VIVERE I NOSTRI LUOGHI CON GLI OCCHI DEL FUTURO
Il Piemonte è una terra che vanta ancora molti spazi naturali, nonostante sia una delle regioni
del Paese più sviluppata dal punto di vista industriale. Nel corso degli anni è stato fatto un lavoro
importante per cercare di tutelare “l’anima verde” della nostra regione. La Regione Piemonte conduce
una politica di tutela attiva nei confronti dell’ambiente e del territorio anche grazie a un sistema
di Aree protette che copre l'intero territorio regionale. Su questo fronte mettiamo a disposizione
soluzioni tecniche e scientifiche all’avanguardia, che in tante occasioni permettono di intervenire
in situazioni critiche nelle quali anche la vita delle persone viene messa a serio rischio.
Per salvaguardare e valorizzare il patrimonio naturale del Piemonte, la Regione, attraverso il Settore
Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette, sostiene con convinzione progetti educativi nelle
scuole.
I nostri Parchi rappresentano in quest’ottica un’opportunità irripetibile di vivere la natura, di farne
esperienza diretta, con esperienze educative forti e coinvolgenti destinate a diventare un tassello vitale
nel bagaglio culturale di ciascuno.
Storie di terra, Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro, vuole essere un contributo per aiutare
gli insegnanti a guidare i bambini alla scoperta del “loro” Piemonte, per conoscerlo, apprezzarne
la bellezza, amarlo e tutelarlo.
A tutti i bambini e ai loro insegnanti un grande augurio di buon lavoro!
Il Presidente della Regione Piemonte
Roberto Cota
Alla scoperta del suolo con il Diario Junior
2010-2011 e con i materiali del kit
Anche quest’anno, per il sesto anno consecutivo, la Regione
Piemonte Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette
propone ai docenti e agli alunni delle scuole primarie piemontesi il
progetto educativo Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro
come invito alla scoperta del territorio regionale e del patrimonio naturalistico delle sue Aree protette, in una logica di educazione alla sostenibilità e alla partecipazione attiva.
Per l’anno scolastico 2010-2011 il progetto è dedicato alle Storie di
terra, un affascinante e curioso viaggio che permetterà ai bambini di
scoprire il mondo sconosciuto che sta sotto i loro piedi.
Il Diario Junior 2010/2011 sarà un prezioso e utile compagno di
viaggio che accompagnerà ogni alunno nel corso dell’anno con illustrazioni tematiche, informazioni interessanti e molte notizie curiose.
Questa Guida docenti vuole invece essere il compagno di viaggio
per gli insegnanti, proponendo informazioni sul suolo, visto come
sistema dinamico in continua trasformazione ed evoluzione, con continui collegamenti alla realtà del territorio piemontese e al ruolo
svolto dall’uomo.
Seguono, a partire da pag. 27, spunti di attività didattiche legate alle
immagini del Diario Junior 2010/2011. Le proposte sono multidisciplinari: spaziano dall’area linguistico-artistico-espressiva a quella
storico-geografica, dando un particolare ruolo a quella matematicoscientifica attraverso la proposta di semplici esperimenti da svolgere
in classe.
In fondo alla Guida vi è l’elenco, completo di recapiti, delle Aree
protette piemontesi.
Il poster, allegato al kit, potrà essere appeso in classe per avere una
visione di insieme degli organismi che abitano il suolo del Piemonte.
Il pieghevole concorso fornisce le indicazioni per partecipare al concorso STORIE DI TERRA, scegliendo tra due modalità:
1. realizzare un allegro e originale Domino della terra dando
spazio alla rielaborazione creativa del percorso svolto a
scuola (idee e suggerimenti per la costruzione del domino
sono presenti nelle proposte di attività didattiche mentre un
modello di Domino è contenuto in fondo a questa Guida);
2. sviluppare un divertente gioco del Far finta che... attraverso
uno specifico percorso didattico svolto con gli esperti di uno
dei Parchi del Piemonte che aderiscono al progetto.
Il suolo… questo sconosciuto
Sotto i nostri piedi c’è un mondo affascinante e poco conosciuto con il quale, senza
rendercene troppo conto, abbiamo quotidianamente a che fare. Sostiene le nostre
case, produce i nostri alimenti, ospita le nostre attività, permette lo sviluppo di strade
e infrastrutture. Ma il suolo, silenziosamente e grazie a tutti i suoi abitanti per la
maggior parte sconosciuti o poco noti, svolge anche attività fondamentali per il
mantenimento della vita sul nostro pianeta: decompone la materia organica morta,
ricicla la sostanze minerali, depura e protegge le acque.
Il suolo è quindi, al pari degli alberi e degli animali, una componente fondamentale di ogni ecosistema.
Il tema suolo, oltre a completare il viaggio iniziato con i due kit precedenti, si collega
naturalmente e “fisicamente” al mondo degli alberi e degli animali: gli alberi infatti
sono ancorati al suolo dalle radici da cui traggono il nutrimento, molti animali
vivono nel suolo oppure in esso costruiscono le tane o trovano il cibo, inoltre sia i
vegetali sia gli animali, anche quelli che non abitano nel suolo, vi ritornano comunque quando muoiono, fornendo materia organica ricca di carbonio da decomporre.
I contenuti del kit guideranno i bambini alla scoperta del suolo, dei suoi componenti inorganici e organici, delle sue proprietà fisiche e soprattutto della sua funzione
vitale all’interno degli ecosistemi. Queste conoscenze miglioreranno la loro comprensione dei processi naturali, del legame tra l’uomo e il suolo, stimolando una
visione unitaria del sistema Terra e una maggiore attenzione all’utilizzo delle risorse
ambientali, al rispetto dei ritmi della natura e ai problemi del territorio.
Le Aree protette piemontesi giocano un ruolo fondamentale nella scoperta del
suolo per la possibilità di fare esperienza diretta degli ambienti naturali e per le diverse attività di educazione ambientale a tema che propongono.
Le buone pratiche di difesa del suolo adottate dai Parchi costituiscono inoltre per
gli alunni esempi concreti e virtuosi di una gestione attenta agli equilibri ambientali
e rispettosa di esigenze diverse che gravano sulla risorsa suolo.
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SUOLO
Il suolo, comunemente detto anche terreno, è la parte più superficiale della crosta
terrestre: quella che calpestiamo quando camminiamo in un bosco o in prato e in
cui crescono le radici di alberi e piante. Il suolo, chiamato anche pedosfera, ha uno
spessore che varia da pochi centimetri a qualche metro.
È un involucro molto sottile, se confrontato con il raggio della Terra, ma molto
importante: è il mezzo dove l’atmosfera, l’idrosfera, la biosfera e la litosfera interagiscono tra loro.
Un po’ di greco…
Pedosfera dal greco: pedon, suolo, terra e sfaíra, sfera, quindi “sfera del suolo”.
Litosfera dal greco: lithos, pietra, roccia, quindi “sfera della roccia”.
Idrosfera dal greco: hydro, acqua, quindi “sfera dell'acqua”.
Biosfera dal greco: biòs, vita, quindi “sfera della vita”.
Atmosfera dal greco: àthmos, vapore, quindi “sfera del vapore”.
Come è fatta la Terra?
La Terra è un pianeta roccioso che, come un frutto formato da buccia, polpa e nocciolo, è composta
da involucri concentrici che si susseguono a diversa profondità lungo gli oltre 6.000 km del suo
raggio.
La “buccia” del nostro pianeta è detta crosta terrestre. Comprende il suolo, il sottosuolo e la roccia
madre sottostante ed è formata da rocce dure. È spessa mediamente 35 km sulle terre emerse e 5
km sotto gli oceani ma, in corrispondenza delle catene montuose, raggiunge anche i 90 km.
Sotto la crosta terrestre, per circa 2.900 km di profondità, si estende il mantello, ovvero la
“polpa” del pianeta, uno strato formato da rocce più o meno solide a seconda della profondità,
della temperatura e della pressione a cui si trovano. È nel mantello che le rocce si muovono qualche
centimetro ogni anno causando eruzioni vulcaniche e terremoti!
Il “nocciolo” della Terra viene detto nucleo. È caldissimo e composto soprattutto di ferro: nella sua parte
più esterna (tra i 2.900 e i 5.100 km di profondità) è liquido e ha una temperatura di 4.000 °C, mentre nella
parte più interna (tra i 5.100 e i 6.370 km di profondità), essendo sottoposto a pressione elevatissima, è solido e raggiunge temperature di quasi
6.000 °C.
L’insieme della crosta e dello strato superiore del mantello viene anche detto litosfera, cioè sfera rocciosa.
Attorno alla Terra troviamo altri due involucri: uno gassoso - l’atmosfera - composto dall’aria che respiriamo e uno liquido - l’idrosfera costituito dallo strato di acqua che copre due terzi della superficie terrestre.
Un vero e proprio “Viaggio al centro della Terra!” viene proposto dal Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO) ai bambini degli ultimi anni delle scuole
primarie: si tratta di un’attività di campo effettuata nel territorio del Parco per capire, attraverso l’osservazione diretta delle rocce presenti, come è fatto
l'interno della Terra e come si evolve la crosta terrestre.
Da che cosa è composto il suolo?
A una prima osservazione il suolo sembra composto principalmente da sassolini e
granelli, anche molto piccoli, derivanti dalla frantumazione delle rocce. In realtà,
questi sono le componenti solide inorganiche del suolo e, nella maggior parte dei
casi, rappresentano il 45% del suo volume.
Il suolo è molto di più di un insieme di frammenti di roccia. Tra un granello e l’altro
ci sono spazi, interstizi, che non sono vuoti ma pieni… di acqua e aria! Nella maggior parte dei suoli acqua e aria occupano ciascuna il 25% del volume del suolo.
E da cosa è composto il restante 5%? Talpe, lombrichi, larve, batteri, radici, alghe,
funghi microscopici ma anche legnetti, foglie e resti di animali in decomposizione,
cioè da organismi viventi… vivi e morti!
Il suolo racchiude in sé in conclusione una parte solida (la materia inorganica e organica), una parte liquida (l’acqua) e una gassosa (l’aria).
Al Parco del Po e dell’Orba (AL) i bambini potranno partecipare al laboratorio “I cinque
sensi della terra” per entrare in contatto e scoprire le proprietà del suolo.
Ghiaia, sabbia, limo e argilla
Ghiaia, sabbia, limo e argilla, i componenti maggiormente presenti nel suolo, si differenziano tra loro
per la dimensione dei granelli da cui sono costituiti. La ghiaia è formata da sassolini chiaramente
visibili a occhio nudo. Se sono più piccoli di 2 mm, si parla di sabbia. Se i granelli sono di dimensione
ancora minore (inferiori a 0.06 mm) si ha il limo e se sono piccolissimi (inferiori a 0.004 mm) l’argilla,
un materiale facilmente plasmabile.
Il suolo fa funzionare l’ecosistema
Senza suolo la vita sul nostro pianeta probabilmente non esisterebbe. Viviamo su
un affascinante laboratorio chimico, fisico e biologico che permette il funzionamento
degli ecosistemi.
Il suolo innanzitutto è fonte di vita per le piante, organismi che - fornendo ossigeno
e cibo ai consumatori - sono alla base di ogni ecosistema. L’acqua nel suolo permette
alle piante di crescere soddisfacendo il loro fabbisogno idrico e apportando i sali minerali (come azoto, fosforo, potassio, zolfo) necessari al loro sviluppo. L’aria presente
nei pori del suolo permette alle radici di respirare. È proprio questo processo di respirazione che arricchisce l’aria presente nel suolo di anidride carbonica e ne rende
la composizione un po’ diversa dall’aria che respiriamo in atmosfera.
Il suolo permette poi il riciclo della materia senza il quale la vita sulla terra non
potrebbe durare a lungo. Il riciclo è possibile grazie al processo di decomposizione
della materia organica morta che avviene principalmente nel suolo a opera degli organismi decompositori. Non tutta la materia viene però mineralizzata velocemente.
Una parte viene trasformata in humus, un prodotto intermedio del processo di decomposizione. L’humus, non essendo facilmente degradabile, viene mineralizzato
molto lentamente e fornisce in modo graduale al terreno i nutrienti utili per la vegetazione.
Il suolo svolge anche la funzione di depurazione delle acque e protezione delle
acque sotterranee.
“Microcosmo/Idrocosmo” è un’attività che il Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO)
propone alle classi della scuola primaria per scoprire i legami che intercorrono tra inorganico e organico nel suolo e favorire la familiarità con gli organismi terricoli, spesso
considerati sgradevoli o addirittura pericolosi.
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I decompositori
In ogni ecosistema, accanto ai produttori (le piante che grazie alla capacità di fare la fotosintesi clorofilliana sono
alla base della catena alimentare) e ai consumatori (erbivori e carnivori), vi sono gli organismi decompositori soprattutto batteri e funghi - che si occupano di demolire la sostanza organica morta.
I decompositori si nutrono di tutta la materia organica presente sulla superficie del suolo, detta lettiera (rami,
foglie e resti di animali). La decompongono e la mineralizzano, cioè la trasformano in composti minerali inorganici
(come carbonio, azoto, fosforo) che diventano nuovamente disponibili per gli altri organismi viventi, tra cui
innanzitutto le piante.
Diversità di suoli
Sul nostro pianeta vi è una gran varietà di suoli diversi.
Alcuni hanno colori straordinari: rosso e ocra se contengono ossido di ferro, bianco
quando è presente calcare, bruno o nero se vi è una gran quantità di humus.
I suoli hanno anche diversa tessitura, ovvero composizione granulometrica: possono
essere sabbiosi (se contengono almeno il 70% di sabbia), limosi (almeno il 70% di
limo) o argillosi (oltre il 40% di argilla).
I suoli variano anche per la quantità di sostanza organica che contengono.
Generalmente hanno un contenuto di materiali organici compreso tra l’1 e il 10%
del loro volume (5% in media), ma in particolari condizioni, quali zone lacustri
prosciugate, paludi, marcite e torbiere, la sostanza organica può essere presente in
percentuale molto maggiore, anche oltre il 90%! In questo caso i suoli vengono detti
organici, in contrapposizione ai suoli minerali in cui domina la componente inorganica.
Le torbiere: belle e fragili
La torbiera è un ambiente raro e particolarmente fragile, presente in Italia prevalentemente in
alcuni siti alpini e subalpini. Si tratta di ambienti molto importanti per la rarità di alcune specie
di fiori e di piante carnivore nonché come siti di riproduzione di anfibi - in particolare di Tritone
alpestre (Triturus alpestris) e Rana montana (Rana temporaria) - e luogo di sosta durante le migrazioni di alcuni uccelli.
