Numero 129
Luca 8: 22-25
Un giorno egli salì su una
barca con i suoi discepoli, e
disse loro: “Passiamo all’altra
riva del lago”. E presero il
largo. Mentre navigavano,
egli si addormentò; e si abbatté sul lago un turbine di
vento, tanto che la barca si
riempiva d’acqua, ed essi erano in pericolo. I discepoli av-
Introduzione
Quando i pescatori, e
specialmente i dilettanti,
si spingono sul mare per
la gioia di pescare non
sempre
riflettono
sull’effettivo pericolo a
cui si espongono. Lontani dalla
riva possono incontrare pericoli
inaspettati, soprattutto se
l’imbarcazione è piccola.
Il vento si può levare improvvisamente e fare alzare le onde che
possono spingere l’imbarcazione a
largo o velocemente verso la riva;
può sopraggiungere un temporale
o un grosso pesce, un guasto al
motore o qualsiasi altro pericolo
che il pescatore non sempre è preparato ad affrontare. In effetti
possiamo ben dire che si è nelle
mani di Dio.
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vicinatisi, lo svegliarono, dicendo: “Maestro, Maestro,
noi periamo!” Ma egli destatosi, sgridò il vento e i flutti
che si calmarono, e si fece
bonaccia. Poi disse loro:
“Dov’è la vostra fede?” Ma
essi, impauriti e meravigliati,
dicevano l’un l’altro: “Chi è
mai costui che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli
ubbidiscono?”
Nel brano che leggiamo, all’inizio, possiamo
evidenziare due aspetti
principali: la prima è di
attività pratica, l’altra
invece è spirituale.
1 Gesù s’imbarcò con i
Suoi discepoli per passare ad
un’altra riva del lago, durante la
traversata notiamo un fatto inconsueto: “Gesù dorme”.
Poniamoci una domanda, mentre i discepoli (uomini che ancora non sono stati rigenerati) remano, Gesù è assente, dorme,
perché?
Pietro e Giovanni non sono in
grado di affrontare l’improvvisa
tempesta, in un tratto di mare
che loro ben conoscevano.
Come mai? Eppure erano pescatori di mestiere!
Febbraio 2011
Sono persuaso che, attraverso
l’avvenimento, il Maestro vuole
dare un grande insegnamento.
Il mare, come sappiamo, raffigura il mondo che vive senza la presenza di Dio.
L’uomo in genere causa difficoltà
ai suoi simili; la vita in sè espone
l’uomo alle avversità.
Quante volte anche noi figli di
Dio cerchiamo di navigare con le
nostre proprie forze, affaticandoci inutilmente, pensando di combattere da soli contro le avversità
della vita!
Anche dopo tante esperienze,
senza la ferma fiducia in Dio,
non è facile affrontare e superare
gli eventi che si susseguono.
L’uomo naturale (non rigenerato) è senza la forza, la guida e il
conforto di Dio, in queste condizioni non sa come ricevere il Suo
aiuto.
Nessuno può impedire, infatti,
alle onde e al vento vorticoso di
spaventarci e di buttarci giù e la
vita di ognuno fa la sua corsa
verso la fine. Certamente osservare la nostra esistenza da questo
punto di vista è scoraggiante.
Possiamo chiederci, però: ma c’è
possibilità di scelta?
Sì, Dio, per mezzo del Signore
Gesù Cristo, ha provveduto alla
soluzione che valuteremo nel nostro secondo punto.
2
Prima abbiamo valutato la
2
barca nel senso umano e terreno, ora vogliamo considerarla dal punto di vista spirituale.
La barca, sulla quale salì il
Maestro insieme ai Suoi discepoli, rappresenta la Chiesa che naviga tra le intemperie di questo mondo e, poiché la barca (la Chiesa) ha
marinai di mestiere (i nati di
nuovo), insieme al Signore
Gesù può affrontare e superare le improvvise mareggiate e il vento impetuoso.
I discepoli hanno avuto paura perché ancora Gesù non
aveva compiuto l’opera di
redenzione e quindi essi non
erano stati rigenerati; ma il
Maestro era con loro e quindi hanno avuto ugualmente
la possibilità di ricevere il
Suo potente aiuto.
Noi cristiani, Chiesa di Gesù
Cristo, come affrontiamo le
avversità? Abbiamo paura, ci
perdiamo d’animo o insieme
alla Chiesa, e quindi al Signore, affrontiamo le intemperie fiduciosi e sicuri che
Egli comanderà ai flutti e al
vento di calmarsi?
Cari fratelli e sorelle, il Signore Gesù è la forza e
l’aiuto del credente, della
Chiesa. Quando Essa pratica
la ginocchiologia (la preghiera) non ha nulla da temere, il
Signore è sempre in grado di
calmare ogni tipo di tempesta che si presenta nella nostra vita e nella Chiesa.
I discepoli insieme al Maestro dovevano raggiungere
l’altra riva del lago; noi credenti, come Chiesa, uniti al
Sommo Maestro abbiamo
come meta il cielo, il paradiso, là dove sbarcheremo per
godere l’eternità insieme ai
santi di tutti i tempi.
Riflessione
Nei Vangeli non troviamo
altri riferimenti in cui Gesù
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L’UMILTA’
dorme, in quello di Marco
(lo stesso episodio) leggiamo
un particolare toccante,
“Egli stava dormendo sul
guanciale a poppa” (4:38).
Spesso leggiamo di Gesù
stanco: del viaggio al pozzo
di Giacobbe; senza il tempo
neppure per mangiare; senza
un luogo dove poggiare il
capo; Lo troviamo tutta la
notte a pregare sul monte …
Gesù, dormiva sul guanciale
a poppa dell’imbarcazione,
che tenerezza! Gesù, uomo
stanco, dorme, ma neanche
durante la traversata Gli è
concesso di dormire tranquillamente! Eppure Lui da
riposo, pace, guarigione,
perdono e salvezza eterna!
Il Signore Gesù disse e continua a dire a quelli che vogliono ascoltare: “Venite a
me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò
riposo.
Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché
io sono mansueto e umile di
cuore; e voi troverete riposo
alle anime vostre” (Matteo
11: 28,29).
Iario ascoltava il messaggio
del Maestro quando uno
venne a dirgli che sua figlia
era morta.
Che tragedia improvvisa, che
paura e tormento sopraggiunsero nel cuore di questo
padre!
Gesù conosce i cuori e i pensieri degli uomini, Egli disse
ad Iario: “Non temere; solo
abbi fede, e sarà salva” (Luca 8:50).
Chi si fida del Signore e a Lui
affida la sua vita riceve una
grande ricompensa: libertà e
vita eterna. Libertà perché
non vive più nella paura e
nell’affanno, ma per la potenza di Dio ha ricevuto perdono e grazia eterna in Cristo Gesù.
Salvatore Testa
L’Umiltà
è una edizione Adenominazionale, non promuove nessuna dottrina settaria né vuole creare un’altra denominazione;
promuove l’amore per il prossimo, incoraggia i
cristiani a pregare Dio e ad essere fedeli, ad
evangelizzare i perduti, ad amare e ad ubbidire
alla Parola di Dio, a leggere il Vangelo perché
Esso dona la vita eterna a chi crede e riceve
Gesù Cristo quale Redentore e Signore della
propria vita.
La pubblicazione di questo mensile, non è a
scopo di lucro, è un’opera di volontariato
d’amore cristiano; ha il fine di incoraggiare,
edificare e mantenere una sincera comunione
fraterna con tutti i cristiani.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Chi desidera partecipare alle nostre riunioni
sarà il benvenuto.
Orario delle riunioni nella Chiesa di
Cefalù (PA)
Giorno
Ore
Riunioni
Domenica 10.00 Culto di Adorazione
Mercoledì 18.00 Studio biblico
Venerdì
18.00 Preghiera
Riunioni nella chiesa di Reitano (ME)
Domenica 18.00 Culto di adorazione
Lunedì
18.00 Preghiera
Giovedì
18.00 Studio biblico
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ringraziamo i nostri lettori,
che ci incoraggiano a proseguire.
Desideriamo essere utili ai fratelli e al progresso del Vangelo.
Sostenuti dalle vostre preghiere continuiamo
nell’amore per il Signore, per i fratelli e per
tutte le anime.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Redazione
L’UMILTA’
Mensile a cura della
Chiesa Cristiana Evangelica
Indipendente
Via Vitaliano Brancati, 15 - 90015 Cefalù (PA)
In comunione con la M. I. E.
Missione Italiana per l’Evangelo
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Direttore responsabile: Salvatore Testa
Redattrice: Rosa Battaglia Testa
Stampa: Salvatore Testa
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Rosy Angela Glorioso Lascari (PA) Tel. 0921 42 71 28
Stampato in proprio e non pubblicato per uso
interno.
