“Inno a Satana” G. Carducci

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“Inno a Satana” G. Carducci
Quando G. Carducci compose l’ “Inno a Satana” nel 1863 non poteva immaginare quanto
fosse, a mio avviso, moderno e geniale nella sua analisi della politica del suo tempo,
sottolineando la mediocrità e la mancanza di eroismo.
Non ci sono differenze sostanziali fra l’epoca storica in cui visse Carducci e la nostra attuale.
All’interno della sua lirica l’opposizione di Carducci nei confronti della Chiesa è espressa
chiaramente, forte era il suo anticlericalismo considerando la Chiesa come un baluardo della
tirannide, perché per Carducci la Chiesa era il simbolo dell’oscurantismo.
Promuovendo la liberazione da ogni ascetismo religioso, perché mortificava il godimento della
vita e dell’azione, Carducci esaltava la forza della ragione, della scienza e del progresso, utile
ricordare l’invenzione della macchina a vapore dell’inglese J. Watt nella seconda metà del
XVIII secolo.
Carducci celebra la figura di Satana facendolo diventare il simbolo degli aspetti più positivi della
vita, lo chiama “Re del convito” e lo identifica con Agramainio, principio della ribellione nella
mitologia iranica, con Adone, per la bellezza nella mitologia greca ed infine lo indentifica con
Astarte, dea fenicia del piacere.
Nel finale dell’inno, Satana viene identificato con il progresso della scienza, forza “vindice”
della ragione, contro qualsiasi forma di dogmatismo cristiano e l’immagine più evidente del
progresso è la locomotiva: “un bello e orribile mostro”.
Le idee di Carducci espresse nell’inno sono forti e rivoluzionarie ed erano condivise
dall’opinione pubblica del tempo; opinioni comunque attualissime, decisamente anticlericali e
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laiche.
Carducci con Heine, Quinet, Proudhon e Michelet hanno esaltato la gioia di una vita tutta
materiale, la superiorità del libero pensiero e della razionalità, il progresso delle scienze contro il
fanatismo cristiano.
Dedicato ad Andrea Pasciuta
Flavia Cantù
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