Il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) ospita un comprensorio di torbiere tra i più
significativi dell’arco alpino e alla sua salvaguardia ha dedicato uno specifico programma finanziato
dall’Unione Europea. Le torbiere sono minacciate dall’eccessivo calpestio da parte di escursionisti,
ungulati selvatici e soprattutto bestiame domestico, oltre che da sovrapascolo. Alcuni interventi come
la riprogettazione e la manutenzione dei sentieri, la chiusura di canali di drenaggio e la posa di recinzioni, passerelle e punti di abbeverata per il bestiame lontano dalla torbiera hanno permesso la salvaguardia di questi ambienti.
Belle torbiere sono presenti anche nei Parchi naturali Orsiera Rocciavré (TO), Laghi di Avigliana
(TO), Marguareis - ex Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), Alta Valsesia (VC), Po Cuneese
(CN), Alpi Marittime (CN), Val Troncea (TO), Capanne di Marcarolo (AL) e nei Parchi Nazionali
Val Grande (VB) e Gran Paradiso (TO). La torbiera Blegier nel Parco naturale del Gran Bosco di
Salbertrand può essere visitata seguendo un nuovo percorso didattico autoguidato.
Minerali e rocce
Le rocce, come il calcare, il granito o l’argilla, sono il materiale che compone la
crosta terrestre e sono a loro volta formate da minerali. Sono in forma solida ma
talvolta possono presentarsi in forma liquida, come quando, sotto forma di lava,
fuoriescono da un vulcano in eruzione!
Una roccia può essere formata da minerali di uno stesso tipo, è il caso del calcare,
oppure di tipo diverso, come il granito in cui ciascun granulo è un minerale differente. Anche i minerali, a loro volta, possono essere composti da un solo elemento,
come l’oro, l’argento o il diamante che è carbonio puro, oppure essere un composto
chimico di più elementi, come il normale sale da cucina - il salgemma - che è formato da ioni sodio e ioni cloro.
In natura esistono circa 2.000 minerali diversi, alcuni rari e altri molto diffusi, ma
solo una trentina di essi compongono le rocce della crosta terrestre. Alcuni minerali,
per esempio il talco o il gesso, sono molto teneri e possono essere scalfiti con un’unghia, altri invece risultano molto duri: campione di durezza è il diamante!
Il territorio piemontese presenta una grande diversità di minerali e rocce che riflettono
la storia geologica degli ultimi 300 milioni di anni. Il Monte Cervandone, nel Parco
Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero (VB), è famoso per le varietà di minerali,
talora unici al mondo, rinvenuti nelle rocce gneissiche: asbecasite, cafarsite, cervandonite,
chernovite, gasparite, tilasite… Le specie mineralogiche riconosciute sono ben 127.
L’adularia, una varietà di ortoclasio, viene detta Pietra di luna per le sue tipiche luminescenze che ricordano i bagliori lunari. Se ne trovano nel Parco delle Alpi Marittime (CN).
Tipi di rocce
Le rocce vengono classificate in base
a come si sono formate:
• MAGMATICHE (o ignee)
se da raffreddamento
di una massa di minerali
allo stato fuso (il magma).
• SEDIMENTARIE
se da accumulo e
cementificazione di detriti
inorganici e organici.
• METAMORFICHE
se da trasformazione
di altre rocce.
Cristalli da esposizione
Quasi tutte le rocce sono composte da cristalli che generalmente non notiamo perché
sono piccoli, difficili da osservare e non particolarmente belli. In natura però esistono
cristalli che per la struttura perfettamente organizzata, la forma geometrica con facce e
spigoli ben definiti, la dimensione e il colore risultano meravigliosi.
Spesso questi cristalli si sono formati dalla solidificazione dei minerali in condizioni
particolari di spazio, pressione e temperatura come possono verificarsi nelle fratture
della crosta terrestre, sotto le montagne o durante le eruzioni vulcaniche. Altre volte si
sono formati dall’evaporazione di un liquido salato.
Tra i cristalli più ricercati ci sono i quarzi. Sono trasparenti quando formati da silice
pura mentre presentano colorazione diversa se contengono altri componenti.
È il caso delle ametiste, in Piemonte presenti nel Vallone dell’Argenetera nel Parco
Naturale delle Alpi Marittime (CN), che sono viola per la presenza di ossido di ferro.
A Martiniana Po, nel Parco del Po Cuneese (CN), sono stati rinvenuti i più grossi esemplari conosciuti al mondo di “Piropo”, un cristallo rarissimo appartenente alla famiglia
dei granati. A causa delle loro straordinarie misure questi cristalli sono stati per molto
tempo considerati delle “curiose pietre arrotondate”, finché nel 1984 se ne identificò la
natura e l'origine. Pare si siano formati a oltre 100 km di profondità per poi emergere
a causa dei movimenti tettonici. A Martiniana Po il Parco ha creato uno specifico Museo
del Piropo aperto alle scolaresche.
I minerali:
un patrimonio
da salvaguardare
I cristalli e i minerali sono un patrimonio
geologico che va rispettato. In molte aree
protette piemontesi la ricerca di minerali
è consentita solo a scopo scientifico e
didattico: i minerali rinvenuti vengono
esposti nei centri visite o messi a disposizione di scuole, università e musei.
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Scontri che generano montagne
La litosfera è composta da numerose placche che, galleggiando su uno strato parzialmente fuso del mantello, si muovono tra loro. Lo scontro e lo scorrimento delle
placche, oltre a provocare terremoti, far nascere isole e vulcani, formare fosse oceaniche, può dar vita a nuove catene montuose.
Le Alpi sono state generate proprio dallo scontro, iniziato circa 100 milioni di anni
fa, tra le due masse continentali denominate Paleoafrica e Paleoeuropa. La collisione,
pur avvenendo molto lentamente, ha provocato la frantumazione, il sollevamento, la
distorsione e l’accavallamento di grandi lembi di crosta terrestre che sono andati a formare la catena alpina. Nello scontro sono stati spinti verso la superficie sia i sedimenti
oceanici che giacevano al di sotto del mare della Tetide, che si apriva fra i due paleocontinenti, sia le rocce profonde di tipo magmatico che erano alla base dell'antico
continente europeo. Questo processo è all’origine della grande varietà e complessità
di tipi di rocce che troviamo nelle Alpi.
Le ofioliti presenti in alcune zone alpine e appenniniche come nel Parco Naturale Alta
Valsesia (VC), nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO) e nel Parco Naturale delle
Capanne di Marcarolo (AL), sono rocce che derivano da un vecchio fondale oceanico
sollevato dai movimenti tettonici. “Una passeggiata sul fondo dell’oceano” è proprio il
nome dell’attività didattica proposta dal Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo
(AL) per scoprire le peculiarità delle rocce ofiolitiche e le caratteristiche degli ambienti
in cui esse sono presenti.
In Val Grande la placca europea incontra quella africana
La linea di contatto tra le due placche europea e africana, detta “Linea Insubrica” o del Canavese, passa anche per le montagne del Parco Nazionale
della Val Grande (VB). La linea separa rocce antichissime - le africane - da rocce di formazione più recente - quelle europee - ma separa anche
rocce poste a Sud-Est, che si sono formate nella parte più bassa della crosta continentale e sono state poi portate in superficie dai vari eventi
tettonici, da rocce di Nord-Est, di pertinenza crostale, molto più superficiali. Le montagne della Val Grande assumono quindi uno straordinario
interesse geologico. Alcune cime, come il Pedum, il Proman, i Corni di Nibbio, la Cima Sasso e la Cima della Laurasca, sono costituite da rocce
scure, pesanti e dure (anfiboliti, serpentiniti, peridotiti) che provengono da una zona di transizione tra la crosta e il mantello terrestre a quasi 50
km di profondità.
La presenza, vicino al Castello di Vogogna, di una “sezione continentale esposta” permette di leggere la storia geologica di 300 milioni di anni:
le rocce della sezione costituiscono uno “spaccato” della Terra fino a oltre 40 km di profondità, dalla crosta superiore al mantello. È per questo che
proprio qui approfondiscono i loro studi ogni anno molti geologi professionisti e molti studenti universitari.
Il profilo del suolo
A
B
C
D
Il suolo superficiale è diverso da quello che troviamo scavando un buco in profondità.
Il suolo è formato da strati - chiamati orizzonti - che presentano colore e composizione
diversa. Pur nella specificità di ciascun luogo, partendo dalla superficie e scendendo in
profondità possiamo distinguere quattro orizzonti:
orizzonte A: formato da resti vegetali e animali in decomposizione (humus);
orizzonte B: formato da sabbia, argilla e poco materiale organico;
orizzonte C: costituito da roccia sgretolata;
orizzonte D: formato dalla roccia madre non sgretolata.
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Come si forma il suolo
La pedogenesi è l’insieme di processi fisici, chimici e biologici che portano alla formazione di un suolo. Perché il processo si sviluppi occorrono alcuni ingredienti: un
substrato roccioso (la roccia madre), agenti esogeni in abbondanza, organismi
viventi terricoli e… un po’ di tempo (qualche anno nel migliore dei casi ma più
spesso vari secoli o millenni!).
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Cosa succede quando questi ingredienti si combinano?
Pioggia e vento, fiumi e ghiacciai, caldo e freddo agiscono sulla roccia madre,
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1 sgretolandola e sminuzzandola in sedimenti a granulometria sempre più fine.
La roccia, reagendo con i gas che si trovano nell’aria e con l’acqua delle piogge,
2 si trasforma anche chimicamente perdendo elementi e modificando la propria
struttura cristallina.
I frammenti più piccoli della roccia degradata formano il terreno su cui possono
3 instaurarsi i primi organismi (detti pioneri) quali licheni, muschi, alghe e
batteri, che esercitano un duplice effetto: da una parte proseguono l’opera di
alterazione chimica e fisica della roccia madre, dall’altra forniscono al suolo
sostanze organiche e sali minerali, necessari per l’insediamento di organismi
più complessi come le piante.
Man mano che diversi organismi lo popolano (erbe, arbusti, alberi, protozoi e
4 animali), il suolo diventa più fertile perché la materia organica morta che
rimane sul terreno viene attaccata da organismi decompositori che la
trasformano in humus. Il suolo, quindi, è un sistema in continua evoluzione,
dove lentamente ma incessantemente agiscono processi chimici, fisici e anche
biologici, senza i quali non sarebbe possibile la formazione di un vero e proprio
suolo ma solo di un accumulo di detriti.
Per scoprire il suolo e il processo della sua formazione il Parco Naturale Alta Valsesia
(VC) offre un vero percorso geologico-pedologico, completo di sezioni del suolo e pannelli
esplicativi, mentre il Parco Naturale della Collina Torinese (TO) propone appassionanti
attività didattiche di ricerca sul campo e piccoli esperimenti in classe. Nella Riserva Naturale del Bosco del Vaj (TO) diversi affioramenti detti “rocche” - tra cui il più celebre
è la Roca Barma nel Comune di Casalborgone - permettono anche di osservare la stratificazione dei diversi sedimenti costituenti proprio la Collina Torinese (TO). Il Sentiero
Naturalistico “Laghi della Lavagnina” nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo
(AL) è un percorso scientifico che, per tappe successive, evidenzia le correlazioni fra geologia, suolo, vegetazione e clima.
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Agenti esogeni
Gli agenti esogeni sono i fattori che provocano l’erosione e modellano la superficie terrestre.
Sono l’acqua, il vento, il ghiaccio, i cambiamenti improvvisi della temperatura e
anche gli organismi viventi quali lombrichi, funghi, batteri… nonché l’uomo!
Sono detti esogeni perché si originano
all’esterno della Terra, in contrapposizione agli agenti endogeni - quali fenomeni orogenetici, sismici e vulcanici - che
concorrono alla formazione del suolo ma
si originano all’interno della Terra.
Un’importante proprietà
fisica dei suoli: la permeabilità
La permeabilità (o porosità) indica la presenza in un suolo di pori e interstizi ed è
espressa come rapporto tra il volume degli spazi vuoti e il volume totale del suolo. La
presenza di pori nel suolo è importante perché permette la circolazione di acqua e di
aria e, quindi, assicura condizioni favorevoli allo sviluppo della vegetazione. La porosità
è maggiore nei suoli in cui prevalgono granuli più grossi: così un suolo sabbioso è più
permeabile di uno limoso dove i pori sono talmente piccoli da impedire il passaggio sia
di aria sia di acqua e da renderlo praticamente impermeabile. La porosità può anche
essere incrementata dalla crescita delle radici e da organismi quali talpe, lombrichi, larve
e radici che nel suolo scavano tane e gallerie.
A volte i pori di un suolo possono essere riempiti completamente di sola aria oppure di
sola acqua: si dice in questo caso che il suolo è saturo.
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Speleologia
L’oscurità totale, il freddo, l’umidità, l’assenza,
o quasi, di forme vegetali e animali, ostacoli
quali pozzi, fiumi e strettoie, fanno delle grotte
un formidabile spazio di avventura, un terreno
di gioco sul quale esercitare le proprie curiosità.
Andare in grotta significa imparare specifiche
tecniche di progressione e utilizzare conoscenze
scientifiche multidisciplinari per esplorare in sicurezza regioni sotterranee dove nessuno ha mai
messo piede!
In Piemonte attività didattiche per le scuole sono
organizzate dall’Associazione Gruppi Speleologici
Piemontesi (www.agsp.it).
Fenomeni carsici e grotte
Lo scorrimento su un terreno dell’acqua piovana, resa acida dall’anidride carbonica
presente nell’atmosfera, provoca la dissoluzione delle rocce a maggior solubilità e,
in particolare, di quelle carbonatiche come i calcari. Questo processo, in alcuni suoli,
può portare alla creazione di paesaggi sotterranei molto suggestivi formati da grotte,
cunicoli, fiumi sotterranei e formazioni particolari: un vero paradiso per geologi e
speleologi!
In Piemonte il complesso Marguareis-Mongioie nel Parco Naturale del Marguareis
- ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) è una montagna speciale perché
internamente è vuota: grandi bocche nere affiorano ovunque e voragini e pozzi tagliano i sentieri stimolando la curiosità di chi, per quei sentieri, si trova a passeggiare.
L’accesso alle cavità sotterranee è però possibile solo se si è speleologi esperti ed adeguatamente attrezzati!
