Relazione del Direttore Generale dott. Angelo Grasso

Seminario di presentazione del Rapporto ‘Puglia in Cifre 2013-2014’
Roma, 20 febbraio 2015
Relazione di Angelo Grasso - Direttore generale dell’IPRES.
1. Premessa
Il ‘Puglia in cifre’, nell’ultimo triennio, ha visto trasformare la propria natura rispetto
all’originaria connotazione di ‘annuario statistico’.
Il volume di quest’anno, in continuità con tale percorso di evoluzione, risulta ancora più
caratterizzato quale ‘raccolta di studi’ a supporto della programmazione e delle politiche
regionali.
Anche la presentazione odierna, pertanto, si propone non solo di riportare le più
aggiornate analisi degli andamenti congiunturali dell’economica regionale, ma
soprattutto di soffermarsi sugli andamenti di lungo periodo per sollecitare riflessioni ed
approfondimenti sulle potenzialità e sul ruolo delle politiche regionali nell’attuale
contesto economico ed istituzionale.
2. Le politiche regionali
Nel periodo del ciclo di programmazione dei fondi comunitari 2007–2013, in gran parte
sovrapponibile alla durata della crisi economica, la Puglia si è distinta per un buon livello
di avanzamento della spesa e per il pieno conseguimento dei target fissati.
Soprattutto con riferimento al FESR, infatti, i target periodici di spesa assegnati alla
Puglia dalla Commissione Europea - pienamente rispettati - paiono particolarmente
elevati, con un valore che si attesta, al 31 dicembre 2014, al 70,6%, a fronte di quelli,
1
decisamente più bassi, di altre Regioni come la Sicilia (50,6%) e la Campania (42,1%), o
anche di alcuni PON come quello ‘reti e mobilità’ (51,1%).
Graf. 1 - Target di spesa per alcuni programmi operativi
Fonte: DPS OPEN COESIONE
A queste performance può essere correlato l’andamento virtuoso di alcuni indicatori
settoriali relativi agli ‘obiettivi di servizio’, espressione di cambiamenti significativi che
si sono prodotti della struttura dell’economia e della società regionali.
2
Graf. 2 - Obiettivi di servizio
S.04 - Diffusione dei servizi per l'infanzia
Percentuale di Comuni che hanno attivato servizi per l'infanzia (asilo nido, micronidi o
servizi integrativi e innovativi) sul totale dei Comuni della regione
50,0
45,0
40,0
35,0
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
2004
2005
2006
2007
2008
Puglia
2009
Target
3
2010
2011
2012
S.09 - Quantità di frazione umida trattata in impianti di
compostaggio per la produzione di compost di qualità
Percentuale di frazione umida trattata in impianti di compostaggio sulla frazione di umido
nel rifiuto urbano totale
30,0
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
Puglia
Target
Fonte: DPS
Innanzitutto sono da evidenziare i buoni risultati conseguiti in termini di innalzamento
delle competenze degli studenti e della capacità di apprendimento della popolazione.
Nonostante i notevoli passi avanti fatti registrare dai rispettivi indicatori, restano, invece,
ancora non pienamente conseguiti i target relativi agli obiettivi di servizio sui servizi di
cura alla persona (per essendo conseguito l’obiettivo infrastrutturale per gli asili nido) e
quelli ambientali sulla gestione dei rifiuti urbani e sul servizio idrico integrato.
4
Nel periodo considerato è risultato significativo il sostegno riservato dalla Regione Puglia
alle imprese, attraverso un sistema di incentivi – unico nel panorama delle regioni
meridionali - rivolto prioritariamente all’innovazione, articolato per dimensione
d’impresa e settore di attività, strutturato mediante un accorto ricorso ai “regimi di
esenzione” previsti dalle norme comunitarie in materia di aiuti di stato e gestito mediante
il coinvolgimento del sistema bancario.
