LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 13:19 Pagina 30 Nelle viscere del Gran Sasso si studiano i misteri del cosmo di Marco Pallavicini Docente di Astrofisica all’Università di Genova Astrofisica LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 13:19 Pagina 31 Duemila metri sotto la vetta di Corno Grande le sale dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, i più importanti laboratori sotterranei di fisica del mondo, ospitano 15 esperimenti progettati per far luce su alcuni dei più grandi misteri del cosmo. Ideati e realizzati a metà degli anni ’80 durante la costruzione dell’autostrada A24 Roma-Teramo, i laboratori sono composti da tre grandi sale sperimentali scavate nel profondo della montagna per proteggere gli esperimenti dalla radiazione cosmica che continuamente investe la superficie del nostro pianeta. Quasi mille ricercatori da 24 paesi del mondo cercano di rispondere a domande cruciali in astrofisica, fisica nucleare e fisica delle particelle elementari: qual è l’intima natura dei neutrini e quanto vale la loro massa? Come funzionano le reazioni nucleari nel centro del Sole? Che sono la “materia oscura” e “l’energia oscura”, quelle forme sconosciute e inafferrabili di materia che sembrano permeare la nostra Galassia e tutto l’Universo nel suo insieme? Queste domande non possono essere affrontate da esperimenti fatti nei normali laboratori costruiti sulla superficie. Infatti, il flusso di raggi cosmici, - protoni di alta energia provenienti dal Sole e dallo spazio profondo che costantemente investono l’atmosfera terrestre -, a livello del mare è circa di 200 particelle per secondo e per metro quadrato. Gli “eventi” che si vogliono rivelare al Gran Sasso, siano essi l’urto di un neutrino solare con un elettrone, o l’urto di una particella di materia oscura con un nucleo atomico, sono invece straordinariamente rari, in qualche caso solo pochi eventi all’anno. Il rumore di fondo causato dai raggi cosmici rende impossibile la mi- Astrofisica sura in superficie, mentre la roccia della montagna riduce il flusso di particelle di più di un milione, creando quelle condizioni di “silenzio cosmico” che sono indispensabili per questi esperimenti. Non si può ascoltare il battito d’ala di una farfalla stando in discoteca. La domanda a questo punto sorge spontanea: come è possibile studiare l’Universo o il nucleo del Sole stando rintanati dentro una montagna? Quando guardiamo il Sole quello che vediamo è la luce emessa dalla sua superficie, che all’incirca si comporta come una palla incandescente alla temperatura di circa 5000 °C. Per un fisico la superficie non è però la parte più interessante. L’energia del Sole infatti è prodotta da reazioni di fusione nucleare che si svolgono nel suo nucleo interno. Possiamo studiare il nucleo del Sole, anche se è nascosto mezzo milione di Km sotto la sua superficie, nascondendoci dentro una montagna? Anche se può sembrare La Terra è sferica, per cui i neutrini per andare in linea retta dal laboratorio svizzero del CERN fino al Gran Sasso passano sotto la crosta terrestre. La figura mostra il percorso dei neutrini sotto il suolo italiano. A fronte La NASA ci propone questa sorprendente immagine della galassia a spirale NGC 1365, un maestoso universo di “isole” ampio 200.000 anni luce. Gli astronomi suppongono che la barra sporgente della NGC 1365 svolga un ruolo cruciale nell’evoluzione della galassia, attirando gas e polvere cosmica nel gorgo di formazione delle stelle, alimentando così il buco nero centrale. Copyright: SSRO-South – R. Gilbert, D. Goldman, J. Harvey, D. Verschtatse – PROMPT (D. Reichart) 31 LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 stupefacente, la risposta è sì. Possiamo infatti fare una radiografia del nucleo del Sole sfruttando le spettacolari proprietà di una particella molto speciale emessa dalle reazioni nucleari, il neutrino. I neutrini sono particelle davvero uniche e occupano un ruolo specialissimo nella storia della fisica italiana. All’inizio degli anni ’30, il fisico tedesco Wolfgang Pauli ipotizzò l’esistenza di questa particella per spiegare alcuni aspetti della radioatività. Fu però Enrico Fermi a elaborare la prima teoria compiuta delle interazioni de- 32 13:19 Pagina 32 boli e a spiegare il ruolo del neutrino nei decadimenti radioattivi. Non per caso, il neutrino è l’unica particella elementare che ha un nome italiano (neutrino sta per piccola particella neutra, e la desinenza ino è ovviamente propria della nostra lingua). Fermi non è l’unico italiano ad aver contribuito alla fisica dei neutrini. Dopo di lui Ettore Majorana studiò a fondo la natura intima di questa particella, - in modo così profondo