SENSORI PER GRANDEZZE MECCANICHE Sono utili per la misura di: grandezze legate al moto, come posizione, spostamento, rugosità superficiale, velocità di flusso, velocità di rotazione, ... grandezze legate alle forze, come peso, pressione, accelerazione, torsione, trazione, vibrazioni, ... Uno dei fenomeni maggiormente sfruttati è la variazione di resistività di un materiale sottoposto ad una deformazione (effetto piezoresistivo) EFFETTO PIEZORESISTIVO L’effetto piezoresistivo fu scoperto da Kelvin nel 1856. I primi sensori commerciali di deformazione, costituiti da semplici fili metallici, furono introdotti nel 1936. Nel 1954 si scoprì che i semiconduttori presentano un effetto piezoresistivo molto maggiore dei metalli. Oggi si fa enorme uso di sensori di deformazione (strain gauges) in campo edilizio, aeronautico, automobilistico, … L La variazione relativa di resistenza di uno strain gauge è data da: dR d dL dA R L A Ma: dA dD 2 A D essendo D il diametro del conduttore, da cui si ottiene: A dR d L 2 D R in cui D = dD/D e L = dL/L Definendo il fattore di misura K = (dR/R)/(dL/L) = (dR/R)/ L si ottiene: K d L1 1 2 in cui D L (coefficiente di Poisson) Effetto piezoresistivo nei metalli Nei metalli si trova che d/ 0 e quindi il fattore di misura K dipende solo da effetti geometrici (si parla di piezoresistività geometrica) K 1 2 2 Fra i metalli più utilizzati ci sono le leghe NiCr 80/20 (K=2.1), PtW 92/8 (K=4), NiCu 45/55 (costantana, K=2.1), NiCrMoFe 36/8/0.5/55.5 (K=3.6) Effetto piezoresistivo nei semiconduttori Alcuni semiconduttori, fra cui silicio e germanio, presentano un effetto piezoresistivo molto superiore ai metalli. Ad esempio nel silicio il fattore K può superare 150. Negli anni sessanta la scoperta di questa proprietà fece esplodere l’interesse verso questo materiale per le applicazioni sensoristiche. Si-p [111] 1 cm K=173 Si-n [111] 1 cm K= - 13 Si-p [110] 1 cm K=121 Si-n [110] 1 cm K= - 89 Si-p [100] 1 cm K=5 Si-n [100] 1 cm K= - 153 EFFETTO PIEZORESISTIVO NEL SILICIO Il fenomeno piezoresistivo nel silicio ha origine dalla sua struttura a bande. Per la banda di conduzione è noto che il minimo assoluto di energia si ha per elettroni che si muovono nella direzione cristallina 100 con una certa q.tà di moto p 0. Nelle altre direzioni esistono altri minimi relativi della CB. A ciascuna valle corrisponde una massa efficace per gli elettroni che la occupano. Per il silicio la me nella direzione 100 non è la minima. In particolare le me degli elettroni nelle valli lungo 010 e 001 sono più piccole. La mobilità nel Si è la media delle mobilità delle varie valli, pesata sul numero di elettroni che le occupano. INTERPRETAZIONE FISICA DELL’EFFETTO PIEZORESISTIVO La compressione del cristallo lungo la direzione 100 provoca una distorsione delle bande ed un riallocamento degli elettroni. In particolare si ha un abbassamento del minimo assoluto con conseguente migrazione di elettroni verso questo minimo. La conseguenza è una diminuzione della mobilità media degli elettroni (fattore K < 0). Ovviamente il fenomeno si osserva in silicio di tipo n. L’entità del fenomeno è molto legata al livello di drogaggio. Compressione nella direzione 100: il minimo di energia lungo 100 si abbassa mentre nelle altre due direzioni i minimi si alzano. Si ha migrazione di elettroni dalle valli 010 e 001 verso la valle 100 (caso a) Per silicio molto drogato, pur in presenza di variazioni dei minimi di energia, la percentuale di elettroni coinvolti nel riallocamento è inferiore (caso b). Per silicio debolmente drogato, data l’iniziale scarsa disponibilità di elettroni, il riallocamento può interessare un’elevata frazione di questi (caso c). Il silicio è un semiconduttore a simmetria cubica, per cui, in assenza di sollecitazioni meccaniche esterne, gli elettroni che occupano le diverse valli si muovono tutti nella direzione del campo elettrico applicato e la resistività non è una funzione della direzione del flusso di corrente E = J (ovvero J=σ E), con E e J paralleli. Le cose cambiano drasticamente se si sottopone