Nella stessa area protetta, nell’abisso Scarason, a 100 metri di profondità, si trova
anche un ghiacciaio sotterraneo di circa 30 metri di spessore. In questa cavità nel
1962 si svolse il primo esperimento di permanenza umana prolungata in grotta: il
francese Michel Siffre rimase nella cavità per due mesi, alloggiato in una tenda e
collegato con la superficie unicamente grazie a un telefono da campo attraverso il
quale comunicava le modifiche che si stavano verificando nei suoi ritmi naturali.
Nelle Grotte del Bandito, nel Parco delle Alpi Marittime (CN), sono invece state trovate molte ossa di orso delle caverne (Ursus spelaeus), un orso di grandi dimensioni
estinto da circa 15.000 anni che probabilmente usava le grotte per andarvi in letargo.
La grotta può essere visitata e il Parco, oltre a diversi percorsi geologici, dispone di
una ricca collezione di rocce e minerali che possono essere utilizzati per approfondire
l’esperienza svolta sul territorio.
La “Ca’ d’la Cusc” è una grotta nel Parco Nazionale della Val Grande (VB) interessante soprattutto per le forme di concrezioni calcaree presenti, quali stalattiti, stalagmiti, cortine, colate, piccoli gours (dighe di calcare) e pisoliti (sferette calcaree di
natura sedimentaria) nonché per la presenza, unico caso nella regione, dell’invertebrato raro Mesophylax impunctatus.
Un’altra specie molto rara, il piccolo pipistrello Barbastello, lo si trova nella Grotta
di Rio Martino, nel Parco fluviale del Po tratto Cuneese (CN), dove si può anche
ammirare una cascata spettacolare.
Nelle regioni carsiche, le acque sotterranee, quando riemergono all’aperto, possono formare cascate imponenti: è il caso della cascata del Pis in Valle Pesio e delle cascate delle
Vene e delle Fuse in Valle Tanaro che raccolgono le acque del Massiccio del Mongioie nel
Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN).
I geositi della Provincia di Torino
La Provincia di Torino nel 2000 ha avviato, in collaborazione con Enti di ricerca, un progetto
di studio e valorizzazione di beni geologico-geomorfologici presenti nel proprio territorio.
L’attenzione è stata posta su due aree - le vallate alpine sede dei Giochi Olimpici invernali
2006 e l’Anfiteatro Morenico di Ivrea - dove l’applicazione di metodologie scientifiche ha
consentito di individuare geositi di particolare interesse.
Il progetto è sfociato nella pubblicazione di un libro che descrive i geositi e nella creazione, nelle
valli di Susa e Sangone all’interno del Parco Naturale Orsiera Rocciavré (TO), di percorsi guidati
alla scoperta di elementi geologici unici e irripetibili quali la Rocca del montone, la Rocca del
Gias, l’anfiteatro morenico di Palè e il Colle del vento.
Il suolo registra il passato
Nel suolo sono nascoste molte informazioni sul passato: osservandolo si possono
scoprire come si sono formate le rocce, i movimenti che le zolle terrestri hanno compiuto ma anche… quali esseri viventi hanno popolato la Terra prima di noi! Le rocce
infatti possono contenere fossili, calchi di animali e vegetali che sono morti mentre
la roccia si stava formando.
Molti sono di organismi acquatici e testimoniano l’origine marina della roccia che li
contiene, come i fossili di molluschi e crostacei presenti in alcuni affioramenti nella Riserva Naturale delle Baragge (BI), formatasi 5 milioni di anni fa quando il mare occupava vaste zone del Biellese, il clima era caldo e molti animali marini popolavano le
numerose insenature presenti. Altre testimonianze di organismi marini sono le ammoniti
nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN),
i nummuliti e i briozoi del Monte Garbella o della conca di Palanfré nel Parco delle
Alpi Marittime (CN), i fossili di bivalvi, gasteropodi e alghe nel Parco Naturale del
Sacro Monte di Crea (AL) o quelli di corallo che affiorano negli strati siltosi e sabbiosi
lungo il Rio del Vaj nella Riserva Naturale del Bosco del Vaj (TO). Reperti di notevole
importanza sono stati rinvenuti nei Parchi Astigiani (AT): si tratta di parti di scheletri
di delfini e balenottere che probabilmente si concentravano in queste zone di mare poco
profondo per l’abbondanza di cibo o per riunioni “nunziali”.
Abbondanti microfossili non visibili a occhio nudo sono presenti nei depositi sedimentari
di origine marina che affiorano nel Parco Naturale della Collina di Superga (TO).
Si tratta di molluschi, pesci, organismi planctonici e anche di resti di piante terrestri,
quali foglie, rametti o piccoli pezzi di tronchi, trasportati sino al mare dai fiumi che vi
sfociavano.
Proprio lo studio dei fossili di origine vegetale permette di ricostruire la copertura
vegetale e, di conseguenza, le caratteristiche climatiche di un’area.
Nel Parco La Mandria (TO) l’azione erosiva di alcune violente piene della Stura di
Lanzo ha portato allo scoperto ampi affioramenti di argille ricchi di resti vegetali fossili
risalenti a 3 milioni di anni fa, tra cui alcuni grossi ceppi - fino a due metri di diametro
- che formano una “foresta fossile”. Gli alberi che la formavano erano di Glyptostrobus
europaeus, una specie arborea oggi estinta che raggiungeva altezze paragonabili a quelle
delle grandi sequoie del Nord America e produceva piccole pigne che sono state trovate
anch’esse fossilizzate. Tronchi e rami fossili di altre specie vegetali sono stati rinvenuti
nel Parco fluviale del Po tratto Torinese (TO) e nella Riserva Naturale Colle della Torre
di Buccione (NO).
Attività specifiche per le scuole primarie sui fossili, comprensive di uscite sul campo ed
esperienze pratiche, sono proposte dalla Riserva naturale orientata delle Baragge (BI).
I Parchi Astigiani (AT), caratterizzati da un ricchissimo patrimonio paleontologico,
hanno predisposto nel loro territorio percorsi didattici e affioramenti attrezzati adatti
alle scolaresche. Visitandoli è possibile partecipare a un laboratorio di paleontologia dove
i bambini potranno produrre calchi in plastilina e ricomporre fossili danneggiati. Specificatamente per le classi seconda e terza viene proposto un viaggio nel tempo alla scoperta - attraverso i fossili - degli animali che popolavano l’antico mare Padano
accompagnati da Adolfino il delfino, ritrovato fossile nelle rocce astigiane.
Come si forma
un fossile
La fossilizzazione, cioè la trasformazione di
un organismo vivente in un fossile, è un
processo raro e che può durare anche milioni di anni. Quando gli animali o le
piante muoiono, i loro corpi iniziano subito a essere decomposti da parte degli
organismi necrofagi e disgregati da vento e
acqua. In condizioni particolari, però, essi
possono venire sepolti rapidamente, per
esempio dai sedimenti o dal fango trasportati dall’acqua o dalla cenere generata da
un’eruzione vulcanica. In questi casi gli organismi - o più frequentemente le loro
parti più dure quali ossa, denti, gusci o il
legno per le piante - rimangono intrappolati nella roccia in formazione e giungono
“pietrificati” fino a noi.
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Incisioni rupestri
nel logo del Parco
della Val Grande
La roccia da sempre è apparsa all’uomo come elemento indistruttibile a cui affidare messaggi, testimonianze di una forte spiritualità e della volontà di
lasciare un segno perenne della propria esistenza.
Figure a forma di albero, uomo, scala ma anche date,
lettere e croci si trovano su massi e pareti rocciose in
prossimità dell’Alpe Sassoledo nel Parco Nazionale
della Val Grande (VB). Sono stati quasi tutti incisi a
“polissoire”, ossia per sfregamento ripetuto della roccia,
e quindi appaiono filiformi e poco profondi. Molte sono
state lasciate tra il 1600 e la metà del 1900 da generazioni di alpigiani come segno della loro presenza, ma
probabilmente alcune incisioni sono più antiche. Numerosi sono le coppelle e i cruciformi, simboli di cristianizzazione, che venivano usati per risacralizzare
rocce già incise in epoche precristiane.
Gli alberiformi presenti sulle rocce di Sassoledo, tipici
dell’iconografia rupestre alpina, hanno anche ispirato
il simbolo del Parco della Val Grande che richiama sia
l’albero, grande protagonista dell’economia locale del
passato e oggi della ritrovata wilderness dell’area protetta, sia, in forma stilizzata, l’uomo che da sempre ha
influenzato la storia di questa valle. Si chiama proprio
“L’uomo-albero” il percorso didattico che il Parco propone alle scolaresche per scoprire l’arte rupestre attraverso
uscite sul campo, visite al museo e incontri in classe.
Altre incisioni rupestri che possono essere visitate con le
classi sono quelle dell’Alpe Veglia (nell’omonimo Parco
Naturale, VB) mentre quelle presenti nell’Orrido di
Foresto (TO) e nel comune di Mompantero (TO) sono
di difficile accesso.
Il suolo testimonia la presenza umana
È bastato un solco lasciato da un trattore sotto un grande larice al centro della conca
dell’Alpe Veglia (nell’omonimo Parco Naturale, VB), per far affiorare dal terreno
manufatti preistorici risalenti a 10 mila anni fa, Mesolitico antico. Si tratta di manufatti e di schegge lavorate di cristallo di rocca (quarzo), materiale che veniva usato
localmente per costruire armi e attrezzi al posto della selce, assente in Val d’Ossola. Le
ricerche archeologiche hanno qui identificato un accampamento di cacciatori nomadi con una propria officina specializzata nella scheggiatura del cristallo di rocca.
L’accampamento era per i nomadi un campo-base da cui partivano sia battute di
caccia di gruppo sia cercatori di cristalli, da cui ricavano manufatti da portare a
valle e scambiare con altri prodotti. La ricerca dei cristalli costituiva un valido incentivo per sfidare le grandi pareti rocciose!
Reperti preistorici sono stati trovati anche nella Torbiera di Trana, nel Parco Naturale
dei Laghi di Avigliana, durante gli scavi per l'utilizzazione della torba! Si tratta di
resti di palafitte del Neolitico e reperti quali accette, coltellini, punte di frecce e forme
per la fusione di punte di lance, asce e rasoi. Questi ritrovamenti testimoniano la presenza di tribù di cacciatori e allevatori in possesso di elevate capacità tecnologiche per
la lavorazione dei metalli.
Altre testimonianze della presenza umana in epoca preistorica sono le coppelle,
piccole cavità scavate nella roccia che avevano probabilmente una significato religioso.
Un masso fittamente coppellato è all’Alpe Pra, nel Parco Nazionale della Val Grande
(VB). Rivolto verso il sorgere del Sole, dal quale dipendeva la vita stessa, suggerisce un
uso per culti naturalistici. Le incisioni coppelliformi sembrano raffigurare costellazioni
celesti oppure un’antica mappa topografica con indicati confini o sentieri. Altre coppelle
sono presenti presso il colle del Sacro Monte Calvario di Domodossola (VB).
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SUOLO
del
Il sottosuolo custodisce anche memoria di civiltà più recenti. È il caso dell’area cuneese
in cui sorgeva la città romana di Augusta Bagiennorum, oggi diventata Riserva naturale
speciale: qui sono state individuate e, almeno parzialmente, portate alla luce le Torri quadrangolari, il Foro, il Tempio, la Basilica civile, le Terme, l'Acquedotto, numerose abitazioni e, fuori dalla città, il grande Anfiteatro. Il terreno ha permesso di conservare ancora
intatti i mosaici e i pavimenti.
Una culla di biodiversità
Le specie viventi che abitano nel suolo sono moltissime, addirittura la maggioranza
delle specie terrestri.
Batteri, funghi, alghe, radici di alberi e cespugli, larve di insetti, formiche, zecche,
coleotteri, lombrichi ma anche animali più grandi come grillotalpe, lumache, tassi,
marmotte, porcellini di terra: il suolo è un pullulare di vita e di biodiversità!
Osservazioni al microscopio ed esperimenti sul campo sono proposti dal Parco Naturale
del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) per scoprire gli organismi che abitano il suolo mentre il Parco Naturale Val Troncea (TO) rende disponibile
un CD didattico specifico sugli insetti. Attività didattiche sulla pedofauna sono disponibili anche al Parco Naturale e Area attrezzata del Sacro Monte di Crea (AL) e al
Parco La Mandria (TO).
Le radici delle piante
Tutti i suoli sono percorsi da radici che possono occupare solo gli strati superficiali
o penetrare in profondità fino agli strati più rocciosi. Nei suoli aridi o addirittura
desertici le radici sono poche, invece nei terreni sui cui crescono prati, boschi e foreste le radici sono fitte e si intrecciano una all’altra, contribuendo così a rendere
stabile il terreno nei versanti più pendenti e dirupati. Le radici svolgono un ruolo
fondamentale anche nel processo di formazione di un suolo: penetrando a forza tra
le fessure presenti nella roccia contribuiscono a disgregarla e a ridurla in frammenti.
Microflora del suolo
La maggior parte degli abitanti del suolo sono vegetali e tra questi predominano i
batteri: 1 grammo di terra può ospitarne fino a parecchi miliardi!
Sono unicellulari, sfoggiano forme molto diverse - sferiche, a bastoncino, a spirale
- e la maggior parte di essi non ha ancora un nome. Quasi tutti si cibano della materia organica morta, ma alcuni sono parassiti di altri esseri viventi, oppure vivono
in simbiosi con le piante o sono autotrofi ricavando il proprio nutrimento dalla luce
o da trasformazioni chimiche.
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Grandi protagonisti del suolo sono i funghi. Quelli che di autunno spuntano sul
terreno sono in realtà solo una parte del fungo, il corpo fruttifero. Il vero fungo vive
nel suolo ed è costituito da numerosissimi filamenti di colore bianco, molto fini,
detti ife.
I funghi non hanno clorofilla e, perciò, non sono in grado di sintetizzare le sostanze
nutritive ma devono assorbirle da altri organismi.
Alcuni funghi (detti simbionti) avvolgono con le ife le radici delle piante e, mentre
forniscono alla pianta acqua e minerali, ricevono in cambio zuccheri che contengono
energia. Altri (detti saprofiti) si nutrono di parti degli organismi morti presenti sul
suolo. Altri ancora (i funghi parassiti) crescono invece a spese di organismi viventi,
tipicamente gli alberi.
La microflora del suolo comprende anche alghe generalmente presenti nell’acqua
del suolo e in grado di compiere la fotosintesi.
