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GIULIO SERGIO ROI - RACHELE GROPPI
INTRODUZIONE
Non è un mistero, ma esistono molte conformazioni dell'addome.
Esso è tondo e praticamente privo di muscolatura nel lattante,
diviene più tonico nell'adolescente, subisce importanti modificazioni durante la gravidanza e può assumere diversi aspetti, in relazione alla dieta, all'esercizio fisico ed alle condizioni di malattia che
possono colpire un essere umano. Il sinonimo più popolare di
addome è pancia (dialettale: panza), che può indicare sia ciò che
in essa è contenuto (visceri e quant'altro), sia la parte esterna, la
quale, come abbiamo già avuto modo di rilevare, può assumere le
più varie conformazioni. Pancia è un sostantivo che viene impiegato in varie locuzioni, con i significati più diversi: avere mal di pancia, avere la pancia piena, stare a pancia all'aria, tenersi la pancia
dalle risate, grattarsi la pancia, mettere su pancia, avere la pancia,
pancia a terra, ecc..., tutte condizioni nelle quali, a ben vedere, la
muscolatura addominale gioca un ruolo determinante. È noto che
a livello dell'addome si raccoglie, in molti soggetti, una certa quantità di tessuto adiposo, che può sicuramente tornare utile in situazioni di emergenza, quali il digiuno prolungato, ma anche in situazioni voluttuarie, dove le adiposità addominali vengono indicate
come le maniglie dell'amore. È però importante rilevare che l'eccessiva deposizione di tessuto adiposo a livello addominale predispone alle malattie cardiovascolari (Buemann & Tremblay, 1996).
In linea di massima possiamo quindi affermare che l'addome (la
pancia) dell'uomo (o della donna) può essere considerato un indicatore della condizione e dello stile di vita del suo proprietario (o
della sua proprietaria). Forse per questo motivo, tale zona del
nostro corpo ha da sempre destato un notevole interesse estetico. Tuttavia il noto dizionario medico Dorland, avanza il sospetto
che la parola latina abdomen, derivi dal verbo abdere, che significa
nascondere. Ed infatti l'addome è stato per secoli nascosto dagli
abiti, e solo nella seconda metà del novecento l'abbigliamento da
spiaggia ha permesso di scoprire questa interessante porzione del
nostro corpo, che oggi viene da taluni corredata da un inutile piercing ombelicale, di chiara origine sadomasochista e di indubbio
cattivo gusto. Infatti l'addome è già di per sé naturalmente dotato
di ombelico, che esteticamente è da considerare, senza tema di
smentita, un accessorio complementare e di per sé conturbante.
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GIULIO SERGIO ROI - RACHELE GROPPI
Capitolo I
ANATOMIA E CINESIOLOGIA
DELLA MUSCOLATURA ADDOMINALE
La muscolatura addominale forma una sorta di ponte, situato
anteriormente e lateralmente, tra la cassa toracica ed il bacino.
Essa fa parte della muscolatura assiale (Martini, 1998), che
provvede al controllo della posizione della testa e della colonna, rende possibile la respirazione, contribuisce a stabilizzare il
corpo durante i movimenti degli arti e gioca un ruolo importante nella vita vegetativa.
La muscolatura assiale comprende:
1) i muscoli della testa e del collo;
2) i muscoli della colonna vertebrale;
3) i muscoli retti ed obliqui;
4) i muscoli del pavimento pelvico.
I muscoli retti ed obliqui hanno la medesima origine embriologica, e vengono suddivisi, secondo la regione di appartenenza,
in: a) cervicali, b) toracici e c) addominali.
IL
SISTEMA DEI MUSCOLI RETTI
Il sistema dei muscoli retti presenta le stesse caratteristiche
nei tre livelli (cervicale, toracico ed addominale) ed ha la funzione di flettere la colonna, agendo in opposizione alla muscolatura estensoria del rachide. Questo sistema è composto dalla
muscolatura faringea, laringea e del palato a livello cervicale,
dal diaframma a livello toracico e di muscoli retti a livello addominale. È interessante notare che, in realtà, i muscoli retti non
hanno un analogo muscolare a livello toracico ed in loro vece è
presente lo sterno.