il silicio ad uno stress meccanico. In questo caso si osserva una forte dipendenza di dalla direzione lungo cui è applicata la forza e dalla direzione del campo elettrico. In generale E e J non sono più paralleli: Ei o 1 d ij J j in cui o è la resistività a riposo (in assenza di stress meccanico dij=0) I coefficienti dij rappresentano la variazione relativa di resistività per una data direzione del campo ed una data direzione della corrente. E1 J1 d11 1 E2 J 2 d 21 o E3 J 3 d 31 d12 d 22 d 32 d13 J1 d 23 J 2 d 33 J 3 in virtù della simmetria cubica: E1 J1 d1 1 E2 J 2 d 6 o E3 J 3 d 5 d6 d2 d4 d 5 J1 d 4 J 2 d 3 J 3 I coefficienti dij dipendono ovviamente dal tipo e dall’entità dello stress meccanico a cui è sottoposto il materiale: 0 0 1 d1 11 12 12 0 d 0 0 0 11 12 2 12 2 d 3 12 12 11 0 0 0 3 0 0 44 0 0 4 d 4 0 d5 0 0 0 0 44 0 5 0 0 0 0 44 6 d 6 0 xy=zy xz=yz yx=zx in cui: 1 2 3 sono le componenti normali e 4 5 6 sono le componenti tangenziali ( xy xz yz )della sollecitazione meccanica [N/cm2] che deve essere nota in ogni punto del volume del semiconduttore. 11 12 44 sono detti coefficienti piezoresistivi [ cm] 11 [10-7 cm2 N-1] 12 44 Si-n 11.7 -102.2 53.4 -13.6 Si-p 7.8 6.6 -1.1 +138.1 Per sfruttare adeguatamente la piezoresistività dei materiali è dunque necessario conoscere con precisione quali sono le direzioni del cristallo lungo le quali il fenomeno è maggiore. contatti F membrana resistore integrato Esempio: caso della membrana (bidimensionale). Poiché un sensore integrato in genere è costituito da una superficie che si flette sotto l’azione di una forza, ed è quindi sottoposta principalmente ad uno sforzo parallelo ed uno normale alla direzione della corrente, assumono particolare importanza due coefficienti piezoresistivi, || e e sono le componenti della tensione contatti meccanica che si sviluppa nella membrana per effetto del carico F. F membrana e sono i coefficienti piezoresistivi resistore integrato Sotto stress meccanico: dR d R perpendicolare e parallelo, che dipendono dall’orientazione del resistore rispetto a quella del cristallo su cui è stato realizzato. Ei o 1 d ij Jj o o d ij dunque o d o d o o PIEZOELETTRICITA’ In alcuni materiali l’applicazione di uno stress meccanico produce una polarizzazione elettrica e, viceversa, l’applicazione di un campo elettrico produce una deformazione meccanica. L’effetto piezoelettrico è comunemente utilizzato per la conversione di segnali meccanici o acustici in segnali elettrici (microfoni, pick-up per giradischi, misuratori di rugosità, …). I materiali piezoelettrici sono prevalentemente caratterizzati da cristalli che non hanno un centro di simmetria ed in cui gli atomi sono legati da legami ionici. GaAs, ZnO, GaP, CdS, ZnSe sono piezoelettrici perché una deformazione meccanica provoca un movimento relativo fra i baricentri delle cariche positive e negative (che a riposo coincidono). In alcune ceramiche i baricentri delle cariche positive e negative non coincidono già a riposo. In esse l’effetto p.e. è dovuto alla rotazione dei dipoli a seguito di una deformazione. Il silicio ed il germanio non hanno proprietà piezoelettriche perché sono cristalli centrosimmetrici. Sensori p.e. possono essere integrati su silicio attraverso la deposizione sul chip di strati di adeguati materiali compatibili (p.es. ZnO). Gauge factor = 1.6105 fmax = 28 MHz CRISTALLI PIEZOELETTRICI La maggior parte dei materiali piezoelettrici sono solidi cristallini (mono- o poli-cristalli), cioè è possibile immaginare il solido come composto da una sequenza infinita (in tutte le direzioni) di parallelepipedi uguali, senza vuoti intermedi. Il parallelepipedo fondamentale è detto cella unitaria. Per ogni materiale cristallino è possibile individuare svariate celle unitarie. In genere la cella unitaria è la più piccola possibile che meglio corrisponde alle facce naturali del cristallo. Per caratterizzare un cristallo piezoelettrico è necessario valutare le sue costanti piezoelettriche. Queste sono definite in funzione di un sistema di riferimento. E’ possibile usare