Testo per primo video di approfondimento dopo Sacrofano
“Lo Spirito Santo e il Matrimonio nel Magistero della Chiesa italiana”
PRESENTAZIONE:
Cari amici,
con grande gioia e anche con un po’ di emozione iniziamo questo percorso post-convegno, siamo tre
coppie della Lombardia e abbiamo ricevuto la chiamata a sviluppare il primo tema proposto al convegno da
Mons. Paolo Gentili, “Lo Spirito Santo e il matrimonio nel Magistero della Chiesa italiana”.
In che modo possiamo affrontare noi sposi questi temi? Non certo dal punto di vista teorico, perchè non
siamo teologi, però viviamo ogni giorno, con maggiore o minore consapevolezza, quello che i teologi hanno
illustrato durante il convegno.
Quello che vi possiamo dire è soltanto ciò che è passato attraverso il nostro cuore e attraverso la fornace
della nostra vita quotidiana. La presentazione si svilupperà in tre punti, ognuna delle nostre coppie
interverrà in ogni punto:
1. Stupirsi del dono ricevuto
2. Vivere il dono
3. Offrire il dono ad altri, l’annuncio
STUPIRSI DEL DONO RICEVUTO
FLAVIO E ANGELA:
A Collevalenza, lo scorso anno, durante il primo convegno di approfondimento sulla
Grazia del Sacramento delle nozze, abbiamo scoperto ed imparato l’importanza di
saper dire l’identità del nostro essere sposi:
noi, Flavio e Angela, in quanto sposi, stiamo in una relazione intrinseca, reale ed
essenziale con il mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa;
Noi siamo una copia germogliata da questa unione, raffiguriamo questo mistero ed
essendo impregnati dell’amore di Cristo lo viviamo ogni giorno, presente, attivo, reale
ed efficiente tra di noi .
Lo stupore di questo secondo convegno a Sacrofano è stato suscitato dalla scoperta
della fonte permanente di questo nostra capacità di amore: il dono dello Spirito Santo.
Mons. Paolo Gentili all’inizio del suo intervento ha mostrato la grande immagine di una
mongolfiera ed è proprio vero:
quante volte abbiamo sentito l’esigenza di volare? Di elevare il nostro essere coppia a
qualche cosa di più di un associazione economica a due per la crescita dei figli… quante
volte invece siamo rimasti a terra, accontentandoci del nostro “in fondo noi non
litighiamo mai”…
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Quante volte uno di noi due ha cercato di volare da solo dimenticandosi dell’altro,
mettendo il proprio io davanti al Noi costituito nel Sacramento del matrimonio?...
Quante volte la nostra mongolfiera è rimasta a terra appesantita, zavorrata, da tante
cose inutili, da false necessità, da desideri e smanie, dalle piccole mancanze d’amore di
ogni giorno…
Eppure quante volte invece abbiamo volato!
Quel fuoco che sa riempire di calore la nostra mongolfiera e sa farla sollevare, sa farla
volare verso una dimensione più alta, come ci ha detto don Paolo, è il fuoco dello
Spirito Santo.
Lo leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica al numero 1624: nel giorno del
nostro matrimonio, nel momento in cui il sacerdote ha alzato le mani sul nostro capo
benedicendoci, abbiamo ricevuto lo Spirito Santo come Comunione di amore di Cristo e
della Chiesa.
Lo Spirito Santo è il sigillo della nostra alleanza,
noi ci siamo stupiti della sua forza ogni volta che insieme siamo riusciti a superare le
difficoltà della vita o a ritrovare unità dopo un momento buio
Lo Spirito Santo è la sorgente sempre offerta del nostro amore:
lì lui/lei mi sorprende trovando la forza di amarmi così come sono, con tutti i miei
difetti e le mie mancanze, di amarmi nonostante la luna storta con cui mi sono
svegliato/a spesso ultimamente, di amarmi così come sono, con tutti i miei limiti
Lo Spirito Santo è la forza in cui la nostra fedeltà si rinnova di giorno in giorno,
è il calore che scalda il cuore ogni volta che guardo lui/lei,
è quella risposta che riaffiora anche nei momenti più difficili, quando non pensavo di
trovare la forza… e invece il cuore risponde sempre: “sì, lo voglio”.
