MICHELE FRANCESCONI RIFLESSIONI SULL’EVENTO SONORO NELLA CONTEMPORANEITA’ Appunti elaborati da una lezione-concerto tenuta al Museo Carlo Zauli di Faenza il 9 Dicembre 2006 PREFAZIONE: Perché una riflessione sull’evento sonoro da parte di un “jazzista”? I motivi sono fondamentalmente 2: 1) Per cercare di chiarire alcuni dubbi (e aprirne altri), ragionare a freddo, lucidamente e pacatamente, sulle tante prese di posizione che animano i dibattiti sulla musica, da parte sia degli addetti ai lavori che dei semplici fruitori. 2) Nel mio caso specifico di musicista una riflessione, parallela alle mie varie attività (didattica, concertismo, promozione artistica, studi musicali e musicologici…) è sentita come condizione necessaria per capire quale strada intraprendere. Perché schematizzare la riflessione? Perché ne ho sentito l’esigenza. Lo schema nasce sempre da un bisogno di chiarificazione. Ma nel profondo si sa: “La verità, una volta fermata, non esiste più. Come si è sviluppata la riflessione? Come ha preso forma e quali sono state le fonti? Gli spunti per la riflessione derivano principalmente da 2 fonti: le chiaccherate informali con le persone (musicisti e non) e le letture. Per le letture basta consultare la bibliografia. Per i musicisti dovrei darvi la mia rubrica. Perché pagare per ascoltare una conferenza? Perché no? In fondo credo in una nuova forma di musicista, che non sia schiavo del suo narcisismo e del palcoscenico ma che sappia valorizzare anche le sue doti di ricercatore, didatta, divulgatore e promotore artistico. E anche in una nuova forma di pubblico, non troppo convenzionale, ma pronto a sostenere delle iniziative culturali di più largo respiro. Michele Francesconi MICHELE FRANCESCONI PARTE PRIMA: CHE COS’E’ LA MUSICA? Esempi di evento sonoro • • • • • • • • Uccellini nel bosco Un’orchestra che accorda La suoneria del cellulare Il rumore del traffico Effetto strano del silenzio quando nevica Saggio degli allievi Brano per 4 Elicotteri di Stockhausen La polifonia in un bar affollato • • • • • • La musica techno di un DJ in una discoteca Musica nelle hall degli alberghi I suoni del corpo (non c’è bisogno di esempio ☺) Musica in un film Messa cantata La musica in un supermercato Denis Smalley (1993) definisce sette tipi di identità sonore: 1. Emissione umana. 2. Attività o gestualità umana (colpo, frizione, etc.) in relazione ad un tipo di materiale (legno, metallo, liquido, etc…) 3. Strumenti musicali e gesti fisici a loro associati. 4. Sorgenti o cause-sorgenti meccaniche. (i rumori delle macchine di una fabbrica) 5. Segnali sonori (sirene etc.). 6. Emissione animale. 7. Suoni ambientali, con e senza intervento animale o umano (un ruscello) Silenzio - Suono – Rumore Il silenzio non è percepibile dall’uomo vivo (perché sentirebbe il battito del suo cuore). Per quanto riguarda la differenza tra suono e rumore vi faccio un esempio: prendete il vostro brano preferito e sparatelo nelle orecchie del vostro vicino alle 3 di notte mentre sta dormendo. Diventa rumore. Quindi la nozione di rumore è soggettiva. Diciamo però che dal punto di vista fisico ciò che chiamiamo suono è il risultato di vibrazioni periodiche regolari e ciò che chiamiamo rumore è il risultato di vibrazioni aperiodiche. Quali sono i criteri per dichiarare un evento sonoro “musicale”? Sicuramente le leggi che lo regolano e un’intenzione comunicativa. Ma queste esistono anche in natura1, e anche la parola ha delle leggi e un’intenzionalità comunicativa. Alla fin fine la risposta è relativistica. La musica è un fatto sociale totale. Un fatto culturale, antropologico. Musica è ogni fenomeno che un individuo, un gruppo o una cultura accettano di considerare come tale, anche solo rispetto all’ascolto.2 Quali sono i criteri per dichiarare un evento musicale “artistico”? Risposta troppo difficile. 1 Il mio cane ad esempio, tutte le mattine abbaia perché sa che sta per uscire e vuole ricordarmelo. cfr. 4’33’’ di John Cage e Un pomeriggio in spiaggia di Luc Ferrari. Tale ascolto può anche essere semplicemente interiore, quindi una partitura non eseguita è comunque un evento musicale. 