Orthomyxoviridae Virus dell’influenza Si stima che le patologie respiratorie rappresentino dal 75% all’80% di tutte le principali morbosità acute dei paesi industrializzati; La maggior parte di tali malattie sono ad eziologia virale e la loro incidenza è inversamente proporzionale all’età: ovvero maggiore tra i bambini piccoli; Un altro aspetto è la stagionalità: l’incidenza è minore nei mesi estivi e più elevata in inverno; I virus che sono causa principale di malattia respiratoria acuta includono: 1) virus influenzali, 2) virus paraifluenzali, 3) rinovirus; 4) adenovirus e 5) virus respiratorio sincinziale; Oltre alla capacità di causare una varietà di sindromi acute respiratorie, questo gruppo abbastanza eterogeneo è accumunato da un breve periodo di incubazione 1-4 giorni e dalla modalità di diffusione da persona a persona; La trasmissione può essere diretta attraverso nuclei di goccioline infettive o indiretta attraverso il trasferimento di secrezioni all’epitelio nasale o congiutivale mediato prevalentemente dalle mani; Tutti questi agenti sono associati ad un aumentato rischio di superinfezioni batteriche e tutti possono determinare pandemie. L'influenza è una malattia infettiva causata da virus a RNA a polarità negativa della famiglia degli Orthomyxoviridae. È caratterizzata da sintomi sistemici come: febbre, malessere generale, cefalea e dolori osteomuscolari e respiratori, tosse, faringodinia, comuni a molte altre malattie virali. Il periodo di incubazione è breve di una durata media di 2 giorni. L'esordio è generalmente brusco e improvviso, con sintomi che si sviluppano nell’arco di poche ore, e la febbre dura 3-4 giorni. Nell’arco di 6-12 ore la malattia raggiunge la sua massima gravità e si sviluppa una tosse secca e non produttiva. È una malattia stagionale che, nell'emisfero occidentale, si verifica durante il periodo invernale. Il primo isolamento di virus influenzale nell'uomo risale al 1933 in Inghilterra, ma in precedenza erano stati isolati virus influenzali sia da polli che da suini. Alla famiglia Orthomyxoviridae appartengono diversi virus animali, e tra questi il virus influenzale è l’unico che infetta l’uomo. Sono noti tre tipi di virus influenzali: Influenza virus A, B, e C. Influenza A infetta diverse specie animali, mentre l'Influenza B e C quasi esclusivamente infetta l'uomo. Il virus di tipo A è associato solitamente a patologie severe ed epidemie di proporzioni più vaste, la sua capacità di infettare diverse specie animali gli conferisce una forte tendenza ad andare incontro a significativi cambiamenti antigenici. I virus A e B sono poi classificati in sottotipi sulla base di 2 glicoproteine di superficie: la Emagglutinina (contrassegnata con la lettera HA o H) e la Neuraminidasi (contrassegnata con la lettera NA o N). Oggi sono noti 16 sottotipi di HA (H1-16) e 9 tipi di NA (N1-9). Ogni virus influenzale viene definito ed indicato dal tipo di HA, NA, l’anno e il luogo dell’isolamento. Diagramma della nomenclatura del virus influenzale in base alla International Committee on Taxonomy of Viruses, ogni virus viene definito ed identificato dal tipo di emoagglutinina e di neurominidasi che contiene e dall’anno e luogo di isolamento. L’emagglutinina è cosi chiamata grazie alla sua capacità di agglutinare in vitro i globuli rossi di diverse specie animali (es. polli e porcellini d’india). La sua principale funzione biologica è quella di servire da punto di attacco per i siti recettoriali cellulari contenenti acido N-acetilneuraminico (acido sialico) sulle superfici cellulari del tratto respiratorio umano: prima tappa critica nell’inizio dell’infezione. ANTIRECETTORE VIRALE. La neuraminidasi è un enzima idrolitico antigenico, che agisce sui recettori dell’emagglutinina scindendo il loro residuo terminale di acido sialico. Il risultato è l’abolizione dell’attività recettoriale che impedisce una superinfezione della cellula infetta da parte di altri virus. Inoltre, la neuraminidasi inattiva una sostanza mucoproteica libera nelle secrezioni respiratorie che potrebbe altrimenti legarsi all’emagglutinina virale ed impedire l’interazione con il recettore cellulare. Infine, favorisce la fusione dell’envelope con