La forza dello Spirito Santo incide nel concreto della nostra vita, ci fa vivere le cose di
tutti i giorni in modo diverso.
FEDERICO E LUISA:
“Nell'epiclesi di questo sacramento (del matrimonio) gli sposi ricevono lo Spirito Santo come
comunione di amore di Cristo e della Chiesa. È lui il sigillo della loro alleanza, la sorgente
sempre offerta del loro amore, la forza in cui si rinnoverà la loro fedeltà.”
Anche per noi la citazione del Catechismo della Chiesa Cattolica 1624 letta da Flavio e
Angela è stata rivelatrice. Leggendo questa citazione, ci siamo resi conto che senza lo
spirito santo, sigillo, sorgente d’amore, forza… noi siamo davvero poca cosa!!!!
Eppure per quanti anni della nostra vita matrimoniale siamo andati avanti basandoci
solo sulle nostre forze!
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Abbiamo ricercato invano, impiegando tutto il nostro tempo e tutte le nostre energie,
soddisfazioni e gioie dal mondo, pensando che quell’amore che vivevamo fosse opera
nostra e che toccasse solo a noi tenerlo in vita.
Eravamo una di quelle coppie che, come dice Mons. Paolo Gentili, si staccano dai
sacramenti, e perdono profumo, lucentezza. È stato il peccato di Adamo ed Eva, quello
di godere del dono ricevuto senza ricordarci di chi ce l’ha donato, senza quindi avere
più la possibilità e il desiderio di chiedere costantemente aiuto e sostegno al Signore,
che pure desiderava continuare a darcelo. Quello che abbiamo ottenuto in anni di
ricerca disperata è stata solo una grande amarezza e insoddisfazione, che si esprimeva
poi nel darci la colpa vicendevolmente e quindi in una grande conflittualità della nostra
coppia.
Quale stupore quindi per noi è stato scoprire che ancora il Signore ci desiderava, ci
guardava con amore, che ancora voleva donarci il suo spirito e la sua capacità di amare,
mentre noi ci consideravamo indegni, incapaci, davvero poca cosa!!
Lo stupore ancora più grande è nato poi nell’aprirsi a quel dono, e scoprire così che
come dice Familiaris Consortio 13, “Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore
nuovo e rende l’uomo e la donna capaci di amarsi come Cristo ci ha amati”
I nostri limiti, che consideravamo insuperabili, il Signore ci permetteva di superarli,
Scopriamo così che la nostra relazione può ancora essere un luogo piacevole in cui
vivere, un luogo desiderabile e desiderato non solo da noi, ma dai nostri figli, e da tante
altre persone che ci vivono accanto.
STEFANO E ROBERTA:
“La radice ultima, da cui scaturisce e a cui continuamente si alimenta la comunione
della coppia e della famiglia cristiana, non sta dunque nell'amore dell'uomo verso la
donna e viceversa, e neppure nell'amore reciproco tra genitori e figli: sta nel dono dello
Spirito, effuso con la celebrazione del sacramento del Matrimonio. Il vincolo più forte
che origina e sostiene la comunione coniugale e familiare cristiana, è dato dallo Spirito
Santo” (Comunione e comunità nella Chiesa domestica, 8).
Incredibile come questa citazione riassume magnificamente il nostro grande stupore
provato durante un seminario esperienziale dedicato al sacramento delle nozze e
consolidato durante i convegni di Mistero grande: capire che alla base del matrimonio
cristiano, e quindi anche della nostra unione, non stava meramente il nostro amore ma
che le radici affondavano nello Spirito Santo è stata una meravigliosa scoperta che ci ha
fatto lodare davvero Dio con un senso di profonda gratitudine e di grande conforto allo
stesso tempo.
