento risulta però di interesse fondamentale per altri due comitati che sono coinvolti nella scelta e nell’impiego di questo componente. Allo scopo di coordinare i lavori , è stato formato un gruppo di lavoro costituito da: TC 81 protezione contro i fulmini. IEC/TC 64 impianti utilizzatori. Questi comitati tecnici hanno recentemente pubblicato la Guida CEI 81-8 che fornisce indicazioni sulla scelta degli SPD; esistono inoltre programmi per la scelta dei limitatori di sovratensione negli impianti a bassa tensione basata sul calcolo della componente di rischio. Definizioni utili Per una conoscenza approfondita delle caratteristiche tipiche degli SPD, si riportano di seguito alcune definizioni utili. Limitatore di sovratensione (SPD) Dispositivo impiegato per limitare le sovratensioni transitorie e deviare le correnti impulsive. Normalmente esso contiene almeno un elemento non lineare. Tensione massima continuativa (UC) È la tensione nominale dell’SPD e costituisce il massimo valore della tensione efficace o continua che può essere applicato permanentemente all’SPD. Corrente ad impulso (Imp) Rappresenta il valore di picco della corrente che circola nell’SPD e che possiede una forma d’onda 10/350 µs. Questo parametro è utilizzato per classificare l’SPD in classe di prova I. Corrente nominale di scarica (In) È il valore di picco della corrente che circola nell’SPD. Tale corrente ha una forma d’onda 8/20 µs. Questo valore è utilizzato per classificare il componente nella classe di prova II. Tensione a vuoto (Uoc) È il valore di picco della tensione a vuoto con forma d’onda 1.2/50 µs erogata dal generatore di prova combinato, contemporaneamente ad una corrente di cortocircuito con forma d’onda 8/20 µs e applicata ai morsetti dell’SPD per la verifica in classe di prova III. Livello di protezione (Up) Rappresenta il valore di tensione che caratterizza il comportamento dell’SPD nel limitare la tensione ai suoi terminali e che è scelto da una serie di valori preferenziali. Corrente massima di scarica (Imax) È il valore di picco della massima corrente che può circolare nell’SPD senza danneggiarlo. Tale corrente ha una forma d’onda 8/20 µs. Questo valore viene utilizzato per la classificazione degli SPD. 164 Tecnologia costruttiva e funzionamento degli SPD In commercio esistono svariati tipi di limitatori di sovratensione in relazione alla sollecitudine che devono sopportare, al grado di protezione che devono offrire ed al tipo di utenza da proteggere. Gli elementi caratteristici che compongono un limitatore di sovratensione sono normalmente i seguenti. Spinterometri Spinterometri in aria, in gas e a scarica frazionata che costituisce l’ultima generazione. Negli spinterometri in aria la tensione di innesco è di qualche kV ed è legata alle condizioni dell’aria ed alla distanza fra gli elettrodi. Gli spinterometri a gas possiedono una tensione di innesco variabile fra 70 V e 10 kV in funzione delle caratteristiche costruttive. Gli spinterometri ad aria frazionata sono costituiti da elettrodi a dischi di carbonio con materiale isolante intermedio al quale viene affidato il compito dello spegnimento degli archi. La loro tensione di innesco è normalmente inferiore a 2 kV. Gli spinterometri possiedono una capacità di scarica molto elevata, hanno però una tensione di innesco che aumenta con la rapidità del fronte d’onda della sovratensione e pertanto può rivelarsi troppo elevata per la protezione diretta di apparecchiature sensibili quali quelle elettroniche. Attualmente, nel settore degli scaricatori a scarica frazionata, è stato superato lo svantaggio del livello di protezione elevato con più spinterometri collegati in serie. Questa soluzione consente il frazionamento ed il controllo dell’arco elettrico garantendo un livello di protezione limitato (inferiore a 2 kV) pur mantenendo elevate capacità di scarica (circa 50 kA). Ip Varistori Ip Sono costituiti da resistori al carburo di silicio o meglio all’ossido di zinco (nuova generazione) con la caratteristica tensione/corrente non lineare. Il valore della resistenza non rimane costante, ma diminuisce all’aumentare della tensione e quindi della corrente. Questi componenti hanno un potere di innesco variabile da 30 a 1000 V ed potere di scarica molto diversi. Presentano il vantaggio di una capacità di scarica considerevole (sino a 40 kA 8/20) indipendente dalla tensione di innesco, una ampia possibilità di scelta ed una rapidità di risposta elevata. Per contro hanno una modesta capacità di scarica agli impulsi di lunga durata, ed una capacità tra gli elettrodi notevole che risulta negativa per l’impiego su circuiti ad alta frequenza. Diodi zener Quando sono impiegati come limitatori di sovratensione, questi componenti hanno una costruzione adatta a sopportare una corrente più elevata (grazie ad una giunzione molto più grande) rispetto a quelli di costruzione standard. I diodi zener presentano il vantaggio di una ampia gamma disponibile (con tensione di innesco da 7 a 500 V) e contrariamente agli altri tipi esaminati, non presentano nessun degrado progressivo con il numero degli interventi. Come caratteristiche negative hanno una capacità di scarica molto limitata ed una elevata capacità intrinseca. Collegamento in serie e parallelo dei componenti di un SPD I componenti degli SPD possono anche essere collegati in serie ed in parallelo. Il collegamento in serie si impiega quando occorre adattare un limitatore a tensioni di esercizio non standardizzate o quando occorre una soglia di innesco elevata e sono generalmente costituiti da uno spinterometro in serie ad un varistore. Il collegamento in parallelo viene utilizzato per ottenere una elevata tensione di scarica o una bassa tensione di innesco. Quando è necessario proteggersi dalle sovratensioni La protezione contro le sovratensioni può essere attuata quando richiesta dalle Norme CEI 81-1 e CEI 81-4 oppure quando si è acquisita un’esperienza di esercizio dell’impianto che ha messo in evidenza il ripetersi di danni alle apparecchiature e l’interruzione della produzione. Le norme CEI stabiliscono i requisiti minimi necessari per la sicurezza del sistema. In alternativa, può essere utilizzata la Norma CEI 81-3 che fissa i valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per chilometro quadrato per i comuni d’Italia. 165 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Caratteristiche e scelte degli SPD ● Tab. 8.6 Tra le caratteristiche più importanti degli SPD troviamo la classe di prova secondo la Norma IEC 61643-1. Correlando le classi di prova al tipo di fulminazione otteniamo le caratteristiche indicate nella Tab. 8.6. CLASSE DI CARATTERISTICHE PROVA IMPIEGO INSTALLAZIONE I Imp = 20 kA 10/350µs Uc = 255 V Up ≤ 4 kV Correnti o parti di correnti provenienti dalla fulminazione diretta Quadri elettrici in strutture soggette a fulminazione diretta II In = 15 kA 8/20 µs Imax = 40 kA 8/20 µs Uc = 255 V Up ≤ 1,5 kV Correnti indotte da fulminazione indiretta Quadri elettrici in strutture soggette a fulminazione indiretta III Uoc = 10 kV 1,2/50 µs Uc = 255 V Up ≤ 1,2 kV Correnti indotte su circuiti elettrici interni per fulminazione indiretta Quadri elettrici utilizzatori soggetti a fulminazione indiretta Coordinamento degli SPD Il coordinamento fra gli SPD si rende necessario ogni volta che due o più SPD sono installati nello stesso impianto, allo scopo di raggiungere livelli di protezione più bassi in funzione della tenuta degli isolamenti degli impianti da proteggere. Il coordinamento è basato sulla possibilità di distribuzione delle correnti impulsive e delle energie in gioco in modo che ogni SPD possa sopportare, senza subire danni, una quota di queste componenti di disturbo. Per il progettista la verifica del coordinamento può risultare molto laboriosa; la via più semplice è quella di sfruttare i dati forniti dal costruttore di SPD attraverso le prove di laboratorio. Impianto di terra Normalmente gli SPD non richiedono (ad eccezione di casi particolari) un impianto di terra distinto e neppure particolari accorgimenti. Ricordiamo però che valori bassi della resistenza di terra riducono le tensioni totali verso terra durante la scarica e che le reti a maglia estese spesso annullano le componenti G e M stabilite dalla Norma 81-4. Limitatori GEWISS La gamma di limitatori GEWISS consente di proteggere, in funzione della corrente transitoria di scarica, sia linee elettriche derivate, sia linee telefoniche o di trasmissione dati; la prima serie è fornita nella versione a cartuccia estraibile, che consente una soluzione facile e immediata dello scaricatore senza interruzione del servizio e modifica del cablaggio, la seconda nella versione monoblocco. Gli interruttori automatici di protezione coordinati ai limitatori di sovratensione GEWISS devono avere una curva di intervento C e una corrente nominale di 20 A. ● Tab 8.7 Scaricatore Gewiss TIPO DI SCARICATORE In [kA] - onda 8/20 Interruttore di protezione 166 (1P, 1P+N, 3P+N) 15 40 MT 100 - C (20 A) Sistemi di installazione ● Fig. 8.6 Sistema TN ● Fig. 8.7 Sistema TT interruttore differenziale a monte Legenda 1 Origine dell’impianto BT 2 Quadro elettrico principale 3 Barra di equipotenzializzazione 4 SPD 4a SPD N-PE (ad innesco) 5 Collegamenti dell’SPD all’impianto di terra (5a o 5b in alternativa) 6 Apparecchiatura da proteggere 7 Interruttore differenziale 7a Interruttore differenziale selettivo F Limitatore di sovracorrente ● Fig. 8.8 Sistema TT interruttore differenziale a valle 167 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI I circuiti di illuminazione devono essere protetti contro il cortocircuito mediante interruttori automatici. La protezione contro il sovraccarico può essere omessa nei circuiti che alimentano gli apparecchi illuminanti negli ambienti normali, a condizione che esista la protezione contro il cortocircuito e che la corrente di impiego degli apparecchi utilizzatori non sia superiore a quella della conduttura. Rimane invece obbligatoria per tutti i circuiti elettrici ubicati nei luoghi con pericolo di incendio e di esplosione nonché negli ambienti particolari trattati nella parte 7 della Norma CEI 64-8 per i quali siano prescritte condizioni diverse. La corrente nominale dell’interruttore di protezione viene scelta in relazione al carico da alimentare, la cui corrente di impiego IB può essere desunta: - dai dati forniti dal costruttore degli apparecchi illuminanti. - dal calcolo, in funzione della potenza nominale installata, della tensione di alimentazione e del fattore di potenza. La tabella che segue fornisce la corrente nominale dell’interruttore in relazione alla potenza installata e al tipo di distribuzione. PROTEZIONE DEI CIRCUITI DI ILLUMINAZIONE TAB. 8.8 - DISTRIBUZIONE TIPO DI LAMPADA MOFASE 230 V - DISTRIBUZIONE POTENZA [W] TRIFASE NUMERO TUBO + N (400 V) COLLEGAMETO A STELLA DI LAMPADE PER FASE Singola 18 4 8 13 29 49 78 97 122 157 196 245 309 392 490 non rifasata 36 2 4 7 14 24 39 49 61 78 98 122 154 196 245 58 1 3 4 9 15 24 30 38 48 60 76 95 120 152 Singola 18 7 13 20 42 69 112 140 175 225 281 351 443 562 703 rifasata 36 3 7 10 21 35 56 70 87 112 140 175 220 281 351 58 2 4 6 13 21 34 42 54 69 87 109 137 174 218 Doppia 2x18=36 3 7 10 20 35 56 70 87 112 138 175 221 281 351 rifasata 2x36=72 1 3 5 10 17 28 35 43 56 70 87 110 140 175 2x58=118 1 2 3 6 10 17 21 27 34 43 54 68 87 109 100 1 2 3 6 10 16 20 25 32 40 50 63 80 100 In [A] 2P o 4P I dati contenuti nella tabella sono elaborati ipotizzando: - La temperatura di riferimento di 30 e 40 °C in relazione al tipo di interruttore automatico impiegato. - La potenza dello starter pari al 25 % di quella della lampada. - I seguenti fattori di potenza: 0,86 per le lampade rifasate 0,6 per le lampade non rifasate. Il metodo di calcolo adottato per la compilazione delle tabelle è basato sulla formula seguente: PL · n°L · KST · kC IB = Un · cos ϕ Dove: PL = la potenza di una lampada n° = numero di lampade per ciascuna fase kST = coefficiente che considera la potenza assorbita dallo starter, il suo valore è 1,25 kC = un coefficiente che tiene conto del tipo di collegamento (1 per il collegamento a stella, 1,732 per il collegamento a triangolo) Un = tensione nominale delle lampade pari a 230 V Dalla tabella si possono rilevare anche in numero di lampade per fase in funzione della corrente nominale dell’interruttore, considerando un declassamento pari a 0,8 per temperature elevate all’interno del quadro o nella cassetta di installazione. 168 Relè passo passo Sono apparecchi di tipo bistabile nei quali applicando tensione per un breve periodo alla bobina, si ottiene una variazione permanente dello stato del contatto (da ON a OFF e viceversa). Questi relè, utilizzati insieme a pulsanti del tipo NA, trovano largo impiego nei circuiti di comando di tipo ciclico (ad esempio i circuiti di illuminazione). TAB. 8.9 - CARATTERISTICHE TECNICHE RELÈ PASSO PASSO DATI RELÈ TECNICI Norme di riferimento Corrente nominale di impiego (A) Tensione nominale Un (V) Tensione comando bobina (V) Tensione nominale d’isolamento Ui (V) Tensione nominale d’impulso Uimp (kV) Frequenza nominale (Hz) Assorbimento bobina all’eccitazione Assorbimento bobina in mantenimento Tensione funzionamento bobina Potenza max. lampade Lampade ad incandescenza (W) Lampade fluorescenti (W) Lampade alogene (W) Potenza dissipata per polo (W) Manovre elettriche (Ie e cosϕ = 0,9) Manovre meccaniche Durata minima comando chiusura (ms) Temperatura di funzionamento (C°) Sezione max. conduttori contatti (mm2) Sezione max. conduttori bobina (mm2) PASSO-PASSO 1 polo CEI EN 60669-2-2 16 230 a.c. 12/24/230 a.c. 2/4 poli CEI EN 60669-2-2 16 230 a.c. 12/24/230 a.c. 250 a.c. 4 50 5VA 3,5VA 0,9 - 1,1xUn 2400 500 1000 1,5 100.000 200.000 25 -5...+40 4 o 2x2,5 4 o 2x2,5 RELÈ PASSO-PASSO CENTRALIZABILE 250 a.c. 4 50 9VA 2,5VA 0,9 - 1,1xUn 1 poli CEI EN 60669-2-2 16 230 a.c. 24/230 a.c. 24 d.c. 250 a.c. 4 50 9VA/12W 1VA/1W 0,9 - 1,1xUn 2/3 poli CEI EN 60669-2-2 16 230 a.c. 24/230 a.c. 24 d.c. 250 a.c. 4 50 9VA/12W 1VA/1W 0,9 - 1,1xUn 2400 500 1000 1,5 100.000 200.000 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 2400 500 1000 1,5 100.000 200.000 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 2400 500 1000 1,5 100.000 200.000 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 Nella pagina seguente viene riportato il numero massimo di lampade (in funzione della tipologia e della potenza assorbita) comandabili dal relé passo passo. 169 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI ● Tab. 8.10 Numero massimo di lampade comandabili da un relè passo passo CARATTERISTICHE Tipo di lampade Incandescenza (230 V) Fluorescenti non rifasate (230V) Fluorescenti due lampade (230V) Fluorescenti rifasate in parallelo (230V) Alogene non rifasate (230 V) Alogene 12 e 24 V Vapori di sodio ad alta pressione o ioduri metallici (230V) Vapori di sodio a bassa pressione (230V) Vapori di mercurio ad alta pressione (230V) 170 P (W) 15 25 40 60 75 100 150 200 300 500 18 20 30 36 40 58 65 2x18 2x20 2x30 2x36 2x40 2x58 2x65 18 20 30 36 40 58 65 35 70 150 250 400 1000 20 50 75 100 50 70 150 250 18 37 56 91 135 185 50 80 125 250 400 LAMPADE N. DI LAMPADE CONSENTITE 16 A 133 80 50 33 26 20 13 10 6 4 44 40 26 22 20 13 12 27 25 16 13 12 8 7 27 25 16 13 12 8 7 28 14 6 4 2 1 55 20 15 11 7 6 3 2 15 9 7 5 4 3 8 6 4 2 1 Relè monostabili Apparecchi che commutano lo stato dei contatti (da ON a OFF e viceversa) e lo mantengono fintanto che la bobina resta eccitata. TAB. 8.11 - DATI TECNICI RELÉ MONOSTABILI Norme di riferimento Corrente nominale di impiego Ie (A) Tensione nominale Un (V) Tensione comando bobina (V) Tensione nominale d’isolamento Ui (V) Tensione nominale d’impulso Uimp (kV) Frequenza nominale (Hz) Assorbimento bobina all’eccitazione (VA) Assorbimento bobina in mantenimento (VA) Tensione funzionamento bobina Potenza max. lampade Lampade ad incandescenza (W) Lampade fluorescenti (W) Lampade alogene (W) Potenza dissipata per polo (W) Manovre elettriche (pieno carico, cosϕ = 0,9) Manovre meccaniche Durata minima comando chiusura (ms) Temperatura di funzionamento (C°) Sezione max. conduttori contatti (mm2) Sezione max. conduttori bobina (mm2) 1 polo CEI EN 61095 16 230 a.c. 12/24/230 a.c. 250 a.c. 4 50 4 2,4 0,9 - 1,1xUn 2 poli CEI EN 61095 16 230 a.c. 12/24/230 a.c. 250 a.c. 4 50 9 2,5 0,9 - 1,1xUn 4 poli CEI EN 61095 16 230/400 a.c. 24/230 a.c. 250 a.c. 4 50 14 6 0,9 - 1,1xUn 2400 500 1000 0,6 100.000 1.000.000 25 -5...+40 4 o 2x2,5 4 o 2x2,5 2400 500 1000 0,6 100.000 1.000.000 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 2400 500 1000 0,6 100.000 1.000.000 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 171 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Contattore Il contattore è un’apparecchio in grado di stabilire, sopportare ed interrompere le correnti di manovra in condizioni ordinarie e di sovraccarico. È un componente elettrico di tipo monostabile (mantiene il proprio stato fin tanto che la bobina è alimentata) previsto per un elevato numero di manovre. Se vengono azionati più dispositivi contemporaneamente occorre fare attenzione al dimensionamento corretto del trasformatore. Se vengono installati più contattori adiacenti alimentati in modo continuativo, l’eccessiva dissipazione di calore può danneggiare la bobina degli stessi. TAB. 8.12 - CARATTERISTICHE TECNICHE DEI CONTATTORI CARATTERISTICHE Norme di riferimento Corrente nominale di impiego (A) Categoria di utilizzo Tensione nominale Un (V) Tensione comando bobina (V) Tensione nominale d’isolamento Ui (V) Tensione nominale d’impulso Uimp (kV) Frequenza nominale (HZ) Assorbimento bobina all’eccitazione Assorbimento bobina in mantenimento Tensione funzionamento bobina Potenza nominale in AC3 (kW): 230 V monofase 230 V trifase 400 V trifase Potenza dissipata per polo (W) Manovre elettriche in AC7a / AC1 Manovre elettriche in AC7b / AC3 Manovre meccaniche Corrente di cortocircuito condizionata (kA) Durata minima comando chiusura (ms) Temperatura di funzionamento (C°) Sezione max. conduttori contatti (mm2) Sezione max. conduttori bobina (mm2) 172 20 A CEI EN 61095 20 AC7a 230/400 a.c. 230 a.c. 24 a.c. 500 a.c. 4 50 9VA 2,5VA 0,85 - 1,1xUn 1 150.000 1.000.000 3 25 -5...