Il re dei funghi
Il tartufo è il vero re della gastronomia piemontese. Tanto raro quanto profumato, questo piccolo tubero è capace di scatenare una
vera e propria “corsa all’oro”, in senso non solo metaforico visto il suo valore monetario. Ogni autunno, sulle colline di Langhe,
Monferrato e Roero, i “trifôlaô” - ovvero i cercatori di tartufi - e i loro cani (veri protagonisti della ricerca) percorrono i sentieri tra
pioppi e tigli e lungo pendii di querce e salici alla ricerca della “pepita micotica” che poi trionferà sulle tavole, nelle ricette che più
ne esaltano profumo e sapore.
Il più famoso e pregiato è sicuramente il tartufo bianco d’Alba, ma sulle colline del basso Piemonte sono presenti anche il tartufo
nero, il bianchetto, lo scorzone e il tartufo invernale.
I tartufi sono “funghi ipogei” – cioè sotterranei – che crescono spontaneamente nel terreno accanto alle radici di alcuni alberi o
arbusti, in particolare querce, lecci, pioppi, tigli, noccioli, con i quali stabiliscono un rapporto simbiotico (micorriza) e dai quali
traggono profumo, colore e sapore: il tartufo dal profumo più persistente e di maggiore conservazione è quello cresciuto a contatto
con la quercia, mentre più aromatico e chiaro è quello del tiglio.
La pedofauna
Il popolo degli esseri viventi che abitano il suolo non sono solo funghi, batteri e microflora. Se proviamo a dare un’occhiata sotto un sasso o scostando un po’ di foglie
secche mentre camminiamo in un bosco, scopriamo una varietà enorme di animali
che vivono nei primi strati del terreno. Alcuni sono di dimensioni microscopiche e
non sono visibili a occhio nudo, ma altri hanno dimensioni maggiori ed è possibile,
scovandoli nel terreno, osservarli in attività.
Gli organismi più piccoli sono principalmente protozoi e nematodi che si
cibano di batteri, funghi e tessuti vegetali. Appena più grandi troviamo collemboli,
vermi enchitreidi che triturano meccanicamente la massa organica morta, acari e
zecche.
Di dimensioni ancora maggiori sono lombrichi, chiocciole, lumache, porcellini di
terra - riconoscibili perché quando vengono disturbati si appallottolano formando
una sfera - millepiedi, centopiedi, ragni e insetti tra cui formiche, formicheleone,
coleotteri nonché numerose larve di insetti che vivono nel terreno o che, come i lepidotteri (farfalle), nel terreno stanno solo in alcune fasi della loro metamorfosi.
Vi sono poi organismi di taglia ancora superiore che comprendono insetti come il
grillotalpa, lombrichi di grandi dimensioni e animali che vivono e scavano gallerie
nel suolo, come talpe, arvicole, marmotte e tassi.
Al Parco fluviale del Po e dell’Orba (AL) Ugo la talpa è il personaggio che accompagna
i bambini delle classi seconda e terza lungo un percorso alla scoperta del suolo e degli
animali che lo abitano.
L’azione della pedofauna sul suolo
Gli animali presenti nel suolo vi agiscono modificandone la struttura, la composizione chimica e la presenza di microflora e contribuendo così alla sua formazione e
alla sua fertilità.
Essi agiscono per via meccanica, chimica e biologica.
Dal punto di vista meccanico tutti gli organismi della pedofauna partecipano alla
frammentazione della lettiera, favorendo così la decomposizione della sostanza organica da parte della microflora.
Inoltre, soprattutto gli organismi di dimensioni medio-grandi, scavando gallerie e
muovendosi tra le diverse profondità, compiono un intenso rimescolamento degli
orizzonti, miscelando parti di lettiera con materiale minerale proveniente da strati
più profondi. Le gallerie contribuiscono anche all’aerazione e alla regolazione del
regime idrico del suolo, garantendo una migliore respirazione delle radici e aumentando la fertilità del terreno.
Alcuni organismi - come i lombrichi - agiscono anche per via chimica, contribuendo
essi stessi alla mineralizzazione di alcuni composti organici.
Tutta la pedofauna, inoltre, ha un ruolo biologico fondamentale nella diffusione
della microflora lungo il profilo di un suolo: sulla superficie degli animali si depositano spore fungine e cellule batteriche che in questo modo possono viaggiare alla
conquista di aree del suolo ancora prive o povere di microrganismi.
Tane nel terreno
Specie…
davvero speciali!
In Piemonte vi sono specie endemiche - cioè
esclusivamente locali - tipiche dei diversi
ambienti regionali, alcune delle quali particolarmente rare o minacciate di estinzione.
Tra gli organismi che vivono nel suolo è il
caso del coleottero carabo lepontino (Carabus
lepontinus) presente nel Parco Nazionale
della Val Grande (VB) e di alcune specie di
farfalle come Coenonympha oedippus, Maculinea alcon e Maculinea arion presenti
nelle Riserve Naturali delle Baragge e della
Bessa (BI).
È curioso che le larve di queste ultime due
specie, quando giungono al terzo stadio di
maturazione, vengono portate all'interno di
formicai dove durante l'inverno mangiano
uova, larve e pre-ninfe delle formiche stesse,
mentre in primavera vengono nutrite direttamente dalle formiche operaie tratte in
inganno da apposite sostanze chimiche prodotte dalle larve.
“In un battito d’ali!” è un percorso didattico
nel Parco fluviale Gesso e Stura (CN) che,
costeggiando una pista ciclabile, porta alla
scoperta dell’affascinante modo delle farfalle.
Sono molti gli animali che nel suolo costruiscono la loro tana. Alcuni, come tassi e marmotte, costruiscono tane composte da una o più camere - spesso imbottite di foglie,
paglia, erbe secche e muschio - collegate da corridoi sotterranei che hanno diversi sbocchi in superficie.
Quelle del tasso sono particolarmente estese. Vengono usate e spesso allargate da successive generazioni anche per centinaia di anni: possono arrivare ad avere decine di
camere e corridoi lunghi centinaia di metri. In Europa è stata trovata una tana che occupava un territorio di mezzo ettaro… vale a dire un superattico di 5.000 m2!
Quelle delle talpe più che semplici tane sono veri e propri sistemi di gallerie,
alcune percorse ogni giorno e usate come “territori di caccia” e altre, più superficiali,
usate durante la primavera quando il maschio va in cerca della femmina per l’accoppiamento.
Il toporagno invece, pur passando la maggior parte del suo tempo sottoterra, non si
costruisce una tana da sé ma utilizza le gallerie scavate da talpe e topi campagnoli. Come
le vipere, d’altra parte, che per trascorrere l’inverno, se non trovano una cavità naturale
nel suolo, si scelgono una tana abbandonata dove poter dormire in pace!
L’arvicola delle nevi, invece, pur non andando in letargo, nella stagione fredda scava
tane sotterranee, tra la neve ed il terreno, dove trova sia un riparo dal freddo sia erbe
secche e residui vegetali in grado di garantire la sua sopravvivenza.
Decisamente amano vivere in gruppo le formiche rosse: i loro nidi sono vere e proprie
città che arrivano a raggiungere un milione di abitanti! L’acervo, cioè la parte emersa
visibile, può avere dimensioni di un metro o più di diametro di base per un metro di
altezza ma è la parte sotterranea quella che presenta le dimensioni maggiori… l’acervo
rappresenta quindi solo la punta dell’iceberg!
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La vita sottoterra di talpe e lombrichi
La vita sotterranea non è semplice. Ma lombrichi e talpe si sono specializzati per poterci vivere agevolmente!
Il lombrico (Lumbricus terrestris) si è specializzato a penetrare in profondità nel terreno. Poi riesce ad avanzare fino a circa 2 metri di profondità
gonfiando e sgonfiando ogni singolo metamero (gli anelli che lo compongono). Strisciando inghiotte la terra e ne digerisce le componenti organiche,
svolgendo così un ruolo fondamentale, oltre che nell'aerazione dei terreni, nella formazione dell'humus. Espelle poi in superifcie le sostanze di scarto
sotto forma di piccoli caratteristici cumuli che si possono facilmente osservare sul suolo.
Si è calcolato che in 35 anni lo strato superiore di un terreno fertile passi almeno una volta attraverso l’intestino dei lombrichi! Visto che mal sopporta
il gelo, passa l’inverno a parecchi metri di profondità, arrotolandosi in gruppo.
La talpa (Talpa europea) trascorre la maggior parte del tempo scavando gallerie nel sottosuolo di prati e campi a una velocità prodigiosa: anche 20
metri in un solo giorno! Per fare questo si apre la strada nel terreno scavando con le zampe anteriori, vere e proprie palette fornite di unghioni. Con
le zampe posteriori sposta il terriccio dietro di sé, fino a farlo uscire dalla galleria e formando, così, quei caratteristici mucchietti di terra che si vedono
nei prati e nei campi. I suoi occhi minuscoli sono nascosti dai peli ed è soltanto grazie al suo fiuto che trova nel buio delle gallerie vermi, larve e
insetti di cui nutrirsi. Il suo pelo è corto e morbido, in grado di orientarsi in tutte le direzioni in modo da non essere di ostacolo quando deve
retrocedere nelle gallerie che ha scavato. E nel caso di allagamento delle gallerie la talpa, essendo una buona nuotatrice, può evacuare l’area
mettendosi in salvo!
L’orienteering
Velocità e resistenza ma, ancor di più,
buona capacità di orientarsi usando bussola, cartina (senza toponimi) e soprattutto
la propria capacità di “leggere” il territorio.
Sono questi gli ingredienti principali dell’orienteering, disciplina sportiva altamente
educativa per la varietà delle competenze
che sviluppa. In Piemonte ambienti molto
adatti per effettuare attività divertenti e stimolanti di orienteering sono presenti in
tutte le aree protette.
Molte di queste, quali il Parco Naturale del
Gran Bosco di Salbertrand (TO) e le Riserve
Naturali delle Baragge (BI), della Bessa (BI)
e del Sacro Monte di Orta (NO), Parco del
Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle
Pesio e Tanaro (CN), Parco Orsiera Rocciavrè
(TO), Parco Valle del Ticino (NO), Parchi
Astigiani (AT), Parco fluviale Gesso e Stura
(CN) propongono nel loro territorio percorsi
di lettura delle carte e giochi di orienteering
come specifica attività didattica per le scolaresche.
Molte altre hanno creato appositi percorsi
o aree attrezzate e contribuiscono alla realizzazione delle carte di orientamento.
Il Parco del Marguareis - ex Parco Naturale
Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), in collaborazione con l’Ufficio Educazione Motoria Fisica
e Sportiva dell’USP di Cuneo, ne ha realizzate due specificatamente rivolte ai giovani.
Vita nelle grotte
Anche grotte, miniere e gallerie, malgrado il loro ambiente non sempre ospitale, sono
abitate da una fauna particolare, detta cavernicola.
Due specie particolarmente interessanti e inserite nella Direttiva Habitat della Comunità
Europea volta alla protezione della biodiversità, sono il pipistrello “Ferro di cavallo minore” (Rhinolophus hipposideros) e il geotritone (Speleomantes strinatii).
Entrambe si trovano sia nelle grotte del Parco Naturale del Marguareis - ex Parco
Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) sia nelle miniere presenti nel Parco Naturale
delle Capanne di Marcarolo (AL).
Il primo - lungo quanto un pollice umano - è tra le specie di Chirotteri più piccole al
mondo e usa riposarsi appendendosi al soffitto della sua tana, ritirando la testa e avvolgendosi completamente con la membrana alare. Il secondo è un anfibio sprovvisto di
polmoni che respira attraverso la bocca e i pori presenti sulla pelle. Ha occhi molto
sporgenti e grandi per poter vedere in condizioni di bassa luminosità e possiede una
lingua estensibile, larga e appiccicosa che viene proiettata in avanti per catturare la preda.
Altre specie cavernicole presenti in Piemonte sono il crostaceo Adroniscus sp, gli aracnidi
Nesticus eremita e Meta menardi, l’insetto Gryllomorpha dalmatina, il mollusco Oxychilus sp e altri pipistrelli quali Rhinolophus ferrumequinum, Myotis daubentoni, Plecotus
austriacus.
UOLO
Sservizio
Il
al
dell’
UOMO
Sul suolo crescono i cereali, le verdure e la frutta di cui ci nutriamo ogni giorno.
Dal suolo sgorgano sorgenti di acqua potabile che soddisfano il nostro fabbisogno idrico.
Nel suolo mettono radici gli alberi di cui utilizziamo il legno per costruire pavimenti,
mobili, travi, case. Con l’argilla presente nel suolo fabbrichiamo vasellame e mattoni,
con la pietra ollare pentole e stufe, e di pietra sono spesso fatti pavimenti, muri e tetti
delle nostre abitazioni.
Il suolo è anche fonte di materie quali metalli e pietre preziose che l’uomo da secoli usa
per le proprie attività.
Sul suolo infine possiamo muoverci, giocare e imparare divertendoci.
Pietre e argilla per far le case
Il suolo ha da sempre fornito materiali per la costruzione di opere edili, dalle case rurali
ai palazzi fino alle grandi basiliche.
Nelle valli alpine la pietra ha rappresentato, fin dall’antichità, il materiale da costruzione
per eccellenza. Strade, mulattiere, muri di contenimento, sostegni, strumenti della vita
quotidiana, edifici rustici (torchi, mulini, stalle) fino alle case signorili, tutto veniva realizzato in pietra locale.
Nel Parco Nazionale della Val Grande (VB) il paese di Beura ha preso il proprio nome dalla
pietra locale: la beola.
I tetti delle case erano tradizionalmente ricoperti da lastre sottili di pietra locale (“lose”
o “piode” tipicamente di beola), un tipo di copertura ancora utilizzata.
Nel Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero (VB), per esempio, i tetti delle baite
devono essere necessariamente realizzati usando piode locali a spacco naturale e posate con
i metodi tradizionali dell’architettura locale.
In Valle Gesso, nel Parco delle Alpi Marittime (CN), la copertura dei tetti veniva fatta
anche con la paglia di segale che era coltivata negli appezzamenti montani.
Cave non più utilizzate per l’estrazione di “lose” sono presenti nel Parco Naturale della
Val Troncea (TO), nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO), nel Parco Naturale
del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e nel Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO).
Il “marmo verde” che si estraeva nella Riserva di Foresto è stato utilizzato per il Salone
“degli svizzeri della guardia”del Palazzo Reale di Torino e per la galleria Beaumont che
oggi ospita l’Armeria Reale, mentre quello bianco per l’Arco di Augusto di Susa e a Torino
per il Duomo, il Palazzo Reale e altri edifici. Negli edifici religiosi torinesi, oltre che in
quelli locali, sono anche stati impiegati i marmi provenienti dalle cave presenti nel Parco
Naturale delle Alpi Marittime (CN).