2 MICHELE FRANCESCONI Dal capitolo conclusivo de IL PESO DEL SUONO - FORME D’USO DEL SONORO AI FINI COMUNICATIVI Di LELIO CAMILLERI Il filosofo George Berkeley diceva che "i suoni sono vicini a noi come i nostri pensieri" mettendo in evidenza il contenuto impalpabile e immaginifico che gli elementi sonori hanno. L'etnomusicologo Steven Feld nel suo studio sulla popolazione dei Kaluli, un gruppo di Basavi che vive nelle foreste tropicali di Papua Nuova Guinea, (Feld, 2003) ha messo in evidenza come il paesaggio sonoro della foresta pluviale influenzi la loro espressione linguistica oltre che musicale. Egli ha coniato il termine acustemologia che "unisce acustica e epistemologia per analizzare il primato del suono quale modalità di conoscere e vivere il mondo" (Feld, 2004). Egli, inoltre, afferma che i paesaggi sonori non sono solo percepiti come entità fisiche ma sono interpretati e compresi dagli esseri umani che li vivono con una pregnanza di contenuto nella dimensione temporale e spaziale. Nella nostra cultura e vita occidentale possono cambiare le modalità con cui il suono influenza la nostra vita ma il principio rimane lo stesso. La mobilità del suono (possiamo ascoltare musica e suoni in macchina, in treno, in aereo, in qualsiasi situazione o quasi), non solo accompagna e pervade la nostra esistenza ma in qualche modo la condiziona. La persona che cammina con il lettore MP3 o il lettore CD portatile ha una percezione molto diversa degli spazi che sta vivendo rispetto a quella che avrebbe senza ascoltare nessun tipo di elemento sonoro. In un recente saggio (Bull, 2004) viene citata un'affermazione che dice "riempie lo spazio mentre stai camminando", dove la musica è un elemento che allo stesso modo delle cornici sonore nelle installazioni, crea un'intelaiatura che interagisce con la situazione che stiamo vivendo. Un'altra affermazione interessante (Thibaud, 2003) è che la musica portatile elimina, in modo parziale ovviamente, i passaggi fra ambienti diversi, interno ed esterno, unificandoli con l'esperienza sonora. Prima si entrava in casa e si ascoltava la musica, ora invece, si può uscire di casa ascoltando dei brani musicali, passeggiare all'esterno e poi tornare sempre con un commento sonoro che fluttua nelle nostre orecchie. Il sonoro condiziona la nostra vita, crea il nostro intimo paesaggio sonoro che interagisce con il paesaggio sonoro naturale/artificiale delle nostre città. Tutto questo ha una forte relazione con tutti i prodotti, sonori o audiovisivi che devono tenere conto dell'importanza del sonoro raggiunto, ormai, nella nostra società. Troviamo eventi sonori nei negozi, nelle esposizioni, nelle radio esiste sempre un sottofondo sonoro anche durante il parlato. Questo significa che, data l'importanza che il sonoro riveste nella nostra vita, la produzione e l'elaborazione di intrecci sonori per qualsiasi contesto deve essere progettata in modo accurato e appropriato. Anche quando il sonoro funge esclusivamente come decorazione, il contenuto deve essere progettato per svolgere in modo appropriato la sua funzione. Ultimamente, ho osservato che, soprattutto in piccole chiese, viene diffusa della musica organistica per meglio sottolineare la sacralità del luogo, essendo l'organo lo strumento ecclesiastico per eccellenza, dopo la voce. Alcune volte, forse sarebbe meglio dire spesso, si assiste alla diffusione di musiche non organistiche, trascrizioni di brani strumentali, che rendono inappropriato e dissonante la scelta della musica con il luogo. Chion (2000) ha giustamente affermato che "le orecchie non hanno palpebre" mettendo in evidenza che se non facciamo un gesto con le nostre mani non possiamo in alcun modo escludere il mondo sonoro così come facciamo quando chiudiamo gli occhi per non vedere una cosa. E non lo escludiamo in nessun modo perché il silenzio non esiste dato che ascoltiamo anche con altre parti del nostro corpo. Si ricollega a questa affermazione un'interessante considerazione di John Cage che voglio citare per esteso: