ACCERTAMENTI INFETTIVOLOGICI PER PAZIENTI IN ATTESA DI TRAPIANTO RENALE Dr.ssa David Paola S.C.O Nefrologia e Dialisi AOU Maggiore della Carità-Novara Il benessere (da ben – essere = "stare bene" o "esistere bene") è uno stato che coinvolge tutti gli aspetti dell'essere umano. L'accezione antica che faceva coincidere il benessere con la salute (per lo più fisica) riconducibile approssimativamente ad una condizione di assenza di patologie, ha assunto, nel tempo un'accezione più ampia, arrivando a coinvolgere tutti gli aspetti dell'essere (fisico, mentale e sociale). Il concetto di una necessaria implicazione nel benessere globale non solo di aspetti psico-fisici, bensì anche di aspetti sociali, oltre che trovare una radice nel pensiero filosofico sia orientale, sia occidentale, trova recenti conferme anche in campo medico scientifico. Anche nel rapporto della Commissione Salute dell'Osservatorio europeo su sistemi e politiche per la salute (a cui partecipa il distaccamento europeo dell'OMS) è stata proposta la definizione di benessere come "lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società". Come si legge nel Rapporto, tutti e cinque gli aspetti sono importanti, ma ancora più importante è che questi siano tra loro equilibrati per consentire agli individui di migliorare il loro benessere. INTRODUZIONE Le infezioni nel post trapianto giocano un ruolo fondamentale e pertanto necessitano di particolare approfondimento nel periodo pretrapianto Tra queste in particolare, degne di attenzione per l’alto rischio di recidiva o associazione ad eventi neoplastici sono i virus quali il Citomegalovirus (CMV), l’Epstein Barr virus (EBV), la VaricellaZoster (VZV) e il papilloma virus (HPV). La conoscenza dell’assetto infettivologico pre-trapianto puo’ indirizzare gli operatori ad effettuare un’adeguata profilassi ed un attento monitoraggio post-trapianto INFEZIONI ATTIVE HIV-HBV-HCV-LUE MANTOUX-QUANTIFERON RX TORACE –RX OPT UROCULTURA HPV-CMV-EBV-VZV RICERCA H.P. NO TX •TBC LATENTE • INFEZIONE DA PAPILLOMA VIRUS TUBERCOLOSI: MALATTIA EMERGENTE? Le malattie emergenti hanno catturato l’immaginazione del pubblico e l’attenzione della comunità scientifica •NUOVA MALATTIA CLINICAMENTE DISTINTA •MALATTIA GIA’ CONOSCIUTA LA CUI INCIDENZA E’ IN AUMENTO IN UN DETERMINATO LUOGO ED IN UNA DETERMINATA POPOLAZIONE Epidemiologia Una malattia persistente Rappuoli R. Nat Med 2004 STORIA DELLA TBC Le prime osservazioni della malattia tubercolare provengono dall’antichità paleopatologi hanno identificato alterazioni ossee caratteristiche nella fauna del periodo paleolitico e neolitico; nella letteratura hindu (3000 AC) è documentata come “wasting fever” degli elefanti. Evidenze di tubercolosi umana risalgono alla Valle del Nilo in era predinastica (prima del 3000 AC) e al Perù pre-colombiano; mummie di numerosi siti egizi hanno rivelato alterazioni scheletriche tipiche del morbo di Pott; alcuni documenti sembrano dimostrare che dei sanatori per le vittime della tisi fossero presenti in Egitto già nel 1000 DC. I greci chiamavano la malattia phtisis (consunzione) sottolineando l’importante deperimento generale dei casi cronici non trattati (Ipporcrate); Aristotele aveva ipotizzato il contagio attraverso l’aria respirata dal soggetto sano vicino al malato. La tubercolosi non esisteva in forma epidemica prima del 1870: il presupposto è l’ aggregazione sociale 1870: RIVOLUZIONE INDUSTRIALE MODELLO EPIDEMIOLOGICO la TB si diffonde rapidamente in questi condizioni: turni lavorativi eccessivi, ambienti piccoli e bui, sovraffollamento, malnutrizione, clima umido. XIX secolo EUROPA OCCIDENTALE XX secolo EUROPA ORIENTALE, AMERICA (soprattutto NORD) Diffusione