Africa le prospettive del continente del futuro Un mondo di nuovi mercati tutti da costruire Quant’è grande l’Africa? Le 5 Afriche: Africa del Nord Africa Orientale Africa Occidentale Africa Centrale Africa Australe Perché il continente del futuro? Crescita: ● economica ● demografica ● culturale Ultimo mercato rimasto Crescita demografica Secondo l’Onu (World Population Prospects 2013), più della metà della crescita della popolazione da qui al 2050 si verificherà in Africa ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ Gli africani potrebbero passare dagli attuali 1,1 miliardi a 2,4 miliardi nel 2050 e raggiungere i 4,2 miliardi entro il 2100. Un terzo degli abitanti della Terra vivrà in Africa nel 2100, contro uno su sette oggi (istituto francese di studi demografici, Ined) Nel 2050 il paese più popoloso dell’Africa, la Nigeria, conterà 444 milioni di abitanti, più degli Stati Uniti. Nel 2100 la Nigeria potrebbe addirittura sfiorare il miliardo di persone, superando la Cina – la cui popolazione potrebbe diminuire – e collocandosi dietro l’India, al secondo posto mondiale. Entro la fine del secolo le popolazioni di Uganda e Tanzania potrebbero superare ciascuna i 200 milioni di abitanti, mentre il Kenya i 160 milioni. L’Uganda, la cui attuale popolazione è di circa 30 milioni di persone, avrà il più alto tasso di crescita demografico a livello mondiale, mentre gli abitanti della Tanzania potrebbero quintuplicare, fino a 200 milioni Paesi popolosi Oltre ai paesi si vanno delineando sempre di più blocchi regionali: Africa Occidentale (Ecowas) Africa Orientale (Eac, Igad) Africa Australe (Sadc) Africa Centrale COMESA (Africa est+sud) mercato da 500 milioni di persone Inurbazione Seguendo una tendenza nota anche in Africa le popolazioni lasciano le campagne e si spostano in città Inurbazione Le città più popolose tra sette anni I mercati urbani sono tutti da soddisfare Aspettativa di vita Forza lavoro La forza lavoro nel continente schizzerà a 163 milioni entro il decennio. Per il 2035 sarà superiore a quella della Cina. Ed entro il 2050, gli africani saranno il 25% della forza lavoro globale. La città più cara del mondo? Luanda (Angola) Da sei anni, secondo la classifica di Mercer la capitale angolana è la città più cara al mondo per gli espatriati. Più cara di Tokyo, Osaka, New York, Ginevra, Mosca, Hong Kong. DATI MACROECONOMICI Dati macroeconomici Il PIL è in crescita Nonostante la crisi, la Banca Mondiale ha rivisto (ad Ottobre) al rialzo la crescita dei paesi dell’Africa sub-sahariana. La percentuale di crescita delle economie africane è più che doppia rispetto alla crescita attesa per il resto del mondo ★ Nel 2013 la crescita dovrebbe attestarsi ad un più 4,9% ★ Nel 2014 +5,3% ★ Nel 2015 +5,5% A medio termine, le prospettive di crescita rimangono forti, rinvigorite e sostenute da un’economia mondiale in graduale miglioramento, da prezzi delle materie prime costantemente elevati e da maggiori investimenti in infrastrutture regionali, commercio e crescita del business. I motori della crescita Elementi positivi che delineano un futuro di crescita per le economie africane: ● ricchezze minerarie ● crescita del consumo interno ● aumento degli investimenti privati Le recenti scoperte di petrolio, gas naturale, rame e altri minerali strategici, e l’espansione di numerose miniere o la costruzione di nuove in Mozambico, Niger, Sierra Leone e Zambia, insieme a una migliore governance politica ed economica, stanno sostenendo una solida crescita economica in tutto il continente Economie dinamiche Sette delle 10 economie a crescita più rapida sono in Africa Investimenti diretti Secondo i dati della Banca Mondiale, quest’ anno il flusso di investimenti stranieri diretti è atteso in crescita del 24% rispetto al 2012, attestandosi ad un valore di poco inferiore a 29,5 miliardi di euro. Un aumentato flusso di investimenti sta poi sostenendo le performance di