Relazione al piano economico 2015-2017 ai fini dell’accorpamento tra le Camere di Commercio di Trieste e Gorizia _____________________________ oOo _____________________________ Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Il processo di accorpamento delle Camere di Trieste e Gorizia in un’unica Camera non può prescindere da un’analisi della sostenibilità economico finanziaria, attraverso la predisposizione di un piano economico con i relativi riflessi anche sugli aspetti finanziari. Il piano, che evidenzia le ipotesi di proventi e di oneri, è redatto tenendo presenti le effettive disponibilità finanziarie attuali e previste future del nascente Ente e garantisce sia l’equilibrio economico (ampiamente coperto dal valore dei patrimoni) che l’equilibrio finanziario, stante le attuali disponibilità finanziarie e quelle previste, senza necessità di ricorrere all’indebitamento per ciò che concerne la gestione corrente. Come metodo è stata utilizzata estrema prudenza sul calcolo dei proventi e degli oneri, considerando l’andamento degli introiti delle due Camere, la media dei costi storici, con base i dati del bilancio d’esercizio 2013, il preconsuntivo 2014 e il preventivo 2015. La ricognizione delle risorse camerali viene effettuata tenendo conto innanzitutto della normativa sul Diritto annuale, che, ai sensi della Legge di conversione n. 114 dd. 11.8.2014 con modificazioni del Decreto legge n. 90 dd. 24 giugno 2014, dispone la riduzione degli introiti del Diritto annuale, nella misura del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% nel 2017. Proventi correnti La previsione complessiva del Diritto annuale spettante ai due Enti, è calcolata per il 2016 in euro 3.350.000,00 e per il 2017 in euro 2.800.000,00, tenendo conto dei dati di consuntivo 2013 e di previsione 2015, al netto della eventuale maggiorazione di cui all’art. 18 comma 6 della Legge 580/1993. Per quanto riguarda i Diritti di segreteria, la previsione complessiva si attesta per il 2016 ad euro 1.946.000,00 e per il 2017 ad euro 1.986.000,00 ed è calcolata prudenzialmente sulla base dell’andamento della riscossione nell’anno 2014, ed in linea con i dati di consuntivo 2013. Ulteriori incrementi dei diritti e delle tariffe potrebbero essere rilevati nel corso del triennio, tenuto conto di quanto disposto dall’art. 28, comma 2, del D.L. 90 dd. 24/6/2014 convertito con modificazioni nella citata Legge 114/2014. I Contributi per trasferimenti e altre entrate sono stati calcolati al netto del contributo che la Camera di Gorizia riceveva per rigidità di bilancio, calcolando invece un importo contenuto di contributi derivanti dal fondo perequativo nazionale per lo svolgimento di attività progettuali, in coerenza con le linee strategiche di interesse per il sistema camerale. Non è stato contabilizzato alcun contributo a sostegno dell’unificazione delle due Camere di commercio. La quota parte più significativa dei contributi fa riferimento all’assegnazione di risorse della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per lo svolgimento di funzioni delegate, nonchè derivanti dalla gestione di fondi speciali (il Fondo Gorizia per la Cciaa di Gorizia e il Fondo Proventi L.R. 30/07 per la Cciaa di Trieste) disposti da norme di legge nazionale e regionale, che le due Camere di commercio amministrano da molti anni, con analoghe finalità di sviluppo rivolte ai territori di riferimento. Tali risorse, registrate nei bilanci di previsione tra i proventi correnti per la parte di competenza dell’anno, sono coerenti 2 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste con gli stanziamenti previsti nella voce Interventi economici, e consentono alle due Camere unificate di proseguire, rafforzate, le attività di promozione e di sviluppo a favore delle imprese di riferimento con un bacino d’utenza omogeneo per le sue specifiche caratteristiche geo-economiche. Gli introiti alla voce “altre entrate” consentono un considerevole recupero di spese generali. Tale voce è data, in particolare, dalla riscossione di fitti attivi per locazioni a terzi di parte degli immobili di proprietà camerale, incrementati negli ultimi anni, grazie anche ad alcuni importanti interventi di restauro conservativo, effettuati dai due Enti, che hanno portato ad una razionalizzazione degli spazi esistenti, già in un’ottica di efficientamento e di economicità di gestione. Per quanto riguarda la voce Proventi per cessioni di beni e servizi si rileva un notevole potenziale di crescita di tali entrate, grazie anche alle sinergie che verranno messe in atto dai due Enti, che uniti, potranno rafforzare, in un’ottica di rete, i servizi di mediazione e conciliazione, i servizi di metrologia legale, l’apertura di nuovi punti informativi ad alta specializzazione per l’assistenza alle imprese, per la formazione professionale e per la vendita di prodotti tecnologici messi a disposizione dalla società del sistema camerale Infocamere. Inoltre, La Camera di commercio di Trieste dispone di una struttura strategica e di rilevanza economica rappresentata dal Laboratorio chimico merceologico, specializzato nelle analisi chimiche e organolettiche dei prodotti del caffè, del vino, dell’olio extravergine, delle acque, del grano, dei minerali. L’Ente triestino ha effettuato degli importanti investimenti su tale struttura, completamente rinnovata, che potrà essere messa a disposizione della consorella Gorizia, che ne potrà beneficiare in termini di servizi qualificati e specialistici alle imprese, con un incremento del bacino d’utenza e dei proventi per entrambe le Camere. In sintesi, la nuova struttura unita potrà ottimizzare ed ampliare l’offerta di servizi a sportello a domanda individuale, in stretta sinergia e non concorrenzialità con il sistema datoriale, tenuto conto della domanda di servizi da parte dell’utenza e delle specializzazioni delle imprese situate nel territorio di riferimento. La stima complessiva dei proventi correnti, tenuto conto della situazione attuale, si attesterebbe nel prossimo triennio ad una cifra base di circa 8 milioni di euro, con un calcolo prudenziale per il 2016 di euro 8.528.000,00 e per il 2017 di euro 