+40 10 o 2x4 4 o 2x2,5 ELETTRICHE 24 A CEI EN 61095 CEI EN 60947-4-1 24 AC7a 230/400 a.c. 230 a.c. - d.c. 24 a.c. - d.c. 500 a.c. 4 50 3,7VA/4W 3,7VA/4W 0,8 - 1,06xUn 1,3 2,2 4 1,2 150.000 500.000 1.000.000 3 25 -25...+55 25 o 2x10 4 o 2x2,5 40 A CEI EN 61095 CEI EN 60947-4-1 40 AC7a 230/400 a.c. 230 a.c. - d.c. 63 A CEI EN 61095 CEI EN 60947-4-1 63 AC7a 230/400 a.c. 230 a.c. - d.c. 500 a.c. 4 50 4,4VA/5W 4,4VA/5W 0,8 - 1,06xUn 3,7 5,5 11 3 150.000 170.000 1.000.000 3 25 -25...+55 25 o 2x10 4 o 2x2,5 500 a.c. 4 50 70VA/65W 4,2VA/4,2W 0,8 - 1,06xUn 5 8 15 6 150.000 240.000 1.000.000 3 25 -25...+55 25 o 2x10 4 o 2x2,5 Inserzione lampade La tabella seguente riporta il numero massimo di lampade comandabili da ciascun contattore. Tali valori sono riferiti alla tensione nominale di 230V. Nel caso di lampade alimentate a 400V, moltiplicare i valori riportati in tabella per 1,73. ● Tab. 8.13 Numero massimo di lampade comandabili da un contattore CARATT. LAMPADE Tipo di lampade Incandescente N. Watt 60 100 200 300 500 1000 20 A 21 13 7 4 3 1 15 20 40 42 65 115 140 25 22 17 13 10 4 4 2x20 2x40 2x42 2x65 2x115 2x140 22 17 13 10 4 4 15 20 40 42 65 115 140 6 5 6 4 4 1 1 50 80 125 250 400 700 1000 2000/400 V 12 7 5 3 1 - 50 80 125 250 400 700 1000 2000/400 V 4 3 2 1 1 - Fluorescente Vapori di mercurio ad alta pressione CAPACITÀ DI LAMPADE CONSENTITE 24 A 40 A 25 54 15 32 7 16 5 11 3 6 1 3 Non rifasate o rifasate in serie 30 100 26 85 20 65 16 52 12 40 5 18 5 18 Bilampade non rifasate 26 85 20 65 16 52 12 40 5 18 5 18 Rifasate in parallelo 8 15 7 14 8 15 6 12 5 10 2 4 2 4 Non rifasate 14 36 10 27 7 19 4 10 2 7 1 4 1 3 1 3 Rifasate in parallelo 5 10 4 8 3 6 2 3 1 3 1 1 1 2 63 A 83 50 25 16 10 5 (µF) 155 140 105 85 60 28 28 140 105 85 60 28 28 67 60 67 50 43 17 17 4,5 5 4,5 6 7 18 18 50 38 26 14 10 6 4 4 43 37 26 15 10 5 4 2 7 8 10 18 25 45 60 35 (segue) 173 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI ● (segue) Tab. 8.13 Numero massimo di lampade comandabili da un contattore CARATT. LAMPADE Tipo di lampade Lampade con reattore elettronico N. CAPACITÀ DI LAMPADE CONSENTITE Watt 1x18 2x18 1x36 2x36 1x58 2x58 20 A 15 8 12 7 11 6 24 A 24 18 16 11 14 8 40 A 55 34 34 20 32 17 63 A 76 48 47 29 46 24 20 50 75 100 150 200 300 40 20 13 10 7 5 3 52 24 16 12 9 6 4 110 50 35 27 19 14 9 174 80 54 43 29 23 14 35 55 90 135 150 180 200 5 5 3 2 2 2 3 (µF) Alogene (12V) Vapori di sodio a bassa pressione 35 55 90 135 150 180 200 Vapori di sodio ad alta pressione o ioduri metallici 150 250 330 400 1000 150 250 330 400 1000 174 Non rifasate 8 22 8 22 5 13 3 10 3 10 3 10 5 14 Rifasate in parallelo 1 4 1 4 1 3 2 2 2 1 3 Non rifasate 4 15 3 9 2 8 1 6 3 Rifasate in parallelo 1 3 1 2 2 1 30 30 19 13 14 14 20 15 15 10 7 8 8 12 20 20 30 45 40 40 25 20 15 10 8 4 15 9 7 6 2 20 33 40 48 106 PROTEZIONE DEI MOTORI ELETTRICI Caratteristica di funzionamento di un motore asincrono Il motore asincrono trifase è indubbiamente la macchina elettrica che trova maggior impiego nell’industria grazie alla robusta costruzione ed alla elevata affidabilità che offre nel servizio. La curva caratteristica dell’assorbimento di corrente di un motore asincrono è quella indicata in figura. ● Fig. 8.9 t [s] Curva dell’assorbimento di corrente all’avviamento Legenda: In = corrente nominale assorbita dal motore Ia = corrente di avviamento Is = valore istantaneo massimo della corrente subtransitoria di avviamento Is = Ia x K di un motore asincrono da 1 a 10 s da 20 a 30 ms In Determinazione del coefficiente di k ● Fig. 8.10 Diagramma per determinare k Ia Is I [A] Il coefficiente k per il quale si deve moltiplicare la corrente simmetrica Ia per ottenere la massima corrente di picco Is in funzione del fattore di potenza, si ottiene dal diagramma. Il valore della corrente nominale assorbita da un motore asincrono trifase si ricava con la nota k formula: 2,8 Pn 2,7 2,6 In = 2,5 2,4 2,3 2,2 2,1 2 1,9 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 Dispositivi di manovra e protezione dei motori 0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1 cosϕ √3 · Un · η · cos ϕ dove: Pn è la potenza nominale di targa del motore Un è la tensione di alimentazione η è il rendimento del motore a carico nominale cosϕ è il fattore di potenza a carico nominale All’atto dell’avviamento, però, il motore assorbe una corrente pari a 5-8 volte la corrente nominale. La scelta dei dispositivi di manovra e protezione deve essere oculata in quanto un funzionamento difettoso delle protezioni può avere effetti negativi sulle persone (nel caso di contatti diretti per guasto dell’isolamento), sulla macchina stessa e sulla produzione dell’impianto nel quale il motore è installato. Il dispositivo che provvede alla protezione contro il cortocircuito del complesso (motore, avviatore e cavo elettrico), è l’interruttore automatico o meglio un interruttore automatico limitatore di corrente con la sola protezione magnetica (la protezione termica è normalmente affidata a un relè termico incorporato nell’avviatore). Quando il numero di avviamenti del motore è molto limitato, l’interruttore è in grado di svolgere la duplice funzione di dispositivo di protezione e di manovra con notevole risparmio economico. Normalmente però la manovra è affidata ad un avviatore costituito da un contattore (che permette anche il comando a distanza) e da un relè termico che insieme realizzano un complesso in grado di garantire: - le prestazioni richieste dalla relativa categoria di impiego che sarà illustrata in seguito, 175 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI - chiudere ed interrompere senza danni una corrente multipla della nominale, - proteggere il motore dai sovraccarichi. Uno degli schemi usuali per l’avviamento e la protezione di un motore asincrono trifase è quello indicato in Fig. 8.11. ● Fig. 8.11 Avviamento diretto di un motore asincrono mediante interruttore automatico e 1 contattore 2 3 Id Legenda: 1 = Protezione magnetica 2 = Relè termico 3 = Relè differenziale 4 = Contattore 4 M Coordinamento dello sganciatore magnetico Coordinamento fra lo sganciatore magnetico dell’interruttore, il relè termico dell’avviatore e la curva di avviamento del motore. Dall’esame della Fig. 8.12 emerge chiaramente che le curve (1) e (2) devono essere più vicino possibile alla curva del motore (3) senza però avere alcuna interferenza. Proteggendo il motore, l’interruttore provvede anche alla protezione del cavo la cui corrente nominale è sempre almeno uguale o superiore a a quella del motore. ● Fig. 8.12 Curve tempo corrente del motore e degli sganciatori: termico e magnetico t [s] In 1 2 3 Ia Legenda: 1 = Curva dello sganciatore termico 2 = Intervento dello sganciatore magnetico 3 = Curva di avviamento del motore Is Quando le funzioni di protezione e di avviamento sono realizzate da diversi apparecchi, le norme prescrivono due tipi di coordinamento in funzione del danneggiamento che può essere accettato. Nel coordinamento di tipo 1 l’avviatore , in caso di cortocircuito, non deve provocare danni a persone o all’impianto anche se non risulta in grado di funzionare ulteriormente senza un intervento manutentivo. Nel coordinamento di tipo 2 dopo un cortocircuito, oltre a non provocare danni alle persone o all’impianto, l’avviatore deve essere in grado di funzionare ulteriormente. È ammesso il rischio della saldatura dei contatti del contattore purchè la loro separazione risulti facile. Il tipo di coordinamento 1 è consigliabile in presenza di un servizio di manutenzione qualificato e di un costo ridotto delle apparecchiature. 176 Il tipo di coordinamento 2 potrà essere scelto quando la continuità di esercizio risulta indispensabile, o quando il servizio di manutenzione è ridotto. Scelta della taratura delle protezioni magnetiche e termiche Il valore della corrente di intervento Im della protezione magnetica, può essere stabilito, in prima approssimazione, eguagliando il valore di cresta della corrente dello sganciatore (Im x 1,41) a quella della massima corrente subtransitoria assorbita dal motore allo spunto (Ia x k). Supponendo ad esempio un motore da 37 kW con: In = 71 A Ia = 6,5 In cosϕavv = 0,35 K =1,9 ricavato dal diagramma in corrispondenza del valore 0,35 del cosϕ avremo pertanto: Im · 1,41 = In · 6,5 · k da cui Im = In · 6,5 · k = 71 · 6,5 · 1,41 1,9 = 622 A 1,41 A favore della sicurezza, per evitare interventi intempestivi, si adotterà il valore di corrente di intervento immediatamente superiore. Il valore dello sganciatore termico It deve essere scelto in modo da garantire che lo sganciamento avvenga solo in caso di sovraccarico o mancanza di fase. In prima approssimazione si può tarare la protezione termica sul valore della corrente nominale. Categoria di impiego dei contattori ● Tab. 8.14 Categorie d’impiego dei contattori La Norma CEI EN 60947-1 stabilisce le seguenti 4 categorie di impiego dei contattori tenendo conto delle condizioni di apertura e chiusura del contattore e della sua adattabilità al tipo di applicazione. CATEGORIA D’IMPIEGO APPLICAZIONI AC-1 Carichi non induttivi o debolmente induttivi, forni a resistenza. AC-2 Motori ad anelli: avviamento, arresto. AC-3 Motori a gabbia: avviamento, arresto del motore durante la marcia. AC-4 Motore a gabbia: avviamento, frenatura in controcorrente, manovra ad impulsi. CARATTERISTICHE Classe di intervento dei relè termici Nelle tabelle di coordinamento dei relè termici sono previste diverse classi di impiego, quelle più usate sono la classe 10 relativa a relè per avviamento normale e la classe 20 relativa quelli per avviamento pesante. I tempi precisi di sgancio possono essere rilevati, in funzione del valore della corrente di intervento, dalle curve caratteristiche dei relè. Ulteriori dispositivi per la protezione dei motori In aggiunta a quelli già enunciati possono essere adottati ulteriori dispositivi per la protezione dei motori asincroni: - sonde termiche per il controllo della temperatura degli avvolgimenti, - dispositivi differenziali a corrente residua per il costante controllo dell’isolamento verso terra, - relè multifunzionali che oltre a corrente e tensione controllano diversi altri parametri quali, il numero di avviamenti ed il tempo relativo ad ogni avviamento. 177 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Esempi applicativi Manovra e protezione dei motori asincroni trifasi La protezione dei motori elettrici di B.T. contro il cortocircuito è assolta, in modo corretto, dagli interruttori automatici equipaggiati col solo sganciatore magnetico. La combinazione ottenuta impiegando l’interruttore (con sganciatore solo magnetico), il contattore e lo sganciatore termico, rappresenta la soluzione ideale per la manovra e la protezione motori (Fig. 8.14). ● Fig. 8.14 Schema unifilare di alimentazione motore con apparecchi di manovra e protezione a b c a= interruttore con solo sganciatore magnetico b = contattore c = sganciatore termico b+c = avviatore M 3 L’esempio schematizzato in Fig. 8.15 è riferito ad una sezione di impianto rappresentativa di molte realtà industriali. Vi sono due motori (ad esempio installati in due distinti reparti) aventi rispettivamente una potenza nominale di 50 kW e 200 kW. L’impianto nel suo complesso è caratterizzato da: - tensione nominale 380 V; - corrente di cortocircuito simmetrica 50 kA. I calcoli necessari per la scelta dell’apparecchiatura devono garantire: - il comando dei motori, evitando interventi intempestivi durante la fase di avviamento; - la protezione contro il cortocircuito ed il sovraccarico di tutte le apparecchiature; - selettività di intervento delle protezioni anche per guasti che potrebbero verificarsi sull’utenza. ● Fig. 8.15 50 kW 380V Esempio di impianto In = 93A con due motori trifase. M 3 In = 350A Icc = 50kA M 3 200 kW Regolazione dello sganciatore magnetico La regolazione dello sganciatore magnetico deve essere tale da: - evitare che l’interruttore si apra nella fase di avviamento del motore; - garantire la protezione dell’impianto contro i guasti dovuti a cortocircuito; che possono verificarsi nell’impianto a valle dell’interruttore, nonché i guasti interni del motore. Il valore della corrente di intervento dello sganciatore magnetico Im può essere stabilito, a livello teorico, uguagliando tra loro i valori di cresta della corrente di intervento dello sganciatore magnetico stesso (Im x 1,41) e della massima corrente asimmetrica assorbita dal motore allo spunto (calcolata tenendo presente che il coefficiente moltiplicativo è funzione del fattore di potenza della corrente di avviamento del motore). Considerando come esempio il solo motore da 50 kW si ha: Im x 1,41 = In x 9 x k Im = In x 9 x k 1,41 Im = 93 x 9 x 1,9 1,41 = 1128 A livello operativo, per evitare intempestivi interventi dell’interruttore nella fase di avviamento del motore, la regolazione dello sganciatore magnetico può essere prevista per un valore di 178 corrente Im ≥ 1200 A, ossia ad un valore lievemente superiore rispetto al valore teorico calcolato. Scelta dello sganciatore termico Lo sganciatore termico deve essere scelto in modo da consentire il regolare funzionamento del motore e garantire che l’intervento dello sganciatore avvenga solo per correnti di sovraccarico o per mancanza di fase. In prima approssimazione è quindi possibile regolare lo sganciatore termico allo stesso valore della corrente nominale del motore, It = In. Ulteriori considerazioni Per garantire la protezione del motore è altresì opportuno verificare che: - il rapporto tra Im e It risulti ≥ 12 per assicurare che nella fase di avviamento, non ci sia un intempestivo intervento dell’interruttore automatico; Im 1245 A = = 13,38 (≥ 12, avviamento corretto) 93 A It - il rapporto tra Im e It max risulti ≤ 15 per assicurare l’autoprotezione dello sganciatore termico. Im 1245 A = It max GRUPPI DI CONTINUITÀ STATICI UPS = 11,3 (≤ 15, sicura protezione dell’impianto). 110 A Lo scopo essenziale dei gruppi di continuità statici è quello di fornire l’alimentazione alle utenze interessate nei momenti in cui la rete di distribuzione primaria manca o presenta valori di tensione e frequenza non accettabili. Queste apparecchiature comunemente denominate UPS, forniscono inoltre un’alimentazione stabilizzata in tensione e frequenza con distorsioni armoniche molto limitate. L’impiego sempre più numeroso delle apparecchiature elettroniche e la necessità di poter disporre di un’alimentazione stabilizzata, ha indotto il CEMP (un comitato nazionale che raccoglie le principali associazioni europee operanti nel campo delle macchine elettriche e delle apparecchiature elettroniche), alla stesura di una guida europea sui gruppi di continuità statici ormai giunta alla seconda edizione. Lo scopo della pubblicazione è quello di fornire le linee guida per la determinazione delle caratteristiche principali di queste apparecchiature allo scopo di poter garantire agli utenti un’alimentazione elettrica altamente affidabile e conforme alle specifiche esigenze. 179 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Componenti principali Sostanzialmente il gruppo di continuità statico rappresentato in Fig. 8.16 è composto dai seguenti componenti: ● Fig. 8.16 Rete principale Schema a blocchi di un Rete di emergenza gruppo di continuità per l’alimentazione di carichi 380 V - 3N a 110 Vcc 1 3 2 4 5 Utenze da alimentare a 110 V cc Utenze da alimentare a 380 V e 220 V cc Convertitore ca/cc È un raddrizzatore a ponte di Graets stabilizzato in tensione che riceve l’alimentazione da una rete a corrente alternata monofase o trifase e la converte in corrente continua. L’energia in uscita dal convertitore ca/cc alimenta una batteria di accumulatori per il servizio di emergenza, gli eventuali carichi che necessitano della alimentazione in corrente continua ed il convertitore cc/ca o inverter. Filtro Il filtro in uscita dal raddrizzatore è costituito da una induttanza ed una capacità e provvede a ridurre il ripple di corrente ad un valore inferiore al 2%. Batteria di accumulatori Costituisce l’elemento di soccorso per il convertitore cc/ca di uscita e per gli eventuali carichi in corrente continua quando la rete di alimentazione manca o i suoi valori risultano fuori tolleranza. La batteria viene normalmente fornita insieme al convertitore statico e installata nello stesso armadio. Con questa soluzione il fornitore del gruppo conoscendo la potenza apparente del carico ed il fattore di potenza, è in grado di stabilire il tempo di autonomia dell’UPS quando manca la tensione di rete. Dato che i gruppi di continuità statici sono frequentemente installati in luoghi accessibili alle persone, le batterie incorporate sono usualmente del tipo a valvola (VRLA) meglio conosciute come “batterie ermetiche” con elettrolito immobilizzato ed a basse perdite di gas. Queste apparecchiature sono rispondenti alle norme CEI EN 60896-1 e 2 e possono essere installate in uffici e locali pubblici senza precauzioni particolari. Si possono anche installare batterie al Nichel Cadmio adatte per ambienti particolarmente critici, ma il loro costo è di circa cinque volte superiore a quello delle corrispondenti batterie VRLA equivalenti Convertitore cc/cc Quando si presenta la necessità di alimentare carichi in corrente continua ad una tensione diversa da quella di uscita dal raddrizzatore, si installa un convertitore cc/cc, costituito da un oscillatore che trasforma la corrente continua che riceve dal convertitore ca/cc (o dalla batteria, 180 in regime di emergenza), in una corrente variabile e da un raddrizzatore che la riconverte in corrente continua alla tensione adatta alle utenze da alimentare. Convertitore cc/ca o inverter Provvede alla conversione della tensione continua fornita dal raddrizzatore o dalla batteria in una tensione alternata