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Questa riconoscenza, in sincera umiltà, ci ha portato un altro frutto inatteso, ci ha
aiutato a vedere come lo Spirito Santo fosse sempre stato presente nella nostra
relazione, come avesse agito dall’interno, accompagnandoci e donandoci anche una
sana inquietudine che ci aveva messo in ricerca, consentendoci di fare esperienze e di
conoscere persone che poi tanto ci avrebbero aiutato. Nel momento in cui ci siamo
aperti alla gratuità con cui il Padre ci ha regalato il “dono grande” si è illuminato un
disegno d’Amore sulla nostra coppia che ancora oggi, confrontandoci con i nostri limiti
e le nostre quotidiane debolezze, ci sconcerta e ci rassicura allo stesso tempo.
Davvero rendersi conto, fare esperienza di questa presenza dello Spirito nella nostra
quotidianità, ha aperto orizzonti impensabili di Amore donato, vissuto e condiviso.
VIVERE IL DONO
FEDERICO E LUISA:
Ma allora, ricerchiamo la pienezza o ci accontentiamo di essere poca cosa? Cerchiamo
una comunione più grande nella preghiera, sacramenti, ritrovandoci noi coppia con
Gesù o ci accontentiamo di essere noi due e basta? Ci basta questa comunione
imperfetta, limitata che è data dal nostro amore umano o ricerchiamo quella divina?
Non sempre!
Tutti noi viviamo difficoltà di coppia, di relazione, difficoltà nel comporre le nostre
differenze: ogni giorno siamo chiamati anche con dolore a misurarci con esse. Possiamo
passarci sopra e fare finta di niente, cercando soddisfazioni in altre cose che non sono
necessariamente tradimenti con altre persone, o vizi gravi e eclatanti, ma magari anche
la tv il computer, la playstation…
Oppure possiamo credere che lo Spirito del Signore possa intervenire in queste nostre
situazioni e permettergli di aprire nuove strade, permettergli di far diventare le nostre
differenze una ricchezza. Un esempio: in un momento di incomprensione profonda, in
cui mi sembra che l’altro non capisca la mia lingua, posso andarmene sbattendo la
porta, oppure posso invocare lo Spirito Santo, nella certezza che lui può cambiare il mio
cuore, e suggerirmi quelle parole, o quando le parole non servono più, quei gesti capaci
di farci trovare un punto d’incontro che sembrava non potesse esistere.
Noi due abbiamo il nostro momento di intimità con il Signore nella preghiera ogni
mattina, per mezz’ora, prima che i nostri figli si sveglino. In questo momento molto
spesso (e in particolare quando sappiamo che ci attende una giornata impegnativa)
facciamo una preghiera di invocazione dello Spirito Santo l’uno sull’altro. È una
preghiera di una forza incredibile, perché ci aiuta a credere che davvero lo spirito può
agire nella nostra giornata. Così dice la Gaudium et Spes al n 48:
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Ed essi, compiendo con la forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare,
penetrati dello spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di
fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la
mutua santificazione, ed assieme rendono gloria a Dio.
Misteriosamente, questa preghiera conduce ognuno di noi nell’intimità dell’altro, nei
suoi timori e desideri per la giornata appena iniziata, nella sua fiducia e nella sua
apertura del cuore che come una coppa si dispone a ricevere, a contenere l’acqua viva
dello Spirito. Misteriosamente, in quei momenti, lo Spirito crea tra di noi un’unità
soprannaturale, divina, e questa unità non si esaurisce in quel momento, ma continua
poi per tutta la giornata, anche quando non abbiamo nemmeno il tempo di prendere in
mano il telefonino per ricordare all’altro che è nel nostro cuore. La sensazione certa di
questa unità ci dona una serenità e una sicurezza che neanche se fossimo insieme tutto
il giorno potremmo avere: in questo modo lo Spirito Santo rinnova la nostra fedeltà
l’uno verso l’altro e verso il progetto che ha inscritto in noi il Creatore.