Acque da bere
Oligominerali, diuretiche, depurative o
solfuree. L’acqua cambia sapore e caratteristiche a seconda del suolo in cui “abita”.
Così le acque del Gran Paradiso (TO), che affiorano da rocce di origine granitica, sono
acque oligominerali, molto leggere e povere di
sali, quelle della sorgente dell’acqua ferruginosa dell’Alpe Veglia (VB) sono ricche di ferro,
mentre quelle della fontana di Zubiena, nella
Riserva Naturale della Bessa (BI), o della
fonte di Voltaggio, nel Parco Naturale delle
Capanne di Marcarolo (AL) sono solfuree.
D’altra parte ciascun bevitore ha i suoi
gusti. Così alcune sorgenti sono mete di
veri e propri pellegrinaggi di cittadini “acquaioli” che fanno ingenti scorte di acqua.
Un tempo chi lavorava in campagna si dissetava ai fontanili.
Se ne trovano ancora molti, oggi non più utilizzati, nel territorio del Parco Naturale delle
Lame del Sesia (NO).
Sorgenti davvero particolari, tanto che vengono protette dall’Unione Europea, sono
quelle “pietrificate”!
Ce ne sono nei Parchi Naturali della Val
Troncea (TO) e del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e danno origine a caratteristiche
formazioni di travertino.
Nel Comune di Castagneto Po (TO) c’è la
“Regia Fonte di S. Genesio” utilizzata per
cure idropiniche (acqua da bere): i residenti
di Castagneto Po hanno diritto di servirsene
gratuitamente per “diritto regale”!
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Il Duomo di Milano è fatto di marmo rosa di Candoglia e la sua costruzione ha segnato
l’inizio del disboscamento della Valgrande (VB). La Veneranda Fabbrica del Duomo,
infatti, comprò il legname di tutti i boschi della valle per costruire le chiatte che trasportavano la pietra a Milano e per realizzare le impalcature del Duomo stesso.
Nella Riserve Naturale del Monte Mesma e Colle della Torre di Buccione (NO) sono
visibili cave di estrazione di porfido, utilizzato per la pavimentazione delle strade oltre
che localmente per la costruzione di muretti a secco e altri manufatti.
Altro materiale per l’edilizia è la ghiaia, impiegata per opere di riempimento, per la
preparazione del calcestruzzo e come sottofondo per la realizzazione delle pavimentazioni stradali.
Escavazioni di ghiaia sono effettuate lungo l’asta fluviale nel Parco del Po (sia nel tratto Torinese sia in quello Cuneese) mentre cave sono presenti nel Parco Naturale del Gran Bosco
di Salbertrand (TO).
Il sentiero
della calce
della Collina
di Superga
Ora alla Basilica di Superga si arriva in tram
partendo da Torino ma, nel periodo della
sua costruzione (iniziata nel 1717), si arrivava unicamente salendo a piedi per alcuni
sentieri. Tra questi il “sentiero della calce”
permette di andare da Superga a Rivodora
transitando dalle zone di estrazione della
calce utilizzata per i lavori della Basilica.
È possibile visitare le cave di pietra da calce
presenti nei dintorni di Bric Castlètt e vedere le “guje”, invasi artificiali dove veniva
raccolta l’acqua piovana e che, una volta
aperti, permettevano alla forza dell’acqua di
trasportare le pietre nelle apposite aree di
raccolta. Durante il percorso si può anche
visitare una delle fornaci dove veniva cotta
la calce. Il “Sentè dij Aso”, ovvero il sentiero
degli asini, è un altro sentiero che ripercorre
le antiche vie di collegamento con il
cantiere di Superga permettendo di raggiungere la Basilica aiutati dai fedeli muli o
asini carichi di materiali da costruzione.
Anche l’argilla ha un uso importante in campo edile essendo impiegata nella costruzione di mattoni.
Cave per la sua estrazione sono presenti nella Riserva Naturale delle Baragge (BI) mentre
fornaci di mattoni, ora non più in uso, si trovano ad Arboreo, nelle immediate vicinanze
del Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO). Anche le statue delle cappelle del Sacro Monte
di Crea (AL) sono fatte con l’argilla presente in alcune aree del Parco!
Fango e argilla vengono usati dalla maggior parte degli uccelli per costruire il proprio nido.
Al Parco fluviale del Po e dell’Orba (AL) e al Parco Naturale del Marguareis - ex Parco
Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) si può partecipare a un laboratorio di manipolazione dell’argilla… e magari raccolta in loco!
Un altro importante materiale da costruzione offerto dal suolo è la calce che viene ottenuta cuocendo a temperatura elevata il calcare, una roccia sedimentaria ampiamente
diffusa.
Nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo (AL) la produzione locale della calce è proseguita
fino alla fine dell’Ottocento e ancora si registra la presenza di un piccolo edificio per la
cottura del minerale (calcinaia). Altre fornaci per la calce si trovano nella Riserva di Foresto
(TO) mentre il calcare utilizzato per la calce è presente anche nel Parco Naturale del Gran
Bosco di Salbertrand (TO) e nel Parco Nazionale della Val Grande (VB).
In Valgrande (VB) e in Alta Valsesia (VC) veniva estratta la pietra ollare che veniva usata
per la realizzazione di tubature oltre che di stufe e pentole. Il Museo Archeologico della Pietra
Ollare del Parco Nazionale della Val Grande (VB) organizza per le scolaresche una “caccia
alla pietra ollare” per scoprirne gli usi e le proprietà.
“La collina tra le mani” è un’attività proposta dal Parco Naturale della Collina di Superga (TO) per scoprire e sperimentare come l'uomo ha usato e usa tuttora i materiali
di cui la collina stessa è composta. “Terra, bosco, acqua, fuoco”, organizzato dall’Ecomuseo Colombano Romean nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO),
approfondisce la conoscenza delle interazioni tra uomo e risorse del territorio, quali cave
e miniere. Ripercorrono la vita dei minatori e le tracce storiche dell'estrazione mineraria
l’escursione “Vite nere morte bianca” e il laboratorio didattico “Mani Callose” proposte
dal Parco Naturale della Val Troncea (TO).
Energia dal sottosuolo
Il calore prodotto naturalmente dalla Terra (geotermia) può scaldare acque profonde
e dare luogo a geyser, fumarole e, nel nostro territorio, a sorgenti termali.
È il caso delle Terme di Valdieri nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN) caratterizzate dalla risalita di acque sulfuree calde (da 28 a 69 °C) provenienti da una profondità di 4.500 metri sotto la superficie terrestre! Qui le sorgenti termali, oltre che per
curare malattie reumatiche e dermatologiche, vengono anche usate per la coltivazione
di alghe utili a scopi terapeutici ed estetici.
Il calore proveniente dal sottosuolo può anche essere sfruttato per produrre energia,
che viene detta in questo caso geotermica. Se l’alta temperatura genera un flusso di
vapore, esso può azionare un turbina per produrre energia elettrica.
Quando l’acqua invece non raggiunge una temperatura sufficientemente elevata e
rimane allo stato liquido, può comunque essere utilizzata per produrre calore e riscaldare le abitazioni.
Un impianto geotermico è già presente nel Parco La Mandria (TO) mentre il Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO) ne ha in progetto uno per riscaldare la propria sede.
La torba
La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d’acqua che
non si decompongono completamente. Può essere usata come combustibile, in particolare per cucinare e per il riscaldamento, e anche come concime per il suolo.
Torba viene estratta e usata come combustibile nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO).
Le carbonaie
Nelle località più scomode o distanti dal
fiume Pesio, nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio
e Tanaro (CN), veniva prodotto carbone da
legna. Su una piazzola naturale i carbonai
innalzavano il cosiddetto “castello” formato
da 4 pali piantati verticalmente in cerchio,
imbrigliati da ramoscelli di castagno ritorti
e inclinati lievemente verso il centro
lasciando in cima un piccolo foro. Tutto intorno si accatastava il legname in modo da
formare un cono a gradoni. Il mucchio di
legna veniva rivestito con foglie umide e
zolle di terra in modo da chiudere ogni fessura. A questo punto si accendeva il fuoco
alla base con alcune fascine e, quando il
cono cominciava a fumare, si continuava a
mantenerlo vivo senza la fiamma in modo
da trasformare il legname in carbone.
Il processo durava dai 5 ai 10 giorni e al termine il carbone raccolto veniva portato a
valle sul dorso del mulo.
Ricchezze dal centro della terra
Anche il Piemonte ha avuto la sua piccola “corsa all’oro” e il paesaggio della Bessa (BI), con
la sua distesa di cumuli di ciottoli, ne è la testimonianza.
Tra il 140 circa a.C. e la prima metà del I sec a.C. la Bessa fu infatti sottoposta a un
intervento minerario intensivo da parte dei Romani che riuscirono a estrarre presumibilmente non meno di 200 tonnellate d’oro, sotto forma di pagliuzze e pepite, in circa
50 anni di lavoro! I cumuli di ciottoli oggi presenti sono “lo scarto” della ricerca dell’oro.
La sabbia aurifera veniva setacciata, privata di minerali preziosi e depositata più a valle,
sfruttando le pendenze del terrazzo fluviale e opere di ingegneria idraulica, quali i canali
chiamati “bonde”, presenti tra i cumuli.
L’oro nella sabbia dei depositi fluviali della Bessa, oggi presente in quantità minima,
arriva dalle montagne valdostane dove è stato eroso dal ghiacciaio Balteo, accumulato
insieme agli altri materiali morenici nella Serra di Ivrea e, successivamente, trasportato
nella Bessa dai fiumi.
Altri depositi alluvionali di oro sono presenti nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN),
nel Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO) e nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), questi ultimi sfruttati già dai Romani come testimoniano le aurifodinae, cumuli
artificiali di detriti che fanno pensare a lavori piuttosto ingenti e quindi redditizi.
Attività didattiche sulla “febbre dell’oro” sono proposte dal Parco Naturale delle Lame del
Sesia (NO) e dalla Riserva naturale della Bessa (BI) dove gli alunni possono sperimentare
in prima persona la ricerca dell’oro sul torrente Elvo.
Nello stesso parco sono anche presenti miniere di oro sfruttate dalla fine del Cinquecento a
opera dei marchesi del Monferrato.
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Tracce di antichi giacimenti auriferi, seppure di modeste dimensioni, si trovano anche
nel Parco Naturale Alta Valsesia (VC) e nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO),
dove sono presenti anche miniere di argento.
Pirite e calcolpirite venivano estratte nelle miniere del Parco Naturale del Gran Bosco
di Salbertrand (TO) e galena argentifera (contenente cioè percentuali significative di
argento) in quelle del Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN).
Rame e zolfo furono estratti nelle miniere del Beth nel Parco Naturale della Val Troncea
(TO) tra il 1860 e il 1904, anno in cui una grande valanga seppellì 81 minatori decretando la fine dell’attività e la successiva chiusura delle miniere. Un recente sentiero
autoguidato sui luoghi delle miniere permette oggi di ripercorrere la storia di quegli anni.
Divertirsi sul suolo
Il suolo è la base di molte attività ludico-sportive che possono divertire e appassionare
adulti e bambini.
Sul suolo si cammina, si pedala, si corre e si salta. Piccoli trekking, gite in mountain
bike, percorsi attrezzati - come quelli presenti nella Riserva Naturale Ciciu del Villar
(CN) - possono far scoprire e apprezzare l’ambiente e il territorio in modo divertente e
sano, stimolando anche la pratica sportiva e uno stile di vita meno sedentario.
Su pareti, falesie e massi erratici si può anche arrampicare, sviluppando coordinazione,
agilità e uso intelligente del proprio corpo. Oltre alle grandi pareti alpine adatte a scalatori esperti, le palestre di roccia naturale - attrezzate e aperte gratuitamente al
pubblico - sono il luogo ideale per i principianti.
Nei Parchi piemontesi non c’è che l’imbarazzo della scelta: falesie si trovano alla Roccarina
nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), in
Valle Orco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO), in Valle Po nel Parco fluviale del
Po tratto Cuneese (CN), in diverse aree nel Parco fluviale Gesso e Stura (CN) e nel Parco
Naturale delle Alpi Marittime (CN).
Un settore dedicato specificatamente ai bambini - con chiodatura ravvicinata e difficoltà
adatte a loro - è presente nella splendida falesia “Busin Stange” all’Alpe Devero (VB)
dove molte vie hanno nomi che richiamano la fauna e la flora locali come “Capra ibex”,
“Tritone alpestre” o “Larix decidua”. Nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO)
una palestra di roccia attrezzata è stata ricavata da una ex cava e massi erratici sono
disponibili per il bouldering, arrampicata su massi senza corde e imbragatura.
A metà via tra l’arrampicata e il trekking sono le vie ferrate, come quelle presenti nell’Orrido di Foresto e nell’Orrido di Chianocco (nelle Riserve omonime, TO) oppure a
Entracque nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN): sentieri attrezzati con corde
fisse e scalette che permettono di percorrere in sicurezza gole e cenge dall’indubbio fascino
paesaggistico.
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che CAMBIA
Il suolo è un sistema complesso e dinamico: la sua composizione, la sua fertilità, la sua
stabilità sono determinate non solo dalla storia geologica del luogo, ma anche dalle continue alterazioni che subisce, sia di origine naturale, come l’erosione, sia di origine
antropica, legate alle attività umane che su di esso si compiono.
Un suolo impiega moltissimo tempo a formarsi (quello della Pianura Padana migliaia
di anni) ma nel giro di poche ore può essere completamente distrutto: basta una ruspa
e una colata di cemento.
Quando la forza di gravità si fa sentire
Tutte le componenti del suolo sono soggette alla forza di gravità: pietre, sassi, sabbia
si muovono naturalmente verso il basso e, se la pendenza di un versante è troppo
elevata, basta un forte vento, un’intensa pioggia, una nevicata per generare una frana.
Le frane possono avvenire con modalità diverse - per esempio come crollo o come
colata di fango - a seconda del contesto geomorfologico locale e possono coinvolgere
un’area piccola oppure grande, ma quasi sempre portano danni al territorio e alle
persone che ci vivono.
Sebbene le frane siano un processo naturale, l’utilizzo del territorio da parte
dell’uomo può favorirle o, con opportuni interventi, impedirle e limitarle.
In generale tutti gli interventi che comportano l’asportazione di terreno, in particolare al piede di un pendio, o un aumento del carico che grava sul pendio stesso (come
per esempio quello determinato da una strada trafficata) possono, se non eseguiti
in maniera consona, minare la stabilità e facilitare il distacco di frane.
