Seminario di presentazione del Rapporto ‘Puglia in Cifre 2013-2014’ Roma, 20 febbraio 2015 Relazione di Angelo Grasso - Direttore generale dell’IPRES. 1. Premessa Il ‘Puglia in cifre’, nell’ultimo triennio, ha visto trasformare la propria natura rispetto all’originaria connotazione di ‘annuario statistico’. Il volume di quest’anno, in continuità con tale percorso di evoluzione, risulta ancora più caratterizzato quale ‘raccolta di studi’ a supporto della programmazione e delle politiche regionali. Anche la presentazione odierna, pertanto, si propone non solo di riportare le più aggiornate analisi degli andamenti congiunturali dell’economica regionale, ma soprattutto di soffermarsi sugli andamenti di lungo periodo per sollecitare riflessioni ed approfondimenti sulle potenzialità e sul ruolo delle politiche regionali nell’attuale contesto economico ed istituzionale. 2. Le politiche regionali Nel periodo del ciclo di programmazione dei fondi comunitari 2007–2013, in gran parte sovrapponibile alla durata della crisi economica, la Puglia si è distinta per un buon livello di avanzamento della spesa e per il pieno conseguimento dei target fissati. Soprattutto con riferimento al FESR, infatti, i target periodici di spesa assegnati alla Puglia dalla Commissione Europea - pienamente rispettati - paiono particolarmente elevati, con un valore che si attesta, al 31 dicembre 2014, al 70,6%, a fronte di quelli, 1 decisamente più bassi, di altre Regioni come la Sicilia (50,6%) e la Campania (42,1%), o anche di alcuni PON come quello ‘reti e mobilità’ (51,1%). Graf. 1 - Target di spesa per alcuni programmi operativi Fonte: DPS OPEN COESIONE A queste performance può essere correlato l’andamento virtuoso di alcuni indicatori settoriali relativi agli ‘obiettivi di servizio’, espressione di cambiamenti significativi che si sono prodotti della struttura dell’economia e della società regionali. 2 Graf. 2 - Obiettivi di servizio S.04 - Diffusione dei servizi per l'infanzia Percentuale di Comuni che hanno attivato servizi per l'infanzia (asilo nido, micronidi o servizi integrativi e innovativi) sul totale dei Comuni della regione 50,0 45,0 40,0 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 2004 2005 2006 2007 2008 Puglia 2009 Target 3 2010 2011 2012 S.09 - Quantità di frazione umida trattata in impianti di compostaggio per la produzione di compost di qualità Percentuale di frazione umida trattata in impianti di compostaggio sulla frazione di umido nel rifiuto urbano totale 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 Puglia Target Fonte: DPS Innanzitutto sono da evidenziare i buoni risultati conseguiti in termini di innalzamento delle competenze degli studenti e della capacità di apprendimento della popolazione. Nonostante i notevoli passi avanti fatti registrare dai rispettivi indicatori, restano, invece, ancora non pienamente conseguiti i target relativi agli obiettivi di servizio sui servizi di cura alla persona (per essendo conseguito l’obiettivo infrastrutturale per gli asili nido) e quelli ambientali sulla gestione dei rifiuti urbani e sul servizio idrico integrato. 4 Nel periodo considerato è risultato significativo il sostegno riservato dalla Regione Puglia alle imprese, attraverso un sistema di incentivi – unico nel panorama delle regioni meridionali - rivolto prioritariamente all’innovazione, articolato per dimensione d’impresa e settore di attività, strutturato mediante un accorto ricorso ai “regimi di esenzione” previsti dalle norme comunitarie in materia di aiuti di stato e gestito mediante il coinvolgimento del sistema bancario. Graf. 3 – principali dati su valori, tipologie, destinatari degli aiuti Incentivi Imprese coinvolte Iniziative Agevolazioni concedibili (euro) Investimenti ammessi (euro) Unità lavorative a regime 