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99 ESERCIZI ADDOMINALI
MUSCOLO RETTO DELL' ADDOME
È un muscolo piatto, pari e simmetrico che origina, con tre fasci
di inserzione, dalla superficie esterna della cartilagine dalla
quinta, sesta e settima costa, nonché del processo xifoideo
dello sterno. Il ventre muscolare ha una struttura a fasci paralleli, che va restringendosi e diventando più spesso discendendo
verso il basso, per andare ad inserirsi, con un breve tendine, sul
margine superiore del pube, tra tubercolo e sinfisi (figura 1).
Lungo il suo decorso, il muscolo presenta alcune inscrizioni
tendinee di origine metamerica, che suddividono il muscolo in
3-4 segmenti indipendenti fra loro. Nei soggetti magri e ben
allenati, queste inserzioni appaiono come solchi sulla superficie
anteriore della parete addominale, e divengono più evidenti
durante la contrazione.
Il muscolo retto dell'addome è contenuto in una guaina fibrosa
che si fonde, sulla linea mediana, con la guaina del muscolo controlaterale formando la linea alba che presenta, al terzo inferiore,
la cicatrice ombelicale, del cui ruolo estetico si è accennato nell'introduzione.
La vascolarizzazione dei retti dell'addome è effettuata dall'arteria epigastrica superiore, che origina come
ramo mediale dall'arteria mammaria interna, penetra nella guaina dei retti e si
estende fino all'ombelico, dove forma un
reticolo arterioso che si anastomizza con i
rami terminali dell'arteria epigastrica inferiore. Il sangue venoso è trasportato dalle
vene superficiali dell'addome che decorrono parallele alle rispettive arterie, alle quali
sono collegate mediante piccoli fasci
vascolari. La vena epigastrica superficiale
drena il sangue verso il basso, è diretta
verso il legamento inguinale, per arrivare
nell'area del triangolo dello Scarpa, dove
confluisce nel circolo profondo tramite
rami della safena o direttamente nella vena
femorale. Vi sono inoltre numerose vene
Figura 1 - Muscoli retti dell’addome.
perforanti che comunicano con i vasi veno12
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si profondi e con alcune vene tributarie della vena porta.
I muscoli retti addominali sono innervati cranialmente dai rami
nervosi provenienti dagli ultimi sei nervi intercostali e, nella loro
porzione più distale, dai nervi ileo ipogastrico ed ileo inguinale.
Ricerche sugli animali hanno evidenziato che i motoneuroni originano nella zona compresa tra T4 e L2-L3 (Iscoe, 1998). In
genere si ritiene che i nervi intercostali innervino i muscoli addominali situati al di sopra dell'ombelico, mentre i nervi ileo ipogastrico e ileo inguinale si estenderebbero alle porzioni muscolari
situate al di sotto dell'ombelico (Tyson, 1997). Questa distribuzione dell'innervazione sarebbe all'origine della suddivisione in
addominali alti e bassi, entrata ormai nell'uso comune, che
trova conferma nella diversa attivazione delle porzioni sovra e
sotto ombelicali degli addominali, rilevata da numerosi ricercatori in diversi esercizi ed attività sportive (Sarti e Coll., 1996).
L'azione dei muscoli retti consiste nel flettere la colonna in
avanti, prendendo punto fisso sul bacino; in alternativa si può
ottenere di avvicinare il bacino al torace, quando il rachide toracico viene fissato. Il funzionamento isolato di un solo retto
addominale (destro o sinistro) genererebbe una lieve azione
torcente sulla colonna vertebrale. L'azione statica dei retti
addominali è necessaria per fissare il tronco oppure il bacino e rendere così più efficaci molti movimenti degli arti. Tale azione
è spesso pre programmata e fa parte dell'attività anticipatoria.
MUSCOLO PIRAMIDALE
È situato davanti al muscolo retto addominale, appena al di sopra del pube, ed ha
aspetto triangolare. Esso origina a livello
del margine superiore del pube tra sinfisi e
tubercolo, converge verso l'alto e va ad
inserirsi sulla linea alba, 5-7 cm sopra il
pube. La sua azione è quella di mettere in
tensione la linea alba. (figura 2)
Il muscolo piramidale è assente nel 1827% degli individui.
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Figura 2 - Muscolo piramidale.