Un ambiente di questo tipo è detto camera anecoica; le sue sei superfici sono di un materiale assorbente speciale; è una stanza del tutto priva di risonanze. Diversi anni fa entrai, all'Università di Harvard, in una stanza così; e sentivo due suoni, uno alto e uno basso. Quando li descrissi al tecnico di servizio, m'informò che il suono alto era il mio sistema nervoso in azione; quello basso il mio sangue in circolazione. Finchè non sarò morto esisteranno suoni, e seguiteranno dopo la mia morte. Non c'è da temere per il futuro della musica. (Cage, 1971) MICHELE FRANCESCONI Musica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Il significato del termine musica è molto dibattuto tra gli studiosi a causa delle sue varie accezioni e dei diversi usi che se ne fanno: 1. Musica come suono: Una delle più comuni definizioni di musica è di quella di arte del suono organizzato, o - più specificatamente - di arte del produrre significati e sensazioni, più o meno complessi - e comunque di natura volontaria - organizzando suoni e silenzio. Simili definizioni - comunemente accettate - sono state ampiamente adottate sin dal Diciannovesimo secolo, quando si iniziò a studiare scientificamente la relazione tra il suono e la percezione. 2. Musica come esperienza soggettiva: Un'altra delle definizioni comuni di musica implica che la musica debba essere piacevole o melodica. Questo punto di vista tiene conto del fatto che alcuni tipi di "suono organizzato" non sono musica, mentre altri lo sono. Esistono versioni più elaborate di questa definizione che tengono conto del fatto che ciò che è considerato musica varia da cultura a cultura, e da epoca ad epoca. Questa definizione fu predominante nel Diciottesimo secolo. Mozart, per esempio, usava dire che "la musica non dimentica mai se stessa, essa non deve mai cessare di essere musica." 3. Musica come una categoria della percezione: La definizione cognitiva, meno comune, asserisce che la musica non è semplicemente suono, o la percezione di esso, ma una rappresentazione interna che percezione, azione e memoria contribuiscono a creare. Questa definizione è influenzata dalle scienze cognitive, il cui scopo è la ricerca delle regioni del cervello responsabili dell'analisi e della memorizzazione dei vari aspetti dell'esperienza dell'ascoltare musica. Questa definizione include anche arti differenti come ad esempio la danza. 4. Musica come approfondimento storico e antropologico: Il cammino e l'evoluzione del pensiero musicale corrono di pari passo con il cammino dell'uomo nella storia. L' antropologia trova nell'etnomusicologia risposte che altri studi sull'uomo non riescono a dare. 5. Musica come costrutto sociale: Le teorie post-moderne asseriscono che, come l'arte, la musica è definita innanzitutto nel suo contesto sociale. Da questo punto di vista la musica è ciò che ognuno chiama musica, che sia fatta di silenzio, di suoni, o di performance. La famosa opera "Quattro Minuti e Trentatré Secondi" di John Cage ha origine da questa concezione della musica. 6. Musica come cura del corpo e/o dello spirito musicoterapia: Le qualità liberatorie della musica si concretizzano da sempre dovunque nel mondo. Il benefico potere derivante dall'ascoltare musica, o dal crearne e riprodurne distingue i due rami principali riconducibili alla scienza stessa, che nascono sempre dalla radice unica, la Musica. Osservata in Europa, e nell'occidente in tempi relativamente recenti, dopo il Cinquecento, diviene strumento terapeutico vero e proprio, fino all'uso odierno che spazia dalla cura di depressioni, malattie psichiche anche molto gravi, disturbi neurovegetativi ecc. In tempi più antichi e tutt'ora in siti culturalmente poco occidentalizzati può definirsi musicoterapia un aspetto fondamentale dell'educazione civica, intesa come "consapevolezza d'esser vivi" quindi esistere. In Africa, ad esempio, fare musica con rudimentali strumenti quali semplici percussioni o flauti di bambù è patrimonio comune nella società; parimenti lo è il partecipare ballando e cantando, oltre che, ovvio, ascoltando. Fondamentale