crescita della regione. Nel 2012, ad esempio, i flussi netti di capitali privati in Africa sub-sahariana è aumentato del 3,3 per cento, toccando un record di 54,5 miliardi dollari. Rimesse 60 miliardi di dollari soldi inviati in Africa dagli emigranti del continente nel 2012 (Banca Mondiale) Nigeria da sola ha fatto registrare lo scorso anno 21 miliardi di dollari Dopo India, Cina, Filippine e Messico, la Nigeria è il quinto paese al mondo per volume di rimesse. Il flusso reale è superiore e non tiene conto dei canali informali Rimesse record L’ammontare delle rimesse africane supera abbondantemente la cifra raccolta da tutti i programmi di aiuto allo sviluppo, riduzione della povertà etc... della comunità internazionale. Secondo la Bm, i migranti africani potrebbero risparmiare ogni anno fino a 3 miliardi di euro se le spese per inviare i soldi nei propri paesi d’origine fossero ridotte dalla media attuale del 12,4% al 5%. Anche il G8 e il G20 hanno fissato l’ obiettivo del 5% entro il prossimo anno. Fondi di investimento Saranno i fondi d’investimento ‘private equity’ la nuova frontiera finanziaria che consentirà ai Paesi del continente di sostenere i costi della realizzazione delle infrastrutture. E’ la conclusione a cui sono giunti i responsabili della Commissione economia per l’Africa (ECA), una delle cinque commissioni economiche regionali incaricate di riportare al Consiglio economico e sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite. Il settore dei private equity si sta dimostrando l’ambito più in rapido movimento sul panorama finanziario africano. Soltanto lo scorso anno, tali strumenti hanno raccolto fondi per oltre 1,5 miliardi di dollari a dimostrazione di come gli investitori internazionali siano interessati alle opportunità offerte dai diversi Paesi del continente. Commercio Estero Dal 2000 al 2011 il valore delle esportazioni africane è quasi raddoppiato passando dai 148.6 miliardi l’anno del 2000 ai 581.8 miliardi del 2011, secondo i dati del UN Conference on Trade and Development (UNCTAD). Negli ultimi due anni i valori sono saliti ancora. Alcune aziende, a cominciare da quelle cinesi attive nel settore calzaturiero e pelli hanno cominciato a delocalizzare in Africa (Etiopia). All’interno di questo aumento delle esportazioni spiccano due tendenze... Cambiano i mercati La Banca Mondiale nota come, nell’ ultimo decennio, siano cambiate le tradizionali destinazioni dei prodotti in uscita dal continente. Dal 2000, la crescita complessiva delle esportazioni dell’Africa sub-sahariana verso i mercati emergenti (tra cui quelli di Cina, Brasile e India, e di altri paesi della stessa regione africana) ha superato quella delle esportazioni verso i mercati sviluppati. Il totale delle esportazioni in Brasile, India e Cina è stato superiore a quello delle esportazioni verso il mercato dell’ UE nel 2011. Nel grafico mancano Turchia, Russia, Argentina, Malesia, Singapore, etc... Settori di interesse Infrastrutture Energia Agribusiness ICT Minerali Infrastrutture Le Infrastrutture sono responsabili di oltre il 50% della recente crescita economica africana L’Africa investe solo il 4% del proprio PIL sulle infrastrutture. La Cina il 14% Le infrastrutture migliorano la competitività, facilitano il mercato interno e internazionale e facilitano l’integrazione regionale Principale oggetto della gran parte degli Investimenti esteri diretti. Strade Acqua Linee elettriche Sistemi sanitari Centrali Telefonia Mobile Ferrovie Internet Porti Aeroporti Boom Oil & Gas ● Nuovi e vecchi giacimenti ● Nuovi e vecchi clienti ● l’Africa Orientale ● Shale Gas A destra una mappatura delle risorse energetiche fatta nel 2006 dalla British Petroleum Tratto dal numero di Maggio di Africa e Affari Gas naturale Petrolio Carbone Minerali Stima delle riserve minerali africane Terre Rare Non solo materie prime L’Africa non è più solo petrolio, diamanti e minerali ➢ Dal 2000 