Graf. 3 – principali dati su valori, tipologie, destinatari degli aiuti
Incentivi
Imprese
coinvolte
Iniziative
Agevolazioni
concedibili
(euro)
Investimenti
ammessi
(euro)
Unità
lavorative a
regime
1.105.086.710,99
Di cui per
investimenti
esteri:
427.934.202,78
15,323,21
Imprese esistenti
Contratti di
Programma
80
43
310.126.543,07
Di cui per
investimenti
esteri:
107.820.221,20
PIA Medie imprese
53
49
94,194.734,18
248.593.155,55
4,391,25
PIA Turismo
28
10
47.528.473,35
116.937.043,50
615,70
PIA Piccole Imprese
37
37
51.652.060,00
110.272.435,15
1154,00
Titolo II
Titolo II Turismo
Imprese innovative
Operative
Insediamento in aree
produttive
Microcredito*
3.311
244
3.311
244
119.536.913,28
39.128.917,41
524.744.355,42
118.489.666,29
17
17
8.802.327,00
19.476.790,00
129,00
62
62
8.681.055,93
17.308.490,83
286,00
1.256
1.256
25.937.995,56
25.937.995,56
1.500,00
Internazionalizzazione
12
4
643.716,60
810.708,00
Totale imprese esistenti
5.100
5.033
719.858.223,40
2.715.591.554,07
23.399,16
274
274
38.269.715,91
92.316.933,30
1.041,00
29
29
15.135.107,00
31.893.001,00
192,00
2.109
2.109
90.000.000,00
111.345.343,05
2900,00
2.412
2.412
143.404.822,91
235.555.277,35
4.133,00
Nuove imprese
Start up
Nuove Imprese
Innovative
NIDI*
Totale (nuove
imprese)
Fondo di Garanzia
Confidi
Fondo Tranched
Cover
Totale
TOTALE
GENERALE
*in itinere
3.834
3.834
165.700.000,00
553.000.000,00
di nuova finanza
382.200.000,00
di nuova finanza
935.200.000,00
11.346
11.279
1.028.963.046
3.886.346.831
100.000.000,00
3.834
3.834
65.700.000,00
Fonte: Pugliasviluppo (2015)
5
27.532,16
Anche i cambiamenti registrati nel comparto turistico, con l’incremento particolarmente
consistente delle presenze (quasi raddoppiate), sono importanti e, secondo nostre stime,
in grado di portare attorno a valori del 6% l’incidenza del comparto sul prodotto regionale.
Graf. 4 – Presenze turistiche in Puglia e in Italia. Numeri indici (base 1998 = 100).
200,0
180,0
160,0
140,0
120,0
100,0
80,0
60,0
40,0
20,0
1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Puglia
Italia
Fonte: Elaborazioni IPRES su dati ISTAT
6
Graf. 5 - PIL e incidenza % del turismo. Anni 2006-2013, previsioni 2014-2016
Fonti:
(a) IRPET (2009), Incidenza del turismo sull’economia regionale: stima del contributo effettivo ed
esercizio di valutazione del potenziale. Il dato si rileva dalla sezione concernente la ‘quota di PIL attivato
dalla spesa turistica sul PIL regionale complessivo’.
(b) Osservatorio Nazionale del Turismo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo
sviluppo e la competitività del Turismo, CISET (2012), XVII Rapporto sul turismo italiano. Il turismo
nell’economia italiana.
(c) Elaborazioni IPRES (2015)
(d) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da valutazioni SVIMEZ.
(e) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da previsioni SVIMEZ.
(f) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da proiezioni IPRES.
3. La Puglia negli anni della crisi
Certamente, considerati la gravità ed il protrarsi della crisi, l’efficacia delle misure
adottate in questi anni dalla Regione Puglia - comprese anche quelle connesse
all’approvazione di un ‘Piano Straordinario per il Lavoro’ - si potrà valutare con maggiore
puntualità e disponibilità di dati solo tra qualche tempo.
Ad esempio, delle valutazioni più approfondite potranno riguardare gli effetti del sistema
degli incentivi alle imprese ed al credito, soprattutto per verificare, tra la ampia varietà
delle forme tecniche prescelte, quali abbiano inciso sull’innovazione, sulla crescita
dimensionale,
sulla
capitalizzazione
e
l’internazionalizzazione
delle
sull’equilibrio degli scambi commerciali da e verso il territorio regionale.
7
imprese,
Ciò che tuttavia appare evidente è che l’andamento, pur apprezzabile, di alcuni indicatori
settoriali non ha sin qui modificato il quadro macroeconomico di fondo dell’economia
regionale, che risulta sostanzialmente allineato a quelle delle altre regioni italiane del Sud
e sintono all’andamento complessivo dell’economia nazionale che, come è noto,
manifesta una specifica debolezza nel più ampio contesto europeo.