sinusoidale, trifase o monofase stabilizzata in tensione e frequenza. Il principio di funzionamento di questo convertitore è normalmente il PWM a modulazione di larghezza degli impulsi o il PAM a modulazione di ampiezza. Con il sistema PWM si ottiene una forma d’onda sinusoidale la cui qualità è funzione della larghezza e della frequenza degli impulsi generati. Tanto maggiore è il numero di impulsi in un semiperiodo tanto più il segnale generato sarà sinusoidale. Commutatore statico È un’apparecchiatura costituita da tiristori collegati in antiparallelo che svolge la funzione di trasferimento del carico, senza soluzione di continuità, dal convertitore cc/ca alla rete di emergenza in caso di guasto del convertitore stesso. Usualmente il trasferimento si verifica quando la tensione ha uno scostamento superiore al 10 % e la frequenza al 5 % rispetto ai valori nominali, oppure quando le caratteristiche in uscita del convertitore cc/ca superano le tolleranze ammesse dal carico. Il tempo di trasferimento è normalmente inferiore ai 3 ms. By-pass manuale I convertitori statici sono normalmente corredati di un interruttore manuale di by-pass che consente di isolare completamente il gruppo per interventi manutentivi. Nel caso di alimentazione tramite by-pass i carichi possono risultare alimentati con un’energia non stabilizzata. Schemi di funzionamento I principali schemi di funzionamento dei soccorritori statici sono i seguenti: Funzionamento On-line È il sistema di funzionamento illustrato nel precedente schema a blocchi e nella pratica usuale è quello di maggior impiego. Quando la rete di alimentazione è presente, l’energia transita attraverso i convertori ca/cc il filtro ed il convertitore cc/ca per raggiungere il carico alimentato, mentre momento in cui l’alimentazione principale viene a mancare la batteria fornisce per un determinato periodo di tempo stabilito l’energia necessaria al convertitore cc/ca. Al ritorno della rete di alimentazione entro i parametri di tolleranza prescritti, il gruppo ritorna automaticamente al funzionamento normale. Questa soluzione presenta numerosi vantaggi, il carico rimane immune da tutti i disturbi presenti nella tensione di ingresso, risulta protetto dall’inverter sia nel funzionamento con alimentazione dalla rete che quando è alimentato dalla batteria e risulta disaccoppiato dalla rete. Il gruppo deve però essere dimensionato per l’intera potenza delle utenze collegate alla sua uscita. Funzionamento in Stand-by Lo schema di funzionamento in Stand-by è quello indicato nella Fig. 8.17. ● Fig. 8.17 Schema di un convertitore rete principale statico con collegamento in stand-by STAND BY carico 181 PROTEZIONE E COMANDO CIRCUITI UTILIZZATORI Questo sistema di funzionamento prevede che le utenze siano normalmente alimentate dalla rete principale (talvolta attraverso uno stabilizzatore), mentre il gruppo di continuità statico costituisce l’alimentazione di riserva ed interviene solo nel caso in cui la rete è assente o i suoi parametri elettrici risultano fuori tolleranza. Nel funzionamento in Stand-by le perdite di energia nel convertitore statico sono modeste in quanto il suo intervento è limitato alle situazioni di emergenza, mentre in presenza della rete di alimentazione esterna, il raddrizzatore si limita a fornire la sola energia necessaria per la carica della batteria. Questa architettura circuitale presenta dei limiti che non sempre sono accettabili in quanto le utenze non risultano protette dalle perturbazioni provenienti dalla linea di alimentazione esterna ed inoltre non è possibile l’alimentazione dei carichi in corrente continua durante il funzionamento normale se non con l’ausilio di un ulteriore convertitore ca/cc. Affidabilità degli UPS ● Fig. 8.18 Esempio di convertitore statico ridondante I gruppi di continuità statici sono destinati all’alimentazione di utenze che richiedono energia stabilizzata, pertanto devono offrire continuità di servizio e grande affidabilità.. Qualora si volesse incrementare tale affidabilità sino a Rete Gruppo 380 V 50 Hz eletrogeno renderla quasi assoluta, si possono installare tutti i componenti ridondanti e prevedere la doppia alimentazione dalla rete e da un gruppo elettrogeno. In tal modo la batteria del soccorritore statico può essere dimensionata solo per il tempo necessario al gruppo elettrogeno Raddrizzatore Stabilizzatore per raggiungere il regime di funzionamento. La soluzione proposta trova impiego quando è indispensabile disporre di un gruppo di continuità per l’elaborazione in tempo reale di dati bancari o traffico aereo, oppure in industrie con processi che non possono essere interrotti. Inverter Consumatore statico Altre utenze 182 Scelta dei dispositivi di protezione Normalmente i dispositivi di protezione impiegati sono interruttori automatici con azione ritardata per evitare interventi intempestivi dovuti alle seguente cause: - corrente di spunto all’atto dell’accensione che può superare otto volte quella normale di pieno carico; - correnti di dispersione verso terra dovute alla presenza di filtri EMC per la riduzione delle armoniche in ingresso. Dimensionamento del neutro Quando il carico è costituito da utenze monofasi derivate fra fase e neutro di un alimentatore statico trifase, è probabile che il neutro risulti percorso da correnti aggiuntive dovute alla terza armonica. Quando si verifica questa situazione, il neutro d’uscita dovrebbe essere sovradimensionato rispetto alle prescrizioni contenute nella Norma CEI 64-8. In alcuni casi particolari come ad esempio nel funzionamento in by-pass manuale, questa regola vale anche per il neutro di alimentazione. SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI La gamma degli interruttori Gewiss comprende interruttori automatici modulari da 1 A a 125 A e la nuova Serie MTS di interruttori scatolati con correnti nominali fino a 1600 A. Tutti gli interruttori, siano essi modulari o scatolati, sono corredati di accessori e dispositivi studiati per soddisfare ogni esigenza d’impianto e, in particolare, per garantire la sicurezza degli operatori. ● Fig. 9.1 Serie 90 Apparecchi modulari per protezione circuiti ● Fig. 9.2 Serie MTS Interruttori automatici per distribuzione di potenza 184 Modulari serie 90 Gli interruttori automatici modulari rispondono ai requisiti delle norme CEI EN 60898 e CEI EN 60947-2. Sono caratterizzati dall’avere dispositivi di protezione contro le sovracorrenti aventi curve d’intervento diverse in funzione delle applicazioni impiantistiche (Fig. 9.4, 9.5, 9.6). Queste curve si differenziano per il diverso campo di funzionamento degli sganciatori magnetici. ● Tab. 9.1 Principali caratteristiche degli interruttori automatici modulari serie 90 FREQUENZA NOMINALE TENSIONE NOMINALE CORRENTE NOMINALE MAX. 125 A MAX. 25 kA DI RIFERIMENTO 30 ° C POTERE D’INTERRUZIONE TEMPERATURA 50/60 Hz 400 V ● Fig. 9.3 Serie 90 Apparecchi modulari Caratteristica di intervento degli sganciatori termici e magnetici È costituita dal diagramma generalmente logaritmico indicato nelle successive figure che rappresentano per uno specifico tipo di interruttore i tempi di intervento in funzione della sovracorrente. 185 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CORRENTI INTERVENTO Caratteristica di intervento Corrente nominale In Corrente di non intervento Inf B da 6 a 63 A 1.13 In Tempo di intervento >1h <1h 1.45 In ● Fig. 9.4 INTERVENTO TERMICO Corrente di intervento If DI PROVA Corrente di prova intervento Im1 3 In ELETTROMAGNETICO Corrente di prova intervento Im2 5 In Tempo di intervento > 0.1 s < 0.1 s In corrente nominale di funzionamento che non deve provocare l’intervento dell’interruttore. Curva di intervento Inf corrente convenzionale di non intervento è quella corrente che tempo/corrente l’interruttore deve poter sopportare senza intervenire. caratteristica B If corrente convenzionale di intervento è quella corrente che sicuramente provoca l’intervento dell’apparecchio entro il tempo convenzionale. Im Corrente di intervento istantaneo è la minima corrente che sicuramente provoca l’intervento dello sganciatore elettromagnetico Nel tratto compreso fra Inf e If l’intervento è incerto. Prima del limite Inf non si dovrebbe avere possibilità di intervento degli sganciatori Dopo il limite verticale di If l’intervento sarà sicuro. CORRENTI INTERVENTO Caratteristica di intervento Corrente nominale In Corrente di non intervento Inf C da 1 a 125 A 1.13 In Tempo di intervento >1h <1h 1.45 In ● Fig. 9.5 Curva di intervento tempo/corrente caratteristica C INTERVENTO TERMICO Corrente di intervento If DI PROVA Corrente di prova intervento Im1 5 In ELETTROMAGNETICO Corrente di prova intervento Im2 10 In Tempo di intervento > 0.1 s < 0.1 s In corrente nominale di funzionamento che non deve provocare l’intervento dell’interruttore. Inf corrente convenzionale di non intervento è quella corrente che l’interruttore deve poter sopportare senza intervenire. If corrente convenzionale di intervento è quella corrente che sicuramente provoca l’intervento dell’apparecchio entro il tempo convenzionale. Im Corrente di intervento istantaneo è la minima corrente che sicuramente provoca l’intervento dello sganciatore elettromagnetico Nel tratto compreso fra Inf e If l’intervento è incerto. Prima del limite Inf non si dovrebbe avere possibilità di intervento degli sganciatori Dopo il limite verticale di If l’intervento sarà sicuro. 186 CORRENTI INTERVENTO ● Fig. 9.6 Curva di intervento tempo/corrente caratteristica D Caratteristica di intervento Corrente nominale In Corrente di non intervento Inf D da 6 a 100 A da 6 a 100 A 1.13 In INTERVENTO TERMICO Corrente di intervento If Tempo di intervento >1h <1h 1.45 In DI PROVA Corrente di prova intervento Im1 10 In ELETTROMAGNETICO Corrente di prova intervento Im2 20 In Tempo di intervento > 0.15 s < 0.15 s In corrente nominale di funzionamento che non deve provocare l’intervento dell’interruttore. Inf corrente convenzionale di non intervento è quella corrente che l’interruttore deve poter sopportare senza intervenire. If corrente convenzionale di intervento è quella corrente che sicuramente provoca l’intervento dell’apparecchio entro il tempo convenzionale. Im Corrente di intervento istantaneo è la minima corrente che sicuramente provoca l’intervento dello sganciatore elettromagnetico Nel tratto compreso fra Inf e If l’intervento è incerto. Prima del limite Inf non si dovrebbe avere possibilità di intervento degli sganciatori Dopo il limite verticale di If l’intervento sarà sicuro. Gli interruttori automatici con caratteristica B vengono forniti per la protezione di carichi resistivi (scaldabagni elettrici, apparecchi elettrici di riscaldamento, fornelli ecc.) e di linee per impianti di illuminazione di una certa lunghezza, gli interruttori con caratteristica C sono adatti per la protezione, in generale, di tutti i tipi di circuiti con carichi resistivi o limitatamente induttivi (lampade a fluorescenza e a scarica di gas, apparecchi televisivi ecc.). In alternativa possono essere installati anche gli interruttori con caratteristica D, per carichi fortemente induttivi o con elevate correnti di inserzione, come trasformatori, batterie di condensatori ecc. La gamma degli interruttori modulari GEWISS è completata dalle versioni per corrente continua, dagli interruttori salvamotore, dagli interruttori differenziali magnetotermici e dagli interruttori per applicazione speciali. Scelta degli apparecchi La scelta degli apparecchi deve essere effettuata in funzione dei seguenti parametri principali: Corrente nominale di impiego (In): è la corrente che l’apparecchio può sopportare in servizio ininterrotto e corrisponde anche alla corrente termica dell’interruttore. Tensione nominale di impiego (Ue): è il valore della tensione di progetto che il costruttore prescrive unitamente alla corrente nominale. Ogni apparecchio può avere diverse tensioni nominali di impiego in relazione al servizio ed alle prestazioni che deve svolgere. Tensione nominale di isolamento (Ui): costituisce il valore per il quale è stato dimensionato e verificato con prove, l’isolamento elettrico dell’apparecchio. Potere di interruzione nominale in cortocircuito (Icn): rappresenta il massimo valore della corrente di cortocircuito che l’apparecchio è in grado di interrompere per due volte secondo un determinato ciclo. 187 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE TAB. 9.2 - APPARECCHI MODULARI PER PROTEZIONE CIRCUITI SERIE Categoria di utilizzazione Tensione di isolamento Ui (V) Frequenza nominale (Hz) Tensione nominale Un (V) Numero di poli (numero dei moduli) Icn Ics Potere d’interruzione (kA) Icu CEI EN 60947-2 - 230/400V Ics Potere d’interruzione (A) N. poli (in serie) CEI EN 60947-2 Icu per Un ≤ 50 V in corrente continua (kA) Ics per Un ≤ 50 V Icu per Un ≤ 110 V Ics per Un ≤ 110 V Icu per Un ≤ 220 V Ics per Un ≤ 220 V Sganciatore magnetotermico: tipo Corrente nominale In (A) Potere d’interruzione (A) CEI EN 60898 - 230/400V Durata elettrica (numero cicli O - C) Temperatura di riferimento (°C) - CEI EN 60898 Sezionamento visualizzato * Potere d’interruzione singolo polo Icn1 = 6kA. 188 MTC 45 MTC MTC 60 A 500 50/60 230/400 1P (1) / 1P+N (1) 2P (1) 3P (2) 4P (2) 4500 1 Icn 4,5 – 6 100% Icu 1P 2P 3P 4P 6 6 6 6 4,5 4,5 C A 500 50/60 230/400 1P (1) / 1P+N (1) 2P (1) 3P (2) 4P (2) 6000 1 Icn 6 ÷ 10 75% Icu 1P 2P 3P 4P 10 10 10 10 6 6 C 6 10 16 20 25 32 6 10 16 20 25 32 6 10 16 20 25 32 10.000 30 SI 10.000 30 SI 10.000 30 SI MTC 100 A 500 50/60 230 1P+N (1) 2P (1) 10000* 0,75 Icn 10 75% Icu 1P 2P 15 15 10 10 C TABELLA DI PRESTAZIONE MT MTHP MT 60 MT 100 MT 250 MTHP 100 MTHP 250 A 500 50/60 230/400 1P (1) / 1P+N (Curva C) (2) 2P (2) 3P (3) 4P (4) 6000 0,75 Icn 10 – 20 75% Icu 1P 2P 3P 4P 10 10 10 6 10 10 C B D 1 2 3 4 6 6 6 10 10 10 16 16 16 20 20 20 25 25 25 32 32 32 40 40 40 50 50 63 63 A 500 50/60 230/400 1P (1) 2P (2) 3P (3) 4P (4) 10000 0,75 Icn 12,5 ÷ 25 75% Icu 2P 3P A 500 50/60 230/400 1P (1) 2P (2) 3P (3) 4P (4) 12500 ÷ 25000 0,75 Icn 15 ÷ 50 75% Icu 1P 2P 3P 4P 20 15 25 20 25 20 C A 500 50/60 230/400 1P (1,5) 2P (3) 3P (4,5) 4P (6) 10000 0,75 Icn 10 – 20 75% Icu 2P 3P A 500 50/60 230/400 1P (1,5) 2P (3) 3P (4,5) 4P (6) 25000 0,75 Icn 25 – 50 75% Icu 2P 3P 1P 10 10 4P 15 15 15 12 D 1 2 3 4 6 10 16 20 25 32 40 C 6 10 16 20 25 32 40 50 63 1P 10 10 15 12 C 6 10 16 20 25 32 40 50 63 10.000 30 SI 10.000 30 SI 63 80 100 10.000 30 SI 1P 25 20 4P 30 25 15 12 D 80 100 125 10.000 30 SI 4P 25 20 C 20 25 32 40 50 63 10.000 30 SI 189 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE In situazioni impiantistiche dove la temperatura ambiente è di valore superiore al riferimento normativo di 30° C, gli interruttori automatici possono essere soggetti ad interventi intempestivi, cioè ad aperture inopportune, in quanto l’innalzamento della temperatura viene interpretato quale sovracorrente. Infatti la temperatura ambiente influenza la deformazione iniziale del bimetallo; ad una temperatura maggiore di 30° C lo sganciatore termico interviente in tempi più brevi comportandosi come un relè con corrente nominale più bassa. Pertanto, è indispensabile tener conto del declassamento della corrente nominale qualora l’interruttore si trovi ad operare in un ambiente con temperatura maggiore di 30° C. Le tabelle che seguono riportano le massime correnti di utilizzo riferite alle diverse temperature. Declassamento in temperatura TAB. 9.3 - INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI COMPATTI In (A) 10°C 20°C 30°C 40°C 50°C 6 7,2 6,6 6 5,7 5,3 5 10 11,8 10,8 10 9,6 9,1 8,6 16 18,2 17,2 16 15,2 14,3 13,4 20 22,8 21,4 20 19,5 18,9 18,4 25 28,5 26,8 25 24 23 22 32 36,5 34,2 32 30,8 29,5 28.8 TAB. 9.4 - INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI 60°C MT 60 - 100 - 250 Temperature In (A) 15°C 20°C 30°C 40°C 50°C 60°C 1 1,07 1,04 1,00 0,97 0,93 0,90 2 2,14 2,07 2,00 1,93 1,86 1,79 3 3,21 3,11 3,00 2,90 2,79 2,69 4 4,28 4,14 4,00 3,86 3,72 3,58 6 7 6,67 6,00 5,52 4,84 3,96 10 11,2 10,8 10,0 8,9 7,95 7,16 16 17,6 17,1 16,0 14,9 13,9 12,8 20 22 21,3 20,0 17,8 16,1 15,1 25 28,2 27,1 25,0 23,4 21,3 18,8 32 37 35,3 32,0 30,8 27,8 23,1 40 45 43,3 40,0 34,8 30 28 50 57,5 55 50,0 46,7 42,1 36,3 63 70 67,7 63,0 59,9 52,7 41,25 TAB. 9.5 - INTERRUTTORI In (A) 20 25 32 40 50 63 80 100 125 190 MTC 45 - 60 - 100 Temperature MAGNETOTERMICI MTHP 100 - 250 Temperature 20°C 30°C 40°C 50°C 60°C 21 26 35 42 55 66 85 107 135 20 25 32 40 50 63 80 100 125 17,5 24 30 35 47 59 75 93 115 16 22 28 33 42 53 70 87 107 15 19 23 28 36 48 63 78 97 Influenza di apparecchi adiacenti Una variazione della corrente di intervento è causata anche dalla presenza di più apparecchi montati adiacenti; in questo caso va considerato il fattore di moltiplicazione Fc dipendente dal numero di apparecchi adiacenti (vedi tabella). FC APPARECCHI ADIACENTI 1 1,00 da 2 a 3 0,87 da 4 a 5 0,82 da 6 a 9 0,77 ≥9 0,75 Le seguenti tabelle riportano i valori di potenza dissipata dagli interruttori automatici Serie 90 al fine di consentire la verifica dei valori di sovratemperatura all’interno di un quadro in coerenza a quanto previsto dalle norme CEI 17-13 e CEI 17-43; permette inoltre di verificare che la potenza dissipata dagli apparecchi sia inferiore o uguale a quella che il centralino è in grado di dissipare secondo le disposizioni delle norme CEI 23-49 e CEI 23-51. Potenza dissipata TAB. 9.6 - INTERRUTTORI 6 In (A) NR. MAGNETOTERMICI COMPATTI 10 MTC 45 - 60 - 100 16 20 25 32 Polo N Polo N Polo N Polo N Polo N Polo N R (mΩ) 29,4 2,6 20,3 2,6 8,7 2,6 5,7 2,6 5,3 2,6 3,4 2,6 P (W) 1,06 0,09 2,03 0,26 2,22 0,67 2,27 1,04 3,34 1,63 3,45 2,66 TAB. 9.7 - INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI MT 60 - 100 - 250 Caratteristica di intervento In (A) B C D P (W) R (mΩ) P (W) R (mΩ) P (W) 1 – – 2,20 2200 – – 2 – – 2,70 675 – – 3 – – 2,30 256 – – 4 – – 2,20 138 – – 6 1,42 39 1,42 39 0,80 22 10 2,13 21 2,13 21 1,20 12 16 2,80 11 2,80 11 1,60 6,3 20 2,56 6,4 2,56 6,4 2,10 5,3 25 3,10 5 3,10 5 2,00 3,2 32 3,00 2,9 3,00 2,9 2,40 2,4 40 3,10 1,9 3,10 1,9 2,70 1,7 50 3,87 1,5 3,87 1,5 – – 63 4,51 1,2 4,51 1,2 – – TAB. 9.8 - INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI R (mΩ) MTHP 100 - 250 In (A) 20 25 32 40 50 63 80 100 125 R (mΩ) 7 4,4 3,0 2,2 1,7 1,4 0,9 0,7 0,7 P (W) 2,8 2,7 3,1 3,5 4,2 5,6 5,6 7,4 11 191 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Vantaggi applicativi apparecchi modulari compatti ● Fig. 9.7 Nel civile e nel piccolo terziario è consuetudine installativa utilizzare nella distribuzione faseneutro la protezione 1P+N; è però fondamentale sottolineare che il dispositivo di protezione sul neutro, pur non essendo obbligatorio, certamente non è vietato, anzi è decisamente consigliabile vista la presenza nella quasi totalità dei casi di personale non addestrato. Gli apparecchi modulari compatti MTC, proteggendo 2 poli in un solo modulo, consentono di realizzare a parità di ingombro la protezione 2P e assicurano quindi anche la protezione del neutro. I vantaggi sono la garanzia assoluta di intervento in presenza di sovracorrenti, grazie alla presenza di due sganciatori, e la certezza di permanente e corretta protezione anche in caso di inversione di polarità dei cavi. La gamma compatta MTC e MDC offre la possibilità di ridurre gli spazi di installazione e quindi di realizzare impianti con centralini NEUTRO NON PROTETTO PROTEZIONE TOTALE ed involucri di minori dimensioni, con conseguente risparmio nei costi; inoltre è di fondamentale importanza l’opportunità, nelle operazioni di STANDARD ristrutturazione ed adeguamento degli impianti, di incrementare le prestazioni riutilizzando i contenitori preesistenti, evitando così i costi aggiuntivi delle opere murarie. Nella tabella seguente viene evidenziata per ciascun tipo di distribuzione elettrica la riduzione di ingombro ottenibile. 