8.180.000,00. Tale importo è calcolato al netto dei contributi spettanti ad entrambe le Camere per l’avvio del processo di fusione, a valere sul fondo perequativo nazionale e di ulteriori contributi e trasferimenti che potranno essere riconosciuti dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per l’internazionalizzazione, per interventi a favore della competitività delle piccole e medie imprese, con particolare riferimento a imprese femminili, giovanili, contributi su progettazione europea in collaborazione con altri Enti pubblici locali, ecc. Oneri correnti Con riferimento agli Oneri correnti, va innanzitutto precisato che i due Enti camerali, per volontà degli Amministratori, sono stati già da anni orientati ad un contenimento 3 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste delle spese di gestione e funzionamento per consentire di mantenere elevato il livello degli interventi economici. Dopo diversi esercizi di riduzioni mirate, senza peraltro penalizzare i servizi all’utenza, per la predisposizione del preventivo 2015, a seguito della riduzione del diritto annuo del 35%, le due Camere di commercio hanno dovuto affrontare ulteriori rilevanti tagli a tutte le voci di spesa, con una riduzione complessiva degli oneri correnti rispettivamente tra il 20% e il 25% rispetto ai dati rilevati nei bilanci d’esercizio 2013. Per il prossimo triennio, nell’ ipotesi di giungere alla riduzione dei proventi nella misura del 50% del diritto annuo, le ulteriori economie di spesa si potranno conseguire proprio grazie al processo di fusione, con particolare riferimento agli oneri di funzionamento per l’utilizzo congiunto di prestazioni di servizi e forniture tra le due Camere e per la prevista riduzione degli oneri per il personale, conseguenti a numerose cessazioni di lavoro per anzianità che matureranno nel prossimo quinquennio. Per quanto riguarda gli oneri per il personale, la consistenza delle unità in servizio al 31.12.2014 è rispettivamente di 47 unità per Trieste e 37 unità per Gorizia. In dettaglio, la spesa per il personale camerale è già diminuita costantemente negli ultimi anni in entrambe Camere di commercio a seguito del mantenimento del blocco del turn-over, oltre alle disposizioni normative in materia di contenimento della spesa pubblica, il congelamento dei rinnovi contrattuali e delle risorse integrative, con l’obbligo di mantenere invariato il tetto di spesa del 2010: nel periodo 2007-2013, la riduzione, motivata da cessazioni e pensionamenti, è stata del 21% per la Camera di Trieste e del 4 % per la Camera di Gorizia. In considerazione della prosecuzione del blocco dei rinnovi contrattuali e la valutazione delle possibili cessazioni dal servizio, tenuto conto dei nuovi criteri introdotti da recenti modifiche legislative per l’accesso al pensionamento, la diminuzione complessiva della spesa per le due Camere è stimata nella misura del 9% nel triennio 2015 - 2017. Per la Camera di Trieste sono previsti 3 pensionamenti nel 2016, 4 tra il 2017 e il 2018 e 5 nel 2019; per la Camera di Gorizia sono previsti 5 pensionamenti tra il 2017 e il 2020; il calcolo dei risparmi di spesa potrebbe essere anticipato al 2017 nel caso che la normativa introduca anche per gli enti camerali le disposizioni sui prepensionamenti. La spesa congiunta complessiva per il personale, congiunta per le due Camere, è stimata in euro 3.518.800,00 nel 2016 ed euro 3.374.000,00 per l’anno 2017, tenuto conto anche delle funzioni associate del Segretario Generale già dal 2015. Inoltre, si prevede di valorizzare le risorse interne nei diversi ambiti di servizi alle imprese, con il possibile rientro di alcune funzioni esternalizzate. Anche per quanto riguarda le spese di funzionamento i due Enti camerali già da numerosi anni perseguono l’impegno al contenimento delle spese di struttura, a favore di quelle necessarie per assicurare migliori e più efficienti servizi all’utenza e alle imprese. La riduzione del diritto annuale prevista nel triennio comporterà certamente una ulteriore drastica riduzione di tutte le voci di spesa ancora comprimibili, che, dopo i tagli degli anni precedenti, potranno essere ottenute mediante azioni mirate, con un ripensamento generale dell’organizzazione delle attività, dei servizi e delle forniture che si renderanno possibili a seguito della fusione delle due Camere. 4 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Facendo riferimento alla suddivisione per tipologie delle principali spese di funzionamento, si calcola di poter agire sulle seguenti componenti come segue: diminuzione degli oneri di prestazioni di servizi mediante la revisione e l’ottimizzazione dei contratti relativi a utenze, dei servizi di manutenzione e conduzione impianti, di servizi di pulizia, servizi di accoglimento al pubblico e di vigilanza; diminuzione degli oneri comuni a entrambi gli enti per adempimenti relativi alla sicurezza, spese per oneri assicurativi, assistenza legale e giuridica in materia di lavori pubblici, spese per la riscossione delle entrate, oneri postali, per missioni e formazione; diminuzione degli oneri per servizi informatici, relativi all’unificazione dei canoni per l’utilizzo comune dei principali software attualmente in uso presso le due Camere; diminuzione delle quote associative al sistema camerale, poiché, sulla base della riduzione per l’anno 2015, si stima una conseguente ulteriore riduzione per gli anni 2016 e 2017, commisurata al taglio progressivo del diritto annuale; diminuzione delle spese per organi istituzionali per effetto dell’unificazione di tutti gli organi camerali. Per quanto riguarda gli “oneri diversi di gestione”, rimangono prudenzialmente invariate le poste relative a imposte e tasse (si auspica che gli enti camerali ritornino ad essere esenti dall’IMU, come avviene per gli altri enti pubblici locali) e gli stanziamenti per i versamenti allo Stato derivanti dall’applicazione della normativa sul contenimento della spesa pubblica, che tuttavia dovrebbero essere rivisti alla luce dei processi di fusione tra le camere di commercio, tenuto conto della riduzione del diritto annuale, fonte principale delle entrate