Rispetto ai dati circoscrizionali, focalizzandosi sul periodo 2007-2013, si nota che il
valore del PIL a prezzi concatenati registra in Puglia una riduzione (-14,3%, pari a quasi
10 miliardi di euro) maggiore di quella osservata a livello nazionale (-8,5%, quasi 130
miliardi di euro) e nella ripartizione del Mezzogiorno (-13,3%, poco più di 47 miliardi di
euro).
Graf. 6 - Pil ai prezzi di mercato. Variazioni % rispetto all’anno precedente.
Anni 2001-2013 e previsioni 2014-2015
Fonte: Per gli anni 2001-2013 ISTAT, previsioni SVIMEZ 2014-2015
Queste dinamiche del Pil trovano riscontro nell’andamento dei macro settori osservati
attraverso il valore aggiunto: anche con riferimento a quest’ultimo aggregato, la riduzione
fatta registrare dalla Puglia nel periodo 2007-2013 (-13,3%) è superiore sia a quella del
Mezzogiorno (-12,1%), che a quella del resto del Paese (-8%).
8
Il settore dell’industria appare il più penalizzato sia in Puglia (-30,5%, pari ad una perdita
di circa 4,5 miliardi di euro) che nel Mezzogiorno (-28,6%, pari a poco più di 18 miliardi
di euro) e a livello nazionale (-19,3%, quasi 70 miliardi di euro).
Il settore delle costruzioni è stato certamente quello maggiormente intaccato dagli effetti
della crisi economica con una perdita complessiva in termini percentuali pari al 37,4% in
Puglia, al 35,3% nel Mezzogiorno ed al 26,7% nell’intero Paese. Nell’industria in senso
stretto il valore aggiunto prodotto è passato da circa 9,5 miliardi di euro del 2007 a poco
più di 7 nel 2013, con una perdita complessiva in termini percentuali pari al 26,1%
(mediamente quasi il 5% per ogni anno).
Più contenute, invece, le riduzioni che hanno interessato il valore aggiunto del settore
agricolo, nel quale l’economia regionale ha retto meglio della circoscrizione meridionale,
(-3,3% in Puglia, -8,8% nel Mezzogiorno e -4,8% in Italia) e quello dei ‘Servizi’ (-8% in
Puglia, -7,7% nel Mezzogiorno e -3,8% in Italia).
Graf. 7 - Valore Aggiunto ai prezzi base Variazioni % rispetto all’anno precedente.
Anni 2001-2013
Fonte: ISTAT
9
Graf. 8 - Valore Aggiunto ai prezzi base dei macro-settori.
Variazioni % rispetto all’anno precedente. Anni 2001-2013
10
Fonte: ISTAT
Sul versante della domanda, nel periodo 2007-2013, i consumi finali interni si sono ridotti
complessivamente dell’11,2% (da circa 64,5 miliardi di euro a quasi 57,3), mediamente
il 2% all’anno. Tale riduzione, che ancora una volta risulta più elevata di quelle fatte
registrare nel Mezzogiorno (-10,3%) e nel resto del Paese (-6,6%), ha riguardato in misura
maggiore la componente delle spese per le famiglie (-13,3%) mentre la spesa della
Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Sociali Private è calata del 5,9%.
11
Graf. 9 - Consumi finali interni Variazioni % rispetto all’anno precedente per settore
economico. Anni 2001-2013 e previsioni 2014-2015
Fonte: Per gli anni 2001-2013 ISTAT, previsioni SVIMEZ 2014-2015
La dinamica degli investimenti fissi regionali, pur subendo in maniera considerevole
l’impatto della crisi economica, registra andamenti meno gravi di quelli rilevati nelle altre
circoscrizioni: -18,3%, a fronte di riduzioni molto più significative per il Mezzogiorno, 33%, e per l’Italia nel suo complesso, -26,7%.
In Puglia il relativo ammontare complessivo si è ridotto, nel 2013, di oltre 2,5 miliardi di
euro rispetto al 2007, passando da un valore pari a quasi 14 miliardi a poco più di 11,4
miliardi.