parallela all’aumento della densità di popolazione La tubercolosi in questi secoli è stata la più importante causa di morte XXI secolo AFRICA, ASIA 2003: highest estimated TB rates per A livello globale capita were in Africa esistono grandi per 100 000 pop < 10 10 - 24 25 - 49 50 - 99 100 - 299 300 or more No estimate The designations employed and the presentation of material on this map do not imply the expression of any opinion whatsoever on the part of the World Health Organization concerning the legal status of any country, territory, city or area or of its authorities, or concerning the delimitation of its frontiers or boundaries. White lines on maps represent approximate border lines for which there may not yet be full agreement. © WHO 2004 Global Tuberculosis Control. WHO Report 2003. WHO/HTM/TB/2004.331 differenze nell’incidenza di tubercolosi. Si va infatti da aree con un’incidenza stimata superiore a 100/100.000 ( gran parte dell’Asia e dell’Africa), ad aree con incidenza <25/100.000 (i Paesi industrializzati). In Europa i valori di incidenza più bassi si osservano nei Paesi Occidentali , mentre si raggiungono valori superiori a 100.000 negli stati dell’ex Unione Sovietica. In Italia ca 610/100000 www.worldmapper.org I principali fattori che hanno avuto un impatto sulle dinamiche epidemiche della tubercolosi in Italia negli anni più recenti sono stati l’immigrazione da Paesi ad alta endemia tubercolare e la diffusione dell’infezione da HIV La proporzione di persone nate fuori dal nostro Paese sul totale dei malati di tubercolosi è andata aumentando nell’ultimo decennio, ed è ormai prossima al 50%. Una tendenza simile si è osservata praticamente in tutti i paesi dell’Europa occidentale. N° stranieri che hanno iniziato la Dialisi in Piemonte dal 1992 al 2008 La situazione epidemiologica della tubercolosi oggi in Italia è caratterizzata da una bassa incidenza nella popolazione generale e dalla concentrazione della maggior parte dei casi in gruppi a rischio e in alcune classi di età (anziani, immunodepressi e stranieri).I pazienti con ESRD in dialisi sono a rischio aumentato di sviluppare TB. Diagnosticare la tubercolosi latente è pertanto essenziale prima del trapianto. INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE (ITL) Condizione nella quale M. tuberculosis si è insediato nell’organismo: senza sintomi clinici senza anomalie radiografiche compatibili con TB attiva con reperti batteriologici negativi DIAGNOSI DI ITL •TST (Mantoux) •Test basati sul Rilascio di Interferon γ IFN-γ Mantoux Sensibilità 89% 65,7% Specificità 98,2% 35,4% Mori et al Am.J. Respir. Crit.Care Med 2004 TEST BASATI SUL RILASCIO DI IFNγ QuantiFERON TB Gold In Tube I linfociti T del pz vengono posti in contatto con: Ag BK-specifici (ESAT6 e CFP10) controllo negativo privo di Ag controllo positivo (mitogeno) Vantaggi Dosaggio IFN-γ dopo incubazione e interpretazione test: Assenza IFN-γ = assenza infezione Presenza IFN-γ = infezione Presenza di IFN-γ nel controllo neg = test non valido Assenza di IFN-γ nel controllo pos = deficit immunitario Test in vitro (no effetto booster) Specificità elevata (non influenzati da BCG e NTM) Praticità (non necessario rivedere il soggetto) Interpretazione oggettiva TRATTAMENTO STANDARD DELLA INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE TRATTAMENTO STANDARD CON ISONIAZIDE • L’isoniazide è il farmaco prescelto per il trattamento preventivo • bambini (<15 anni ) 10mg/kg fino ad un massimo di 300 mg al giorno per 6-9 mesi • adulti: 5mg/kg fino ad un massimo di 300 mg al giorno per 6 mesi • Sieropositivi all’ HIV, altra immunodepressione o RX torace anormale per lesioni parenchimali stabili relativi