1P + N ● Tab. 9.9 DISTRIBUZIONE 2P PROTEZIONE ELETTRICA ● Fig. 9.8 PROTEZIONE RIDUZIONE PROTEZIONE MAGNETOTERMICA DI INGOMBRO - 50% - 50% - 33% - 50% 2P 2P 3P 4P Fase-fase Fase-neutro Trifase Trifase + neutro MAGNETOTERMICA DIFFERENZIALE 2 POLI PROTETTI STANDARD 2 moduli (36 mm) STANDARD 1 modulo (18 mm) 4 moduli (72 mm) 2 moduli (36 mm) 4 POLI PROTETTI STANDARD STANDARD È altresì importante mettere in evidenza che, a parità di ingombro, gli interruttori compatti consentono di aumentare notevolmente il grado di sicurezza e di protezione tanto dell’impianto quanto delle persone. 192 4 moduli (72 mm) 2 moduli (36 mm) 7 moduli (126 mm) SPAZIO – 50% 4 moduli (72 mm) Esempi applicativi apparecchi modulari compatti nel residenziale Impianto elettrico di una villetta di circa 150 m2 con una potenza contrattuale pari a 6 kW. Dato l’elevato numero di potenze prevedibili quali: • illuminazione • frigorifero • congelatore • televisore • lavatrice • forno elettrico • idromassaggio • piastre elettriche • lavastoviglie • videoregistratore • forno a microonde si è mirato a parzializzare l’impianto elettrico per realizzare un coordinamento in selettività orizzontale tale da evitare la messa fuori servizio di utenze non interessate da guasto. ● Fig. 9.9 Centralino Gewiss ● Fig. 9.10 Esempio di realizzazione di un centralino per appartamento N.1 MDC 60 25A 2P 30mA GW 94 129 N.3 MDC 60 16A 2P 30mA GW 94 127 193 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Terziario Impianto elettrico di un esercizio commerciale con una potenza contrattuale pari a 20 kW. In strutture di questo tipo dove le utenze sono importanti, oltre che numerose, diventa indispensabile la massima parzializzazione dell’impianto elettrico per assicurare la continuità d’esercizio sia in presenza di sovraccarico e corto circuito che in presenza di correnti di dispersione a terra. Una possibile soluzione a quanto sopra esposto è data dalla seguente applicazione: N.1 MTC 60 32A 4P GW 90 290 N.5 MTC 60 10A 2P GW 90 246 N.3 MDC 60 10A 2P GW 94 126 N.3 MDC 60 10A 4P GW 94 166 N.1 MDC 60 16A 4P GW 94 167 N.1 MDC 60 16A 2P GW 94 127 ● Fig. 9.11 Esempio di realizzazione di un centralino per un piccolo esercizio commerciale magazzino ● Fig. 9.12 Centralino Gewiss 194 Scatolati serie MTS Gli interruttori scatolati di tipo tripolare o quadripolare per le loro caratteristiche modulari, risultano particolarmente adatti per essere inseriti in un moderno sistema di protezione per impianti elettrici. Questi apparecchi sono corredati di sganciatori termomagnetici per la protezione contro il sovraccarico e contro il cortocircuito. Nei tipi con corrente di impiego non molto elevata, gli sganciatori termici sono regolabili mentre quelli magnetici sono ad intervento istantaneo per un valore fisso di corrente ● Fig. 9.13 Serie MTSE Gli interruttori GEWISS, Serie MTS (Fig. 9.13) scatolati sono caratterizzati da: - dimensioni di ingombro estremamente compatte - elevato grado di standardizzazione - sensibile limitazione della corrente di guasto (anche nei tipi non limitatori) - possibilità di realizzare ogni tipo di coordinamento delle protezioni. Scelta degli apparecchi Nella Tab. 9.9 vengono riportate le caratteristiche elettriche degli interruttori scatolati GEWISS, Serie MTS. 195 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE TAB. 9.9 - INTERRUTTORI AUTOMATICI PER DISTRIBUZIONE DI POTENZA SERIE Corrente ininterrotta nominale Iu (A) Poli Nr. Tensione nominale di impiego Ue (AC) 50-60Hz (V) (DC) (V) Tensione nominale di tenuta ad impulso Uimp (kV) Tensione nominale di isolamento Ui (V) Tensione di prova a frequenza industriale per 1 min. (V) Potere di interruzione nominale limite in corto circuito Icu (AC) 50-60 Hz 220/230 V (kA) (AC) 50-60 Hz 380/415 V (kA) (AC) 50-60 Hz 440 V (kA) (AC) 50-60 Hz 500 V (kA) (AC) 50-60 Hz 690 V (kA) (DC) 250 V - 2 poli in serie (kA) (DC) 500 V - 2 poli in serie (kA) (DC) 500 V - 3 poli in serie (kA) (DC) 750 V - 3 poli in serie (kA) Potere di interruzione nominale di servizio in cto , Ics (1) (%Icu) Potere di chiusura nominale in corto circuito (415 V) (kA) Durata di apertura (415 V a Icu) (ms) Corrente di breve durata ammissibile nominale per 1 s, Icw (kA) Categoria di utilizzazione (EN 60947-2) Attitudine al sezionamento IEC 60947-2, EN 60947-2 Sganciatori magnetotermici T regolabile, M fisso 5 lth T regolabile, M fisso 10 lth T regolabile, M regolabile solo magnetico M fisso a microprocessore SEP/A SEP/B Intercambiabilità Esecuzioni Terminali esecuzione fissa esecuzione rimovibile esecuzione estraibile (2) Fissaggio su profilato DIN Vita meccanica (Nr. di manovre/operazioni orarie) Vita elettrica (a 415 V) (Nr. di manovre/operazioni orarie) Dimensioni base, fisso 3/4 poli L (mm) P (mm) H (mm) Pesi fisso 3/4 poli (kg) rimovibile 3/4 poli (kg) estraibile 3/4 poli (kg) MTS 160 MTS 250 160 3-4 690 500 6 690 3000 B 25 16 10 8 6 16 – 16 – 100% 32 8 N 50 36 20 12 8 35 – 35 – 75% 74 7 – A SI F-P EF - FC - FC CuAl - R N 65 36 30 25 14 35 35 – 20 100% 74 8 160-250 3-4 690 750 8 800 3000 H 100 65 50 40 18 65 50 – 35 75% 143 7 – A SI L 170 85 65 50 (3) 20 85 65 – 50 75% 187 6 FC - R – F-P-W F - EF - ES - FC FC CuAl - RC - R EF - FC - R EF - FC - R DIN EN 50022 25000 /240 8000 /120 90 /120 70 120 1.1/1.5 1.3/1.7 – DIN EN 50023 25000 /120 10000 (160A) - 8000 (250A) /120 105/140 103.5 170 2.6/3.5 3.1/4.1 3.5/4.5 (1) Per interruttori MTS 250 N/H/L, MTSE 250 N/H/L, MTS 630 N/H, MTSE 630 N/H, MTS 800 N/S/H, MTSE 800 N/S/H, la prestazione percentuale di Ics a 690V è ridotta del 25%. (2) Gli interruttori in versione estraibile vanno corredati con il frontale per comando a leva o con gli accessori ad essi alternativi come la maniglia rotante o il comando motore (3) L’interruttore MTS 250 con potere di interruzione L a 690V può essere alimentato solo superiormente. 196 TABELLA DI PRESTAZIONE MTSE 250 N 65 36 30 25 18 – – – – 100% 74 8 160-250 3-4 690 – 8 800 3000 H 100 65 50 40 22 – – – – 100% 143 7 MTS 630 - MTSE 630 400-630 3-4 690 750 8 800 3000 N H L 65 100 200 36 65 100 30 50 80 25 40 65 20 25 30 35 65 100 35 50 65 – – – 20 35 50 100% 100% 75% 74 143 220 8 7 6 5 (400A) B (400A) - A (630A) SI L 200 100 80 65 30 – – – – 75% 220 6 A SI F-P-W F - EF - ES - FC FC CuAl - RC - R EF - FC - R EF - FC - R – 20000/120 10000 (160A) - 8000 (250A) /120 105/140 103.5 254 4/5.3 4.5/5.9 4.9/6.3 LEGENDA ESECUZIONI F = Fisso P = Rimovibile W = Estraibile 630-800 3-4 690 750 8 800 3000 N S H L 65 85 100 200 36 50 65 100 30 45 50 80 25 35 40 65 20 22 25 30 35 50 65 100 20 35 50 65 – – – – 16 20 35 50 100% 100% 100% 75% 74 105 143 220 10 9 8 7 7.6 (630A) - 10 (800A) B SI F - P (400A) - W F - EF (400A) - ES - FC FC CuAl (400A) - RC (400A) - R EF - FC - R EF (400A) - ES - FC (400A) R - VR (630A) – 20000/120 7000 (400A) - 5000 (630A) /60 140/184 103.5 254 5/7 6.1/8.4 6.4/8.7 LEGENDA TERMINALI F = Anteriori EF = Anteriori prolungate ES = Anteriori prolungati divaricati MTS 800 - MTSE 800 F-W F - EF - ES - FC CuAl RC - R – EF - HR - VR – 20000/120 7000 (630A) - 5000 (800A) /60 210/280 103.5 268 9.5/12 – 12.1/15.1 FC = Anteriori per cavi in rame FC CuAl = Anteriori per cavi in rame o alluminio R = Posteriori filettati MTSE 1600 1250-1600 3-4 690 – 8 800 3000 S H L 85 100 200 50 65 100 40 55 80 35 45 70 20 25 35 – – – – – – – – – – – – 100% 75% 50% 105 143 220 22 22 22 15 (1250A) - 20 (1600A) B SI F-W F - EF - ES - FC CuAl (1250A) HR - VR – EF - HR - VR – 10000/120 7000 (1250A) - 5000 (1600A) /20 210/280 138.5 406 17/22 – 21.8/29.2 RC = Posteriori per cavi in rame o alluminio HR = Posteriori in piatto orizzontali VR = Posteriori in piatto verticali 197 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Serie MTS: componibilità e accessoriabilità COMPONENTI 198 1 Interruttore base 2 Sottobase 3 Frontale standard 4 Frontale DIN 5 Comando a maniglia rotante diretta 6 Frontali per comando a leva per fisso / rimovibile / estraibile 7 Comando a motore ad azione diretta 8 Copriterminali isolanti (alti / bassi) 9 Sganciatore 10 Terminali di connessione (anteriori / posteriori) 11 Sganciatori di servizio (apertura, minima tensione, ...) 12 Contatti ausiliari 13 Connettori per sganciatori di servizio e contatti ausiliari 14 Parte fissa per interruttore rimovibile 15 Elementi di trasformazione in parte mobile di estraibile 16 Blocco a chiave per interruttore estraibile 199 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Tipi di sganciatori impiegati Lo scopo principale di un interruttore automatico è quello di assicurare la protezione dei circuiti che alimenta. Tale protezione deve essere assicurata: - dai sovraccarichi mediante sganciatori termici costituiti da lamine bimetalliche o mediante sganciatori statici entrambi funzionanti secondo una curva a tempo inverso - dai cortocircuiti mediante sganciatori magnetici o statici a tempo indipendente, con funzionamento istantaneo o con breve ritardo. - dai guasti verso terra con l’ausilio di blocchi differenziali sensibili alle correnti di guasto verso terra. Per gli interruttori di bassa tensione gli sganciatori sono normalmente disponibili sul mercato con una estesa possibilità di regolazione e con differenti caratteristiche di intervento. Protezione termomagnetica I tipi più semplici sono quelli magnetotermici per gli interruttori modulari. Questi componenti non hanno la possibilità di essere regolati, ma devono essere adattati alle caratteristiche del circuito cambiando la corrente nominale dell’interruttore oppure la caratteristica tipica di intervento (caratteristica C anziché B). Per gli apparecchi di taglia superiore (interruttori scatolati), gli sganciatori magnetotermici hanno la possibilità di regolazione della corrente di intervento per la protezione dei sovraccarichi (comunemente definita protezione termica o di lungo ritardo). In questo modo è possibile adattare la protezione alle esigenze del circuito ed effettuare un’ottima scelta dei cavi. La protezione magnetica contro i cortocircuiti ha invece una caratteristica fissa: l’intervento avviene non appena superato un valore di corrente prestabilito con un tempo tanto breve da poter essere definito “istantaneo”. Per gli interruttori scatolati da inserire all’interno dei quadri, sono disponibili (in alternativa a quelli magnetotermici) gli sganciatori elettronici che offrono maggiori possibilità di regolazione della corrente. Le versioni più sofisticate degli sganciatori elettronici permettono molte possibilità di regolazione della corrente e dei tempi di intervento. Scelta degli sganciatori Viene normalmente effettuata in base a considerazioni tecnico-economiche, in funzione delle caratteristiche dell’impianto da proteggere e del grado di selettività da realizzare nell’intervento delle protezioni. Economicamente la scelta dei tipi più semplici (sganciatori magnetotermici) permette di tenere bassi i costi, mentre dal punto di vista tecnico le versioni più sofisticate (sganciatori elettronici) offrono migliori prestazioni e maggiori possibilità di impiego Indubbiamente questi ultimi, offrono una maggior precisione di intervento e garantiscono la costanza della corrente di taratura al variare della temperatura nel punto di installazione, mentre quelli magnetotermici intervengono a valori differenti di corrente in funzione della temperatura del luogo dove sono installati. In ultima analisi, si può asserire che la scelta degli sganciatori deve essere effettuata in modo che possono garantire la protezione delle utenze e delle condutture dai sovraccarichi e dai cortocircuiti, nonché quella delle persone nel rispetto delle prescrizioni contenute nelle norme. La taratura delle protezioni Se si dovesse considerare solamente la necessità di proteggere l’impianto elettrico, la miglior regolazione delle protezioni sarebbe quella di prevedere l’intervento istantaneo ad un valore di corrente di poco superiore a quello nominale dell’utenza o del circuito da proteggere. In pratica questo tipo di regolazione non può essere realizzata in quanto bisogna consentire ai 200 circuiti protetti di superare qualche periodo di funzionamento transitorio che fa parte delle normali caratteristiche delle utenze. Esempi tipici sono l’avviamento di un motore asincrono trifase che assorbe una corrente di spunto elevata e l’accensione di lampade ad incandescenza che, a causa del filamento freddo all’atto dell’accensione, presentano una resistenza bassa e di conseguenza assorbono una corrente maggiore di quella nominale. Se gli sganciatori possono essere regolati, la taratura ideale è quella che colloca la curva di intervento più vicina possibile agli assi cartesiani avendo però l’accortezza di non interferire con le curve di corrente dei transitori caratteristici del carico. Nel caso di un interruttore posto a protezione di un quadro, normalmente è necessario prevedere l’intervento selettivo delle protezioni a monte del quadro protetto rispetto a quelle a valle. In queste situazioni è necessario considerare: - il tempo occorrente all’interruttore a valle per interrompere la corrente dopo l’intervento della relativa protezione, - le tolleranze del tempo di intervento degli sganciatori, - le tolleranze del tempo effettivo di interruzione delle correnti. Se si hanno diversi gradini di selettività cronometrica, la taratura del tempo di intervento dell’interruttore più a monte può risultare tanto elevata da superare il mezzo secondo. L’inconveniente può essere superato agevolmente con l’impiego di sganciatori elettronici, la cui precisione permette di garantire la selettività cronometrica con un ∆t tra monte e valle di 0,1 sec. Con questo accorgimento si possono ottenere diversi gradini di selettività con un intervallo di tempo molto breve. Concetto di limitazione corrente presunta e corrente reale La corrente presunta di cortocircuito è quella corrente che circolerebbe nel circuito se ciascun polo del dispositivo di protezione avesse un’impedenza trascurabile. In realtà così non è poichè sia l’interruttore che i cavi presentano una certa resistenza, pertanto la corrente reale di cortocircuito risulterà, a favore della sicurezza, sempre inferiore a quella presunta dedotta dai calcoli. In commercio si trovano anche interruttori automatici che possono limitare il valore della corrente di cortocircuito interrotta, chiamati interruttori ”limitatori”. Il potere di limitazione di un interruttore automatico consiste nella capacità, più o meno elevata, di lasciare passare, in occasione di un cortocircuito, una corrente limitata inferiore a quella di cortocircuito presunta. Questa limitazione si può ottenere con una elevata resistenza propria dell’interruttore e/o con un tempo di sgancio estremamente ridotto a tensione d’arco elevata. Negli interruttori limitatori vengono normalmente soddisfatte le condizioni: - apertura dei contatti prima che la corrente raggiunga il valore di picco, - immediato inserimento nel circuito di un’alta resistenza, costituita da un’elevata tensione d’arco. I vantaggi ottenuti con la tecnica della limitazione della corrente di cortocircuito sono i seguenti: - minor riscaldamento dei conduttori e degli isolanti con conseguente aumento della loro vita operativa, - minori effetti meccanici dovuti alle forze elettrodinamiche di repulsione (ridotte) e quindi meno rischi di deformazioni e di rotture, - minor influenza sugli apparecchi di misura vicini degli effetti elettromagnetici del cortocircuito. 