Manuale di buone prassi produttive BOTANICA E TECNICHE COLTURALI DELLE PIANTE UTILIZZATE Angelica archangelica L. Echinacea angustifolia DC. var. angustifolia, E. pallida Nutt., E. purpurea L. Moench Hypericum perforatum L. Melissa officinalis L. Passiflora incarnata L. Progetto FITOS PSR UMBRIA 2007-2013. ASSE 1 MISURA 1.2.4 "COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DI NUOVI PRODOTTI, PROCESSI E TECNOLOGIE NEI SETTORI AGRICOLO E ALIMENTARE E IN QUELLO FORESTALE Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive Angelica (Angelica archangelica L.) ASPETTI BOTANICI L’angelica, Angelica archangelica L., oppure Angelica officinalis Hoffm., detta "erba degli angeli", è una pianta erbacea biennale o perenne, alta 100-250 cm, appartenente alla famiglia delle Apiaceae (Umbelliferae). Nel nostro paese A. archangelica L. non si trova allo stato spontaneo, ma soltanto coltivata od inselvatichita, mentre come spontanea si trova soltanto l'A. sylvestris L., presente, specialmente nei luoghi umidi, nelle zone di montagna fino a 1600 m s.l.m., ma che non ha proprietà officinali. Il fusto è eretto, robusto, cavo, cilindrico, glabro, fortemente striato e ramificato di colore rossiccio. Le foglie sono grandi, lunghe circa 50 cm, provviste di un lungo picciolo e di una guaina molto sviluppata che avvolge il fusto, sono alterne 2-3 pennatosette con margine seghettato, si presentano di colore verde lucido sulla pagina superiore e più chiaro in quella inferiore. I fiori, piccoli, formati da 5 petali bianchi o giallo-verdastri, 5 sepali e 5 stami, sono raggruppati in ombrelle di 20-30 raggi che si formano alla sommità della pianta, alla fine della primavera del 2° anno. La fioritura avviene all'inizio di giugno. Il frutto è un diachenio di forma ellittica, con tre coste dorsali ben evidenti, lungo 6-7 e largo 4-5 mm, di colore da giallo chiaro a marrone con margini alati. La radice è fittonante. | Il peso di 1000 "semi" è in genere di 2.0 -3.2 g, ma può arrivare a 5 g. I semi conservano la capacità di germinabilità per pochissimo tempo (circa 6 mesi). CLIMA E TERRENO La specie è coltivata per scopi commerciali soprattutto in Europa, in particolare in Francia, Belgio, Germania e Ungheria. La temperatura ottimale di coltivazione oscilla da 5 a 19°C. Preferisce terreni profondi, leggeri, ricchi di sostanza organica, ben esposti, riparati dal vento e con buona disponibilità idrica. Le piante tollerano un pH nel range tra 4,5 e 7,3. TECNICA COLTURALE Scelta varietale A parte alcune selezioni tedesche siglate, le poche varietà in commercio sono state costituite nell'Est europeo (Jizerka-Rep. Ceca, Budakalaszi (Ungheria), Domaca krupna (Croazia) e Slavonka (Serbia). Preparazione del terreno La preparazione del terreno si effettua mediante un'aratura profonda in agosto, seguita da lavorazioni di amminutamento del terreno, al fine di ottenere un buon letto di semina. Concimazione Si consiglia di distribuire: • all'aratura: 40 -50 t di letame; • all'impianto: 50 -70 kg/ha di N, 80 -120 kg/ha di P205 , 100 -140 kg/ha di K20; • in copertura nel secondo anno: 50 -70 kg/ha di N. Per lo sviluppo delle radici, sono negative dosi eccessive di azoto, mentre una buona dotazione di potassio, esercita un effetto favorevole. Impianto L'impianto dell'angelica si esegue per semina diretta o per trapianto. Se l'impianto è eseguito per semina diretta, la semina si esegue alla fine dell'estate, in file distanti 50 -60 cm impiegando circa 1015 kg/ha di semente. La densità ottimale per la coltura è intorno alle 8-10 piante per m2. La semina va effettuata su terreno ben preparato, ponendo la semente alla profondità di 0,5-1 cm. Dalla semina alla germinazione occorrono circa 30-40 giorni e durante i quali il terreno deve rimanere umido. Se invece si preferisce adottare il trapianto, la semina si esegue in primavera in semenzaio (densità ottimale Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive circa 300 piantine/m2). Le piantine verranno poi poste a dimora circa 3 mesi dopo, ad una distanza di 70-120 cm tra le file e 30-60 cm sulla fila, a seconda degli strumenti di lavoro presenti in azienda ed in modo tale da ottenere da 1,4 a 2 piante/m2 . Per non avere brutte sorprese dovute alla bassa e breve germinabilità del seme, in genere si preferisce il trapianto. In entrambi i metodi è bene trattare il seme con prodotti che stimolano la germinazione oppure sottoporre il seme al freddo (4-5 settimane a O3°C). Normalmente la coltura non dovrebbe ritornare sullo stesso appezzamento prima di 5-6 anni. Irrigazione Nelle zone aride l'irrigazione va effettuata come intervento di soccorso. Cure colturali Anche se non registrati da noi per l'A., in letteratura si riportano, per il controllo delle malerbe, i seguenti principi attivi: • in pre-emergenza: linuron (0,8-1,5 kg/ha); prometrin (2-3 kg/ha) oppure atrazina (1 kg/ha). • in post-emergenza: prometrin (3 kg/ha). Se non si fa ricorso al diserbo chimico, nel corso della coltura si devono eseguire lavorazioni meccaniche (sarchiature e zappettature) nell'interfila. Durata della coltura In buone condizioni di coltivazione l'A. fiorisce al 2° anno e dopo aver prodotto i semi, muore. Secondo alcuni autori, eliminando per tempo i fusti fioriferi, può sopravvivere per 3 o più anni. I fusti fioriferi vanno tempestivamente eliminati anche quando ci si riprometta di estrarre l'olio dalle radici. MALATTIE, PARASSITI E DIFESA Tra le malattie sono da segnalare: • danni al colletto delle radici con marciumi da parte di Rhizoctonie e Fuserium, • danni su fusti e foglie con cambiamento di colore, da parte della ruggine (Puccinia bullata (Pers.), Puccinia angelicae), che si può trattare con prodotti a base di diclobutrazol (200 g/ha). • danni sulle foglie da parte di funghi come l'agente della ticchiolatura (Fusicladium depressum (Berk et Br.) Sacc.), che si può trattare con prodotti a base di dodine (0,8 kg/ha). • malformazioni alle ombrelle da parte dell'oidio (Plasmopara angelicae). Tra i parassiti sono da segnalare: • le larve di dittero Philophylla heraclei L. che possono provocare danni a livello del mesofillo fogliare • afidi e acari per danni su foglie e fusti con manifestazione di macchie gialle. | • gli imenotteri, Systole coriandri Gus. e S. albipennis Walker. per danni ai frutti • larve di alcuni lepidotteri [Plodia