camerali. Inoltre, ai fini della riduzione degli “oneri diversi”, si valuta opportuno prevedere una riorganizzazione della gestione della Sezione Regionale Gestori Ambientali, che attualmente fa capo alla Camera di Trieste per tutto il territorio regionale, mettendo in atto le sinergie possibili tra le due Camere, con assegnazione di personale interno, tenuto conto della situazione previsionale dei pensionamenti. Complessivamente, la stima prudenziale delle spese di funzionamento per il 2016 è di euro 2.876.000,00 e per il 2017 è di euro 2.660.000,00. Per quanto riguarda gli interventi economici, considerate le diverse fonti di finanziamento disponibili alla voce “Contributi e trasferimenti” nella sezione Proventi correnti, la maggior parte delle risorse risulta indirizzata ad attività progettuali svolte dalle Aziende speciali camerali, sulla base della loro programmazione o delegate dagli stessi enti camerali; proseguiranno congiunte le funzioni delegate regionali con la previsione di uno stanziamento annuo per l’erogazione di contributi alle piccole e medie imprese, tenuto conto delle attuali linee finanziarie (sviluppo e competitività delle Pmi, imprenditoria giovanile, femminile, imprese turistiche, reti d’impresa, Por Fesr 2014-2020). Le risorse disponibili per la promozione economica si attestano prudenzialmente ad euro 878.000 nel 2016 ed euro 937.000,00 nel 2017. 5 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Gli ammortamenti e accantonamenti evidenziano ulteriori riduzioni, per effetto dei minori introiti del diritto annuale, che impattano sul calcolo dell’accantonamento al relativo fondo di svalutazione crediti. La stima complessiva degli oneri correnti, interamente coperti dai proventi correnti, è di euro 8.528.000,00 nel 2016 e di euro 8.180.000,00 nel 2017. Nel triennio successivo, tenuto conto della riduzione del costo del personale, come sopra specificato, si possono valutare dei margini crescenti di risparmi di spesa, che si aggiungeranno agli effetti positivi delle politiche di efficientamento che verranno messe in atto dalla nuova Camera unificata. La gestione corrente, derivante dalla fusione delle due Camere di commercio è senza dubbio positiva, e conferma i risultati in termini di efficienza, efficacia ed economicità di tale percorso di unificazione, che non sarebbero comunque raggiungibili separatamente dai due Enti camerali. La gestione finanziaria è positiva, seppur fortemente ridimensionata a seguito del rientro in tesoreria unica della liquidità degli enti camerali. Nella gestione straordinaria si evidenzia un limitato budget di spesa e di entrata, senza impattare sul risultato finale d’esercizio. Prudenzialmente si ritiene di non inserire plusvalenze da alienazione di cespiti dell’attivo, rinviando alla competenza dei nuovi organi camerali l’assegnazione di opportuni indirizzi strategici. Infine, si ritiene opportuno evidenziare i seguenti aspetti: i processi di fusione dovranno comunque tener conto degli sviluppi normativi collegati alla riforma del sistema camerale, con l’auspicio che vengano assegnate alle Camere di commercio nuove funzioni , correlate a nuove risorse finanziarie; i dati del piano economico sono estremamente prudenti, con la riduzione nel 2017 del diritto annuale al 50%, anche se si auspica che venga mantenuto il taglio del 35%; inoltre non si contabilizzano i contributi dal fondo perequativo nazionale per rigidità o da assegnare per il processo di fusione; in considerazione del patrimonio storico di cui dispongono gli Enti, e che negli ultimi dieci anni le due Camere hanno valorizzato nel rispetto di quel ruolo importante e di riferimento che tali Istituzioni rappresentano nelle proprie comunità, su indicazione degli Amministratori, gli Enti si riservano di valutare una eventuale razionalizzazione degli immobili di proprietà, laddove si ritenga opportuno intervenire, per ragioni di efficientamento, con recupero di ulteriori riduzioni di spesa, al fine di ri-orientare le risorse disponibili; per quanto concerne gli interventi economici le due Camere di commercio proseguiranno congiuntamente le attività delle proprie gestioni speciali ( il Fondo Gorizia per la Cciaa di Gorizia e il Fondo proventi L.R. 30/07 per la CCIAA di Trieste sono sufficientemente capienti) e quelle riferite alle funzioni delegate regionali, ampliando il proprio bacino d’utenza e rafforzando le competenze sulla base delle reciproche specificità. 6 ALLEGATO LA SPECIFICITÀ GEO ECONOMICA DEI TERRITORI DI TRIESTE E GORIZIA ED IL RUOLO DELLE DUE CAMERE DI COMMERCIO Il Congresso di Vienna del 1815 restituì Trieste e Gorizia all’Impero d’Austria dopo un breve periodo di dominazione francese. I due territori confluirono in una amplissima unità amministrativa, il Litorale austriaco, soggetta dall’i.r. Governo con sede a Trieste, e articolata in tre länder o circoli autonomi: la Città-Provincia di Trieste, la Contea Principesca di Gorizia e Gradisca ed il Margraviato d’Istria. Il territorio si estendeva dai confini occidentali con il RegnoLombardo Veneto, anch’esso acquisito dagli Asburgo, al litorale croato e all’Istria. Nel 1866, dopo l’annessione del Veneto da parte del Regno d’Italia, la linea di confine tra Italia e quello che nel frattempo era divenuto Impero d’Austria-Ungheria fu stabilita a poco più di dieci chilometri dalla città isontina. Tale configurazione territoriale rimase immutata fino al crollo dell’impero alla fine della prima guerra mondiale. TRIESTE E GORIZIA NELL’IMPERO AUSTRO UNGARICO Il ruolo economico di Trieste e Gorizia nell’Ottocento fu influenzato in modo determinante dalla posizione geografica strategica per gli interessi della Casa d’Austria. Trieste, alla quale fu riconfermato il regime di porto franco (concesso già nel 1719 da Carlo VI) , proseguì nel suo ruolo intermediario con i Paesi dell’Europa centrale, divenendo una piazza commerciale importante specializzata nell’importazione di beni coloniali. Essa divenne non solo il mercato esclusivo di tutta la Monarchia e di altri territori contermini, delle coste adriatiche e di parte del Levante, ma riuscì ad affermarsi quale unico porto meridionale per il rifornimento