La riduzione ha riguardato sia la componente riferita alla Pubblica Amministrazione (nel
2008 pari all’8% del valore totale di 16, 972 miliardi), sia quella relativa alle altre attività
economiche (92%).
Quanto all’andamento degli investimenti della Pubblica Amministrazione, i dati dei Conti
Pubblici territoriali permettono di osservare che, in Puglia, il relativo valore tra il 2008
ed il 2012 è oscillato tra i 2 miliardi ed i 2 miliardi e mezzo; le diminuzioni più accentuate
riguardano gli investimenti delle amministrazioni locali.
12
Graf. 10 - Investimenti fissi lordi. Variazioni % rispetto all’anno precedente per settore
economico. Anni 2001-2013
Fonte: ISTAT
Graf. 11 - Gli investimenti pubblici in Puglia per livello di governo.
Dati in migliaia di euro. Anni 2008/2012
3.000.000
2.500.000
293.166
317.950
2.000.000
792.692
778.749
221.910
286.273
995.817
1.500.000
777.806
704.645
1.000.000
1.041.483
1.015.392
500.000
0
269.000
140.324
203.693
2008
724.216
770.297
792.924
323.950
164.164
174.284
152.174
233.997
190.061
146.371
2009
2010
2011
2012
137.648
Amministrazioni Centrali
Amministrazioni Regionali
Imprese Pubbliche Nazionali
Imprese Pubbliche Locali
Fonte: CPT
13
Amministrazioni Locali
Anche tale specificità del processo di accumulazione, con ogni probabilità, è all’origine
delle più elevata elasticità al ciclo economico che è dato osservare per l’economia
pugliese rispetto alle altre regioni del Sud, come confermato anche dalle previsioni per il
biennio 2014–2015 che segnalano una ripresa più rapida della Puglia (da -0,9 del 2014 a
– 0,2 del 2015) rispetto alla circoscrizione meridionale (da – 1,2 a -0,7).
Infine, con riferimento al saldo commerciale, si sottolinea come nell’ultimo decennio il
totale delle importazioni pugliesi sia aumentato del 69% - da quasi 5 miliardi a 8,4
miliardi di euro - a fronte di una crescita delle esportazioni da 5,8 miliardi di euro a poco
meno di 8 miliardi (+36%).
Dopo un lungo periodo di saldo commerciale negativo, i dati più recenti evidenziano un
ritorno ai valori di ‘pareggio’ dell’anno 2004, risultato imputabile in parte più
significativa alla contrazione delle importazioni.
Graf. 12 – Importazioni, esportazioni e saldo commerciale in migliaia di euro.
Anni 2002-2013
Importazioni, Esportazioni e Saldo commerciale.
Economia complessiva.
14.000.000
12.000.000
10.000.000
8.000.000
€ (.000)
6.000.000
4.000.000
2.000.000
-2.000.000
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
-4.000.000
-6.000.000
Importazioni
Esportazioni
Fonte: ICE, ISTAT
14
Saldo commerciale
4. La gravità della condizione sociale
Dopo un così prolungato periodo di recessione, sono soprattutto gli indicatori sociali a
rivelare l’estrema gravità della crisi.
Dal 2000 al 2013 il tasso di occupazione è diminuito in Puglia del -7,3%, a fronte di
corrispondenti variazioni del -8,3% nel Mezzogiorno e del -5,3% in Italia.
Nel solo quinquennio 2008-2013 si è registrata nella regione una riduzione di circa
130.000 occupati. La perdita più consistente si è prodotta nel 2013 (80.000 occupati) ed
è proseguita nel 2014 (19.000 al terzo trimestre), concentrandosi nella componente degli
“indipendenti” (autonomi e micro-imprese), mentre i lavoratori dipendenti registrano una
significativa inversione di tendenza, soprattutto nell’industria.
La riduzione degli occupati registrata nel quinquennio è stata attenuata – secondo nostre
stime operate con il modello econometrico REMI – per circa 18.000 unità grazie ai fondi
strutturali (spese certificate al mese di ottobre 2014).
Ma il fenomeno che più viene in evidenza, dall’analisi di lungo periodo dei dati delle
forze di lavoro forniti dall’ISTAT, è la sostanziale invarianza dei livelli occupazionali,
che induce ad interrogarsi sugli effetti limitati dell’insieme delle politiche attive.