STEFANO E ROBERTA:
Al n°47 del documento della conferenza episcopale “Evangelizzazione e sacramento del
matrimonio” leggiamo: “Per questo la coppia e la famiglia cristiana si possono dire
quasi una chiesa domestica (cf Lumen Gentium, 11), cioè comunità salvata e che salva;
essa infatti, in quanto tale, non solo riceve l'amore di Gesù Cristo che salva, ma lo
annuncia e lo comunica vicendevolmente agli altri.”
Noi abbiamo avuto la grazia di toccare con mano come in famiglia ogni componente sia
evangelizzato ed evangelizzatore; all’inizio del nostro cammino di conversione, c’è stata
una provocazione lanciataci dalla nostra primogenita, allora di sei anni.
Al ritorno dalla messa domenicale era visibilmente arrabbiata… pensavamo ad un litigio
con la sorella più piccola di nemmeno due anni ed invece, a precisa domanda su cosa
avesse, ci rispose di “essere arrabbiata con Gesù”.
Con Gesù??? Ci chiediamo noi e come mai una bimbetta di sei anni dovrebbe essere
arrabbiata con Gesù?
La risposta fu presto data: perché la signora, protagonista della parabola, aveva messo
gli unici due soldi che aveva nel tesoro del tempio e quindi, adesso, come avrebbe fatto
per comprarsi da mangiare?
A questo punto ci siamo guardati negli occhi ed abbiamo capito come noi ormai fossero
anni che andavamo in chiesa la domenica ma, in realtà, non partecipavamo alla
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Messa… non ci ricordavamo nemmeno il Vangelo letto un’ora prima. Le nostre figlie
invece sì!
Quindi abbiamo iniziato col togliere la Bibbia dagli scaffali e a leggerla insieme, per
prepararsi alla Messa domenicale.
In questo modo lo Spirito ha iniziato a farsi spazio anche nella nostra ferialità, dove
abbiamo imparato ad abbandonarci a Lui anche in momenti delicati come come il dover
lasciare il posto di lavoro per avviare un’attività in oppure, quando nello stesso periodo
abbiamo scoperta di aspettare Francesco, il nostro quinto genito, accolto come un
dono. Ultimamente ci siamo affidati a Lui per la decisione di cambiare casa e quartiere.
Vivere il dono dello Spirito ci ha aiutato a consegnare allo Sposo le chiavi di casa nostra,
perché fosse Lui a condurre la nostra coppia e la nostra famiglia.
FLAVIO E ANGELA:
Il Sacramento del matrimonio, ce l’ha ricordato bene don Paolo Gentili, vive in pienezza
solo in unità con gli altri Sacramenti, ma se si stacca dal respiro della Chiesa universale
la bellezza del sacramento si offusca.
Noi, Angela ed io, non siamo mai stati i “cristiani ricomincianti” di cui don Paolo parlava
nella sua relazione: non ci siamo mai allontanati dalla chiesa: andavamo a messa,
frequentavamo la parrocchia e ciascuno di noi si impegnava – singolarmente - al
servizio della comunità.
Durante l’esperienza dell’adorazione Eucaristica perpetua alla quale c’eravamo
avvicinati proprio singolarmente, lo Spirito Santo ci ha resi consapevoli del vuoto che
era frutto dell’incompiutezza della nostra unità: nel corso degli anni eravamo diventati
un’associazione ben organizzata per la gestione della casa e dei figli, ma tra di noi
mancava quel protendersi l’uno verso l’altro, quel fondersi l’uno nell’altro per essere
veramente una sola carne.
