Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty

Un lavoro che ci aiuta a capire le dinamiche dell’uguaglianza/diseguaglianza
Il capitale nel XXI secolo di Thomas Piketty
Molti sono stati i commenti al lavoro di Piketty;
positivi e di critica ma tutti gli riconoscono di aver
realizzato un’opera di notevole spessore supportata da
una grande raccolta di dati.
Il risultato è un mutamento radicale di ciò che
sappiamo circa l’evoluzione del reddito e
della ricchezza negli ultimi tre secoli nei principali paesi
ad alto reddito.
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Per Rafforzare il progetto costituzionale. In ricordo di Nazareno Re
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Alcuni dei giudizi che sono stati espressi nel merito del
lavoro evidenziano due aspetti fondamentali :
l’analisi definitiva del fenomeno economico del reddito
e della disuguaglianza attuali
la fragilità dei possibili rimedi per raddrizzare il
processo in atto.
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TESI CENTRALE
Nell’ultimo quarto di secolo, nei paesi sviluppati,
la diseguaglianza economica è aumentata.
Il benessere è mediamente cresciuto, ma
la distribuzione dell’accresciuta ricchezza
ha favorito il vertice della piramide.
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Secondo il rapporto annuale di CapGemini/RBC Wealth
Management, che misura la ricchezza, nel 2013 sono
13,7 milioni i nuclei familiari con disponibilità
immediata superiore a 1 milione di dollari con un
incremento del 17% sull’anno precedente.
Il patrimonio dei ricchi è cresciuto del 14% toccando i
53 trilioni di dollari (PIL USA+CINA+UE= 33 trilioni).
Complessivamente le fortune dei ricchi sono cresciute
mediamente del 60% dal 2008 .
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OGGI si sta lentamente ricreando il “capitalismo
patrimoniale” – il mondo dominato dalla
ricchezza ereditata – del tardo XIX secolo che
la crescita del capitale umano non potrà
compensare in quanto “Il capitale non umano
appare pressoché indispensabile nel XXI secolo
come lo era nel XVIII e nel XIX”.
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Un grafico decisivo dello studio di Piketty. Il rendimento del capitale (r) dopo essere sceso sotto il tasso di
crescita economica (g) dopo il secondo conflitto mondiale è tornato a superarla come è avvenuto dal 1000 al
1950.
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Il rapporto tra ricchezza e reddito in Europa è salito oltre i
livelli degli Stati Uniti, in particolare in Francia e nel Regno
Unito.
E’ recente l’aumento delle quote di reddito del ristretto apice
dell’1 per cento della popolazione nei paesi di lingua inglese
(gli Stati Uniti, su tutti) dal 1980.
Forse il dato più straordinario è che “l’un per cento dei più
ricchi si è appropriato del sessanta per cento dell’aumento
del reddito nazionale degli Stati Uniti tra il 1977 e il 2007ʺ.
La tecnologia e la globalizzazione difficilmente possono
spiegare ciò, dal momento che entrambe erano operanti in
tutti i paesi ad alto reddito.
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Due fenomeni emergono su tutti: l’ascesa dei supermanager
negli Stati Uniti e il ritorno del capitalismo
patrimoniale in Europa.
L’enorme aumento dei proventi da lavoro all’apice della
distribuzione del reddito negli Stati Uniti è spiegata in misura
preponderante dall’incremento della remunerazione dei
manager, diretta conseguenza delle riduzioni della tassazione
marginale, che ha accresciuto l’incentivo a contrattare una
remunerazione più alta, corroborate dai cambiamenti delle
norme sociali.
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La norma fino ad oggi è stata l’aumento del rapporto tra
capitale e utile in quando il tasso di rendimento è
notevolmente superiore al tasso di crescita dell’economia.
Le uniche eccezioni negli ultimi secoli si sono avute
quando una parte considerevole del rendimento della
ricchezza è stato espropriato o distrutto, oppure quando
l’economia ha l’opportunità di
una crescita eccezionalmente veloce, come nell’Europa
del dopoguerra o nelle economie emergenti di oggi.
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Il grado relativamente elevato di uguaglianza
visto dopo la seconda guerra mondiale fu in
parte il risultato di una politica deliberata, in
particolare una tassazione progressiva, ma ancor
più una conseguenza della distruzione della
ricchezza ereditata, soprattutto in Europa, tra il
1914 e il 1945.
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LA SUA PROPOSTA:
ritorno ad aliquote considerevolmente più alte nella
tassazione marginale sui redditi più elevati e una tassa
progressiva sulla ricchezza globale.
I LIMITI:
i redditi dichiarati dei più ricchi sono di gran lunga
inferiori alle loro reali entrate economiche (l’importo che
possono consumare senza ridurre la propria ricchezza);
i ricchi possono persino chiamarsi fuori da qualsivoglia
giurisdizione fiscale.
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La diseguaglianza è tornata un tema
rilevante.
Misurarla è un lavoro non semplice.
E’ un compito fondamentale.
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La diseguaglianza tra i Paesi
dopo essere salita lentamente tra 1960 e
1980, ha iniziato a calare, con una velocità
che è diventata piuttosto rapida dopo il
2000 (escludendo la Cina, la diseguaglianza
fra Paesi aumenta fino al 2000)
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la diseguaglianza all’interno di ciascun Paese
mostra un forte incremento dal 1982.
Pesa la crescita della diseguaglianza della Cina, e dell’India.
Anche escludendole si nota un aumento fino al 1996, e poi
una sostanziale stabilità.
E’ molto aumentata la diseguaglianza, oltre che in India,
Cina e alcune altre economie asiatiche, nei Paesi ex
comunisti, mentre è calata, dalla fine del secolo scorso in
poi, in America Latina e in diversi (ma non tutti) i Paesi
africani.
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La diseguaglianza del mondo
prevale la tendenza alla riduzione delle
diseguaglianze tra i cittadini del mondo, a
partire dal 2000 circa il pianeta è diventato
«nel complesso un po’ più uguale».
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CRITICHE
PIKETTY non si interessa al lavoro in sé, ma alle disuguaglianze che
derivano da questa divisione.
Marx si concentra sulla struttura del lavoro, mentre Piketty non ne
fa parola.
Non si tratta di sapere chi dei due abbia ragione sul
funzionamento del capitalismo, ma di cogliere la base delle loro
rispettive analisi: la ripartizione per Piketty, la produzione per
Marx.
Il primo vuole redistribuire i frutti del capitalismo così da ridurre
lo scarto fra i redditi più elevati e quelli più bassi, mentre il
secondo vuole trasformare il capitalismo ed eliminarne il
dominio.
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Marx si interessa al lavoro, perché lì si trovano l’origine
e la manifestazione delle disuguaglianze:
l’accumulazione del capitale provoca necessariamente
disoccupazione, parziale, occasionale o permanente.
Queste realtà, delle quali difficilmente si potrebbe
contestare l’importanza nel mondo attuale, sono
totalmente assenti nell’opera di Piketty.
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Oggi molti sostengono che la “lotta di
classe” lascerà il passo alla “guerra
generazionale” ma
la disuguaglianza all’interno delle
generazioni rimane di gran lunga
maggiore rispetto a quella tra di esse.
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