Recensione
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“Il ratto
di Proserpina”
di Kemisia
Il mito era noto gia in età micenea, oggi ha attraversato i secoli per narrarci come l’amore
possa sciogliere anche il cuore del signore dell’oltretomba.
I personaggi dell’opera:
Plutone (o Ade): è una delle principali divinità della mitologia romana, signore dell'Ade sul
quale regna assieme alla dea Proserpina (Persefone per i Greci). Corrispondente all'Ade greco,
figlio di Saturno e Cibele, ed assieme a Nettuno e Giove (quest’ultimo padre degli dei per la
mitologia Romana), partecipa alla titanomachia e la successiva spartizione dei mondi. Giove
sceglie la terra e il cielo, Nettuno il mare, Plutone il regno
delle ombre. Dai Romani, Plutone, anche se dio degli inferi,
veniva considerata una divinità benevola e generosa.
Secondo la mitologia greca Ade è figlio di Crono e Rea,
quindi fratello di Zeus e Poseidone. Dopo aver eliminato
Crono, i tre fratelli divisero il mondo in tre regni
spartendoseli poi a sorte:
a Zeus fù attribuito il regno del cielo, a Poseidone i mari e ad
Ade toccò il regno dei morti.
“ tre figli maschi nacquero da Crono e da Rea: Zeus, io e Ade, che
regna sui morti. Il mondo fu diviso in tre parti e ne toccò una a
ciascuno di noi: io ebbi in sorte l’abitare per sempre nel mare bianco
di schiuma, Ade, invece, l’ombra e la nebbia, e Zeus il cielo
immenso, nell’etere, sempre tra i nembi, mentre la terra e l’olimpo
furono a tutti comuni” (Iliade XV, 187 sgg.)
La parola Ades vuol dire “invisibile” oppure “colui che rende invisibili”, per questo sulle
pitture vascolari greche Ade è raffigurato sempre con un elmo che lo rende invisibile.
Proserpina (o Persefone): è la versione romana della dea greca Persefone . Il nome potrebbe
derivare dalla parola latina proserpere ("emergere") a significare la crescita del grano.
Proserpina era figlia di Cerere, venne rapita dal re degli inferi mentre raccoglieva fiori sulle
rive del Lago Pergusa ad Enna. Il suo culto a Roma fu introdotto accanto a quello di Plutone,
(nel 249 a.C.)
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Secondo la mitologia Greca, Persefone è invece figlia di Zeus e di Demetra.Venne rapita da
Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per farne la sua sposa quando ella era poco
più che una fanciulla .
Il culto di questa dea era molto popolare in Grecia, giacchè con lei e con i suoi viaggi tra terra e
oltretomba si giustificava l'alternanza di stagioni aride e fredde (i sei mesi in cui Persefone
stava nell'oltretomba) con stagioni verdi e rigogliose (i sei mesi di permanenza sulla terra con
la madre).
Cerere (o Demetra): è la divinità romana del grano, associata in seguito con la dea greca
Demetra.
Il suo nome significa "colei che ha in sé il principio della crescita", era considerata la dea che
aveva insegnato agli uomini come coltivare i
campi. Nella statuaria Greca e Romana è
solitamente rappresentata come una matrona
severa e maestosa, ma contemporaneamente
sempre bella e affabile, con una corona di
spighe sul capo.
Il culto di Cerere è stato accertato al santuario
dei 13 altari di Lavinio mentre a Roma ,uno dei
suoi santuari fondato nel V sec ac, era ai piedi
dell'Aventino. In suo onore si celebravano le
"Cerealia", ogni 12 aprile, venivano sacrificati buoi e maiali, ed offerti frutta e miele.
Dalla sua unione con Giove nacque Proserpina.
Il mito:
Tra la versione del mito Ellenico e Romano non ci sono molte differenze, il copione resta il
solito per tutti e due i miti . Ho preferito raccontare la versione romana scritta da claudiano nel
"De Raptu Proserpinae ".
la versione greca potete trovarla in qualunque dizionario di mitologia classica, oppure nel
libro XXIV, 231 dell'Odissea di Omero o ancora negli Inni Omerici, quello dedicato a Demetra
è il numero 17.
Plutone, dio degli inferi, stanco di vivere sempre nelle tenebre , un giorno decise di affiorare
alla luce e vedere come era fatta la terra. Emerse su una pianura bellissima, Pergusa a mezza
costa del monte Enna.
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Plutone proseguiva la sua passeggiata osservando la bellezza dei fiori, dei laghi e assaporando
tutti i profumi che non aveva mai sentito nel suo regno.
Ad un tratto, non troppo lontano da lui, vide un gruppo di giovani fanciulle intente a
raccogliere fiori. Tra tutte una spiccava sulle altre per bellezza e giovinezza.
Per la prima volta nella sua vita, Plutone conobbe sentimenti a lui sconosciuti, amava quella
fanciulla, la desiderava, la doveva avere.
Si precipitò verso di lei, che, impaurita dal suo aspetto, fuggì assieme alle compagne. Il dio la
raggiunse e l'abbracciò, la sollevò da terra e la
mise sul cocchio contro la sua volontà.
Proserpina tentava di liberarsi, implorava il
padre che venisse in suo aiuto, ma nessuno le
dava ascolto, le sue ancelle erano scappate e sua
madre era troppo lontana per poterla sentire.
Plutone,
mosso
a
compassione
dalla
disperazione della giovane, fermò il cocchio e le
sussurrò parole dolci e di conforto con la
volontà di tranquillizzare la giovane e fargle
capire che tutto quello che lasciava sulla terra l'avrebbe avuto in un altro regno, dove lei stessa
sarebbe stata regina. Quando si fù calmata le asciugò le lacrime col bordo del suo mantello e la
condusse nel regno degli inferi.
La sera stessa vennero organizzate le nozze, e tutto l'Ade festeggiò con il suo sovrano e la sua
dolce sposa; frattanto Cerere, disperata per la scomparsa della figlia, intraprese una folle
ricerca percorrendo in lungo e in largo tutta la terra, senza però ottener risultato alcuno.
[...]"Dopo nove giorni e nove notti insonni di dolore"[...], decise di chiedere a Giove di
obbligare Plutone a ridarle sua figlia. Giove, dal canto suo, non poteva certamente andare
contro suo fratello che dopo secoli di solitudine aveva finalmente trovato una sposa, negò
quindi il desiderio di Cerere che offesa e affranta fece cadere in siccità e carestia tutti i territori
sottoposti al suo dominio.
Giove, visto il disastroso epilogo della storia, inviò Mercurio da Plutone per imporgli di
restituire Proserpina alla madre.
Plutone dovette obbedire, ma prima di farla partire le fece mangiare qualche chicco di
melograno. Proserpina non sapeva che chi mangiava i frutti degli inferi anche solo per una
volta era destinato a viverci per sempre.
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Alla fine riuscirono comunque a trovare un accordo pacifico che andasse bene ad ambo le
parti, così Giove ordinò che Proserpina trascorresse sei mesi col marito negli inferi (in misura
pari al numero di semi che aveva mangiato, ovvero sei) e sei mesi con la madre sulla terra
indicando così la buona e la cattiva stagione nel mondo. Nei sei mesi che Proserpina
trascorreva nell'Ade lontana da sua madre la terra si trovava in inverno e in autunno, nei sei
mesi che trascorreva al fianco della madre la terra era florida e rigogliosa come in estate e
primavera.
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