IL “MOTIVETTO” DELLA RIDUZIONE GRADUALE (DI ACQUISTO DI OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE) DI BERNANKE Il presidente della Fed Bernanke ha sorpreso i mercati finanziari annunciando la possibilità di una riduzione graduale del programma di acquisto di obbligazioni governative a cominciare da settembre per terminare il “Quantitative Easing” (incremento dell’offerta di danaro nel sistema) entro il 2014. Tutto ciò impatterà sugli asset dei mercati emergenti e sulle obbligazioni ad alto rating “bene rifugio”. Inoltre tale decisione farà incrementare il valore del dollaro USA rispetto allo Yen e all’Euro. La decisione non è così negativa per le azioni dei mercati delle economie sviluppate, dal momento che la Fed inizierà la riduzione graduale e completerà il cosiddetto “Quantitative Easing” solo se sarà convinta che sia effettivamente ritornata una crescita economica sostenibile. La domanda dei mercati per una maggiore trasparenza da parte della Fed non si è ancora materializzata così come avrebbero sperato gli investitori. L’indicazione fornita dal presidente della Fed Ben Bernanke circa la strategia d’uscita della FED stessa è chiaramente caduta dalla parte più severa dello spettro possibile. La prospettiva che la “riduzione graduale” possa essere annunciata in settembre, dovessero essere confermate le previsioni finanziarie della Fed, ha importanti implicazioni per i mercati finanziari. Innanzitutto, tale annuncio risulta essere meno positivo per quei mercati emergenti che sono fortemente dipendenti dall’afflusso di capitali stranieri e che stanno già soffrendo di una contrazione della crescita dovuta alle inefficienze strutturali. L’afflusso di capitale nei portafogli è stato importante negli ultimi anni dato che gli investitori erano alla costante ricerca di rendimento. Questi fondi oggi potrebbero diminuire come risulta già evidente dai dati sui flussi d’investimento. Disclaimer ARCA SGR SpA. Via Mosè Bianchi61, Milano. La presente pubblicazione è prodotta da Independent Strategy e distribuita da ARCA SGR. Pur ponendo la massima cura nella predisposizione della presente pubblicazione e considerando affidabili i suoi contenuti, ARCA SGR non si assume tuttavia alcuna responsabilità in merito all’esattezza, completezza e attualità dei dati e delle informazioni nella stessa contenuti ovvero presenti sulle pubblicazioni utilizzate ai fini della sua predisposizione. Di conseguenza ARCA SGR declina ogni responsabilità per errori od omissioni. 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In nessun caso e per nessuna ragione ARCA SGR sarà tenuta, nell’ambito dello svolgimento della propria attività di gestione, sia essa individuale o collettiva, ad agire conformemente, in tutto o in parte, alle opinioni riportate nella presente pubblicazione. 1 Secondariamente, l’affermazione della Fed rafforza la nostra visione negativa in relazione alle obbligazioni ad alto rating intese come “beni rifugio”. Il mercato dei bond dovrebbe continuare a riprezzarsi. L’osservazione di Bernanke, secondo cui la recente crescita nei rendimenti non può essere attribuita unicamente al cambio di previsione della politica della Fed, risulta essere particolarmente non favorevole per il mercato delle obbligazioni. Ciò significa che la Fed riconosce il fatto che i rendimenti sono cresciuti perché l’economia sta crescendo e si sta normalizzando. Terzo, lo scenario rimane positivo per i mercati azionari delle economie sviluppate. Per la prima volta da dieci anni o forse più le prospettive di crescita dei mercati sviluppati risultano più in salute rispetto a quelli dei mercati emergenti. Inoltre Bernanke ha sottolineato che la stretta ci sarà solo se l’economia sarà abbastanza forte e ciò risulta di nuovo essere positivo per le azioni. Quarto, la visione della Fed è positiva sul dollaro. Le prospettive di crescita sono già un supporto implicito, ma non appena i rendimenti si normalizzeranno, il vantaggio del dollaro diventerà più visibile. E ciò ci porta all’analisi delle materie prime. I soli guadagni del dollaro rappresentano un ostacolo per i prezzi delle materie prime. Ma la riduzione della crescita nei mercati emergenti risulta essere ancora più importante dato che