al 2008 le materie prime hanno inciso sul 24% del PIL ➢ La spesa dei consumatori interni rappresenta più del 60% del PIL dell’Africa Questa tendenza è stata trainata da una serie di fattori concordanti: il calo dell’inflazione, che è passato dal 9,5 per cento del gennaio 2012 al 7,6 per cento nel mese di dicembre 2012; un migliore accesso al credito, ad esempio in Angola, Ghana, Mozambico, Sud Africa e Zambia; i tassi di interesse più bassi ; la crescita dei redditi agricoli, grazie a condizioni climatiche più favorevoli in paesi come la Guinea, Mauritania e Niger; Aumento Classe Media La nascita di una classe media in grado di avere un potere di spesa è uno degli elementi chiave del recente sviluppo africano. ➔ ➔ ➔ ➔ ➔ Triplicata negli ultimi 30 anni 355 milioni di africani (nel 2010) ovvero il 34% della popolazione Nel 2060 saranno 1,1 miliardi (42% della popolazione) La spesa della classe media è passata dai 680 miliardi di dollari del 2008 ai 2200 miliardi stimati entro il 2030. Sulla base del trend attuale (segnalato in crescita) la classe media del continente aumenta di oltre 3 milioni di persone l’anno Quadro previsionale della Amethis Finance L’Africa per classi Crescita dei Mercati Tutte le principali tendenze (Infrastrutture, Energie, Politiche regionali, Inurbazione) spingono a ritenere certo un ulteriore aumento dei mercati e una loro crescente integrazione: ● Nazionali ● Regionali ● Intrafricani SFIDE Energia - Infrastrutture Diversificazione e condivisione Diversificare è l’altra parola d’ordine per i governi africani Questione politica ed economica La crescita della ricchezza in mano a pochi viene sempre meno digerita dalle popolazioni che, grazie alle nuove tecnologie e ai miglioramenti culturali sono sempre più a conoscenza di cosa accade intorno. Si cerca quindi di finanziare e incentivare tutte quelle attività economico-industriali che garantiscono lavoro e la creazione di valore aggiunto sul territorio. Agricoltura Manifatturiero Meccanico ICT La diversificazione risponde inoltre anche a precise necessità economiche. Sempre più impegnati a rispettare canoni e paletti dell’economia e delle finanza internazionale i governi del continente cercano in ogni modo di frenare l’uscita di moneta pregiata (dollari, euro etc) per importare beni di prima necessità o che potrebbero essere lavorati sul territorio portando al contempo lavoro e sviluppo. L’esempio del settore avicolo in Angola. Il ministero dell’economia, e non dell’ agricoltura, ha annunciato facilitazioni e incentivi per la produzione di uova nel paese. Agribusiness La Vera risorsa del continente Un affare da un Trilione di dollari (1000 miliardi) entro il 2030 oggi da oltre 310 miliardi Agricoltura 25% PIL Agribusiness 20% PIL Tra il 60 e l’80% lavora nel settore Africa possiede 50% terre non coltivate del pianeta Crescita produzione agricola negli ultimi 50 anni è stata minima Produttività agricola è inferiore del 60% con punte, a seconda della coltura, dell’80% Africa consuma il 2% delle risorse idriche, a fronte di una media del 5% Importazioni aumentano del 3,4% annuo Africa importa 30 miliardi di dollari anno di cibo La grande distribuzione e i mercati interni da soddisfare. La forbice sociale delle due linee di rifornimento In Africa subsahariana si trovano, secondo la Banca mondiale, circa la metà delle terre coltivabili ma ancora non sfruttate presenti al mondo, pari ad oltre 202 milioni di ettari: una risorsa fondamentale che potrebbe contribuire a ridurre drasticamente la povertà ed accompagnare lo sviluppo economico. È la chiave di volta dello sviluppo dell'Africa: dopo anni di abbandono e di trascuratezza, l'Agricoltura è tornata ad essere considerata la RISORSA del continente. Sacrificata sull'altare della crescita industriale, della sete di materie prime e della finanza, l'agricoltura è tornata ad attirare l'attenzione di governi e comunità economica, ma anche di