Sembra, infatti, che in Puglia la base produttiva, strutturalmente acquisita nel periodo
della intensa industrializzazione degli anni della prima fase virtuosa della ex-Cassa per il
Mezzogiorno (seconda metà degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso), sia stata mantenuta,
ma non accresciuta, dalle politiche nazionali e regionali: si manifestano situazioni di
mantenimento della base produttiva di alcuni comparti dell’industria manifatturiera ma
senza aumenti significativi dell’occupazione; vi sono sostituzioni di nuovi comparti
produttivi, innovativi, con riduzione o eliminazione di comparti “obsoleti” e marginali
sul mercato, ma il saldo in termini occupazionali certamente non è positivo e in diversi
casi è nettamente negativo.
15
Graf. 13 – Occupati e tassi di occupazione
1.310.000
60,0
1.290.000
55,0
50,0
Occupati
1.250.000
1.230.000
45,0
1.210.000
40,0
Tassi di occupazione
1.270.000
1.190.000
35,0
1.170.000
1.150.000
30,0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Occupati
Tasso di occupazione Italia
Tasso di occupazioneMezzogiorno
Tasso di occupazionePuglia
Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro
Particolarmente preoccupanti sono, inoltre, i dati relativi all’indice di povertà regionale,
ovvero alla quota percentuale della popolazione che vive in famiglie al di sotto della
soglia di povertà.
Nel 2012, questa percentuale ha raggiunto in Puglia il livello del 31,9%, valore più elevato
rispetto a quelli del Mezzogiorno (30,2%) e del Paese (15,8%), con un incremento rispetto
al dato del 2006 del +9,6% (a fronte di corrispondenti variazioni del +5% nel
Mezzogiorno e del +2,9% in Italia).
16
Graf. 14 – Indice di povertà regionale
35
30
25
20
15
10
2003
2004
2005
2006
Puglia
2007
2008
Italia
2009
2010
2011
2012
Mezzogiorno
Fonte: Banca dati di Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, ISTAT-DPS
In un tale contesto non sorprendono la ripresa delle migrazioni e le previsioni
demografiche al 2050 elaborate dall’ISTAT che individuano una riduzione della
popolazione regionale che si attesta attorno alle 900.000 unità.
Graf. 15 – previsioni demografiche, popolazione complessiva al 1° gennaio.
Scenario centrale. Anni 2017-2065
Fonte: ISTAT
17
5. Quali sono i nodi
I profili essenziali dei risultati delle politiche e del quadro economico regionali delineati
sollecitano alcune riflessioni.
In primo luogo, a nostro avviso, non può sorprendere che risultati, anche notevoli, in
specifici settori di intervento non modifichino i fondamentali dell’economia regionale.
Senza voler sminuire la significatività di simili segnali positivi, è evidente infatti il
permanere di alcuni ‘nodi’ di contesto che vincolano l’efficacia delle politiche regionali.
Da questo punto di vista l’Istituto, negli ultimi anni, anche mediante la partecipazione,
insieme agli altri istituti regionali di ricerca italiani, alla elaborazione del “Rapporto sulla
finanza territoriale in Italia”, ha richiamato l’attenzione sulle effettive potenzialità delle
politiche regionali nell’attuale assetto istituzionale.
In tal senso, sono state in più occasioni ricordate le posizioni espresse nel 2009 dall’allora
Governatore Draghi che invitò a dirigere l’impegno sulle politiche generali - da
contestualizzare in modo appropriato nei diversi contesti territoriali - sulle quali è
convogliata la maggior parte della spesa pubblica, a fronte di una dotazione di risorse
spettante alle politiche regionali di gran lunga inferiore.
Questo aspetto, spesso sottaciuto nella analisi e nel dibattito sulle politiche pubbliche, è
stato ampiamente documentato mediante l’analisi della distribuzione della spesa per
livello di governo offerta dai conti pubblici territoriali (CPT): nel caso della Puglia, ad
esempio, la spesa regionale, inclusa la componente per la sanità, rappresenta appena il
15% dell’intera spesa pubblica operata sul territorio della regione.