di prodotti mediterranei e del vicino Oriente ai mercati tedeschi e nord-europei. Tale posizione di preminenza subì peraltro un declino nella seconda metà del secolo in seguito alla concorrenza di altri porti adriatici, alla deviazione di parte dei traffici verso i porti del Nord, allo sviluppo di una rete ferroviaria europea, alla nascita di un’industria austriaca che permise la sostituzione di importazioni con beni prodotti localmente. Trieste reagì in parte con una diversificazione economica realizzando importanti stabilimenti industriali (arsenale, cantieri navali e diversi opifici); l’apertura del canale di Suez nel 1869 consentì peraltro una vigorosa ripresa dei traffici. Nel 1891 l’abolizione del regime di porto franco costrinse alla chiusura numerosi operatori locali ma sostanzialmente non influì sul volume dei traffici e venne compensata da un insieme di misure quali l’esenzione fiscale decennale per le nuove industrie, sovvenzioni, tariffe ferroviarie competitive, ecc.. Gorizia invece era una piccola cittadina di circa 10.000 ab., caratterizzata da un’economia prevalentemente agricola, con un’importante produzione di seta greggia e di filatura. Nella 1 ALLEGATO seconda metà del secolo, per il suo clima temperato, conobbe un buon sviluppo economico e demografico quale luogo di villeggiatura della borghesia austriaca. Lo sviluppo fu favorito dalla costruzione della Ferrovia Meridionale (1860), che consentiva il collegamento con i territori del Veneto e con Trieste, e successivamente della Ferrovia Transalpina (1906). A Gorizia furono costruiti in questo periodo anche importanti impianti industriali nel settore tessile, del legno e alimentari. Con lo scoppio del primo conflitto mondiale l’intero territorio di Gorizia divenne teatro di aspre battaglie: l’8 agosto 1916 le truppe italiane entrarono in città, gravemente danneggiata, fino alla riconquista austriaca dopo la disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917 e allo spostamento del fronte nella pianura friulana e veneta; Trieste, obiettivo e simbolo dell’attacco italiano, rimase invece sempre in possesso austriaco e non subì danni da attacchi terrestri. Dopo la battaglia di Vittorio Veneto e la resa dell’Austria-Ungheria Gorizia e Trieste furono congiunte al Regno d’Italia. A seguito del Trattato di Saint-Germain del 1919 (tra le potenze dell’Intesa e l’Austria), del Trianon del 1920 (con l’Ungheria) e di Rapallo (tra Italia e Regno dei Serbi, Croati e Sloveni) fu sancita la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico e la sua frammentazione in sei nuovi Stati e furono ridefiniti i confini orientali annettendo all’Italia Trieste, Gorizia e Gradisca, l’Istria e alcuni altri territori. NEL E DOPO IL PRIMO CONFLITTO BELLICO Il dopoguerra si rivelò difficilissimo sotto l’aspetto sociale ed economico, non solo per i problemi della ricostruzione di un territorio devastato, ma soprattutto per il venir meno del sistema pre-bellico completamente fondato sui rapporti con il retroterra centro-europeo. Il Governo italiano, inoltre, decise di conservare temporaneamente una struttura amministrativa che ricalcava quella asburgica: venne istituito, con sede a Trieste, un Commissariato Generale Civile per la Venezia Giulia che restò in tal modo del tutto differenziata sul piano amministrativo e politico dal resto d’Italia. Il declino economico di Trieste e Gorizia, passate in poco tempo da una posizione baricentrica ad una marginale, fu inevitabile. Trieste che già dall’inizio della guerra si era trovata improvvisamente tagliata fuori del mondo, si trovò nel dopoguerra priva dei privilegi austriaci, con un retroterra di Stati autonomi, con barriere doganali distinte e politiche economiche e commerciali spesso in concorrenza se non conflittuali, tali comunque da far decadere molti dei vantaggi competitivi della città. Il porto di Trieste, che aveva vissuto il suo periodo d’oro in funzione delle esigenze dell’impero austro-ungarico, si trovava ora a far parte del sistema portuale italiano quale elemento estraneo, tale da divenire uno dei principali problemi per l’Italia. 2 ALLEGATO Un destino analogo colpì anche il territorio di Gorizia, privata sia delle strutture che delle relazioni costituite prima della guerra. Il periodo provvisorio della struttura amministrativa locale terminò con l’emanazione, da parte del regime fascista, del R.D. 53/1923 che istituì la provincia dell’Istria, quella di Trieste (alla quale furono aggiunti i territori goriziani del Monfalconese e di Grado) e ampliava quella di Udine (divenuta Provincia del Friuli) a ricomprendere tra l’altro Gorizia, Gradisca, Cormons. L’applicazione dei comuni strumenti legislativi italiani alla terre “redente” si dimostrò peraltro molto complicata per insufficienza, adattabilità, confusione e sovrapposizione a leggi austriache. Nel 1927 la Provincia di Gorizia fu peraltro ripristinata seppure con gravi mutilazioni (Monfalcone, Bisiacaria e Grado rimasero sotto Trieste, Cervignano sotto Udine). NEL E DOPO IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE Il destino di Gorizia e Trieste rimase comune anche durante la seconda guerra mondiale. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 la Venezia Giulia, ridenominata Litorale adriatico, fu annessa al Terzo Reich; il territorio divenne teatro di sanguinosi scontri tra tedeschi (con le truppe collaborazioniste), partigiani italiani e partigiani jugoslavi; nel maggio del 1945 i partigiani di Tito occuparono a Trieste e Gorizia fino all’insediamento di un Governo Militare Alleato. In attuazione dell’Accordo di Belgrado del giugno 1945 la provincia di Trieste fu suddivisa in due zone: Zona A (19 comuni: Trieste e circondario e Bisiacaria) amministrata dagli Alleati, e una Zona B (11 comuni) sotto il controllo jugoslavo. Il Trattato di Pace del 1947 determinò infine un nuovo assetto: dei trenta comuni già della provincia di Trieste nove tornarono a far parte della provincia di Gorizia (Monfalcone e Bisiacaria, Grado), quindici restarono alla Jugoslavia, sei (Trieste e circondario) più undici già della provincia di Pola, avrebbero dovuto far parte del progettato