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L’UMILTA’
Giosuè, ricevendo da Mosè
l’incarico di condottiero, ha paura
di una così grande responsabilità,
però Mosè lo fortifica e lo incoraggia: “Non te l’ho io comandato?
Sii forte e coraggioso; non ti spaventare e non ti sgomentare, perché il SIGNORE il tuo Dio, sarà
con te dovunque andrai”
(Giosuè 1: 9).
Queste parole incoraggiano anche
me quando debbo assumere delle
responsabilità per il servizio del
Signore. Sono spronato ulteriormente dalla lettera di Timoteo:
“Egli ci ha salvati e ci ha rivolto
una santa chiamata,
non a motivo delle nostre opere, ma secondo
il suo proposito e la
grazia che ci è stata
fatta in Cristo Gesù fin
dall’eternità”
(2 Timoteo 1: 9).
Dio ci ha rivolto una santa chiamata, non perché noi siamo più
bravi degli altri o perché abbiamo delle grandi capacità, ma
secondo il suo proposito e la
grazia che ci è stata fatta.
Confido nella grazia che ci viene
fatta, perché Dio ci darà la sa-
“L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto;
sia benedetto il nome dell’Eterno”
(Giobbe 1: 21)
C’era una volta un uomo che quando gli morì
il figlio, non esibì il terribile dolore che simili avvenimenti causano. I suoi amici dissero: “Tu amavi
tanto tuo figlio. Come mai rimani impassibile di
fronte alla sua morte?”
L’uomo rispose: “C’è stato un tempo in cui non avevo figlio. E non per quello ero triste. Ora che egli
è morto, sono nelle stesse condizioni di prima. Perché non dovrei rimanere tranquillo?”.
I credenti in Cristo Gesù il Signore possono
rimanere forti in circostanze difficili.
Una volta Confucio incontrò un uomo vestito
con una pelle di cervo, con una corda per cintura,
che suonava il liuto. Gli chiese: “Che cosa ti rende
tanto felice?” L’uomo rispose: “Ho molte cose che
mi fanno felice. L’uomo è il coronamento della creazione. Vedi, Dio mi ha creato uomo, non animale.
pienza e l’intelligenza
di andare avanti nel
servizio che compiamo
per l’opera del Signore.
Grazie gli siano rese
perché Egli ha sempre
pazienza con noi. Da
parte mia, la preghiera che rivolgo al Padre, è questa: Signore
non lasciarmi a me stesso, non
lasciarmi al mio cuore, non lasciare che io mi possa inorgoglire, ma abbi sempre cura di me.
Amen.
Samuele Di Ruocco
Santhià (Vercelli)
Alcuni muoiono bambini. Io sono diventato adulto.
Molti sono in prigione o costretti a letto per una
malattia. Io sono libero e sano.
Come poteri non essere contento?”
Solo chi è libero da preoccupazioni terrene
può fare effettivi progressi nella vita spirituale.
Molti uomini hanno delle paure irragionevoli. Se il
tuo parlare è dolce, l’eco non può essere altrimenti.
Se cammini eretto, la tua ombra non potrà essere
altrimenti. Se cammini eretto, la tua ombra non
potrà essere che diritta.
Un cristiano non ha paura di nulla e di nessuno.
Gesù era stato unto con l’olio dell’allegrezza.
Egli unse i Suoi discepoli con lo stesso olio.
Non perdiamo nulla. Egli è il Signore che ci ama e
ci priva di alcune cose per restituirle moltiplicate.
Cerchiamo nella nostra vita ciò che è positivo
e ringraziamo Dio. Per le cose negative abbiamo
fiducia in Lui, poiché tutto coopera al bene di quelli
che amano Dio.
R. Wurmbrand
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L’UMILTA’
“Fratelli miei cari e desideratissimi, allegrezza e corona
mia, state in questa maniera
saldi nel Signore, o diletti!”
(Filippesi 4: 1)
“Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili,
sempre abbondanti
nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica
non è vana nel Signore”
(1 Corinzi 15: 58)
Fratelli, noi siamo diletti, se siamo diletti siamo anche perfetti, se
siamo perfetti lo siamo per Gesù
Cristo che ci ha perfezionati per
mezzo del Suo sacrificio.
L’apostolo Paolo, sia nella lettera
ai Filippesi che nella lettera ai
Corinzi, continua ad incoraggiarci
a stare saldi, cioè a non essere
trasportati da ogni vento di dottrina, ma come avverte Giacomo
a non assomigliare “a un’onda del
mare, agitata dal vento e spinta
qua è là” (1: 6), ma a restare saldi. “Saldi” su chi? Sulla roccia, “e
questa Roccia è Cristo” (1 Corinzi
10: 4).
“Incrollabili” come? Ad una casa
che è stata costruita sulla sabbia,
quando viene l’acqua e la tempesta cosa succede? Crolla! Infatti,
nel Vangelo di Matteo leggiamo
che l’uomo stolto ha costruito la
sua casa sulla sabbia. “E la pioggia è caduta, sono venuti i torrenti, i venti hanno soffiato e
hanno fatto impeto contro quella
casa, ed essa è caduta e la sua
rovina è stata grande”. Al contrario dell’uomo “avveduto che
ha costruito la sua casa sopra la
roccia. La pioggia è caduta, sono
venuti i torrenti, i venti hanno
soffiato e hanno investito quella
casa; ma essa non è caduta, perché era fondata sulla roccia” (cap. 7: 24-27). Noi siamo
fondati sulla Roccia, perciò la
nostra posizione è incrollabile.
Paolo continua ad esortarci
che dobbiamo essere sempre abbondanti nell’opera
del Signore; il nostro frutto, quindi, deve essere abbondante e continuo
nell’opera del Signore; è importante
portare il risultato che dia incremento all’opera del Signore. Non
dobbiamo essere come quei credenti aridi e sterili, ma piuttosto essere
abbondanti. Il risultato, il frutto, di
essere sempre abbondanti
nell’opera, ha la promessa di sapere
che la nostra fatica non è vana nel
Signore. Dio disse ad Abramo che ogni sua opera
gli era messa in conto come giustizia, perché egli
credette alla Parola, la
promessa, del Signore
(Rom. 4: 3).
Fratelli, non lasciamoci
scoraggiare da quelli che parlano
ingiustamente di noi, siamo invece
fermi nella nostra convinzione. Noi
non serviamo una denominazione
né un uomo, ma Dio ed è a Lui che
diamo la gloria nel nome di Gesù
nostro Signore.
CENTRO CRISTIANO
INTERNAZIONALE
Direttore della Missione
Italiana per l’Evangelo
AVVISO SACRO
Via Padre Romualdo Formato, 5
00128 ROMA (Spinaceto)
INVITO
14 Febbraio 2011
Lunedì alle ore 19:00, avrà luogo la Conferenza
“Ebrei ieri e oggi”
L’argomento sarà trattato dall'Oratore
Roberto MAZZESCHI
Le Conferenze sono organizzatela C.C.E.I. e M.I.E.,
come accordo intercorso con ciascuno di voi,
con Francesco Greco e Mosè Baldari
Siete tutti cordialmente invitati ed avete facoltà di partecipare,
rivolgendo domande sul tema trattato.
L'incontro sarà allietato con musica e canti a cura del Centro
Cristiano Internazionale e altri che saranno invitati di volta in volta.
Le Conferenze sono aperte a tutte le Confessioni, nonché ai Laici.
INGRESSO LIBERO
Per qualsiasi comunicazione, suggerimenti o altro, potete telefonare a:
Francesco Greco - Tel. Tel. 06-50.87.386 cell. 339-224 20 64
Mosè Baldari - Cell. 347-410 90 12
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L’UMILTA’
“Andate per tutto il
mondo e predicate il
Vangelo a ogni creatura”
(Marco 16 :15)
SitoWeb: www. mieitalia. it
Direttore per l’Italia Mosè BALDARI
Casella Postale 1523
50121 Firenze
Tel e Fax 055 899 79 44
Contrada Monte Vicoli, 19
Casella postale 5
72013 Ceglie Messapica
Brindisi
Tel e Fax 0831 388 534
Cell 347 410 90 12
Sede dei seminari
Hotel Aequa - Via Filangeri, 51/53 - 80069 Vico Equense (NA)
Tel. 081 801 53 31
Fax 081 801 50 71
Il Corso inizierà il 2° venerdì di ogni mese da Ottobre 2010 ad Aprile 2011, ad eccezione di quest’anno in
Ottobre è la 3° settimana e continua con la seconda settimana di ogni mese.
