VIVERE I NOSTRI LUOGHI CON GLI OCCHI DEL FUTURO Il Piemonte è una terra che vanta ancora molti spazi naturali, nonostante sia una delle regioni del Paese più sviluppata dal punto di vista industriale. Nel corso degli anni è stato fatto un lavoro importante per cercare di tutelare “l’anima verde” della nostra regione. La Regione Piemonte conduce una politica di tutela attiva nei confronti dell’ambiente e del territorio anche grazie a un sistema di Aree protette che copre l'intero territorio regionale. Su questo fronte mettiamo a disposizione soluzioni tecniche e scientifiche all’avanguardia, che in tante occasioni permettono di intervenire in situazioni critiche nelle quali anche la vita delle persone viene messa a serio rischio. Per salvaguardare e valorizzare il patrimonio naturale del Piemonte, la Regione, attraverso il Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette, sostiene con convinzione progetti educativi nelle scuole. I nostri Parchi rappresentano in quest’ottica un’opportunità irripetibile di vivere la natura, di farne esperienza diretta, con esperienze educative forti e coinvolgenti destinate a diventare un tassello vitale nel bagaglio culturale di ciascuno. Storie di terra, Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro, vuole essere un contributo per aiutare gli insegnanti a guidare i bambini alla scoperta del “loro” Piemonte, per conoscerlo, apprezzarne la bellezza, amarlo e tutelarlo. A tutti i bambini e ai loro insegnanti un grande augurio di buon lavoro! Il Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota Alla scoperta del suolo con il Diario Junior 2010-2011 e con i materiali del kit Anche quest’anno, per il sesto anno consecutivo, la Regione Piemonte Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette propone ai docenti e agli alunni delle scuole primarie piemontesi il progetto educativo Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro come invito alla scoperta del territorio regionale e del patrimonio naturalistico delle sue Aree protette, in una logica di educazione alla sostenibilità e alla partecipazione attiva. Per l’anno scolastico 2010-2011 il progetto è dedicato alle Storie di terra, un affascinante e curioso viaggio che permetterà ai bambini di scoprire il mondo sconosciuto che sta sotto i loro piedi. Il Diario Junior 2010/2011 sarà un prezioso e utile compagno di viaggio che accompagnerà ogni alunno nel corso dell’anno con illustrazioni tematiche, informazioni interessanti e molte notizie curiose. Questa Guida docenti vuole invece essere il compagno di viaggio per gli insegnanti, proponendo informazioni sul suolo, visto come sistema dinamico in continua trasformazione ed evoluzione, con continui collegamenti alla realtà del territorio piemontese e al ruolo svolto dall’uomo. Seguono, a partire da pag. 27, spunti di attività didattiche legate alle immagini del Diario Junior 2010/2011. Le proposte sono multidisciplinari: spaziano dall’area linguistico-artistico-espressiva a quella storico-geografica, dando un particolare ruolo a quella matematicoscientifica attraverso la proposta di semplici esperimenti da svolgere in classe. In fondo alla Guida vi è l’elenco, completo di recapiti, delle Aree protette piemontesi. Il poster, allegato al kit, potrà essere appeso in classe per avere una visione di insieme degli organismi che abitano il suolo del Piemonte. Il pieghevole concorso fornisce le indicazioni per partecipare al concorso STORIE DI TERRA, scegliendo tra due modalità: 1. realizzare un allegro e originale Domino della terra dando spazio alla rielaborazione creativa del percorso svolto a scuola (idee e suggerimenti per la costruzione del domino sono presenti nelle proposte di attività didattiche mentre un modello di Domino è contenuto in fondo a questa Guida); 2. sviluppare un divertente gioco del Far finta che... attraverso uno specifico percorso didattico svolto con gli esperti di uno dei Parchi del Piemonte che aderiscono al progetto. Il suolo… questo sconosciuto Sotto i nostri piedi c’è un mondo affascinante e poco conosciuto con il quale, senza rendercene troppo conto, abbiamo quotidianamente a che fare. Sostiene le nostre case, produce i nostri alimenti, ospita le nostre attività, permette lo sviluppo di strade e infrastrutture. Ma il suolo, silenziosamente e grazie a tutti i suoi abitanti per la maggior parte sconosciuti o poco noti, svolge anche attività fondamentali per il mantenimento della vita sul nostro pianeta: decompone la materia organica morta, ricicla la sostanze minerali, depura e protegge le acque. Il suolo è quindi, al pari degli alberi e degli animali, una componente fondamentale di ogni ecosistema. Il tema suolo, oltre a completare il viaggio iniziato con i due kit precedenti, si collega naturalmente e “fisicamente” al mondo degli alberi e degli animali: gli alberi infatti sono ancorati al suolo dalle radici da cui traggono il nutrimento, molti animali