introduzione all`incontro dei docenti di religione con il vescovo

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INTRODUZIONE ALL’INCONTRO DEI DOCENTI DI
RELIGIONE CON IL VESCOVO
Dopo quasi due anni scolastici di presenza e di servizio in mezzo a voi come direttore dell’ufficio
della pastorale scolastica e del servizio all’insegnamento della religione cattolica della diocesi, ho
iniziato a conoscervi uno ad uno, e vi ringrazio perché avete condiviso con me le grandi gioie e le
possibilità del vostro insegnamento come anche le difficoltà e le problematiche. Molti di voi sono
pieni di entusiasmo e vivono con grande impegno e slancio generoso il servizio educativo,
qualcuno sente anche la stanchezza che pervade molti educatori ed insegnanti nel logorio di una
professione che corre il rischio di diventare ripetitiva e poco incentivante. Tanti avvertono unaa
crescente fatica nel dialogare con una mentalità di studenti e genitori sempre più distante dai valori
che vorremmo proporre insegnando religione cattolica all’interno delle finalità della scuola. A volte
anche il dialogo con i colleghi delle altre discipline e con i dirigenti può risultare difficile per una
errata interpretazione della laicità della scuola pubblica. Di fronte a tutte queste problematiche vi
rinnovo il mio appoggio e la garanzia che per ogni difficoltà potete sempre contare sulle possibilità
e competenze del nostro ufficio.
Questo tempo di incontro e di conoscenza ha fatto inoltre sorgere in me alcune osservazioni, in
parte condivise con il Vescovo e con il gruppo dei formatori. Ho pensato quindi di proporvi queste
considerazioni, perché divengano stimoli per rendere sempre più adeguato il compito che l’ufficio
diocesano offre a voi insegnanti perché la vostra professione sia sempre più qualificata come
missione ecclesiale e servizio di docenza nella scuola.
1. Consideriamo anzitutto che l’insegnamento di religione cattolica, secondo quanto espresso dai
Vescovi nella nota CEI del ‘91 al n. 9, ha una chiara connotazione di contenuto cattolico e viene
svolto da docenti riconosciuti idonei dalla Chiesa. Si tratta della famosa doppia appartenenza
dell’insegnante di religione. È chiaro che questa rende l’insegnante di religione non un libero
battitore, ma espressione della Chiesa in cui vive. Per questo è necessario che viva
profondamente l’inserimento ecclesiale nella propria realtà di vita non solo come un semplice
battezzato che va a Messa la domenica, ma anche nella propria professione. Ecco perché la
partecipazione all’aggiornamento organizzato dalla diocesi è fondamentale, non tanto per i
contenuti, ma perché dà la possibilità di incontrarsi nella propria Chiesa e di vivere con i formatori
e i colleghi un’esperienza di chiesa nella professionalità docente. Sono consapevole che in giro per
l’Italia ci sono corsi con contenuti di livello certamente superiore a quello che offriamo a Verona,
ma non sono i corsi della nostra Chiesa, non fanno vivere la condivisione con i colleghi della
propria diocesi, del proprio paese, della propria scuola. Al n. 22 il documento dei vescovi così si
esprime: “L'idoneità non è paragonabile a un diploma che abilita a insegnare correttamente la
religione cattolica. Essa stabilisce tra il docente di religione e la comunità ecclesiale nella quale
vive un rapporto permanente di comunione e di fiducia, finalizzato a un genuino servizio nella
scuola, e si arricchisce mediante le necessarie iniziative di aggiornamento, secondo una linea di
costante sviluppo e verifica. Mentre rimandiamo alle apposite delibere che sono state stabilite circa
i criteri per il riconoscimento della idoneità e per la sua eventuale revoca, vogliamo qui confermare
l'impegno a seguire con i docenti vie di trasparenza e di chiarezza anche attraverso il dialogo e
l'incontro personale, affinché l'idoneità appaia in tutto il suo valore di intesa e di comunione tra il
Vescovo e quanti chiedono di insegnare religione. Dal Vescovo infatti sono riconosciuti e mandati
per svolgere un servizio che, con modalità proprie, rientra nella missione stessa della Chiesa. Il
riferimento che l'IRC deve necessariamente avere con il vissuto religioso testimoniato dalla
comunità cristiana comporta che il docente di religione sia non solo oggettivamente riconosciuto
dalla comunità stessa, ma anche soggettivamente partecipe della sua esperienza di fede e di vita
cristiana.” Sottolineo il soggettivamente partecipe, nel senso che l’idoneità non è un’abilitazione
che poi passivamente si prolunga nel tempo, ma l’espressione di una formazione che abilità a
vivere l’essere educatori rimanendo figure significative nella comunità cristiana.
Nel decreto del Vescovo padre Flavio del 2004 riguardante le disposizioni sull’idoneità così è
affermato ai punti 2.B.b.c.:“Si richiede che i candidati:
b) siano responsabilmente partecipi della vita della comunità diocesana, conoscendo la storia e la
cultura locale, con particolare riguardo alla dimensione religiosa;
c) partecipino ai Corsi di formazione e di aggiornamento promossi o riconosciuti dall’Ufficio
diocesano per l’IRC.” Credo che tali parole non abbiano bisogno di commento nella loro chiarezza.