interpunctella (Hb.) Gn., e Ephestia ssp.] ed un coleottero, Stegobium paniceum L. per danni sulle radici conservate. RACCOLTA Epoca di raccolta Se la coltura è destinata alla produzione: • dei frutti: le piante intere sono falciate quando il 50 % delle piante tende al giallo, alla fine dell'estate del 2° o 3° anno. Si sfalciano le piante intere con delicatezza, al mattino presto quando sono ancora umide di rugiada e poi dopo alcuni giorni, quando le piante sono completamente secche, si procede alla trebbiatura per ricavare il seme. • di foglie e di steli: le piante sono falciate in pre-fioritura. Si ottiene nel 1° anno un unico raccolto in autunno, mentre nel 2° e 3° si ottengono uno o due sfalci. Le foglie e gli steli dovrebbero essere subito essiccati a circa 30 - 40°C, altrimenti ammuffiscono facilmente. • di radici: possono essere raccolte sia nell'autunno dello anno, che, previa "cimatura" delle piante in primavera, nell'autunno del 2° anno. Le radici vengono scavate con una scava tuberi o, su piccole superfici, con la vanga, facendo attenzione a non romperle. Vengono poi lavate, tagliate ed essiccate (T. max. 40°C). N.B. L'angelica negli individui suscettibili, può provocare foto-dermatite (infiammazioni e vesciche dopo esposizione al sole). Per prevenire questi problemi, durante la raccolta, è meglio fare uso di tute e guanti. RESE • La resa fresca di foglie e steli: 15-20 t/ha, con una resa in prodotto secco del 20%. Il contenuto di olio essenziale di foglie e steli è molto basso:0,2 – 0.3% sul secco. • La resa di frutti: 1 -1,5 t/ha, con un contenuto in olio essenziale dello 0,6-1,5 % • La resa di radici fresche: 10-17 t/ha (la resa in secco è del 25 -30%) con un contenuto in olio essenziale dello 0,2-0,4 % sul fresco e dello 0,4-1% sul secco. USO E CONSUMO 1. I semi: che hanno un aroma simile a quello delle bacche di ginepro, vengono impiegati nella preparazione Iiquoristica di bevande alcoliche (Bitter, liquori, anisette, gin, vermouth, Benedectine, chartreuse). 2. L'olio essenziale: soprattutto quello ottenuto dai semi, serve ad aromatizzare sia prodotti alimentari (gelati, caramelle, bevande analcoliche dessert, gelatine e budini), sia prodotti non alimentari come profumi, saponi, creme e dentifrici, medicinali e sigarette. Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive 3. In generale i vari tipi di droga di A. nella medicina popolare di molti paesi del nord Europa, servono a preparare tisane utili a curare bronchiti, raffreddori, tossi e, grazie alle sue proprietà carminative, antispasmodiche e stomachiche, per combattere indigestioni, flatulenza, gastrite stitichezza ed insonnia. Tuttavia per il suoi effetti emmenagoghi (ristabilisce /regolarizza le mestruazioni), il suo uso è sconsigliato in gravidanza. I fusti cavi, le foglie ed i giovani germogli, nei paesi nordici vengono anche consumati sia crudi in insalata che cotti. Caratteristiche dell’olio essenziale L'olio essenziale delle foglie è costituito principalmente da b -fellandrene (33.8%), a-pinene (27%), bpinene (24%). L'olio essenziale delle radici è costituito per il 90% da idrocarburi monoterpenici: a-pinene (21-25% ) , b-pinene (1-1,5 %), a-fellandrene (210%), b-fellandrene (14-16% ) , Iimonene (8,5-11,5% ) , mircene (4-5%), p –cimene (6-11%). L'olio essenziale dei frutti è costituito principalmente da idrocarburi monoterpenici, ma a differenza degli altri ha un contenuto più alto di furanocumarine. I costituenti secondari sono cariofillene, linalolo, borneolo, acetaldeide, acido angelico, acido aconico e acido caffeico. Standard di qualità L'angelica è stata da qualcuno paragonata al maiale, in quanto tutte le sue parti possono essere utilizzate ed infatti la droga può essere costituta dai semi (Angelicae fructus); da foglie e steli (Angelicae herba); dalle sole foglie (Angelicae folium); da radici e rizomi (Angelicae radix e rhizoma); e dall'essenza (Aetheroleum angelicae radix). Secondo la OAB, il contenuto minimo di olio essenziale nelle radici secche deve essere dello 0.3%. Qualità sensoriali Tutta la pianta è caratterizzata da un odore aromatico caratteristico, simile a quello della liquirizia. Le radici hanno un odore forte e aromatico ed un sapore pungente dolceamaro. FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale | Echinacee (Echinacea angustifolia DC. var. angustifolia, E. pallida Nutt., E. purpurea (L.) Moench) ASPETTI BOTANICI II genere Echinacea (Asteraceae), dal greco echinos (riccio) per le brattee pungenti del capolino, comprende 9 specie, ma quelle coltivate per scopi medicinali sono le tre qui di seguito descritte. E. anqustifolia var. angustifolia si trova nelle praterie secche ed aride ed il suo areale si estende dalle zone meridionali del Saskatchewan e Manitoba (Canada) e dal Nord Dakota fino al Texas (Stati Uniti). La pianta ha un apparato radicale fittonante di colore bruno chiaro e steli semplici o ramificati, alti 1050 cm, lisci o provvisti di peli. Le foglie sono lineari-Ianceolate con margine intero, provviste di peli ispidi, di colore verde scuro e con 3-5 nervature. Le dimensioni delle foglie variano a seconda della posizione, quelle della parte alta sono sessili. Il 0 dei capolini si aggira attorno ai 1,5-2,5 cm, senza i fiori ligulati. Questi ultimi sono più o meno distesi, di colore bianco, rosa o porporino. Il polline è di colore giallo. la fioritura avviene da giugno a luglio. Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 4,,5 mm ed hanno un colore che va dal biancastro al bruno chiaro con pigmentazione marrone all'apice. Il suo numero cromosomico è 2n = 22 (diploide). Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive E. pallida si trova nei boschi radi, nei territori paludosi e nelle praterie rocciose dal Texas N.0. fino all'Indiana! ma vi sono popolazioni sparse anche in altri stati. La pianta ha un apparato radicale fittonante di colore bruno chiaro, steli semplici o raramente ramificati alti 40-90 cm, con peli fitti in alto e radi in basso. Le foglie sono lineari-Ianceolate o lineari-ellittiche, con margine intero, di colore verde scuro e con tre nervature; le foglie della rosetta hanno un corto picciolo, mentre nella parte alta sono sessili. I capolini sono emisferici con i fiori ligulati lunghi e stretti, pendenti, rosa o bianchi. Il polline è di colore bianco. La fioritura si manifesta da maggio a luglio. Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 3,7-5 mm, di colore beige, pigmentati di marrone all'apice. Il suo numero cromosomico è 2n= 44 (tetraploide). E. purpurea ha un areale piuttosto ampio, cresce nei boschi aperti, nei boschetti e nelle praterie dalla Luisiana fino al Tennessee. Ha un apparato radicale fascicolato di colore rosso-bruno, steli diritti, spesso ramificati nella parte terminale, leggermente pubescenti o lisci, alti 60-180 cm. Le foglie sono ovate od ovato-Ianceolate, con margine seghettato, di colore verde scuro e con 2-5 nervature; quelle della rosetta sono provviste di picciolo (fino a 25 cm) quelle in alto sono sessili. I capolini sono piatti o leggermente emisferici con i fiori ligulati più o meno pendenti, porporini (anche rosei o bianchi), lunghi 1,5-3 cm e larghi 0,5-1 cm. Il polline è di colore giallo. La fioritura avviene da giugno a settembre. Gli acheni sono di forma quadrangolare, lunghi 4-4,5 mm ed hanno un colore grigio bruno uniforme. Il numero cromosomico è 2n = 22 (diploide). Le echinacee sono piante allogame proterandre, le cui infiorescenze presentano fiori ligulati sterili, mentre quelli tubulosi sono fertili, ma autoincompatibili. Il peso di 1000 semi dipende dalla specie, dalla grandezza del capolino, dalla tecnica colturale ecc., ed in genere si aggira sui 2,5-4,5 g. CLIMA E TERRENO Le aree naturali dove vegetano le echinacee presentano un clima che varia dal desertico-steppico a quello più fresco ed umido, con una piovosità che va dai 250 agli 800 mm, spostandosi da ovest ad est degli Stati Uniti. Dove cresce E. angustifolia si incontrano terreni aridi, poveri in humus, di colore chiaro (sabbiosi, Iimosi, calcareo-argillosi, disgregati per l'elevata presenza di argilla) a reazione molte volte basica (pH 6-8); mentre verso est, dove si sviluppano le altre due specie, i suoli sono più freschi, più ricchi di vegetazione e quindi di humus, di colore più scuro (cernozem), con reazione neutra o subacida (pH 5,9-7). Quindi tenuto conto di quanto sopra riportato, per la coltivazione delle tre specie si devono scegliere suoli moderatamente fertili, ben drenati, di medio impasto tendenti al sabbioso o | limoso, a reazione da neutra a basica per E. angustifolia, e neutro-subacida per le altre due. Vanno esclusi i terreni pesanti o asfittici, non solo per evitare i marciumi radicali, ma anche per ottenere un adeguato sviluppo delle radici e poter eseguire la raccolta meccanica delle stesse. TECNICA COLTURALE Avvicendamento colturale Si raccomanda di non far seguire questa specie a mais e barbabietola da zucchero (colture normalmente molto trattate con erbicidi) oppure a piante appartenenti alla stessa famiglia, ma piuttosto ai cereali. Preparazione del terreno Il terreno si prepara in autunno o alla fine dell'inverno con un'aratura profonda (40-45 cm circa). Con questa lavorazione s'interrano il letame, se disponibile, fosforo e potassio. Seguiranno le opportune lavorazioni di erpicatura o fresatura al fine di preparare un idoneo letto di semina o trapianto. Scelta varietale Le tre specie di echinacea sopra menzionate sono raccolte allo stato spontaneo, ma anche coltivate negli USA ed in Canada; da qualche lustro tali specie, soprattutto E. purpuree, sono allevate e sottoposte a prove sperimentali e di selezione un po' in tutto il mondo. Le varietà di E. purpuree selezionate per colture ornamentali sono diverse, da quelle con i fiori ligulati porporini o rosei a quelle con i fiori bianchi. Le cultivar selezionate per scopi medicinali, invece, sono pochissime. Per quanto riguarda E. angustifolia, vi sono varie provenienze più o meno selezionate vendute da ditte sementiere europee od americane. Propagazione L'echinacea si propaga generalmente per seme, ma è possibile anche la moltiplicazione per divisione di cespi, soprattutto per E. purpuree. La propagazione per seme è quella che viene normalmente praticata. La facoltà germinativa del seme dipende dalla specie, dalle tecniche di produzione e di conservazione dello stesso seme e diminuisce con il passare del tempo; in genere la germinabilità del seme dura circa 3 anni. Per quanto riguarda E. enqustitolie, che è la specie più problematica, si possono ottenere buoni risultati applicando la prerefrigerazione (2-S0C per 812 settimane a luce continua) o la stratificazione con ethephon (1 mM cioè 144,5 mg r', per 11-14 giorni a 4-5°C e sempre a luce continua). Alla stratificazione si possono abbinare anche sostanze che favoriscano la germinazione, quali l'acido gibberellico alla concentrazione di 2000-2500 mg/l. Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive Preparazione delle piantine Dopo eventuali trattamenti pregerminanti e prima della semina in cassette o contenitori alveolati, è consigliabile effettuare la disinfezione del seme con ipoclorito di sodio alla concentrazione di 1-10% per 3-15 minuti seguita da opportuni risciacqui o con fungicidi specifici (per es. Thiram, Propamocar, Dicloran prodotti a base di rame da soli o in aggiunta a benzimidazolici). Il seme così trattato si semina generalmente in ambiente protetto verso la metà di febbraio o anche prima, per disporre delle piantine pronte per il trapianto verso la metà di aprile. Per quanto riguarda il substrato, è preferibile un terriccio arricchito da orticoltura oppure ottenuto da una mescolanza di torba leggermente acida o neutra, sabbia o perlite. L'emergenza delle piantine avviene in 1-3 settimane e dipende molto dalla specie, dalla freschezza del seme, dalla temperatura di allevamento e dal trattamento pregerminante effettuato. Le temperature di allevamento devono essere di 15-16°C, quelle ottimali di 20-25°C. Dopo l'emergenza è utile eseguire delle concimazioni liquide (circa ogni due settimane) impiegando concimi provvisti di macro e microelementi, per evitare che le piantine vadano incontro a deperimenti o ingiallimenti. Per ottenere piantine idonee al trapianto necessitano circa 2 mesi di allevamento; quelle di E. angustifolia sono più lente nella crescita e rimangono più piccole. Per ottenere piantine sufficienti al trapianto di 1 ha, è necessario 1 kg di seme. Impianto della colture L'impianto della coltura può essere realizzato attraverso la semina diretta oppure il trapianto. Si può adottare la semina diretta in condizioni