donors per lo sviluppo. E proprio alla parola sviluppo è legata la forza maggiore dell'agricoltura in Africa. In un continente dove il settore agricolo contribuisce al 25% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e occupa oltre il 60% della forza lavoro è evidente che ha poco senso parlare di reale sviluppo, di crescita inclusiva o di miglioramenti dell'economia se non si affronta il cuore del settore cardine da cui dipendono i destini di centinaia di milioni di persone. Terra disponibile in abbondanza Condizioni climatiche favorevoli (ecosistemi e clima diversi consentono di avviare qualsiasi coltura) Sfide od opportunità? Dalla sussistenza al commercio Nella maggior parte dei paesi africani l'agricoltura e l'agribusiness hanno finora perso la gara della competitività. Se misuriamo la competitività con la quota che l'Africa detiene nelle esportazioni agricole mondiali non possiamo non notare come i dati siano diminuiti negli ultimi decenni per moltissimi prodotti, un dato ancora più importante se si considera che parallelamente, negli ultimi dieci anni, i prezzi dei prodotti agricoli sono aumentati a livello globale. Paesi in fase di sviluppo come Brasile, Indonesia e Tailandia esportano oggi più prodotti agricoli dell'intera Africa sub-sahariana. Parallelamente, e a conferma di un mercato interno in crescita, le importazioni di prodotti alimentari in Africa è in continua crescita. Una situazione che rischia di creare a breve un paradosso che vedrebbe l'Africa aumentare in maniera molto rapida le importazioni di prodotti agricoli a fronte di un'abbondanza di terre e acqua con pochi paragoni. Sfide od opportunità? La resa L'Africa, infatti, è la zona del pianeta con la resa agricola più bassa. La resa dei terreni, ma anche degli allevamenti animali, del continente nero è generalmente inferiore alla metà di quella di altre zone del mondo come Asia e America Latina e molto inferiore a quella di altre aree con un potenziale agro-ecologico persino minore. Il divario di rendimento di una coltura alimentare fondamentale come il mais è il più ampio registrato con una differenza di resa che va dal 60 al 80 per cento. Ovvero un campo di mais africano rende il 60-80% in meno di un campo latinoamericano, ad esempio. Le perdite successive al raccolto sono molto elevate rispetto alla media mondiale con un 15-20 per cento per i cereali e ancora più alte per i prodotti deperibili a causa degli obsoleti sistemi di conservazione o di altre datate infrastrutture aziendali.I pessimi dati sul rendimento dei terreni sono il risultato dello scarso uso nel mondo agricolo africano di metodi e attrezzature moderne: dalle sementi, ai fertilizzanti, dai macchinari ai sistemi irrigui. Sfide od opportunità? Irrigazione, fertilizzanti, sementi L’immenso potenziale di sviluppo del settore agricolo africano è legato proprio alla necessità di modernizzare la sua produzione: ● fertilizzanti ● sementi ● sistemi irrigui ● macchinari La quasi totalità dei fertilizzanti usati in Africa sono importati e i prezzi risultano superiori del 30% rispetto ad altre zone del mondo, ad esempio la Tailandia, che importano quasi tutti fertilizzanti che utilizzano. Tra gli strumenti da mettere a disposizione del settore per favorirne la crescita spicca poi la creazione di un comparto di ricerca e sviluppo agricolo attualmente inesistente, e che contribuirebbe anche a creare una forza lavoro specializzata nel settore agricolo Governi come alleati Nella trasformazione dell’agricoltura da un sistema di sussistenza a uno commerciale/industriale si può contare su un alleato di peso: i GOVERNI Sia i grandi organismi internazionali che i singoli governi stanno spingendo per uno sviluppo agricolo accelerato del continente: ● riduzione delle importazioni (e conseguente perdita di valuta pregiata) ● possibilità di fornire posti di lavoro alla pancia agricola del continente, ● aumentare della ricchezza