Territorio Libero di Trieste. La situazione però restò di fatto immutata fino al Memorandum di Londra del 1954 che assegnò i primi sei comuni all’amministrazione italiana e gli altri undici alla jugoslava. Il Trattato di Osimo del 1975 sancì la definitività di tale assetto. L’ASSETTO GEOECONOMICO DOPO IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE Trieste e Gorizia, dopo essere state private di gran parte del territorio provinciale, divennero città di confine, che rimase sostanzialmente impermeabile fino al 1951, e rispetto a un regime ad economia pianificata poco incline a rapporti, spesso conflittuali, con l’economia occidentale. La geografia influenzò direttamente l’economia. Il declino socio economico fu contrassegnato da un confine che, oltre che delineare due realtà europee politicamente ed economicamente diverse, ha lacerato un territorio provinciale omogeneo, dimezzato un bacino economico e demografico, condizionato le due province ad un ruolo frontaliero pressante e difficoltoso, 3 ALLEGATO frutto di una posizione geografica sfavorevole e precaria. Ha determinato due indotti economici troppo esigui per non essere complementari, ha costituito un’emarginazione territoriale della provincia isontina e triestina rispetto ai centri ed ai flussi economici e commerciali italiani. Perifericità “fisica” che ha vincolato Trieste e Gorizia a impostare le loro principali prospettive di sviluppo attorno al concetto di “città-frontiera” di ponte tra l’Italia e l’Europa occidentale e i Paesi dell’Est. Gorizia fu praticamente divisa in due con un confine che l’attraversava in maniera identica alla città di Berlino con il suo muro. La divisione rimase tale fino al 2004 con l’ingresso della Slovenia (ex Jugoslavia) nella UE. In particolare la circoscrizione territoriale della Provincia di Gorizia passò da 2.720 a 215 kmq; Comuni da 42 scesero a 9; la superficie agraria e forestale scese da 245.000 a 33.600 ha, furono persi circa 80.000 abitanti gravitanti sul centro commerciale di Gorizia; fu persa la Stazione Ferroviaria della Transalpina, il più rapido collegamento con il Nord Europa, vennero a mancare il cospicuo patrimonio forestale dell’area montana e due grandi centrali idroelettriche nella valle dell’Isonzo. GLI STRUMENTI AGEVOLATIVI IN AIUTO E LA LORO GESTIONE DA PARTE DELLE CCIAA DI GORIZIA E DI TRIESTE La gravità della situazione economica spinse il Governo italiano ad attuare nel tempo un insieme di provvedimenti aventi da una parte una motivazione risarcitoria per le mutilazioni subìte ma anche il riconoscimento della pesante penalizzazione derivante dalla particolare posizione geografica. Già il Trattato di pace del 1947 stabiliva un regime extra - doganale per il porto di Trieste: per l’importazione, esportazione o transito di merci nel Porto Libero, le autorità non avrebbero potuto pretendere dazi o pagamenti se non quelli derivanti dai servizi resi. Con la Legge n 1438/1948 fu istituito per Gorizia un regime di Zona Franca in base al quale erano concessi contingenti di importazione in franchigia doganale per i prodotti destinati unicamente al consumo nel territorio (burro, zucchero, carne, caffè, ..). Ciò da un lato veniva incontro alla popolazione consentendo prezzi più favorevoli per i beni di prima necessitò, dall’altro cercava di favorire le industrie del territorio fornendo materie prime a basso costo (legnami da costruzione, combustibili, …), prevedendo l’esonero dai dazi per i macchinari e i materiali necessari per l’installazione e la trasformazione di stabilimenti industriali nell’ambito della Zona e l’esenzione dalle imposte di ricchezza mobile per dieci anni dall’attivazione. Nel 1952 la gestione della Zona Franca fu attribuita alla Camera di Commercio di Gorizia. La legge 1226/1957 prorogò il regime aggiungendo nuove agevolazioni quali la libera esportazione dei beni prodotti dalle industrie operanti in ZF e il diritto alle assegnazioni in franchigia anche al territorio limitrofo. Il regime in argomento è stato prorogato più volte con successive leggi, 4 ALLEGATO ultima delle quali la legge n. 47 del 1988 che, in attesa del riordino legislativo della materia, ha prorogato “sine die” il regime agevolato di Zona Franca. La legge 47/88 e la L. 66/92 hanno esteso anche alla provincia di Trieste analoghi benefici sui carburanti: benzina e gasolio. Un secondo istituto mirante a sostenere l’economia fu il Fondo di Rotazione per iniziative economiche a Trieste e Gorizia (FRIE), istituito con la Legge 908/1955 e con finanziamenti agevolati e mutui affluiti prevalentemente ai settori alberghiero, alimentare, siderurgico e metalmeccanico. Terzo provvedimento fu la conclusione dell’accordo italo-jugoslavo per l’interscambio dei prodotti fra le zone confinanti (Accordi di Udine del 1949), con l’istituzione di un “conto autonomo di compensazione”. Gli accordi di Udine del 1955 favorirono poi il ripristino del traffico di persone e beni attenuando i disagi delle popolazioni di frontiera. Subito dopo il definitivo ricongiungimento di Trieste all’Italia, il Governo adottò un piano di provvidenze tra cui la dotazione di un apposito “Fondo per Trieste”, gestito dall’allora Commissario Generale del Governo per il territorio di Trieste al quale, con la Legge 514/1955, venne conferito il potere di effettuare , anche in deroga alle vigenti leggi italiane, interventi per lavori pubblici o per opere di carattere economico, sociale ed assistenziale. Tali poteri di intervento furono confermati dall’art. 70 dello Statuto Speciale della Regione Friuli Venezia Giulia ed attribuiti al Commissario del Governo. Successivamente il c.d. Fondo per Trieste è stato prorogato con vari provvedimenti legislativi, anche se per importi diversi. Anche per Gorizia, nonostante il ruolo positivo svolto dalla Zona Franca, a metà anni ’70 si rese evidente, stante il persistere di cicliche crisi economiche, la necessità di ulteriori strumenti di sostegno allo sviluppo locale. Con la Legge 700/1975, che prorogava ulteriormente il regime di Zona Franca, fu introdotto un meccanismo di prelievo sui generi agevolati da far affluire in un Fondo, il Fondo Gorizia, dal quale attingere per finanziarie iniziative di promozione dell’economia e la realizzazione di infrastrutture socio – economiche del territorio della provincia di Gorizia. La Legge 26/1986 attribuì infine alla Camera di Commercio per dieci anni una dotazione finanziaria di implementazione del Fondo Gorizia per sostenere investimenti infrastrutturali (porto, università, ecc.); lo strumento è stato rifinanziato dallo Stato, fino al 2010; ora viene finanziato con Legge Regionale 30/2007. Gli istituti agevolativi della Zona Franca e del Fondo Gorizia, quale emanazione della stessa, sono stati gestiti, fin dalla nascita, e lo sono tuttora, dalla Camera di Commercio di Gorizia e costituiscono parte integrante del sistema camerale integrato della provincia di Gorizia. I benefici degli stessi ricadono, ex lege, esclusivamente nell’ambito del territorio isontino. 