1.105.086.710,99 Di cui per investimenti esteri: 427.934.202,78 15,323,21 Imprese esistenti Contratti di Programma 80 43 310.126.543,07 Di cui per investimenti esteri: 107.820.221,20 PIA Medie imprese 53 49 94,194.734,18 248.593.155,55 4,391,25 PIA Turismo 28 10 47.528.473,35 116.937.043,50 615,70 PIA Piccole Imprese 37 37 51.652.060,00 110.272.435,15 1154,00 Titolo II Titolo II Turismo Imprese innovative Operative Insediamento in aree produttive Microcredito* 3.311 244 3.311 244 119.536.913,28 39.128.917,41 524.744.355,42 118.489.666,29 17 17 8.802.327,00 19.476.790,00 129,00 62 62 8.681.055,93 17.308.490,83 286,00 1.256 1.256 25.937.995,56 25.937.995,56 1.500,00 Internazionalizzazione 12 4 643.716,60 810.708,00 Totale imprese esistenti 5.100 5.033 719.858.223,40 2.715.591.554,07 23.399,16 274 274 38.269.715,91 92.316.933,30 1.041,00 29 29 15.135.107,00 31.893.001,00 192,00 2.109 2.109 90.000.000,00 111.345.343,05 2900,00 2.412 2.412 143.404.822,91 235.555.277,35 4.133,00 Nuove imprese Start up Nuove Imprese Innovative NIDI* Totale (nuove imprese) Fondo di Garanzia Confidi Fondo Tranched Cover Totale TOTALE GENERALE *in itinere 3.834 3.834 165.700.000,00 553.000.000,00 di nuova finanza 382.200.000,00 di nuova finanza 935.200.000,00 11.346 11.279 1.028.963.046 3.886.346.831 100.000.000,00 3.834 3.834 65.700.000,00 Fonte: Pugliasviluppo (2015) 5 27.532,16 Anche i cambiamenti registrati nel comparto turistico, con l’incremento particolarmente consistente delle presenze (quasi raddoppiate), sono importanti e, secondo nostre stime, in grado di portare attorno a valori del 6% l’incidenza del comparto sul prodotto regionale. Graf. 4 – Presenze turistiche in Puglia e in Italia. Numeri indici (base 1998 = 100). 200,0 180,0 160,0 140,0 120,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Puglia Italia Fonte: Elaborazioni IPRES su dati ISTAT 6 Graf. 5 - PIL e incidenza % del turismo. Anni 2006-2013, previsioni 2014-2016 Fonti: (a) IRPET (2009), Incidenza del turismo sull’economia regionale: stima del contributo effettivo ed esercizio di valutazione del potenziale. Il dato si rileva dalla sezione concernente la ‘quota di PIL attivato dalla spesa turistica sul PIL regionale complessivo’. (b) Osservatorio Nazionale del Turismo, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo, CISET (2012), XVII Rapporto sul turismo italiano. Il turismo nell’economia italiana. (c) Elaborazioni IPRES (2015) (d) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da valutazioni SVIMEZ. (e) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da previsioni SVIMEZ. (f) Elaborazioni IPRES (2015); dati del PIL rinvenienti da proiezioni IPRES. 3. La Puglia negli anni della crisi Certamente, considerati la gravità ed il protrarsi della crisi, l’efficacia delle misure adottate in questi anni dalla Regione Puglia - comprese anche quelle connesse all’approvazione di un ‘Piano Straordinario per il Lavoro’ - si potrà valutare con maggiore puntualità e disponibilità di dati solo tra qualche tempo. Ad esempio, delle valutazioni più approfondite potranno riguardare gli effetti del sistema degli incentivi alle imprese ed al credito, soprattutto per verificare, tra la ampia varietà delle forme tecniche prescelte, quali abbiano inciso sull’innovazione, sulla crescita dimensionale, sulla capitalizzazione e l’internazionalizzazione delle sull’equilibrio degli scambi commerciali da e verso il territorio regionale. 