è la partecipazione alla Musica, che è eletta a cura, preghiera, dialogo, discussione nel senso più civilmente umano dei termini. In realtà il diritto civile per questi popoli si concretizza, trovando la sua più schietta espressione, proprio nella Musica. Cfr. studi sui benefici della sinfonia K488 di Mozart A causa della larga gamma di definizioni, lo studio della musica è effettuato in una grande varietà di forme e metodi: lo studio del suono e delle vibrazioni (detto acustica), lo studio della teoria musicale, lo studio pratico, la musicologia, l'etnomusicologia, lo studio della storia della musica. MICHELE FRANCESCONI PARTE SECONDA: PARLIAMO DI MUSICA Il semiologo Jean Molino inquadra l’evento musicale sotto 3 aspetti: LIVELLO POIETICO (compositore) (da poiesis = momento della creazione di un evento musicale) LIVELLO NEUTRO (opera) (livello immanente, materiale dell’evento musicale) LIVELLO ESTESICO (pubblico) (estesico = le sensazioni suscitate dall’evento musicale) Livello poietico (L’atto creativo) • Può esistere un margine non controllato nell’atto creativo, che può sfociare anche nell’atto aleatorio. In tal caso parleremo di un “non atto” creativo.3 • Atto creativo. A. Può essere un atto compositivo (EX NOVO). B. Può essere un atto elaborativo: dalle cover rock alle performance jazzistiche, dagli arrangiamenti per big band alle elaborazioni di musica elettronica o elettroacustica, dal cut ‘n’ mix della techno music4 all’interpretazione di musica eurocolta5. 3 Cfr. Cage, Music of Changes, con l’utilizzo degli I-Ching, cioè dell’aleatorietà Verso la fine degli anni Ottanta, dagli Stati Uniti due nuovi generi infiammarono l'Europa cambiando le carte in tavola in maniera radicale: l'House e la Techno. Sorvolando sui dettagli della loro genesi è invece fondamentale sottolineare come questi due stili fossero figli dello sviluppo tecnologico. Mentre nella prima Nuova Ondata agli inizi degli anni Ottanta, gli strumenti elettronici arricchirono con nuove sonorità la struttura classica della canzone (strofa-ritornello), nell'House e soprattutto nella Techno, si è andati oltre tale struttura, delineando inedite forme espressive e introducendo nuovi metodi di composizione in cui l'utilizzo dello strumento elettronico è parte integrante della creazione del brano stesso: le sonorità elettroniche non erano solamente strumentali alla melodia, ma rappresentavano l'essenza stessa della composizione. Non è un caso che i creatori sia dell'House che della Techno abbiano citato fra le loro fonti di ispirazione i Kraftwerk che per primi, a livello popolare, avevano messo al centro dei loro brani non solo la melodia (fortissima in molte loro composizioni), ma anche e soprattutto il suono degli strumenti che nel loro caso era il suono delle Macchine, dell'Elettronica in senso lato. Altro elemento fondamentale di questi due generi è la sempre maggiore importanza della figura del dj che assurge al ruolo di vero e proprio alchimista di suoni, ritmi e melodie. Questo nuovo soggetto musicale emerso prepotentemente con il Rap grazie all'utilizzo delle nuove tecniche del campionamento, del cutting e dello scratch, si arricchì di capacità e conoscenze tecnologiche che posero le basi per la definizione di una figura di produttore che sarebbe diventata fondamentale negli anni successivi: un produttore con la sensibilità del musicista, il feeling del dj e il know how tecnico dell'ingegnere del suono. L'esplosione dell'House e della Techno fu enorme e diede vita ad una rinascita della club culture e alla creazione del concetto di rave (delirio). Dal 1987 in poi, la crescita della produzione di dischi House e Techno fu incredibile, tanto da creare la necessità di nuove strutture distributive, più snelle e al passo con i gusti della gente rispetto a quelle esistenti. Questi due generi inoltre diedero nuova linfa alla stampa del vinile, ormai abbandonato dalle major (e anche da molte etichette medio-piccole) in favore del Cd, divenuto nel frattempo lo standard mondiale in ambito musicale. 4 Tratto da Mondo Techno, di Andrea Benedetti. 