5 ALLEGATO Tuttora il Fondo Gorizia costituisce il volano, pressoché unico e principale, di qualsiasi sviluppo socio economico della provincia di Gorizia. La Legge 26/1986 riconosce in maniera inequivocabile la specificità geo – economica dei due territori limitrofi. L’incipit della norma che contiene le motivazioni di promulgazione è riassunto nell’articolo 1: “Al fine di contribuire alla rimozione delle condizioni di marginalità e di squilibrio socio – economico conseguenti alla particolare collocazione territoriale sono istituite le provvidenze previste dalla presente legge per l’incentivazione e il rilancio di attività economiche localizzate nei territori delle province di Trieste e Gorizia […]”. I suoi contenuti palesano l’attivazione di strumenti straordinari di sostegno all’economia pari, per valenza, a quelli utilizzati per aiutare quella del Mezzogiorno d’Italia. Le leggi 47/88 e 66/92 hanno esteso anche alla provincia di Trieste analoghi benefici sui carburanti: benzina e gasolio, applicando, altresì, gli stessi diritti di prelievo in vigore a Gorizia e concedendo la gestione del fondo derivante alla Camera di Commercio di Trieste. Tale Fondo viene tuttora gestito dalla Camera di Commercio di Trieste e costituisce una significativa risorsa della stessa per la promozione dell’economia triestina. MORFOLOGIA TERRITORIALE E IMPRENDITORIAL E La nuova situazione geopolitica delle due province nel dopoguerra comportò alcuni fenomeni comuni: - forte presenza di strutture della Pubblica Amministrazione, non ultime quelle legate alla forte militarizzazione del territorio; collegata ad essa una struttura della popolazione fortemente caratterizzata dal pubblico impiego; - la notevole riduzione del retroterra agricolo; - lo sviluppo di un polo cantieristico, con relativo indotto a Monfalcone, peraltro in gran parte svincolato dalle scelte di politica economica e industriale locali; - lo sviluppo, con la progressiva apertura dei rapporti economici con la Jugoslavia, di un importante sistema di distribuzione commerciale sostanzialmente dedicato alla clientela di oltre confine, spinta dalla carenza di prodotti; - si sviluppa infine un tessuto di imprese tipiche di un’economia di confine: spedizionieri, trasporti, servizi all’import-export. Di non minore importanza è la presenza in entrambe le province di una significativa minoranza slovena, storicamente consolidata e attivamente integrata nel tessuto produttivo locale, e tutelata da una serie di leggi nazionali e regionali che ne supportano, tra l’altro, le capacità imprenditoriali. 6 ALLEGATO TRIESTE E GORIZIA NELLA NUOVA EUROPA Un nuovo capitolo, tuttora aperto, si aprì con il collasso del sistema socialista e, in particolare, quello della Jugoslavia: nel 1991 la Slovenia dichiarò l’indipendenza, nel 2004 aderì all’Unione Europea, il 1° gennaio 2007 adottò l’euro e a fine 2007 la Slovenia adottò il Trattato di Schengen. Da quel momento le province di Trieste e di Gorizia assumono nuovamente una posizione geografica potenzialmente centrale, tutta da costruire nei suoi contenuti di ponte, verso i territori dell’Europa centro-orientale. I repentini mutamenti degli ultimi anni provocano peraltro nuovi terremoti nei sistemi economici del territorio. - il sistema commerciale sostenuto dai clienti d’oltreconfine crolla e si instaurano anzi imponenti flussi di clientela attratti dal sistema distributivo sloveno; - sono costretti alla chiusura la gran parte dei servizi dell’economia di confine (spedizionieri, aziende di trasporto, …); - viene molto ridotto il regime di Zona Franca, col venir meno di gran parte delle agevolazioni ad esso collegate; - le demilitarizzazione del territorio trascina con sé una importante fonte di reddito derivante dalla presenza di migliaia di soldati. Il tessuto imprenditoriale delle due province mostra oggi notevoli similitudini. A fine 2014 Trieste contava 21.123 imprese e unità locali e Gorizia 13.796. Il settore primario conta a fine 2014, in termini di sedi di impresa attive, per il 3,1% a Trieste (peraltro la conformazione della provincia è del tutto peculiare) e il 12,5% a Gorizia; il settore secondario è rispettivamente del 25,9 e del 26,5%; il terziario vale il 71,1% a Trieste e il 61,0% a Gorizia. Si evidenzia, quindi, la terziarizzazione del tessuto produttivo come tipologia uniformante i due territori. In pochi anni, dunque, l’ennesimo cambiamento epocale nella situazione geo-politica europea ha riportato i territori di Trieste e di Gorizia a una situazione potenzialmente assimilabile all’epoca dei fasti asburgici. Essi, come allora, si trovano al centro di una vastissima area governata da regole, soprattutto di mercato, comuni. L’inevitabile situazione di crisi determinata da evoluzioni di portata imprevedibile, esacerbata peraltro dalla lunga crisi economica internazionale non del tutto risolta, deve essere occasione per predisporre misure dirette a prevenire, comunque attenuare, nel corso della fase transitoria del processo di integrazione della Slovenia sul mercato unico comunitario, gli squilibri e le ripercussioni negative derivanti dall’impatto diretto sull’economia goriziana e triestina della nuova concorrenza esercitata dal sistema economico sloveno, nonché dal venir meno di professioni legate ad un confine comunitario. 