18
Graf. 16 - Distribuzione delle spesa pubblica complessiva per livello di governo
Dati in migliaia di euro. Anni 2008/2012
70.000.000
60.000.000
1.248.783
1.239.364
50.000.000
30.000.000
1.222.713
1.179.391
12.839.153
12.059.828
10.195.014
12.020.125
4.123.105
3.984.572
4.153.761
4.477.696
8.048.760
8.059.300
7.347.869
8.699.729
28.681.817
30.263.120
30.215.441
30.731.483
30.673.861
2008
2009
2010
2011
2012
12.653.319
40.000.000
1.214.603
4.217.650
7.279.309
20.000.000
10.000.000
0
Amministrazioni Centrali
Amministrazioni Regionali
Imprese Pubbliche Nazionali
Imprese Pubbliche Locali
Amministrazioni Locali
Fonte: CPT
Oltre al tema della dotazione di risorse, vi è poi quello della rigidità imposta alle politiche
regionali dai vincoli prodotti dall’attuale governance economica dell’Unione Europea,
nell’ambito della quale come è noto - soprattutto in virtù del Trattato sul Fiscal Compact
– politiche monetarie e politiche fiscali non trovano ancora adeguate forme di
integrazione ed armonizzazione.
Infine, con specifico riferimento alla programmazione dei fondi strutturali, si pone il tema
di un deciso cambio di passo per intervenire sulla qualità della spesa e, al di là dei limiti
nelle dotazioni finanziarie, operare una più forte integrazione degli interventi regionali
nell’ambito di una ampia visione strategica delle potenzialità delle regioni del Sud
nell’economia del Paese.
I dati relativi alle dotazioni dei fondi strutturali dimostrano come questi siano stati, negli
ultimi anni, per il Mezzogiorno, gli unici fondi finalizzati al recupero del gap di sviluppo
con il resto del Paese, contravvenendo di fatto ad uno dei principi cardine della loro
istituzione, ovvero quello dell’addizionalità.
19
Le simulazioni da noi effettuate con il modello REMI circa l’impatto dei fondi strutturali
sul PIL regionale delineano uno scenario non particolarmente confortante, nel quale il Pil
del 2020 farebbe registrare una valore pari a 74.076 meuro fronte di 73.163 meuro in
assenza di politiche, con una variazione - nel 2020 rispetto alla baseline - di soli 1,25
punti percentuali.
Graf. 17 - Impatto attivato sul PIL Puglia dai fondi FESR. Spesa certificata 2009-2013
Fonte: Regione Puglia, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015)
Graf. 18 - Impatto attivato sul PIL Puglia dai fondi FESR, FSE in ipotesi di spesa
certificata piena. Programmazione 2014-2020
Fonte: Regione Puglia, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015)
20
Anche le stime degli effetti della spesa FERS 2007–2013 certificata a tutto il mese di
ottobre 2014 confermano la portata limitata degli effetti macroeconomici pari ad alcuni
decimi di punto.
Una ulteriore conferma sulle dimensioni degli effetti delle politiche regionali può essere
tratta considerando la stima dell’apporto della produzione dell’ILVA all’economia
regionale. Le simulazioni del modello econometrico da noi adottato indicano come, a
fronte di un elevato coefficiente di correlazione (0,734) tra gli andamenti del PIL
regionale e quello del valore della produzione dell’ILVA, sia possibile stimare un “peso”
dell’industria siderurgica pari al 3,6% annuo del PIL regionale ed a 46.000 unità di lavoro
(ULA)
Graf. 19 – simulazione apporto ILVA all’economia regionale
Confronto fra il PIL Puglia a prezzi di mercato (asse sx) e Fatturato
dell'Ilva (asse dx). Anni 2006-2013
€ 70.000.000.000
€7.000.000
€6.500.000
€ 68.000.000.000
€6.000.000
€ 66.000.000.000
€5.500.000
€ 64.000.000.000
€5.000.000
€4.500.000
€ 62.000.000.000
€4.000.000
€ 60.000.000.000
€3.500.000
€ 58.000.000.000
€3.000.000
2006
2007
2008
2009
2010
PIL Puglia a prezzi di mercato
2011
2012
Fatturato Ilva
* PIL espresso in valori concatenati, anno di riferimento 2005
Correlazione PIL - Fatturato Ilva 0.734
Fonte: ISTAT, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015)
21
2013
6.