ottimali di terreno e di clima e ricorrendo al diserbo chimico per il controllo delle malerbe. L'epoca della semina può cadere in primavera oppure in autunno e la scelta del momento adatto dipende dall'ambiente pedoclimatico, dalla specie, da scelte aziendali. La dose di seme è di 2-3 kg/ha e la semina si esegue a file distanti da 40-50 cm, interrando il seme a circa 1 cm di profondità. Se si sceglie il trapianto, che offre maggiore sicurezza di riuscita della coltura, l'epoca migliore è sempre quella primaverile. Per quanto riguarda i sesti di impianto, le distanze sono sempre le medesime tra le file e 20-30 cm sulla fila a seconda della specie, delle attrezzature meccaniche disponibili per le lavorazioni interfila e dell'impiego o meno di erbicidi chimici. Per eseguire il trapianto si possono utilizzare le comuni macchine trapiantatrici da orticoltura. Fertilizzazione Le echinacee sono moderatamente esigenti in elementi nutritivi. Esse si avvantaggiano dell'azoto per lo sviluppo della parte aerea e del potassio per lo sviluppo delle radici. In letteratura i dati riguardanti la concimazione chimica di E. purpurea sono diversi, ma non troppo discordanti, Dachler e Pelzmann (1999) per le echinacee consigliano 70 kg/ha di P205 e 150 di K20 da erogare in autunno e 120 kg/ha di N da distribuire in tre tempi e cioè dopo l'emergenza, prima della chiusura della fila e dopo il primo | taglio (nel caso si preveda un secondo taglio della parte aerea). La coltura destinata alla raccolta delle parti aeree fiorite necessita generalmente di più azoto rispetto a quella condotta per la produzione delle radici, inoltre i fabbisogni in elementi nutritivi di E. pallida e di E. purpurea sono più elevati di quelli di E. angustifolia. Lavazioni del terreno controllo delle infestanti Sono da prevedere dai 2 ai 4 lavorazioni meccaniche tra le file, sulle file invece si deve intervenire con scerbature manuali. Per il controllo delle malerbe si possono anche usare teli in PVC nero. Il diserbo chimico è di notevole utilità nel caso di coltura seminata oppure trapiantata ad alta densità. Su quest'argomento i dati disponibili sono scarsi e comunque non vi sono principi attivi registrati per l'echinacea. Dalla letteratura si riportano i p.a. che hanno dato buoni risultati su E. purpurea trapiantata, nella fase di preemergenza delle infestanti: Metolachlor (4,5 kgjha); Dithiopyr (2,2 kgjha), Isoxaben + Trifluralin (1,1 + 4,5 kgjha), Napropamide (4,5 kgjha), Oryzalin (4,5 kgjha), Pendimethalin (4,5 kgjha) e Prodiamine (0,8 kgjha) Propyzamid (Kerb 500 SC) ed il Prometryn (Azogard SO WP, 2 kgjha) e, fra i graminicidi, Fluozifop-P-butyl (Fusilade Super, 1,5 Ijha), Kerb 500 se 2 Ijha. Si ricorda comunque che, trattandosi di piante destinate soprattutto alla preparazione di farmaci, è opportuno non utilizzare diserbanti chimici, se non in caso di estrema necessità. In tal caso bisognerà rispettare i tempi di carenza e segnalare agli acquirenti, al momento delle vendita delle radici o delle parti aeree, i principi attivi impiegati, le dosi ed il numero di trattamenti eseguiti. Irrigazione Le echinacee sono tolleranti al secco, soprattutto E. angustifolia ed E. pallida. Tuttavia nelle fasi critiche (per es. semina, trapianto, periodi siccitosi), sono da prevedere delle irrigazioni che in ogni caso assicurano produzioni più elevate. Sono comunque da evitare ristagni d'acqua nel terreno, che comportano gravi danni alle radici. MALATTIE, PARASSITI e DIFESA In pieno campo generalmente le echinacee sono poco colpite dai parassiti e solo nel caso di terreni poco drenanti o in presenza di ristagni d'acqua, possono andare incontro a marciumi. Durante l'allevamento delle piantine in serra o altro ambiente protetto, se si effettua la concia del seme, si usa terriccio sano, si arieggiano gli ambienti, si gestisce con oculatezza la concimazione e l'irrigazione, le echinacee non sono particolarmente soggette a malattie oppure ad attacchi di insetti. Occorre comunque prestare attenzione alle malattie tipiche ed ai parassiti tipici degli ambienti confinati che provocano muffe (Botrytis cinerea), marciumi del colletto (Rhizoctonia solani), moria di piantine (Pythium spp.) tracheomicosi (Fusarium oxysporum), Sclerotinia sclerotiorum, Alternaria sp. ed agli Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive aleirodidi (Trialeuroides vaporariorum e Bemisia tabaci), ai tripidi (Frankliniella occidentalis e Heliothrips haemorrhoidalis), ai ditteri fillominatori e molto raramente agli afidi. Per la difesa delle piantine, oltre a ricorrere a tutti i mezzi preventivi disponibili quali la disinfezione della serra, l'uso di trappole cromotropiche, l'immissione di parassitoidi, la protezione delle aperture della serra con reti a maglie sottili, è possibile che si debba ricorrere ad anticrittogamici specifici (poltiglia bordolese, ossicloruri, zolfo ecc.) oppure ad insetticidi (es.le piretrine naturali, prodotti a base di azadiractina, piretroidi od altri). N.B. Come per i diserbanti, anche per i p.a. antiparassitari/anticrittogamici, non esistono prodotti registrati per queste specie e, qualora non si seguano le tecniche di coltivazione biologica o biodinamica, bisogna ricorrere a prodotti omologati per altre specie che in ogni caso vanno usati con parsimonia, rispettando i tempi di carenza per evitare di superare nel prodotto finito i limiti di residui ammessi dalla legislazione vigente. RACCOLTA Già dal 2° anno si possono raccogliere sia la parte aerea che le radici, tuttavia le rese più soddisfacenti si ottengono al 3°-4° anno di coltivazione. In genere si raccolgono le radici in autunno (o a fine inverno prima della ripresa vegetativa) e la parte epigea (es. E. purpurea) in piena fioritura. Per la raccolta delle radici, una volta asportata la parte aerea, può essere utilizzato il classico aratro oppure scavatuberi/bulbi. Le radici raccolte devono essere scollettate, lavate e, se necessario, tagliate, prima di disporle nell'essiccatoio ad una temperatura di circa 40°C fino al raggiungimento del 10% di umidità. Anche la parte aerea va essiccata alla medesima temperatura. Le rese variano a seconda della specie, dell'ambiente pedoclimatico, dell'età della coltura, del metodo colturale (trapianto o semina diretta), della densità d'impianto e della fertilizzazione eseguita. Qui si