7 imprese, Ciò che tuttavia appare evidente è che l’andamento, pur apprezzabile, di alcuni indicatori settoriali non ha sin qui modificato il quadro macroeconomico di fondo dell’economia regionale, che risulta sostanzialmente allineato a quelle delle altre regioni italiane del Sud e sintono all’andamento complessivo dell’economia nazionale che, come è noto, manifesta una specifica debolezza nel più ampio contesto europeo. Rispetto ai dati circoscrizionali, focalizzandosi sul periodo 2007-2013, si nota che il valore del PIL a prezzi concatenati registra in Puglia una riduzione (-14,3%, pari a quasi 10 miliardi di euro) maggiore di quella osservata a livello nazionale (-8,5%, quasi 130 miliardi di euro) e nella ripartizione del Mezzogiorno (-13,3%, poco più di 47 miliardi di euro). Graf. 6 - Pil ai prezzi di mercato. Variazioni % rispetto all’anno precedente. Anni 2001-2013 e previsioni 2014-2015 Fonte: Per gli anni 2001-2013 ISTAT, previsioni SVIMEZ 2014-2015 Queste dinamiche del Pil trovano riscontro nell’andamento dei macro settori osservati attraverso il valore aggiunto: anche con riferimento a quest’ultimo aggregato, la riduzione fatta registrare dalla Puglia nel periodo 2007-2013 (-13,3%) è superiore sia a quella del Mezzogiorno (-12,1%), che a quella del resto del Paese (-8%). 8 Il settore dell’industria appare il più penalizzato sia in Puglia (-30,5%, pari ad una perdita di circa 4,5 miliardi di euro) che nel Mezzogiorno (-28,6%, pari a poco più di 18 miliardi di euro) e a livello nazionale (-19,3%, quasi 70 miliardi di euro). Il settore delle costruzioni è stato certamente quello maggiormente intaccato dagli effetti della crisi economica con una perdita complessiva in termini percentuali pari al 37,4% in Puglia, al 35,3% nel Mezzogiorno ed al 26,7% nell’intero Paese. Nell’industria in senso stretto il valore aggiunto prodotto è passato da circa 9,5 miliardi di euro del 2007 a poco più di 7 nel 2013, con una perdita complessiva in termini percentuali pari al 26,1% (mediamente quasi il 5% per ogni anno). Più contenute, invece, le riduzioni che hanno interessato il valore aggiunto del settore agricolo, nel quale l’economia regionale ha retto meglio della circoscrizione meridionale, (-3,3% in Puglia, -8,8% nel Mezzogiorno e -4,8% in Italia) e quello dei ‘Servizi’ (-8% in Puglia, -7,7% nel Mezzogiorno e -3,8% in Italia). Graf. 7 - Valore Aggiunto ai prezzi base Variazioni % rispetto all’anno precedente. Anni 2001-2013 Fonte: ISTAT 9 Graf. 8 - Valore Aggiunto ai prezzi base dei macro-settori. Variazioni % rispetto all’anno precedente. Anni 2001-2013 10 Fonte: ISTAT Sul versante della domanda, nel periodo 2007-2013, i consumi finali interni si sono ridotti complessivamente dell’11,2% (da circa 64,5 miliardi di euro a quasi 57,3), mediamente il 2% all’anno. Tale riduzione, che ancora una volta risulta più elevata di quelle fatte registrare nel Mezzogiorno (-10,3%) e nel resto del Paese (-6,6%), ha riguardato in misura maggiore la componente delle spese per le famiglie (-13,3%) mentre la spesa della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Sociali Private è calata del 5,9%. 11 Graf. 9 - Consumi finali interni Variazioni % rispetto all’anno precedente per settore economico. Anni 2001-2013 e previsioni 2014-2015 Fonte: Per gli anni 2001-2013 ISTAT, previsioni SVIMEZ 2014-2015 La dinamica degli investimenti fissi regionali, pur subendo in maniera considerevole l’impatto della crisi economica, registra andamenti meno gravi di quelli rilevati nelle altre circoscrizioni: -18,3%, a fronte di riduzioni molto più significative per il Mezzogiorno, 33%, e per l’Italia nel suo complesso, -26,7%. In Puglia il relativo ammontare complessivo si è ridotto, nel 2013, di oltre 2,5 miliardi di euro rispetto al 2007, passando da un valore pari a quasi 14 miliardi a poco più di 11,4 miliardi. La riduzione ha riguardato sia la componente riferita alla Pubblica Amministrazione (nel 2008 pari all’8% del valore totale di 16, 972 miliardi), sia quella relativa alle altre attività economiche (92%). Quanto all’andamento degli investimenti della Pubblica Amministrazione, i dati dei Conti Pubblici territoriali permettono di osservare che, in Puglia, il relativo valore tra il 2008 ed il 2012 è oscillato tra i 2 miliardi ed i 2 miliardi e mezzo; le diminuzioni più accentuate riguardano gli investimenti delle amministrazioni locali. 