che dopo 70 anni alcune delle sue idee sono ancor oggi sottoposte a indagine sperimentale proprio al Gran Sasso - , e Bruno Pontecorvo è stato l’ideatore di uno speciale fenomeno detto “oscillazioni di neutrino”, fenomeno oggi oggetto del più spettacolare e ambizioso dei progetti in corso al Gran Sasso. I neutrini sono particelle elementari leggerissime (almeno un milione di volte più leggeri di un elettrone e per molto tempo si è pensato che avessero massa esattamente nulla come la luce), e possono attraversare enormi quantità di materia senza essere minimamente rallentati o deviati. Grazie a queste proprietà i neutrini possono uscire dal nucleo del Sole, attraversare tutta la stella (700.000 Km di materia densa in media come l’acqua), viaggiare fino a noi per 150 milioni di Km, fare l’ultimo piccolo sforzo di attraversare la montagna e depositare nei rivelatori preziose informazioni su come funziona la nostra stella. Per questo motivo sono difficilissimi da rivelare e solo proteggendosi dal “rumore” causato dai raggi cosmici è possibile studiarli efficacemente. L’esperimento Borexino è progettato appositamente per rivelare per la prima volta i neutrini prodotti da una particolare reazione nucleare solare. Borexino è una sfera di quasi 14 m di diametro, riempita con una sostanza organica presente nella comune benzina che ha la proprietà di emettere luce quando una particella urta contro un elettrone, ed equipaggiata con 2212 sensibilissimi rivelatori di luce. Occasionalmente, circa 30 volte al giorno, uno fra i 100 milioni di miliardi di neutrini solari che ogni giorno attraversano il rivelatore, urta un elettrone contenuto nella sfera. Quando questo accade un debole ma chiaramente osservabile segnale luminoso sarà raccolto dai rivelatori di luce e trasformato in segnali elettrici rivelabili e utilizzabili per misurare le proprietà dei neutrini. L’esperimento, realizzato anche con un significativo contributo della Sezione di Genova dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e di fisici dell’Università di Genova, inizierà a Astrofisica LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 13:19 A fronte Due viste dell’interno del rivelatore di neutrini solari Borexino prima della chiusura e riempimento del rivelatore. Astrofisica Pagina 33 Sopra Il rivelatore Borexino dopo il riempimento con acqua. Il scintillatore liquido. funzionare fra pochi mesi e darà informazioni essenziali per verificare la nostra conoscenza della fisica solare e delle proprietà dei neutrini. Al Gran Sasso non si studiano solo i neutrini provenienti dal Sole. È infatti in fase di realizzazione uno dei progetti più ambiziosi della storia della scienza: la rivelazione di un fascio di neutrini prodotti a 720 Km di distanza dagli acceleratori costruiti presso i laboratori europei del CERN di Ginevra. Al CERN è stato infatti costruito e già provato con successo un fascio artificiale di neutrini “sparati” con grandissima precisione nella direzione dei laboratori del Gran Sasso. Lo scopo di questo ambizioso progetto è quello di provare definitivamente che i neutrini hanno la proprietà di trasformarsi uno nell’altro grazie al fenomeno chiamato delle “oscillazioni di sapore”. Che cosa sono le oscillazioni di sapore? In natura esistono tre specie di neutrini, chiamati tecnica- 33 LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 mente elettronico, muonico e tauonico. Già negli anni ’50 Bruno Pontecorvo ipotizzò, sulla base di considerazioni teoriche, che quando un neutrino di una certa specie si propaga nello spazio abbia una certa probabilità di trasformarsi in un neutrino di specie diversa. Questo fenomeno è già stato confermato in modo indiretto in vari esperimenti, ma manca ancora una prova definitiva. L’esperimento Opera cercherà di rivelare neutrini di tipo tauonico al Gran Sasso, da un fascio di neutrini muonici prodotti al CERN. Se infatti la teoria delle oscillazioni è corretta, nei 720 Km di viaggio sotto la crosta terrestre fra il CERN e il Gran Sasso (la Terra è sferica per cui la linea retta che congiunge i due laboratori passa sotto la superficie terrestre!) i neutrini muonici prodotti dagli acceleratori del CERN possono trasformarsi in neutrini tauonici e rivelare la loro presenza nel rivelatore. L’esperimento è difficilissimo. Il rivelatore è composto da circa 200000 mattoncini contenenti 12 milioni di lastre fotografiche che verrano esposte proprio come si fa con una macchina fotografica non alla luce ma al fascio di neutrini dal CERN, e quindi pazientemente analizzate al microscopio per mezzo di sistemi robotizzati e di tanta tanta pazienza. I neutrini tauonici riveleranno la loro presenza lasciando nelle lastre