Nel secolo scorso, sul versante meridionale del Monte Mesma (NO), occupato da terrazzamenti per la coltivazione di vite e cereali, sono avvenute numerose frane che hanno
colpito anche alcune abitazioni. Attualmente il versante è ricoperto interamente da bosco
e la situazione sembra migliorata: le radici delle piante infatti consolidano il terreno.
Proprio per non dimenticarlo, ogni anno al Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) i bambini delle scuole del territorio partecipano alla “Festa dell’albero” impiantando giovani conifere autoctone.
Per prevedere e prevenire eventuali dissesti idrogeologici è fondamentale il
monitoraggio del rischio idrogeologico: in questo campo fondamentale risulta l’impegno costante degli operatori delle Aree protette che contribuiscono al rilevamento
dei dati sul territorio. Nelle Aree protette inoltre la ricostruzione dei versanti franati e
il consolidamento dei versanti vengono preferibilmente eseguiti con tecniche di ingegneria naturalistica che prevedono l’utilizzo di materiale vegetale vivo in abbinamento
con pietre, massi, terra, legname e anche ferro, acciaio, fibre vegetali e sintetiche.
In molti parchi l’ingegneria naturalistica viene utilizzata anche nel recupero e manutenzione di vecchi e nuovi sentieri.
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L’erosione del suolo
Attenzione:
pericolo valanghe!
Le valanghe sono “frane di neve”. La loro
caduta sulle Alpi è legata sia alla ripidità e
all’esposizione dei versanti montuosi, sia
alle condizioni climatiche e all’abbondanza
di neve. Prevederle con certezza è impossibile ma, quando si va in montagna in
inverno, prestare attenzione al bollettino nivometeorologico locale e seguire alcune
buone norme di sicurezza riduce notevolmente il rischio di incidenti!
Anche le aree protette piemontesi mettono
il loro impegno per cercare di evitarli.
I Parchi Naturali della Val Troncea (TO) e
dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) collaborano alle misure sul campo necessarie per aggiornare i bollettini del Servizio AINEVA.
Il Parco Naturale del Marguareis - ex Parco
Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) è dotato di una centralina meteorologica per un
continuo monitoraggio delle precipitazioni
nevose e del rischio valanghe. Il Parco Naturale Alta Valsesia (VC) ha predisposto una
carta che riporta la localizzazione probabile
delle valanghe.
Acqua, vento e ghiaccio agiscono continuamente su rocce e suolo asportandone gradualmente piccole parti e, quindi, erodendoli.
L’azione dell’acqua si compie in vari modi: infiltrandosi nelle fessure di una roccia ne
provoca, soprattutto se gela ripetutamente, il distacco di frammenti; oppure, se in forma
di precipitazione e arricchita di anidride carbonica, provoca la dissoluzione di carbonati
e gessi contenuti nel suolo.
L’erosione può anche essere provocata dallo scivolamento di un ghiacciaio su un substrato roccioso o dall’azione su una massa rocciosa di detriti trasportati dal vento.
L’azione dei ghiacciai genera geomorfologie particolari: massi erratici, morene e rocce montonate possono essere osservati nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO) o nel Parco della
Val Troncea (TO) mentre le conche dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) sono due
magnifici esempi di circhi glaciali.
Le Baragge (BI) sono il risultato di continue azioni erosive successive. Prima hanno agito
torrenti e ghiacciai che, erodendo le zone montuose e collinari valdostane, hanno portato
alla formazione di pianure composte da depositi fluvio-glaciali. Quindi queste sono state
erose da fiumi e torrenti - che agiscono tuttora determinando una morfologia calanchiva nonché ricoperte da una coltre sottile e discontinua di sabbie e limi giallastri di origine eolica
(loess). Il risultato sono suoli particolarmente argillosi, poco areati e molto poveri di nutrienti,
difficilmente sfruttabili per l’agricoltura se non, mediante opportuni accorgimenti, per la
coltivazione del riso.
L’erosione può generare paesaggi belli e interessanti, ma spesso è causa di problemi al
territorio soprattutto quando la crescente urbanizzazione e l’espansione della rete delle
vie di comunicazione fa sì che il cemento avanzi con notevoli conseguenze sulla stabilità
dei versanti e sul rischio di alluvioni.
Per prevenire l’erosione del suolo, nei Parchi della Collina di Superga (TO) e delle Alpi Marittime (CN) sono stati effettuati su diverse strade interventi di ingegneria naturalistica:
canalette in legno che convogliano le acque meteoriche ed evitano così l’erosione del suolo.
I Ciciu del Villar
Il paese di Villar San Costanzo (CN) prende il nome dal santo-soldato che, secondo la tradizione, mentre fuggiva nei boschi inseguito dai
soldati romani, giunto alla Costa Pragamonti si voltò urlando: “O empi incorreggibili, o tristi dal cuore di pietra! In nome del Dio vero
vi maledico. Siate pietre anche voi!”. Fu così che cento di essi vennero trasformati in pietra. In realtà i circa 400 Ciciu del bosco di Villar,
dalla altezze e dalle forme più varie, sono effetto di un processo geomorfologico iniziato al termine dell’ultima glaciazione, circa 12.000
anni fa, quando l’impetuoso torrente Faussimagna con lo scioglimento dei ghiacciai andò a erodere le pendici del monte S.Bernardo depositando a valle un’enorme massa di detriti: grandi massi di gneiss provenienti dallo stesso monte in seguito a forti scosse sismiche rotolarono verso valle e vi si posarono sopra, preservando il terreno sottostante dall’erosione dell’acqua piovana. A causa di un successivo
sollevamento tettonico il corso d’acqua incise poi profondamente le terre in precedenza depositate, formando le colonne dei Ciciu. L’azione
erosiva è tuttora in atto ma i suoi effetti sono difficilmente percepibili a causa delle precipitazioni meno intense. Sporadicamente però si
verificano crolli del cappello di gneiss a causa della gravità.
Per le classi delle scuole primarie la Riserva Naturale dei Ciciu del Villar propone un laboratorio sulla formazione dei Ciciu attraverso giochi e
attività sul campo.
La Serra di Ivrea
e gli anfiteatri morenici piemontesi
Il più famoso e il più ampio anfiteatro morenico è quello di Ivrea (TO) ma altri, tra cui
quello di Rivoli-Avigliana (TO), sono presenti nel territorio piemontese: sono la testimonianza dell’espansione durante le glaciazioni dei ghiacciai alpini che, come lentissimi
fiumi di ghiaccio, hanno trasportato a valle massi, pietre, ghiaia e sabbia erosi alle montagne. Con la fine dell’era glaciale, i ghiacciai ritirandosi hanno lasciato enormi accumuli
- le morene - di questi materiali trasportati. La Serra - la famosa collina che oggi divide
Ivrea da Biella - ne è un esempio maestoso dal punto di vista paesaggistico. Fa parte
dell’anfiteatro morenico di Ivrea formato dal gigantesco ghiacciaio Balteo che ha modellato la Valle d’Aosta e che, circa 800.000 anni fa, avanzò sulla pianura antistante per
oltre 25 km trasportando rocce e massi strappati alle montagne valdostane.
Proprio come gli anfiteatri greci erano di forma ovale o rotonda con più ordini concentrici di gradini, così in un anfiteatro morenico si possono distinguere differenti
gruppi di cerchie, ognuno dei quali si è formato nel corso di una singola fase glaciale
(espansione e ritiro). Le cerchie più esterne sono le più antiche e, quindi, sono quelle
più rimodellate dai processi erosivi e con suoli più evoluti.
Nell’anfiteatro morenico di Ivrea le cerchie sono tre: il Gruppo di S. Michele-Borgo è il
più antico ed è conservato solo in parte nella Riserva Naturale Speciale della Bessa (BI);
il Gruppo della Serra è il più esteso e con i più alti rilievi; il Gruppo Bollengo-Albiano
comprende le cerchie più interne riferibili all’episodio di ritiro nell’ultima fase glaciale.
Altri anfiteatri morenici sono presenti, oltre che nel Parco Naturale dei Laghi di
Avigliana (TO), anche nel Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO), nel Parco Naturale
dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero (VB), nel Parco delle Alpi Marittime (CN) e nel
Parco Naturale Alta Valsesia (VC).
Nel Parco della Val Troncea (TO) sono invece presenti “ghiacciai di pietra” (rock glacier),
una particolare morfologia periglaciale (cioè tipica delle aree ai margini dei ghiacciai
soggette a forte raffreddamento) dovuta al lento scivolamento verso valle di accumuli di
detriti misti a ghiaccio interstiziale (permafrost) rimasto dall’ultima glaciazione.
I canyon
piemontesi:
gli orridi
I canyon, nome che riporta alla mente gli
ambienti selvaggi dei film western, sono
strette e profonde incisioni nella roccia con
pareti strapiombanti e torrenti tumultuosi
che scorrono sul fondo, frutto dell’impressionante capacità di erosione dell’acqua
sulle rocce carbonatiche. Nel territorio piemontese si chiamano orridi e ce ne sono
ben 64.
I più famosi sono gli Orridi di Chianocco e
Foresto, entrambi Riserve naturali (TO) scavati da due affluenti della Dora Riparia - il
torrente Prebèc e il rio Rocciamelone - nelle
rocce carbonatiche che caratterizzano questa
parte della Valle Susa. Quello di Chianocco
si può visitare facendo così provare ai bambini l’esperienza inconsueta ma affascinante
di percorrere un orrido.
Le alluvioni
Tutti i corsi d’acqua periodicamente presentano periodi di piena in cui la portata
d’acqua è più abbondante. Si parla di alluvione quando, tipicamente a causa di
piogge torrenziali o del disgelo primaverile, la portata diventa così abbondante da
uscire dall’alveo del fiume e inondare i territori circostanti provocando ingenti danni
a manufatti e persone. Il disboscamento, l’abusivismo edilizio, la cementificazione
degli argini dei fiumi e il non mantenimento delle fasce di rispetto attorno ai corsi
d’acqua sono tutti fattori che concorrono al verificarsi di un’alluvione e che possono
aumentarne gli effetti negativi.
Il Parco La Mandria (TO) per proteggere il proprio territorio ha creato un bacino di laminazione delle piene e si è dotata di colonne idrografiche per la misura della portata
dei corsi d’acqua. Molte aree protette piemontesi hanno consolidato le sponde di fiumi e
torrenti tramite palificate a salice o ontano, un tipico intervento di ingegneria naturalistica. Nel Parco Naturale della Val Troncea (TO), le scuole primarie di Sestriere hanno
realizzato “GRÔ BIAL, il sentiero dei bambini” un percorso didattico volto alla conoscenza, al recupero e alla conservazione di un antico fossato irriguo.
La desertificazione
Ogni anno sulla Terra il deserto aumenta di
6 milioni di ettari. È l’effetto della desertificazione, un fenomeno naturale accelerato
però dalla deforestazione, dal sovrapascolo
e dallo sfruttamento eccessivo dei terreni!
In Italia sono interessate dalla desertificazione soprattutto le regioni meridionali.
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Inquinamento del suolo
Rifiuti… fertili
Il 40% circa dei nostri rifiuti è composto da
bucce della frutta, avanzi di cibo, scarti degli
orti e dei giardini, ovvero da sostanza organica
che può essere utilizzata per produrre il compost, un terriccio ricco di humus utilissimo
come fertilizzante.
“Non nel mio cortile” è un interessante itinerario proposto dal Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO) sul tema della diminuzione dei rifiuti
e della raccolta differenziata.
Nelle aree attrezzate del Parco fluviale Gesso e
Stura (CN) sono presenti bidoni per la raccolta
differenziata e due compostiere sono poste nell’orto didattico del Parco. Il compostaggio del
rifiuto umido è praticato anche presso gli Ostelli
didattici “Pacha Mama” e “Mare Verde” nei
Parchi Astigiani (AT).
Nel dopoguerra la proprietà della tenuta “La
Mandria” (TO) acquistava i rifiuti urbani
della città di Torino e li spargeva sui prati-pascolo del pianalto come ammendante organico
a basso costo. Si era addirittura pensato a una
diramazione ferroviaria per facilitare questo
trasporto. Il risultato è che ora nei suoli del
Parco si ritrovano rifiuti in plastica e vetro subaffioranti un po’ ovunque!
Molte attività umane possono inquinare il suolo, modificandone la composizione chimica naturale.
Fonti di inquinamento possono essere le acque di scarico civili e industriali, i fertilizzanti
e gli insetticidi usati in agricoltura e anche le piogge che trasportano inquinanti atmosferici proveniente da molto lontano.
Un suolo inquinato è più fragile e può portare all’inquinamento dell’acqua delle falde
acquifere nonché all’ingresso nella catena alimentare di sostanze pericolose per la salute
degli organismi viventi e, quindi, anche per l’uomo.
Gli effetti delle precipitazioni acide prodotte dagli inquinanti della Pianura Padana si
fanno sentire anche nel Parco Nazionale della Val Grande (VB): quando piove intensamente le acque dei torrenti risultano più acide! Quando invece le precipitazioni sono
modeste, le deposizioni vengono neutralizzate dai minerali presenti nel suolo. Sempre a
causa dell'inquinamento atmosferico, le piogge depositano ben 40 kg di azoto all’anno
su ogni ettaro di suolo forestale del Parco… che ormai ne è saturo e lo devia nei corsi
d'acqua!
Gli effetti dell’agricoltura
L’agricoltura ha permesso all’uomo nomade di fermarsi e fondare le prime città.
L’agricoltura continua a essere la fonte di gran parte del cibo che mangiamo. Tuttavia
alcune tecniche agricole compromettono seriamente la salubrità dei suoli e la loro
stessa fertilità.
L’uso di mezzi meccanici sempre più pesanti provoca la compattazione
superficiale e profonda del terreno che diventa così meno poroso e più difficile da
penetrare da parte di radici e organismi. Le pratiche agricole intensive causano una
diminuzione della sostanza organica presente nel suolo con ovvi effetti sulla sua fertilità, oltre che sulla diminuzione della sua biodiversità.
Un’agricoltura amica del suolo è però possibile. In molte aree protette vengono incentivate pratiche agricole tradizionali più rispettose dei delicati equilibri presenti
tra le varie componenti del suolo.