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IL
SISTEMA DEI MUSCOLI OBLIQUI DELL'ADDOME
I muscoli obliqui presentano le medesime caratteristiche in tutti
e tre i livelli ed hanno la funzione di comprimere le strutture
sottostanti o di ruotare la colonna. Essi comprendono: a livello
cervicale gli scaleni, a livello toracico gli intercostali interni ed
esterni ed il muscolo trasverso del torace, ed a livello addominale i muscoli: obliquo interno (o piccolo obliquo), obliquo
esterno (o grande obliquo) e trasverso dell'addome.
I muscoli obliqui sono vascolarizzati da un anello arterioso, formato dall'arteria circonflessa iliaca profonda e dal ramo iliaco
dell'arteria ileo-lombare, ramo dell'ipogastrica, che segue la
cresta iliaca ed il legamento inguinale. Il distretto venoso, formato dalla vena epigastrica e della vena circonflessa iliaca
profonda, presenta sensibili variazioni di sviluppo e di collegamento, ed in genere drena verso la vena ipogastrica.
Anche i muscoli obliqui dell'addome sono innervati dai rami
nervosi ventrali, provenienti dagli ultimi sei nervi intercostali e
dai nervi ileo ipogastrico ed ileo inguinale, per cui sono identificabili una porzione sovraombelicale ed una porzione sotto
ombelicale. Ricerche sugli animali hanno evidenziato che i
motoneuroni dell'obliquo esterno originano nella zona compresa tra T6 e L2-L3, quelli dell' obliquo interno tra T11 e L2-L3 e
quelli del trasverso dell'addome da T9 a L2-L3 (Iscoe, 1998).
MUSCOLO OBLIQUO ESTERNO
L'obliquo esterno ha la forma di una larga lamina che forma lo
strato più superficiale dei muscoli della parete addominale. Il
muscolo origina in alto dalla superficie esterna delle ultime
sette coste (dalla quinta alla dodicesima), con otto digitazioni,
delle quali le prime cinque craniali, si intersecano con quelle del
muscolo dentato anteriore, mentre le ultime tre si intersecano
con le inserzioni toraciche del muscolo grande dorsale. Le
fibre muscolari si dirigono verso il basso ed in avanti, per andare ad inserirsi sulla cresta iliaca, fino alla spina iliaca anteriore
superiore. Alcuni fascetti di fibre muscolari si inseriscono nel
legamento inguinale, mentre i fasci muscolari che originano più
cranialmente si inseriscono sulla guaina del muscolo retto, che
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si intreccia sulla linea mediana con quella
omologa controlaterale e contribuisce alla
formazione della linea alba (figura 3).
L'azione isolata del muscolo obliquo esterno, a pelvi fissata, provoca una trazione sul
torace ed una sua rotazione verso il lato
opposto rispetto al muscolo in azione.
Quando viene preso come punto fisso il
torace, l'azione muscolare isolata provoca
una trazione sulla pelvi ed una sua inclinazione dal lato del muscolo in azione.
L'azione sinergica di entrambi i muscoli obliqui esterni annulla le componenti torcenti e
determina la flessione del tronco in avanti.
MUSCOLO OBLIQUO INTERNO
L'obliquo interno é posto più profondamente rispetto al muscolo obliquo esterno. Trae
origine dal settore posteriore ed inferiore
della fascia dorso lombare, dai 2/3 anteriori
della cresta iliaca, e dalla metà laterale del
legamento inguinale (figura 4). I fasci
muscolari divergono a ventaglio verso l'alto
fino al margine inferiore delle cartilagini
delle ultime tre coste; i fasci intermedi raggiungono orizzontalmente la linea mediana,
ed i fasci anteriori si dirigono verso il basso
al legamento inguinale, dove i fascetti più
caudali si stratificano sul funicolo spermatico, dando origine al muscolo cremastere.
L'azione di questo muscolo si esplica bilateralmente avvicinando il torace alla pelvi
ed unilateralmente, ruotando il tronco dal
proprio lato, cioè compiendo un'azione
sinergica a quella del muscolo obliquo
esterno del lato opposto ed una azione
contraria a quella dell'obliquo esterno
omolaterale.
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Figura 3 - Muscolo obliquo esterno.
Figura 4 - Muscolo obliquo interno.