Anche il nostro Vescovo, nel tema pastorale annuale di quest’anno degli orientamenti triennali,
scrive alle pagg. 23-24: “Anche gli insegnanti di religione cattolica, con la loro competenza e
quotidiana dedizione, rendono presente l’impegno educativo della Chiesa verso le nuove
generazioni: pur nel quadro delle finalità specifiche della scuola, si tratta di un vero mandato
ecclesiale, da onorare e valorizzare.”
Ciò fa capire come è fondamentale questo senso di appartenenza ecclesiale, da coltivare anche
grazie agli incontri comuni della formazione e alle attività di aggiornamento svolte all’interno della
propria chiesa locale.
2. Da parte di molti insegnanti c’è un senso di sfiducia nei confronti dell’ufficio scuola, visto quasi
come un controllore del proprio operato e un datore di lavoro, e non una realtà diocesana che offre
un servizio per vivere al meglio la propria missione e professione docente. Ribadisco che l’ufficio
deve garantire che nelle scuole sia insegnata religione cattolica da persone idonee, e che per
avere tale idoneità gli insegnanti di religione hanno accettato le condizioni poste dal decreto del
Vescovo del 2004. È quindi un dovere per me essere sicuro che la partecipazione ai corsi di
aggiornamento sia avvenuta, e che soltanto per gravi motivi ciò non è stato possibile. Ecco perché
è necessario che ci sia un dialogo tra me e voi insegnanti, perché se ci sono problemi personali,
familiari, lavorativi o di altro genere che rendono difficile partecipare ai corsi di aggiornamento,
nessuno da solo prenda la decisione di non frequentarli, ma solo dopo un incontro con me, perché
nel dialogo reciproco si giunga ad un discernimento condiviso. Proprio per la loro importanza, tali
incontri non sono da saltare a cuor leggero, ma nemmeno il direttore dell’ufficio ha un cuore
talmente duro da non condividere problemi che potrebbero rendere difficoltosa la presenza. Inoltre
è importante partecipare agli incontri organizzati dall’ufficio scuola per l’aggiornamento degli
insegnanti, perché incontri dell’ufficio catechistico, dell’istituto superiore di scienze religiose, di altre
scuole teologiche o formative nascono con finalità diverse rispetto all’aggiornamento didattico e
culturale specifico per l’insegnante di religione. La professionalità docente della religione cattolica
va quindi coltivata con una formazione specifica, che non può essere surrogata da conferenze
teologiche o didattiche genericistiche.
Un elemento non indifferente di valore è anche l’apprezzamento che il nostro programma di
aggiornamento riceve dai vostri dirigenti scolastici. Negli incontri che abbiamo con loro viene da
essi indicato come uno degli aspetti qualificanti di una professionalità che viene sempre più
riconosciuta agli insegnanti di religione.
3. Infine è importante crescere anche nella collaborazione tra insegnanti di religione cattolica di
uno stesso plesso, di uno stesso istituto, per creare una programmazione comune ed una comune
sensibilità riguardo alla disciplina. A volte ho l’impressione che molti viaggino da soli
nell’insegnamento rifiutando il confronto non solo con l’ufficio scuola diocesano, ma anche con il
proprio colleghi. Al n. 32 del loro documento i vescovi dicono: “È necessario anzitutto che in ogni
diocesi si dia vita a un corpo di docenti di religione stabilmente dedicato alla scuola: sacerdoti,
religiosi e laici a orario pieno, che lavorano in gruppo, nei diversi ordini e gradi della scuola.
Opportunamente seguiti e aggiornati, tali gruppi possono offrire un contributo significativo per le
sperimentazioni e per le iniziative di studio sull'IRC a vantaggio degli altri docenti e di tutta la
scuola.” Lavorare in gruppo non è quindi una scelta opinabile, ma un preciso dovere per gli
insegnanti di religione in tutti gli ordini di scuola. La tentazione di far da sé e di ritenersi migliori
degli altri provoca soltanto malesseri e danneggia la presenza dell’insegnante e della sua
disciplina nella scuola. Dobbiamo quindi contrastare la mentalità oggi diffusa anche nella scuola
che ognuno può presentare la propria opinione come verità, non impegnandosi per un serio
confronto e un sincero dialogo. L’insegnante di religione è chiamato ad essere testimone del fatto
che la fede cattolica è vissuta in una comunità, e che solo nella condivisione si trasmettono
contenuti con una metodologia adeguata.