riportano soltanto i dati ottenuti da Bomme (1986) in Germania in anni differenti. Per altri risultati vedi quanto riportato da Aiello e Bezzi (1999). E. angustifolia Nel primo anno non si raccolgono né le radici, né la parte aerea, perché la produzione è molto scarsa. Per gli anni successivi le produzioni mediamente attendibili sono: 50 q/ha di piante fiorite fresche e di 20 q/ha di radici fresche. RESE E. pallida Resa (q/ha) ottenuta con semina diretta in pieno campo ed interfile di 42 cm (2 kg/ha di seme): 1° anno 2° anno parte aerea fresca (secca) 100-170 (18-31) 270-390 (67-97) radici fresche (secche) 85-115 (23-31) 140-170 (47-57) | E. purpurea Resa (q/ha) ottenuta applicando le medesime condizioni adottate per E. pallida: 1° anno 2° anno parte aerea fresca (secca) 220-340 (45-69) 270-550 (71-145) radici fresche (secche) 87-110 (22-28) 145-160 (56-61) USO E CONSUMI Diverse tribù di Indiani d'America utilizzavano le radici di echinacea (soprattutto di E. angustifolia ed E. pallida) per scopi medicinali sia per uso interno (mal di stomaco, mal di testa, tosse, raffreddore, ecc.), che esterno (ferite, ustioni, punture di insetti e morso di serpenti). In questi ultimi anni hanno riscosso un notevole interesse per le loro proprietà medicinali immunostimolanti, antinfiammmatorie, cicatrizzanti, antibatteriche, antifungine e antivirali. Standard di qualità Le parti utilizzate sono rappresentate dalle radici e dalle parti aeree fresche od essiccate delle tre specie. I principali costituenti contenuti nei vari organi della pianta di echinacea sono: i polisaccaridi e le glicoproteine, i derivati dell'acido caffeico ed i flavonoidi, i poliacetileni e le alcamidi. Sul mercato europeo sono presenti molti preparati di varia natura e composizione, costituiti da tinture idroalcoliche, succo spremuto, succo spremuto essiccato, estratti glicerici o con C02 a pressione supercritica ecc. Dal punto di vista farmacologico è accertato che le glicoproteine, i polisaccaridi, l'acido cicorico e le alcamidi hanno proprietà immunostimolanti, mentre all'echinacoside si attribuisce solo una bassa attività antibatterica ed antivirale. I polisaccaridi inoltre svolgono azione antiinfiammatoria ed i poliacetileni (contenuti nelle radici di E. pallida) attività antimicrobica. IMPORTANZA ECONOMICA Il mercato legato all'industria fitofarmaceutica ed erboristica del Nord America ha subito in questi ultimi anni un incremento superiore al 60%, realizzando vendite annuali che superano i 10 miliardi di $ USA. AI primo posto l'echinacea compare come la pianta più venduta, con circa 1 miliardo di dollari (9,9%). Da un'indagine condotta negli USA risulta che l'echinacea è il rimedio erboristico più popolare e si calcola che il 7% degli Americani l'abbia usata, con un consumo (dati 1999) valutato intorno ai 300 milioni di dollari, cioè il 9% del totale venduto (3,6 miliardi di dollari). Secondo una recente indagine condotta negli USA da Information Resources Inc., nella vendita al dettaglio di integratori alimentari a base di erbe (riferita solo ai food store, drug store e mass market retail), l'echinacea nel 2000 ha subito Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive una flessione del 20,4% (58,4 milioni di dollari su un totale di 590,9) collocandosi al 4° posto, dopo ginkgo biloba, ginseng asiatico ed aglio. In Italia nel 2001 la superficie investita ad echinacea si è aggirata sui 30 ha, per la gran parte condotta in biologico, con una prevalenza di E. pallida, seguita da E. purpurea ed E. angustifolia. Le regioni più interessate a queste colture sono: Piemonte, Veneto, Umbria e Toscana. I prezzi sono stati estremamente variabili ed orientativamente si possono indicare 10-15 euro/kg per le radici di E. angustifolia, mentre per quelle delle aItre due specie 6-8 Euro/kg. FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale | Iperico (Hypericum perforatum L.) ASPETTI BOTANICI L'iperico perforato (Hypericum perforatum L., fam. Hypericaceae), possiede un ampio areale comprendente l'Europa Centro-Settentrionale e Meridionale, il Nord Africa, l'Asia Occidentale fino all'Arabia ed alla Cina. Esso cresce spontaneo in tutte le regioni italiane. Si distingue dalle altre numerose specie di iperico per avere le foglie "bucherellate" (se guardate in controluce) ed il fusto biangolare e cioè percorso longitudinalmente da due linee salienti. Come alcune altre specie appartenenti allo stesso genere, la specie perforatum ha le foglie ed i petali picchiettati di puntini scuri che contengono l'ipericina. I semi sono di forma semicilindrica ed il peso di 1000 semi è di circa 0,1 g. CLIMA E TERRENO L'I. allo stato spontaneo predilige le stazioni soleggiate ed aride del piano basale, collinare e montano e nonostante sia pianta rustica comune sui suoli secchi e poveri, in coltivazione richiede una certa Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive quantità di acqua e di fertilizzanti. L'irrigazione è necessaria al momento della semina, dopo il trapianto, e dopo il primo taglio per favorire la ripresa vegetativa. Tuttavia, anche in coltivazione, non ha speciali esigenze di terreno; cresce bene su terreni calcarei, ma anche su quelli silicei ed acidi, sopporta quelli argillosi, ma, nel caso di semina diretta, necessita di un terreno leggero, privo di infestanti perenni e senza ristagni di acqua. TECNICA COLTURALE Rotazione e durata della coltura L'I. a causa delle malattie fungine alle quali è soggetto, non deve mai seguire a se stesso, se non dopo parecchi anni. Va messo in rotazione con patate, cereali o con il prato stabile. La coltura di iperico dura solo eccezionalmente più di due anni. Preparazione del terreno e concimazione E’ auspicabile l'aratura autunnale, l'erpicatura e, in caso di semina diretta, la rullatura. In quest'ultimo caso, il terreno deve essere finemente lavorato a causa della piccolezza del seme. La concimazione fosfo-potassica si effettua al momento delle lavorazioni preparatorie del terreno alle dosi approssimative di 70-100 kg/ha di P20S e 180-200 kg/ha di K20. La concimazione azotata (100-150 kg/ha) deve essere eseguita invece in tre tempi: tre settimane dopo l'emergenza o il trapianto; alla chiusura della fila; dopo il 1° taglio. Alcuni specialisti sono però dell'opinione che, per limitare il rischio di malattie fungine, non sia