7 ALLEGATO LE MOTIVAZIONI POLITICHE DELLA FUSIONE UNA NUOVA POLITICA TRANSFRONTA LIERA In questo contesto diversi sono gli elementi da cogliere e nel quale si evidenzia un naturale ruolo di primo piano delle Camere di Commercio che giustifica, ove non fossero sufficienti le comuni basi e vicende storiche, una loro integrazione / accorpamento. Un primo punto riguarda la collaborazione a più livelli anche con gli altri enti pubblici locali, italiani e sloveni. Solo in una visione più ampia è possibile infatti da un lato costituire una massa critica sufficiente ad affrontare le problematiche poste dall’economia internazionale e dall’altro superare difficoltà che accomunano i territori confinari. Un primo passo è certamente dato dalla costituzione del Gruppo Europeo Cooperazione Territoriale (GECT), convenzione firmata dai comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, alla quale partecipa la Camera di Commercio di Gorizia, i cui obiettivi comprendono, tra l’altro, il coordinamento strategico delle politiche dell’area vasta italo - slovena relative a gestione, realizzazione ed ammodernamento delle infrastrutture, sistemi e servizi di trasporto, mobilità e logistica; gestione dei nodi logistici intermodali dell’area vasta e, più in generale, elaborare piani di intervento congiunto anche in altri settori che mirino al rafforzamento della coesione economica e sociale. Analogo GECT sta nascendo nell’area transfrontaliera triestina con il nome di Alto Adriatico. UNA NUOVA POLITICA COMMERCIALE INTEGRATA In tale contesto le sfide poste le sfide poste dalla nuova situazione rendono necessarie strategie comuni. Una via di intervento è quella indicata dal c.d. Piano Integrato di Sviluppo Urbano Sostenibile (PISUS) per il quale sia il Comune di Trieste che quello di Gorizia si sono aggiudicati fondi europei destinati alla riqualificazione dei centri urbani in vista di iniziative di rigenerazione urbana, atta ad aumentarne l’attrattività e l’accessibilità, nonché di promozione di nuove attività economiche e di sostegno a quelle esistenti. Il divario concorrenziale con il sistema distributivo sloveno impone peraltro una comune posizione a favore di una fiscalità di vantaggio. UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE INTEGRATA L’idea di integrazione economica tra le realtà di Trieste e Gorizia è stata peraltro già colta e portata a termine dalla Confindustria, con la recente unione delle rispettive Associazioni provinciali in Confindustria della Venezia Giulia. Si è inteso in tal modo non solo razionalizzare il sistema, al fine di ridurne i costi, ma soprattutto dare una migliore rappresentanza e un maggiore peso politico ad un’area omogenea. L’apparato industriale delle due province mostra 8 ALLEGATO peraltro evidenti similitudini con una particolare presenza nei settori della naval-meccanica, del biomedicale e biotecnologico, ecc., che in molti casi possono godere di importanti sinergie con l’Area di Ricerca. In tal senso, d’altro canto, va letta anche la fusione avvenuta tra la CISL di Gorizia e quella di Trieste; si tratta di una ulteriore conferma di come i sistemi imprenditoriali delle due province hanno moltissimi elementi in comune, e pertanto appare opportuna una governance unica del sistema imprenditoriale. UNA NUOVA POLITICA PER IL CREDITO A un livello intersettoriale occorre sottolineare anche l’importanza di una politica integrata del credito, settore in cui le Camere di Commercio di Trieste e Gorizia svolgono un ruolo fondamentale attraverso la partecipazione alle politiche dei rispettivi Consorzi Garanzia Fidi e alla promozione del costituendo contratto di rete tra il Confidi Gorizia e quelli di Trieste. L’INTEGRAZIO NE DELLA LOGISTICA E DELL’INETRMO DALITA’ Un altro aspetto fondamentale di intervento riguarda infine la logistica e in particolare l’intermodalità. Il sistema portuale del Friuli Venezia Giulia, che comprende i porti commerciali di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro, costituisce una delle porte d’accesso del Nord Est e dell’Europa Centrale per i traffici marittimi provenienti dall’Estremo Oriente. Trieste con oltre 56,5 milioni di tonnellate di merci è stato nel 2013 il primo porto a livello nazionale; si tratta di un hub logistico internazionale che dista meno di 500 km dai grossi gangli dell’economia italiana (Veneto, Lombardia, Piemonte) e dell’Europa Centrale e Orientale. Lo scalo si caratterizza per la presenza di aree “Porto Franco” e per la speciale normativa doganale, che costituisce un vantaggio operativo che garantisce condizioni esclusive soprattutto (ma non solo) agli operatori internazionali. Il porto di Monfalcone, gestito dall’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Gorizia, che nel 2013 ha movimentato circa 4 milioni di tonnellate di merci ed è specializzato in general cargo e dry bulk cargo come caolino, carbone, cellulosa, cemento, cereali, legname, impiantistica, minerali diversi alla rinfusa, prodotti lapidei, prodotti siderurgici, rottami di ferro, autovetture. 9 ALLEGATO In buona sostanza, nel raggio di 50 chilometri dai porti di Trieste e Monfalcone, sono disponibili infrastrutture quali l’aeroporto di Ronchi dei Legionari, l’autoporto di Gorizia e il terminal intermodale di Fernetti, nonché l’interporto di Alpe Adria di Cervignano del Friuli, tutti ottimamente collegati alla rete stradale e ferroviaria. In tale area, la Venezia Giulia, insiste, quindi, sostanzialmente, il sistema logistico regionale. Le province di Trieste e Gorizia sono attraversate direttamente da uno dei dieci Corridoi delle reti di trasporto trans-europee (TEN) che rappresentano la struttura centrale, di primo livello, del progetto che prevede di unificare l’attuale insieme di strade, ferrovie, aeroporti e canali e trasformarlo in una rete di trasporto moderna, onde facilitare le operazioni di trasporto transfrontaliere per i viaggiatori e le imprese in tutta l’Unione Europea. Si tratta del Corridoio Mediterraneo che intende collegare Spagna, Francia, Italia ed i Paesi dell’Est Europeo: in Italia il Corridoio attraversa l’intera pianura padana e connette alcune delle aree più produttive del