NEOPLASIE ORALI SECONDARIE
esioni metastatiche del cavo orale sono
molto rare, rappresentando solamente
circa l'1% di tutte le neoplasie orali maligne
(1). I due tumori primari più comuni che possono manifestare metastasi nel cavo orale
sono il carcinoma del polmone negli uomini,
e il carcinoma mammario nelle donne (2). Il
terzo, in ordine di frequenza, è rappresentato
dall’adenocarcinoma renale; questa neoplasia si riscontra prevalentemente negli uomini, con una maggior incidenza in una fascia
d’età compresa tra 30 e 60 anni. I pazienti
affetti da questa neoplasia presentano metastasi nel 40-50% dei casi, e in molti soggetti
la metastasi a distanza rappresenta sovente
la prima manifestazione della malattia.
Le sedi più frequentemente interessate dalle
ripetizioni secondarie di adenocarcinoma
renale sono i polmoni, i linfonodi regionali,
le ossa, il fegato, il surrene, il rene controlaterale e il cervello (1). La sopravvivenza a cinque anni dalla prima diagnosi è scarsa. Le
lesioni metastatiche di adenocarcinoma
renale in cavità orale e del collo fino si
riscontrano in una percentuale del 8-15%; in
questo caso le sedi più frequenti in questa
regione sono: il naso, la lingua, i seni paranasali, la laringe, la mandibola, le ossa temporali, la ghiandola tiroide e la parotide (3). In
genere le lesioni del cavo orale dovute a
tumori primitivi di altri organi e distretti
sono insoliti. Quando le lesioni secondarie
interessano le ossa mascellari, la mandibola
è la sede più colpita soprattutto ramo e
corpo mandibolare, eccezionalmente il condilo; nei tessuti molli le lesioni rappresentano solo lo 0,1 % delle lesioni maligne orali.
L
caso clinico
Uomo caucasico di 77 anni, è giunto alla
nostra osservazione per la presenza di una
tumefazione mascellare destra. Dalla raccolta
anamnestica non emergevano familiarità o
fattori di rischio per neoplasie; l’anamnesi
adenocarcinoma
renale e lesioni
secondarie
nel cavo orale
Massimo Viviano, Daniela Donati, Francesco Viviano,
Guido Lorenzini
Scuola Toscana di Odontoiatria, Università degli Studi di Firenze e Siena.
Dipartimento di Medicina Orale, Patologia orale di Siena
n Premessa: le lesioni oncologiche secondarie, che interessano i tessuti
molli della cavità orale, sono molto rare. I tumori primitivi che più frequentemente danno manifestazione orale sono: carcinoma della mammella, del
colon, del polmone, e del rene. Le lesioni oncologiche secondarie hanno un
rapido accrescimento, raramente sono dolenti, possono dare una limitazione
funzionale o presentare sanguinamento spontaneo.
n Il caso rIPortato: gli autori descrivono un caso di un uomo caucasico
di 77 anni, con tumefazione mascellare destra. Dalla raccolta anamnestica
non emergono familiarità o fattori di rischio per neoplasie. Il paziente non rileva alcuna sintomatologia algica in cavità orale, ma soltanto la presenza della
“crescita improvvisa” della gengiva in regione mascellare, una tumefazione
nell’emisoma di destra, una ptosi della palpebra omolaterale e nistagmo, oltre
a una visione sdoppiata. La diagnosi differenziale della lesione, stante tempo
di insorgenza della stessa e sua rapidità di accrescimento, comprende il granuloma a cellule giganti o una infiltrazione di malattie linfoproliferative.
n conclusIonI: il paziente in questione, è affetto da adenocarcinoma
renale. La prima manifestazione clinica è avvenuta soltanto quando la lesione
secondaria ha scompaginato mucosa e ossa dell’emisoma di destra. La maggior parte dei tumori metastatici intraorale, infatti, appaiono quando già molti
organi sono coinvolti dalla neoplasia, tuttavia nel 30% dei casi le metastasi
orali possono essere i primi dati clinici che portano alla diagnosi di un tumore
primario. Nella formulazione della diagnosi è importante prendere in considerazione questa eventualità, sebbene sia una condizione molto rara.
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DentalClinics
PERIODICO DI ODONTOIATRIA GENERALE
Punto chiave
L’anamnesi
patologica
metteva in evidenza
una tumefazione
della parte destra.
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Anno V - n°2 - marzo 2011
Figura 1 Visione frontale del paziente. Si noti la tumefazione dell’emivolto destro, ptosi palpebrale.
Figura 2 Visione intraorale della lesione.