opportuno distribuire l'azoto. Impianto della coltura Sono possibili due tipi di impianto: -per semina diretta a fine estate/autunno; -per trapianto. Semine diretta Si consiglia di usare in via prudenziale 3 kg/ha di semente. Il seme va sempre conciato con metiram (per es. POLYRAM COMBI) o con altri concianti. La semina diretta si effettuerà solo in terreni in condizioni ottimali di tessitura e giacitura. Per ottenere buoni risultati, il seme dovrà avere un germinabilità ≥ al 70%. La semina verrà eseguita con seminatrici adatte allo scopo, depositando e non interrando il seme sul terreno ben preparato, in quanto quest'ultimo germina in presenza di luce. Oppure coprendolo leggermente di terra e compattando il terreno mediante una rullatura. La semina tardo-estiva o autunnale (settembre/ottobre/novembre) permette una stratificazione naturale del seme, durante la quale l'umidità e le basse temperature invernali ne sbloccano la dormienza. In questo caso l'emergenza avverrà nel marzo/aprile. | La semina si può eseguire anche in aprile con seme trattato. Il trattamento consiste nella stratificazione del seme in sabbia umida a O-5°C per una settimana oppure nella sua refrigerazione per 7 giorni a 4°C. Oppure si può seminare a fine maggio con seme non trattato, coprendo il terreno con tessuti da forzatura. In questa situazione l'emergenza delle piantine avviene in circa 3 settimane, ma è possibile anche eseguire la semina in giugno senza ricorrere alla forzatura. Trapianto Il trapianto dà risultati più sicuri e produzioni più elevate rispetto alla semina diretta ed assicura una produzione di fiori già al primo anno. Allo scopo si devono preparare le piantine in pots (2,5 x 5-6 cm) adatti alle macchine trapiantatrici disponibili. Il trapianto si deve effettuare verso aprile/maggio a seconda del clima. L'investimento sarà di 50.000-66.000 piante/ha. Le distanze andranno da 25 a 40 cm sulla fila a 40-60 e più cm tra le file, a seconda dei macchinari disponibili in azienda. Caratteristiche e trattamenti al seme Il seme di iperico è molto piccolo e la sua germinabilità è molto bassa (20-25%), inoltre la sua vitalità non supera i 3 anni. La germinabilità del seme è comunque molto varia a seconda dell'annata e della partita di seme. Per ottenere una buona germinabilità si consiglia di: -usare sementi fresche (non più vecchie di 1 anno), -seminare in superficie senza interrare, -lavare via le sostanze che ricoprono il tegumento, -stratificare il seme. Allevamento delle piantine in serra Il seme, debitamente conciato con metiram (Polyram Combi) o con altri prodotti concianti, viene deposto in cassette riempite di terriccio e preventivamente disinfettate (per es. con Polyram Combi allo 0,2% o altro) verso la metà febbraio. La dose di seme consigliata è di 9 g/m2. Le cassette seminate saranno coperte con tessuto da forzatura o con nylon o vetro e dovranno essere mantenute umide e protette dalla luce diretta, a temperature di 20-25° C. In tali condizioni il tempo di germinazione varia da 69 giorni a 2-3 settimane. In febbraio e fino a metà marzo potrebbe essere utile un po' di illuminazione artificiale. Dopo l'emergenza si può abbassare gradualmente la temperatura fino ad arrivare a 16° C di giorno ed a 12° C di notte. Per favorire un pronto sviluppo, il ripicchettamento delle singole piantine va effettuato precocemente. Con le sofisticate attrezzature disponibili presso i vivaisti, tale operazione può essere meccanizzata. Un altro metodo è quello di Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive sottoporre il seme alla stratificazione e poi seminario meccanicamente (2-5 semi per celletta) in modo da evitare la pratica del ripicchettamento. Quando le piantine sono alte 7-8 cm e dopo 1 o 2 settimane di acclimatazione all'esterno, vengono messe a dimora in pieno campo. Trattamento con fungicidi; Per evitare l'installarsi di funghi dannosi durante l'allevamento in serra, si consigliano almeno tre trattamenti fungicidi con metiram (Polyram Combi): 1. dopo l'emergenza delle plantule; 2. 4-5 settimane dopo il primo; 3. a fine ciclo, prima di portare le piantine fuori della serra. Irrigazione in serra L'irrigazione delle piantine di iperico si esegue a mano, a seconda della necessità. L'acqua comunque deve umidificare il substrato delle cellette fino in fondo. Terriccio Si può usare un semplice terriccio molto fine da orticoltura. Concimazioni Durante l'allevamento delle piantine si effettueranno concimazioni liquide settimanali con concime complesso a basso tenore in azoto, come per es. un 8-12-24-4 (N, P205, K20, MgO) in modo da ottenere una concentrazione in azoto dello O,2-0,4%. Cure colturali successive alla semina e al trapianto Esse sono rappresentate essenzialmente dalla lotta alle erbe infestanti, soprattutto nella prima fase del ciclo, quando l'I. cresce lentamente. Il controllo delle malerbe si può effettuare con lavorazioni meccaniche interfila e manuali sulla fila o ricorrendo al diserbo. Nessun erbicida chimico è stato finora omologato per l'I. e quando se ne facesse uso, questo dovrebbe essere limitato all'I. destinato all'industria estrattiva che deve essere messa al corrente di ciò. Autori stranieri, nel caso di semina autunnale e di infestazione di malerbe, propongono l'uso di paraquat (GRAMOXONE, 3 I/ha) in preemergenza dell'iperico. In post-trapianto consigliano invece diversi diserbanti fra cui il Iinuron (AFALON, LORAX, PERFALON) alla dose di 500 g/ha. Altri pongono addirittura due trattamenti distanziati di 8 -10 giorni alla dose di 1l/ha di p. c.. L'impiego dei diserbanti dovrà essere il più limitato possibile ed alternato con lavorazioni meccaniche. Asportazione in primavera di tutte le parti secche delle piante per ridurre i rischi di attacchi fungini. | MALATTIE, PARASSITI E DIFESA Molti funghi attaccano l'iperico (Alternaria, Fusarium, Phytium, Sclerotinia, Verticillium, Colletotrichum), provocando l'ingiallimento, l'imbrunimento e quindi la morte della pianta. Le patologie si presentano soprattutto quando le piante sono molto fitte. Si raccomanda di eseguire la concia del seme, di disinfettare le seminiere ed i pots, di mettere a dimora piante singole spaziate e di evitare il ritorno dell'iperico sullo stesso appezzamento. Come per i diserbanti, anche per i fungicidi, nessun prodotto chimico è stato omologato per