E’ stato doloroso aprire questa ferita e renderci consapevoli che tra di noi non si stava
realizzando la pienezza dell’unione, ma poi, proprio quel vuoto che avevamo scoperto
tra di noi ha risvegliato la sete d’amore, di quello stesso Amore che riconoscevamo nel
dono gratuito e totale del suo corpo donato.
Era proprio diventato evidente che noi due (noi, i due pezzi di cera rosa e azzurro)
eravamo appoggiati in equilibrio instabile, ma in virtù della Grazia del Sacramento che
ci unisce, avevamo sete di riempire quel vuoto con l’azione vivificante dello Spirito.
Lo leggiamo in Familiaris Consortio 57:“L'Eucaristia è la fonte stessa del matrimonio
cristiano. Il sacrificio eucaristico, infatti, ripresenta l'alleanza di amore di Cristo con la
Chiesa, in quanto sigillata con il sangue della sua Croce. E' in questo sacrificio della
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Nuova ed Eterna Alleanza che i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce,
è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale”.
Lo Spirito Santo ci ha condotti per mano sulla strada del perdono, prima facendoci
riconoscere il nostro peccato contro l’alleanza coniugale e poi insegnandoci a portare il
perdono ricevuto anche tra di noi.
Nell’Eucaristia, celebrata ma anche adorata, Angela ed io abbiamo imparato a ritrovare
l’amore totale di Gesù che ci insegna il perdono, ci fa rendere conto di quanto il nostro
amore potrebbe essere grande grazie alla grazia del sacramento che ci rende capaci di
amarci di quello stesso amore.
Abbiamo imparato che il nostro amore è un amore che redime, che salva, tutte le volte
che prende su di sé i difetti dell’altro, consumandoli nell’amore impregnato di Spirito
Santo: Gesù infatti, salvandoci, ci ha amati anche con il nostro negativo e ci ha
insegnato a perdere noi stessi per l’altro.
In questo modo la vicinanza ai sacramenti dell’Eucarestia e della Riconciliazione ci ha
insegnato a riaccendere tra di noi la fiamma dello Spirito Santo.
Abbiamo imparato a vivere con la consapevolezza di saper sempre contare sulla forza
dello Spirito Santo: se lo invochiamo Lui si manifesta tra di noi: Poiché lo Spirito e la
sposa dicono al Signore Gesù: « Vieni » e chi ascolta ripeta: « Vieni » (Ap 22,17).
OFFRIRE IL DONO: L’ANNUNCIO
STEFANO E ROBERTA:
“La Chiesa madre, intimamente congiunta a Cristo nello Spirito Santo … nella
celebrazione del sacramento del Matrimonio genera le coppie cristiane come cellule
vive e vitali del corpo mistico di Cristo. Proprio per questo chiede a tutti i suoi membri di accoglierle come sue componenti organiche, dotate di carismi e di ministeri propri,
per una specifica missione” (Comunione e comunità nella Chiesa domestica, 4).
Da tempo lo Spirito ci aveva messo nel cuore l’esigenza di essere presenti in Parrocchia
come coppia e non solo come singoli, proprio per una “specifica missione”. Abbiamo
quindi cercato degli impegni che ci coinvolgessero come coppia (ICFR con i genitori,
catechesi prebattesimale).
Questo spesso diventa già di per se stesso un annuncio, di come il nostro essere coppia
non sia confinato nella nostra casa e non si esaurisca con la generazione e l’educazione
dei figli, di come realmente il Matrimonio sia un “sacramento per la missione”.
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Consideriamo quindi una grazia poter rendere testimonianza della nostra unione
vitalmente innestata nella Trinità, anche nell’impegno parrocchiale perché sia altre
coppie, sia i nostri sacerdoti possano accogliere le coppie di sposi come una caro, cioè
una sola carne, dotata di carismi e ministeri propri, da accogliere e mettere a frutto per
il bene della Chiesa tutta.
Con gioia accogliamo poi altri momenti in cui ci è chiesto di testimoniare esplicitamente
il nostro essere coppia (testimonianze, gruppi fidanzati, gruppi coppie,…).