PROGRAMMA FEBBRAIO 2011
Venerdì 11 Febbraio 2011
Ore 21.00
Ore 22.00
Salvatore TESTA
Mosè Baldari
“L’Umiltà”
“Etica pastorale”
Sabato 12 Febbraio 2011
Ore 9. 30
Ore 10.30
Ora 11.30
Mosè Baldari
Marina Bagni
Michele Giliberti
“Evangelo di Giovanni”
“Apocalisse”
“Escotolagia”
Ore 15.00
Ore 16.00
Ore 17.00
Ore 18.oo
Michele D’ambra
Valeria Vergara
Munzio Mosca
Maria Ciliberti
“Musica Sacra e canto”
“Scuola Domenicale”
“Storia ed attualità dell’Islam”
“ Pentateuco” (Feste Ebraiche)
Ore 21.00
Ore 22.00
Rosa Battaglia
Mosè Baldari
“Angeologia”(Gli angeli nella Apocalisse)
“Epistola ai Romani”
Domenica 13 Febbraio 2011
Ore 9.30
Ore 10.30
Ore 11.30
Marina Bagni
Rosa Battaglia
Mosè Baldari
“Apocalisse”
“Angeologia” (Gli angeli nella Apocalisse)
“Nozioni giuridiche”
PER DONI: C/C Postale 29626504 intestato a M.I.E. MISSIONE ITALIANA PER L’EVANGELO – Casella Postale 1523 – 50121 Firenze –
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L’UMILTA’
Luca 15: 1, 2
Tutti i pubblicani e i
“peccatori” si avvicinavano
a lui per ascoltarlo. Ma i
farisei e gli scribi mormoravano, dicendo: “Costui
accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Chi sono i pubblicani?
L’Evangelo chiama “pubblicani”
quelle persone che, nell’impero
romano, erano preposti alla riscossione dei tributi.
Tranne qualche personaggio
onesto, i pubblicani frodavano
(Luca 3: 12,13; 19: 8) e, nella
maggior parte dei casi, erano
Ebrei.
Matteo e Zaccheo erano pubblicani. Chi sono i peccatori? Secondo il Vangelo sono trasgressori della legge divina, i colpevoli, quelli che trasgrediscono la
volontà rivelata da Dio che è il
grande Legislatore, sono gli incirconcisi, il popolo pagano che
era escluso dal Suo popolo.
Alla luce del significato etimologico, i nostri personaggi, secondo
il pensiero umano, sono considerati indegni e peccatori perduti.
Ma quello non era il pensiero di
Gesù, anzi, Egli apertamente dichiarò di essere venuto per tutti
quelli che, consapevoli di essere
peccatori, si rendono conto della
necessità del perdono di Dio e,
coscienti di averLo trasgredito,
chiedono perdono riconoscendoLo come l’unico Salvatore.
Oggi, come allora, i trasgressori
si pongono davanti a Dio nella
posizione di peccatori? Ammettono che Dio è santo, giusto e
misericordioso nella Sua natura
divina? Ammettono di
essere colpevoli e di avere
infranto la Sua volontà?
Gesù, contrariamente a
ciò che pensano gli uomini conoscitori e amministratori della legge di Dio,
è venuto per chiamare i
peccatori a ravvedimento e a salvezza eterna, non coloro che si ritengono uomini giusti e santi, ma
coloro che si reputano trasgressori.
Gli scribi e i farisei, che si stimavano uomini giusti, accusavano il Maestro di stare con i pubblicani e di
accogliere i peccatori; essi si scandalizzavano di Lui perché mangiava con loro.
Secondo la legge, per gli Ebrei ciò
non era lecito; per questo motivo
dissero: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Gesù accoglie proprio loro ed è proprio con loro che vuole avere comunione; perché essi sono sensibili
alla voce del Maestro; essi comprendono il Suo messaggio, percepiscono la Sua santità e divinità.
Colui che mette il
Signore al primo
posto,
sa che Dio è con
lui!
Noi siamo l’oggetto
della grazia di Dio,
e il Signore deve
essere l’oggetto
della nostra
riconoscenza.
Febbraio 2011 N° 129
Gesù mangia e beve
con i pubblicani e i
peccatori perché conosce i loro cuori e vuole
trasmettere alle autorità religiose che è giunto il tempo di cambiare
Patto, di ricevere la libertà spirituale e di non essere
più schiavi della legge, né tanto
meno del peccato; Egli, il Maestro, il Messia, è venuto a realizzare un mutamento, ad annunciare il tempo della salvezza e ad
instaurare il Suo regno nei cuori
di chi ha fiducia in Lui per essere redento. Quindi, non più per
le opere della legge si acquista il
diritto di essere figli di Dio, ma
per la sola fede in Lui.
Perciò, anche noi vogliamo
ascoltarLo, perché noi, dopo
avere ascoltato la Sua Parola,
abbiamo creduto in Lui e per la
nostra umiltà e semplicità ci ha
accolti. Egli ha ascoltato la voce
del nostro cuore, ha avuto pietà
di noi e, nel Suo grande amore e
per la Sua misericordia, ci ha
perdonato purificandoci per
mezzo del Suo sangue versato
sulla croce.
La Sua risurrezione è la garanzia
della nostra salvezza.
Concludo: noi, come i pubblicani e i peccatori di allora, abbiamo scelto di ascoltare e seguire
Gesù Cristo, abbiamo riconosciuto di essere dei peccatori, di
non essere giusti, per questo
Egli ci ha redenti e non solo, per
questo motivo ha comunione
con noi, ci ha donato il Suo Spirito, il Consolatore, ci ha dato la
Sua Parola, il Vangelo, e il privilegio di appartenere alla Sua
Chiesa come membra del Suo
Corpo sulla terra.
Il Signore Gesù vi benedica.
Ignazio Ollà
Febbraio 2011 N° 129
1 Corinzi 3: 9,10
“Noi siamo, infatti, collaboratori di Dio, voi siete il campo di
Dio. Secondo la grazia di Dio
che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce
sopra. Ma ciascuno badi a come
vi costruisce sopra”
La questione del ministero è
spesso tema delle nostre conversazioni. Si tratta, indubbiamente, di un problema estremamente delicato e importante, che è
necessario affrontare seriamente
ed obiettivamente. Per questo
motivo vorrei esaminarlo attentamente alla luce della Parola di
Dio, con lo scopo di aiutare quelli che spiegano le verità bibliche
con molta leggerezza.
Esercitando il ministero della
Parola è necessario, dunque,
evitare i possibili malcontenti e
avere, attraverso un reale ministero dello Spirito Santo ricco
e potente, come obiettivo
l’edificazione della Chiesa, la
formazione di Gesù Cristo nelle
nostre vite e la gloria del
Signore.
Quando, ad esempio, la Parola
di Dio parla della libertà dello
Spirito è chiaro che si riferisce
non “alla nostra libertà di poter
fare quel che vogliamo”, ma alla
libertà che ha lo Spirito Santo di
agire in noi per correggere la
nostra libertà e sottometterla
alla volontà del Signore. È necessario, quindi, che la
“disciplina” della libertà dello
Spirito sia accettata completamente e gioiosamente, non solo
da quelli che esercitano il ministero della Parola ma anche da
quelli che l’ascoltano.
Leggiamo, infatti: “anche i profeti parlino in due o tre e gli al-
L’UMILTA’
7
tri giudichino” (1 Corinzi
14:29). È chiaro, allora,
sia quelli che parlano e
sia quelli che ascoltano
devono farlo sempre
“nello e per” lo Spirito
Santo.
care (ed a ciò siamo esortati) con materiali resistenti come “l’oro, argento e pietre di valore”
(1 Corinzi 3:12b).
Per non sbagliare, è necessario chiedere a Dio la
grazia di non farci cadere
nell’errore della Chiesa di Corinto, denunciato dall’apostolo:
“Quanto a te, tu fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è
edificato” (1 Cor. 14:7).
La parola che esce dalla nostra
bocca deve essere sempre di edificazione, secondo il bisogno: “...
ma se ne avete qualcuna buona,
che edifichi secondo il bisogno,
ditela affinché conferisca grazia
a chi ascolta” (Ef. 4:29). È scritto
ancora: “Ciascuno di noi compiaccia al prossimo, nel bene, a
scopo di edificazione” (Rom.
15:2). I doni spirituali sono dati,
infatti, per questo motivo: “...
così anche voi, poiché siete desiderosi di capacità spirituali, cerc at e d i ab b on d are pe r
l’edificazione della chiesa” (1
Cor. 14:12).