la coltura dell'iperico. Si può tuttavia ricorrere ad irrorazioni localizzate o diffuse a base di prochloraz (SPORTAK, OCTAVE) alla dose di 1000 g/ha di prodotto commerciale distribuiti in 600 I di acqua. L'iperico è attaccato qualche volta anche da insetti, ma generalmente non creano gravi problemi. RACCOLTA La raccolta, sia della pianta intera, sia delle sommità fiorite, si esegue nel periodo della massima fioritura 1° anno: -se si trapianta in marzo/aprile la prima fioritura cade a fine luglio/inizio agosto; -se si semina in aprile/maggio la prima fioritura avviene in settembre/ottobre; 2° anno: -la prima fioritura si avrà in giugno/luglio e la seconda in settembre. La raccolta dell'iperico su grandi superfici dovrebbe essere effettuata con falcia-caricatrici. Alla prima raccolta del primo anno, in coltura trapiantata ed irrigata, si tagliano le piante raso terra, perché in questo momento le piante sono verdi e fogliose. In seguito invece, quando la pianta raggiunge altezze più elevate e forma steli più legnosi, si deve l'altezza del taglio va aumentata. L'essiccamento dell'iperico si fa di solito in essiccatoio (40-60°C) per un periodo di circa 24 ore e fino al reggimento dell'8% di umidità. La droga, una volta immagazzinata, deve essere conservata al riparo dell'umidità e della luce. Per piccole partite è possibile anche essiccare all'aria, ma allora l'essiccamento dura molto di più (circa 10 giorni). Dopo le prime 12 ore è opportuno rimuovere la massa di iperico per migliorare il processo di essiccazione. RESE Rese in q/ha di droga secca: -1° anno: 25-55 q (pianta intera); 15-30 q (sommità fiorite) Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive -2° anno: rese molto variabili 5-15-55-70 q (sommità fiorite) a seconda dell'incidenza di malattie fungine. Nel caso di semina diretta in pieno campo le rese sono in genere inferiori del 30-50% rispetto a quelle ottenute col trapianto. USO E CONSUMO In passato le sommità fiorite erano utilizzate per la preparazione di oleoliti dotati di azione cicatrizzante e, grazie ai loro principi amari, per confezionare tisane e liquori. Recentemente invece sono state scoperte le proprietà antidepressive dell'iperico che per questo motivo è stato molto richiesto dalle industrie farmaceutiche ed erboristiche per la preparazione di tinture o pastiglie. Da alcuni anni però la domanda di iperico ha subìto un tracollo perché sono state evidenziati effetti collaterali o interazioni negative con l'uso di altri farmaci. I suoi principi attivi più importanti, contenuti soprattutto nei fiori, sono l'ipericina (0,1-0,3%), l'iperforina ed i flavonoidi (0,5-0,7%). Secondo LE MONOGRAFIE TEDESCHE la droga di iperico deve contenere al massimo 1'8% di acqua e non più del 5% di terra. Attualmente l'industria estrattiva richiede le sommità fiorite dell'iperico che dovrebbero contenere dallo 0,08 al 0,1 % di ipericina totale. FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale | Melissa (Melissa officinalis L.) ASPETTI BOTANICI È una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Labiate. Ha fusti eretti, quadrangolari, molto ramosi ed emette un gradevole odore di limone. Può raggiungere un'altezza che varia da 50 a 90 cm. Le foglie sono picciolate, opposte, ovali e dentate, reticolato-rugose e ricche di peli secretori. I fiori, di colore biancastro, sono posti in verticilli all'ascella delle foglie e si formano all'inizio dell'estate. Il peso di 1000 semi è di 0,5-0,6 g. CLIMA E TERRENO Essendo pianta ornbroflla e igrofila, dovrebbe essere coltivata in luoghi umidi ed in suoli freschi, profondi e permeabili. Data la sua sensibilità ai freddi intensi, è consigliabile scegliere le esposizioni più favorevoli. TECNICA COLTURALE Può seguire una coltura sarchiata, prati stabili e cereali, ma non, generalmente, il mais. II terreno destinato all'impianto deve essere privo di malerbe perenni e rizomatose. Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive Durata della coltivazione 2-4 anni. Preparazione del terreno e concimazione -Aratura autunnale profonda -Fresatura primaverile -Concimazione (dosi per 100 rrr'): di fondo prima dell'aratura: 300-600 kg) di letame maturo; 1° anno, all'impianto: 0,7 kg di P20S, 1 kg di K20; durante le lavorazioni interfila 0,7 kg di N distribuite in due volte. 2° anno e seguenti: 0,7 kg di N distribuito in due tempi, dopo il 10 e dopo il 20 taglio. Impianto La moltiplicazione della melissa si fa per seme. Solo nel caso che si disponga già di una coltivazione, si può ricorrere alla divisione dei cespi o per rizoma. Trapianto Per la costituzione delle piantine, la semina si fa in aprile, in cassette, in serra fredda o calda, a seconda delle possibilità. II fabbisogno di seme è di 2 g/m2 di semenzaio e con questa quantità si otterranno circa 500 piantine, sufficienti per un 100 m2. L'emergenza delle piantine è piuttosto lenta. Quando sono alte circa 3 cm; vanno ripicchettate e quindi trapiantate in pieno campo. II trapianto si esegue alla fine di maggio-primi di giugno, circa 2 mesi dopo la semina. È anche possibile seminare in cassette all'aperto. In questo caso è consigliabile posticipare l'epoca di semina a fine aprile -primi di maggio e le piantine saranno trapiantate in autunno. II trapianto si esegue in file distanti 60-70 cm, adottando distanze di 25-30 cm sulla fila. Semina diretta La semina diretta, anche se possibile, non è consigliabile a causa del costo elevato della semente e delle difficoltà di emergenza ed anche perché le giovani plantule hanno scarse possibilità di riuscita nella competizione con le malerbe. Cure colturali Dopo il trapianto, dopo i tagli ed in caso di tempo secco, vanno praticate delle irrigazioni di soccorso (1,5-2 m3/100 m2 di acqua ogni volta), da effettuarsi preferibilmente di notte. Sarchiature interfila vanno eseguite alla ripresa vegetativa ed ogni volta che sia necessario (2-3 volte l'anno). | È possibile anche effettuare una pacciamatura con MAIPEX o AQUATEX, per evitare i costi delle scerbature. MALATTIE E PARASSITI E DIFESA In pieno campo si possono verificare, soprattutto nella tarda stagione estiva, danni da ruggine. La cosa migliore da fare è raccogliere prima che i sintomi della malattia si diffondano. In situazioni di clima troppo caldo, si possono verificare attacchi di cicaline; nel caso in cui la melissa non sia