un riferimento cartesiano (x, y, z), o in alternativa gli assi naturali (a, b, c). Gli assi naturali attraversano alcuni spigoli del cristallo (scelti per avere la massima simmetria nella rappresentazione) e non sono quasi mai ortogonali. Esistono sette sistemi cristallini, suddivisi in base al grado di simmetria. All’interno dei sette sistemi sono poi individuate 32 classi (in base al grado di simmetria rispetto ad un punto). Di queste, 20 classi sono potenzialmente piezoelettriche. Cella elementare del quarzo L’applicazione della forza nella direzione indicata (asse polare) produce la comparsa di un dipolo. F O (-2) O (-2) Si (+4) O (-2) O (-2) La carica che si sviluppa ai capi di un campione di materiale piezoelettrico sottoposto ad una deformazione è proporzionale alla forza meccanica applicata: P d in cui P è la densità di carica [C/m2] e è la forza applicata per unità di area [N/m2]. Il coefficiente di proporzionalità d si chiama costante piezoelettrica [C/N]. L’effetto inverso è descritto dalla relazione: xdE in cui x è la deformazione [L/L] (strain) ed E è il campo elettrico applicato [V/m]. La valutazione delle stato tensionale Sia che si parli di materiali piezoresistivi che piezoelettrici, per valutare l’entità dell’effetto prodotto da una deformazione in un campione di tali materiali, occorre risalire al suo stato tensionale interno a partire dalle deformazioni stesse (o viceversa). (1, 2, 3 ) e sei componenti normali delle tensioni (4, 5, 6 , 7, 8, 9 ). Lo stato tensionale è descritto da nove componenti, tre componenti assiali Per motivi di simmetria le componenti si riducono a sei. Le relazioni precedenti diventano: 1 6 Pi dij j j 1 2 3 3 x j dij Ei i 1 quindi la matrice dij dovrebbe essere composta da 18 termini. In realtà nei materiali di interesse solo alcuni di questi termini sono diversi da zero. d12= -d11 si noti che i pedici 1, 2 e 3 identificano rispettivamente gli assi X, Y e Z Esempio (monodimensionale): un blocchetto di quarzo sottoposto ad una forza Fx parallela all’asse X. La carica che si accumula sulle facce metallizzate è data da: Fx q A1 P1 A1 1d11 A1 d11 Fx d11 A1 (indipendente dall’area). Se la forza è applicata lungo Y si ha: q A1 P1 A1 2 d12 A1 Fy A2 d12 A1 Fy A2 d11 Stress (tensione) e Strain (deformazione) 1-D state of stress-strain (trave sottile o membrana) In cui: vp strain trasversale t strain assiale a rapporto di Poisson Esempio: mensola incastrata (cantilever) Il materiale superficie. piezo viene applicato sulla A seguito dell’applicazione della forza F, la tensione tangenziale in superficie vale: 6 F l x x t2 w ed è massima in x=0. Muovendosi lungo lo spessore della mensola, lo stress si annulla al centro ed assume valore opposto (compressione) in corrispondenza della superficie inferiore. La deflessione all’estremità vale: 4 F l3 d E wt3 La frequenza di risonanza vale: E f 0.16 1 2 t l2 densità del materiale Esempio di un microsensore di deformazione utilizzato per un Microscopio a Forza Atomica (AFM). Il film di ZnO è deposto per sputtering. Il sensore può essere utilizzato in condizioni statiche misurando le variazioni di resistenza attraverso il film (piezoresistivo), o in condizioni dinamiche misurando la carica elettrica che si accumula sui contatti (piezoelettrico). Nel primo caso la caratteristica I-V è descritta da una relazione del tipo: V I C in cui C ed sono opportune costanti. Esempio di un accelerometro piezoresistivo in silicio realizzato con tecniche di micromachining. In presenza di un’accelerazione verticale l’inerzia della massa di silicio deforma la leva su cui è deposto un materiale piezoresistivo. Sensori di questo tipo possono misurare accelerazioni da 0.01 g a 100 g. Esempio di un sensore di pressione piezoresistivo in silicio. Il sensore misura una pressione differenziale (p1 – p2). Per la fabbricazione della parte in silicio si ricorre alle tecniche di attacco anisotropo del Si in KOH. acciaio Trasduttori ad onda acustica superficiale (SAW) Nella piezoelettricità lineare le equazioni elastiche sono legate a quelle della