Quando noi credenti ci raduniamo, nel nome del nostro Signore,
dovremmo sempre ricordare
quello che è scritto: “... avendo
ciascuno di voi un salmo, o un
insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua,
o un’interpretazione, si faccia
ogni cosa per l’edificazione” (1
Cor. 14:26). Se il nostro Signore
ci chiama ad insegnare è necessario sapere anche “che cosa insegnare”. È scritto, a riguardo:
“ed ogni giorno nel tempio e per
le case, non cessavano di insegnare e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo” (Atti
5:42). Nessuno degli apostoli,
quindi, si tirava indietro
dall’insegnare ed evangelizzare,
che: “Gesù Cristo risorto dai
Per iniziare, lo Spirito Santo
rivendica costantemente la sua
libertà di scegliere gli strumenti
che Dio ha preparato per il ministero della Sua Parola. Questa
sovranità divina nella scelta degli
strumenti da Lui preparati non
dovrebbe mai essere ostacolata o
sostituita da una mal interpretata
libertà, che potrebbe essere quella
della nostra carne, che spesso
germoglia dal nostro orgoglio spirituale o dalla nostra carnalità. Lo
scopo del ministero della Parola
del Signore fra i credenti, infatti,
è chiaramente indicato e consiste
nell’edificare, nell’insegnare e nel
consolare. Spesso, però, il ministero non edifica, non insegna e
non consola. Perché? Prima di
rispondere a questa domanda,
voglio premettere che la Parola di
Dio ci esorta solennemente ad un
profondo senso di responsabilità
affinché, con timore e con grande
umiltà, cerchiamo di essere degli
strumenti interamente dipendenti
da Dio, condotti e ripieni della
potenza dello Spirito Santo, per
esercitare il santo ministero della
Parola secondo la Sua volontà.
L’apostolo Paolo così ci esorta: “...
ciascuno badi a come vi costruisce sopra” (1 Cor. 3:10). Vi è,
dunque, una responsabilità personale. Spesso, purtroppo, si corre il rischio di usare materiali, per
l’insegnamento, che non hanno
valore e che la Parola del Signore
indica come “legno, fieno e stoppia” (1Cor. 3:12a), che non potranno assolutamente resistere
alla prova. Possiamo, però, edifi-
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morti”; come faceva Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture
che: “... Arrivò ad Efeso. Egli era
stato
istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di
spirito, annunciava accuratamente le cose relative a Gesù” .
(Atti 18:24,25).
L’apostolo Paolo, parlando agli
Anziani della chiesa di Efeso, ha
affermato: “... io non mi sono tirato indietro dall’annunciarvi
tutto il consiglio di Dio” (Atti
20:27).
È logico, quindi, che lo strumento voluto da Dio per compiere
l’opera d’insegnamento deve essere: “... sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace
d’insegnare” (1 Tim. 3:2). Non
perché abbiamo ricevuto queste
capacità dagli uomini ma perché,
come leggiamo: “... noi non ne
parliamo con parole insegnate
dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando
parole spirituali a cose spirituali” (1 Cor. 2:13).
Dobbiamo riconoscere che, in
linea generale, siamo pronti ad
accettare, praticare ed insegnare
il principio della libertà dello Spirito Santo nel ministero della Parola. Purtroppo, siamo molto lenti e spesso incapaci di disciplinare noi stessi nell’esercizio del ministero, lasciandoci facilmente
condurre dalla nostra segreta
ambizione e dal nostro orgoglio
umano, permettendo ed incoraggiando un ministero che non
sempre è esercitato da chi è
“atto” e “capace” di insegnare e
che, di conseguenza, non edifica
assolutamente la Chiesa perché si
riduce in sostanza, come è scritto: “Abbiamo saputo che alcuni
fra noi, partiti senza nessun
mandato da parte nostra, vi
hanno turbato con i loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre”
(Atti 15:24).
Luca ha scritto, invece, che:
“Mentre celebravano il culto del
Signore e digiunavano, lo Spirito
Santo disse: Mettetemi da parte
Barnaba e Saulo per l’opera alla
L’UMILTA’
quale li ha chiamati” (Atti 13:2).
Non si tratta qui della chiamata al
servizio, perché questa era già
avvenuta molto tempo prima. È
scritto, infatti, che Saulo (Paolo)
dopo la conversione: “Si mise subito a predicare nella sinagoga
che Gesù è il Figlio di Dio, e che si
rafforzava nel Signore, confondeva i Giudei, dimostrando che
Gesù era il Cristo”. Questo rivela
la realtà di una chiamata divina
già avvenuta e il possesso dei doni spirituali, il cui servizio, fatto
nella dipendenza del Signore e
nella potenza dello Spirito Santo,
produceva frutti di ravvedimento.
Paolo era, infatti, “con i fratelli” e
“... così la Chiesa, per tutta la
Giudea, la Galilea e la Samaria,
aveva pace, ed era edificata; e,
camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello
Spirito Santo, cresceva costantemente di numero” . (Atti 9:31).
Nel capitolo 13 degli Atti, già citato, si tratta di un servizio speciale,
di un ministero particolare. Questo ministero non è esercitato in
maniera superficiale, invocando
la libertà dello Spirito per giustificare uno stato di anarchia e di
disordine determinato dal nostro
orgoglio, ma nella dipendenza dal
Signore con uno spirito di preghiera, di ubbidienza e di consacrazione. In questo modo è possibile evitare situazioni pericolose,
come è scritto: “Alcuni hanno deviato da queste cose e si sono abbandonati a discorsi senza senso” (1 Tim. 1:6).
Febbraio 2011 N° 129
È possibile anche evitare le semplici “manifestazioni esteriori”
simili a: “... un rame risonante o
uno squillante cembalo” (1 Cor.
13:1). Ogni cosa deve essere fatta
con uno scopo ben preciso: “ci
sono nel mondo non so quante
specie di linguaggi e nessun linguaggio è senza significato” (1
Cor. 14:10). Riconoscendo che:
“... è noto che voi siete una lettera di Cristo, scritta mediante il
nostro servizio, scritta non con
inchiostro, ma con lo Spirito del
Dio vivente: non su tavole di pietra, ma su tavole che sono cuori
di carne” (2 Cor. 3:3).
Il ministero, espresso secondo la
volontà di Dio, produce
l’edificazione del corpo di Cristo,
l’unità della fede e la conoscenza
del Figlio di Dio, per condurre
ciascuno di noi alla misura della
maturità del Signore Gesù Cristo.
Il ministero è dato, infatti, per “il
perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e
dell’edificazione del corpo di Cristo” (Ef. 4:12), ed è esercitato per
la crescita della Chiesa. “Ora a
ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune” (1 Cor. 12:7). È chiaro, quindi,
che il ministero della Parola, esercitato nella libertà dello Spirito Santo, non è solo “parola”:
“Infatti, il nostro … vangelo non
vi è stato annunciato soltanto
con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione” (1 Tess. 1:5).
Salvatore Savino
La fedeltà e l’affidabilità di Dio
sono le basi e la pietra angolare
della nostra speranza di essere
protetti fino alla fine
C. H. Spurgeon
Febbraio 2011
1 N° 129
9
L’UMILTA’
Matteo 10: 16
“Ecco io vi mando
come pecore in mezzo ai lupi;
siate dunque prudenti come i
serpenti e
semplici come le colombe”.
Un filosofo francese ha detto:
“Nessun uomo è forte, se non
porta nel proprio carattere antitesi fortemente marcate”.
Gesù ha riconosciuto la necessità
di una fusione di opposti. Egli
sapeva che i Suoi discepoli
avrebbero dovuto affrontare un
mondo difficile e ostile, dove si
sarebbero scontrati con la resistenza dei rappresentanti politici
e con l’intransigenza di quelli che
si ritenevano i custodi dell’ordine
antico.
Gesù sapeva che avrebbero incontrato uomini freddi e arroganti, persone dal cuore indurito,
persone ipocrite, falsi amici; e
disse loro: “Ecco, io vi mando
come agnelli in mezzo ai lupi”, e
diede loro una formula per
l’azione: “Siate dunque prudenti
come i serpenti e semplici come
le colombe”.
Noi dobbiamo unire insieme la
prudenza del serpente e la dolcezza della colomba, dobbiamo
avere una mente sveglia, acuta,
robusta e un cuore tenero.
Pochi hanno l’acutezza di mente
per giudicare criticamente e discernere il vero dal falso.
Gli individui dalla mente non robusta sono inclini ad abbracciare
ogni specie di superstizione. La
loro mente è continuamente invasa da timori irrazionali, che
vanno dalla paura del venerdì
tredici a quella di un gatto nero
che attraversa la strada.
L’uomo dalla mente debole teme
sempre i cambiamenti: trova sicurezza solo nello status quo ed
ha timore del nuovo; per
lui, nulla è più penoso di
una nuova idea.
La persona di mente acuta esamina sempre i fatti
prima di giungere alle
conclusioni; in breve,
prima ascolta le varie
parti, poi giudica. La persona di
mente ottusa giunge ad una conclusione prima ancora di avere
esaminato il primo fatto.
Ma noi non dobbiamo limitarci a
coltivare una mente acuta: il Vangelo esige anche un cuore tenero.
L’acutezza di mente senza tenerezza di cuore è fredda e distaccata e
rende la vita un perpetuo inverno.
La Parola di Dio ci rammenta:
“Rallegratevi con quelli che sono
allegri; piangete con quelli che
piangono” (Romani 12: 15).