essi sono importanti consumatori di materie di base, in particolare delle materie estrattive. Ciò rende i valori delle materie prime particolarmente vulnerabili, anche se ciò dovrebbe comportare una certa riduzione al blocco delle importazioni da parte dei mercati emergenti. L’effetto sulle materie prime non estrattive (“soft commodities”) dovrebbe essere più limitato dato che questo settore è guidato dall’offerta. Tuttavia, noi rimaniamo scettici sul fatto che la Fed possa battere le proprie previsioni circa la disoccupazione nell’arco di tempo da loro indicato, e specificatamente sull’obbiettivo di un tasso di disoccupazione al 7%, che è stato sottolineato come il punto per uscire dal programma di acquisto di titoli governativi. Quindi è molto probabile che la “riduzione graduale” si riverifichi più in là nel tempo piuttosto che nel breve termine. Inoltre, che il tasso di disoccupazione al 6,5% sia la soglia indicata per il rallentamento della politica monetaria è tutto da dimostrare. Non è un grilletto tirato ma è un punto su cui lanciare un dibattito circa la riduzione della politica monetaria. Qualunque riduzione dipende dal raggiungimento delle attese in relazione alla crescita economica. Il profilo dell’inflazione è favorevole, e con un mercato del lavoro lento, così com’è oggi, rimarrà sostanzialmente invariata. 2 Inoltre, l’economia americana, dovrà evitare ogni ostacolo creato da un troppo rapido rallentamento delle condizioni monetarie che l’attuale correzione dei bond potrebbe creare. Inoltre c’è da considerare che un eventuale aumento della pressione fiscale causata dalla politica di spesa della Fed isolerebbe ciò che ha già iniziato ad impattare sull’attività. I dati della produzione industriale sono stati rimarcabilmente più leggeri rispetto agli ultimi dati sul lavoro e sui consumi, ciò è evidenza che tale ostacolo potrebbe realmente esistere. Questa non è un’eventualità che il mercato sta prezzando. Se i dati macro dovessero confermarsi sulla parte più debole durante l’estate, come pensiamo sia possibile, c’è spazio per una revisione degli attuali movimenti nei mercati, principalmente nei titoli di stato americani, ma anche nei mercati emergenti. USA: L’OCCUPAZIONE È CRUCIALE PER LA POLITICA DELLA FED Nonostante un’avversa reazione dei mercati finanziari al recente annuncio della Fed e ai commenti di Bernanke, le preoccupazioni del mercato circa la riduzione graduale del programma di acquisto dei titoli governativi da parte della Fed appare sovrastimato. Questo perché il ritiro di un’accomodante politica monetaria è tuttora soggetto al raggiungimento di specifici obiettivi economici con un focus particolare sul mercato del lavoro. Tasso di partecipazione, rapporto occupazionepopolazione (età 24-54 anni) e tasso di disoccupazione, % 72 16 70 14 68 12 66 (1) 64 (2) 62 10 8 6 60 Participation rate Employment‐to‐population ratio Unemployment 58 4 (3) 56 2 Jan‐80 May‐81 Sep‐82 Jan‐84 May‐85 Sep‐86 Jan‐88 May‐89 Sep‐90 Jan‐92 May‐93 Sep‐94 Jan‐96 May‐97 Sep‐98 Jan‐00 May‐01 Sep‐02 Jan‐04 May‐05 Sep‐06 Jan‐08 May‐09 Sep‐10 Jan‐12 0 1) Il tasso di disoccupazione si reduce ad un trend del 0,09 % punti al mese 2) Il tasso di partecipazione si è ridotto ai minimi negli ultimi 30 anni al 63,3% 3) A differenza dei precedenti recuperi, il tasso di occupazione in relazione alla popolazione è fuorviante nel rispecchiare il tasso di disoccupazione, molte persone rimangono fuori dalla forza lavoro. Figura 1. Source: BLS 3 Il mercato del lavoro americano non sta creando abbastanza posti di lavoro per superare la soglia di accettabilità della Fed. Il tasso di disoccupazione al 7,5% è tuttora alto, mentre le imprese sono tuttora recalcitranti nell’assumere nuovi lavoratori, nonostante la diminuzione dei licenziamenti. In passato la ripresa economica è stata rallentata da prematuri e bruschi rialzi dei tassi d’interesse, nel 1984 e nel 1994, che hanno mandato i tassi reali ad livelli più elevati. Ad oggi i tassi d’interesse reali si stanno muovendo al rialzo, ma solamente perché l’inflazione sta scendendo piuttosto che a causa di un inasprimento della politica monetaria (Figura 1). Il mercato del lavoro sta migliorando ad un tasso dello 0,09% al mese dall’inizio del 