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MUSCOLO TRASVERSO DELL' ADDOME
È il più profondo dei muscoli addominali, essendo situato al di
sotto dei muscoli obliqui esterno ed interno. Ha una forma trapezoidale e trae origine con sei digitazioni, interdigitate con le
inserzioni costali del diaframma, dalla faccia interna della cartilagine delle ultime sei coste (figura 5). Posteriormente origina
dalla lamina profonda della fascia
lombo-dorsale; inferiormente si inserisce al labbro interno della cresta iliaca
e al terzo laterale del legamento inguinale. Da queste zone di origine i fasci
muscolari si dirigono orizzontalmente
(trasversalmente) in avanti fino ad inserirsi alla lamina aponeurotica che andrà
a formare la guaina dei muscoli retti,
secondo una linea a concavità mediale,
denominata linea semilunare.
L'azione bilaterale del muscolo consiste nel deprimere la parete anteriore
dell'addome. L'attività del trasverso
dell'addome è volta soprattutto alla stabilizzazione della colonna, che viene
ottenuta con un aumento della pressione intra-addominale ed aumentando la
tensione della fascia toracolombare
(Tesh e Coll., 1987). Negli individui
affetti da lombalgia l'attivazione del trasverso dell'addome è sempre ritardata,
rispetto agli individui di controllo
Figura 5 - Muscolo trasverso dell’addome.
(Hodges & Richardson, 1996).
ALTRI MUSCOLI DA CONSIDERARE PER LA COMPRENSIONE
DELL'AZIONE DELLA MUSCOLATURA ADDOMINALE
Vi sono altri muscoli che é necessario descrivere per comprendere appieno l'azione degli addominali. Questi muscoli
sono: il quadrato dei lombi e l'ileopsoas.
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MUSCOLO QUADRATO DEI LOMBI
Il muscolo quadrato dei lombi può essere classificato come
facente parte della muscolatura addominale posteriore
(muscolatura paravertebrale lombare), tuttavia è più corretto
classificarlo tra i muscoli della colonna vertebrale. È un muscolo profondo, di forma grossolanamente quadrilatera, che prende inserzione, distalmente, dal
labbro interno della porzione
mediale della cresta iliaca e dal
legamento ileo lombare. I
fascetti muscolari si dirigono
verso l'alto, e si vanno ad inserire all'apice dei processi
costiformi delle prime quattro
vertebre lombari (sistemi ileolombari), e al margine inferiore
della dodicesima costa (sistemi
ileo-costali) (figura 6). È inoltre
distinguibile una porzione
lombo-costale, costituita da
fasci che dai processi costiformi delle ultime vertebre lombari, si dirigono in alto verso la
dodicesima costa.
La sua azione si esplica, bilateralmente, abbassando la dodicesima costa oppure irrigidendo la colonna lombare. Quando
il muscolo agisce isolatamente
Figura 6 - Muscolo quadrato dei lombi.
può inclinare lateralmente il
tronco dallo stesso lato. Questa azione é sinergica a quella dei
muscoli obliquo interno ed esterno.
MUSCOLO ILEOPSOAS
L'ileopsoas è un muscolo appendicolare che agisce sull'arto
inferiore. Ha un ventre muscolare fusiforme che origina dalle
apofisi trasverse delle vertebre lombari e dai corpi vertebrali
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della dodicesima vertebra dorsale e delle cinque vertebre
lombari. I fasci muscolari convergono verso il basso a formare un corpo muscolare cilindrico, situato davanti al quadrato
dei lombi, che si spinge verso il
basso fino ad affiancare il
muscolo iliaco col quale si
fonde, dando origine ad un
breve tendine che si inserisce
sul femore a livello del piccolo
trocantere (figura 7).
L'azione traente dell'ileopsoas
sul femore, ne provoca la rotazione esterna, l'adduzione e la
flessione. Il muscolo è dunque
un potente flessore della coscia
sull'anca, ma è in grado di flettere anche in avanti la colonna
lombare ed il bacino, quando
vengono fissati gli arti inferiori.
Figura 7 - Muscolo ileopsoas.
TIPOLOGIA
DELLE FIBRE MUSCOLARI DEGLI ADDOMINALI
Gli addominali sono costituiti prevalentemente da fibre
muscolari di tipo lento. Il retto addominale presenta il 69% di
fibre lente (tipo I), ed il 31% di fibre rapide (tipo IIa) (Caix e
Coll, 1984).