la membrana endosomale nelle prime tappe del processo infettivo. Struttura e morfologia Il virus dell’influenza ha caratteristiche molto simili agli altri membri della famiglia degli Orthomixovirus, in particolare i tipi A e B hanno molte caratteristiche in comune, benche solo il tipo B ha come unico serbatoio naturale l’uomo. Il tipo C presenta delle differenze nella struttura genomica con 7 frammenti genetici anzicché 8 e non possiede la neuraminidasi sebbene possegga altre capacità di distruzione dei recettori, pertanto la classificazione vale solo per i tipi A e B. Struttura e morfologia Il virus influenzale è dotato di envelope ed ha una struttura pleomorfa con un diametro di 80-120nm e un nucleocapside a simmetria elicoidale. L’envelope è ricoperto di spicole costituite dalla emagglutinina e dalla neurominidasi, che si estroflettono per circa 10-14 nm dalla superficie della particella virale. Le spicole possono essere fino a 500 per virione distribuite in un rapporto di 5:1 HA vs NA. Al di sotto dell’envelope c’è lo strato proteico di matrice costituito da proteina M che viene dissociata nelle componenti funzionali M1 e M2, quest’ultima funge da canale ionico. L’emagglutinina è inserita nel doppio strato lipidico in forma di trimero, la neuraminidasi come tetramero e la proteina M come canale ionico transmembrana. Struttura e morfologia Simmetria elicoidale ~ 500 spicole 10-14 nm Strato Proteico di matrice Struttura e morfologia Le proteine M1 e M2 sono coinvolte attivamente nelle fasi di replicazione virale poiché modulano la costituzione del nucleocapside interagendo con le proteine capsidiche. La proteina M2 funge da canale ionico e modula il pH all’interno degli endosomi partecipando attivamente alla scapsidazione. Il genoma del virus è costituito da RNA a singolo filamento e frammentato: sono 7 o 8 filamenti di RNA a polarità negativa (-ssRNA). Gli RNA virali hanno estremità 5’ e 3’ altamente conservate e sono lunghi al massimo 2,5 Kb, per un totale di 12-16 Kb. I vari filamenti di RNA sono parzialmente legati attraverso legami ad idrogeno. Alcuni filamenti dopo produzione di mRNA vanno incontro a splicing nel nucleo della cellula ospite e consentono la sintesi di diverse proteine. Struttura e morfologia La morfologia del nucleocapside è sostenuta dalla proteina NP associata a ciascun filamento genomico. Oggi si ritiene che solo quando le concentrazioni di NP raggiungono un livello soglia avviene la fase di assemblaggio del nucleocapside. strutturali: PB1 PB1, PB2 PB2 e All’interno del capside ci sono inoltre proteine non strutturali PA che hanno funzione ciascuna di frammento di Polimerasi RNA dipendente (Complesso della Polimerasi). Infine, le proteine NS1 NS1 e NS2 NS2 (o NEP) hanno funzioni regolatorie e sono coinvolte nel trasporto dei mRNA, nello splicing e nella traduzione. In seguito alla trascrizione da -ssRNA ad RNA a polarità positiva viene aggiunto il cap in posizione 5' grazie all'opera della proteina NS1 che utilizza molecole di preRNA di origine cellulare. Il clivaggio del cap è operato da PB2. I frammenti positivi così creati sono utilizzati per la sintesi proteica virale e come stampo per l'RNA a polarità negativa. Infine, NS1 ha anche attività anti-interferon. Proteine codificate dal virus dell’influenza A Replicazione del virus dell’influenza Il virus interagisce mediante le spicole glicoproteiche ai recettori cellulari mucoproteici, costituiti da glicani della membrana citoplasmatica contenenti acido sialico, La neurominidasi catalizza la rottura dell’acido sialico mentre l’emagglutinina favorisce la penetrazione del virione attraverso il suo legame al recettore. Il virione penetra poi per Endocitosi mediata dal recettore. Le particelle virali sono inglobate in endosomi che si generano nella membrana plasmatica della cellula ospite dopo l’adsorbimento. L’aumento del pH dell’endosoma per rilascio di ioni H+ favorito anche dalla pompa M2 determina la proteolisi dell’emagglutinina, Ciò determina un cambio conformazionale ed attiva la porzione HA2 dell’emagglutinina con funzione fusogena determinando la fusione dell’envelope con la membrana endosomale. Si ha contemporaneamente anche scapsidazione e