201 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Gli sganciatori elettronici a microprocessore (Fig. 9.14 e 9.15), rilevano, tramite trasformatori amperometrici, il valore efficace delle forme d’onda delle correnti dell’impianto. Questi valori vengono elaborati da un’unità elettronica di protezione che, in caso di sovraccarico, cortocircuito e guasto verso terra, attiva uno sganciatore a demagnetizzazione che agisce sul dispositivo di sgancio dell’interruttore, provocandone l’apertura. Sganciatori elettronici ● Fig. 9.14 Sganciatore elettronico SEP/A ● Fig. 9.15 Sganciatore elettronico SEP/B Grazie ad una componentistica elettronica che garantisce assoluta affidabilità ed immunità da qualsiasi disturbo di tipo elettromagnetico, gli sganciatori SEP/A e SEP/B rappresentano la protezione ideale per ogni tipologia di circuito o utenza elettrica. Le ampie e pressoché illimitate regolazioni sia della corrente sia del tempo di intervento garantiscono un elevato grado di selettività fra le diverse grandezze della stessa gamma di apparecchiature. In pratica vengono garantite le seguenti funzioni protettive: - L protezione contro il sovraccarico a tempo lungo inverso - S protezione selettiva contro il cortocircuito a tempo breve inverso o dipendente o fisso indipendente (solo SEP/B) - I protezione istantanea contro il cortocircuito - G protezione contro il guasto verso terra a tempo breve inverso o dipendente o regolabile indipendente (solo SEP/B) 202 Nella Tab. 9.10 e 9.11 vengono rispettivamente riportate le caratteristiche tecniche degli sganciatori elettronici, nonché le curve e le soglie di intervento degli stessi. ● Tab. 9.10 Caratteristiche tecniche TEMPERATURA UMIDITÀ 90% RELATIVA FREQUENZA SCARICHE 45 ÷ 66 Hz DI LAVORO COMPATIBILITÀ CAMPO -25°C ÷ +70°C DI FUNZIONAMENTO ELETTROMAGNETICA (LF E HF) IEC 1000-4-2 ELETTROSTATICHE ELETTROMAGNETICO IRRADIATO TRANSITORI DI BREVE DURATA MTBF PREVISTO CARATTERISTICHE IEC 947-2 Annex F IEC 1000-4-3 IEC 1000-4-4 15 anni (a 45°C) DEL CONTATTO DI SEGNALAZIONE MASSIMA CORRENTE INTERROTTA 0,5 A MASSIMA TENSIONE INTERROTTA 24 Vcc/ca POTERE D’INTERRUZIONE 3 W/VA ISOLAMENTO CONTATTO/CONTATTO 500Vac ISOLAMENTO CONTATTO/BOBINA 1000 Vac TAB. 9.11 - SOGLIE E CURVE DI INTERVENTO FUNZIONE DI PROTEZIONE NON ESCLUDIBILE SOGLIA DI INTERVENTO Contro sovraccarico con intervento ritardato a tempo lungo inverso e caratteristica di intervento secondo una curva a tempo dipendente (l 2t = costante) Contro corto circuito con intervento ritardato a tempo breve inverso e caratteristica di interventoo a tempo dipendente (l 2t = costante) oppure a ESCLUDIBILE tempo indipendente Contro corto circuito con intervento istantaneo regolabile ESCLUDIBILE Contro guasto a terra con intervento ritardato a tempo breve inverso e caratteristica di intervento secondo una ESCLUDIBILE curva a tempo dipendente (l2t = costante) l1 = 0,4 - 0,5 - 0,6 - 0,7 - 0,8 - 0,9 - 0,95 - 1 x In l1 = 0,4 - 0,5 - 0,55 - 0,6 - 0,65 - 0,7 - 0,75 - 0,8 - 0,85 - 0,875 0,9 - 0,925 - 0,95 - 0,975 - 1 x In Sgancio tra 1,05 ... 1,30 x l1 (IEC 60947-2) Pt=cost ON Pt=cost OFF CURVE DI INTERVENTO a 6 xl1 a 6x l1 a 6x l1 t1 = 3s t1 = 6s t1 = 12s (tolleranza :+ 10% fino a 2 x ln: + 20% oltre 2 x In) a 6x l1 t1 = 18s l2 = 1 -2 -3 - 4 -6 - 8 - 10 x ln Tolleranza : + 10% a 8 xl1 a 8x l1 t2 = 0,05s t2 = 0,1s (tolleranza : + 20%) a 8x l1 t2 = 0,25s a 8x l1 t2 = 0,5s l2 = 1 -2 -3 - 4 -6 - 8 - 10 x ln Tolleranza : + 10% t2 = 0,05s t2 = 0,1s (tolleranza : + 20%) t2 = 0,25s t2 = 0,5s l3 = 1,5 -2 - 4 -6 - 8 - 10 - 12 x ln (*) Tolleranza : + 20% (*) Per S5 630, l3max = 8 x ln l4 = 0,2 - 0,3 - 0,4 - 0,6 - 0,8 - 0,9 - 1 x ln Tolleranza : + 20% fino a 3,25 x 14 fino a 2,25 x 14 fino a 1,6 x 14 t4 = 100ms t4 = 200ms t4 = 400ms (tolleranza :+ 10% fino a 2 x ln: + 20% oltre 2 x In) fino a 1,25 x 14 t4 = 800ms 203 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE TAB. 9.12 - SCELTA DELLO SGANCIATORE TERMOMAGNETICO IR (A) L1 - L2 - L3 Neutro MTS 160 12,5 12,5 16 16 20 20 25 25 32 32 40 40 50 50 63 63 80 80 100 100 ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ MTS 250 (160 A) ■ ■ 125 125 125 80 160 100 ■ ■ ■ ■ ■ ■ MTS 250 (250 A) 200 125 250 160 ■ ■ MTS 630 (400 A) 320 200 400 250 ■ ■ MTS 630 (630 A) Neutro Neutro 800 500 ■ MTS 800 (800 A) 5 x Ith L1-L2-L3 630 400 ■ MTS 800 (630 A) 10 x Ith L1-L2-L3 500 320 ■ 500 500 500 500 500 500 500 630 800 1000 1250 1250 1600 2000 2500 500 500 500 500 500 500 500 630 800 1000 1250 800 1000 1250 1600 160 160 200 200 300 200 300 320 400 500 630 630 800 1000 1250 160 160 200 200 300 200 300 320 400 500 630 400 500 625 800 Tm regolabile L1-L2-L3 3200 4000 5000 6300 8000 Neutro 2000 2500 3200 4000 5000 Note: 1) L’indicazione “IR” identifica la corrente di taratura per la protezione delle fasi (L1-L2-L3) e del neutro (seconda riga). 2) Gli sganciatori termomagnetici che equipaggiano gli interruttori MTS 160 e MTS 250, hanno l’elemento termico a soglia regolabile 0,7 ÷ 1 x In. Il valore di corrente regolato che si ottiene agendo sull’apposito selettore è da intendersi nominale a 40°C. L’elemento magnetico ha soglia di intervento fissa, con valori d’intervento che variano in funzione della taratura delle fasi. 3) Le soglie di intervento della protezione magnetica sono funzione della taratura adottata sia per la protezione delle fasi (L1-L2-L3) che del neutro. Gli sganciatori denominati 10 x Ith sono indicati per tutte le applicazioni di distribuzione, mentre gli sganciatori 5 x Ith trovano impiego dove è richiesta una soglia di intervento magnetico bassa. 204 INTERRUTTORI CON SGANCIATORI MAGNETOTERMICI Declassamento in temperatura INTERRUTTORI IN (A) 16 25 40 63 100 125 160 32 50 80 100 125 160 200 250 10 °C 20 °C 30 °C 14 ÷ 19 21 ÷ 30 33 ÷ 47 53 ÷ 74 84 ÷ 118 102 ÷ 145 130 ÷ 184 13 ÷ 18 19,5 ÷ 28 32 ÷ 45 50 ÷ 70 80 ÷ 112 100 ÷ 140 125 ÷ 176 11,5 ÷ 17 18,5 ÷ 26,5 30 ÷ 42 47 ÷ 66 76 ÷ 106 93 ÷ 133 120 ÷ 168 320 400 500 10 °C 20 °C 30 °C 26 ÷ 43 37 ÷ 62 59 ÷ 98 83 ÷ 118 103 ÷ 145 130 ÷ 185 162 ÷ 230 200 ÷ 285 24 ÷ 39 35 ÷ 58 55 ÷ 92 80 ÷ 113 100 ÷ 140 124 ÷ 176 155 ÷ 220 193 ÷ 275 22 ÷ 36 33 ÷ 54 52 ÷ 86 74 ÷ 106 94 ÷ 134 118 ÷ 168 147 ÷ 210 183 ÷ 262 630 800 11 ÷ 16 17,5 ÷ 25 28 ÷ 40 44 ÷ 63 70 ÷ 100 88 ÷ 125 112 ÷ 160 50 °C 60 °C 70 °C 10,5 ÷ 15 16,5 ÷ 23 26 ÷ 37 42 ÷ 60 65 ÷ 94 81 ÷ 116 106 ÷ 150 9,5 ÷ 14 15 ÷ 21 24 ÷ 34 38 ÷ 56 59 ÷ 85 75 ÷ 108 100 ÷ 140 8,5 ÷ 13 13 ÷ 19 21 ÷ 31 34 ÷ 52 49 ÷ 75 58 ÷ 101 90 ÷ 130 MTS 250 SCATOLATI 40 °C 19 ÷ 32 30 ÷ 50 48 ÷ 80 70 ÷ 100 88 ÷ 125 112 ÷ 160 140 ÷ 200 175 ÷ 250 50 °C 60 °C 70 °C 16 ÷ 27 27 ÷ 46 44 ÷ 74 66 ÷ 95 80 ÷ 115 106 ÷ 150 133 ÷ 190 168 ÷ 240 14 ÷ 24 25 ÷ 42 40 ÷ 66 59 ÷ 85 73 ÷ 105 100 ÷ 104 122 ÷ 175 160 ÷ 230 11 ÷ 21 22 ÷ 39 32 ÷ 58 49 ÷ 75 63 ÷ 95 90 ÷ 130 107 ÷ 160 150 ÷ 220 MTS 630 TEMPERATURE 10 °C 20 °C 30 °C 260 ÷ 368 325 ÷ 465 435 ÷ 620 245 ÷ 350 310 ÷ 442 405 ÷ 580 234 ÷ 335 295 ÷ 420 380 ÷ 540 INTERRUTTORI IN (A) SCATOLATI 40 °C TEMPERATURE INTERRUTTORI IN (A) MTS 160 TEMPERATURE INTERRUTTORI IN (A) SCATOLATI SCATOLATI 40 °C 224 ÷ 320 280 ÷ 400 350 ÷ 500 50 °C 60 °C 70 °C 212 ÷ 305 265 ÷ 380 315 ÷ 450 200 ÷ 285 250 ÷ 355 280 ÷ 400 182 ÷ 263 230 ÷ 325 240 ÷ 345 50 °C 60 °C 70 °C 405 ÷ 580 520 ÷ 740 380 ÷ 540 470 ÷ 670 350 ÷ 500 420 ÷ 610 MTS 800 TEMPERATURE 10 °C 20 °C 30 °C 520 ÷ 740 685 ÷ 965 493 ÷ 705 640 ÷ 905 462 ÷ 660 605 ÷ 855 40 °C 441 ÷ 630 560 ÷ 800 205 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE DECLASSAMENTO IN TEMPERATURA - INTERRUTTORI CON SGANCIATORI ELETTRONICI MTSE 250 (160A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 160 160 160 160 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 160 160 160 160 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 160 160 160 160 160 160 152 152 1 1 1 1 1 1 0,95 0,95 170 RIMOVIBILE ESTRAIBILE Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 160 160 160 160 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 160 160 160 160 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 160 160 160 160 152 152 144 144 1 1 1 1 0,95 0,95 0,9 0,9 170 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi 165 165 160 160 155 155 150 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi 150 Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati 145 Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati 145 140 140 135 135 130 130 125 125 120 120 MTSE 250 (250A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 250 250 250 250 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 250 250 250 250 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 250 250 250 250 1 1 1 1 70°C Imax (A) I1 237,5 37,5 225 225 0,95 0,95 0,9 0,9 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati 206 RIMOVIBILE ESTRAIBILE Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 250 250 250 250 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 250 250 250 250 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 250 250 250 250 225 225 200 200 1 1 1 1 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati 0,9 0,9 0,8 0,8 MTSE 630 (400A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 400 400 400 400 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 400 400 400 400 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 400 400 400 400 380 380 360 320 1 1 1 1 1 1 1 1 0,95 0,9 0,9 0,8 RIMOVIBILE ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati 400 400 400 400 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 400 400 400 380 1 1 1 0,95 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 400 380 380 360 380 360 360 320 1 1 1 1 0,95 0,9 0,9 0,8 Anteriori in piatto Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati Posteriori filettati MTSE 630 (630A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 630 630 630 1 1 1 50°C Imax (A) I1 598,5 567 504 60°C Imax (A) I1 0,95 0,9 0,8 567 504 441 0,9 0,8 0,7 70°C Imax (A) I1 504 441 378 0,8 0,7 0,6 ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Posteriori filettati 630 630 630 1 1 1 50°C Imax (A) I1 504 567 441 0,8 0,9 0,7 60°C Imax (A) I1 441 504 378 0,7 0,8 0,6 70°C Imax (A) I1 378 441 315 0,6 0,7 0,5 Anteriori in piatto Posteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Anteriori in piatto Posteriori filettati Posteriori filettati 207 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE DECLASSAMENTO IN TEMPERATURA - INTERRUTTORI CON SGANCIATORI ELETTRONICI MTSE 800 (630A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 630 630 630 630 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 630 630 630 630 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 630 598,5 598,5 567 70°C Imax (A) I1 1 598,5 0,95 567 0,95 567 0,9 504 0,95 0,9 0,9 0,8 ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 630 630 630 1 1 1 Anteriori in piatto 50°C Imax (A) I1 630 630 598,5 60°C Imax (A) I1 1 598,5 1 598,5 0,95 567 0,95 0,95 0,9 70°C Imax (A) I1 567 567 504 0,9 0,9 0,8 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali Terminali anteriori per cavi Posteriori filettati MTSE 800 (800A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 800 800 800 800 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 800 800 800 800 1 1 1 1 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 800 760 760 720 760 720 720 640 1 0,95 0,95 0,9 Anteriori in piatto 0,95 0,9 0,9 0,8 ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 800 800 800 1 1 1 50°C Imax (A) I1 800 800 760 Posteriori filettati 208 760 0,95 760 0,95 720 0,9 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi 1 1 0,95 60°C Imax (A) I1 70°C Imax (A) I1 720 720 640 0,9 0,9 0,8 MTSE 1600 (1250A) FISSO Anteriori in piatto Terminali anteriori per cavi Terminali posteriori per cavi Posteriori filettati fino a 40°C Imax (A) I1 1250 1250 1250 1250 1 1 1 1 50°C Imax (A) I1 1250 1250 1250 1250 60°C Imax (A) I1 1 1250 1 1250 1 1187,5 1 1250 70°C Imax (A) I1 1 1187,5 1 1187,5 0,95 1125 1 1125 0,95 0,95 0,9 0,9 ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 1250 1250 1250 1 1 1 50°C Imax (A) I1 1250 1250 1250 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali 1 1 1 60°C Imax (A) I1 1187,5 1187,5 1125 0,95 0,95 0,9 70°C Imax (A) I1 1125 1125 1000 0,9 0,9 0,8 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali Terminali anteriori per cavi Posteriori in piatto orizzontali MTSE 1600 (1600A) FISSO Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali fino a 40°C Imax (A) I1 1600 1600 1600 1 1 1 50°C Imax (A) I1 1520 1520 1440 0,95 0,95 0,9 60°C Imax (A) I1 1440 0,9 1440 0,9 1280 0,8 70°C Imax (A) I1 1280 1280 1120 0,8 0,8 0,7 ESTRAIBILE fino a 40°C Imax (A) I1 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 1600 1600 1600 1 1 1 50°C Imax (A) I1 1440 1440 1280 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 0,9 0,9 0,8 60°C Imax (A) I1 1280 1280 1120 0,8 0,8 0,7 70°C Imax (A) I1 1120 1120 906 0,7 0,7 0,6 Anteriori in piatto Posteriori in piatto verticali Posteriori in piatto orizzontali 209 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Potenze dissipate POTENZE Taratura Iu (A) 12,5 (W) MTS 160 MTS 250 MTSE 250 MTS 630 MTSE 630 MTS 800 MTSE 800 F P F P-W F P-W F P-W F P-W F W F W 12 13 16 18 5 8 15 22 40 55 92 117 90 115 93 119 96 125 MTSE 1600 F W 12,5 6 6,5 16 16 7,5 8,5 20 20 8 9 25 25 10 11 32 32 14 15 40 40 10 11 50 50 13 14 63 63 16 17 80 80 21 23 18 21 100 100 18 20 21 25 125 125 24 26 20 26 160 160 30 35 30 40 200 200 36 46 250 250 50 65 320 320 60 90 45 65 400 400 65 96 60 90 630 630 170 200 800 800 1000 1000 102 140 1250 1250 160 220 1600 1600 260 360 F: Interruttore fisso P: Interruttore rimovibile W: Interruttore estraibile 210 DISSIPATE INTERRUTTORI SCATOLATI Curve MTC 45 - 60 - 100/MT 60 - 100 - 250/MTHP 100 - 250 TIPO C (CEI EN 60898) MT 60 - 100/MTHP 100 CURVE DI INTERVENTO - INTERRUTTORI MODULARI MT 60 TIPO B (CEI EN 60898) I diagrammi mostrano le curve di intervento della protezione contro il sovraccarico (curva a tempo inverso) e contro il cortocircuito con intervento istantaneo. Nelle ordinate si hanno i tempi di intervento mentre nelle ascisse sono indicati i multipli delle correnti nominali degli interruttori. Come si può osservare la protezione termica interviene a partire dal valore di 1,45 In, mentre il valore Im (corrente che provoca l’intervento istantaneo della protezione magnetica) può essere pari a 3 ÷ 20 In, a seconda delle caratteristiche di intervento degli interruttori. Inf If t 1 2 Curva B Curva C Curva D 3 5 10 20 In 1 limite d’intervento termico a freddo, tutti i poli caricati: corrente di prova di non intervento 1,13 In (Inf) corrente di prova di sicuro intervento 1,45 In (In) TIPO D (CEI EN 60898) 2 limite d’intervento elettromagnetico 211 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DI INTERVENTO - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 Im = 10 x Ith t [s] Im = 10 x Ith 104 t [s] 104 103 103 102 102 10 10 1 1 50 ÷ 160 10-1 32 40 20 25 10-1 12,5 50 16 10-2 10-2 10-1 1 1,05 10 10-1 102 x Ith MTS 250 1 1,05 Im = 5 x Ith 104 t [s] 104 103 103 102 102 10 10 1 1 80 ÷ 250 10-1 10-1 50 10-2 10-1 212 102 x Ith 10 MTS 250 Im = 10 x Ith t [s] 32 32 10-2 1 1,05 10 102 x Ith 10-1 1 1,05 10 102 x Ith MTS 250 MTS 630 Im = 5 x Ith t [s] Im = 5 ÷ 10 x Ith 104 t [s] Ith = 0,7 ÷ 1 x In 104 103 103 2 2 10 10 10 10 1 1 80 ÷ 250 10-1 10-1 10-2 10-2 10-1 1 1,05 10 102 x Ith MTS 800 (630A) Im = 5 ÷ 10 x Ith t [s] 10-1 1 1,05 10 102 x Ith 10 102 x Ith MTS 800 (800A) Ith = 0,7 ÷ 1 x In Im = 5 ÷ 10 x Ith 104 t [s] 103 Ith = 0,7 ÷ 1 x In 104 103 2 2 10 10 10 10 1 1 10-1 10-1 10-2 10-2 10-1 1 1,05 10 102 x Ith -1 10 1 1,05 213 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DI INTERVENTO - INTERRUTTORI SCATOLATI MTSE 250 - MTSE 630 - MTSE 800 - MTSE 1600 SEP/A - Funzioni LI - I N.B. Per MTSE 630 la soglia massima impostabile della funzione I è 8 x In t [s] 104 SEP/B - Funzione LSI, S a tempo breve inverso (I2t = cost. ON) N.B. Per MTSE 630 la soglia massima impostabile della funzione I è 8 x In t [s] L 104 L 0,5 0,4 103 0,7 0,95 0,6 0,8 1 0,9 0,4-0,5-0,55-0,6-0,65-0,7-0,75-0,80,85-0,875-0,9-0,925-0,95-0,975-1 0,4 103 1 1,5 2 10 1,5 2 D C B 10 4 A 2 D C 2 B 4 1 A 6 6 8 D C 10 D 10 C 10 12 B B A A 1 D C 2 3 8 10 12 B 4 6 A 8 1 10 10-1 S 10-1 I2t ON I 10-2 I 10-2 10-1 1 1,05 10 102 x In 10-1 1 1,05 10 102 x In MTSE 250 - MTSE 630 - MTSE 800 - MTSE 1600 SEP/B - Funzione LSI, S a tempo indipendente (I2t = cost. OFF) N.B. Per MTSE 630 la soglia massima impostabile della funzione I è 8 x In t [s] SEP/B - Funzione G t [s] 104 L 104 0,2 0,4-0,5-0,55-0,6-0,65-0,7-0,75-0,80,85-0,875-0,9-0,925-0,95-0,975-1 0,4 0,3 0,4 0,6 0,8 0,9 1 1 103 103 1,5 2 D C 2 10 102 B A 4 6 1 8 10 D C 2 10 12 B 3 G A 4 6 1 10 1 8 10 D D C C 10-1 S B B 2 I t OFF 10-1 A A I 10-2 10-2 10-1 214 1 1,05 10 102 x In 10-1 1 1,05 10 102 x In CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MTC MTC 45 - VERSIONI 1P+N, 2P - 230V 2 MTC 45 - VERSIONI 1P, 3P, 4P - 230/400V e 2P - 400V 2 I t (A s) 2 2 I t (A s) 6 10 6 10 32 5 25 10 32 25 5 10 20 16 10 6 4 10 20 16 10 6 4 10 3 10 3 10 2 10 500 1.000 4.500 10.000 MTC 60 - VERSIONI 1P+N, 2P - 230V 2 500 100.000 Icc (A) 1.000 4.500 10.000 100.000 Icc (A) MTC 60 - VERSIONI 1P, 3P, 4P - 230/400V e 2P - 400V 2 I t (A s) 2 2 I t (A s) 6 10 6 10 32 25 5 10 32 25 5 10 20 16 10 6 4 10 20 16 10 6 4 10 3 10 3 10 2 10 500 1.000 100.000 Icc (A) 6.000 10.000 500 1.000 6.000 10.000 100.000 Icc (A) Le curve riportate nella seguente pagina esprimono l’energia passante in funzione della MTC 100 - VERSIONI 1P+N, 2P - 230V corrente di cortocircuito Icc. riferita alla corrente del dispositivo di protezione per i diversi modelli di interruttori per la protezione differenziale. 2 2 I t (A s) Icc 6 10 5 32 25 4 20 16 10 6 10 10 Icc di cresta presunta Icc presunta Icc di cresta limitata Icc limitata 3 10 ti t 2 10 500 1.000 10.000 100.000 Icc (A) Qui sopra sono riportate le curve di limitazione dell’energia passante in funzione della corrente di cortocircuito espressa in kA. Le varie curve sono riferite a diversi valori di corrente nominale dell’apparecchio di protezione. 