vivono nel suolo oppure in esso costruiscono le tane o trovano il cibo, inoltre sia i vegetali sia gli animali, anche quelli che non abitano nel suolo, vi ritornano comunque quando muoiono, fornendo materia organica ricca di carbonio da decomporre. I contenuti del kit guideranno i bambini alla scoperta del suolo, dei suoi componenti inorganici e organici, delle sue proprietà fisiche e soprattutto della sua funzione vitale all’interno degli ecosistemi. Queste conoscenze miglioreranno la loro comprensione dei processi naturali, del legame tra l’uomo e il suolo, stimolando una visione unitaria del sistema Terra e una maggiore attenzione all’utilizzo delle risorse ambientali, al rispetto dei ritmi della natura e ai problemi del territorio. Le Aree protette piemontesi giocano un ruolo fondamentale nella scoperta del suolo per la possibilità di fare esperienza diretta degli ambienti naturali e per le diverse attività di educazione ambientale a tema che propongono. Le buone pratiche di difesa del suolo adottate dai Parchi costituiscono inoltre per gli alunni esempi concreti e virtuosi di una gestione attenta agli equilibri ambientali e rispettosa di esigenze diverse che gravano sulla risorsa suolo. 5 6 Alloaperta scdel SUOLO Il suolo, comunemente detto anche terreno, è la parte più superficiale della crosta terrestre: quella che calpestiamo quando camminiamo in un bosco o in prato e in cui crescono le radici di alberi e piante. Il suolo, chiamato anche pedosfera, ha uno spessore che varia da pochi centimetri a qualche metro. È un involucro molto sottile, se confrontato con il raggio della Terra, ma molto importante: è il mezzo dove l’atmosfera, l’idrosfera, la biosfera e la litosfera interagiscono tra loro. Un po’ di greco… Pedosfera dal greco: pedon, suolo, terra e sfaíra, sfera, quindi “sfera del suolo”. Litosfera dal greco: lithos, pietra, roccia, quindi “sfera della roccia”. Idrosfera dal greco: hydro, acqua, quindi “sfera dell'acqua”. Biosfera dal greco: biòs, vita, quindi “sfera della vita”. Atmosfera dal greco: àthmos, vapore, quindi “sfera del vapore”. Come è fatta la Terra? La Terra è un pianeta roccioso che, come un frutto formato da buccia, polpa e nocciolo, è composta da involucri concentrici che si susseguono a diversa profondità lungo gli oltre 6.000 km del suo raggio. La “buccia” del nostro pianeta è detta crosta terrestre. Comprende il suolo, il sottosuolo e la roccia madre sottostante ed è formata da rocce dure. È spessa mediamente 35 km sulle terre emerse e 5 km sotto gli oceani ma, in corrispondenza delle catene montuose, raggiunge anche i 90 km. Sotto la crosta terrestre, per circa 2.900 km di profondità, si estende il mantello, ovvero la “polpa” del pianeta, uno strato formato da rocce più o meno solide a seconda della profondità, della temperatura e della pressione a cui si trovano. È nel mantello che le rocce si muovono qualche centimetro ogni anno causando eruzioni vulcaniche e terremoti! Il “nocciolo” della Terra viene detto nucleo. È caldissimo e composto soprattutto di ferro: nella sua parte più esterna (tra i 2.900 e i 5.100 km di profondità) è liquido e ha una temperatura di 4.000 °C, mentre nella parte più interna (tra i 5.100 e i 6.370 km di profondità), essendo sottoposto a pressione elevatissima, è solido e raggiunge temperature di quasi 6.000 °C. L’insieme della crosta e dello strato superiore del mantello viene anche detto litosfera, cioè sfera rocciosa. Attorno alla Terra troviamo altri due involucri: uno gassoso - l’atmosfera - composto dall’aria che respiriamo e uno liquido - l’idrosfera costituito dallo strato di acqua che copre due terzi della superficie terrestre. Un vero e proprio “Viaggio al centro della Terra!” viene proposto dal Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO) ai bambini degli ultimi anni delle scuole primarie: si tratta di un’attività di campo effettuata nel territorio del Parco per capire, attraverso l’osservazione diretta delle rocce presenti, come è fatto l'interno della Terra e come si evolve la crosta terrestre. Da che cosa è composto il suolo? A una prima osservazione il suolo sembra composto principalmente da sassolini e granelli, anche molto piccoli, derivanti dalla frantumazione delle rocce. In realtà, questi sono le componenti solide inorganiche del suolo e, nella maggior parte dei casi, rappresentano il 45% del suo volume. Il suolo è molto di più di un insieme di frammenti di roccia. Tra un granello e l’altro ci sono spazi, interstizi, che non sono vuoti ma pieni… di acqua e aria! Nella maggior parte dei suoli acqua e aria occupano ciascuna il 25% del volume del suolo. E da cosa è composto il restante 5%? Talpe, lombrichi, larve, batteri, radici, alghe, funghi microscopici ma anche legnetti, foglie e resti di animali in decomposizione, cioè da organismi viventi… vivi e morti! Il suolo racchiude in sé in conclusione una parte solida (la materia inorganica e