2010. La lenta ripresa nella creazione di lavoro risulta evidente anche nel tasso di partecipazione della forza lavoro che oggi si attesta al suo minimo da più di 30 anni pari al 63,3% e non appena la ripresa farà progressi più gente si metterà alla ricerca di un lavoro facendo si che la forza lavoro cresca. Questo significa che c’è un ingente gruppo nell’età lavorativa non rappresentato pronto a rientrare nel mercato del lavoro non appena l’economia si riprenderà. Quindi un più alto numero di posti di lavoro necessita di essere creato al fine mantenere lo stesso tasso di disoccupazione. L’obiettivo della FED di un tasso di disoccupazione al 7% per iniziare la riduzione progressiva di liquidità potrebbe non essere raggiunto per settembre così come la soglia di disoccupazione al 6,5% prevista per il prossimo anno. Inoltre c’è da considerare l’impatto del rallentamento fiscale del governo americano. Il disavanzo del bilancio federale americano si sta riducendo velocemente e si dovrebbe dimezzare al 4,7% da un picco pari al 10% nel 2009. Ciò sta facendo crescere le speranze che il debito del settore pubblico continuerà a scendere costantemente per tutto il resto del decennio così da evitare qualsiasi crisi del debito sovrano o ancora peggio una riduzione nel giudizio di credito da parte delle agenzie di rating. Ma ciò è improbabile. Il debito pubblico americano si ridurrà solo se la crescita nominale dell’economia sarà significativamente più rapida del trend precedente, i programmi di spesa sanitaria e sociale obbligatori verranno ridotti e il mercato dei bond rimarrà con dei rendimenti bassi. È altamente improbabile che tutti questi eventi si realizzino insieme. Nel nostro scenario base, entro la fine del decennio, il debito pubblico lordo americano è probabile che rimanga alto così come lo è oggi (vicino al 107% del prodotto interno lordo) e, in uno scenario avverso, potrebbe crescere ad un livello significativamente più alto simile a quello dei paesi europei in sofferenza che hanno patito durante la crisi. In aggiunta l’America appare più vulnerabile in caso di una crisi del debito nella prossima decade rispetto all’Europa, che si sarà sostanzialmente ristrutturata. GIAPPONE: LE FORTUNE DIPENDONO DALLA TERZA FRECCIA Le prime due frecce di “Abenomics” (la cosiddetta politica economica del nuovo premier giapponese Abe) hanno colpito l’obiettivo. La terza freccia (riforme macroeconomiche strutturali che riguardano il mercato del 4 lavoro, l’agricoltura, le elezioni, la burocrazia e l’educazione, tra gli altri) rimarrà sospesa fino a dopo le elezioni della Upper house in luglio. Le tre frecce sono: primo immettere moneta con l’obiettivo di far crescere l’inflazione, così da rilanciare i consumi (poiché i prodotti risultano essere più convenienti oggi rispetto a domani). Il secondo obiettivo è la riduzione del debito pubblico mantenendo il rendimento dei titoli di stato giapponesi sotto la crescita dell’inflazione utilizzando la repressione finanziaria (ossia l’acquisto di titoli di stato) per raggiungere questo scopo. Dall’indebolimento dello yen gli esportatori giapponesi risulteranno più competitivi e profittevoli. Tutto ciò, che ci si augura venga realizzato, ravviverebbe gli investimenti delle aziende. PIL per ore lavorate, EURO27 = 100 La seconda freccia è un calcio iniziale all’economia attraverso obiettivi di spesa fiscali preventivati. 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 Figure 2. Source: AMECO Poland Greece Japan Italy UK Spain Sweden Germany France Ireland US 40 Ma la più importante è la terza freccia: le riforme macro e micro di qualunque cosa dalla politica al sistema burocratico del lavoro e dell’agricoltura. Queste riforme hanno l’obiettivo di far si che l’economia sia più produttiva. È la parte della politica d’offerta ad incontrare le politiche di rilancio della domanda delle prime due frecce (Figura 2). Se la freccia finale non sarà portata a termine la politica economica di Abe fallirà poiché la parte dell’offerta dell’economia non reagirà e le altre frecce di politica economica alzeranno semplicemente la domanda nominale. Il risultato sarà un più alto prezzo inflazionato dei prodotti e delle attività finanziarie e una crescita