nelle zone rurali ● aumento della ricchezza tra le classi rimaste finora ai margini dell'impetuosa crescita macroeconomica di molti “Leoni africani”. Ecco perchè quasi tutti i governi dei principali paesi africani garantiscono importanti incentivi per chi intende operare nel settore agricolo Anche per questi motivi il governo o istituzioni sono spesso il primo interlocutore per l’imprenditore che intende affacciarsi ai mercati sub-sahariana Nel settore agricolo i governi africani si muovono spesso in sinergia con le istituzioni e i donors internazionali, impegnati nel settore per garantire sicurezza alimentare ed eliminare la povertà In questo settore, poi, sono possibili alleanze con le ong italiane, una realtà radicata e stimata in tutta l’Africa Governo e istituzioni spesso sono dietro le realtà industriali o commerciali locali nascenti, spesso possibili interlocutori interessati siamo come acquirenti di macchinari o servizi che come possibili partner per nuova attività Mercati interni Un elemento che spesso si tende a trascurare. Soprattutto nei centri urbani vi è un crescente mercato interno da parte della classe media. Differenziazione delle abitudini di acquisto. Aumentano importazioni. I prodotti locali non finiscono sugli scaffali perché manca packaging, calibratura, lavaggio etc…. Già oggi si può assistere a testimonianze dirette del prossimo futuro africano guardando alle differenti catene di valore dei prodotti agricoli esistenti sul continente: ● da un lato il settore informale che serve i gruppi sociali a reddito più basso ● dall'altro il settore formale destinato a consumatori con maggiori capacità di reddito e alle esportazioni. Le prospettive di crescita del settore formale sono destinate a subire una rapida accelerazione, dal momento che tanto la domanda interna del continente che quella dei mercati globali continua ad aumentare. Una tendenza destinata a proseguire e ad accelerare ulteriormente per quanto riguarda il quadro domestico africano. La Grande Distribuzione I supermercati sono destinati a decollare, con tutte le implicazioni che questo comporta per le tradizionali catene di vendita e per i piccoli produttori. Un numero crescente di supermercati vengono realizzati in giro per l'Africa, dove generalmente si rivolgono alle popolazioni di reddito più alto. I benefici di questo sviluppo possono includere una più vasta fornitura di prodotti, catene di disribuzione più ampie, cibi più controllati, economie di scala e prezzi più bassi per i consumatori. Allo stesso tempo le loro modalità di rifornimento possono cambiare profondamente le catene di fornitura a rappresentare una sfida per i piccoli produttori agricoli. I supermercati già oggi influenza i sistemi di vendità più tradizionali in termini di offerta, di qualità e di catene di rifornimento più organizzate, spingendo spesso i piccoli rivenditori a migliorare i loro servizi. Dalla produzione, al confezionamento, dalla lavorazione alla qualità, l'impatto che la grande distribuzione può avere può a ragione essere definita come la Rivoluzione dei Supermercati. Le due principali catene di supermercati dell'Africa sono Shoprite e Massmart, entrambi sudafricani. Shoprite è il primo rivenditore di cibo del continente con 1246 punti vendita aziendali e 274 franchisers in 18 paesi del continente. A ruota segue Massmart con 9 gradni magazzini e 288 negozi in 14 paesi africani. A conferma della tendenza evidenziata e della crescita del mercato interno africano il fatto che lo scorso anno il gigante mondiale della grande distribuzione, il colosso statunitense Wal-Mart, abbia acquistato il 51% del sudafricano Massmart per oltre 2 miliardi di dollari, in quella che è ad oggi considerata la più grande transazione commerciale della storia recente africana. Mercati interni Il mercato alimentare urbano in Africa è, secondo gli esperti, destinato a quadruplicarsi nell'arco dei prossimi anni