5 L’atto creativo nell’azione interpretativa è minimo. La recente tendenza delle scuole di interpretazione, diciamo dalla seconda metà del ‘900, si è spostata sempre di più sul versante filologico, tanto che si è arrivati al paradosso dei tagli in MICHELE FRANCESCONI L’atto musicale creativo si muove sui parametri fisici del suono: ALTEZZA INTENSITÀ DURATA e TIMBRO. Fino agli anni 50 del Novecento (avvento della musica concreta, elettronica e elettroacustica) nella trasmissione dell’opera musicale tramite la scrittura i parametri concepiti erano in pratica solo quelli che potremmo definire musicali, cioè: MELODIA ARMONIA RITMO e TIMBRO. Protagonisti dell’atto poietico: • • • • • • • Compositore (eurocolta, rock, pop, jazz, etnica, new age, jingle pubblicitari…) Jazzista Cantautore Interprete classico DJ Ingegnere del suono (missaggio, editing) Costruttori di strumenti musicali (hanno influenzato la storia della musica con dei timbri nuovi) Cause e intenzionalità dell’atto poietico. • • • • • • • • • • • • Urgenza espressiva pura Imitazione Volontà di lasciare memoria di sé (anche a se stessi) Desiderio di affermazione di sé Committenza Business (se si parte dal livello estesico si ha la cosidetta musica “commerciale”) Es. Spice Girls Musica d’uso (musica per film, per eventi…) Motivazioni sociali (nelle tradizioni popolari ad esempio la musica è legata indissolubilmente al ballo) Motivazioni benefiche (concerti per beneficienza) Motivazioni politiche (musica legata a movimenti politici o rivoluzionari) Motivazioni terapeutiche (musicoterapia) Motivazioni varie (volere conquistare qualcuno) Da queste motivazioni deriva che la creazione di un evento musicale può avere infinite cause e infiniti scopi. La concezione della musica che oggi definiamo eurocolta è figlia del Romanticismo. Lo spartiacque del compositore puro potremmo indicarlo storicamente già con Beethoven. L’ispirazione si riflette nella sacralità della sala da concerto, in cui l’interazione col pubblico è assente, anzi rigorosamente vietata. Tale ispirazione deve inoltre investire l’interprete nel momento della riproduzione dell’opera musicale. Questa concezione si è scontrata nel XX secolo con l’avvento delle musiche performative (jazz, pop, rock, etnica…) e del loro uso a livello commerciale e sociale. Si è creato una specie di Museo Musicale che racchiude circa 300 anni (dal 1650 al 1950) di musica scritta e pensata per strumenti in uso in quell’epoca. Questo Museo si arroga il diritto di essere considerato “musica di serie A” o “musica seria”. sala d’incisione. Si anela alla perfezione, e a causa di ciò gli interpreti sono sottoposti a estenuanti fatiche sullo strumento paragonabili forse alle discipline olimpiche. L’esecuzione dal vivo è vittima di quella costruita in studio. In sostanza nel mondo della musica eurocolta si è arrivati ad avere molti “camerieri” ma pochissimi “cuochi”. Perché questa tendenza? 1) L’interprete è una figura comoda dal punto di vista commerciale. Per fare un esempio basta pensare al carisma di certi direttori d’orchestra e al fenomeno di divismo e aneddotica che sta loro attorno. Eppure pochissimi di questi hanno creato musica originale durante la propria carriera. 2) Il pubblico gode nel confrontare i propri “gladiatori” musicali sul parametro del virtuosismo tecnico. Inoltre nei cartelloni delle associazioni concertistiche quasi tutto il repertorio proposto arriva agli anni ’30 del secolo scorso. Viene considerata “troppo moderna” certa musica che è stata composta quando i nostri nonni erano bambini. MICHELE FRANCESCONI L’accademia, soprattutto nei paesi europei, ha metabolizzato questo modo di concepire la musica e solo in tempi recenti e grazie a una minima parte di docenti illuminati le cose stanno cambiando. Al contrario una delle caratteristiche delle musiche performative è la ricerca del “fattore umano”, cioè di quella componente che una performance live unica e irripetibile può causare. In queste musiche una sbavatura o un errore non solo vengono giustificati, ma addirittura apprezzati