organica), una parte liquida (l’acqua) e una gassosa (l’aria). Al Parco del Po e dell’Orba (AL) i bambini potranno partecipare al laboratorio “I cinque sensi della terra” per entrare in contatto e scoprire le proprietà del suolo. Ghiaia, sabbia, limo e argilla Ghiaia, sabbia, limo e argilla, i componenti maggiormente presenti nel suolo, si differenziano tra loro per la dimensione dei granelli da cui sono costituiti. La ghiaia è formata da sassolini chiaramente visibili a occhio nudo. Se sono più piccoli di 2 mm, si parla di sabbia. Se i granelli sono di dimensione ancora minore (inferiori a 0.06 mm) si ha il limo e se sono piccolissimi (inferiori a 0.004 mm) l’argilla, un materiale facilmente plasmabile. Il suolo fa funzionare l’ecosistema Senza suolo la vita sul nostro pianeta probabilmente non esisterebbe. Viviamo su un affascinante laboratorio chimico, fisico e biologico che permette il funzionamento degli ecosistemi. Il suolo innanzitutto è fonte di vita per le piante, organismi che - fornendo ossigeno e cibo ai consumatori - sono alla base di ogni ecosistema. L’acqua nel suolo permette alle piante di crescere soddisfacendo il loro fabbisogno idrico e apportando i sali minerali (come azoto, fosforo, potassio, zolfo) necessari al loro sviluppo. L’aria presente nei pori del suolo permette alle radici di respirare. È proprio questo processo di respirazione che arricchisce l’aria presente nel suolo di anidride carbonica e ne rende la composizione un po’ diversa dall’aria che respiriamo in atmosfera. Il suolo permette poi il riciclo della materia senza il quale la vita sulla terra non potrebbe durare a lungo. Il riciclo è possibile grazie al processo di decomposizione della materia organica morta che avviene principalmente nel suolo a opera degli organismi decompositori. Non tutta la materia viene però mineralizzata velocemente. Una parte viene trasformata in humus, un prodotto intermedio del processo di decomposizione. L’humus, non essendo facilmente degradabile, viene mineralizzato molto lentamente e fornisce in modo graduale al terreno i nutrienti utili per la vegetazione. Il suolo svolge anche la funzione di depurazione delle acque e protezione delle acque sotterranee. “Microcosmo/Idrocosmo” è un’attività che il Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO) propone alle classi della scuola primaria per scoprire i legami che intercorrono tra inorganico e organico nel suolo e favorire la familiarità con gli organismi terricoli, spesso considerati sgradevoli o addirittura pericolosi. 7 8 I decompositori In ogni ecosistema, accanto ai produttori (le piante che grazie alla capacità di fare la fotosintesi clorofilliana sono alla base della catena alimentare) e ai consumatori (erbivori e carnivori), vi sono gli organismi decompositori soprattutto batteri e funghi - che si occupano di demolire la sostanza organica morta. I decompositori si nutrono di tutta la materia organica presente sulla superficie del suolo, detta lettiera (rami, foglie e resti di animali). La decompongono e la mineralizzano, cioè la trasformano in composti minerali inorganici (come carbonio, azoto, fosforo) che diventano nuovamente disponibili per gli altri organismi viventi, tra cui innanzitutto le piante. Diversità di suoli Sul nostro pianeta vi è una gran varietà di suoli diversi. Alcuni hanno colori straordinari: rosso e ocra se contengono ossido di ferro, bianco quando è presente calcare, bruno o nero se vi è una gran quantità di humus. I suoli hanno anche diversa tessitura, ovvero composizione granulometrica: possono essere sabbiosi (se contengono almeno il 70% di sabbia), limosi (almeno il 70% di limo) o argillosi (oltre il 40% di argilla). I suoli variano anche per la quantità di sostanza organica che contengono. Generalmente hanno un contenuto di materiali organici compreso tra l’1 e il 10% del loro volume (5% in media), ma in particolari condizioni, quali zone lacustri prosciugate, paludi, marcite e torbiere, la sostanza organica può essere presente in percentuale molto maggiore, anche oltre il 90%! In questo caso i suoli vengono detti organici, in contrapposizione ai suoli minerali in cui domina la componente inorganica. Le torbiere: belle e fragili La torbiera è un ambiente raro e particolarmente fragile, presente in Italia prevalentemente in alcuni siti alpini e subalpini. Si tratta di ambienti molto importanti per la rarità di alcune specie di fiori e di piante carnivore nonché come siti di riproduzione di anfibi - in particolare di Tritone alpestre (Triturus alpestris) e Rana montana (Rana temporaria) - e luogo di sosta durante le migrazioni di alcuni uccelli. Il Parco Naturale dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) ospita un comprensorio di torbiere tra i più significativi dell’arco alpino e alla sua salvaguardia ha dedicato uno specifico programma finanziato dall’Unione Europea. Le torbiere sono minacciate dall’eccessivo calpestio