4. Occorre poi guardare alla propria attività come ad un servizio culturale e educativo offerto ai
giovani, alle loro famiglie, ai colleghi e alla società. Non si tratta quindi di fare un lavoro come un
altro, ma di condividere la passione educativa di Cristo e della Chiesa, all’interno della grande sfida
educativa che questa nostra epoca ci pone. Un insegnante di religione che ripete stancamente
ogni anno i medesimi contenuti, che si limita a far vedere dei film, che smorza ogni dibattito, che
non promuove, dove questo è possibile, dei percorsi interdisciplinari, è un insegnante che ha
spento l’ardore educativo, rimane un pallido fantasma del maestro che dovrebbe essere. Ecco
perché nell’aggiornamento puntiamo molto sulla metodologia laboratoriale, per aiutare attraverso il
confronto sul campo a rimotivarsi, proponendo nuove unità di apprendimento, applicando nuove
metodologie, confrontandosi insieme perché cresca l’ardore per l’educazione. Non si tratta quindi
di ascoltare delle belle relazioni per aggiornarsi, o di ricevere ulteriori contenuti teologici o
pedagogici, ma di rendere formativo ciò che noi facciamo, l’insegnamento.
5. Sono convinto che tutti questi discorsi riguardino anche le maestre di classe, perché nel
momento in cui hanno scelto di insegnare anche religione cattolica hanno accolto tutto ciò che tale
insegnamento comporta per gli insegnanti di religione specialisti. I Vescovi nella nota del ‘91 così
si rivolgono agli insegnanti di classe: “Nel rinnovare loro la nostra fiducia, li invitiamo a partecipare
con assiduità ai corsi di aggiornamento stabiliti nelle diocesi per il riconoscimento permanente
della idoneità. Si tratta di un impegno necessario, che ogni docente di classe deve
responsabilmente fare suo per rinnovare la sua preparazione teologica, pedagogica e didattica e
per svolgere un IRC in conformità alla dottrina della Chiesa e secondo una programmazione
rispondente alle esigenze proprie di una disciplina scolastica.” Anche per loro quindi si richiede la
partecipazione ai corsi di aggiornamento diocesani, perché il loro servizio sia qualificato dal punto
di vista non solo dei contenuti, ma anche della metodologia e soprattutto della testimonianza di
comunione e condivisione ecclesiale.
6. Concretamente, per il prossimo anno come tematica di fondo del nostro percorso di
aggiornamento-formazione, sollecitati dal Vescovo proporremo l’antropologia cristianamente
ispirata in dialogo con la modernità. Questo tema ci aiuterà ad entrare in dialogo con la filosofia e
le scienze umane, per vedere come il messaggio cristiano teologicamente pensato non sia
contrario alla piena realizzazione dell’umanità, anzi rende l’uomo pienamente se stesso.
La metodologia che seguiremo sarà quella di incontri di approfondimento sulle scienze umane, la
filosofia e la teologia, e da questi contenuti estrapoleremo poi le attività laboratoriali a cui invitiamo
nuovamente tutti ad essere presenti in maniera positiva, per creare percorsi di apprendimento
significativi per ogni ordine di scuola. Il laboratorio potrà quindi diventare una sorta di officina in cui
smontare e rimontare i contenuti perché siano efficaci nel compito educativo che viviamo,
utilizzando le metodologie più moderne ed adeguate.
Per quanto poi riguarda gli attestati di partecipazione, con il prossimo anno punteremo sulla
gestione completamente informatica della frequenza alle attività di aggiornamento. Vi chiedo quindi
la cortesia di aprire tutti una casella di posta elettronica, e di verificare nei prossimi mesi se
l’indirizzo che avete comunicato all’ufficio sia ancora in uso e corretto. A ciascun insegnante a
settembre verrà consegnato un tesserino magnetico con cui si registrerà la presenza ad ogni corso
a cui si parteciperà, registrando l’ora di ingresso e di uscita. In tempo reale sarà così registrata
quindi la partecipazione all’aggiornamento e ciascuno potrà dal proprio computer vedere la propria
situazione. Inoltre tramite mail sarà reso più facile comunicare per richieste di informazioni sui corsi
o per avvisare di cambiamenti degli orari o delle sedi.
Sarà importante quindi che entro il mese di settembre ogni insegnante di religione si iscriva ai corsi
che intenderà seguire, per darci la possibilità di organizzare al meglio le sedi e i materiali
necessari.
Spero che queste considerazioni siano accolte da tutti con spirito di critica positiva e di poterne
eventualmente parlare con ciascuno nell’incontro che avremo in vista della presentazione della
domanda per il prossimo anno. Anche se breve, tale appuntamento è per me importante per
rinsaldare un legame di comunione che va oltre il rapporto funzionale e burocratico per arrivare
alla condivisone di una relazione personale ed ecclesiale. Rimango sempre a disposizione anche
per eventuali incontri che ciascuno di voi può chiedere previo appuntamento in ufficio per qualsiasi
chiarimento o problema.
Rinnovo la stima e l’apprezzamento per quanti ogni giorno con professionalità e serietà vi
assumete l’impegno del servizio all’educazione dei ragazzi all’interno della scuola, e per quanti
accogliete con simpatia e spirito di collaborazione le proposte formative di aggiornamento offerte
dal nostro ufficio scuola. Spero che tutti, consapevoli della grande responsabilità che abbiamo
dalla missione educativa, non vengano meno al compito di rendere sempre più buona la propria
vita anche nella professione docente.
Con grande riconoscenza per il compito educativo che vi siete assunti e ricordandovi con amicizia
e affetto nella preghiera perché lo Spirito del Signore vi sostenga e vi illumini ogni giorno,
don Domenico Consolini
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