fotografiche dei segnali caratteristici. La rivelazione anche di un solo evento indotto da un neutrino tauonico sarà la prova definitiva dell’esistenza delle oscillazioni e la conferma delle idee di Pontecorvo. Quanto pesa un neutrino? Anche se non è possibile dire qui perché, l’esistenza delle oscillazioni di sapore 13:19 Pagina 34 suggerisce che la massa dei neutrini, a differenza di quanto si pensava fino a qualche anno fa, è diversa da zero, ma non ci dice quanto pesano. I neutrini sono troppo leggeri per essere “pesati” con le tecniche usate per le altre particelle. Queste tecniche hanno infatto mostrato che il neutrino è più leggero di un milionesimo della massa dell’elettrone, ma non sappiamo di più. Per misurare la massa dei neutrini serve una tecnica speciale: l’esperimento Cuore è il più ambizioso progetto oggi esistente al mondo per misurare la massa dei neutrini studiando un rarissimo fenomeno di radioattività nucleare. Circa 1000 cristalli di ossido di Tellurio saranno raffreddati a 10 millesimi di grado °K per evidenziare se possibile questo rarissimo decadimento, ed estrarre da esso il valore della massa del neutrino. Al Gran Sasso non ci si occupa solo di neutrini, e in realtà il più grande mistero della fisica moderna non riguarda i neutrini, ma la composizione di tutto l’Universo. Gli spettacolari progressi dell’astronomia avvenuti nel secolo appena concluso e in particolare negli anni ’90 hanno evidenziato che del mondo che ci circonda, per buona pace di chi pensa che la scienza fondamentale abbia concluso il suo ciclo, non sappiamo quasi nulla. Letteral- Sopra La sala C dei laboratori nazionali del Gran Sasso durante gli scavi e subito dopo la fine della costruzione alla fine degli anni ’80. La sala C dei laboratori del Gran Sasso oggi con gli esperimenti Opera e Borexino. 34 Astrofisica LA CASANA 030-035:CORR 035 12-12-2007 13:19 mente nulla. Tuttalpiù possiamo socraticamente affermare che sappiamo di non sapere; è già qualcosa, ma davvero non sappiamo molto di più. Infatti, lo studio di dettaglio di come si muovono e si sono formate le galassie, di come si espande l’Universo nel suo complesso e soprattutto l’analisi del “fondo a micro-onde”, ovvero il fruscio di onde radio che proviene dallo spazio profondo e che è il residuo più antico del Big Bang, hanno dimostrato che la materia ordinaria, ovvero gli atomi che formano i pianeti, le stelle e le galassie, la ciccia di chi vi scrive e voi che leggete, è solo il 3% di ciò che esiste nell’Universo osservabile. Il rimanente 97% è semplicemente di natura ignota. Sappiamo che c’è perché ne vediamo l’effetto nel moto delle galassie e dell’Universo nel suo insieme, ma non abbiamo idee precise su che cosa sia, anzi non abbiamo nemmeno idee vaghe. Si suppone, ma qui siamo solo allo stadio di interessanti speculazioni Astrofisica Pagina 35 teoriche tuttaltro che dimostrate, che circa 1/3 di quello che c’è ma non si vede sia composto da particelle pesanti simili per molti aspetti ai neutrini, mentre del resto non abbiamo alcuna idea plausibile. Alla prima componente è stato dato il nome di “materia oscura”, mentre la seconda ancor più elusiva componente ha preso il nome di “energia oscura”. I nomi però non ingannino. Dare un nome ad una cosa è facile, serve a esorcizzare il mistero, ma non vuol dire aver capito. Ci sono ancora più cose in cielo e in terra di quanto non immagini la nostra filosofia. Gli esperimenti Dama, CRESST, WARP e Xenon oggi in corso al Gran Sasso forse ci diranno che cosa è la materia oscura, cercando di rivelare il possibile urto di una di queste particelle con un nucleo atomico. È inutile dire che anche in questo caso si tratta di esperimenti difficilissimi e ci vorranno probabilmente alcuni anni prima che possano arrivare delle risposte, se arriveranno. Nessuno può prevedere a che cosa porteranno questi esperimenti. Può darsi che la materia oscura sia davvero un nuovo tipo di particella (e in tal caso è probabile che prima o poi verrà rivelata, forse proprio al Gran Sasso), ma è anche possibile che ciò che oggi chiamiamo “dark matter” e “dark energy” siano solo nomi dati alla nostra attuale ignoranza, e che per spiegare i fenomeni osservati sia necessario rivedere molto più profondamente le nostre idee scientifiche e la nostra visione del mondo. Chi vivrà vedrà, se non gli verranno tagliati del tutto i fondi alla ricerca. Al Gran Sasso non ci si occupa solo di fisica. La natura specialissima del luogo è di interesse infatti anche per studi di biologia e di geologia. I laboratori sono aperti al pubblico. È possibile visitarli prenotando la visita al sito www.lngs.infn.it I laboratori esterni alle pendici del Gran Sasso. 35