Abbiamo poi notato un moltiplicarsi di occasioni per annunciarlo davanti ad una tazza
di tè con degli amici che non vedevamo da alcuni mesi oppure incontrando, anche
come singoli, colleghi e conoscenti incuriositi dal seminario o dal convegno a cui
abbiamo trasportato tutta la famiglia.
In un pub di Londra ho incontrato un ragazzo, come noi sulla quarantina, che
chiacchierando ho scoperto sarebbe dovuto venire a Sacrofano con la sua famiglia e
che sta facendo un bel percorso di fede con sua moglie. Forse anni fa queste ricchezze
non le avremmo scoperte né annunciate…
FLAVIO E ANGELA:
Come sposi, la nostra unità ai nostri occhi appare spesso piccola e imperfetta per gli alti
e bassi di cui soffre… tuttavia, questa unità nello Spirito Santo è molto più grande di
quanto noi stessi spesso abbiamo potuto immaginare: essa, infatti, è immagine e
somiglianza dell’Unità della Trinità anche se noi la vediamo trasposta nella pochezza del
nostro quotidiano.
E ancora di più: quello stesso Spirito Santo che, come sposi, rende Flavio e me partecipi
della stessa unità del Padre e del Figlio, ci rende partecipi anche della sua fecondità.
Proprio grazie al fatto che abbiamo sempre più questa consapevolezza, stiamo via via
imparando a vivere il nostro amore come qualcosa di più grande che una forma di unità
appagante tra noi due:
lo stupore iniziale per la grazia del Sacramento che abbiamo ricevuto,
ci ha guidato a prendere consapevolezza della verità che siamo sposati con l’unico e
vero Sposo dell’umanità, il Signore Gesù, e che per questo, da ogni nostro gesto e da
ogni nostra parola, può scaturire un gesto o una parola rivolta da Dio a tutti coloro che
ci circondano.
Lo Spirito Santo ci ha insegnato ad aprire l’orizzonte del nostro amore: la fecondità
spirituale è in noi il desiderio profondo di generare figli di Dio e questo non si esaurisce
nel procreare figli nostri nella carne.
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Crescendo come coppia nella fede abbiamo man mano compreso che non siamo stati
noi ad inventare la nostra relazione e così è diventato chiaro che era arrivato il
momento per noi di offrire ciò che finora avevamo vissuto nel nostro matrimonio per
aiutare i fratelli a sentirsi “in famiglia” quando sono riuniti nel Suo nome.
L’abbiamo fatto aprendo la nostra casa alla Comunità Familiare di Evangelizzazione,
piccola chiesa domestica che settimanalmente si riunisce alla presenza di Gesù
presente nel nostro sacramento delle nozze per lodare, per ascoltare la Parola di Dio e
la catechesi del nostro parroco, per condividere la fede e per invocare il Signore perché
esaudisca le nostre preghiere.
Negli Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per il decennio 2010-2020,
EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO al numero 38 leggiamo:
“Deve crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento
del matrimonio e chiama l’uomo e la donna a essere segno dell’amore di Dio che si
prende cura di ogni suo figlio.”
E’ così che abbiamo scoperto che la genitorialità è un concetto vastissimo che ci
comprende, ci genera e ci mette a servizio della Chiesa e del mondo e che l’unità che,
tra fatiche e gioie, continuamente creiamo (… e che lo Spirito Santo crea tra noi!…) è
proprio ciò che abbiamo da regalare alla Chiesa ed è proprio ciò di cui la Chiesa ha
veramente bisogno.