in quanto effetto di una urgenza espressiva del musicista. Lo spirito del jazzista, per fare un esempio, non si misura con l’assoluto, o con l’idea di perfezione, infatti i luoghi del jazz non sono in origine le sale da concerto, ma i club, cioè quei luoghi in cui anche il pubblico ha un coinvolgimento emotivo tale da poter godere appieno della performance attraverso esclamazioni di compiacimento o applausi al termine di un assolo; e dire che il coinvolgimento del pubblico c’era anche in certe esecuzioni d’opera prima dell’estetica romantica. Tutta colpa di Beethoven ☺. Livello neutro Premessa: già nel Settecento le arti venivano divise in arti del tempo e arti dello spazio. La musica veniva considerata un’ arte del tempo, ma esiste una spazialità della musica, e per questo io ho impostato la riflessione sull’evento sonoro. Come viene trasmesso l’evento musicale? 1) NESSUN SUPPORTO (PERFORMANCE UNICA E IRRIPETIBILE (LIVE)) 2) ORALITA’ 3) SUPPORTI FISICI Scrittura La scrittura fino agli anni settanta dell’ 800 è l’unico supporto possibile, ed è concepito come un “fine” dalla musica eurocolta, in quanto unico modo per lasciare indicazioni sull’opera d’arte. Ma la musica è arte del tempo e non dello spazio, per cui è semplicemente impossibile “scrivere un suono” per lasciarlo ai posteri. E’ sempre esistita anche la pratica dell’improvvisazione e dell’interpretazione di griglie armoniche di vario tipo, ma la tendenza dominante dalla metà del settecento è quella della “fissità” dell’opera su partitura. Dall’avvento dei supporti sonori è invece l’oralità che acquista esattezza indiscutibile in quanto viene fissata, appunto, su un supporto fisico (la qualità varia poi a seconda della tecnologia). A questo punto, solo in alcuni linguaggi, come ad esempio quello jazzistico, la scrittura mantiene un ruolo, ma è intesa come mezzo (nel rock, nella popular music o nella musica da discoteca la scrittura non esiste quasi per niente). Io credo che la scrittura dia alla musica una componente logica e astratta che l’oralità non può dare. La scrittura dà inoltre una finitezza all’opera. Ma proprio per questo, forse, viene a mancare il lato creativo estemporaneo, se non, in minima parte, nell’interpretazione. La scrittura ha significato mensurabilità solo su tre parametri musicali (armonia, melodia, ritmo). Nella notazione contemporanea si è assistito invece all’introduzione di segni quasi geroglifici per superare questo limite, ma rimane una concezione diversa da quella dell’oralità. Le due tecniche (oralità e scrittura) nel Novecento hanno coesistito, ma si è assistito a un predominio estesico dell’oralità. Carillon, Rulli di pianola6 6 Di questo strumento ne ha fatto un uso moderno il geniale compositore Conlon Nancarrow. Direi che l’inespressività meccanica dei rulli di pianola può essere paragonata a un moderno sistema MIDI, che consente però l’esecuzione di brani tecnicamente impossibili per un esecutore umano. MICHELE FRANCESCONI Disco e musicassetta (dai cilindri di Edison degli anni 80 dell’ottocento al 78 giri fino agli anni 50, poi il microsolco (33 giri, negli anni 50), il cd (circa dal 1980) all’mp3 (Ipod, 2000). Le musiche audiotattili sono trasmesse per via orale. Uno dei riscontri più ovvi è nella forma. La canzone e la sinfonia. Sarebbe molto difficile trasmettere per via orale una forma ampia o dei parametri complessi come l’armonia polifonica. Altri supporti (Videocassette, DVD) 4) MEZZI DI DIFFUSIONE Radio Cinema Televisione 5) LIQUIDI mp3, che può essere veicolato su internet, per e-mail e in lettori di vario tipo come l’iPOD (Internet Podcasting) o nel telefonino7 Mezzi di creazione dell’evento sonoro • • • • • • • Emissione umana. Attività o gestualità umana (colpo, frizione, etc.) in relazione ad un tipo di materiale (legno, metallo, liquido, etc…) Strumenti musicali e gesti fisici a loro associati. Sorgenti o cause-sorgenti meccaniche. Segnali sonori (sirene etc.). Emissione animale. Suoni ambientali, con e senza intervento animale o umano. Il luogo fisico Il contesto sociale e culturale • • • • 7 Chiese Corti Salotti Sale da concerto8 Problema delle edizioni e dei diritti d’autore: In quest’epoca di crisi del mercato discografico in cui i consumatori non comprano più i dischi (l’oggetto solido) ma “scaricano” il liquido da Internet, paradossalmente il contenitore acquista sempre più valore per le autoproduzioni. L’oggetto è importante per essere regalato, per una fisicità “feticistica” e non neutra (il semplice cd copiato senza copertina…). 