Nel Parco La Mandria (TO) i terreni vengono lasciati a riposo per la ricostituzione della
fertilità; nel Parco fluviale del Po tratto Torinese (TO) viene incentivata la riconversione
di colture cerealicole intensive a prati stabili; nel Parco Naturale delle Alpi Marittime
(CN) viene promosso un corretto sfalcio dei prati per il mantenimento delle pratiche colturali di fondovalle e per la conservazione di spazi aperti; nel Parco Naturale Val Troncea
(TO) si studia il Trifoglio alpino, un’importante specie foraggera, per gestire al meglio i
pascoli alpini; nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo (AL) viene incentivata la coltura di varietà locali di pero, melo, susino e castagno e promossa l’agricoltura biologica;
nel Parco Naturale di Rocchetta Tanaro (AT) è stato realizzato un “Frutteto della memoria” per conservare varietà di mele antiche.
Un laboratorio didattico-scientifico
Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), presso la propria sede di Lerma, ha allestito un laboratorio multidisciplinare e multifunzionale “aperto”
volto a soddisfare le richieste delle scuole, che spesso non dispongono di locali e di strumentazione adeguata per effettuare esperienze dirette con le scienze
della Terra. Il laboratorio è caratterizzato da un allestimento indirizzato all’esperienza didattica, con la possibilità di approfondire tematiche inerenti
biologia, geologia, botanica, chimica e astronomia,
L’utilizzo del laboratorio da parte delle scuole è consentito aderendo a uno dei progetti didattico-scientifici proposti dal Parco oppure mediante specifica richiesta della scuola (che deve essere inoltrata entro il 31 agosto di ogni anno, al fine di ottenere l’accesso per il successivo anno scolastico). Ulteriori informazioni
possono essere richieste alla sede del Parco.
SPUNTI PER ATTIVITÀ DIDATTICHE
Nota: i campioni di suolo per gli esperimenti si possono raccogliere vicino a scuola o in un’area protetta e usare “freschi” (mesi di
settembre e novembre), o conservare in barattoli in classe. I campioni di sabbia per gli esperimenti di maggio e giugno si possono raccogliere in riva a laghi o fiumi, in terreni incolti o in una cava.
settembre ESPERIMENTO: La terra brulica!
2010
Prelevate, da un bosco, da un campo o da un prato, un campione di suolo a una profondità di 20 cm.
Costruite uno speciale imbuto: tagliate una bottiglietta di acqua in due, chiudete il collo della parte superiore con
un retino sottile e infilatela a testa in giù nella parte inferiore che avrete ricoperto con carta nera.
Versate il campione di terra nell’imbuto e illuminatelo dall’alto con una lampada da tavolo per un paio di ore. Levate l’imbuto e osservate
con la lente di ingrandimento cosa è rimasto nella parte inferiore della bottiglietta.
Gli organismi del suolo, amanti del buio, fuggono dalla luce della lampada e cadono nella parte inferiore della bottiglietta. Potete confrontare
gli organismi presenti in campioni proveniente da ambienti diversi.
17
settembr
2010
e
In classe realizzate con l’argilla da modellare un portapenne da tenere sul banco per il nuovo anno
scolastico. Personalizzatelo dipingendolo e scrivendoci il nome.
L’acqua produce suoni particolari scorrendo nel suolo, ma non solo.
Fissate sul collo di cinque barattoli di vetro uguali tra loro, ciascuno riempito con una diversa quantità di acqua, una
cordicella e appendeteli a un bastone fissato orizzontalmente con il nastro adesivo tra due banchi. Suonate i barattoli
con un’asta di bambù e provate a regolare i livelli d’acqua in modo da ottenere il suono pentagrammatico.
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bre
settem0
201
ottobre ESPERIMENTO: Dividiamo il suolo!
2010
Le particelle di diversa granulometria che formano il terreno possono essere osservate con un semplice esperimento. Ponete
un campione di terra in un vaso di vetro trasparente riempito con acqua in quantità pari a circa tre volte il volume del
campione. Chiudete il barattolo, agitatelo per qualche minuto e lasciatelo riposare osservando cosa succede.
Inizialmente le particelle del suolo sono in sospensione nell’acqua, che appare torbida, poi si depositano sul fondo del barattolo formando vari
strati. Quelle più grosse, sedimentando più velocemente, formano gli strati inferiori, quelle più leggere invece si depositano più lentamente
negli strati superiori. Dal basso verso l’alto si osservano in successione ghiaia, sabbia, limo, argilla e, in sospensione, detriti organici.
Potete ripetere l’esperimento con diversi campioni di terra.
Le chiocciole sono famose per la lentezza del loro procedere: circa 7 metri all’ora. A quale velocità cammina un bambino? E a quale velocità si passa dal camminare al correre? Armati di cronometro, fate varie prove su una distanza
nota nella palestra della scuola e confrontate i risultati ottenuti con la velocità a cui si va in bicicletta, in automobile,
in aeroplano e con i record di velocità sportivi (sulle distanze corte e sulle distanze lunghe).
8
ottobre
2010
Immagini e frasi sulle testimonianze del passato
presenti nel suolo (fossili, manufatti preistorici
o resti di antiche città) possono essere inserite
nel vostro Domino della terra.
ottobr
e
2010
e
2010
Armato di martello sul campo o al lavoro sul computer? Scoprite in che cosa consiste il lavoro
del moderno geologo, su Internet, o intervistando gli operatori delle aree protette.
Per salvaguardare le torbiere, vulnerabili al calpestio di uomini e animali, si attrezzano percorsi sospesi. In palestra
o all’aperto, con attrezzi ginnici e assi, potete create un piccolo percorso sospeso da effettuare uno alla volta.
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ottobr
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ottobre
2010
22
ottobre
2010
L’asfalto del marciapiede, le piastrelle della scuola, il prato di un parco: campionate le superfici
su cui si cammina ogni giorno scattando fotografie dall’alto o disegnandole. Classificatele poi
secondo diversi criteri (naturali o artificiali, morbide o dure, o per colore e materiale…).
27
28
novembre ESPERIMENTO: Acqua e aria nel suolo
2010
Come essere sicuri che nel suolo sono presenti anche acqua e aria? Con due piccoli esperimenti!
Acqua: Prendete un campione di suolo dal terreno e pesatelo su una bilancia da cucina. Lasciatelo su
un piatto in un luogo caldo e secco (vicino a un calorifero o su un davanzale riparato). Dopo alcuni giorni ripesatelo. Cosa è
successo? Il peso è diminuito perché l’acqua contenuta nel suolo è evaporata.
Aria: Riempite un bicchiere di terra e poi versateci lentamente dell’acqua fino a coprirla completamente. Osservate cosa succede
nell’immediato e, senza muoverlo, dopo alcune ore. Mentre l’acqua riempie il bicchiere, si formano delle bollicine sulla superficie dell’acqua. Quando il bicchiere è pieno, si osservano sulle pareti del bicchiere bolle di aria che rimangono intrappolate
nella terra anche a lungo. Tutte le bolle sono formate dall’aria contenuta nei pori del terreno che viene “scacciata” dall’arrivo
dell’acqua! Quest’aria è quella che permette agli organismi del suolo di respirare senza risalire in superficie.
5
novembre
2010
I formicai ospitano fino a 1 milione di formiche in pochi metri cubi. Nella località dove vivete quanto suolo ha a
disposizione ogni persona? Confrontate questo dato con quello riferito all’intero Piemonte ragionando su cosa comprende
questa superficie media (abitazione, scuola, strade, campi coltivati…).
Gli animali che si muovono nel buio del suolo usano olfatto, udito e tatto: provateci anche voi! Ogni bambino
porta da casa tre oggetti che terrà segreti. A coppie un bambino viene bendato e deve indovinare, toccando, ascoltando e annusando, uno per volta gli oggetti portati dal suo compagno. Poi si scambiano i ruoli.
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novembre
2010
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201
Da dove arriva l’acqua che esce dal rubinetto di scuola? È un’acqua di superficie che viene da un lago, un fiume, un serbatoio di acqua piovana, oppure un‘acqua sotterranea che proviene da una falda acquifera, un pozzo o una sorgente?
Scopritelo, tramite Internet o chiedendo in Comune, e identificate su una cartina geografica l’area di origine della vostra
acqua e la sua distanza dalla scuola. Indagate anche se subisce dei trattamenti per poter essere utilizzata dall’uomo.
Ciotoli ma anche sabbia, limo, acqua… Immagini e
frasi sulle componenti inorganiche del suolo possono
arricchire il vostro Domino della terra.
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novemb0
201
dicembre ESPERIMENTO: Fabbrichiamo i cristalli!
2010
Riempite un vasetto di vetro con acqua calda e aggiungete un cucchiaio di sale ogni 30 ml. Annodate un pezzo di lana
un po’ sfilacciato al centro di una matita, attaccatevi in fondo una graffetta o un altro piccolo peso e ponetela di traverso
sul bordo del vasetto in modo che la lana penda al centro e sia immersa nell’acqua. Lasciate immobile per alcuni giorni fino a quando l’acqua
sarà evaporata. Osservate il filo di lana con una lente di ingrandimento.
Il sale ha formato piccoli cristalli cubici molto regolari. Potete provare anche con lo zucchero (mettetene molto!).
3
dicembre
2010
Ciascuno ha il suo modo di orientarsi: lo scarabeo stercoraro si fa guidare dall’odore di sterco! Organizzate, a scuola o
all’aria aperta, una caccia al tesoro “di orientamento” in cui le indicazioni per trovare i biglietti sono mappe mute,
direzioni da seguire con la bussola o punti di riferimento locali.
Scintillanti decorazioni per l’albero di Natale possono essere create usando brillantini e tempere dorate con cui colorare
pigne, ghiande, foglie, piccoli origami e anche tappi delle bibite da incollare su una stella cometa in cartoncino.
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dicembre
2010
Chinato su uno scavo con pennellino in mano o intento a classificare resti di vasi e
punte di lancia? Scoprite in che cosa consiste il lavoro dell’archeologo utilizzando
Internet, i libri di storia della biblioteca o intervistando un archeologo .
gennaio ESPERIMENTO: Dai rifiuti umidi nascono i fiori
2011
Collocate una cassetta di legno nel cortile della scuola o un recipiente aerato sul davanzale della classe. Sul fondo stendete
uno strato di terra. Raccogliete avanzi di frutta e verdura, gusci di uova e di noci dalla merenda e dal pranzo a scuola,
foglie ed erbacce dal giardino. Disponete uno strato di rifiuti umidi sminuzzati, bagnate leggermente, ricoprite con un po’ di terra e mescolate.
Aggiungete successivamente strati di rifiuti umidi alternati a strati di terra e mescolate spesso. Osservate periodicamente.
In qualche mese i rifiuti si saranno trasformati in compost da utilizzare per il giardino della scuola o una pianta in vaso…
I lombrichi riciclano le sostanze minerali del suolo. Nel vostro Comune quali rifiuti vengono riciclati? Ci sono altri materiali che potrebbero essere raccolti in modo differenziato e avviati a nuova vita?
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2011
I sassi e la sabbia trascinati da un ghiacciaio a volte rendono le rocce sottostanti rigate.
Potete creare originali segnalibri “striati” usando gli acquarelli.
21
gennaio
2011
L’acqua è vita: scoprite di quanta acqua è fatto il corpo umano e quanta è necessario assumerne ogni giorno bevendo e
mangiando. Quali sono gli alimenti più ricchi di acqua?
28
gennaio
2011
febbraio ESPERIMENTO: Dove va la pioggia che cade sul suolo?
2011
Cosa succede quando l’acqua bagna un suolo? Tutti i suoli si comportano alla stessa maniera?
Per rispondere a queste domande riempite fino a metà tre barattoli di vetro rispettivamente con argilla (ben compattata),
sabbia e un campione di suolo prelevato da un prato o un giardino. Versate quindi un bicchiere d’acqua in ogni barattolo e osservate. Nel
primo barattolo l’acqua rimane sopra l’argilla o vi penetra molto lentamente. Nel secondo attraversa velocemente gli strati superiori di sabbia
e si “accumula” solamente in quelli inferiori. Nel terzo viene assorbita rapidamente dal suolo e distribuita in modo omogeneo nel campione.
Ripetete l’esperimento con campioni di suolo diversi e ragionate su quali conseguenze può avere un forte temporale sui diversi terreni.
4
Potete usare sassi e ciotoli per rappresentare gli animali che vivono nel suolo: dipingetene di reali e… di immaginari!
febbraio
2011
In molti Parchi anche i minerali sono “protetti”: disegnate un cartello di divieto raccolta minerali.
11
febbraio
2011
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Attaccato a una corda con pila e caschetto sulla testa: come passa le sue giornate lo speleologo? Quali strumenti
usa per muoversi e orientarsi nelle grotte? Scopritelo tramite Internet, libri e interviste ad adulti.
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201
Ogni anno le valanghe causano diversi morti sulle Alpi, alpinisti e anche volontari del soccorso alpino. Potete scaricare
dal sito www.aineva.it l’ultimo bollettino valanghe dell’area alpina di vostro interesse e imparare a leggerlo insieme.
25
febbraio
2011
marzo
2011
ESPERIMENTO: Montagne e… frane!
Nel giardino della scuola oppure in classe in un grosso catino formate un cumulo di terra dandogli approssimativamente
la forma di un parallelepipedo. Fateci piovere sopra con un grande annaffiatoio con il beccuccio “a pioggia” e osservate
cosa succede. Con l’acqua i bordi del parallelepipedo franano e il cumulo di terra assume la forma tipica delle montagne. Potete ripetere
l’esperimento aggiungendo in diverse posizioni e quantità sassi, sabbia, argilla e “alberi” costruiti usando fiammiferi o legnetti a cui avrete intagliato la base in più segmenti come fossero delle radici. Se è presente uno strato di argilla può crearsi improvvisamente una frana di crollo
liquida. La presenza di “alberi” riduce la perdita di suolo e aumenta la stabilità dei versanti.
4
marzo
Oltre all’agilità, cosa serve per arrampicare? Caschetto, imbrago e corda potranno ispirare immagini e quiz per il vostro
Domino della terra.
2011
Se i Ciciu del Villar sono soldati romani pietrificati, molte altre rocce e vette, per la loro forma particolare, hanno dato
vita a credenze locali e portano nomi evocativi. Cercatene sulla carta geografica della vostra zona e inventatevi una storia
sull’origine del loro nome, confrontandola poi con eventuali leggende locali.
18
marzo
2011
11
marzo
2011
Quanta acqua usate per lavarvi le mani e quanta per i denti? Ponete un catino sotto al
rubinetto mentre eseguite queste operazioni e misuratene la quantità accumulata con
una bottiglia. Avete qualche suggerimento per usarne di meno?
Le piogge acide possono fare molto strada prima di cadere… Anche le nostre
parole lungo un telefono senza fili! Giocateci in classe con le parole del suolo!