Nel retto addominale, il diametro medio delle fibre di tipo I è di
43µm, mentre le fibre del II tipo presentano un diametro di 56 µm
(Polgar e Coll., 1973).
ORGANI
ACCESSORI DELLA MUSCOLATURA ADDOMINALE
La muscolatura addominale, per una zona relativamente ampia,
è costituita dai muscoli descritti in precedenza, organizzati in
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tre larghe formazioni muscolari sovrapposte, alle quali deve
essere garantita la possibilità di scorrere l'una sull'altra, durante la contrazione. Per questo, i muscoli sono avvolti da formazioni membranose connettivali, che si continuano con le fasce
che avvolgono altri muscoli contigui. Tra queste formazioni,
possono essere identificate: la fascia del muscolo obliquo
esterno, la fascia trasversale e la guaina dei muscoli retti.
La fascia del muscolo obliquo esterno si continua posteriormente con quella della muscolatura posteriore (fascia lombo
dorsale), in alto con la fascia del dentato ed in parte con quella
del pettorale, in avanti si continua con la fascia del retto ed in
basso si va a fissare a livello della cresta iliaca e del legamento
inguinale ed è in continuità con le fasce dell'arto inferiore
(fascia lata e fascia glutea).
La fascia trasversale copre la faccia interna dei muscoli addominali.
Le lamine connettivali che avvolgono i muscoli obliqui si fondono anteriormente, andando a formare la guaina che avvolge i
muscoli retti. Le guaine provenienti dai due antimeri entrano in
contatto a livello della linea mediana, dove formano la linea
alba, posta verticalmente, che presenta circa al centro la cicatrice ombelicale. La linea alba è dunque una formazione fibrosa
situata tra il processo xifoideo e la sinfisi pubica.
La guaina dei muscoli retti, posteriormente, è presente solo nei tre
quarti superiori, mentre il quarto
inferiore risulta scoperto. A questo
livello infatti, le guaine dei muscoli
obliqui passano tutte anteriormente ai muscoli retti, e la linea di
demarcazione prende il nome di
linea semicircolare del Douglas.
LE
REGIONI ADDOMINALI
L'addome anteriormente può essere suddiviso in nove regioni (figura
8), cui corrispondono altrettanti
Figura 8 - Le nove regioni addominali.
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spazi cavitari, tre delle quali
sono impari e mediane (epigastrio, mesogastrio e ipogastrio)
e tre sono pari e simmetriche
(ipocondri, fianchi e fosse iliache destri e sinistri).
Una diversa suddivisione regionalistica di superficie, identifica
invece una regione sternocosto-pubica ed una regione
ombelicale, che sono impari e
mediane, due regioni costo iliache e due regioni inguino addominali, entrambe pari e simmetriche (figura 9).
Figura 9 - Le 6 regioni addominali.
"PUNTI
DEBOLI" DELL'ADDOME
La parete addominale in alcune zone è costituita solamente da
una semplice copertura fasciale oppure da una stratificazione
muscolare ridotta. Di conseguenza, in queste zone, la resistenza della parete addominale è minore, e dunque sono presenti
dei veri e propri punti deboli. Infatti la pressione endo-addominale, in alcuni casi, può risultare eccessiva e la parete addominale, in corrispondenza dei punti deboli, può cedere e provocare l'estroflessione di una parte dei visceri addominali. È questa
una situazione patologica che prende il nome di ernia addominale, e che può prodursi sia laddove la parete addominale presenta piani aponeurotici e muscolari più deboli, sia in presenza
di una maggiore ampiezza degli orifizi che danno il passaggio ai
vasi ed ai nervi destinati alla muscolatura addominale. Si parlerà quindi di ernia inguinale (nel canale inguinale), crurale (nell'anello crurale), ombelicale (a livello dell'ombelico), della linea
alba (a livello dei forami di passaggio degli ultimi vasi e nervi
intercostali), ventrale laterale (lateralmente al retto, al di sotto
dell'arcata di Douglas), per citare solo le più comuni. Queste
situazioni possono essere congenite oppure acquisite ed in
quest'ultimo caso, l'eccessiva pressione endo-addominale pro20
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vocata da taluni sforzi fisici, può agire su una parete addominale già predisposta.