12 Graf. 10 - Investimenti fissi lordi. Variazioni % rispetto all’anno precedente per settore economico. Anni 2001-2013 Fonte: ISTAT Graf. 11 - Gli investimenti pubblici in Puglia per livello di governo. Dati in migliaia di euro. Anni 2008/2012 3.000.000 2.500.000 293.166 317.950 2.000.000 792.692 778.749 221.910 286.273 995.817 1.500.000 777.806 704.645 1.000.000 1.041.483 1.015.392 500.000 0 269.000 140.324 203.693 2008 724.216 770.297 792.924 323.950 164.164 174.284 152.174 233.997 190.061 146.371 2009 2010 2011 2012 137.648 Amministrazioni Centrali Amministrazioni Regionali Imprese Pubbliche Nazionali Imprese Pubbliche Locali Fonte: CPT 13 Amministrazioni Locali Anche tale specificità del processo di accumulazione, con ogni probabilità, è all’origine delle più elevata elasticità al ciclo economico che è dato osservare per l’economia pugliese rispetto alle altre regioni del Sud, come confermato anche dalle previsioni per il biennio 2014–2015 che segnalano una ripresa più rapida della Puglia (da -0,9 del 2014 a – 0,2 del 2015) rispetto alla circoscrizione meridionale (da – 1,2 a -0,7). Infine, con riferimento al saldo commerciale, si sottolinea come nell’ultimo decennio il totale delle importazioni pugliesi sia aumentato del 69% - da quasi 5 miliardi a 8,4 miliardi di euro - a fronte di una crescita delle esportazioni da 5,8 miliardi di euro a poco meno di 8 miliardi (+36%). Dopo un lungo periodo di saldo commerciale negativo, i dati più recenti evidenziano un ritorno ai valori di ‘pareggio’ dell’anno 2004, risultato imputabile in parte più significativa alla contrazione delle importazioni. Graf. 12 – Importazioni, esportazioni e saldo commerciale in migliaia di euro. Anni 2002-2013 Importazioni, Esportazioni e Saldo commerciale. Economia complessiva. 14.000.000 12.000.000 10.000.000 8.000.000 € (.000) 6.000.000 4.000.000 2.000.000 -2.000.000 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 -4.000.000 -6.000.000 Importazioni Esportazioni Fonte: ICE, ISTAT 14 Saldo commerciale 4. La gravità della condizione sociale Dopo un così prolungato periodo di recessione, sono soprattutto gli indicatori sociali a rivelare l’estrema gravità della crisi. Dal 2000 al 2013 il tasso di occupazione è diminuito in Puglia del -7,3%, a fronte di corrispondenti variazioni del -8,3% nel Mezzogiorno e del -5,3% in Italia. Nel solo quinquennio 2008-2013 si è registrata nella regione una riduzione di circa 130.000 occupati. La perdita più consistente si è prodotta nel 2013 (80.000 occupati) ed è proseguita nel 2014 (19.000 al terzo trimestre), concentrandosi nella componente degli “indipendenti” (autonomi e micro-imprese), mentre i lavoratori dipendenti registrano una significativa inversione di tendenza, soprattutto nell’industria. La riduzione degli occupati registrata nel quinquennio è stata attenuata – secondo nostre stime operate con il modello econometrico REMI – per circa 18.000 unità grazie ai fondi strutturali (spese certificate al mese di ottobre 2014). Ma il fenomeno che più viene in evidenza, dall’analisi di lungo periodo dei dati delle forze di lavoro forniti dall’ISTAT, è la sostanziale invarianza dei livelli occupazionali, che induce ad interrogarsi sugli effetti limitati dell’insieme delle politiche attive. Sembra, infatti, che in Puglia la base produttiva, strutturalmente acquisita nel periodo della intensa industrializzazione degli anni della prima fase virtuosa della ex-Cassa per il Mezzogiorno (seconda metà degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso), sia stata mantenuta, ma non accresciuta, dalle politiche nazionali e regionali: si manifestano situazioni di mantenimento della base produttiva di alcuni comparti dell’industria manifatturiera ma senza aumenti significativi dell’occupazione; vi sono sostituzioni di nuovi comparti produttivi, innovativi, con riduzione o eliminazione di comparti “obsoleti” e marginali sul mercato, ma il saldo in termini occupazionali certamente non è positivo e in diversi casi è nettamente negativo. 