8 “Il concerto, come lo conosciamo oggi, è un’altra invenzione del XIX secolo; naturalmente la musica veniva eseguita per un pubblico anche nei secoli precedenti, ma in contesti come corti o residenze aristocratiche. La novità, nel concerto ottocentesco consisteva nel suo essere aperto a chiunque potesse permettersi di pagare il biglietto (il che, naturalmente, escludeva ancora la maggior parte della gente: fu solo nel XX secolo, con lo sviluppo della tecnologia e della registrazione e della trasmissione, che la musica classica diventò accessibile praticamente a chiunque volesse ascoltarla) E lo sviluppo del concerto come forma di pubblico intrattenimento economicamente remunerativa diede origine a un'ulteriore grande innovazione: la costruzione di sale da concerto appositamente concepite, dove centinaia di spettatori (o migliaia, nel caso di edifici più recenti come la Royal Albert Hall o 1'Auditorium di Chicago) potessero presenziare a quel rito nel quale l'esecuzione della musica si era trasformata. Oggi, entrare in una sala da concerto è come entrare in una cattedrale: è letteralmente un rituale di passaggio che dà accesso a un interno, separato dal mondo esterno sia economicamente (perché si deve pagare per entrarci), sia acusticamente. Nel santuario vige una rigorosa etichetta: non solo si deve stare in silenzio e rimanere più o meno immobili mentre viene eseguita la musica, ma si deve evitare di battere le mani tra un movimento e l'altro, riservando MICHELE FRANCESCONI • • • • • • • • • • Jazz Club Spazi all’aperto (Piazze, Strade). Palasport Supermercati Ascensori Studi di Registrazione Home Concert Discoteche Concerti in mezzo alla natura (i concerti all’alba, sul mare o in montagna), Musei Ogni contesto ha la sua tradizione e le sue regole La forma (cioè come viene strutturato un evento musicale) Ogni evento musicale ha una sua forma. Credo che sia fondamentale capire il rapporto che esiste tra la forma e il supporto9. Fattori extrasonori • • • • • Le parole (sul piano semantico, non fonico) Il look di un artista La scenografia di una performance Il contenitore, il supporto (ad esempio la custodia - copertina di un cd) Comunicazione e promozione dell’evento. l'applauso alla conclusione dell'intera sinfonia o concerto. Gli esecutori sono tenuti a osservare un codice altrettanto rigoroso che va, tanto per dire, dal modo di vestirsi (abito da sera per la musica sinfonica, pantaloni neri e camicia colorata per la musica antica e così via), alla convenzione per cui i pianisti (ma non gli organisti) e i cantanti in un recital (ma non in un oratorio) devono suonare e cantare a memoria, con l'eccezione della musica contemporanea più ardua. Perché certi musicisti debbano essere tenuti ad avere una memoria migliore di altri è qualcosa di misterioso, ma la convenzione di imparare la musica a memoria non è del tutto arbitraria: sembra si sia sviluppata parallelamente all’idea che le esecuzioni solistiche dovessero sembrare spontanee, dare l'impressione di un'improvvisazione alla quale capiti semplicemente di coincidere nota per nota con lo spartito del compositore. In altri termini, invece di limitarsi a riprodurre qualcosa che è stato scrupolosamente memorizzato, si deve dare l'impressione di esserne letteralmente posseduti - e questo, naturalmente, si ricollega all'idea che la musica dia accesso a un mondo trascendente o renda udibile la voce della Natura (e si ricollega anche a quanto accade nei concerti rock, per quanto differenti possano esserne gli altri aspetti rituali). Da Musica, una breve introduzione, di Nicholas Cook 9 Haydn e Mozart scrivevano