215 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MT 60 Tipo C 1P + N 2P 230V - MT 60 Tipo C 2P 400V - MT 60 100000 Tipo C 1P - 230V 3P e 4P 400V - MT 60 100000 100000 50/63A 50/63A 32/40A 25A 20A 16A 50/63A 32/40A I t (A s) 2 I t (A s) 2 2 25A 20A 16A 10A 10000 2 32/40A 25A 20A 16A 10A I t (A s) 2 2 10A 10000 6A 10000 6A 6A 3/4A 3/4A 1/2A 1000 100 100 1/2A 1000 1000 10000 100 100 1000 1000 Icc (A) Tipo B 2P - 230V - MT 60 10000 1000 10000 Icc (A) Tipo B 2P 400V - MT 60 Icc (A) Tipo B 1P-230V 3P e 4P 400V - MT 60 100000 100000 100 100 100000 50/63A 50/63A 32/40A 25A 20A 16A 50/63A 32/40A I2t (A2s) 25A 20A 16A 10A 10000 I2t (A2s) 32/40A 25A 20A 16A 10A 6A I2t (A2s) 10A 10000 10000 6A 6A 1000 1000 100 100 1000 10000 Icc (A) 216 100 100 1000 1000 10000 Icc (A) 100 100 1000 10000 Icc (A) CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MT 60 - MT 100 Tipo D 2P 230V - MT 60 Tipo D 2P 400V - MT 60 100000 Tipo D 1P - 230V 3P e 4P 400V - MT 60 100000 100000 32/40A 25A 20A 16A 10A 32/40A I2t (A2s) I2t (A2s) 25A 20A 16A 10000 32/40A 25A 20A 16A 10A I2t (A2s) 6A 10000 10000 6A 10A 6A 1000 100 100 1000 1000 1000 100 100 10000 1000 10000 Icc (A) Tipo C 1P 230V 3P e 4P 400V - MT 100 I2t (A2s) 1000 10000 Icc (A) Tipo C 2P 230V - MT 100 50/63A 100000 100 100 Icc (A) Tipo C 2P 400V - MT 100 50/63A 100000 32/40A 32/40A 25A 20A 16A 10A 6A 25A 20A 16A 10A 6A I2t (A2s) 100000 50/63A 32/40A 25A 20A 16A I2t (A2s) 10A 6A 10000 10000 10000 1000 1000 1000 100 100 1000 100 100 10000 Icc (A) 1000 100 100 10000 Icc (A) 1000 10000 Icc (A) 217 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MT 100 - MT 250 Tipo D 1P-230V 3P e 4P 400V - MT 100 Tipo D 2P 230V - MT 100 Tipo D 2P 400V - MT 100 100000 100000 100000 32/40A 25A 20A 16A 10A I2t (A2s) 6A 32/40A 25A 20A 16A 10A I2t (A2s) 10000 10000 32/40A 25A 20A 16A 10A I2t (A2s) 6A 10000 6A 1000 1000 100 100 100 100 10000 1000 1000 Icc (A) Tipo C 1P-230V 3P e 4P 400V - MT 250 50/63A 32/40A 100000 50/63A 32/40A 20A 16A 10A 25A 20A 16A 10A 25A I2t (A2s) 6A I2t (A2s) 6A 10000 10000 6A 10000 1000 1000 1000 1000 10000 100000 Icc (A) 218 Icc (A) Tipo C 2P 400V - MT 250 100000 I2t (A2s) 100 100 10000 1000 Icc (A) Tipo C 2P 230V - MT 250 50/63A 32/40A 25A 20A 16A 10A 100000 100 100 10000 1000 100 100 1000 10000 30000 Icc (A) 100 100 1000 10000 30000 Icc (A) CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MTHP 100/250 MTHP100 Tipo C-D 2P 230V - MTHP250 Tipo C-D 2P 230V MTHP100 Tipo C-D 2P 400V - MTHP250 Tipo C-D 2P 400V 80/125A 80/125A MTHP100 Tipo C-D 1P 230V 3P 4P 400V MTHP250 Tipo C-D 1P 230V 3P 4P 400V 20/63A 20/63A 80/125A 100000 100000 20/63A I2t (A2s) I2t (A2s) I2t (A2s) 100000 10000 1000 10000 100000 Icc (A) 10000 1000 10000 100000 Icc (A) 10000 1000 10000 30000 100000 Icc (A) 219 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE 230V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 I2t [A2s] 108 I2t [A2s] 108 107 107 250 200 160 106 125 106 160 100 125 80 100 63 80 50 50 32 40 32 105 105 25 20 16 12,5 104 104 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 I2t [A2s] 109 MTSE 1600 108 MTS/E 800 (800A) 107 MTS/E 800 (630A) MTS/E 630 MTSE 250 (250A) MTSE 250 (160A) 6 10 105 1 220 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE 400 - 440V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 I2t [A2s] 108 I2t [A2s] 108 107 107 250 160 200 125 160 100 125 80 106 100 106 63 80 50 50 40 32 32 25 105 105 20 16 12,5 104 104 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 I 2 t [A2 s] 109 MTSE 1600 10 8 MTS/E 800 (800A) MTS/E 800 (630A) 10 7 MTS/E 630 MTSE 250 (250A) MTSE 250 (160A) 10 6 10 5 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 221 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE 690V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 I2t [A2s] 108 I2t [A2s] 108 107 107 250 200 160 160 106 125 106 125 100 100 80 80 50 63 32 50 40 105 105 32 25 20 16 12,5 104 104 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 I2t [A2s] 109 108 MTSE 1600 MTS/E 800 (800A) 107 MTS/E 800 (630A) MTS/E 630 MTSE 250 (250A) MTSE 250 (160A) 106 105 1 222 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] CURVE DI LIMITAZIONE DELLA CORRENTE DI PICCO 230V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 Ip [kA] 100 Ip [kA] 100 50 50 250 200 160 125 20 160 20 100 125 80 100 50 80 10 32 10 63 50 40 32 5 5 25 20 16 12,5 2 2 1 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 1 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] Per la corretta lettura e interpretazione delle curve di limitazione si faccia riferimento all’esempio riportato in figura. A fronte di Icc presunta di 100 kA si avrebbe una corrente di picco di cortocircuito Ip = 220 kA; l’interruttore inserito nell’impianto abbassa da 220 kA a 120 kA la corrente di picco limitando di fatto la Icc a soli 55 kA. Ip [kA] 300 MTSE 1600 200 Ip [kA] MTS/E 800 (800A) 100 220 2 MTS/E 800 (630A) 50 MTS/E 630 120 MTSE 250 (250A) 100 MTSE 250 (160A) 8 6 20 4 10 2 Is [kA] 10 2 5 10 3 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 4 55 kA 6 8 2 100 kA Icc presunta Icc limitata 223 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE CURVE DI LIMITAZIONE DELLA CORRENTE DI PICCO 400V - 440V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 Ip [kA] 100 Ip [kA] 100 50 50 250 200 160 20 160 20 125 125 100 100 80 80 63 10 50 10 50 32 40 32 25 5 5 20 16 12,5 2 2 1 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 Ip [kA] 300 200 MTSE 1600 100 MTS/E 800 (800A) MTS/E 800 (630A) MTS/E 630 50 MTSE 250 (250A) MTSE 250 (160A) 20 10 5 3 1 224 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 1 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] CURVE DI LIMITAZIONE DELLA CORRENTE DI PICCO 690V - INTERRUTTORI SCATOLATI MTS 160 MTS 250 Ip [kA] 100 Ip [kA] 100 50 50 20 20 250 200 160 125 10 100 10 160 80 125 50 100 32 80 5 5 63 50 40 32 25 2 2 20 16 12,5 1 1 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] MTSE 250 - MTS 630 - MTSE 630 - MTS 800 - MTSE 800 - MTSE 1600 Ip [kA] 300 200 100 MTSE 1600 50 MTS/E 800 (800A) MTS/E 800 (630A) MTS/E 630 MTSE 250 (250A) 20 MTSE 250 (160A) 10 5 1 2 5 10 20 50 100 200 500 1000 Is [kA] 225 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Sono apparecchi destinati a stabilire, portare ed interrompere la corrente nominali in condizioni normali del circuito. Essi sono anche in grado di portare, per un tempo specificato, (1 sec.) la corrente di cortocircuito ma non sono in grado di interromperla; devono quindi essere corredati di un dispositivo di protezione contro il cortocircuito. Nella posizione di aperto, gli apparecchi di manovra presentano i requisiti di sezionamento prescritte per i sezionatori. Usualmente negli impianti elettrici gli interruttori sezionatori di manovra svolgono le seguenti funzioni: - congiunzione di due sistemi di sbarre quando viene a mancare l’alimentazione di un semi quadro, - installazione in testa ad un quadro secondario allo scopo di isolare una parte di impianto, - installazione a monte di una singola utenza per poterla isolare completamente dalla rete. INTERRUTTORI DI MANOVRA SEZIONATORI Per gli apparecchi usati nell’ambito industriale, la Norma CEI EN 60947-3 stabilisce tutte le prescrizioni alle quali devono essere conformi. In questa guida, con il termine sezionatore, vengono raggruppati apparecchi che pur avendo caratteristiche funzionali e norme di riferimento diverse, presentano la caratteristica comune di poter sezionare un circuito elettrico. Con lo stesso termine vengono pertanto considerati: - gli interruttori di manovra sezionatori - gli interruttori non automatici. Nella scelta di queste apparecchiature di protezione e manovra, si deve tener conto dei seguenti parametri: - Caratteristiche della rete. La determinazione delle grandezze caratteristiche quali tensione, frequenza e corrente nominale viene effettuata con gli stessi criteri adottati per gli interruttori automatici. - Categorie di impiego. Il valore della corrente di un interruttore di manovra, viene dichiarato dal costruttore con riferimento alla tensione, alla frequenza ed alla categoria d’impiego. Questa caratteristica si riferisce alla specifica applicazione alla quale è destinato l’interruttore sezionatore ed al tipo di carico alimentato (resistivo o induttivo). La tabella che segue, conforme alle prescrizioni della Norma CEI EN 60947-3, evidenzia le categorie di impiego previste sia in corrente alternata che in corrente continua, oltre alle applicazioni tipiche ed alle prestazioni nominali, in apertura ed in chiusura, che gli apparecchi devono avere. Dalla tabella si può notare come per ogni categoria sono previste due tipi di utilizzazione, con manovre frequenti e non frequenti. La gravosità delle operazioni di apertura e di chiusura aumenta con l’aumentare della componente induttiva, pertanto a parità di valori della durata elettrica, gli apparecchi possono subire declassamenti in funzione del tipo di carico alimentato. ● Tab. 9.13 Verifica dei poteri nominali UTILIZZAZIONE DI IMPIEGO I/IE CHIUSURA U/UE COSϕ di chiusura e di interruzione AC-20A - AC-20B AC-21A - AC21B AC-22A - AC22B AC-23A - AC23B Tutti i valori Tutti i valori Tutti i valori 0 < Ie ≤ 100 A 100 A < Ie 1,5 3 10 10 I/IE 1,05 1,05 1,05 1,05 U/UE 0,95 0,65 0,45 0,35 L/R CATEGORIA DI Legenda I Corrente di chiusura Ie Corrente di interruzione In Corrente nominale di impiego U Tensione applicata Ue Tensione nominale di impiego Ur Tensione di ritorno a frequenza di esercizio o in c.c. 226 CATEGORIA DI CATEGORIA CATEGORIA NOMINALE NOMINALE UTILIZZAZIONE DI IMPIEGO DC-20A - DC-20B DC-21A - DC21B DC-22A - DC22B DC-23A - DC23B Tutti i valori Tutti i valori Tutti i valori Tutti i valori INTERRUZIONE NUMERO DI CICLI IC/IE UR/UE COSϕ DI OPERAZIONE 1,5 3 8 8 IC/IE 1,05 1,05 1,05 1,05 UR/UE MS 1,5 4 4 1,05 1,05 1,05 1 2,5 15 1,5 4 4 1,05 1,05 1,05 0,95 0,65 0,45 0,35 L/R 5 5 5 5 NUMERO DI CICLI MS DI OPERAZIONE 1 2,5 15 5 5 5 Modulari serie 90 TAB. 9.14 - DATI TECNICI INTERRUTTORI MODULARI DI MANOVRA SEZIONATORI SERIE Norme di riferimento Categoria di utilizzo Tensione nominale di impiego Ue (V) Tensione nominale di isolamento Ui (V) Tensione nominale di tenuta all’impulso Uimp (kV) Corrente nominale di impiego Ie (A) Frequenza nominale (Hz) Potere di chiusura nominale (A) Potere di interruzione nominale (A) Corrente nominale ammissibile di breve durata Icw (A) Tipo di servizio nominale Collegamenti: morsetti a mantello (mm2) Potenza dissipata per polo (W) Corrente nominale condizionale di cortocircuito (kA) MTC 45 MTC 60 - MT 60 MTC 100 - MT 100 MT 250 MTHP TAB. 9.15 - DATI Normativa di riferimento Tensione nominale Ue (V) Tensione nominale di isolamento Ui (V) Potere di chiusura Corrente nominale Ie (A) Fusibile in serie Resistenza al corto circuito Icc (kA) Potenza dissipata per polo (W) Capacità di serraggio morsetti (mm2) 16 160 128 192 0,45 4,5 6 6 6 3 In < 63A CEI EN 60947-3 AC-23B 230/400 500 4 20 32 50 200 320 160 256 240 384 servizio ininterrotto 25 0,52 0,80 4,5 4,5 4,5 4,5 3 4,5 4,5 4,5 4,5 3 40 63 400 320 480 630 504 756 1,5 2 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 TECNICI INTERRUTTORI NON AUTOMATICI SERIE 16 gL 32A 3 0,15 16 90 In ≥ 63A CEI EN 60947-3 AC-22B 230/400 500 4 80 100 50 240 300 240 300 960 1200 servizio ininterrotto 50 3,2 5 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 125 375 375 1500 6 3 3 3 3 3 90 IEC 60669-1 230/400 ca 500 1,25 In - 1,1 Un - cosφ = 0,6 25 32 40 gL 32A gL 32A gL 63A 3 3 10 0,7 0,9 1,5 16 16 25 63 gL 80A 10 2,8 25 227 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Scatolati serie MTSM TAB. 9.16 - INTERRUTTORI SEZIONATORI MTSM 250 SERIE DI MANOVRA MTSM 800 MTSM 1600 1000 - 1250 - 1600 3-4 690 750 1000 - 1250 - 1600 8 800 3000 52,5 25 SI F-W F - EF - FC CuAl (1250A) HR - VR F - HR - VR 10000/120 210/280 138,5 406 17/22 Corrente termica convenzionale a 60 °C, Ith (A) Poli Nr. Tensione nominale di impiego Ue (AC) 50-60Hz (V) 125 - 160 - 250 - 320 3-4 690 (DC) (V) Corrente nominale, Iu (A) Tensione nominale di tenuta ad impulso Uimp (kV) Tensione nominale di isolamento Ui (V) Tensione di prova a frequenza industriale per 1 min. (V) Potere di chiusura nominale in corto circuito (415 V), Icm (kA) Corrente di breve durata ammissibile nom. per 1 s, Icw (kA) Attitudine al sezionamento IEC 60947-3 Esecuzioni Terminali esecuzione fissa 750 100 - 160 - 250 - 320 8 800 3000 10 6,5 SI 400 - 630 - 800 3-4 690 750 400 - 630 - 800 8 800 3000 30 15 SI F-P-W F - EF - FC FC CuAl - R - RC F - FC - R F - FC - R 25000/120 105/140 103,5 170 2,6/3,5 F-W F - EF - FC CuAl R - RC F - HR - VR 20000/120 210/280 103,5 268 9,5/12 esecuzione rimovibile esecuzione estraibile Vita meccanica (Nr. di manovre/operaz. orarie) Dimensioni base, fisso L 3/4 poli (mm) P (mm) H (mm) Pesi, fisso 3/4 poli (kg) Nota: Tutti gli interruttori di manovra sezionatori sono equipaggiabili con gli accessori della serie MTSA nelle loro specifiche funzioni. ● Tab. 9.17 POTENZA Interruttori di manovra-sezionatori TIPO IU (40°C) [A] MTSM 250 100 160 250 320 400 630 800 1000 1250 1600 MTSM 800 MTSM 1600 228 DISSIPATA (W) VERSIONE FISSO 21 30 50 80 40 90 96 102 160 260 RIMOVIBILE 25 40 65 105 ESTRAIBILE 25 40 65 105 48 115 125 140 220 360 TAB. 9.18 - COORDINAMENTO MONTE VALLE Serie MTSM 250 MTSM 630 MTSM 1600 In Icc 100 160 250 320 400 600 800 1000 1250 1600 MTS 250 MTSE 250 MTS 160 B 16 16 N 35 35 TRA INTERRUTTORI AUTOMATICI SERIE N 35 35 35 H 65 65 65 MTS E INTERRUTTORI DI MANOVRA SERIE MTS 630 MTSE 630 L 65 65 100 N 35 35 35 35 35 35 H 35 50 65 65 35 65 MTSM MTS 800 MTSE 800 L 35 50 65 100 35 100 N 35 35 35 35 35 35 35 S 35 35 50 50 50 50 50 H 35 35 65 65 65 65 65 MTS 1600 L 35 35 65 100 100 100 100 N H L 50 50 50 65 65 65 65 65 65 229 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE INTERRUTTORI DIFFERENZIALI La protezione contro i guasti dovuti al fluire di una corrente verso terra per perdita di isolamento di un conduttore, per contatto diretto di una persona con una parte in tensione del circuito o per contatto indiretto, è garantita da interruttori corredati di sganciatori che intervengono per corrente differenziale I∆ (interruttori differenziali). Gli interruttori differenziali vengono classificati in base a: - presenza o meno delle protezioni contro le sovracorrenti - potere di interruzione intrinseco o condizionato - tempo di intervento (rapidi o selettivi) - sensibilità differenziale - forme d’onda rilevabili. Relativamente a quest’ultimo punto, ossia alla forma d’onda della corrente di dispersione a cui sono sensibili, gli interruttori differenziali si classificano in: - Tipo AC (solo per corrente alternata) adatti per tutti gli impianti in cui si prevedono correnti di terra di forma sinusoidale. Sono insensibili a correnti impulsive oscillatorie smorzate e sono conformi alle Norme CEI EN 61008 e 61009. - Tipo A (per corrente alternata e/o pulsante con componenti continue) adatti per impianti con apparecchi utilizzatori muniti di dispositivi elettronici per raddrizzare la corrente o per la parzializzazione di tensione e corrente (velocità, tempo, intensità luminosa, ecc.). Vengono alimentati direttamente dalla rete, senza interposizione di trasformatori di isolamento. - Tipo S (per corrente alternata e/o pulsante con componente continua) adatti per realizzare la selettività con interruttori differenziali di tipo generale. - Dispositivo differenziale adattabile. Con riferimento alla Norma CEI EN 61009 appendice G, è permesso assemblare, una sola volta, interruttori differenziali sul posto, cioè fuori fabbrica, utilizzando blocchi differenziali adattabili, ad appropriati interruttori automatici. Ogni manomissione deve lasciare danneggiamento visibile permanente. L’interruttore differenziale così ottenuto mantiene sia le caratteristiche elettriche dell’interruttore automatico sia quelle del blocco differenziale. Nella Tab. 9.19 vengono presentati i dispositivi differenziali del sistema GEWISS con le caratteristiche salienti di ciascun dispositivo. 230 TAB. 9.19 - INTERRUTTORI DIFFERENZIALI MDC MDC è un interruttore magnetotermico differenziale compatto istantaneo che assicura la protezione delle persone e delle cose in caso di sovraccarico, cortocircuito o guasto verso terra. La gamma comprende: • versioni 1P+N, 2P, 3P, 4P; • corrente nominale da 6 fino a 32 A; • caratteristica dello sganciatore magnetotermico tipo C; • classe di intervento differenziale tipo AC, A; • sensibilità 30-300 mA. BD La serie BD è costituita da blocchi differenziali componibili, di facile installazione, che assicurano la protezione delle persone e delle cose. La serie BD, completa e razionale, è caratterizzata da: • versioni: sino a 25A e sino a 63A, di classe AC, A e AS; • intervento sia istantaneo che selettivo; • sensibilità da 10 a 1000 mA. BDHP BDHP è il nuovo blocco differenziale componibile della serie 90, accoppiabile con l’interruttore magnetotermico ad alte prestazioni della serie MTHP. Realizzato con tecnologia esclusiva, fornisce le seguenti prestazioni: • corrente nominale In fino a 125 A; • intervento differenziale di tipo istantaneo e selettivo; • sganciatore differenziale elettromagnetico con regolazione elettronica del tempo di intervento e della corrente differenziale, con funzionamento indipendente dalla tensione di rete; • sistema di collegamento polivalente; • prese di tensione a fast-on per il collegamento di accessori SD E SDA DIFFERENZIALE ELETTRONICO AFFIANCATO MTS 160 MTS 250 PER DIFFERENZIALE ELETTRONICO SOTTOPOSTO MTS 160 MTS 250 PER RELÈ DIFFERENZIALE DA QUADRO SD e SDA sono due serie differenziali puri, progettati per proteggere le persone contro i contatti indiretti in impianti sino a 100 A. I differenziali della serie SD si distinguono per: • versioni di classe AC, A e AS; • intervento sia istantaneo che selettivo; • sensibilità da 10 a 500 mA. La serie SDA, in aggiunta a quanto sopra è in grado di effettuare: • verifica automatica e periodica del relè di sgancio e segnalazione di una sua eventuale anomalia; • intervento assicurato anche in caso di eventuale anomalia del relè di sgancio; • apertura automatica del circuito in caso di eventuale malfunzionamento del circuito interno. Questi sganciatori differenziali realizzati con tecnologia elettronica analogica, agiscono direttamente sull’interruttore mediante un solenoide di apertura che viene alloggiato nell’apposita cava ricavata nella zona del terzo polo. Non è necessaria alcuna alimentazione ausiliaria perché vengono alimentati direttamente dalla rete e la loro funzionalità è garantita anche con una sola fase in tensione e/o in presenza di correnti unidirezionali pulsanti con componenti continue. Le condizioni di funzionamento dell’apparecchio possono essere controllate tramite un pulsante di prova del circuito elettronico, nonché un indicatore di intervento differenziale. Lo sganciatore è completo di: - cavi di potenza per il collegamento ai morsetti inferiori dell’interruttore; - solenoide di apertura (da alloggiare nella zona del terzo polo); - 2 staffe per il fissaggio su profilato DIN (una per l’interruttore e una per il differenziale); - connettore spina per il collegamento del pulsante di apertura a distanza. Lo sganciatore differenziale per montaggio sottoposto all’interruttore in versione tetrapolare ha caratteristiche costruttive e di funzionamento analoghe a quello per montaggio affiancato. In questa versione lo sganciatore è completo di: - solenoide di apertura completo di connettore presa-spina per la connessione al differenziale; - connettore spina per realizzare il collegamento del pulsante di apertura a distanza; - mostrine per porta della cella; - protezione per il montaggio nella zona tra l’interruttore e il differenziale. Gli interruttori MTS, a partire dalla grandezza 400 A, possono essere abbinati al relè differenziale da quadro con toroide separato e soddisfano esigenze con soglie di intervento fino a 30 A e tempi fino a 5 s. Il relè da quadro, che deve essere installato esternamente all’interruttore sui conduttori di linea, è del tipo ad azione indiretta e agisce sul meccanismo di sgancio dell’interruttore tramite lo sganciatore di apertura dell’interruttore; il relè inoltre interviene in caso di caduta della tensione di alimentazione ausiliaria (l’intervento avviene dopo un tempo minimo di 100 ms o dopo il tempo impostato più 100 ms). Le caratteristiche di questo relè vengono riportate della Tab. 9.9. 