liberazione delle proteine virali e dei frammenti genici nel citosol. Replicazione del virus dell’influenza Le proteine virali e i frammenti di RNA formano un complesso che è trasportato direttamente nel nucleo cellulare. Replicazione del virus dell’influenza La presenza o meno di aminoacidi basici multipli nel sito di clivaggio dell’emagglutinina regola il tipo di enzimi proteolitici che posso condurre la digestione. Esistono stipiti Virali a bassa patogenicità (LPAI) che non contengono aminoacidi basici ed il sito di clivaggio è digerito solo da enzimi tripsino-simili. Viceversa Virus ad alta patogenicità (HPAI) contengono aminoacidi basici e il sito di clivaggio è digerito da proteasi ubiquitarie. Favorendo in tal modo la diffusione delle particelle virali ad elevata patogenicità. Replicazione del virus dell’influenza Le proteine virali e i frammenti di RNA formano un complesso che è trasportato nel nucleo cellulare, dove l'RNA polimerasi-RNA dipendente inizia la trascrizione del RNA complementare a polarità positiva (+ssRNA). L’RNA virale viene sia trasportato nel citoplasma e tradotto o resta nel nucleo. Le nuove proteine virali NA e HA che sono state sintetizzate dai ribosomi associati al reticolo endoplasmatico sono secrete attraverso l'apparato del Golgi sulla superficie della cellula, Le altre proteine strutturali e non strutturali sono trasportate indietro nel nucleo per la sintesi degli mRNA virali e per formare nuove particelle con genoma virale. Altre proteine virali possono avere diverse azioni nella cellula ospite, tra cui: i. la degradazione dell'mRNA cellulare; ii. l'utilizzo dei nucleotidi rilasciati per la sintesi mRNA virale; e iii. l'inibizione della trascrizione dell'mRNA della cellula ospite. Replicazione del virus dell’influenza Il -ssRNA virale, l'RNA pol-RNA dp e le altre proteine virali sono assemblate in un virione. Le molecole di emagglutinina e di neuraminidase si raggruppano in un rigonfiamento nella membrana cellulare. L’RNA virale e le proteine virali lasciano il nucleo ed entrano in questo rigonfiamento. Il virus maturo germoglia dalla cellula in un envelope costituito dalla membrana fosfolipidica dell'ospite, acquisendo attraverso di essa le spicole HA e NA. Dopo il rilascio del nuovo virus influenzale, la cellula ospite muore. Replicazione del virus dell’influenza Il genoma non può essere immediatamente tradotto ma deve prima essere trascritto in un RNA a polarità positiva ad opera della RNApol-RNAdp virale già presente nella particella virale, il processo è definito trascrizione primaria. Dalla traduzione del RNA positivo sono prodotte proteine strutturali e non strutturali, che da un lato portano a nuova progenie virale, dall’altro la RNApol insieme a proteine del nucleocapside formano l’RNA positivo antigenomico che per replicazione darà il filamento genomico a polarità negativa. 1) Ogni segmento viene trascritto separatamente; 2) La replicazione risulta dunque nucleare. A causa dell'assenza di attività di correttore delle bozze l'RNApol- RNAdp genera un errore di inserimento circa ogni 10 migliaia di nucleotidi (il genoma è circa 13,5 migliaia di basi). Quindi, quasi ogni nuovo virus dell'influenza che viene creato contiene una mutazione nel suo genoma. Inoltre, la separazione del genoma in otto diverse porzioni di mRNA virale permette il mescolamento o il riassortimento dei geni se più di una varietà di virus infetta la stessa cellula. L'alterazione che ne risulta nei segmenti del genoma viene impacchettata nella progenie virale e conferisce un nuovo comportamento, a volte anche la capacità di infettare nuove specie e eludere l'immunità dell'ospite. Meccanismi patogenetici Il virus penetra nell’ospite mediante contatto diretto o inalazione di secrezioni nasofaringee infette, impiantandosi nella mucosa del tratto respiratorio. La neurominidasi favorisce le colonizzazione rimuovendo l’acido sialico presente in grosse quantità nel muco. Il virus replica nella mucosa epiteliale respiratoria, causando una rapida necrosi delle vie respiratorie superiori, della trachea e dei bronchi, rappresentando l’evento patogenetico più importante dell’infezione. Le cellule infette dell’epitelio respiratorio