Gesù ha illustrato spesso le caratteristiche dell’uomo duro di cuore.
Il ricco stolto fu condannato non
perché non avesse una mente acuta, ma piuttosto perché non aveva
un cuore tenero: la vita per lui era
uno specchio nel quale egli vedeva
solo sé stesso e non una finestra
attraverso la quale vedere gli altri
esseri. Gesù ci ammonisce che la
vita buona congiunge la prudenza
del serpente e la semplicità della
colomba. La grandezza del nostro
Dio sta nel fatto che Egli è insieme
acuto di mente e tenero di cuore:
ha le qualità dell’austerità e, insieme, della mansuetudine.
La Sacra Bibbia, sempre chiara
nell’insistere su entrambi gli attributi di Dio, rappresenta la Sua
acutezza di mente nella giustizia e
la Sua tenerezza di cuore
nell’amore e nella grazia.
Dio ha due braccia distese: uno
abbastanza forte da circondarci
con la giustizia, l’altro abbastanza
tenero da abbracciarci con la grazia. Il Signore è, da un lato, un Dio
di giustizia, che punisce Israele
per le sue azioni malvagie,
dall’altro, Egli è un Padre indul-
gente, il cui cuore si ricolma di gioia indicibile
quando il figlio prodigo
ritorna a casa.
È una cosa meravigliosa
adorare Dio che è insieme acuto di mente e
tenero di cuore. Egli
non ci lascia soli nelle nostre battaglie e nelle nostre pene: ci cerca
nelle tenebre e soffre con noi. A
volte noi abbiamo bisogno di sapere che il Signore è Dio di giustizia.
Quando vediamo attorno a noi
ingiustizie di ogni genere; bambini vittime di atrocità; persone
deboli vittime di soprusi, allora
abbiamo bisogno di sapere che
Dio è onnipotente, che può falciare gli oppressori come l’erba e,
come l’erba verde, lasciarli appassire.
Quando i nostri più instancabili
sforzi non riescono ad arginare
che una piccolissima parte del
male che ci circonda, abbiamo
bisogno di sapere che in questo
universo vi è Dio, la cui invincibile forza è una adeguata antitesi
alla debolezza dell’uomo.
Ma si hanno casi in cui abbiamo
bisogno di sapere che il nostro
Dio è di amore e di misericordia.
Quando siamo abbattuti dalle
avversità, dalle delusioni, dalla
nostalgia, allora abbiamo bisogno di sapere che vi è Qualcuno
che ci ama, che ha cura di noi,
che ci comprende e che non ci
lascerà soli.
Quando nella nostra vita i giorni
si fanno bui, possiamo essere
riconoscenti perché il nostro Signore riunisce, nella Sua natura,
una sintesi creativa di amore e di
giustizia che ci condurrà, attraverso l’oscura valle della vita, ai
luminosi sentieri della speranza e
alla casa del Padre.
Maria Ciliberti
(Bologna)
Bologna
10
L’Apostolo Paolo sottolinea con forza la realtà
che trasforma la vita del
credente, Egli afferma
una verità straordinaria
e nel contempo meravigliosa. Gli è stata rivelata dallo
Spirito Santo. Paolo fa riferimento preciso al dono di Dio: il Messia che era stato promesso, il Suo
unigenito Figlio, dato per espiare, cioè pagare l’alto costo, per il
riscatto di chiunque lo voglia;
dalla sua situazione di peccatore
perduto, destinato alla morte
perché “Il salario del peccato è
la morte, ma il dono di Dio è la
vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6: 23).
L’UMILTA’
“Ma ora liberati dal
peccato e fatti servi di
Dio, avete per frutto la
vostra santificazione e
per fine la vita eterna” (Romani 6: 22).
Questo “ma ora”, significa: dal
momento che il credente accetta
Gesù Cristo quale suo personale
Salvatore e Signore, cambia tutto, la prospettiva è completamente diversa per lui; invece di
prestare il proprio corpio al servizio dell’ingiustizia e
dell’iniquità, si pone l’obiettivo
della santificazione e come fine
la vita eterna. È questa una realtà difficile da capire, non solo
per quelli che ancora sono sotto
Un giovane ad una ragazza: “Come
ti rende bella il vino!”
La ragazza: “Ma io non ho bevuto!”
Il giovane: “Io sì, ben tre bottiglie!”.
Cari lettori, tutti noi conosciamo i
risultati del vino su una persona.
Non solo può vedere bello ciò che
non lo è, può apparire facile ciò che,
quando era in sé, considerava difficile, ma può anche arrivare a fare
del male a sé stesso e agli altri.
Si, il vino fa questo ed altro!
Così è del peccato, indurisce il cuore
dell’uomo che non sa più scegliere la
via della vita ed uscire da quella che
porta alla morte.
È la natura Adamitica che
ubriaca gli uomini delle cose
di questo mondo e non gli
permette di vedere la realtà
delle cose spirituali che illuminano la mente e riposano
il cuore. Infatti lo Spirito di
Dio è nel mondo per convincere gli uomini “quanto al
peccato, alla giustizia e al
giudizio” (Giovanni 16: 8).
L’uomo ha bisogno di ascoltare la Parola di Dio e ad Essa ubbidire, affinché abbandoni il peccato, “il vino”, e
cerchi l’aiuto del Salvatore.
Diversamente, alla resurrezione affronterà “il giusto
giudizio di Dio”.
L’uomo, infatti, ha la neces-
Febbraio 2011 N° 129
condanna per il peccato, ma
spesso anche dai credenti, le cui
convinzioni sono più radicate
nella logica del legalismo, anziché della grazia di Dio. Ciò che
prevale nella logica umana è
sempre il principio del dare e
dell’avere: “Se non sarò in grado
di fare quello che Dio mi chiede,
chissà se un giorno potrà accettarmi!” (la salvezza attraverso i
propri meriti). Tutto, salvezza
compresa, diventa nebuloso e
incerto quando poniamo le nostre speranze nelle risorse della
misericordia umana.
Il Signore vi guidi.
Giovanni Focarazzo
Bologna
sità, dovuta alla giustizia di
Dio, di essere perdonato e
salvato dal Redentore
(Giovanni 3: 6).
La Parola del Signore da
una precisa esortazione anche ai credenti: “cercare di
ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini
5: 17). Perciò l’apostolo Paolo, sotto la guida dello Spirito Santo, nel versetto seguente scrive: “Non ubriacatevi! Il vino porta alla
dissolutezza. Ma siate ricolmi di Spirito” (Efesini 5:
18). Essere ricolmi di Spirito sia l’aspirazione di ogni
cristiano.
R . B.
Febbraio 2011 N° 129
La Chiesa del Signore ha un motivo fondamentale per riunirsi
ed avere la gioia di adorare il
Salvatore. Egli ci ha liberati dal
regno delle tenebre; noi, che facciamo parte della Sua Chiesa
mondiale, siamo entrati a far
parte del regno di Dio e, come
Sua Chiesa, siamo grati al Padre
perché per mezzo del Signore
Gesù, Suo Figlio, abbiamo ricevuto in dono la redenzione e la
remissione dei peccati.
Ora, poiché siamo stati redenti
dal Signore Gesù e in Lui abbiamo ricevuto il perdono dei peccati, Egli dimora in noi e noi in
Lui; questa è la nostra certezza:
stare aggrappati a Lui! Sappiamo che il Suo sacrificio è valido
continuamente perché è stato
compiuto “una volta e per sempre” per rendere certa la nostra
fede. Perciò ogni giorno portiamo a Lui le nostre mancanze, i
nostri peccati e siamo fiduciosi
che Egli ci accoglie e ci perdona;
infatti dove troviamo la remissione per i nostri peccati? Solo
nel Signore Gesù Cristo. E non
solo Egli è disponibile per ogni
nostro bisogno, ma chiediamoci:
chi è il Mediatore tra noi e il Padre? Sempre il nostro Signore.
Perciò la nostra premura è quella di stare saldi in Lui nel bene e
nel male, nei periodi tranquilli e
in quelli tempestosi. Lui, che ci
ha liberati, in ogni situazione è il
nostro aiuto ed è potente da
continuare a liberarci da ogni
peso e farci superare ogni difficoltà.
Quindi, il Padre, non solo ci ha
liberati e perdonati, ma ci anche
trasportati nel regno del Suo
amato Figlio per avere la pace.
Tutti dovrebbero sapere una verità fondamentale: se uno non è
stato liberato dal potere delle
L’UMILTA’
“Dio ci ha liberati
dal potere delle tenebre
e ci ha trasportati nel regno del
suo amato figlio.
In lui abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati”
Colossesi 1: 13
tenebre e non è stato trasportato
nel regno di Dio non è ancora
redento e non ha ricevuto il perdono dei peccati.
È vero che Gesù ha compiuto il
sacrificio della redenzione una
volta e per sempre per tutti, ma
se uno, personalmente, non crede in questa opera divina e non
confessa i peccati come può essere perdonato da Dio?