Che fare
E’ quindi evidente che la gravità della situazione attuale e la complessità delle questioni
- anche istituzionali - da affrontare implicano un impegno eccezionale: occorre una
visione strategica complessiva per lo sviluppo dell’economia nazionale e coerenti
politiche di intervento; in tale contesto, si dovrebbe delineare il ruolo specifico che le
regioni italiane più proiettate nel Mediterraneo (quelle del Sud) sono chiamate a svolgere.
A tale proposito, l’Istituto - sin dal seminario “un disegno macro-strutturale per l’insieme
delle regioni del sud” promosso con la Svimez – ha sottolineato la necessità di attivare in
primo luogo una strutturata e sistematica cooperazione tra le Regioni meridionali.
Tale cooperazione sarebbe opportuna, se non indispensabile, per favorire, ad esempio, un
coerente posizionamento del Sud e della dorsale Adriatica nel sistema logistico nazionale
ed europeo.
Da questo punto di vista, l’attuale programma delle "reti di trasporto trans-europee"
(TEN-T, Trans-European Transport Network) si struttura, come è noto, in una rete
centrale composta da nove corridoi transeuropei ("core network"), quattro dei quali
interessano il nostro Paese, uno solo di essi - quello Helsinki-La Valletta – i territori del
Sud - ed in una rete globale ("comprehensive network"), maggiormente articolata a livello
nazionale.
22
Graf. 20 – I corridoi transeuropei
L’attuale ripartizione territoriale delle opere strategiche delle reti centrale (‘core’) e
globale (‘comprehensive’) (completate, in corso o in fase di progettazione), vede
assegnati al Sud interventi per circa 59,3 miliardi e quasi 152 assegnati al Centro-Nord.
Le differenze maggiori sono quelle che attengono le opere del comparto ferroviario, che
interessano il Sud per 18,2 miliardi ed il Centro-Nord per 79,7 miliardi, e quelle stradali:
47,6 miliardi al Centro Nord e 28,4 al Sud.
Sul totale delle due voci - ‘core’ e ‘comprehensive’ - al Sud vanno il 28% degli investimenti;
per quelli 'core' la percentuale si abbassa al 23% e per quelli “comprehensive” arriva al 50,3%1.
1
Dati tratti dal “Programma delle infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
L. 443/2001, art. 1, co. 1” Allegato al Documento di Economia e Finanza 2014. Nello specifico, le presenti
rielaborazioni prendono in esame tutti gli investimenti connessi ad opere ubicate su reti e nodi 'Core' e su
reti e nodi 'Comprehensive', per un ammontare totale pari a 211,219 miliardi di euro, a fronte di una
dotazione del 'Programma Infrastrutture Strategiche' complessivamente pari a 232,998 miliardi.
23
Graf. 20 – I corridoi transeuropei – dotazioni finanziarie
Fonte: Programma delle Infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
L. 443/2001, art. 1, co. 1, Allegato al Documento di Economia e Finanza 2014
Appare opportuno domandarsi se questo disegno delle infrastrutture strategiche
corrisponda ad un assetto pienamente funzionale e coerente con gli scenari evolutivi dei
flussi commerciali.
Altri drivers dello sviluppo, come è noto, sono stati individuati e proposti dagli Istituti
meridionalistici e dalla Svimez, anche nella prospettiva di un piano di primi interventi da
operare in tempi brevi: dalle energie rinnovabili e la green economy, alla rigenerazione
urbana, all’agroalimentare.
In ambito regionale, infine, ricordo che l’Istituto ha in più occasioni evidenziato la
necessità di rafforzare la capacità istituzionale ed amministrativa del sistema delle
autonomie locali, attraverso iniziative quali l’attivazione della conferenza permanente
sulla programmazione presso il Consiglio regionale, il potenziamento dell’applicazione
del principio di partenariato, la partecipazione ai processi decisionali, ascendenti e
24
discendenti, delle politiche europee, l’accompagnamento delle riforme della pubblica
amministrazione mediante una rinnovata attenzione alle attività formative di
amministratori, funzionari e dirigenti pubblici.
Grazie per l’attenzione.
25