Figura 3 Indagine TC neoformazione che occupa il seno
mascellare e porzione del tuber mascellare
Figura 4 Indagine TC che evidenzia interessamento del
seno mascellare, medialmente la fossa nasale e i turbinati, e
interessava la parete inferiore dell’orbita.
patologica remota evidenziava esclusivamente un quadro di diabete mellito tipo II di
recente insorgenza e ben compensato farmacologicamente. L’anamnesi patologica prossima metteva in evidenza una tumefazione
della parte destra della faccia comparsa da
circa tre mesi e aumentata progressivamente
di volume. Il rigonfiamento era ben evidente
già all’esame obiettivo extraorale ed era
accompagnato da una ptosi della palpebra
omolaterale e nistagmo; il paziente lamentava anche visione sdoppiata (figura 1).
L’esame intraorale faceva rilevare una massa
di circa 4 cm x 2 cm di consistenza dura, leggermente ulcerata nella sede del tuber maxillae di destra (figura 2). La palpazione determinava un modesto gemizio sanguigno dalla
zona ulcerata della massa. Una TC del massiccio facciale, eseguita in urgenza, mostrava
una neoformazione che occupava il seno
mascellare destro, arrivando medialmente
alla fossa nasale e ai turbinati, superiormente interessava la parete inferiore dell’orbita
erodendo il pavimento della stessa (figure 3
e 4). Una piccola porzione della massa infiltrava la compagine ossea del mascellare.
Per individuare la natura della neoformazione
veniva deciso di effettuare una biopsia incisionale della stessa. Dopo aver effettuato una
preanestesia topica con prilocaina e lidocaina
in crema, veniva eseguita anestesia plessica
con articaina 1:100.000, dopodichè veniva
effettuato un prelievo della neoformazione; il
controllo dell’abbondante emorragia veniva
inizialmente effettuata mediante utilizzo di
garze e, successivamente, con una sutura in
seta 4.0. Il prelievo bioptico, immerso in formalina tamponata al 10 per cento, è stato
inviato all’Istituto di Anatomia Patologica. Il
referto dell’Anatomia Patologica era di un
NEOPLASIE ORALI SECONDARIE
carcinoma renale a cellule prevalentemente
chiare. Il paziente veniva immediatamente
ricoverato, presso il reparto di Urologia, dove
veniva diagnosticato adenocarcinoma renale.
Non è stato possibile proseguire con altre le
indagini del caso perché il paziente è deceduto per un arresto cardiocircolatorio dopo 10
giorni di ricovero.
Discussione e conclusioni
I tumori metastatici alla cavità orale sono
molto rari, pertanto, la letteratura esistente si
basa su sporadici casi clinici. La maggior
parte dei tumori metastatici intraorale
appaiono quando già molti organi sono coinvolti dalla neoplasia, tuttavia nel 30% dei casi,
le metastasi orali possono essere i primi dati
clinici che portano alla diagnosi di un tumore
primario, proprio in queste casi è importante
effettuare degli esami radiografici più specifici
come la body-Scan e/o una PET-Scan (4).
L’identificazione della lesione metastatica
intraorale quindi potrebbe condurre alla diagnosi di un tumore primitivo ignoto, sebbene
siano descritti in letteratura casi di metastasi
che insorgono 17-20 anni dopo trattamento
del tumore primitivo (5). La diffusione di cellule neoplastiche dalla sede primitiva alla cavità orale avviene mediante il torrente venoso-arterioso e per via linfatica (6). Il caso clinico sopraesposto evidenzia come ripetizioni
metastatiche a distanza possono riscontrarsi
anche all’interno della cavità orale. Il paziente,
infatti, non era a conoscenza della neoplasia
primitiva e la diagnosi è stata fatto solo dopo
la manifestazione orale della lesione secondaria. La diagnosi differenziale di queste
lesione, stante tempo di insorgenza della
lesione e sua rapidità di accrescimento, comprendeva il granuloma a cellule giganti o una
infiltrazione di malattie linfoproliferative. Le
indagini effettuate con carattere d’urgenza
(biopsia e indagini strumentali) sono servite
per diagnosticare la patologia primaria. Il
rapido “exitus” del paziente non ha permesso
di affrontare chirurgicamente l’asportazione
chirurgica completa del tumore primitivo e
della sua metastasi (nefrectomia e resezione
osso mascellare con i relativi tessuti molli)
(7,8). Il trattamento principale del carcinoma
renale a cellule chiare, essendo un tumore
radio-resistente, è rappresentato infatti dal
trattamento chirurgico; soltanto nel caso in
cui l’escissione chirurgica sia controindicata,
è consigliato il trattamento radioterapico palliativo (9).
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Punto chiave
La lesione
metastatica intraorale
può condurre
alla diagnosi
di un tumore
primitivo ignoto.
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