ad una precedente TB guarita: 12 mesi SCOPO DELLO STUDIO effettuare un’indagine epidemiologica sull’incidenza della ITL e TB attiva in dialisi MATERIALI E METODI 78 pazienti sono stati valutati per immissione in lista d’attesa per trapianto renale dal 2007 al 2010 (età media 54 ±15 aa). A tutti è stato effettuato un prelievo ematico QFT-G. I pazienti QFT positivi sono stati sottoposti a RX torace e visita pneumologica: quelli con TB attiva sono stati trattati con triplice terapia (Rifater 6 cp/die) per 6 mesi fino a TB stabilizzata, quelli con TL sono stati posti in profilassi con isoniazide (INI) 300 mg/die per 6 mesi prima del trapianto. Il trattamento farmacologico è stato associato a controllo degli enzimi epatici ogni 15 gg/1 mese. RISULTATI 78 pz studiati (età dialitica: 78 ± 95 mesi). MASCHI FEMMINE ITALIANI EXTRACOMUNITARI 50 28 67 11 Abbiamo riscontrato 22 pazienti positivi al QFT (28%): 16 maschi e 6 femmine. Di queste 22 positività 1 corrispondeva a TB attiva e 21 a ITL QFT + QFT/TOT ETA’ MEDIA(aa) ITALIANI 16 24 % 57±17 EXTRACOMUNITARI 6 54,5% 47±18 RISULTATI I casi incidenti sono stati nel 2007 l’11% nel 2008 il 31% , nel 2009 il 36%, nel 2010 il 41%. Tutti i pazienti hanno terminato il ciclo di terapia senza complicanze. 50 40 30 20 10 0 2007 2008 2009 2010 CONCLUSIONI L’incidenza dell’ITL nella nostra dialisi è medioelevata e in progressivo aumento nei 3 anni presi in considerazione. La diagnosi con Mantoux è inadeguata per l’anergia cutanea e la cross reattività con la vaccinazione Bacille-CalmetteGuèrin. Riteniamo quindi che il QFT G sia il gold standard per la diagnosi di ITL. La chemioprofilassi con INI è ben tollerata ed è auspicabile effettuarla pre trapianto. •PAPILLOMA VIRUS Famiglia papovaviridie Virus epiteliotropo a DNA: capside senza involucro esterno consistente di 72 capsomeri a pentagono Genoma circolare a doppia elica di DNA (7.000–8.000 paia di basi) Oltre 200 genotipi differenti, di cui 80 infettano l’uomo Syrjänen and Syrjänen . 2000, Chichester:11–46. Papillomavirus infections in human pathology. Wiley & Sons HPV CHE INFETTANO LA CERVICE UTERINA • Sono stati suddivisi in HPV: • “a basso rischio” (6, 11, 42, 43, 44 ecc.) quasi mai • • associati a carcinomi invasivi della cervice “a medio rischio” (35, 39, 51, 56, 59 ecc.) associati, ma non di frequente, con il carcinoma della cervice “ad alto rischio” (16, 18, 31, 33, 45, 52, 58 ecc.) frequentemente associati ai carcinomi della cervice. • Fonte: IARC 2003 Distribuzione percentuale dei carcinomi del collo dell’utero, per tipo di HPV in Europa HPV type prevalence in Cervical carcinomas* in Europe (% of all HPV+ cases treated) 1616 58,1 1818 3333 3131 4545 3535 5858 5656 5252 7373 66 6868 1111 5151 3939 6666 5959 7070 8282 15,7 4,4 4,0 2,9 1,6 1,2 1,0 0,6 58.1% 73.8% 78.2% 82.2% 85.1% 86.7% 87.9% 88.9% 0,6 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 8 tipi di HPV sono responsabili del 0,1 0,0 90% dei cancri del collo dell’utero 0,0 0 20 40 60 Casi di carcinoma della cervice attribuiti ai genotipi di HPV (%) 80 100 Smith JS, Lindsay L, Hoots B et al. Int J Cancer 2007;121:621-32 L’INFEZIONE DA HPV E’ la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale e la trasmissione può avvenire anche tramite semplice contatto nell’area genitale. Il 50-80% dei soggetti sessualmente attivi si infetta nel corso della vita con un virus HPV . L’80% circa delle infezioni sono transitorie, asintomatiche e guariscono spontaneamente. La storia naturale dell’infezione è fortemente condizionata dall’equilibrio che si instaura fra ospite e agente infettante: l’infezione può regredire, persistere o progredire. Il DNA dell’HPV è presente nel 99,7% dei