da parte di escursionisti, ungulati selvatici e soprattutto bestiame domestico, oltre che da sovrapascolo. Alcuni interventi come la riprogettazione e la manutenzione dei sentieri, la chiusura di canali di drenaggio e la posa di recinzioni, passerelle e punti di abbeverata per il bestiame lontano dalla torbiera hanno permesso la salvaguardia di questi ambienti. Belle torbiere sono presenti anche nei Parchi naturali Orsiera Rocciavré (TO), Laghi di Avigliana (TO), Marguareis - ex Parco naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), Alta Valsesia (VC), Po Cuneese (CN), Alpi Marittime (CN), Val Troncea (TO), Capanne di Marcarolo (AL) e nei Parchi Nazionali Val Grande (VB) e Gran Paradiso (TO). La torbiera Blegier nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand può essere visitata seguendo un nuovo percorso didattico autoguidato. Minerali e rocce Le rocce, come il calcare, il granito o l’argilla, sono il materiale che compone la crosta terrestre e sono a loro volta formate da minerali. Sono in forma solida ma talvolta possono presentarsi in forma liquida, come quando, sotto forma di lava, fuoriescono da un vulcano in eruzione! Una roccia può essere formata da minerali di uno stesso tipo, è il caso del calcare, oppure di tipo diverso, come il granito in cui ciascun granulo è un minerale differente. Anche i minerali, a loro volta, possono essere composti da un solo elemento, come l’oro, l’argento o il diamante che è carbonio puro, oppure essere un composto chimico di più elementi, come il normale sale da cucina - il salgemma - che è formato da ioni sodio e ioni cloro. In natura esistono circa 2.000 minerali diversi, alcuni rari e altri molto diffusi, ma solo una trentina di essi compongono le rocce della crosta terrestre. Alcuni minerali, per esempio il talco o il gesso, sono molto teneri e possono essere scalfiti con un’unghia, altri invece risultano molto duri: campione di durezza è il diamante! Il territorio piemontese presenta una grande diversità di minerali e rocce che riflettono la storia geologica degli ultimi 300 milioni di anni. Il Monte Cervandone, nel Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero (VB), è famoso per le varietà di minerali, talora unici al mondo, rinvenuti nelle rocce gneissiche: asbecasite, cafarsite, cervandonite, chernovite, gasparite, tilasite… Le specie mineralogiche riconosciute sono ben 127. L’adularia, una varietà di ortoclasio, viene detta Pietra di luna per le sue tipiche luminescenze che ricordano i bagliori lunari. Se ne trovano nel Parco delle Alpi Marittime (CN). Tipi di rocce Le rocce vengono classificate in base a come si sono formate: • MAGMATICHE (o ignee) se da raffreddamento di una massa di minerali allo stato fuso (il magma). • SEDIMENTARIE se da accumulo e cementificazione di detriti inorganici e organici. • METAMORFICHE se da trasformazione di altre rocce. Cristalli da esposizione Quasi tutte le rocce sono composte da cristalli che generalmente non notiamo perché sono piccoli, difficili da osservare e non particolarmente belli. In natura però esistono cristalli che per la struttura perfettamente organizzata, la forma geometrica con facce e spigoli ben definiti, la dimensione e il colore risultano meravigliosi. Spesso questi cristalli si sono formati dalla solidificazione dei minerali in condizioni particolari di spazio, pressione e temperatura come possono verificarsi nelle fratture della crosta terrestre, sotto le montagne o durante le eruzioni vulcaniche. Altre volte si sono formati dall’evaporazione di un liquido salato. Tra i cristalli più ricercati ci sono i quarzi. Sono trasparenti quando formati da silice pura mentre presentano colorazione diversa se contengono altri componenti. È il caso delle ametiste, in Piemonte presenti nel Vallone dell’Argenetera nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN), che sono viola per la presenza di ossido di ferro. A Martiniana Po, nel Parco del Po Cuneese (CN), sono stati rinvenuti i più grossi esemplari conosciuti al mondo di “Piropo”, un cristallo rarissimo appartenente alla famiglia dei granati. A causa delle loro straordinarie misure questi cristalli sono stati per molto tempo considerati delle “curiose pietre arrotondate”, finché nel 1984 se ne identificò la natura e l'origine. Pare si siano formati a oltre 100 km di profondità per poi emergere a causa dei movimenti tettonici. A Martiniana Po il Parco ha creato uno specifico Museo del Piropo aperto alle scolaresche. I minerali: un patrimonio da salvaguardare I cristalli e i minerali sono un patrimonio geologico che va rispettato. In molte aree protette piemontesi la ricerca di minerali è consentita solo a scopo scientifico e didattico: i minerali rinvenuti vengono esposti nei centri visite o messi a disposizione di scuole, università e musei. 