Generare figli di Dio significa però anche far crescere la vita spirituale negli spazi
concreti della nostra vita di ogni giorno, fuori dalla nostra casa e dall’ambiente
accogliente della parrocchia: al lavoro, con i vicini di casa, con i parenti, nella scuola dei
nostri figli… e qui è in gioco proprio la nostra verità, la credibilità dell’immagine e
somiglianza di Dio che è posta nel nostro Noi:
al termine di ogni incontro della Comunità Familiare di Evangelizzazione, ci prendiamo
per mano, in cerchio, ma rivolti verso le pareti della casa che indicano l’esterno, e
insieme recitiamo il Padre Nostro. Questo segna settimanalmente l’inizio del nostro
mandato ad evangelizzare: tutto ciò che abbiamo ricevuto dal Signore sia dono per i
fratelli che incontreremo nella vita di ogni giorno!
La fonte inesauribile del nostro amore “per sempre” risiede nell’affidarci allo Spirito
Santo:
- in ogni occasione lo invochiamo,
- rimaniamo docili alla sua presenza e
- gli chiediamo di farci strumenti suoi, di servirsi di noi,
nella consapevolezza che proprio lo Spirito Santo è il sigillo della nostra alleanza e non
mancherà mai di rinnovare per noi la sua Grazia.
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FEDERICO E LUISA:
Chi attende da noi l’annuncio della pienezza di vita nello Spirito Santo?
Soprattutto incontriamo amici sposati che non sanno come vivere la loro vocazione.
Sono arrivati al matrimonio magari anche convinti e con un cammino di fede, ma non
sanno come continuarlo da sposi. La vita di coppia scorre parallela alla vita di fede per
un certo periodo, non si sa bene cosa abbiano a che fare l’una con l’altra, e si giunge al
momento in cui una vita di fede da singoli non ci dice più nulla. Questo è successo a noi
e quindi lo possiamo testimoniare.
Come dice Mons. Paolo Gentili nella sua relazione, le due candele che gli sposi hanno
ricevuto nel Battesimo sono chiamate a unirsi, e se questo non avviene la loro
vocazione non si può realizzare.
È principalmente verso di loro che ci sentiamo chiamati ad annunciare la pienezza di
vita, la possibilità di “assaggiare” il Paradiso sulla terra. Il cuore di ognuno chiama
questa pienezza, ma soprattutto coloro che hanno vissuto in gioventù una dimensione
di fede non possono rassegnarsi a vedere che questo non ha più nulla da dire alla loro
situazione.
Come? Mostrando la gioia, raccontando come ci è stata donata, facendo brillare il
nostro ordinario.
Spesso siamo avvicinati da coppie che ci chiedono: «Ma come fate a vivere così
serenamente la vostra vita di coppia? Come fate ad essere una così “bella coppia”?»
Dentro di noi pensiamo: «Se sapessero a quali brutture e a quali bassezze siamo giunti
quando eravamo lontani dal Signore, quando non conoscevamo come l’azione dello
Spirito può cambiare la relazione di due sposi…».
È lo Spirito in noi che agisce costantemente perché la nostra relazione diventi bella, e
perché questa bellezza, questa gioia si veda! Noi siamo solo strumenti, la nostra gioia è
uno strumento, il Signore ce la dona perché attraverso di essa vuole parlare a molti.
Siamo anche testimoni di quanto questa vita nello Spirito sia delicata, e abbia bisogno
di cure costanti, perché le sollecitazioni contrarie che vengono dal mondo sono molte e
molto forti. Quando per qualche giorno non preghiamo, o lo facciamo stancamente,
con freddezza, subito riemergono e prendono il sopravvento quegli elementi del nostro
carattere che non ci permettono di vivere serenamente assieme, e ricominciamo a
litigare senza voler cedere, senza voler capire che cosa l’altro prova e sente. Lontani
dalla sorgente, ritorniamo acqua sporca, opaca, incapace di riflettere l’amore di Dio.
È così che la preghiera diventa la nostra forza, è così che lo Spirito Santo diventa la
sorgente a cui attingere acqua viva, è solo così che possiamo avere acqua pulita, anzi
vino buono da bere noi e da offrire agli altri.
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