Peter Stein – Teatro Stabile di Genova Tito Andronico di William

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Peter Stein – Teatro Stabile di Genova Tito Andronico di William Shakespeare 5­6­7 gennaio 1990 Il Tito Andronico di Shakespeare Presumendo che Shakespeare sia vissuto tra il 1564 e il 1616, il Tito Andronico, senz’altro risalente alla sua produzione giovanile, viene da molti ritenuto la sua prima tragedia. Scritta tra il 1589 e il 1591 e pubblicata probabilmente nel 1594, l’opera è molto diversa da quelle successive: in essa prevalgono l’interessa nella realizzazione di un grande effetto scenico nella raffigurazione della violenza , la forza espressiva del linguaggio che racconta la crudeltà più efferata, la passionalità che caratterizza i personaggi. In realtà alcuni temi torneranno, soprattutto nel Re Lear e nell’Otello, ma approfonditi da una analisi psicologica e da nuovo genio espressivo. La storia del Tito Andronico recupera la tradizione popolare legata alla leggende romane e trae ispirazione da diverse fonti letterarie, tra cui le Metamorfosi di Ovidio e il Trieste di Seneca. La tragedia è ambientata negli anni della decadenza dell’antica Roma, quando la sete di potere e la corruzione dilagavano sotto l’insidia minacciosa delle invasioni barbariche. Nonostante l’incombenza di un’ imminente dissoluzione dell’impero, pur in un clima governato dall’odio e dalla ferocia, le genti patrizie conservavano l’antica fierezza e l’eroismo che aveva caratterizzato la magnificenza della romanità. La trama I personaggi principali sono il generale romano Tito Andronico e la regina dei Goti, Tamora. Dopo la vittoria sui Goti, Tito Andronico torna trionfatore a Roma con il bottino di guerra e reca con sé tra i prigionieri la regina di quel popolo assieme ai suoi tre figli. Nel rispetto del sanguinario rituale religioso dell’epoca, dispone che il figlio primogenito di Tamora venga sacrificato pubblicamente. Dopo aver implorato invano la grazia per il figlio, Tamora giura vendetta. L’occasione le si presenta quando viene chiesta in sposa dal nuovo imperatore romano Saturnino. Durante una battuta di caccia i due figli superstiti di Tamora rapiscono la figlia di Tito Andronico, Lavinia, la violentano, le tagliano la lingua e le mani per impedirle di comunicare, uccidono il suo fidanzato Bassanio e la lasciano libera. Dell’assassinio di Bassanio vengono accusati i due figli di Tito che in seguito vengono giustiziati, mentre il terzo figlio, Lucio, viene esiliato. Sarà lui ad unirsi all’esercito dei Goti e a dichiarare guerra a Roma. Intanto Lavinia riesce a gesti e pateticamente a rivelare l’identità dei veri colpevoli. La vendetta di Tito, a questo punto, è terribile: con uno stratagemma cattura i figli di Tamora, li sgozza e, nel corso di un banchetto allestito con il pretesto di tentare una mediazione tra Lucio e Saturnino, ne serve le carni a Tamora e al di lei sposo. Alla fine del banchetto Tito uccide sua figlia Lavinia per liberarla dalle sofferenze e rivela a Tamora di averle fatto mangiare le carni dei suoi figli. Poi la pugnala e subito viene ucciso da Saturnino. Lucio lo uccide per vendicare il padre e viene acclamato imperatore. Peter Stein Nato a Berlino nel 1937, vive l’infanzia in epoca nazista. Suo padre è direttore di una industria di motocicli adibita da regime alla costruzione di componenti automobilistiche, ma clandestinemante aderisce ad un gruppo di resistenza. Stein subisce l’influenza di quegli eventi. Comincia a lavorare a Monaco dietro le quinte di un teatro come tecnico, ma poco a poco si guadagna ruoli più importanti. Debutta come regista a trent’anni, nel 1967, al Werkraumtheater con il provocatorio Saved di Edward Bond, ottenendo grandi consensi dalla critica. L’anno dopo, nel
1968, presenta altri due spettacoli dirompenti: Nella giungle della città del giovane Brecht e il polemico Discorso sul Vietnam di Peter Weiss, che si chide con una colletta in favore dei vietcong. Nel 1970 fonda il collettivo teatrale della Schaubühne di Berlino, che guida fino al 1985. del gruppo fanno parte personalità di spicco quali Bruno Ganz, Edith Clever, Jutta Lampe, Michael König. Questa esperienza li porta al vertice della scena europea: capaci di realizzare messinscena trasgressive e monumentali, elaborano un nuovo concetto dello spazio teatrale e scenico. Gli studi di germanistica e storia dell’arte e la sua cultura filologica assumono un ruolo essenziale nell’approccio di Stein ai classici del teatro. Il regista si confronta con il romanticismo tedesco nell’ shilleriano Intrigo e amore e trova il massimo dell’approvazione nella traduzione del goethiano Torquato Tasso in uno scandaloso “clown dell’emozione” il cui urlo intimidatorio contro il potere attraversa le epoche. Stein continua ad affermarsi come punto di riferimento per il teatro tedesco della seconda metà del Novecento portando in scena il Brecht epico de La madre e L’interrogatorio all’Avana di Enzensberger, insieme con opere dichiaratamente politiche. Nel 1974, in un enorme padiglione da fiera, nel corso di una riflessione di tipo stanislavskiano, realizza con Esercizi per attori (Antikenproject1) una ipotesi emozionale sulla nascita della tragedia. Dopo uno strenuo lavoro teorico e pratico sul luogo teatrale, giunge all’abolizione totale della scena nell’ Orestea, l’opera che rappresenta il vero culmine creativo raggiunto dal regista. Torna a riproporre classici con il Tito Andronico di Shakespeare, diretto in italiano per il Teatro Stabile di Genova, negli anni Ottanta, quando dalla riflessione stanislavskiana Stein giunge a considerare importante punto di riferimento per la sua riflessione il russo Cechov, del quale mette in scena Tre sorelle (1984), Il giardino dei ciliegi (1989 e 1996) e Zio Vania (1996 al Teatro Argentina di Roma). Dopo diverse regie di opere verdine dal 1992 passa alla direzione della sezione prosa al Festival di Salisburgo, dove inscena grandi spettacoli shakespeariani.. Del 2000 è la sua più imponente opera: Faust I & II è la messinscena integrale del testo di Goethe programmata in sette giornate all’Expo di Hannover. Il regista, che da anni vive in Italia, è stato insignito di numerosi riconoscimenti internazionali, tra i quali l’onoreficenza francese di Commandeur de l’Ordre des Art et Lettres. Lo spettacolo Si tratta della prima regia di Stein fuori dalla Germania. Lo spettacolo viene allestito con il Teatro Stabile di Genova. Fra gli attori sono da menzionare Eros Pagni, Maddalena Crippa, Raf Vallone, Paolo Graziosi.
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