9 10 Scontri che generano montagne La litosfera è composta da numerose placche che, galleggiando su uno strato parzialmente fuso del mantello, si muovono tra loro. Lo scontro e lo scorrimento delle placche, oltre a provocare terremoti, far nascere isole e vulcani, formare fosse oceaniche, può dar vita a nuove catene montuose. Le Alpi sono state generate proprio dallo scontro, iniziato circa 100 milioni di anni fa, tra le due masse continentali denominate Paleoafrica e Paleoeuropa. La collisione, pur avvenendo molto lentamente, ha provocato la frantumazione, il sollevamento, la distorsione e l’accavallamento di grandi lembi di crosta terrestre che sono andati a formare la catena alpina. Nello scontro sono stati spinti verso la superficie sia i sedimenti oceanici che giacevano al di sotto del mare della Tetide, che si apriva fra i due paleocontinenti, sia le rocce profonde di tipo magmatico che erano alla base dell'antico continente europeo. Questo processo è all’origine della grande varietà e complessità di tipi di rocce che troviamo nelle Alpi. Le ofioliti presenti in alcune zone alpine e appenniniche come nel Parco Naturale Alta Valsesia (VC), nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO) e nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), sono rocce che derivano da un vecchio fondale oceanico sollevato dai movimenti tettonici. “Una passeggiata sul fondo dell’oceano” è proprio il nome dell’attività didattica proposta dal Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL) per scoprire le peculiarità delle rocce ofiolitiche e le caratteristiche degli ambienti in cui esse sono presenti. In Val Grande la placca europea incontra quella africana La linea di contatto tra le due placche europea e africana, detta “Linea Insubrica” o del Canavese, passa anche per le montagne del Parco Nazionale della Val Grande (VB). La linea separa rocce antichissime - le africane - da rocce di formazione più recente - quelle europee - ma separa anche rocce poste a Sud-Est, che si sono formate nella parte più bassa della crosta continentale e sono state poi portate in superficie dai vari eventi tettonici, da rocce di Nord-Est, di pertinenza crostale, molto più superficiali. Le montagne della Val Grande assumono quindi uno straordinario interesse geologico. Alcune cime, come il Pedum, il Proman, i Corni di Nibbio, la Cima Sasso e la Cima della Laurasca, sono costituite da rocce scure, pesanti e dure (anfiboliti, serpentiniti, peridotiti) che provengono da una zona di transizione tra la crosta e il mantello terrestre a quasi 50 km di profondità. La presenza, vicino al Castello di Vogogna, di una “sezione continentale esposta” permette di leggere la storia geologica di 300 milioni di anni: le rocce della sezione costituiscono uno “spaccato” della Terra fino a oltre 40 km di profondità, dalla crosta superiore al mantello. È per questo che proprio qui approfondiscono i loro studi ogni anno molti geologi professionisti e molti studenti universitari. Il profilo del suolo A B C D Il suolo superficiale è diverso da quello che troviamo scavando un buco in profondità. Il suolo è formato da strati - chiamati orizzonti - che presentano colore e composizione diversa. Pur nella specificità di ciascun luogo, partendo dalla superficie e scendendo in profondità possiamo distinguere quattro orizzonti: orizzonte A: formato da resti vegetali e animali in decomposizione (humus); orizzonte B: formato da sabbia, argilla e poco materiale organico; orizzonte C: costituito da roccia sgretolata; orizzonte D: formato dalla roccia madre non sgretolata. 1 Come si forma il suolo La pedogenesi è l’insieme di processi fisici, chimici e biologici che portano alla formazione di un suolo. Perché il processo si sviluppi occorrono alcuni ingredienti: un substrato roccioso (la roccia madre), agenti esogeni in abbondanza, organismi viventi terricoli e… un po’ di tempo (qualche anno nel migliore dei casi ma più spesso vari secoli o millenni!). 2 Cosa succede quando questi ingredienti si combinano? Pioggia e vento, fiumi e ghiacciai, caldo e freddo agiscono sulla roccia madre, 3 1 sgretolandola e sminuzzandola in sedimenti a granulometria sempre più fine. La roccia, reagendo con i gas che si trovano nell’aria e con l’acqua delle piogge, 2 si trasforma anche chimicamente perdendo elementi e modificando la propria struttura cristallina. I frammenti più piccoli della roccia degradata formano il terreno su cui possono 3 instaurarsi i primi organismi (detti pioneri) quali licheni, muschi, alghe e batteri, che esercitano un duplice effetto: da una parte proseguono l’opera di alterazione chimica e fisica della roccia madre, dall’altra forniscono al suolo sostanze organiche e sali minerali, necessari per l’insediamento di organismi più complessi come le piante. Man mano che diversi organismi lo popolano (erbe, arbusti, alberi, protozoi e 4 animali), il suolo diventa più fertile perché la materia organica morta che rimane sul terreno viene attaccata da organismi decompositori che la trasformano