Un meccanismo protettivo nei confronti della possibilità di
ernia inguinale è messo in atto costantemente durante la stazione eretta e la tosse, dalla contrazione dei fasci più bassi dei
muscoli obliquo interno e trasverso dell'addome, che andrebbero ad impedire l'accesso al canale inguinale (Basmajan & De
Luca, 1985).
LA
PRESSIONE ENDO-ADDOMINALE
L'addome deve gran parte delle sue caratteristiche estetiche
alla condizione della muscolatura addominale la quale, a sua
volta, gioca un importante ruolo nel bilanciare le forze che, da
più parti, vengono prodotte durante le normali attività quotidiane (attività somatiche). Tali forze agiscono parimenti sulla
colonna vertebrale, sulla parete addominale, sul diaframma e
sulla pelvi, e sono determinanti nella genesi della pressione
endo-addominale. Il contenuto della cavità addominale è infatti
costituito da liquidi e da organi dalle caratteristiche viscose,
per cui può essere considerato incomprimibile. Di conseguenza qualsiasi azione compressiva esercitata sulla cavità addominale, verrà trasmessa a tutte le strutture che la circoscrivono.
La pressione endo-addominale è necessaria per il mantenimento in sede dei visceri e può esser modificata dalla respirazione
(ad esempio può essere diminuita attraverso una espirazione),
oppure dall'azione sinergica della muscolatura addominale e
dorsale, attraverso il cosiddetto torchio addominale. Questa
azione porta ad aumentare la pressione endo-addominale, che
deve poi essere scaricata attraverso le comunicazioni con altre
cavità o con l'esterno.
La pressione endo-addominale gioca un ruolo importante in
alcune attività sportive, quali i salti e gli esercizi con i sovraccarichi, dove può facilmente generare sul diaframma, forze superiori a mille newtons (Enoka, 1994). In queste attività, l'aumento della pressione endo addominale, riduce il carico a livello
della muscolatura dorsale (Cresswell, 1993; McGill & Norman,
1993) e soprattutto riduce le forze compressive che agiscono
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99 ESERCIZI ADDOMINALI
sui dischi intervertebrali. L'utilizzo della apposita cintura di
cuoio durante alcune attività sportive o di allenamento con i
sovraccarichi, avrebbe lo scopo di aumentare la pressione
endo-addominale e di "scaricare" la colonna. Nonostante sia
indubbio che l'utilizzo della cintura contribuisca all'aumento
della pressione endo-addominale, la sua reale utilità per i lavoratori e gli sportivi non è stata ancora provata in modo inoppugnabile, tanto che Goel e Coll. (1999) ipotizzano addirittura un
suo effetto psicologico. In effetti la cintura può essere intesa
come un mezzo passivo, utilizzato per aumentare la pressione
endo-addominale, mentre potrebbe essere preferibile in allenamento, una sollecitazione dinamica attiva della muscolatura,
senza indossare l'apposita cintura. Utilizzando la cintura infatti,
la muscolatura addominale profonda non riceverebbe uno stimolo allenante sufficiente (Harman e Coll., 1989). Inoltre in
condizioni statiche, la cintura tende ad immobilizzare la colonna
lombare, e tende a trasmettere i carichi alle strutture più vulnerabili, quali le porzioni L4-L5 e L5-S1. Secondo Howard (1999)
è dunque preferibile effettuate gli allenamenti con i sovraccarichi senza indossare la cintura, ma curando scrupolosamente la
tecnica esecutiva e la progressione dei carichi. Howard suggerisce di iniziare con carichi attorno al 70% del massimale
(1RM) e di aumentare del 2-3% progressivamente, con lo
scopo di far apprendere la tecnica corretta per affrancarsi dalla
dipendenza dalla cintura. Tuttavia, quando si effettuano i massimali (1RM) l'utilizzo della cintura è più che giustificato.
La pressione endo-addominale aumenta notevolmente negli
esercizi di spinta, con flessione della colonna, che coinvolgono
principalmente il retto addominale, mentre pressioni endoaddominali assai minori si rilevano durante le attività in cui si
tira, con estensione della colonna, che coinvolgono principalmente la muscolatura dorsale (Davis & Troup, 1964).
Infine è stato dimostrato che l'allenamento della muscolatura
addominale non determina variazioni della pressione endo-addominale negli esercizi di sollevamento (Hemborg e Coll., 1983).
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