fino a superare, entro il 2030, un giro d'affari di 400 miliardi di dollari. Una spinta che costringe a grandi investimenti nell'agribusiness, nella lavorazione, nella logistica, nell'infrastruttura di mercato e nelle reti di distribuzione. Gli esperti non hanno dubbi: la crescente classe media africana sta cercando varietà e migliore qualità nella sua dieta e i settori di maggior crescita sono riso, cereali, avicoltura, oli vegetali caseario e orticoltura. INFRASTRUTTURE - E’ uno dei colli di bottiglia dello sviluppo del continente, ma i governi si stanno attrezzando per colmare il divario. Punti dolenti: di chi è la terra? Per sviluppare davvero il settore agricolo è poi fondamentale mettere mano alla questione dell'accesso e della proprietà della terra. Finchè i diritti terrieri di intere comunità o di singoli individui non verranno garantite e non migliorerà la governance delle risorse terriere sarà difficile sviluppare l'agribusiness. La recente attenzione dei media di massa al cosiddetto fenomeno del Land Grabbing ha evidenziato lo scarso controllo di vaste e sottoutilizzate risorse terriere così come la mancanza di diritti di uso o di proprietà terriere certi tanto per piccoli proprietari quanto per investitori. Alcuni governi stanno cercando di correre ai ripari mettendo a punto processi di distribuzione delle terre partecipativi, decentralizzati, trasparenti, formalizzando rapidamente i diritti terrieri dei singoli o di intere comunità e dando alle comunità le capacità necessarie per negoziare accordi giusti con possibili investitori. Oltre che nella storia, modelli di gestione della distribuzione delle proprietà terriere e di partnership tra comunità e investitori privati in grado di risolvere problematiche simili a quelle africane possono essere ritrovati in alcuni paesi asiatici, a cominciare dalla Malesia. Sarebbero pari ad oltre il 90% delle terre rurali, gli appezzamenti che in Africa sono privi di un’adeguata registrazione: a segnalarlo è un recente studio pubblicato dalla Banca mondiale intitolato “Securing Africa’s Land for Shared Prosperity” Un nuovo strumento utile Si chiama “Soil Atlas of Africa”, è stato realizzato da un team di esperti internazionali ed è una mappatura delle risorse naturali del continente al servizio di agricoltori, dirigenti d’ azienda e politici. “Un lavoro del genere era stato fatto in precedenza ma non era stato più aggiornato” ha spiegato Arwyn Jones, uno dei componenti del gruppo di ricerca che ha messo a punto l’Atlante. Frutto di un progetto avviato quattro anni fa, l’Atlante ha richiesto la partecipazione di esperti della Commissione Europea, dell’Unione Africana e della Fao. È pensato quale strumento di informazione scientifico-divulgativo, fornisce informazioni utili sulle specificità dei suoli; un altro gruppo di ricerca sta lavorando per riversare i contenuti dello studio all’interno di un sito internet appositamente studiato. Secondo gli stessi ricercatori, l’Atlante dà un efficace colpo d’occhio sui suoli africani, sulla loro diversità e sulle possibilità d’uso sia in ambito agricolo che non. Un elmento importante quest’ultimo per consentire ai decisori politici di scegliere quali aree destinare all’urbanizzazione e quali destinare invece alle coltivazioni di una crescente popolazione. Uno degli esempi fatti e riscontrabili sull’Atlante riguarda un particolare tipo di suolo chiamato “vertisol” che garantisce ottime rese e che si trova in Africa centrale, alcune zone dell’Africa occidentale e in Africa australe. Una guida per muoversi Informarsi Conoscere (Fondi d’ investimento, BEI, AfDB) Medio lungo periodo Partner locale, Formazione Scout, tender, contatti, GRAZIE Infoafrica è un servizio di Internationalia S.r.l. Via Val Senio 25 00141 Roma Tel. +39 068860492; +39 0692956629 Mob.: +393939227770 Fax +39 0692933897 Email: [email protected] skype:massimozaurrini Facebook, Linkedin: Massimo Zaurrini