231 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Interruttore differenziale con Autotest SDA L’interruttore SDA è un differenziale puro dotato di un circuito che verifica automaticamente la funzionalità del relè di sgancio. La verifica viene effettuata tre volte al giorno e senza l’apertura dei contatti di potenza, evitando così che venga tolta tensione all’impianto e sia pertanto garantita la continuità di servizio. L’interruttore differenziale SDA è dotato inoltre di un dispositivo di apertura di emergenza che interviene qualora il circuito di autotest rilevi un malfunzionamento nel relè di sgancio tradizionale. L’intervento del dispositivo di emergenza è irreversibile, ossia non consente più di riarmare l’interruttore. La combinazione di autotest del relè di sgancio tradizionale e presenza del dispositivo di emergenza garantisce un livello elevato di protezione contro i contatti indiretti. L’interruttore differenziale SDA è dotato poi di due led luminosi che indicano lo stato di funzionamento del relè: - Led verde fisso: relè di sgancio OK. - Led verde lampeggiante: fase di autotest del relè in corso. - Led rosso lampeggiante: relè di sgancio non funzionante. Lo stato di funzionamento del relè può essere riportato a distanza mediante un contatto ausiliario fornito in dotazione all’interruttore differenziale. TAB. 9.20 - CARATTERISTICHE TECNICHE INTERRUTTORE DIFFERENZIALE CON AUTOTEST SDA SDA norma di riferimento classe corrente nominale In [A] tensione nominale di impiego Ue [V] tensione di isolamento Ui [V] frequenza nominale [Hz] numero di poli corrente differenziale nominale di intervento (tra parentesi il n° di moduli) I∆n [mA] istantanei 30 300 potere di interruzione e chiusura nominale Im [A] potere di interruzione e chiusura diff. nominale I∆m [A] corrente condizionale differenziale di I∆c [A] corto-circuito nominale tensione di funzionamento tasto prova [V] contatto ausiliario libero da potenziale portata in AC1 tipo collegamento coppia di serraggio [Nm] sezione cavo [mm2] alimentazione monte/valle grado di protezione morsetti altre parti tropicalizzazione temperatura di impiego [°C] (1) (2) 232 L'apparecchio non è adatto a funzionare in sistemi 400V trifase senza neutro. Il contatto è chiuso in assenza di tensione e in caso di guasto dell'apparecchio. A 25 230/400(1) 500 50/60 4 EN 61008-1 A 40 230/400(1) 500 50/60 4 A 63 230/400(1) 500 50/60 4 • (4) • (4) 800 800 10000 fusibile gL 80A 170÷440 4A - 250V NC(2) 2 ≤25 si IP20 IP40 55°C - UR 95% -25 +40 • (4) • (4) 800 800 10000 fusibile gL 80A 170÷440 4A - 250V NC(2) 2 ≤25 si IP20 IP40 55°C - UR 95% -25 +40 • (5) • (5) 800 800 10000 fusibile gL 80A 170÷440 4A - 250V NC(2) 2 ≤35 si IP20 IP40 55°C - UR 95% -25 +40 ● Tab. 9.16 TEST DEL DIFFERENZIALE OGNI 8 ORE: Schema a blocchi - Nessuna apertura durante il test - Nessun disservizio per l’utente di funzionamento SI Tentativo di apertura mediante impulso forzato Funzionamento OK? SI NO Apertura OK? NO - ACCENSIONE SPIA ROSSA DI ALLARME - ATTIVAZIONE SEGNALAZIONE A DISTANZA - INTERVENTO RELÈ DI EMERGENZA - APERTURA IRREVERSIBILE - SICUREZZA GARANTITA NO Differenziale intervenuto SI Guasto a terra Nella tab. 9.21 seguente vengono descritte dettagliatamente le possibili combinazioni che si possono verificare in relazione alla situazione dell’impianto (guasto a terra o meno) ed allo stato del relè di sgancio. TAB. 9.21 - POSSIBILI STATI DI FUNZIONAMENTO STADI DI TEST RELÈ TEST CIRCUITO LED DI INTERVENTO SDA POSIZIONE CONTATTI SEGNALAZIONE DI POTENZA A DISTANZA NO I NO SI SI NO O NO SI NO NO NO I SI SI - SI SI NO O SI SI OK - SI NO SI O SI NO KO - NO NO SI O SI NO DISPERSIONE FUNZIONAMENTO DI SGANCIO INTERNO SEGNALAZIONE Funzionamento normale con ripetizione del test OK OK • NO NO Corrente di dispersione a terra OK OK - SI Anomalia relè di sgancio si accende il LED frontale di segnalazione senza interruzione del servizio KO OK • Guasto a terra mentre è stata rilevata l’anomalia del relè di sgancio - apertura SDA mediante impulso rinforzato al relè KO OK Mancata apertura mediante impluso rinforzato apertura di emergenza irreversibile SDA KO Guasto nel circuito interno apertura irreversibile SDA KO RELÈ DI SGANCIO RELÈ DI EMERGENZA POSSIBILITÀ DI SDA RICHIUSURA 233 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Modulari serie 90 TAB. 9.22 - APPARECCHI SERIE MODULARI PER PROTEZIONE DIFFERENZIALE MDC 45 MDC 60 MDC 100 500 500 500 Frequenza nominale (Hz) 50/60 50/60 50/60 Tensione nominale Un (V) 230/400 230/400 230 1P+N (2) / 2P (2) 1P+N (2) / 2P (2) 1P+N (2) / 2P (2) 3P (3) 3P (3) — 4P (4) 4P (4) — Tensione di isolamento Ui (V) Numero di poli (numero dei mod.) Tensione funz. del tasto prova (V) Icn 4500 6000 10000 Ics 1 Icn 1 Icn 0,75 Icn 4500 6000 6000 6 / 10 / 16 / 20 / 25 / 32 6 / 10 / 16 / 20 / 25 / 32 6 / 10 / 16 / 20 / 25 / 32 C C C 30 – 300 30 – 300 30 – 300 30 – 300 30 – 300 30 – 300 Tipo A S — — — Corr. (mA) — — — Tempo (ms) — — — 10.000 10.000 10.000 Potere di interruzione (A) Potere interr. diff. nomin. (A) I∆m Corrente nominale In (A) Sganciatore magnetotermico tipo Corr. diff. nom. I∆n (mA) Tipo AC Tipo A Tipo A - Reg. - 4P 93 ÷ 253 P+N 93 ÷ 253/2P, 3P, 4P 170 ÷ 440 P+N 93 ÷ 253/2P, 3P, 4P 170 ÷ 440 Durata elettrica (n. cicli O-C) Tempo di intervento con corrente differenziale classe AC-A istantanei valore norma (ms) ≤ valore reale (ms) Tempo di intervento con corrente differenziale classe A selettivi valore norma (ms) ≤ I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A 300 150 40 40 60 40 30 20 I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A ≤ 300 150 40 40 ≤ 60 40 30 20 I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A ≤ 300 150 40 40 ≤ 60 40 30 20 — — — Temperatura di riferimento (°C) 30 30 30 Sezionamento visualizzato SI SI SI valore reale (ms) 234 TABELLA DI PRESTAZIONE BD PER MT 60 - MT 100 - MT 250 BDHP PER MTHP 100 - MTHP 250 SD SDA 500 500 500 500 50/60 50/60 50/60 50/60 230/400 230/400 230/400 400 2P (2) 2P (4) 2P (2-3) — 3P (3,5) 3P (6) — — 4P (3,5) 4P (6) 4P (3-4) 4P (4-5) 170 ÷ 440 170 ÷ 440 2P = 100 ÷ 253 / 4P = 170 ÷ 440 — Icn dell’interruttore associato Icn dell’interruttore associato Dipendente da dispositivo associato Dipendente da dispositivo associato Ics dell’interruttore associato Ics dell’interruttore associato Vedi caratteristiche tecniche Vedi caratteristiche tecniche I∆m = Icn1 dell’interruttore associato I∆m = Ics dell’interruttore associato Vedi caratteristiche tecniche Vedi caratteristiche tecniche ≤ 25 ≤ 63 ≤ 125 ≤ 63 16 25 40 63 80 100 25 40 dell’interrutore associato dell’interrutore associato — — 10* – 30 – 300 – 500 30 – 100 – 300 10* – 30 – 300 – 500 — 30 – 300 – 500 30 – 100 – 300 10* – 30 – 300 30 – 300 300 – 1000 300 — — 300 – 500 – 1000 – 3000 — — — 0 – 60 – 150 — — 10.000 10.000 10.000 10.000 300 – 1000 I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A ≤ 300 150 40 40 ≤ 60 40 30 20 I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A ≤ 300 150 40 40 ≤ 60 40 30 20 I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A ≤ 300 150 40 40 ≤ — — — — ≤ 60 40 30 20 ≤ — — — — I∆n I∆n 63 2 I∆n 5 I∆n 500A I∆n 2 I∆n 5 I∆n 500A 2 I∆n 5 I∆n 500A 130÷500 60÷200 50÷150 40÷150 130÷500 60÷200 50÷150 40÷150 130÷500 60÷200 50÷150 40÷150 — — — — 200÷450 80÷170 60÷130 50÷130 200÷450 80÷170 60÷130 50÷130 200÷450 80÷170 60÷130 50÷130 — — — — 30 30 30 - SI SI SI SI * Disponibile solo per In ≤ 25A 235 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE POTENZE DISSIPATE - INTERRUTTORI DIFFERENZIALI TAB. 9.23 - POTENZA In (A) DISSIPATA MDC 30 mA 10 6 CLASSE A-AC/300 mA 16 CLASSE A-AC 20 25 32 Polo N Polo N Polo N Polo N Polo N Polo N R (mΩ) 29,5 2,6 20,6 2,6 8,9 2,6 6,8 2,6 4,6 2,6 3,6 2,6 P (W) 1,06 0,09 2,06 0,26 2,28 0,67 2,72 1,04 2,88 1,63 3,67 2,66 TAB. 9.24 - POTENZA CORRENTE DISSIPATA PER POLO NOMINALE DEL MAGNETOTERMICO (W) MT/MTHP ASSOCIATO (A) 1 2 3 4 6 10 16 20 25 32 40 50 63 80 100 125 Differenziale 2P 0,01 0,04 0,01 0,02 0,04 0,11 0,29 0,45 0,70 0,45 0,70 1,10 1,75 - - - componibile BD 3P-4P 0,002 0,008 0,02 0,03 0,07 0,21 0,53 0,83 1,30 0,65 1,00 1,60 2,50 - - - - - - - - - - 0,2 0,3 0,5 0,8 1,25 2 1,4 2,2 3,4 Diff. componibile BDHP 3P-4P TAB. 9.25 - COORDINAMENTO le SERIE TRA INTERRUTTORI MAGNETOTERMICI E DIFFERENZIALI PURI SERIE SD - AC 2P In 16 25 40 4P 63 80 100 90 - TENUTA AL CORTO CIRCUITO SD - A 25 40 SD - AS 2P 63 80 16 25 40 4P 63 80 100 16 25 40 2P 63 80 40 SDA - A 4P 63 80 40 63 4P 80 25 MTC 45 4,5 4,5 4,5 4,5 4,5 MTC 60 6 6 6 6 6 40 63 MT 60 6 6 6 6 6 6 6 MT100 10 10 10 10 10 10 10 MT 250 6 - 20 25 32 - 40 50 - 63 25 25 25 20 25 15 25 MTHP 250 236 25 20 25 12,5 10 MTHP 100 25 25 25 10 25 20 15 25 12,5 10 25 15 25 10 25 15 12,5 10 25 12,5 10 25 10 25 CURVE DELL’ENERGIA SPECIFICA PASSANTE - INTERRUTTORI MODULARI MTC 45 MDC VERSIONI - 230/400V e 2P MDC 45 - VERSIONI 1P, 453P, 4P - 230/400V1P,3P,4P e 2P - 400V MDC 45 - VERSIONI 1P+N, - 230V MTC 45 MDC 45-2P VERSIONI 1P+N e 2P - 230V 2 2 I t (A s) 2 2 I t (A s) 6 10 6 10 32 5 10 25 32 25 5 10 20 16 10 6 4 10 20 16 10 6 4 10 3 10 3 10 2 10 500 1.000 4.500 10.000 500 100.000 Icc (A) 4.500 10.000 100.000 Icc (A) MTC 60 MDC 60 VERSIONI 1P,3P,4P 230/400V e 2P MDC 60 - VERSIONI 1P, 3P, 4P - 230/400V e 2P - 400V MDC 60 - VERSIONI 1P+N,2P - 230V MTC 60 MDC 60- VERSIONI 1P+N e 2P - 230V 2 1.000 2 2 2 I t (A s) I t (A s) I 6 10 6 10 32 25 5 10 32 25 5 10 20 16 10 6 4 10 20 16 10 6 4 10 3 10 3 10 2 10 500 1.000 100.000 Icc (A) 6.000 10.000 500 1.000 6.000 10.000 100.000 Icc (A) MDC 100 - VERSIONI 1P+N, 2PVERSIONI - 230V MTC 100 MDC 1001P+N e 2P - 230V 2 2 I t (A s) 6 10 5 32 25 4 20 16 10 6 10 10 3 10 2 10 500 1.000 10.000 100.000 Icc (A) 237 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Scatolati serie MTS Gli interruttori della seria MTS sono predisposti per il montaggio abbinato con sganciatori differenziali. Gli interruttori automatici differenziali che ne derivano garantiscono, oltre alla protezione contro i sovraccarichi e cortocircuiti tipica degli interruttori automatici, anche quella contro le correnti di guasto verso terra. Gli sganciatori differenziali possono essere montati anche sugli interruttori di manovra-sezionatori; in tal caso si ha un interruttore differenziale “puro”, che garantisce la sola protezione differenziale. I differenziali puri, sensibili alla sola corrente di guasto a terra, trovano generalmente applicazione come sezionatori principali nei quadri di distribuzione rivolti alle utenze finali. Gli sganciatori differenziali sono realizzati in conformità alla normative: IEC 947-2 appendice B, IEC 255-3 e IEC 1000. Sganciatori differenziali elettronici Per gli interruttori MTS 160 ed MTS 250 sono disponibili sganciatori per il montaggio affiancato all’interruttore o per il montaggio in posizione sottoposta. Questi sganciatori, realizzati con tecnologia elettronica analogica, agiscono direttamente sull’interruttore mediante un solenoide di apertura che viene alloggiato nell’apposita cava ricavata nella zona del terzo polo. Non è necessaria alcuna alimentazione ausiliaria perché vengono alimentati direttamente dalla rete e la loro funzionalità è garantita anche con una sola fase in tensione e/o in presenza di correnti unidirezionali pulsanti con componenti continue. Le condizioni di funzionamento dell’apparecchio possono essere controllate tramite un pulsante di prova del circuito elettronico, nonché un indicatore di intervento differenziale. Sganciatore differenziale affiancato all’interruttore Questo sganciatore è completo di: – cavi di potenza per il collegamento ai morsetti inferiori dell’interruttore; – solenoide di apertura (da alloggiare nella zona del terzo polo); – 2 staffe per il fissaggio su profilato DIN (una per l’interruttore e una per il differenziale); – connettore spina per il collegamento del pulsante di apertura a distanza. Lo sganciatore differenziale per l’interruttore MTS 160 è dotato di terminali anteriori per cavi, mentre lo sganciatore differenziale per l’interruttore MTS 250 è dotato di terminali anteriori e viene fornito anche di un frontale per l’interruttore (altezza 45 mm). ● Fig. 9.17 MTS 160 - MTS 250 Montaggio affiancato 238 Sganciatori differenziali sottoposto Sganciatore differenziale sottoposto all’interruttore in versione tetrapolare. Questo sganciatore è completo di: – solenoide di apertura completo di connettore presa-spina per la connessione al differenziale; – connettore spina per realizzare il collegamento del pulsante di apertura a distanza; – mostrine per porta della cella; – protezione per il montaggio nella zona tra l’interruttore e il differenziale. Lo sganciatore differenziale per l’interruttore MTS 160 è dotato di terminali anteriori per cavi, mentre lo sganciatore differenziale per l’interruttore MTS 250 è dotato di terminali anteriori e viene fornito anche di un frontale per l’interruttore (altezza 45 mm). Sugli interruttori possono essere montati altri tipi di terminali, in particolare: MTS 160: terminali posteriori filettati; MTS 250: terminali anteriori per cavi, terminali anteriori prolungati, terminali posteriori per cavi. ● Fig. 9.18 MTS 160 - MTS 250 Montaggio sottoposto 239 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE TAB. 9.26 - CARATTERISTICHE SGANCIATORE DIFFERENZIALE Tecnologia Azione Tensione primaria di funzionamento Frequenza di funzionamento Campo di funzionamento del test Corrente nominale di impiego Soglie di intervento I∆n Tolleranza per I∆n Tempi di intervento Tolleranza sui tempi di intervento Segnalazione di intervento Autoalimentazione Ingresso per apertura a distanza Indicazione di preallarme al 50% Tipo AC solo per corrente alternata Tipo A per corrente alternata pulsante Bassa sensibilità Alta sensibilità Montaggio sottoposto all’interruttore Montaggio affiancato all’interruttore Dimensioni (L x H x P) Potenza dissipata per apparecchio (V) (Hz) (V) (A) (A) (%) (s) (%) (mm) (W) 240 MTS 160 REGOLABILE elettronica a solenoide 50...500 50 ÷ 60 Hz ± 10% 50...500 fino a 160 0,03 - 0,1 - 0,3 - 0,5 - 1 - 3 +0, -20 0 - 0,1 - 0,25 - 0,5 - 1 - 1,5 ± 20 120 x 120 x 70 4 120 x 120 x 70 6 TAB. 9.27 - CARATTERISTICHE SGANCIATORE DIFFERENZIALE Tecnologia Azione Tensione primaria di funzionamento (V) Frequenza di funzionamento (Hz) Campo di funzionamento del test (V) Corrente nominale di impiego (A) Soglie di intervento I∆n (A) Tolleranza per I∆n (%) Tempi di intervento (s) Tolleranza sui tempi di intervento (%) Segnalazione di intervento Autoalimentazione Ingresso per apertura a distanza Indicazione di preallarme al 50% Tipo AC solo per corrente alternata Tipo A per corrente alternata, pulsante Bassa sensibilità Alta sensibilità Montaggio sottoposto all’interruttore Montaggio affiancato all’interruttore Dimensioni (L x H x P) (mm) Potenza dissipata per apparecchio (W) TECNICHE SGANCIATORE DIFFERENZIALE PER ISTANTANEO elettronica a solenoide 220...500 50 ÷ 60 Hz ± 10% 220...500 fino a 160 0,03 - 0,1 - 0,3 +0, -25 istantaneo TECNICHE SGANCIATORE DIFFERENZIALE PER MTS 250 ISTANTANEO elettronica a solenoide 220...500 50 ÷ 60 Hz ± 10% 220...500 fino a 250 0,03 - 0,1 - 0,3 +0, -25 istantaneo REGOLABILE elettronica a solenoide 50...500 50 ÷ 60 Hz ± 10% 50...500 fino a 250 0,03 - 0,1 - 0,3 - 0,5 - 1 - 3 +0, -20 0 - 0,1 - 0,25 - 0,5 - 1 - 1,5 ± 20 140 x 170 x 108 4 140 x 170 x 108 6 Relé differenziale da quadro ● Fig. 9.19 Gli interruttori MTS, a partire dalla grandezza 400 A, possono essere abbinati al relè differenziale da quadro con toroide separato e soddisfano esigenze con soglie di intervento fino a 30 A e tempi fino a 5 sec. Il relè da quadro, che deve essere installato esternamente all’interruttore sui conduttori di linea, è particolarmente indicato sia per protezioni differenziali a bassa sensibilità, per esempio in catene selettive parziali (amperometrica) o totali (cronometrica), sia per applicazioni ad alta sensibilità (a sensibilità fisiologica) per realizzare la protezione delle persone contro i contatti diretti. Il relé è del tipo ad azione indiretta e agisce sul meccanismo di sgancio dell’interruttore tramite lo sganciatore di apertura dell’interruttore; il relé inoltre interviene in caso di caduta della tensione di alimentazione ausiliaria (l’intervento avviene dopo un tempo minimo di 100 ms o dopo il tempo impostato più 100 ms). Infine si segnala che il relé