15 Graf. 13 – Occupati e tassi di occupazione 1.310.000 60,0 1.290.000 55,0 50,0 Occupati 1.250.000 1.230.000 45,0 1.210.000 40,0 Tassi di occupazione 1.270.000 1.190.000 35,0 1.170.000 1.150.000 30,0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Occupati Tasso di occupazione Italia Tasso di occupazioneMezzogiorno Tasso di occupazionePuglia Fonte: ISTAT, Rilevazione Continua delle Forze di Lavoro Particolarmente preoccupanti sono, inoltre, i dati relativi all’indice di povertà regionale, ovvero alla quota percentuale della popolazione che vive in famiglie al di sotto della soglia di povertà. Nel 2012, questa percentuale ha raggiunto in Puglia il livello del 31,9%, valore più elevato rispetto a quelli del Mezzogiorno (30,2%) e del Paese (15,8%), con un incremento rispetto al dato del 2006 del +9,6% (a fronte di corrispondenti variazioni del +5% nel Mezzogiorno e del +2,9% in Italia). 16 Graf. 14 – Indice di povertà regionale 35 30 25 20 15 10 2003 2004 2005 2006 Puglia 2007 2008 Italia 2009 2010 2011 2012 Mezzogiorno Fonte: Banca dati di Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo, ISTAT-DPS In un tale contesto non sorprendono la ripresa delle migrazioni e le previsioni demografiche al 2050 elaborate dall’ISTAT che individuano una riduzione della popolazione regionale che si attesta attorno alle 900.000 unità. Graf. 15 – previsioni demografiche, popolazione complessiva al 1° gennaio. Scenario centrale. Anni 2017-2065 Fonte: ISTAT 17 5. Quali sono i nodi I profili essenziali dei risultati delle politiche e del quadro economico regionali delineati sollecitano alcune riflessioni. In primo luogo, a nostro avviso, non può sorprendere che risultati, anche notevoli, in specifici settori di intervento non modifichino i fondamentali dell’economia regionale. Senza voler sminuire la significatività di simili segnali positivi, è evidente infatti il permanere di alcuni ‘nodi’ di contesto che vincolano l’efficacia delle politiche regionali. Da questo punto di vista l’Istituto, negli ultimi anni, anche mediante la partecipazione, insieme agli altri istituti regionali di ricerca italiani, alla elaborazione del “Rapporto sulla finanza territoriale in Italia”, ha richiamato l’attenzione sulle effettive potenzialità delle politiche regionali nell’attuale assetto istituzionale. In tal senso, sono state in più occasioni ricordate le posizioni espresse nel 2009 dall’allora Governatore Draghi che invitò a dirigere l’impegno sulle politiche generali - da contestualizzare in modo appropriato nei diversi contesti territoriali - sulle quali è convogliata la maggior parte della spesa pubblica, a fronte di una dotazione di risorse spettante alle politiche regionali di gran lunga inferiore. Questo aspetto, spesso sottaciuto nella analisi e nel dibattito sulle politiche pubbliche, è stato ampiamente documentato mediante l’analisi della distribuzione della spesa per livello di governo offerta dai conti pubblici territoriali (CPT): nel caso della Puglia, ad esempio, la spesa regionale, inclusa la componente per la sanità, rappresenta appena il 15% dell’intera spesa pubblica operata sul territorio della regione. 