molto bassa. Ciò dovrebbe portare ad un rialzo dei rendimenti dei titoli di stato giapponesi e ad un disavanzo del budget ancora più elevato. E non durerà così a lungo prima che la sostenibilità del debito pubblico diventi l’obiettivo primario. Lo yen si schianterebbe e i rendimenti dei titoli di stato giapponesi crescerebbero drammaticamente quantomeno all’inizio. Tuttavia se la terza freccia dovesse colpire il target il Giappone potrebbe diventare un economia molto più dinamica. Questo dovrebbe trasformare il Giappone in un peso massimo più capace di fronteggiare gli obiettivi economici della Cina nell’area di riferimento. Lo yen dovrebbe toccare il fondo a 110yen/dollaro e successivamente ritornare a 90 yen/dollaro. Il Nikkei potrebbe facilmente raddoppiare. E i rendimenti dei titoli di stato giapponesi crescerebbero in modo virtuoso e non distruttivo. 5 Il risultato è duplice diviso tra successo e fallimento e le probabilità sostanzialmente equilibrate — noi stimiamo un 60:40 a favore dello scenario ottimistico. Attualmente le riforme della terza freccia sono impantanate nel processo politico. C’è stata una retromarcia in merito alla riforma del mercato del lavoro e dell’agricoltura e poco o nessun progresso è stato realizzato sulla riforma elettorale. Per sbloccare questo processo, Abe necessita di vincere un forte mandato alle elezioni della Upper house in luglio. Se ciò dovesse verificarsi sarebbe in grado di rafforzare il sistema attraverso le riforme. Se non si realizzasse il fallimento della politica economica di Abe sarebbe inevitabile poiché la terza freccia non si è realizzata. I Giapponesi hanno una lista di ciò che dovrebbe essere fatto. È una lista completa, ma allo stesso tempo anche complicata. Non sapremo sino a dopo le elezioni dell’Upper house se si realizzerà. Correnti del partito LDP e del suo elettorato si oppongono a questi cambiamenti. Gli ostacoli politici sono grandi, ma non insuperabili. Se due terzi delle misure saranno completate il risultato positivo si materializzerà. Altrimenti il soufflé di speranze giapponesi collasserà dentro il nero ripieno della disperazione. CINA: I FRENI NASCOSTI ALLA CRESCITA La Cina è bloccata nella trappola del reddito medio che molti paesi emergenti stanno affrontando. Il vecchio modello economico cinese (risparmi in avanzo, investimenti, manifattura ed esportazioni) è morto. Quello di cui la Cina ha bisogno sono maggiori consumi, non investimenti. L’economia sempre più di mercato è molto meno sensibile ai diktat dall’alto. L’espansione degli investimenti sociali non sta alimentando l’accelerazione economica o i prezzi dei beni ad eccezione dei terreni e degli immobili, che hanno pericolose caratteristiche ad effetto bolla. Abbiamo pertanto sia uno sfasamento della politica economica che una mancanza di efficacia della politica stessa. Una pesante scorta di investimenti sbagliati grava sulla crescita e intasa il sistema finanziario, che è basato su risparmi malcalcolati. Lo spostamento verso una nuova economia guidata dalla domanda interna è davvero troppo lento. La Cina sta crescendo al “tasso ombra” di circa il 7% (tra 6-8%) in linea con quanto abbiamo anticipato per un paese che rimarrà bloccato nella trappola del reddito medio. L’aspetto interessante è che il tasso di crescita 6 della Cina sta decelerando verso il 7% da un picco ciclico sopra il 10%, nonostante il fatto che la più vasta misura del credito (il credito sociale) stia crescendo a più del 30% su base annua. Il settore bancario ombra come % del PIL 45 40 35 30 Questo investimento sociale è una forma di “sistema bancario ombra” cioè senza i bilanci delle banche, che ha raggiunto il 40% del PIL, notevolmente superiore ad altre economie emergenti e alle dimensioni del settore bancario ombra americano all’epoca della contrazione del credito (Figura 3). 