in humus. Il suolo, quindi, è un sistema in continua evoluzione, dove lentamente ma incessantemente agiscono processi chimici, fisici e anche biologici, senza i quali non sarebbe possibile la formazione di un vero e proprio suolo ma solo di un accumulo di detriti. Per scoprire il suolo e il processo della sua formazione il Parco Naturale Alta Valsesia (VC) offre un vero percorso geologico-pedologico, completo di sezioni del suolo e pannelli esplicativi, mentre il Parco Naturale della Collina Torinese (TO) propone appassionanti attività didattiche di ricerca sul campo e piccoli esperimenti in classe. Nella Riserva Naturale del Bosco del Vaj (TO) diversi affioramenti detti “rocche” - tra cui il più celebre è la Roca Barma nel Comune di Casalborgone - permettono anche di osservare la stratificazione dei diversi sedimenti costituenti proprio la Collina Torinese (TO). Il Sentiero Naturalistico “Laghi della Lavagnina” nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL) è un percorso scientifico che, per tappe successive, evidenzia le correlazioni fra geologia, suolo, vegetazione e clima. 4 Agenti esogeni Gli agenti esogeni sono i fattori che provocano l’erosione e modellano la superficie terrestre. Sono l’acqua, il vento, il ghiaccio, i cambiamenti improvvisi della temperatura e anche gli organismi viventi quali lombrichi, funghi, batteri… nonché l’uomo! Sono detti esogeni perché si originano all’esterno della Terra, in contrapposizione agli agenti endogeni - quali fenomeni orogenetici, sismici e vulcanici - che concorrono alla formazione del suolo ma si originano all’interno della Terra. Un’importante proprietà fisica dei suoli: la permeabilità La permeabilità (o porosità) indica la presenza in un suolo di pori e interstizi ed è espressa come rapporto tra il volume degli spazi vuoti e il volume totale del suolo. La presenza di pori nel suolo è importante perché permette la circolazione di acqua e di aria e, quindi, assicura condizioni favorevoli allo sviluppo della vegetazione. La porosità è maggiore nei suoli in cui prevalgono granuli più grossi: così un suolo sabbioso è più permeabile di uno limoso dove i pori sono talmente piccoli da impedire il passaggio sia di aria sia di acqua e da renderlo praticamente impermeabile. La porosità può anche essere incrementata dalla crescita delle radici e da organismi quali talpe, lombrichi, larve e radici che nel suolo scavano tane e gallerie. A volte i pori di un suolo possono essere riempiti completamente di sola aria oppure di sola acqua: si dice in questo caso che il suolo è saturo. 11 12 Speleologia L’oscurità totale, il freddo, l’umidità, l’assenza, o quasi, di forme vegetali e animali, ostacoli quali pozzi, fiumi e strettoie, fanno delle grotte un formidabile spazio di avventura, un terreno di gioco sul quale esercitare le proprie curiosità. Andare in grotta significa imparare specifiche tecniche di progressione e utilizzare conoscenze scientifiche multidisciplinari per esplorare in sicurezza regioni sotterranee dove nessuno ha mai messo piede! In Piemonte attività didattiche per le scuole sono organizzate dall’Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi (www.agsp.it). Fenomeni carsici e grotte Lo scorrimento su un terreno dell’acqua piovana, resa acida dall’anidride carbonica presente nell’atmosfera, provoca la dissoluzione delle rocce a maggior solubilità e, in particolare, di quelle carbonatiche come i calcari. Questo processo, in alcuni suoli, può portare alla creazione di paesaggi sotterranei molto suggestivi formati da grotte, cunicoli, fiumi sotterranei e formazioni particolari: un vero paradiso per geologi e speleologi! In Piemonte il complesso Marguareis-Mongioie nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) è una montagna speciale perché internamente è vuota: grandi bocche nere affiorano ovunque e voragini e pozzi tagliano i sentieri stimolando la curiosità di chi, per quei sentieri, si trova a passeggiare. L’accesso alle cavità sotterranee è però possibile solo se si è speleologi esperti ed adeguatamente attrezzati! Nella stessa area protetta, nell’abisso Scarason, a 100 metri di profondità, si trova anche un ghiacciaio sotterraneo di circa 30 metri di spessore. In questa cavità nel 1962 si svolse il primo esperimento di permanenza umana prolungata in grotta: il francese Michel Siffre rimase nella cavità per due mesi, alloggiato in una tenda e collegato con la superficie unicamente grazie a un telefono da campo attraverso il quale comunicava le modifiche che si stavano verificando nei suoi ritmi naturali. Nelle Grotte del Bandito, nel Parco delle Alpi Marittime (CN), sono invece state trovate molte ossa di orso delle caverne (Ursus spelaeus), un orso di grandi dimensioni estinto da circa 15.000 anni che probabilmente usava le grotte per andarvi in letargo. La grotta può essere visitata e il Parco, oltre a diversi percorsi geologici, dispone di una ricca