18 Graf. 16 - Distribuzione delle spesa pubblica complessiva per livello di governo Dati in migliaia di euro. Anni 2008/2012 70.000.000 60.000.000 1.248.783 1.239.364 50.000.000 30.000.000 1.222.713 1.179.391 12.839.153 12.059.828 10.195.014 12.020.125 4.123.105 3.984.572 4.153.761 4.477.696 8.048.760 8.059.300 7.347.869 8.699.729 28.681.817 30.263.120 30.215.441 30.731.483 30.673.861 2008 2009 2010 2011 2012 12.653.319 40.000.000 1.214.603 4.217.650 7.279.309 20.000.000 10.000.000 0 Amministrazioni Centrali Amministrazioni Regionali Imprese Pubbliche Nazionali Imprese Pubbliche Locali Amministrazioni Locali Fonte: CPT Oltre al tema della dotazione di risorse, vi è poi quello della rigidità imposta alle politiche regionali dai vincoli prodotti dall’attuale governance economica dell’Unione Europea, nell’ambito della quale come è noto - soprattutto in virtù del Trattato sul Fiscal Compact – politiche monetarie e politiche fiscali non trovano ancora adeguate forme di integrazione ed armonizzazione. Infine, con specifico riferimento alla programmazione dei fondi strutturali, si pone il tema di un deciso cambio di passo per intervenire sulla qualità della spesa e, al di là dei limiti nelle dotazioni finanziarie, operare una più forte integrazione degli interventi regionali nell’ambito di una ampia visione strategica delle potenzialità delle regioni del Sud nell’economia del Paese. I dati relativi alle dotazioni dei fondi strutturali dimostrano come questi siano stati, negli ultimi anni, per il Mezzogiorno, gli unici fondi finalizzati al recupero del gap di sviluppo con il resto del Paese, contravvenendo di fatto ad uno dei principi cardine della loro istituzione, ovvero quello dell’addizionalità. 19 Le simulazioni da noi effettuate con il modello REMI circa l’impatto dei fondi strutturali sul PIL regionale delineano uno scenario non particolarmente confortante, nel quale il Pil del 2020 farebbe registrare una valore pari a 74.076 meuro fronte di 73.163 meuro in assenza di politiche, con una variazione - nel 2020 rispetto alla baseline - di soli 1,25 punti percentuali. Graf. 17 - Impatto attivato sul PIL Puglia dai fondi FESR. Spesa certificata 2009-2013 Fonte: Regione Puglia, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015) Graf. 18 - Impatto attivato sul PIL Puglia dai fondi FESR, FSE in ipotesi di spesa certificata piena. Programmazione 2014-2020 Fonte: Regione Puglia, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015) 20 Anche le stime degli effetti della spesa FERS 2007–2013 certificata a tutto il mese di ottobre 2014 confermano la portata limitata degli effetti macroeconomici pari ad alcuni decimi di punto. Una ulteriore conferma sulle dimensioni degli effetti delle politiche regionali può essere tratta considerando la stima dell’apporto della produzione dell’ILVA all’economia regionale. Le simulazioni del modello econometrico da noi adottato indicano come, a fronte di un elevato coefficiente di correlazione (0,734) tra gli andamenti del PIL regionale e quello del valore della produzione dell’ILVA, sia possibile stimare un “peso” dell’industria siderurgica pari al 3,6% annuo del PIL regionale ed a 46.000 unità di lavoro (ULA) Graf. 19 – simulazione apporto ILVA all’economia regionale Confronto fra il PIL Puglia a prezzi di mercato (asse sx) e Fatturato dell'Ilva (asse dx). Anni 2006-2013 € 70.000.000.000 €7.000.000 €6.500.000 € 68.000.000.000 €6.000.000 € 66.000.000.000 €5.500.000 € 64.000.000.000 €5.000.000 €4.500.000 € 62.000.000.000 €4.000.000 € 60.000.000.000 €3.500.000 € 58.000.000.000 €3.000.000 2006 2007 2008 2009 2010 PIL Puglia a prezzi di mercato 2011 2012 Fatturato Ilva * PIL espresso in valori concatenati, anno di riferimento 2005 Correlazione PIL - Fatturato Ilva 0.734 Fonte: ISTAT, Elaborazioni IPRES su modello REMI (2015) 21 2013 6. Che fare E’ quindi evidente che la gravità della situazione attuale e la complessità delle questioni - anche istituzionali - da affrontare implicano un impegno eccezionale: occorre una visione