Quel sacrificio per lui non ha valore e non può ricevere la liberazione.
I credenti, la Chiesa, ogni suo
singolo membro, come è scritto
nella Parola di Dio, sono beati
perché hanno creduto e hanno
accettato Gesù e il Suo sacrificio
in modo personale.
Noi, non solo abbiamo accettato
il Signore Gesù come nostro Redentore, ma Lo seguiamo e Lo
serviamo con tutto il cuore; questa comunione con Dio è ciò che
ci stimola a proseguire fedelmente.
Facciamo un esempio.
Un bambino piccolo, che cammina sulla strada, ha bisogno di
essere condotto per la mano altrimenti correrebbe un serio pericolo.
Noi credenti in Cristo, anche se
abbiamo raggiunto una certa maturità di fede, anche se siamo
nella fede da 50 anni, abbiamo
11
sempre bisogno di camminare
con il Signore e sempre abbiamo
bisogno del Suo aiuto. Infatti,
ciò che leggiamo nel Vangelo
dell’apostolo Giovanni, “senza
di me non potete fare nulla”,
(15:5) è una verità fondamentale
cristiana valida per tutta la nostra vita. Facciamo l’ipotesi che
Dio ci lasciasse, che non fossimo
più nella Sua mano, allora non
saremmo più protetti, custoditi,
sostenuti, aiutati e consolati, ma
saremmo delle semplici creature, come eravamo prima di
ascoltare la Sua voce, il Vangelo,
di ubbidire alla Sua volontà. Infatti siamo sicuri, per la fede
nelle Sue promesse, che Egli
non ci lascerà mai, perciò leggiamo: “Le mie pecore ascoltano la
mia voce e io le conosco ed esse
mi seguono; e io do loro la vita
eterna e non periranno mai e
nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giov. 10: 27, 28).
Perciò Dio ci ha fatto dono del
Suo Santo Spirito, per restare
con noi, guidarci e consolarci
tutto il tempo della nostra esistenza terrena. Dopotutto, senza
l’aiuto del Suo Santo Spirito e
della Sua Parola, come potremmo vivere una vita cristiana di
santificazione che Lo possa onorare?
Cari fratelli, tutti noi sappiamo
che è vantaggioso essere figli di
Dio, ma dobbiamo anche tenere
presente che dobbiamo restare
legati a Lui, ubbidienti e fedeli,
compiendo tutto il nostro dovere di figli da Lui amati, dato che
siamo stati trasportati, spiritualmente, nel regno del Suo amato
Figlio. Che onore! Che privilegio! E che responsabilità è la
nostra!
Giuseppe Testa
12
3° Parte
Luca 7: 1-10
Il
ritratto
che
l’evangelista ci fa del
centurione è estremamente positivo, ancora
di più se pensiamo che
si trattava di un pagano e di un
soldato. Il centurione era un uomo di animo nobile e gentile che
amava un suo servo definito
«molto stimato» (7:2), tanto da
preoccuparsene come se si trattasse di un familiare «che era
infermo e stava per morire» (7:1) e che, secondo Matteo,
era paralizzato e soffriva moltissimo (8:6). Ora, sappiamo che,
nell’antichità, gli schiavi — perché di questo si tratta anche qui
(doulos) — erano considerati generalmente non alla pari degli
altri esseri umani, ma alla stregua delle bestie. Invece, in questo
caso il centurione non solo lo
considera un suo simile, ma addirittura uno di famiglia! Questo
aspetto gli fa onore, anche se
consideriamo che tali sentimenti
non erano così comuni a quei
tempi, ancor meno per un militare.
Un altro elemento importante
che
ci
fa
comprendere
l’eccezionalità di questo personaggio è l’atteggiamento degli
stessi «anziani dei Giudei» che si
recano da Gesù per implorarLo
con insistenza di andare a guarire
il suo servo (7:3). Ora, sappiamo
che
Israele
giaceva
sotto
l’occupazione romana da un centinaio d’anni (esattamente dal 63
a. C.), e che questa situazione era
vissuta con estrema sofferenza e
insofferenza dagli Ebrei. Però,
quest’uomo sembra fare eccezione, tanto da indurre questi anziani dei Giudei, cioè le guide religiose locali, a supplicare addirittura Gesù di esaudire il suo desi-
L’UMILTA’
derio! La situazione è
davvero singolare se
non
paradossale.
Quanto a ciò va notato
che quest’uomo si è
ambientato a tal punto
nella cultura locale da
simpatizzare
anche
con la religione giudaica. Altrimenti perché far costruire la sinagoga?
Certo, il finanziamento della sinagoga di Capernaum, dove predicò
lo stesso Gesù liberando un indemoniato (cfr. Luca 4:31-37), potrebbe essere inteso come un atto
“paternalistico” da parte sua, pur
di tenere buoni i riottosi Giudei che
facevano presto a insorgere. Però,
gli anziani testimoniano che il suo
gesto è stato dettato da amore sincero per la nazione, non da mero
populismo (7:5). Infatti, se i Giudei
avessero subodorato la benché minima doppiezza nel fare del centurione, non ne avrebbero certo perorato la causa presso Gesù!
Un’altra caratteristica che balza
agli occhi è l’umiltà di quest’uomo
(che si direbbe incredibile per un
militare in posizione di comando!),
il quale, saputo che Gesù si sta recando a casa sua, gli manda a dire
di non disturbarsi fino a quel punto, perché lui non è degno di riceverLo sotto il suo tetto (7:6). Ora,
tutta questa premura è comprensibile perché questo centurione di
animo nobile e sensibile sa che per
un Giudeo pio sarebbe stato impensabile andare in casa di un
Gentile incirconciso, visto che ciò
avrebbe significato contaminarsi,
rendersi ritualmente impuro. Così
facendo, egli avrebbe rovinato la
reputazione del rabbi nazareno.
Tuttavia, le sue parole lasciano intendere qualcosa di più: infatti, egli
non dice a Gesù di non andare da
lui per non “sporcarsi”, ma che lui
stesso non è degno di riceverLo in
casa sua, anzi, nemmeno di recarsi
da lui perché è lui a sentirsi sporco
Febbraio 2011 N° 129
(7:7)! Ovvero, evitando di incontrare faccia a faccia Gesù, è come
se il centurione abbia percepito
la Sua santità e, contemporaneamente, la propria indegnità di
peccatore. Questo è sorprendente per un pagano, che non dovrebbe nemmeno avere il senso
del peccato. …
Inoltre, non è neanche un caso
che, nel messaggio affidato agli
amici,
egli
chiami
Gesù
«Signore», Kyrios in greco, termine impiegato nel Nuovo Testamento per indicare quasi sempre
Dio! Certo, si potrebbe trattare
benissimo anche di un titolo di
cortesia comune a quei tempi
(così come impieghiamo anche
noi la parola “signore”), ma, nella prospettiva teologica del Nuovo Testamento, in riferimento a
Gesù si tratta esattamente del
titolo cristologico più alto che ne
indica la divinità (cfr. Filippesi
2:11), giacché questo termine,
Kyrios, traduce in greco il sacro
tetragramma ebraico indicante
l’Iddio d’Israele: JHWH. Quindi,
l’atteggiamento del centurione
ricalca quello tipico dell’uomo
peccatore che, incontrando Dio e
la Sua santità, prova un profondo
senso di indegnità (cfr. Isaia 6:15). Nonostante tutta la sua bontà, il centurione riconosce di essere un peccatore indegno, non
meritevole di ospitare la santità
di Gesù sotto il suo tetto. E questo è un particolare di non poco
conto, se consideriamo tutto
l’insegnamento del Nuovo Testamento riguardo al ravvedimento
e alla fede in Cristo per la salvezza. Infatti, è da ravvisare in tutto
questo un’opera segreta e continua della grazia che aveva indotto quell’uomo a simpatizzare per
la fede d’Israele, ad amare il suo
prossimo (il servo e gli Israeliti),
a riconoscersi peccatore indegno
e a ricorrere, infine, a Gesù.