rilasciano inoltre il virus nella porzione apicale ciò spiega l’accumulo dei virioni in questa porzione dell’epitelio respiratorio e raramente un’infezione delle vie respiratorie profonde. Tuttavia, occasionalmente, i pazienti possono sviluppare un’infezione progressiva, che coinvolge l’albero tracheo-bronchiale ed i polmoni, che esita in una polmonite spesso letale. Meccanismi patogenetici Al breve periodo di incubazione non seguono fasi viremiche ma solitamente sintomi topici come: febbre, mialgia, tosse, cefalea, fotofobia e anoressia. L’infezione è autolimitante e negli adulti sistemica, nonostante la localizzazione dell’infezione alle vie respiratorie superiori. Ciò è dovuto al rilascio di mediatori dell’infiammazione che fungono da pirogeni endogeni come il TNF alfa e l’IL-1 e IL-6. Il virus influenzale causa un’infezione di tipo epidemico spesso associato ad un alto numero di decessi. In soggetti anziani o immunocompromessi si possono avere complicanze gravi e soprattutto superinfezioni batteriche che di solito colpiscono i polmoni ma possono condurre a batteriemia e disseminazione in siti secondari. I batteri più comunemente coinvolti includono S. pneumoniae, H. influenzae e S. aureus. Si ritiene che la scomparsa del virus sia dovuto probabilmente al rilascio di interferone presente in grandi quantità nelle secrezioni nasali durante l’infezione acuta. Virus influenzali tipo A Sono i più temibili per l’uomo; Sono suddivisi in sottotipi sulla base delle H e N; Si conoscono 16 differenti H e 9 N; Notevole variabilità antigenica per le diverse combinazioni di H e N che si possono avere; Notevole variabilità biologica: infettano uccelli selvatici, pollame, uomo, maiale, cavallo, mammiferi marini; Variabilità e ampio spettro di ospite sono le strategia di conservazione in natura; Variabilità dei virus influenzali meccanismi molecolari • Il virione dell’influenza A ha la capacità unica di sviluppare un’ampia varietà di sottotipi mediante processi di mutazione e «scambio» di geni interni tra i diversi ceppi definito Riassortimento. • Questi processi determinano denominati shifts e drifts. cambiamenti antigenici • Drifts antigenici, rigurdano tutti i tipi e i sottotipi e consistono in una o più mutazioni puntiformi nel genoma virale determinati dall’attività della RNA pol-RNAdp virale. • Shifts antigenici, sono propri del tipo A. Consistono in un riassortimento tra virus diversi (umani e animali) e possono avvenire negli uccelli, nel suino, nell’uomo. Antigenic Drift Mediante il processo di Drift antigenico si assiste all’emergenza di nuove varianti virali caratterizzate dall’accumulo di mutazioni puntiformi nei geni codificanti l’HA e la NA. Oggi è noto che i drifts possono insorgere anche i altri geni codificanti proteine strutturali e non strutturali e possono derivare anche da una singola mutazione nell’RNA virale. Gli stipiti che subiscono il drift sono antigenicamente distinti ma geneticamente correlati agli altri stipiti. Le nuove varianti così sono in grado di infettare gli individui già precedentemente infettati con il virus. L’antigenic drift è responsabile delle epidemie stagionali di influenza. La selezione delle varianti circolanti nel mondo avviene sotto la pressione immunologica dell’ospite. Le diverse varianti sono simili geneticamente ma differenti sierologicamente e si possono generare anche durante un solo evento epidemico. I drifts si generano prevalentemente nei virus influenzali A, ma possono generarsi a più bassa frequenza anche nei virus influenzali B. I drifts possono generare cambiamenti antigenici sottili che facilitano la prevalenza del nuovo mutante. Antigenic Shift Contrariamente alle frequenti mutazioni responsabili del drift antigenico tra i ceppi dell’influenza A, cambiamenti importanti (più del 50%) nelle sequenze nucleotidiche dei geni codificanti HA e la NA possono avere luogo improvvisamente e imprevedibilmente. L’antigenic shift è caratterizzato dalla comparsa di un nuovo virus potenzialmente pandemico che possiede una nuova HA e/o NA. Il nuovo virus è antigenicamente distinto dagli altri stipiti che infettano una data specie. Il meccanismo è favorito dalla presenza di un genoma segmentato è