Paese (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia). La regione è interessata anche dal Corridoio Baltico-Adriatico che l'asse ferroviario intermodale che parte dalla zona di Helsinki e attraversa gli Stati baltici, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e, attraverso il valico di Tarvisio, arriva fino alle regioni del Nord Est. Il corridoio faciliterà i collegamenti tra infrastrutture logistiche importanti come i porti di Trieste, Monfalcone, Venezia, Ravenna, Capodistria e interporti come Verona, Bologna, Cervignano del Friuli con le principali realtà economiche dell’entroterra (Vienna, Graz, Klagenfurt, Villach, Udine). L’asse permetterà altresì il rilancio dei traffici tra i porti del Baltico e quelli dell’Adriatico agevolando lo smistamento delle merci in arrivo dal Far East attraverso il canale di Suez verso tutto il Centro Europa. UNA NUOVA POLITICA TURISTICA INTEGRATA Le caratteristiche morfologiche dei due territori, il patrimonio storico e artistico degli stessi, le eccellenze produttive e le tradizioni, suggeriscono l’implementazione di una politica turistica comune che, come sistema, contribuisca a valorizzare i punti di forza dei due territori: mare, vino, enogastronomia, vocazione transfrontaliera. La disamina fin qui effettuata, pertanto, evidenzia come esista una molteplicità di elementi a sostegno della creazione di un’unica Camera di Commercio per le province di Gorizia e Trieste. Si tratta, infatti, di due territori che condividono un analogo percorso storico, che hanno un tessuto imprenditoriale assai simile, che debbono affrontare problematiche comuni, e che vivono a ridosso di un confine, forse non più “politico”, ma sicuramente “economico”. Indubbi, infatti, sono gli svantaggi competitivi che derivano alle imprese delle due province dalle diverse scelte economiche della Slovenia: minore fiscalità, ridotto cuneo fiscale, minor 10 ALLEGATO costo delle risorse energetiche, importante polo logistico a Capodistria. Ciò nonostante, proprio il fatto di essere territorio di confine può rappresentare una opportunità di integrazione e di rilancio dell’economia, e la creazione del GECT a Gorizia e, in un futuro ormai prossimo, a Trieste, è un primo passo verso tale integrazione. E’, allora, quanto mai necessaria la creazione di un unico ente camerale, con una propria identità specifica, limitato ai territori delle province di Gorizia e Trieste, che possa guidare questo percorso, e, da vero attore del sistema imprenditoriale, possa sfruttare tutte le opportunità, locali, nazionali e comunitarie, esistenti. 11 Camera di Commercio di Trieste Camera di Commercio di Gorizia VOCI DI ONERI/PROVENTI E INVESTIMENTO Piano economico 2015-2017 PREVENTIVO 2015 TRIESTE PREVENTIVO 2015 GORIZIA PREVENTIVO 2016 TRIESTE PREVENTIVO 2016 GORIZIA PREV 2016 BILANCIO DI FUSIONE PREVENTIVO 2017 TRIESTE PREVENTIVO 2017 GORIZIA PREV 2017 BILANCIO DI FUSIONE GESTIONE CORRENTE A) Proventi correnti 1) Diritto annuale 2.296.000,00 1.642.550,00 2.118.000,00 1.226.200,00 3.350.000,00 1.785.000,00 1.014.250,00 2.800.000,00 2) Diritti di segreteria 1.425.000,00 500.000,00 1.430.000,00 516.300,00 1.946.000,00 1.450.000,00 536.300,00 1.986.000,00 3) Contributi trasferimenti e altre entrate 3.932.225,00 1.094.935,38 1.606.326,00 1.122.101,07 2.730.000,00 1.670.000,00 1.170.101,06 2.840.000,00 4) Proventi da gestione di beni e servizi 446.000,00 25.400,00 459.000,00 43.000,00 502.000,00 491.000,00 63.000,00 554.000,00 - 5) Variazioni delle rimanenze - - 8.099.225,00 3.262.885,38 5.613.326,00 2.907.601,07 8.528.000,00 5.396.000,00 2.783.651,06 8.180.000,00 6) Personale 2.090.000,00 1.603.395,26 1.915.000,00 1.603.812,00 3.518.812,00 1.800.000,00 1.573.812,00 3.373.812,00 7) Funzionamento 2.153.537,00 1.174.871,33 2.170.272,00 1.146.172,12 2.876.688,00 1.916.226,00 1.142.671,33 2.660.688,00 prestazioni di servizi 828.984,00 396.112,59 792.488,00 391.412,59 1.049.251,00 774.688,00 389.912,59 956.752,00 godimento di beni di terzi 15.000,00 17.000,00 15.000,00 11.000,00 26.000,00 15.000,00 11.000,00 24.000,00 oneri diversi di gestione 992.694,00 464.358,74 1.018.628,00 449.359,53 1.310.937,00 793.628,00 449.358,74 1.231.936,00 quote associative 162.375,00 174.000,00 181.456,00 171.000,00 308.000,00 170.210,00 169.000,00 278.000,00 organi istituzionali 154.484,00 123.400,00 162.700,00 123.400,00 182.500,00 162.700,00 123.400,00 170.000,00 2.971.000,00 22.500,00 878.000,00 10.000,00 878.000,00 937.000,00 934.466,00 724.300,00 870.000,00 644.500,00 1.254.500,00 840.000,00 638.500,00 1.208.500,00 8.149.003,00 3.525.066,59 5.833.272,00 3.404.484,12 8.528.000,00 5.493.226,00 3.354.983,33 8.180.000,00 Totale Proventi correnti (A) B) Oneri correnti di cui: 8) Interventi economici 9) Ammortamenti e accantonamenti Totale Oneri correnti (B) Risultato della gestione corrente (A-B) - 49.778,00 - 262.181,21 - 219.946,00 - 496.883,05 - - 97.226,00 - - 571.332,27 937.000,00 - Camera di Commercio di Trieste Camera di Commercio di Gorizia Piano economico 2015-2017 PREVENTIVO 2015 TRIESTE VOCI DI ONERI/PROVENTI E INVESTIMENTO PREVENTIVO 2015 GORIZIA PREVENTIVO 2016 TRIESTE PREVENTIVO 2016 GORIZIA PREV 2016 BILANCIO DI FUSIONE PREVENTIVO 2017 TRIESTE PREVENTIVO 2017 GORIZIA PREV 2017 BILANCIO DI FUSIONE C) GESTIONE FINANZIARIA 10) Proventi finanziari 16.600,00 91.786,00 15.000,00 41.505,00 56.505,00 13.000,00 31.500,00 44.500,00 11) Oneri finanziari 93.500,00 500,00 1.500,00 500,00 2.000,00 1.500,00 500,00 2.000,00 76.900,00 91.286,00 13.500,00 41.005,00 54.505,00 11.500,00 31.000,00 42.500,00 12) Proventi straordinari 92.000,00 22.000,00 40.000,00 16.000,00 56.000,00 40.000,00 16.000,00 56.000,00 13) Oneri straordinari 52.500,00 40.000,00 10.000,00 50.000,00 40.000,00 10.000,00 50.000,00 Risultato della gestione straordinaria 39.500,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 6.000,00 20.000,00 10.000,00 30.000,00 20.000,00 10.000,00 30.000,00 226.446,00 - 459.878,05 105.726,00 - 544.332,27 18.500,00 Risultato della gestione finanziaria - D) GESTIONE STRAORDINARIA - E) RETTIFICHE DI VALORE ATT.FINAZ. Risultato economico / previsionale - - 87.178,00 - 30.505,00 - -