Febbraio 2011 N° 129
Difatti, nel costruire tutta la sequenza narrativa, Luca ha tratteggiato il carattere del centurione in un crescendo continuo
di elementi, per giungere adesso
al climax: la sua fede straordinaria in Gesù, senza nemmeno
averLo visto, come si evince dalle sue stesse parole riportate
dagli amici: «Perché anch’io
sono
uomo
sottoposto
all’autorità altrui, e ho sotto di
me dei soldati; e dico a uno:
“Vai”, ed egli va; a un altro:
“Vieni”, ed egli viene; e al mio
servo: “Fa’ questo”, ed egli lo
fa» (7:8). Ricorrendo alla similitudine dell’esperienza militare,
il centurione dimostra di aver
capito chi è Gesù: un’autorità
spirituale, di ordine soprannaturale, alla quale sottostanno e
ubbidiscono le realtà naturali,
ma anche le potenze oscure che
governano le malattie (come si
credeva allora, per cui le malattie avevano quasi sempre cause
non appena fisiologiche, ma
misteriose). Egli conosceva bene quello che i Romani di allora
chiamavano
imperium
(l’ordine, il comando) della disciplina militare, che esercitava
egli stesso ubbidendo ai superiori e ricevendo l’ubbidienza di
altri a lui sottoposti, ma che aveva la massima espressione
nell’Imperator, l’Imperatore, il
supremo comandante, la massima autorità. Pertanto, così come tra militari bastava una sola
parola d’imperium per farsi ubbidire, così una sola parola di
Gesù sarebbe bastata a farsi ubbidire dalle forze misteriose che
opprimevano il moribondo, perché Gesù era il Supremo Imperatore che, come scriverà
l’autore della lettera agli Ebrei,
«sostiene tutte le cose con la
parola
della
sua
potenza» (Ebrei 1:3). Ecco in cosa
manifestò di credere il centurione nei riguardi di Gesù: che era
proprio quel Kyrios, Signore,
che in greco significava precisamente “supremo in autorità” (quale è solo Dio) e che, in
L’UMILTA’
ambito politico, traduceva il
concetto latino di sovrano, capo supremo, Imperatore.
Pertanto, sentendosi riconoscere da un pagano miscredente per quello che davvero era,
il Supremo Imperatore, «Gesù
restò meravigliato di lui; e,
rivolgendosi alla folla che lo
seguiva, disse: “Io vi dico che
neppure in Israele ho trovato
una così gran fede!”» (7:9).
Così dicendo, Gesù esaltò la
fede del pagano Romano, ma
umiliò l’incredulità dei religiosi Israeliti. Fu un durissimo
schiaffo morale mollato solennemente a tutti quelli che, pur
conoscendo le Scritture e le
profezie a Suo riguardo, erano
così miopi e induriti di cuore
da non aver ancora scorto in
Gesù il Messia promesso e il
Figlio di Dio, anzi, cominciavano già ad osteggiarLo, mentre
perfino un pagano aveva riconosciuto la Sua vera identità!
Davanti a una fede così grande
perché pienamente consapevole dell’onnipotenza di Gesù, il
miracolo avviene seduta stante. Perché è proprio questa la
fede che onora Dio e che Dio
onora.
Per concludere, sebbene in
questo testo non si parli di salvezza eterna, ma solo di guarigione, per di più di una seconda persona, io credo che
l’evangelista Luca, ispirato dallo Spirito Santo, abbia inteso
tratteggiare proprio le caratteristiche dell’autentica fede salvifica, ovvero di quelle dinamiche di ravvedimento dei propri
peccati, da un lato, e di affidamento a Gesù per la salvezza,
dall’altro. Fede che, si badi
bene, viene espressa da un pagano e che, mostrando la quale, serve da prefigurazione della fede che Dio avrebbe concesso ai Gentili perché in Gesù
Cristo si era manifestata la
«grazia salvifica per tutti gli
uomini» (Tito 2:11).
(Nel prossimo numero
“Applicazioni”)
13
Grande fra i maggiori compositori, Giovanni Sebastiano Bach
(1685-1750) possedeva una fede
vivente e una grande umiltà legata alla coscienza della maestà di
Dio. Non era solo per abitudine
che terminava ogni sua opera opponendo le iniziali “S.D.G.” (Soli
Deo Gloria, cioè: a Dio solo sia la
gloria). Sui suoi manoscritti sovente si trovano anche le lettere
“J. j.” (Jesus juvat, cioè: Gesù
aiuta).
Un biografo rileva che nelle sue
opere “Bach non ha mai dimenticato che cosa significano le parole
peccato, colpevolezza, morte ed
esperienza di ciò che è effimero”.
Inoltre, egli si esprime con forza
riguardo al perdono divino.
La sua biblioteca si componeva di
libri sulla teoria musicale e di
scritti cristiani.
Mentre i primi sono stati conservati dai suoi figli, le opere cristiane sono andate perdute, per mancanza d’interesse.
Solo una Sacra Bibbia è apparsa
negli Stati Uniti.
Si tratta di un’edizione del 1681,
in tre volumi, tradotta da Martin
Lutero. Essa contiene, a margine,
delle annotazioni fatte dalla mano di Bach.
Grande per il cielo e per
l’eternità
Siamo felici di sapere che quel
genio era un credente pio.
Il suo talento l’ha reso umile e gli
ha permesso di beneficiare della
grazia di Dio che l’ha reso grande
per il cielo e per l’eternità.
Con la sua opera musicale ha saputo glorificare il suo Dio.
A lui in particolare si devono parecchi corali e melodie di canti
cristiani.
14
L’UMILTA’
“Bisogna che il vescovo sia
irreprensibile,
come amministratore di Dio” (Tito 1: 7)
Il brano della lettera a Tito mostra
quali requisiti deve possedere un
responsabile nella Chiesa del Signore.
Desidero sottolineare alcuni punti,
a parer mio, molto importanti.
Prima di tutto, un responsabile deve avere la capacità, donata
dall’alto, di ammaestrare altri alla
responsabilità, al servizio, educandoli nella sana dottrina.
Nelle chiese nascenti questo è stato
sempre un problema, ciò si evince
nella Sacra Bibbia fin dai tempi antichi. Vogliamo prendere l’esempio
di Paolo (vedi pure Atti 20: 17-21).
L’apostolo Paolo, scrivendo a Tito,
afferma di averlo lasciato a Creta
per eleggere anziani e per mettere
ordine nella chiesa di ogni città della provincia, precisando: “Secondo
le mie istruzioni”.
Le istruzioni di Paolo esigevano:
1 “Irreprensibilità”, cioè qualità di
un uomo che non merita riprensione alcuna e non da motivo di essere
criticato, perché è ritenuto capace
di amministrare gli oracoli di Dio,
cioè gli ammonimenti, le esortazioni, l’incoraggiamento, l’ammaestramento, in breve il consiglio di Dio,
sia riguardo alla salvezza eterna, sia
riguardo al giusto giudizio di Dio
per quelli che non accettano la Sua
grazia.
Essere irreprensibile non significa
che il responsabile sia diventato
giusto e non pecchi più, ma piuttosto che qualora cada chieda perdono.
Visitando le chiese in Italia, con
molto dispiacere, mi accorgo
che in alcune comunità non esiste più il culto domenicale per
rompere il pane, come in Atti
(20: 7). Non dimentichiamo che,
non adempiendo a questo comandamento del Signore, Lo
derubiamo di ciò che Gli spetta
di diritto. È chiaro per tutti che
Dio è degno di ricevere il culto
dai Suoi redenti.
In certe chiese non esistono più
le riunioni di preghiera settimanali.
In altre non esiste la comunione
fraterna, mezzo importante per
conoscersi e amarsi e servire
insieme il Signore. Altre chiese
non hanno un governo collegiale. Alcune sono passive per ciò
che riguarda l’evangelizzazione
della città dove risiedono. Ma
sia resa grazia a Dio per le molte
chiese nelle quali ci sono responsabili che camminano secondo l’ordine di Dio, con fervore e zelo.
Caro responsabile, anziano, pastore o vescovo, facciamo un
esame, una verifica interiore
personale.
Io lo faccio, è un esercizio molto
utile stare in preghiera alla presenza del Signore per sapere se
procedo secondo la responsabilità affidatami perché non voglio
venir meno al mio impegno con
Lui. Se mi accorgo di essere venuto meno in qualche cosa chiedo perdono a Dio e con nuovo
interesse e forza vado avanti.
Chiediamoci: stiamo ammaestrando la Chiesa di Dio secondo le Sue direttive?
Non sia il nostro “anzianato”
solo un titolo, lungi da noi
l’appropriarci di ciò che Dio non
ci ha donato.
L’apostolo scrive nella sua lettera “pascete il gregge di Dio che
è tra voi” (1 Pietro 5:2), questo
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significa condurre la chiesa
presso il pascolo verdeggiante
della Parola di Dio, del riposo,
della beatitudine, verso l’acqua
che disseta, cioè sempre verso
Cristo Gesù.
Caro fratello, porti la chiesa a
parlare col Padre in Cristo, nella
preghiera comune per le necessità dei credenti?
Teniamo
presente
l’insegnamento di Giacomo (5:
16).
Gesù è il nostro Sommo Pastore;
è anche l’acqua che disseta,
l’acqua della vita, la nostra vita
eterna!
Fratello, forse risponderai positivamente, anche se ti rendi conto che nella tua comunità manca
la riunione settimanale della
preghiera. Per esperienza affermo che, mancare a questo appuntamento col Signore è come
avere una bella macchina senza
benzina.
Il motore non si mette in azione
e la macchina non si avvia, per
quanto bella possa essere!