favorisce il rimescolamento dei frammenti genici quando due stipiti virali infettano la stessa cellula determinando riassemblaggio delle particelle virali. Ciò determina la comparsa di stipiti virulenti nuovi contro cui non c’è ancora risposta immunitaria. Il maiale rappresenta la principale specie in cui avviene il riassortimento poiché è infettata sia da virus influenzali umani che aviari. Shifts antigenici importanti verificatisi approssimativamente ogni 8-10 anni nel 20° secolo hanno spesso determinato serie di epidemie e pandemie in popolazioni con scarsi o nulli anticorpi preesistenti contro i nuovi sottotipi, ad esempio: Sottotipo H1N1 1947 Sottotipo H2N2 1957 (influenza asiatica) Sottotipo H3N2 1968 (influenza Hong Kong) Sottotipo H1N1 1977 (influenza russa) Sottotipo H1N1 2009 (influenza derivante da 4 sottotipi: influenza suina nordamericana; influenza aviaria nordamericana; influenza umana e influenza suina di origine euroasiatica. L’ipotesi più accreditata per in concetti di drift e shift antigenico è che: Periodicamente compaiono shifts nelle popolazioni antigeniche principali, determinando epidemie gravi in popolazioni con scarsa o nulla protezione immunitaria specifica verso il nuovo sottotipo. Quando la popolazione di individui suscettibili si esaurisce, ovvero viene acquisita immunità il sottotipo continua a circolare per un certo tempo andando incontro a mutazioni con lievi drifts antigenici da stagione a stagione. Vaccinazione I vaccini influenzali possono essere prodotti in vari modi; Il metodo tradizionale consiste nel far crescere il virus in uova di gallina fertilizzate. Dopo la purificazione, il virus è inattivato (ad esempio, attraverso trattamenti con detergenti) per produrre un vaccino con un virus inattivato. In alternativa, il virus può essere coltivato in uova fino a quando perde la sua virulenza, in modo da produrre un vaccino vivo attenuato. Oggi ci sono metodi alternativi per produrre in breve tempo particelle virali: colture cellulari Vero. I vaccini costituiti da virus intero possono provocare la reazione del sistema immunitario come se il corpo fosse effettivamente infettato e possono apparire i sintomi dell'infezione, anche se non sono gravi o durevoli come quelli provocati dalla vera infezione. Il più pericoloso effetto collaterale è costituito dalla reazione allergica sia al materiale virale che ai residui delle uova di gallina utilizzati per la coltura del virus. Oltre che vaccini costituiti da virus intero attenuato o inattivato, oggi disponiamo di vaccini split, costituiti da particelle virali sottoposte a lisi, o di vaccini subunità che contengono solo le glicoproteine che costituiscono il rivestimento esterno del virus. L'introduzione dei vaccini split e subunità ha permesso di azzerare gli effetti collaterali del vaccino. Tuttavia i vaccini splittati possono presentare variabilità e breve durata della risposta immunitaria. La rivaccinazione annuale contro i ceppi più attuali è sempre necessaria ed è indicata in particolare per individui ad alto rischio Diagnosi di Laboratorio La diagnosi di infezione da virus influenzale e resa più complessa dai sintomi clinici, soprattutto iniziali, che sono sovrapponibili a quelli che comunemente si osservano in altre affezioni respiratorie. Tuttavia la diagnosi di laboratorio può prevedere indagini dirette quale l’isolamento virale o la ricerca di antigeni virali ed acidi nucleici virali nelle secrezioni, o in alternativa indagini indirette volte alla dimostrazione della presenza di anticorpi specifici contro gli antigeni del virus influenzale. Per quanto riguarda le indagini dirette il campione biologico più idoneo è rappresentato dalle secrezioni nasofaringee infette (Tamponi, lavaggi, aspirati). La ricerca degli acidi nucleici è effettuata mediante metodiche di amplificazione e richiede personale specializzato e tempi di circa 1-2 giorni. Al contrario la ricerca degli antigeni virali o di anticorpi diretti contro gli antigeni virali può essere effettuata in poche ore (2-4 ore), mediante ricerca: Immunoenzimatica; Immunocromatografica; Immunofluorescenza. Non richiede laboratori specializzati e la ricerca di anticorpi può essere effettuata su siero.