collezione di rocce e minerali che possono essere utilizzati per approfondire l’esperienza svolta sul territorio. La “Ca’ d’la Cusc” è una grotta nel Parco Nazionale della Val Grande (VB) interessante soprattutto per le forme di concrezioni calcaree presenti, quali stalattiti, stalagmiti, cortine, colate, piccoli gours (dighe di calcare) e pisoliti (sferette calcaree di natura sedimentaria) nonché per la presenza, unico caso nella regione, dell’invertebrato raro Mesophylax impunctatus. Un’altra specie molto rara, il piccolo pipistrello Barbastello, lo si trova nella Grotta di Rio Martino, nel Parco fluviale del Po tratto Cuneese (CN), dove si può anche ammirare una cascata spettacolare. Nelle regioni carsiche, le acque sotterranee, quando riemergono all’aperto, possono formare cascate imponenti: è il caso della cascata del Pis in Valle Pesio e delle cascate delle Vene e delle Fuse in Valle Tanaro che raccolgono le acque del Massiccio del Mongioie nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN). I geositi della Provincia di Torino La Provincia di Torino nel 2000 ha avviato, in collaborazione con Enti di ricerca, un progetto di studio e valorizzazione di beni geologico-geomorfologici presenti nel proprio territorio. L’attenzione è stata posta su due aree - le vallate alpine sede dei Giochi Olimpici invernali 2006 e l’Anfiteatro Morenico di Ivrea - dove l’applicazione di metodologie scientifiche ha consentito di individuare geositi di particolare interesse. Il progetto è sfociato nella pubblicazione di un libro che descrive i geositi e nella creazione, nelle valli di Susa e Sangone all’interno del Parco Naturale Orsiera Rocciavré (TO), di percorsi guidati alla scoperta di elementi geologici unici e irripetibili quali la Rocca del montone, la Rocca del Gias, l’anfiteatro morenico di Palè e il Colle del vento. Il suolo registra il passato Nel suolo sono nascoste molte informazioni sul passato: osservandolo si possono scoprire come si sono formate le rocce, i movimenti che le zolle terrestri hanno compiuto ma anche… quali esseri viventi hanno popolato la Terra prima di noi! Le rocce infatti possono contenere fossili, calchi di animali e vegetali che sono morti mentre la roccia si stava formando. Molti sono di organismi acquatici e testimoniano l’origine marina della roccia che li contiene, come i fossili di molluschi e crostacei presenti in alcuni affioramenti nella Riserva Naturale delle Baragge (BI), formatasi 5 milioni di anni fa quando il mare occupava vaste zone del Biellese, il clima era caldo e molti animali marini popolavano le numerose insenature presenti. Altre testimonianze di organismi marini sono le ammoniti nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), i nummuliti e i briozoi del Monte Garbella o della conca di Palanfré nel Parco delle Alpi Marittime (CN), i fossili di bivalvi, gasteropodi e alghe nel Parco Naturale del Sacro Monte di Crea (AL) o quelli di corallo che affiorano negli strati siltosi e sabbiosi lungo il Rio del Vaj nella Riserva Naturale del Bosco del Vaj (TO). Reperti di notevole importanza sono stati rinvenuti nei Parchi Astigiani (AT): si tratta di parti di scheletri di delfini e balenottere che probabilmente si concentravano in queste zone di mare poco profondo per l’abbondanza di cibo o per riunioni “nunziali”. Abbondanti microfossili non visibili a occhio nudo sono presenti nei depositi sedimentari di origine marina che affiorano nel Parco Naturale della Collina di Superga (TO). Si tratta di molluschi, pesci, organismi planctonici e anche di resti di piante terrestri, quali foglie, rametti o piccoli pezzi di tronchi, trasportati sino al mare dai fiumi che vi sfociavano. Proprio lo studio dei fossili di origine vegetale permette di ricostruire la copertura vegetale e, di conseguenza, le caratteristiche climatiche di un’area. Nel Parco La Mandria (TO) l’azione erosiva di alcune violente piene della Stura di Lanzo ha portato allo scoperto ampi affioramenti di argille ricchi di resti vegetali fossili risalenti a 3 milioni di anni fa, tra cui alcuni grossi ceppi - fino a due metri di diametro - che formano una “foresta fossile”. Gli alberi che la formavano erano di Glyptostrobus europaeus, una specie arborea oggi estinta che raggiungeva altezze paragonabili a quelle delle grandi sequoie del Nord America e produceva piccole pigne che sono state trovate anch’esse fossilizzate. Tronchi e rami fossili di altre specie vegetali sono stati rinvenuti nel Parco fluviale del Po tratto Torinese (TO) e nella Riserva Naturale Colle della Torre di Buccione (NO). Attività specifiche per le scuole primarie sui fossili, comprensive di uscite sul campo ed esperienze pratiche, sono proposte dalla Riserva naturale orientata delle Baragge (BI). I Parchi Astigiani (AT), caratterizzati da un ricchissimo patrimonio paleontologico, hanno predisposto nel loro territorio percorsi didattici e affioramenti attrezzati