Gesù pregava, gli apostoli erano
assidui all’ora terza e all’ora nona per la preghiera del mattino e
della sera (troviamo Pietro che
pregava anche all’ora sesta) servizio che si svolgeva nel tempio
perennemente, era una legge per
tutto il popolo ovunque si trovasse (Luca 1:10; Atti 3:1; 10:9).
Gli uomini di Dio fino agli apostoli non si sono sbagliati praticando ciò che Dio ha ordinato.
È buono praticare l’esercizio
della preghiera.
Ti chiedi se agisci come
l’apostolo Paolo ha insegnato a
Tito? Io lo faccio.
Impegniamoci a mettere ordine
nella chiesa del Signore e meditiamo tutti su questo importantissimo argomento.
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L’Io sono
Mosè ha creduto che
Dio gli parlava per
mezzo della “voce” e
che Egli è. Dio disse
a Mosè: “Io sono colui che sono” (Es. 3:
14); Gesù disse loro:
“Io sono” (Giov. 18: 5)
La Parola
La Parola è la voce di Dio data
agli uomini per conoscerLo. Dio
parla per mezzo di Essa affinché
l’uomo conosca la Sua volontà, il
Suo amore e la Sua giustizia, il
Suo piano di salvezza offerto per
mezzo della Sua incarnazione.
“… E la Parola è diventata carne
e ha abitato per un tempo fra
noi, piena di grazia e di verità” (Giov. 1: 1-5, 14). “Il suo nome è la Parola di Dio” (Ap. 19:
13).
Gesù è la via, la verità e la
vita
Se lo scegli come Guida spirituale Egli illuminerà sempre il tuo
cammino fino al Paradiso, perché è l’Unico che possa accompagnarti fino al Padre.
Se credi nel Vangelo, la verità e
lo pratichi, ami Dio, segui i Suoi
insegnamenti e Lui stesso dimorerà in te con il Suo Santo Spirito.
(Giov. 14: 21).
Se Lo accetti quale Salvatore otterrai in dono la vita eterna, perché Egli stesso è VITA eterna.
Gesù disse: “Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene al
Padre se non per mezzo di
me” (Giov. 14: 6; 1 Giov. 5: 20).
Gesù è il mediatore
Se vuoi essere raccomandato a
Dio, hai solo un modo. Non c’è
sulla terra, né in cielo nessuno
che possa parlare al Padre in tuo
favore. “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il
L’UMILTA’
cielo nessun altro
nome che sia stato
dato agli uomini,
per mezzo del quale
noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:
12; Eb. 12: 24).
Gesù è la luce del mondo
Se ti lasci illuminare dalla Sua luce, il Vangelo, sarai redento e camminerai nella Sua luce.
Gesù parlò: “Io sono la luce del
mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la
luce della vita” (Giov. 8: 12).
Gesù è il pane della vita
Se vuoi che la tua anima sia saziata
e dissetata, non cercare in una creatura, ma solo nel Creatore, nella
persona di Cristo. Gesù disse loro:
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi
crede in me non avrà mai più sete” (Giov. 6: 35, 41)
Gesù è l’acqua della vita
Se Egli ha purificato tutti i tuoi
peccati, ogni giorno potrai dissetarti alla Sua fonte da cui scaturisce la vita eterna. “Ogni cosa è
compiuta. Io sono l’alfa e l’omega,
il principio e la fine. A chi ha sete
io darò gratuitamente della fonte
dell’acqua della vita” (Ap. 21: 6)
Gesù è la porta
Se vuoi entrare nel regno di Dio
puoi, ma solo per mezzo del Signore Gesù Cristo. Gesù disse: “Io sono la porta; se uno entra per me,
sarà salvato, entrerà e uscirà, e
troverà pastura” (Giov. 10: 7,9)
Gesù è il buon pastore
Se ti sei affidato a Lui, Egli si prenderà cura di te ogni giorno e nessuno potrà toglierti la vita eterna
da Lui donata.
Gesù disse: “Io sono il buon pastore; il buon pastore da la sua vita
per le pecore ... Le mie pecore a-
15
scoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io
do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà
dalla mia mano” (Giov. 10: 1130).
Gesù è la risurrezione
Alcuni non credono alla risurrezione dei morti, ciò nonostante
la risurrezione avverrà; se hai
creduto che Egli è la risurrezione e la vita, risusciterai per la
vita eterna; se non hai creduto,
ugualmente risusciterai, ma per
il giudizio e la condanna eterna.
Gesù disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me,
anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?”
Che tu possa dire come Marta:
“Si, Signore, io credo che tu sei
il Cristo, il Figlio di Dio” (Giov.
11: 25-27).
Gesù è la vera vite
Se sei un tralcio fruttifero della
“vera vite” è perché hai ascoltato e ricevuto la Parola di Dio e,
per mezzo di Essa, Cristo ti ha
purificato per dimorare in Lui e
Lui in te.
Gesù disse: “Io sono la vera vite
… voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto” (Giov.
15: 1, 5).
Gesù è la lucente stella del
mattino, l’alfa e l’omega,
il primo e l’ultimo
Egli, per l’uomo, è l’inizio e il
completamento della vita eterna
e del regno di Dio, perciò gli è
stato dato nome Redentore!
(Ap. 22:16; Ap. 1: 8; Apo. 1: 17).
Ascolta e credi affinché per te
“spunti il giorno” della salvezza,
e “la stella del mattino”, il Redentore, “sorga nel tuo cuore”.
(2 Pietro 1:19).
Rosa, la redattrice
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L’UMILTA’
Prima io sentivo parlare del
Signore quale Creatore e Salvatore, ma non sapevo che
sarei dovuto nascere di nuovo e che solo Lui avrebbe potuto portare pace nella mia
esistenza e perdonare tutti i
miei peccati. Poi, nel 1985,
mi sono convertito al Signore
Gesù Cristo. Egli è stato buono con me, perciò Lo ringrazio di cuore. Dio mi ha
donato lo Spirito Santo e ora appartengo al Suo regno.
Anche se da diversi mesi non posso più andare alle
riunione, sono nato nel 1922, la mia gioia più grande è partecipare al culto, allo studio della Parola del
Signore e alla preghiera.
Nonostante la mia condizione i fratelli vengono a
trovarmi a casa affinché io possa avere comunione
con la Chiesa. Per questo ringrazio il Signore, Egli è
con me, è sempre pronto ad aiutarmi e consolarmi.
Egli mi ha cambiato nella condotta e nel parlare.
Perciò vorrei dire, a chi non è ancora nato da Dio, di
invocarLo per ricevere il perdono dei propri peccati
e di sottomettersi alla Sua volontà. A proposito, il
Signore perdona ogni peccato e accoglie come figli
tutti quelli che Lo invocano secondo la Sua volontà.
Con me Lo ha fatto. Vi racconto in breve come mi
sono convertito a Gesù Cristo.
Mia figlia Nina si è convertita prima di me e mi parlava della salvezza. Io andavo in campagna e, quando ero solo, mi rivolgevo a Dio, perché dentro di me
c’era un gran vuoto, mi sentivo solo e senza conforto. Cercavo aiuto, ma era inutile.
Un giorno, parlando con i fratelli in Cristo, ho aperto la porta del mio cuore a Gesù, infatti, mi sono
reso conto di essere un peccatore perduto.
Il Signore mi ha perdonato e mi ha donato il Suo
Santo Spirito e ha portato tanta gioia in me. Per
mezzo della preghiera parlo sempre con il Padre
celeste e sento la sicurezza del Suo amore.
Durante la mia vita ho fatto tante cose, ho partecipato alla seconda guerra mondiale, sono stato in
Russia; ho cresciuto i miei figli; ho lavorato tanto;
ho fatto cose buone, ma anche cose che Dio non
approva, però di questo mi sono pentito e Dio mi ha
perdonato. Sono felice perché la cosa più giusta che
ho fatto nella mia vita è l’aver conosciuto il perdono
e l’amore di Dio per mezzo del Signore Gesù Cristo.
Sebastiano Ribaudo - Reitano (Messina)
“La pietà, con animo
contento del proprio
stato, è un grande
guadagno”
1 Timoteo 6: 6
Il Signore calma ogni tempesta
1
Sii forte e coraggioso
3
Cerchiamo ciò che è positivo
3
Perfetti nel Donatore della salvezza eterna
4
M.I.E. & C.A.T.M.A. Programma di Febbraio
5
Garanzia di salvezza
6
Lo scopo del ministero e chi lo disciplina
7
Prudenti e semplici
9
La salvezza attraverso la grazia
10
“Cercate di ben capire”
10
“Condotti dalla Sua mano”
11
Il pagano dalla grande fede
12
A Dio sia la gloria
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“Come amministratori …”
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Il Signore Gesù è ...
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La cosa più giusta - Versetto del mese
Indice
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