25 20 15 10 5 0 Russ India Figure 3. Source: FSB HK Bra Kor China US (2007) Se mai, data la sovrafatturazione delle esportazioni (parte del ricorso all’indebitamento estero convertito in un reinvestimento in un’attività creditizia interna a più alto rendimento da parte principalmente di società della Cina del Sud), la crescita potrebbe essere sopravvalutata di 1,0-1,5 punti percentuali del PIL e l’eccedenza commerciale potrebbe realmente essere in deficit. La piramide creditizia della Cina è enorme in relazione al PIL se confrontata con altre economie a medio reddito, pari a circa 250% rispetto al 190% del Brasile, o al 140% dell’India e al 55% appena della Russia. In secondo luogo, il credito cinese sta crescendo più rapidamente rispetto al PIL. Vi sono segnali di avvertimento che l’economia cinese è in una bolla creditizia. Ma c’è una differenza, ovvero che non è chiaro dove stia realmente andando il denaro in Cina. La stampa di denaro generalmente gonfia l’economia reale, i prezzi dei beni o entrambi, ma in Cina questo non sta accadendo. In realtà i prezzi delle case stanno iniziando a mostrare nuovamente una bolla immobiliare, e questo è significativo, ma nient’altro. Vi è la possibilità che l’eccessivo credito sia usato per sostenere i porosi bilanci dei veicoli di finanziamento dei governi locali (LGFVs), i loro creditori, le aziende zombie e imprese statali (SOEs). Tutto ciò non è salutare. E’ poco probabile che questo causerà il collasso economico, poiché il governo, in qualche forma, è coinvolto su tutti i fronti della bolla del credito, come finanziatore nelle LGFV e nelle SOE e come creditore nelle banche. Nessuno di questi finanziamenti coinvolge denaro straniero. Non ci sono pertanto spie come nel mercato finanziario asiatico. Inoltre, si stanno facendo seri tentativi per regolare sia i prestiti del sistema finanziario ombra che dei LGFV. 7 Parte di questa creazione del credito si è conclusa con investimenti veramente improduttivi, e gli investimenti sbagliati pesano sull’economia poiché le attività in sofferenza rimangono attività in sofferenza, anche se il la montagna di credito ad essi unita non porta alla crisi finanziaria. Il tasso in ribasso dei guadagni di produzione per unità di investimento è chiara evidenza di tutto ciò. Si parla spesso a lungo dell’esaurimento del modello di crescita cinese, che dipende da eccessivi, risparmi malcalcolati e investimenti che danno benzina all’ espansione delle esportazioni . Quello di cui la Cina ha bisogno non sono ulteriori investimenti, ma maggiori consumi. C’è una divergenza tra la politica economica e le necessità. Servirà tempo per correggere, specialmente perché i consumi e le entrate sui salari sono ancora una piccola porzione dell’economia. Dietro a tutto questo, vi sono cambiamenti fondamentali nel modo in cui l’economia cinese si comporta, che rendono i cambiamenti nella struttura economica indotti dalla politica ancor più difficili. Il cambiamento più significativo è che l’economia sempre più di mercato è meno sensibile ai diktat dall’alto. Lo sforzo per sostenere la spesa dell’infrastruttura sarebbe stato tradizionalmente finanziato dalle banche, monetizzando pertanto la politica fiscale. Oggi, le banche reagiscono molto meno a tali segnali perché i finanziamenti in sofferenza sono più una minaccia alla carriera dei banchieri cinesi rispetto al mancato rispetto di ordini politici dall’alto. Analogamente, il catastrofico stato di salute dei bilanci di molti veicoli di finanziamento dei governi locali (LGFV) e le maggiori norme prevengono il ripetersi dei finanziamenti in cui le banche si lanciarono nell’abbuffata del 2008. E la cosa più importante, c’è la consapevolezza tra la leadership sul fatto che aprire i rubinetti della spesa e del credito creerà problemi non soluzioni. Ciò significa che l’economia si sta allenando a purgare questi squilibri. Documento preparato per i collocatori di ARCA SGR This memorandum is based upon information available to the public. No representation is made that it is accurate or complete. This memorandum is not an offer to buy or sell or a solicitation of an offer to buy or sell the securities mentioned herein. It is provided solely for the information of professional investors who are expected to make their own investment decisions without undue reliance on this memorandum. Independent Strategy Limited has no obligation to notify investors when opinions or information in this report change and may disseminate differing views from time to time pertinent to the specific requirements of investors. 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