strategica complessiva per lo sviluppo dell’economia nazionale e coerenti politiche di intervento; in tale contesto, si dovrebbe delineare il ruolo specifico che le regioni italiane più proiettate nel Mediterraneo (quelle del Sud) sono chiamate a svolgere. A tale proposito, l’Istituto - sin dal seminario “un disegno macro-strutturale per l’insieme delle regioni del sud” promosso con la Svimez – ha sottolineato la necessità di attivare in primo luogo una strutturata e sistematica cooperazione tra le Regioni meridionali. Tale cooperazione sarebbe opportuna, se non indispensabile, per favorire, ad esempio, un coerente posizionamento del Sud e della dorsale Adriatica nel sistema logistico nazionale ed europeo. Da questo punto di vista, l’attuale programma delle "reti di trasporto trans-europee" (TEN-T, Trans-European Transport Network) si struttura, come è noto, in una rete centrale composta da nove corridoi transeuropei ("core network"), quattro dei quali interessano il nostro Paese, uno solo di essi - quello Helsinki-La Valletta – i territori del Sud - ed in una rete globale ("comprehensive network"), maggiormente articolata a livello nazionale. 22 Graf. 20 – I corridoi transeuropei L’attuale ripartizione territoriale delle opere strategiche delle reti centrale (‘core’) e globale (‘comprehensive’) (completate, in corso o in fase di progettazione), vede assegnati al Sud interventi per circa 59,3 miliardi e quasi 152 assegnati al Centro-Nord. Le differenze maggiori sono quelle che attengono le opere del comparto ferroviario, che interessano il Sud per 18,2 miliardi ed il Centro-Nord per 79,7 miliardi, e quelle stradali: 47,6 miliardi al Centro Nord e 28,4 al Sud. Sul totale delle due voci - ‘core’ e ‘comprehensive’ - al Sud vanno il 28% degli investimenti; per quelli 'core' la percentuale si abbassa al 23% e per quelli “comprehensive” arriva al 50,3%1. 1 Dati tratti dal “Programma delle infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti L. 443/2001, art. 1, co. 1” Allegato al Documento di Economia e Finanza 2014. Nello specifico, le presenti rielaborazioni prendono in esame tutti gli investimenti connessi ad opere ubicate su reti e nodi 'Core' e su reti e nodi 'Comprehensive', per un ammontare totale pari a 211,219 miliardi di euro, a fronte di una dotazione del 'Programma Infrastrutture Strategiche' complessivamente pari a 232,998 miliardi. 23 Graf. 20 – I corridoi transeuropei – dotazioni finanziarie Fonte: Programma delle Infrastrutture strategiche del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti L. 443/2001, art. 1, co. 1, Allegato al Documento di Economia e Finanza 2014 Appare opportuno domandarsi se questo disegno delle infrastrutture strategiche corrisponda ad un assetto pienamente funzionale e coerente con gli scenari evolutivi dei flussi commerciali. Altri drivers dello sviluppo, come è noto, sono stati individuati e proposti dagli Istituti meridionalistici e dalla Svimez, anche nella prospettiva di un piano di primi interventi da operare in tempi brevi: dalle energie rinnovabili e la green economy, alla rigenerazione urbana, all’agroalimentare. In ambito regionale, infine, ricordo che l’Istituto ha in più occasioni evidenziato la necessità di rafforzare la capacità istituzionale ed amministrativa del sistema delle autonomie locali, attraverso iniziative quali l’attivazione della conferenza permanente sulla programmazione presso il Consiglio regionale, il potenziamento dell’applicazione del principio di partenariato, la partecipazione ai processi decisionali, ascendenti e 24 discendenti, delle politiche europee, l’accompagnamento delle riforme della pubblica amministrazione mediante una rinnovata attenzione alle attività formative di amministratori, funzionari e dirigenti pubblici. Grazie per l’attenzione. 25