costantemente irrigata, si possono manifestare forti attacchi di ragnetto giallo. RACCOLTA Si raccolgono le cimette prima della fioritura e comunque prima che diventino troppo alte e legnose. L'altezza di taglio deve essere 10-15 cm da terra. Occorre avere la massima attenzione nel manipolare il prodotto fresco perché la pressione esercitata sulle foglie e la luce del sole tendono ad annerire le foglie rendendole commercialmente inutilizzabili. RESE Nel primo anno si effettua una sola raccolta verso metà luglio ed il prodotto fresco, ottenibile oscilla da 30 a 40 kg/100 m2. Nel secondo anno e nei successivi invece si possono effettuare 2 o 3 tagli (1°: giugno; 2°: fine luglio agosto; 3°: metà settembre). Con il 2° anno la produzione complessiva passa a 240-300 kg di prodotto fresco, pari a 45-60 kg di piante secche. L'essiccamento dunque fa perdere al prodotto circa il 75-80% del suo peso. Le rese naturalmente saranno ancora inferiori (solo circa il 45% del secco) se si vogliono ottenere foglie anziché cimette secche. USO E CONSUMO Le foglie di melissa trovano impiego in liquoristica, profumeria e fitofarmacia. Esse contengono, in minima quantità, un olio essenziale ricco di geraniale (citrale a) e nerale (citrale b), Iinalolo, geraniolo e citronellolo, sostanze che possiedono un'azione sedativa ed antispasmodica, utili nella terapia degli spasmi del tubo digerente. Standard di qualità La droga è costituita dalle foglie essiccate. La F.U.I. (1998) non indica la percentuale minima di essenza, mentre, secondo la Farmacopea francese, essa deve essere pari o superiore allo 0,05%. FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive PASSIFLORA Passiflora incarnata L. ASPETTI BOTANICI Il genere Passiflora appartiene alla famiglia delle Passifloraceae, una famiglia molto grande che comprende più di 600 specie di cui più di 500 sono specie appartenenti a questo genere. Sono piante originarie delle zone tropicali e subtropicali del centro e del sud America; alcune del nord America ed altre asiatiche e sono piante di incredibile bellezza che hanno affascinato ed affascinano in ogni tempo. Dato il grande numero di specie, ritroviamo piante rampicanti, a portamento lianoso, arbustive, erbacee, annuali e perenni. | CLIMA E TERRENO La passiflora cresce bene nei terreni ben esposti e freschi, ricchi di humus e ben concimati; occorre assolutamente evitare i ristagni idrici, soprattutto nei mesi invernali, i terreni troppo freddi e le esposizioni a nord. TECNICHE COLTURALI Terreno e ambiente La passiflora cresce bene nei terreni ben esposti e freschi, ricchi di humus e ben concimati; occorre assolutamente evitare i ristagni idrici, soprattutto nei mesi invernali, i terreni troppo freddi e le esposizioni a nord. Propagazione L'impianto può essere eseguito mediante semina diretta o tramite trapianto delle giovani piantine; l'operazione di semina diretta in campo si esegue in aprile. La germinabilità del seme è scalare e prosegue per lungo tempo. Il peso di 1000 semi è di 35-40 g. La passiflora si può moltiplicare anche per talea nei mesi di luglio-agosto, prelevando talee della lunghezza di 8-10 cm.; il trapianto in piena terra delle talee radicate può essere eseguito nella primavera successiva. Sesti d’impianto Le semine si eseguono ponendo il seme alla distanza di 80-100 cm fra le fila e di 15-20 cm lungo la fila; sono necessari circa 15 Kg di seme per ettaro. Cure colturali Nel primo anno le piantine si sviluppano lentamente, e frequenti sarchiature e zappettature permettono di garantire un buon sviluppo della passiflora e di ridurre la presenza di getti nuovi nell’interfila. E' importante che l'impianto sia pulito e privo di malerbe soprattutto nel periodo della raccolta. Con le sarchiature si possono apportare al terreno piccoli quantitativi di azoto, utili per stimolare lo sviluppo della pianta. Sarà opportuno effettuare una corretta rotazione in modo da garantire un terreno pulito all'impianto, per garantire un buon sviluppo della pianta e un facile ricaccio; dopo il primo sfalcio è bene irrigare. Fertilizzazione La passiflora si avvale della presenza di sostanza organica nel terreno e di concimazioni azotate,sono consigliati l’apporto di 350-400 q/ha di letame maturo e di 100-120 unità/ettaro di concime azotato da distribuire alla ripresa vegetativa, dopo ogni sfalcio, e 80-10 unità ad ettaro di fosforo e di potassio; Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive un eccesso di azoto può portare ad un ritardo della fioritura e ad un indebolimento delle piante nei confronti di patogeni e di parassiti. MALATTIE PARASSITI E DIFESA Sono stati riscontrati sintomi virotici con ingiallimenti fogliari, soprattutto a livello delle nervature. In condizioni ambientali sfavorevoli come eccesso di umidità e temperature elevate sono possibili attacchi di Cocciniglia oleosa, di Acari (Ragnetto Rosso), nonché Tripidi e la Mosca bianca. RACCOLTA Nel periodo estivo e in particolare nel mese di agosto inizia la fioritura, che si protrae fino alla fine di settembre, e spesso si hanno contemporaneamente frutti e fiori; in questo periodo si esegue lo sfalcio della massa verde, che dovr{ essere posta rapidamente in essiccatoio o all'ombra. L’essiccazione omogenea della pianta non è sempre facile in quanto sono contemporaneamente presenti foglie, fusti, fiori e frutti; pertanto questa deve protrarsi per lungo tempo al fine di garantire una certa uniformità ed una buona conservabilità del prodotto. Nei successivi anni di produzione è possibile effettuare due raccolte all'anno: la prima in luglio e la seconda in settembre, il secondo sfalcio è meno abbondante ma di qualità superiore. Una caratteristica della pianta è quella di ramificarsi moltissimo dai rizomi, emettendo getti nuovi nelle interfile, quindi durante la crescita delle piante le varie ramificazioni si intrecciano enormemente rendendo difficoltosa la raccolta. RESA La produzione in massa secca prodotta da un ettaro di terreno è di 40-45 quintali. USO E CONSUMO La pianta ha proprietà aromatizzanti (i frutti), e sedative, sonnifere, antinevralgiche, narcotiche, analgesiche, tranquillanti (i tralci fioriti); viene utilizzata sotto forma di infuso, tintura, estratto fluido . FONTE DATI: Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale | Fitos | Manuali di Buone Prassi Produttive