carcinomi cervicali. Baseman JG et al. J Clin Virol 2005; 32 Suppl 1; S1624; Brown DR et al. J Infect Dis 2005; 191: 182–92; Bosch FX et al. J Natl Cancer Inst Monogr 2003; 313; PREVALENZA DELLE INFEZIONI DA HPV Popolazione normale o Pap Test negativo (79 studi) = 6-12% In lesioni LSIL (51 studi) = 22% In lesioni HSIL + (94 studi) = 75% (Health of Technology Assessment : a sistematic review of the role of HPV testing within a cervical screening programme,1999) Popolazione immunodepressa : (pochi studi) - trapianto renale = 22%; - dialisi = 20% (NDT 1994; 9(4): 416-20) - Tx renale – Tx fegato – Tx rene/pancreas = 15,2% (Transplantation Proceedings; 40, 1877-1888 ; 2008) E’ noto come l’incidenza di neoplasie, in particolare quelle correlate alla presenza di virus oncogeni, sia aumentata in pazienti con insufficienza renale cronica terminale e sottoposti a trattamento dialitico. SCOPO DELLO STUDIO VALUTARE NELLE PAZIENTI DIALIZZATE: • PREVALENZA • DISTRIBUZIONE GENOTIPICA DELL’HPV • CORRELAZIONE CON LA NEOPLASIA INTRAEPITELIALE CERVICALE (CIN) MATERIALI E METODI Abbiamo distribuito una lettera informativa riguardante lo studio in corso a tutte le donne dializzate afferenti al nostro Centro da Gennaio 2009 a Gennaio 2010 (N° 73 pz; età anagrafica media: 62±94 aa). 29 pz sono state escluse dallo studio: 9 per rifiuto personale e 20 per motivi clinici. E’ stata quindi effettuata la ricerca, mediante spatolato esocervicale e brushing endocervicale, dell’HPV in associazione al PAP test in 44 pazienti - età anagrafica media: 62± 15 aa - età dialitica media: 60±83 mesi L’acido nucleico dei campioni è stato estratto con Easy Mag (BioMerieux), amplificato in PCR e rivelato mediante microchip Clart Human Papillomavirus 2 (Genomica) che permette la differenziazione di 35 genotipi di HPV. Il costo del test è di circa 70 euro. RISULTATI Caratteristiche della popolazione Pz <35 aa n° Pz 35-65 aa n° Pz > 65 aa n° Pazienti totali 3 20 21 Fumo 0 4 3 Partner sessuali multipli 1 2 2 Stato socioeconomico basso 2 2 4 Precedente trapianto 2 2 0 Tab. 1 Caratteristiche della popolazione studiata RISULTATI Precedenti ginecologici delle pazienti N° pz Positività HPV attuale Nessuno 28 4 Conizzazione per CIN 3 0 Isterectomia per CIN 3 1 Isterectomia per Ca endometrio 1 0 Isterectomia per adenoCa cervice 1 1 Isterectomia per patologia benigna 8 0 Tab.2 precedenti ginecologici delle pazienti studiate RISULTATI • Abbiamo riscontrato 6 positività per HPV (prevalenza 13,6%) Pz N° Età (aa) Genotipo HPV Pap test Colpo + biopsia 1 19 58+59+66 CIN 1 Si 1 69 62 NEG Si 1 71 62 NEG NO 1 72 33 NEG NO 1 73 59 Indice cariopicnotico elevato SI 1 76 62 NEG NO CONCLUSIONI La prevalenza dell’infezione da HPV nelle nostre pazienti dializzate è risultata del 13,6% con distribuzione nelle 2 fasce d’età a rischio maggiore (<19 aa e >65 aa). Genotipo 62 più frequente. L’incidenza di tumori del tratto genitale nelle nostre pazienti in dialisi è risultata del 13,6% (6/44) con tempo medio di insorgenza dall’avvio della dialisi di 68,1 mesi (5,6 aa). Di questi l’83,3% è risultato HPV correlato Non esistono molti studi sulla prevalenza dell’infezione da HPV in popolazione immunodepressa non selezionata in precedenza per citologia positiva. In considerazione del costo relativamente contenuto del test, della maggior incidenza di neoplasie nei pazienti dializzati e della correlazione tra infezione da HPV e CIN, riteniamo possa essere utile inserire lo screening nelle candidate all’ immissione in lista trapianto e/o con fattori di rischio noti CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Linee-guida SIN DIAGNOSI INFEZIONE CURA PREVENZIONE BENESSERE PAZIENTE GRAZIE PER L’ATTENZIONE