carica mediante i coefficienti piezoelettrici. Ma in generale le variabili elettriche non sono statiche come non lo sono le variabili elastiche (equazioni elettriche e meccaniche dinamiche). Per questo motivo un elemento tagliato da un cristallo vibra ad una sua frequenza meccanica naturale. Poichè le proprietà meccaniche sono molto stabili (p.es: quarzo), anche le frequenza di oscillazione è stabile. I dispositivi SAW costituiscono un’importante applicazione dei materiali piezoelettrici. In essi sono sfruttati gli aspetti dinamici della propagazione delle onde acustiche ed elettriche accoppiate. Nel caso più frequente all’ingresso avviene una conversione da energia elettrica in meccanica (acustica), all’uscita da meccanica in elettrica. segnale esterno (luce, deformazione, temperatura, ...) E/A A/E segnale acustico materiale piezoelettrico Durante la propagazione attraverso il mezzo piezoelettrico, l’onda acustica può subire modificazioni dovute all’azione di segnali esterni. Attraverso un mezzo solido possono propagarsi tre tipi di onde meccaniche: 1) onde longitudinali: la compressione del reticolo avviene nella stessa direzione di propagazione dell’onda. 2) onde trasversali: il reticolo oscilla trasversalmente alla direzione di propagazione. 3) onde acustiche superficiali (Surface Acoustic Waves), o di Rayleigh, in cui si ha la composizione di onde trasversali e longitudinali. Lord Rayleigh studiò le SAW dal 1885. La caratteristica principale è che esse si propagano lungo la superficie e decadono verso l’interno del mezzo entro uno spessore confrontabile con la lunghezza d’onda. L’applicazione che ha reso celebri le SAW fu un trasduttore interdigitato (White e Voltmer, 1965). Il dispositivo è in sostanza una linea di ritardo. Applicando un segnale RF all’ingresso, si genera un’onda acustica che si propaga alla velocità caratteristica del mezzo (p. es. quarzo o LiNBO3). Il massimo trasferimento di segnale in ingresso si ha quando la distanza fra i contatti interdigitati coincide con la lunghezza d’onda nel mezzo (interferenza costruttiva). Il materiale assorbente alle estremità elimina le onde riflesse. Il segnale rilevato all’uscita presenta un ritardo dato L/v. Poichè la velocità v di propagazione dell’onda acustica è molto inferiore a quella dell’onda elettromagnetica, si possono ottenere linee di ritardo dalle dimensioni molto contenute. Per esempio nel quarzo v = 3.4 km/s. Quindi se L= 1cm si ha: r = 2.9 s Amplificando il segnale in uscita ed applicandolo all’ingresso si ottiene un risuonatore a linea di ritardo. L’oscillazione si verifica se: 1) il guadagno d’anello è maggiore di 1 2) il ritardo di fase introdotto è pari a - 2n (n intero) Il ritardo di fase è dato da: f c d a 2tr linea ritardo in cui: d 2 amplificatore r 2 f c r Tc fc trasduttori 2 n a 2tr 2 r Poichè le onde viaggiano in superficie, la modificazione di parametri come la luce, la pressione, la temperatura, ecc, produce una variazione del ritardo r e quindi della fc, che può essere misurata direttamente. In alcuni casi la misura si effettua per differenza rispetto ad un altro risuonatore uguale ma non soggetto alle stesse sollecitazioni dall’esterno. Sensori di gas o di sostanze chimiche sono stati realizzati ricoprendo i risuonatori con materiali che reagiscono alla specie da rivelare. Il silicio non è direttamente utilizzabile per fabbricare risuonatori SAW, ma ricorrendo alle tecnologie dei film sottili si possono deporre su silicio strati di altri materiali con proprietà piezoelettriche (ZnO) Sensori di pressione capacitivi La deformazione di una membrana o diaframma in conseguenza della variazione della pressione differenziale ai due lati, può essere utilizzata per realizzare sensori capacitivi. Tali sensori possono essere fabbricati ricorrendo alle convenzionali tecnologie microelettroniche e non richiedono la deposizione di materiali con proprietà particolari. Questi sensori possono essre anche più sensibili di quelli piezoelettrici o piezoresistivi, ma nella maggiornaza dei casi la risposta non è lineare.