25
marzo
2011
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aprile ESPERIMENTO: Un’impronta fossile
Perché non provare a realizzare una traccia-fossile del proprio piede come quelle lasciate dai dinosauri
nei pressi di alcune pozze d’acqua milioni di anni fa? Con un striscia di cartoncino alta 5 cm chiusa
con nastro adesivo fate un cerchio abbastanza grande da contenere un piede. Riempite il cerchio con argilla da modellare fino
a 2 cm del bordo e pigiatevi dentro il piede nudo in modo da lasciare un’impronta ben visibile. Riempite con un impasto cremoso di gesso con acqua. Lasciate asciugare, togliete il cartoncino e staccate l’argilla: ecco l’orma-fossile e il suo calco!
2011
In cammino per boschi e sentieri, pronto a dare indicazioni e spiegazioni a scolaresche ed escursionisti ma anche
a far rispettare le regole necessarie per salvaguardare gli ambienti di cui è “guardiano”: quali sono i compiti del
guardiaparco? Come passa le sue giornate? Potete scoprirlo intervistandolo durante una visita a un’Area protetta.
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aprile
2011
Le terme romane erano edifici pubblici dove ci si incontrava. Quali sono, nel vostro paese, le aree dove ci si ritrova?
Sono zone pubbliche o private? Al chiuso o all’aperto? Intervistando genitori e nonni scoprite se frequentavano gli stessi
luoghi. Disegnate il vostro luogo ideale, reale o immaginario, di ritrovo con gli amici
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8
aprile
2011
Come gli uomini primitivi sulla roccia, potete creare originali graffiti con i pastelli a olio. Colorate completamente un foglio
di carta pesante con zone di diverso colore, ricoprite tutto con il nero e disegnateci sopra con una punta di una matita
svelando il colore sottostante. Potete utilizzare questa tecnica anche per le immagini del vostro Domino della terra.
aprile
2011
maggio ESPERIMENTO: Confronto tra sabbie
Alcune sabbie si prestano meglio di altre per fare bellissimi castelli o fantasiose sculture. Per confrontarne la coesione, depositate
quantità uguali di diverse sabbie perfettamente asciutte su un piano orizzontale e osservate il “cono” che queste producono:
più è alto, più la sabbia sarà adatta per le costruzioni. La presenza di limo funge da collante naturale mentre quella di sassolini, conchiglie o alghe
ne diminuisce la coesione. Annotate l’altezza dei diversi coni, fate una classifica delle sabbie e conservatele per l’esperimento del prossimo mese!
2011
In palestra organizzate un vero percorso “da grillotalpa” in cui strisciare
tra i materassi, infilarsi in gallerie e magari… cadere in trappola!
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6
maggio
2011
Le “rocche” permettono di osservare anche strati profondi del terreno. I bambini possono immaginarsi cosa c’è sotto il loro
banco, andando via via verso il centro della Terra, e disegnarlo su un foglio lungo e stretto: sarà uno spaccato della Terra in
cui si potranno vedere in sezione tubi, diversi strati di suolo e rocce, radici, resti di antiche civiltà, gallerie della metropolitana,
fossili, miniere di pietre preziose, depositi di carbone, il magma e, infine, il nucleo solido e liquido della Terra.
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201
Nei paesaggi carsici si trovano inghiottitoi, doline, stalattiti, stalagmiti, colonne, risorgive: scoprite cosa sono!
20
maggio
2011
27
maggio
2011
Moltissime sono le particolarità geologiche presenti in Piemonte: grandi fossili marini, colonne di erosione, anfiteatri
morenici… Aiutandovi con il Diario Junior, sceglietene alcune da inserire nel vostro Domino della terra.
giugno ESPERIMENTO: L’acqua lega la sabbia
Ripetete l’esperimento di maggio bagnando leggermente la sabbia. In questo caso costruite vere e proprie torri, tutte con
la base della stessa larghezza. Misuratene l’altezza e confrontatela, per ogni tipo di sabbia, con quella misurata nell’esperimento di maggio con la sabbia asciutta. Impastando la sabbia con acqua la sua coesione aumenta perché l’acqua funge da legante: le sue molecole polari si comportano come calamite! Osservate le costruzioni nei giorni successivi: quando l’acqua evapora completamente, la coesione
diminuisce e… le torri crollano! Per far durare più a lungo una costruzione potete spruzzarci sopra con un nebulizzatore un velo di colla
diluita con acqua: la superficie tratterà più a lungo l'umidità.
2011
3
giugno
2011
Riuscite a nascondervi bene come alcuni Dolomedes fimbriatus? Organizzate una partita di “nascondino al contrario” in
cui un bambino si nasconde e chi lo trova si nasconde insieme a lui.
Il suolo è una risorsa vitale per tutti gli animali e, infatti, gli allevamenti di galline ovaiole si differenziano tra loro anche
per la disponibilità di suolo su cui poter razzolare. In classe, con l’aiuto di Internet, imparate a leggere i codici presenti
sulle uova in commercio, con particolare attenzione al numero iniziale che ne identifica il tipo di allevamento.
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giugno
2011
ESPERIMENTI PER LE VACANZE
luglio ESPERIMENTO: Vacanze sotto i piedi
Durante l’estate i bambini possono fotografare o disegnare, come hanno fatto nell’attività del 29 ottobre, i suoli
che incontrano nelle loro vacanze. A settembre, attraverso le fotografie o i disegni, i bambini potranno raccontare
le proprie vacanze da un insolito punto di vista!
2011
agosto ESPERIMENTO: Opere di sabbia
In vacanza, al mare, al lago o nel parco giochi di una città, ogni bambino potrà realizzare una costruzione con la
sabbia. Una foto, un breve testo descrittivo o un disegno saranno la testimonianza della loro opera da portare a
scuola a settembre per mostrarla ai compagni.
2011
Quelle proposte qui sul retro sono tessere di Domino realizzate con le immagini che si trovano nel Diario Junior 2010.
Di quali animali si tratta? Con l’aiuto del Diario sarà facile dar loro un nome e scoprirne le caratteristiche: giocare a questo
Domino della terra servirà poi a divertirsi e a fissare le informazioni nella memoria!
Per giocare con questo Domino sarà sufficiente ritagliare le tessere e incollarle su cartoncino. Tutto quello che serve sapere sulle
immagini infatti è già nel Diario Junior.
Invece, per realizzare un nuovo e originale Domino della terra da inviare al concorso si dovrà, come è spiegato nel pieghevole,
realizzare delle tessere più grandi, in modo che i bambini possano scrivere sul retro le informazioni che riterranno più importanti
per trasformare il gioco in uno strumento educativo a sostegno del loro messaggio sulla sostenibilità.
Oltre a quelli già indicati esplicitamente nelle attività, sono molti gli spunti offerti dalle attività per la realizzazione delle tessere
del Domino della terra della classe. Si possono inserire immagini e testi (nomi, informazioni, curiosità, quiz) ricavati da molte
delle proposte corrispondenti alle date del Diario Junior.
• Il lavoro e gli strumenti di lavoro delle diverse figure:
• Geologo (8 ottobre);
• Archeologo (17 dicembre);
• Speleologo (18 febbraio) • Guardiaparco (1 aprile).
• Le foto o i disegni delle superfici su cui si cammina (29 ottobre).
• L’occorrente per l’orienteering (3 dicembre).
• Immagini delle ricchezze nascoste nel suolo (10 dicembre).
• Immagini della raccolta differenziata (14 gennaio).
• Regole di comportamento, soluzioni di ingegneria naturalistica e rimboschimenti (25 febbraio).
ASSESSORATO AMBIENTE
Via Principe Amedeo, 17 - 10123 Torino
DIREZIONE AMBIENTE
Via Principe Amedeo, 17 - 10123 Torino
AREE PROTETTE
in PIEMONTE
SETTORE PARCHI
Via Nizza, 18 - 10125 Torino
tel. 011 4323524
fax 011 4324759/5397
AREE PROTETTE REGIONALI
ALESSANDRIA
Bosco delle Sorti La Communa
c/o Comune, Piazza Vittorio Veneto - 15016 Cassine (AL)
tel. e fax 0144 715151
Capanne di Marcarolo
Via Umberto I, 32 A - 15060 Bosio (AL)
tel. e fax 0143 684777
Po (tratto vercellese-alessandrino), Fontana Gigante,
Palude S. Genuario, Torrente Orba
P.zza Giovanni XXIII, 6 - 15048 Valenza (AL)
tel . 0131 927555 - fax 0131 927721
Sacro Monte di Crea
Cascina Valperone, 1 - 15020 Ponzano Monferrato (AL)
tel. 0141 927120 - fax 0141 927800
ASTI
Rocchetta Tanaro, Valle Andona,
Valle Botto e Val Grande, Val Sarmassa
Via S. Martino, 5 -14100 Asti
tel. 0141 592091 - fax 0141 593777
BIELLA
Baragge, Bessa, Brich di Zumaglia e Mont Prève
Via Crosa, 1 - 13882 Cerrione (BL)
tel. 015 677276 - fax 015 2587904
Sacro Monte di Oropa
Presso Amministrazione del Santuario di Oropa
Via Santuario di Oropa, 480 - 13900 (BL)
tel. 015 25551200 - 201 - fax 015 25551209
Burcina
Cascina Emilia- 13814 Pollone (BL)
tel. 015 2563007 - fax 015 2563 914
CUNEO
Alpi Marittime, Juniperus Phoenicea di Rocca,
S. Giovanni-Saben
Piazza Regina Elena, 30 - 12010 Valdieri (CN)
tel. 0171 97397 - fax 0171 97542
Margueris - ex Alta Valle Pesio e Tanaro,
Augusta Bagiennorum,
Ciciu del Villar, Oasi di Crava Morozzo,
Sorgenti del Belbo
Via S. Anna, 34 - 12013 Chiusa Pesio (CN)
tel. 0171 734021 - fax 0171 735166
Boschi e Rocche del Roero
c/o Comune, Piazza Marconi 8 - 12040 Sommariva Perno (CN)
tel. 0172 46021 - fax 0172 46658
Gesso e Stura
c/o Comune Piazza Torino, 1- 12100 Cuneo
tel. 0171 444501 - fax 0171 602669
Po (tratto cuneese), Rocca di Cavour
Via Griselda, 8 - 12037 Saluzzo (CN)
tel. 0175 46505 - fax 0175 43710
NOVARA
Bosco Solivo, Canneti di Dormelletto, Fondo Toce,
Lagoni di Mercurago, Lago Maggiore
Via Gattico, 6 - 28040 Mercurago di Arona (NO)
tel. 0322 240239 - fax 0322 237916
Colle della Torre di Buccione, Monte Mesma,
Sacro Monte di Orta
Via Sacro Monte - 28016 Orta S. Giulio (NO)
tel. 0322 911960 - fax 0322 905654
Valle del Ticino
Villa Picchetta - 28062 Cameri (NO)
tel. 0321 517706 - fax 0321 517707
TORINO
Bosco del Vaj, Collina di Superga
via Alessandria, 2 - 10090 Castagneto Po (TO)
tel. e fax 011 912462
Orsiera Rocciavrè, Orrido di Chianocco,
Orrido di Foresto
Via S. Rocco, 2 - Fraz. Foresto - 10053 Bussoleno (TO)
tel. 0122 47064 - fax 0122 48383
La Mandria, Collina di Rivoli, Madonna della Neve sul Monte
Lera, Ponte del Diavolo, Stura di Lanzo
Viale Carlo Emanuele II, 256 - 10078 Venaria Reale (TO)
tel. 011 4993311 - fax 011 4594352
Po (tratto torinese)
Corso Trieste, 98 - 10024 Moncalieri (TO)
tel. 011 64880 - fax 011 643218
Gran Bosco di Salbertrand
Via Fransuà Fontan, 1- 10050 Salbertrand (TO)
tel. 0122 854720 - fax 0122 854421
Stupinigi
c/o Ordine Mauriziano, Via Magellano, 1 - 10128 Torino
tel. e fax 011 5681650
Laghi di Avigliana
Via Monte Pirchiriano 54 - 10051 Avigliana (TO)
tel. 011 9313000 - fax 011 9328055
Val Troncea
Via della Pineta - La Rua - 10060 Pragelato (TO)
tel. e fax 0122 78849
Monti Pelati e Torre Cives, Sacro Monte di Belmonte, Vauda
Corso Massimo d’Azeglio, 216 - 10081 Castellamonte (TO)
tel. 0124 510605 - fax 0124 514463
VERBANO-CUSIO-OSSOLA
Alpe Veglia, Alpe Devero, Alta Valle Antrona
Viale Pieri, 27 - 28868 Varzo (VB)
tel. 0324 72572 - fax 0324 72790
Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa
Via SS. Trinità, 48 - 28823 Ghiffa (VB)
tel. 0323 59870 - fax 0323 590800
Sacro Monte Calvario di Domodossola
Borgata S. Monte Calvario, 5 - 28845 Domodossola (VB)
tel. 0324 241976 - fax 0324 247749
VERCELLI
Alta Valsesia
Corso Roma, 35 - 13019 Varallo (VC)
tel. e fax 0163 54680
Monte Fenera
Fraz. Fenera Annunziata - 13011 Borgosesia (VC)
tel. e fax 0163 209356
Bosco delle Sorti della Partecipanza
Corso Vercelli, 3 - 13039 Trino (VC)
tel. 0161 828642 - fax 0161 805515
Sacro Monte di Varallo
Loc. Sacro Monte, Piazza Basilica - 13019 Varallo (VC)
tel. 0163 53938 - fax 0163 54047
Garzaia di Carisio, Garzaia di Villarboit, Isolone
di Oldenico, Lame del Sesia, Palude di Casalbeltrame
Via XX Settembre, 12 - 13030 Albano Vercellese (VC)
tel. 0161 73112 - fax 0161 73311
PARCHI NAZIONALI
Gran Paradiso
Via della Rocca, 47 - 10123 Torino
tel. 011 8606211 - fax 011 8121305
Val Grande
Villa Biraghi, Piazza Pretorio, 6 - 28805 Vogogna (VB)
tel. 0324 87540 - fax 0324 878573
AREE PROTETTE D’INTERESSE PROVINCIALE
Lago di Candia, Monte Tre-Denti e Freidour, Monte San Giorgio, Conca Cialancia,
Stagno di Oulx, Colle del Lys
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Comunicazione Istituzionale
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Il progetto educativo Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro
promosso dal Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette
fa parte dell’iniziativa di comunicazione istituzionale Regione Piemonte - parliamo con i giovani
PER INFORMAZIONI:
Regione Piemonte - parliamo con i giovani - numero verde 800 655525 - [email protected]
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