è idoneo all’impiego sia in presenza di correnti di terra solo alternate (Tipo AC), sia con corrente alternata e/o pulsante con componenti continue (Tipo A); inoltre è idoneo a realizzare la selettività differenziale. TAB. 9.28 - RELÈ Tensione di alimentazione AC (V) DC (V) (Hz) Frequenza di funzionamento Regolazione soglia di intervento Idn 1^ gamma di regolazioni (A) 2^ gamma di regolazioni (A) Regolazione tempi di intervento (s) Regolazione soglia di preallarme (%) x Idn Gamma di impiego dei trasformatori chiusi Idn Trasformatore toroidale Ø 60 (mm) (A) Trasformatore toroidale Ø 110 (mm) (A) Trasformatore toroidale Ø 185 (mm) (A) Gamma di impiego dei trasformatori apribili Idn Trasformatore toroidale Ø 110 (mm) (A) Trasformatore toroidale Ø 180 (mm) (A) Trasformatore toroidale Ø 230 (mm) (A) Segnalazione allarme presoglia Segnalazione di intervento relè differenziale Comando di apertura a distanza Collegamento al trasformatore toroidale Dimensioni (L x H x P) Foratura per montaggio su porta Potenza dissipata (mm) (mm) (W) DIFFERENZIALE DA QUADRO 80÷500 48÷125 50 ÷ 60 Hz ± 10% 0,03 - 0,05 - 0,1 - 0,3 - 0,5 1 - 3 - 5 - 10 - 30 0 - 0,1 - 0,2 - 0,3 - 0,5 - 0,7 - 1 - 2 - 3 - 5 25 ÷ 75% x Idn 0,03 ÷ 30 0,03 ÷ 30 0,1 ÷ 30 0,3 ÷ 30 0,3 ÷ 30 1 ÷ 30 Led giallo lampeggiante 1 contatto di scambio N.A. 6A - 250VAC 50/60Hz Led giallo lampeggiante 2 contatti di scambio (N.A-N.C.; N.A.) 6A - 250VAC 50/60Hz Contatto N.A. Tempo di intervento 15ms Tramite 4 conduttori attorcigliati Lunghezza massima 5m 96 x 96 x 131,5 92 x 92 5 241 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE COORDINAMENTO DELLE PROTEZIONI I dispositivi di protezione contro il sovraccarico ed il cortocircuito devono avere un potere d’interruzione almeno uguale alla corrente di cortocircuito presunta nel punto di installazione. E’ tuttavia ammesso l’impiego di un dispositivo di protezione (interruttore) con potere di interruzione inferiore a condizione che a monte vi sia un altro interruttore avente il necessario potere di interruzione. In questo caso le caratteristiche dei due interruttori devono essere coordinate in modo che l’energia specifica passante (I2t) lasciata passare dall’interruttore a monte non risulti superiore a quella che può essere sopportata senza danno dall’interruttore a valle e dalle condutture protette. Il coordinamento dei dispositivi di protezione può essere di due tipi: - di sostegno (o back-up) - selettivo (amperometrico, cronometrico, di zona). Tabelle di back-up Nella Tab. di back-up 9.29 vengono pertanto riportate le possibilità di protezione di sostegno con i relativi poteri di interruzione riferiti alla tensione nominale Ue = 400 V ~, fra interruttori GEWISS serie MTC e MT, serie MTHP e scatolati serie MTS, mentre nelle pagine successive vengono riportate le tabelle di selettività. ● Tab. 9.29 VALORI Tabella di back-up IN KA EFF. 400 Vac trifase Sistema 3F ~ 400 Vac MT MONTE trifase - monte 60 Sistema F/N ~ 230 Vac VALLE monofase - valle 10 (EN 60947-2) 230Vac monofase MTC - 2P 6/25 32/63 6/20 25 32/63 15 12,5 25 20 15 MTS 160 MTSE 250 250 100 250 10 25 16 36 36 65 85 36 65 100 6 10 10 10 15 15 10 10 25 10 10 10 10 10 10 10 10 60 7,5 10 10 10 15 15 10 10 25 10 10 10 10 10 10 10 10 60 10 10 15 12,5 25 20 15 10 25 16 25 25 25 25 25 25 25 36 36 50 50 36 50 50 30 30 30 MT - 2P 250 6/25 30 32/63 25 30 30 30 30 6/20 50 65 65 65 65 25 40 50 50 50 50 32/63 30 100 20 250 50 Abbinamento non idoneo 242 250 45 100 MTHP - 2P MTHP 100 25 25 25 36 36 36 36 36 36 36 25 25 25 25 25 25 25 50 50 50 50 ● Tab. 9.30 VALORI Tabella di back-up 3F ~ 230V (EN 60947-2) MT MONTE 60 250 MTS 100 250 160 MTSE 250 630 100 200 65 45 6 60 10 10 25 20 40 30 25 20 30 20 20 20 20 20 20 20 20 60 20 25 20 40 30 25 20 30 25 25 25 25 25 25 25 25 6/25 25 25 40 30 25 30 25 50 50 50 50 50 50 50 32/63 20 30 25 25 25 25 25 25 25 25 6/20 40 50 50 50 50 50 50 50 25 30 40 40 40 40 40 40 40 32/63 25 MT 250 20 25 20 30 25 50 65 100 170 65 100 200 65 30 16 16 16 16 16 16 16 16 40 30 25 25 25 25 25 25 25 25 25 30 30 30 30 30 30 30 50 50 50 50 50 50 50 50 65 100 100 65 100 100 65 100 100 65 85 100 100 85 100 100 50 65 100 170 65 100 200 65 100 200 65 85 100 200 85 100 200 65 100 170 65 100 200 65 100 200 65 85 100 200 85 100 200 250 30 20 30 25 25 50 65 100 100 170 100 200 100 200 100 200 100 200 170 170 200 200 200 200 65 100 200 65 100 200 65 65 630 MTS/E 85 100 200 85 100 200 100 100 200 100 200 100 200 100 200 200 200 200 200 200 65 65 100 200 65 100 100 200 100 200 100 200 200 200 200 200 65 65 85 100 200 85 100 200 85 100 200 85 100 200 85 100 200 85 100 200 85 800 100 200 30 30 250 85 25 20 250 1600 85 100 200 30 20 MTS MTSE 800 25 100 160 MTSE MTS/E 250 6/25 32/63 6/20 25 32/63 20 25 20 40 30 25 10 25 20 40 30 25 20 100 MTHP 100 10 VALLE MTC IN KA EFF. MTHP 100 100 200 100 200 200 200 200 Abbinamento non idoneo ● Tab. 9.31 VALORI Tabella di back-up 3F ~ 400V (EN 60947-2) MT MONTE 60 VALLE MTC 45 100 MTS 100 250 6/25 32/63 6/20 25 32/63 10 10 15 12,5 25 20 15 10 15 12,5 25 20 15 10 160 MTSE 250 MTS/E 250 630 25 16 36 36 65 85 36 65 100 36 10 6 6 6 6 6 6 6 6 MTSE 800 1600 65 100 36 50 65 100 50 65 100 6 10 15 12,5 25 20 15 10 10 10 10 10 10 10 10 10 10 60 10 10 15 12,5 25 20 15 10 25 16 20 16 16 16 16 16 16 15 20 15 25 16 25 25 25 25 20 20 20 15 25 16 25 25 25 25 20 20 20 20 15 25 36 30 30 30 30 30 30 20 15 25 25 25 25 25 25 25 25 15 25 16 20 20 20 20 20 20 20 16 16 16 16 16 16 16 16 25 25 25 25 25 25 25 36 36 40 50 25 36 40 20 20 20 20 20 20 20 40 40 40 36 36 65 85 36 65 100 36 65 65 36 50 65 65 40 40 40 36 65 85 36 65 100 36 65 65 36 50 65 65 40 40 40 65 85 65 100 65 100 65 100 65 85 85 100 100 100 MT 250 6/25 15 32/63 12,5 6/20 25 25 20 32/63 15 25 12,5 25 100 10 10 25 250 25 10 25 160 MTS 16 36 36 250 65 85 250 65 65 65 100 100 100 36 630 MTS/E 36 36 40 65 100 65 100 65 100 100 65 36 36 50 50 65 85 65 100 65 100 100 100 100 50 85 65 100 40 65 65 65 36 800 16 65 100 36 36 MTSE 250 60 100 MTHP 4,5 IN KA EFF. MTHP 36 40 85 100 40 40 65 40 85 100 50 65 65 40 40 50 50 65 85 50 65 65 65 65 100 100 100 65 85 100 Abbinamento non idoneo 243 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE Tabelle di selettività Per una corretta lettura delle tabelle riportate nelle pagine che seguono, occorre tenere presente: 1) La selettività è espressa in kA alla tensione di 400-415 V c.a. secondo la Icu delle Norme IEC 947-2. 2) Le tabelle sono elaborate sotto le seguenti condizioni: I1 = 1· Ith I1 = 1· ln I1 = 1· In t1 = curva D A – SGANCIATORI MAGNETOTERMICI B – SGANCIATORI SEP/A C – SGANCIATORI SEP/B I3 = 10 · Ith I3 = 12 · In I3 = 12 · In I3 = OFF a valle I2 = OFF a monte I2 = 10. In t2 = curva D 3) Negli sganciatori a microprocessore SEP/A e SEP/B le regolazioni amperometriche e cronometriche delle funzioni L, S, I sono molteplici, pertanto risulta impossibile condensare in una unica casella un valore numerico univoco di selettività. 4) I valori sono validi per sistema radiale (un trasformatore a monte). 5) La lettera “T” significa selettività totale. 6) I valori indicati sono relativi a condizioni di guasto bifase o trifase; la loro validità si estende per condizioni di cortocircuito. In caso di sovraccarico è necessario verificare la selettività con il reale profilo di correnti di carico, tramite le curve tempo-corrente. ● Tab. 9.32 Scelta dei dispositivi di manovra e protezione Elenco tabelle di selettività 244 A MONTE A VALLE MTC 45 MTC 60 MT 60 MT 100 MTHP100 MTS 160 MT 250 MTHP 250 MTS 250 MTSE 250 MTS 630 MTSE 630 MTS 800 MTSE 800 PAGINA MTHP 100 MTHP 250 MTS 160 MTS 250 MTSE 250 MTS 630 MTSE 630 MTS 800 MTSE 800 MTSE 1600 209 209 210 210 210 211 211 211 211 212 ● Tab. 9.33 Tabella di selettività valle monte In 80 Im MTHP 100 e MTHP 250 MTC 45 MTC 60 MT 60 MT 60 MT 100 MT 100 MT 250 6 10 16 20 25 32 6 10 16 20 25 32 1 2 3 4 6 10 16 20 25 32 40 50 63 6 10 16 20 25 32 40 6 10 16 20 25 32 40 63 6 10 16 20 25 32 40 63 6 10 16 20 25 32 40 50 63 C T T 4 3 3 C T T 4 3 3 B/C T T T T T T 4 3 3 100 C T T T 4 3 3 T T T 4 3 3 T T T T T T T 4 3 3 MTHP 100 125 63 T T T T 4 3 T T T T 4 3 T T T T T T T T 4 3 T T 4,5 3,5 80 D T T 4,5 3,5 3,5 T T 4,5 3,5 T T 4,5 3,5 3,5 T T T T T T 4,5 3,5 T T T T T T T 3,5 3,5 MTHP 250 32 40 C 1,5 2 1 1,5 1 100 20 25 50 63 T T T T 4,5 3,5 T T T T 4,5 3,5 T T T T T T T T 4,5 3,5 0,5 1 0,5 3 2 1,5 4,5 2,5 2 1,5 1 0,5 4,5 2,5 2 1,5 1 0,5 T T T T 4,5 2,5 2 1,5 1 0,5 0,5 1 0,5 1,5 1 2 1,5 1 3 2 1,5 T T 1,5 1 0,5 T T 2 1,5 1 0,5 T T 3 2 1,5 1 T T 6 3 2 1,5 1 T T T 6 3 2 1,5 T T T T 4,5 3,5 3 T T T T 4,5 3,5 0,5 1 0,5 1,5 1 2 1,5 1 3 2 1,5 4,5 2 1,5 1 0,5 0,5 1 0,5 1,5 1 2 1,5 1 3 2 1,5 4,5 2,5 2 1,5 1 0,5 T T 4 3 T T T 4 3 3 T T T 4,5 3 4 T T 4,5 3 T T 4,5 3,5 3 3 T T 4 3 3 T T T 4 3 3 T T T T 4 3 T T 4,5 3,5 T T T 3,5 3,5 T T T 4 3 3 T T T 4,5 3 3 T T 4,5 3 T T 4,5 3,5 3 3 T T T T 4,5 3,5 3 0,5 1 0,5 1,5 1 2 1,5 1 3 2 1,5 D T T 4 3 4,5 2 1,5 1 0,5 T T T 4 3 3 T T T T 4 3 T T 4,5 3,5 T T T 3,5 3,5 T T T T 4,5 3,5 0,5 1 0,5 1,5 1 2 1,5 1 3 2 1,5 C T T 4 3 3 4,5 2,5 2 1,5 1 0,5 D C 245 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE TAB. 9.34 - TABELLA valle monte In Im MTC 45 MTC 60 MT 60 MT 60 MT 100 MT 100 MT 250 MTHP 100 MTHP 100 MTHP 250 MTS 160 246 6 10 16 20 25 32 6 10 16 20 25 32 1 2 3 4 6 10 16 20 25 32 40 50 63 6 10 16 20 25 32 40 6 10 16 20 25 32 40 50 63 6 10 16 20 25 32 40 6 10 16 20 25 32 40 50 63 80 100 125 63 80 100 20 25 32 40 50 63 16 20 25 32 40 50 63 80 100 125 160 MTS 160 50 500 5,5 3 3 2,5 DI SELETTIVITÀ 16 500 5,5 20 500 5,5 25 500 5,5 3 32 500 5,5 3 40 500 5,5 3 3 5,5 5,5 5,3 3 5,5 3 5,5 3 3 5,5 3 3 2,5 T 5 4,5 3,5 3,5 T T T T 5,5 T T T T 5,5 T T T T 5,5 3 T T T T 5,5 3 T T T T 5,5 3 3 T T T T 5,5 3 3 2,5 T T T T T 5,5 4,5 3,5 3,5 5,5 5,5 5,3 3 5,5 3 5,5 3 2 5,5 3 2 2 T 5,5 3 3 2,5 T 7 5 4,5 4 4 5,5 5,5 5,5 3 5,5 3 5,5 3 3 5,5 3 3 2,5 T 5,5 4,5 3,5 3,5 T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 5,5 5,5 5,5 3 5,5 3 5,5 3 2 5,5 3 2 2 T 5,5 3 3 2,5 T 7 5 4,5 4 4 5,5 5,5 5,5 3 5,5 3 5,5 3 3 5,5 3 3 2,5 T 5,5 4,5 3,5 3,5 T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 C C B/C D C D C 63 630 T 5 4,5 3,5 3,5 80 800 T T T 5,5 5,5 4,5 T T T 5,5 5,5 4,5 T T T T T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 MTS 160, MTS 250 100 125 160 1000 1250 1600 T T T T T T T T T T T T T T T 5,5 T T T T T T T T T T T T T T T T T 5,5 T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T 7,5 T T 7,5 T T 7 T T 7 T T 6 T T T T T T T T 8 T T 6,5 T T 6 8 T 6 8 T 5 8 T T T T T T T T T T 7,5 T T 7,5 T T 7 T T 7 T T 6 T T T T T T T T 8 T T 6,5 8 T 6 8 T 6 8 T 5 8 T T T T T T T T T T 7,5 T T 7,5 T T 7 T T 7 T T 6 T T 6 E MTSE 250 32 500 5,5 3 50 500 5,5 3 3 2,5 80 800 T T T 5,5 5,5 4,5 T T T 5,5 5,5 4,5 T T T T T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 5,5 3 5,5 3 3 2,5 T T T T 5,5 3 T T T T 5,5 3 3 2,5 5,5 3 5,5 3 2 2 T 8,5 5 4,5 4 4 5,5 3 5,5 3 3 2,5 T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 5,5 3 5,5 3 2 2 T 8,5 5 4,5 4 4 5,5 3 5,5 3 3 2,5 T 8,5 7,5 5,5 5,5 4,5 C 6 7,5 6 T T T T 6 T T T T T T D 5,5 C 500 500 500 500 500 500 630 800 1000 1250 1600 5,5 T 3,5 T 5,5 4,5 T 7,5 7 7 2,5 5,5 5 4,5 MTS 250 100 125 160 200 250 1000 1250 1600 2000 2500 T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T 8 T T T T 8 T T T T 7 T T T T 7 T T 6 T T T T T T T T T T T T T T T T T T 8 T T 6,5 T T T T 6 9,5 T T T 6 9,5 T T T 5 8 T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T 8 T T T T 8 T T T T 7 T T T 7 T T T T 6 10 T T T T T T T T T T T T T T 8 T T T T 6,5 T T T 9,5 6 T T T 9,5 6 T T T 8 5 T T T T T T T T T T T T T T T T T 8 T T T T 8 T T T T 7 T T T T 7 T T T T 6 T T T T T 10 9,5 T T 8 8 7 7 T T T T 6 9,5 T 9,5 T T T T T T T 10 T T T T T T 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 T T T T T T 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 3 100 OFF T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T 6 8 8 8 8 8 8 8 MTSE 250 160 250 OFF OFF T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T T 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 7 7 7 7 7 7 TAB. 9.35 - TABELLA monte MTS 630, MTSE 630, MTS 800 E MTSE 800 MTS 800 MTSE 630 MTSE 800 320 400 500 320 400 630 630 800 630 800 Im 3200 4000 5000 OFF OFF OFF 6300 8000 OFF OFF C T T T T T T T T T T In valle DI SELETTIVITÀ MTS 630 MTC 45 6 ÷ 32 MTC 60 6 ÷ 32 C T T T T T T T T T T MT 60 1 ÷ 63 B/C T T T T T T T T T T MT 60 6 ÷ 40 D T T T T T T T T T T MT 100 6 ÷ 63 C T T T T T T T T T T MT 100 6 ÷ 40 D T T T T T T T T T T MT 250 6 ÷ 63 C T T T T T T T T T T MTHP 100 80 ÷ 125 C T T T T T T T T T T MTHP 100 63 ÷ 100 D T T T T T T T T T T MTHP 250 20 ÷ 63 C T T T T T T T T T T MTS 160 MTS 250 MTSE 250 MTS 630 MTSE 630 16 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 20 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 25 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 32 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 40 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 50 500 30 30 30 30 30 30 T T T T 63 630 30 30 30 30 30 30 T T T T 80 800 30 30 30 30 30 30 T T T T 100 1000 24 24 24 24 24 24 T T T T 125 1250 24 24 24 24 24 24 T T T T 160 1600 24 24 24 24 24 24 T T T T 32 500 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 50 500 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 80 800 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 100 1000 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 125 1250 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 160 1600 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 200 2000 12 12 12 12 12 12 25 30 25 30 250 2500 12 12 25 30 25 30 100 1200 11 11 11 160 1900 11 11 250 3000 11 320 400 500 5000 320 11 11 11 20 25 20 25 11 11 11 11 20 25 20 25 11 11 11 11 20 25 20 25 3200 15 20 15 20 4000 15 20 15 20 3800 15 20 15 20 400 4800 15 20 15 20 630 7500 247 SCELTA DEI DISPOSITIVI DI MANOVRA E PROTEZIONE ● Tab. 9.36 monte Tabella di selettività MTSE 1600 MTSE 1600 In valle Im 1000 1250 1600 OFF OFF OFF SERIE 90 1 ÷ 125 B-C-D T T T MTS 160 16 ÷ 160 500 ÷ 1600 T T T MTS 250 32 ÷ 250 500 ÷ 2500 T T T N T T T H 50 50 50 L 50 50 50 N T T T H 50 50 50 L 50 50 50 N T T T H 50 50 50 L 50 50 50 N T T T S 40 40 40 H 40 40 40 L 40 40 40 N T T T S 40 40 40 H 40 40 40 L 40 40 40 MTSE 250 MTS 630 MTSE 630 MTS 800 MTSE 800 160 ÷ 250 1200 ÷ 3000 320 ÷ 500 3200 ÷ 5000 320 ÷ 630 3800 ÷ 7500 630 ÷ 800 6300 ÷ 8000 630 ÷ 800 6300 ÷ 8000 Selettività differenziale È un sistema di selettività che può tornare molto utile quando in un impianto elettrico sono installati apparecchi le cui correnti verso terra superano i valori nominali (presenza di filtri di ingresso) oppure l’impianto risulta molto vasto, con un grande numero di utilizzatori. In questi casi per evitare spiacevoli disservizi, conviene installare al posto di in unico interruttore differenziale, diversi interruttori differenziali sulle partenze principali con a monte un interruttore generale non differenziale. Secondo lo schema indicato in Fig. 9.21. Selettività verticale In certi casi, per ragioni di continuità di esercizio o a causa di pericoli di una eventuale mancanza di energia elettrica è necessario ricorrere ad un coordinamento selettivo fra due o più dispositivi differenziali posti in serie. Per garantire la selettività fra due componenti differenziali posti in serie, occorre attenersi alle seguenti prescrizioni: 1) la corrente nominale di intervento del dispositivo a monte deve essere almeno il doppio di quello dell’interruttore a valle I∆n A > 2 I∆n B. Questa condizione tiene conto della tolleranza ammessa dalle norme, infatti un dispositivo differenziale con soglia di intervento di 30 mA non interviene sicuramente per valori di corrente inferiori alla metà di quella di intervento, ma potrebbe intervenire per correnti verso terra compresi fra i 15 e i 30 mA, mentre interverrà in modo certo per valori di corrente superiori a 30 mA. 2) Il dispositivo a monte deve avere un ritardo intenzionale superiore al tempo totale di interruzione del dispositivo a valle, TA > TB TOT. La Fig. 9.20 mostra un esempio di selettività verticale. Come si è detto in precedenza nel campo domestico la selettività verticale si può ottenere anche con un interruttore tipo S (ritardato) a monte con a valle degli interruttore del tipo generale come indicato nelle figure seguenti. 248 Quelli ad uso domestico non hanno normalmente possibilità di regolazione, ma è possibile ottenere ugualmente la selettività impiegando un interruttore di tipo S (ritardato) con a valle un interruttore differenziale del tipo generale con una corrente nominale non superiore ad un terzo di quella dell’interruttore di tipo S. ● Fig. 9.20 Coordinamento selettivo tra Per ottenere la selettività amperometrica tra l’intervento a valle (istantaneo) e quello a monte (selettivo) è necessario Quadro generale che la corrente nominale differenziale I∆n dell’interruttore In = 80 A differenziali istantenei e selettivo sia almeno di valore triplo rispetto a quella selettivi dell’interrutore istantaneo. Per ottenere la selettività in sovraccarico occorre che la corrente nominale I∆n = 1000 mA tipo S Id S dell’interruttore a monte sia almeno doppio di quello dell’interruttore a valle. La selettività realizzata disponendo a monte interruttori a bassa sensibilità e a valle a sensibilità più elevata è da In = 32 A In = 32 A considerarsi parziale in quanto le correnti di dispersione verso terra non sono controllabili e nella quasi totalità dei casi eccedono la soglia di intervento dell’interruttore a monte. Id I∆n = 30 mA Id I∆n = 300 mA Quadro di zona 2 Quadro di zona 1 ● Fig. 9.21 Curve di intervento 1000 (AC) 500 (A e AC) 30 (A e AC) 10 (A e AC) MDC 60 - MDC 100 BD - BDHP - SD - SDA 300 (A e AC) 1000 differenziale MDC 45 - t (ms) 1000 (AS) 100 300 (AS) 10 1 1 0 100 1000 10000 I (mA) In campo industriale il problema si presenta molto più semplice in quanto i dispositivi differenziali dispongono di soglia di intervento e di tempo regolabile, pertanto il progettista ha modo di realizzare una completa selettività. 249