delle sinfonie, Chopin degli improvvisi, Armstrong suonava Potato Head Blues, e i Pink Floyd creavano un LP. Ha senso oggi progettare un disco? Non avrebbe forse più senso comporre musica per Ipod, visto che la trasmissione dell’opera nel nostro tempo è LIQUIDA, più che SOLIDA? E un mp3 quanto deve durare? MICHELE FRANCESCONI Livello estesico (l’atto ricettivo) Cause e intenzionalità dell’atto estesico. - Godimento fisico e cerebrale Rito Volontà di appartenere a un gruppo o di seguire una moda Curiosità Cosa provo quando fruisco di un evento musicale? - Piacere - Fastidio - Un sentimento etico (se ascolto una melodia legata a un movimento politico o ideologico come l’inno nazionale) - Ricordo - Esaltazione - Malinconia - Snobismo intellettuale (sentirsi superiori) Cosa dico/penso quando fruisco di un evento musicale? (Il giudizio) Il giudizio etico (soggettivo) • Dai fattori extrasonori (E’ molto facile capire come possa nascere un giudizio sui fattori extrasonori citati sopra) Per esempio basta parlare due minuti con un musicista che ci risulta antipatico e automaticamente considereremo la sua musica negativamente. • Dai fattori sonori Anche dalla musica stessa (dal fattore puramente sonoro) deriva un giudizio etico, perché l’ascolto è sempre in relazione con un vissuto. L’uditore non è neutro, è umano. Nell’uomo c’è uno stretto rapporto tra conoscenza, memoria e affettività. Ciò che ci si aspetta, ciò che si conosce e che si ama, la paura del diverso e del nuovo (xenofobia). Noi diamo un giudizio etico ad ogni opera fruita, e spesso riconduciamo l’opera alla persona, all’artista o all’interprete. Facciamo inoltre una scala di valori sui parametri musicali (es. “è freddo, troppa tecnica, poco cuore…”) e su questi facciamo confronti e critiche. Oppure diciamo di un artista “…si è dato al commerciale, non è più quello di una volta” O il contrario “non gliene frega niente del pubblico, è musica autocentrata, è solipsismo…” Il giudizio estetico (oggettivo)10 1. Esiste un’oggettività per il giudizio estetico? A mio avviso non esiste: Ogni linguaggio è relativo alle proprie regole, al tempo, al contesto storico e culturale… Ma allora qual è la differenza tra uno che suona “bene” e uno che suona “male”? E’ relativo alle regole del linguaggio. Se nelle regole viene richiesto di andare a tempo, di essere intonati…ecc allora chi non lo fa suona “male”, ma se vengono richieste altre cose, tipo di essere sporco, o si preferisce la musica fatta dalle macchine allora cambia tutto. 10 Le dispute spesso nascono quando uno fa passare il proprio giudizio etico per un giudizio estetico oggettivo. MICHELE FRANCESCONI 2. Esiste un’evoluzione nel linguaggio? Es… L’italiano è una lingua più “evoluta” del latino? La risposta sta forse nel non giudicare da un unico punto di vista. Il tempo è solo UNO dei PARAMETRI per giudicare. In questo senso è molto semplice capire che chi viene dopo nell’arte ha potuto vedere ciò che hanno fatto quelli che sono venuti prima di lui, e non il contrario, ma non bisogna pensare a un’evoluzione di tipo qualitativo, perché allora diremmo che la musica di Steve Coleman è più evoluta di quella di John Coltrane, che a sua volta è più evoluta di quella di Charlie Parker, che a sua volta è più evoluta di quella di Lester Young, etc… o che l’arte di Picasso è più evoluta di quella di Giotto. Diciamo piuttosto che esistono regole e tecniche derivate dal passato e mischiate tra loro, e che alcune di queste tecniche possono aver avuto uno sviluppo di tipo tecnologico. Il cinema sonoro e quello a colori ad esempio sono tecnologicamente più “evoluti” di quello muto e di quello in bianco e nero, ma sulla tecnologia non siamo portati a dare un giudizio estetico. E comunque quando si guadagna qualcosa in un senso si perde qualcosa in un altro. L’innovazione - L’originalità L’originalità è la chiave di volta di quel processo di derivazione e miscela delle tecniche e regole desunte dal passato. Forse il processo che porta al cambiamento dei linguaggi si può ricondurre fondamentalmente al concetto di sintesi.