adatti alle scolaresche. Visitandoli è possibile partecipare a un laboratorio di paleontologia dove i bambini potranno produrre calchi in plastilina e ricomporre fossili danneggiati. Specificatamente per le classi seconda e terza viene proposto un viaggio nel tempo alla scoperta - attraverso i fossili - degli animali che popolavano l’antico mare Padano accompagnati da Adolfino il delfino, ritrovato fossile nelle rocce astigiane. Come si forma un fossile La fossilizzazione, cioè la trasformazione di un organismo vivente in un fossile, è un processo raro e che può durare anche milioni di anni. Quando gli animali o le piante muoiono, i loro corpi iniziano subito a essere decomposti da parte degli organismi necrofagi e disgregati da vento e acqua. In condizioni particolari, però, essi possono venire sepolti rapidamente, per esempio dai sedimenti o dal fango trasportati dall’acqua o dalla cenere generata da un’eruzione vulcanica. In questi casi gli organismi - o più frequentemente le loro parti più dure quali ossa, denti, gusci o il legno per le piante - rimangono intrappolati nella roccia in formazione e giungono “pietrificati” fino a noi. 13 14 Incisioni rupestri nel logo del Parco della Val Grande La roccia da sempre è apparsa all’uomo come elemento indistruttibile a cui affidare messaggi, testimonianze di una forte spiritualità e della volontà di lasciare un segno perenne della propria esistenza. Figure a forma di albero, uomo, scala ma anche date, lettere e croci si trovano su massi e pareti rocciose in prossimità dell’Alpe Sassoledo nel Parco Nazionale della Val Grande (VB). Sono stati quasi tutti incisi a “polissoire”, ossia per sfregamento ripetuto della roccia, e quindi appaiono filiformi e poco profondi. Molte sono state lasciate tra il 1600 e la metà del 1900 da generazioni di alpigiani come segno della loro presenza, ma probabilmente alcune incisioni sono più antiche. Numerosi sono le coppelle e i cruciformi, simboli di cristianizzazione, che venivano usati per risacralizzare rocce già incise in epoche precristiane. Gli alberiformi presenti sulle rocce di Sassoledo, tipici dell’iconografia rupestre alpina, hanno anche ispirato il simbolo del Parco della Val Grande che richiama sia l’albero, grande protagonista dell’economia locale del passato e oggi della ritrovata wilderness dell’area protetta, sia, in forma stilizzata, l’uomo che da sempre ha influenzato la storia di questa valle. Si chiama proprio “L’uomo-albero” il percorso didattico che il Parco propone alle scolaresche per scoprire l’arte rupestre attraverso uscite sul campo, visite al museo e incontri in classe. Altre incisioni rupestri che possono essere visitate con le classi sono quelle dell’Alpe Veglia (nell’omonimo Parco Naturale, VB) mentre quelle presenti nell’Orrido di Foresto (TO) e nel comune di Mompantero (TO) sono di difficile accesso. Il suolo testimonia la presenza umana È bastato un solco lasciato da un trattore sotto un grande larice al centro della conca dell’Alpe Veglia (nell’omonimo Parco Naturale, VB), per far affiorare dal terreno manufatti preistorici risalenti a 10 mila anni fa, Mesolitico antico. Si tratta di manufatti e di schegge lavorate di cristallo di rocca (quarzo), materiale che veniva usato localmente per costruire armi e attrezzi al posto della selce, assente in Val d’Ossola. Le ricerche archeologiche hanno qui identificato un accampamento di cacciatori nomadi con una propria officina specializzata nella scheggiatura del cristallo di rocca. L’accampamento era per i nomadi un campo-base da cui partivano sia battute di caccia di gruppo sia cercatori di cristalli, da cui ricavano manufatti da portare a valle e scambiare con altri prodotti. La ricerca dei cristalli costituiva un valido incentivo per sfidare le grandi pareti rocciose! Reperti preistorici sono stati trovati anche nella Torbiera di Trana, nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana, durante gli scavi per l'utilizzazione della torba! Si tratta di resti di palafitte del Neolitico e reperti quali accette, coltellini, punte di frecce e forme per la fusione di punte di lance, asce e rasoi. Questi ritrovamenti testimoniano la presenza di tribù di cacciatori e allevatori in possesso di elevate capacità tecnologiche per la lavorazione dei metalli. Altre testimonianze della presenza umana in epoca preistorica sono le coppelle, piccole cavità scavate nella roccia che avevano probabilmente una significato religioso. Un masso fittamente coppellato è all’Alpe Pra, nel Parco Nazionale della Val Grande (VB). Rivolto verso il sorgere del Sole, dal quale dipendeva la vita stessa, suggerisce un uso per culti naturalistici. Le incisioni coppelliformi sembrano raffigurare costellazioni celesti oppure un’antica mappa topografica con indicati confini o sentieri. Altre coppelle sono presenti presso il colle del Sacro Monte Calvario di Domodossola (VB). a b i t anti i l G SUOLO del Il sottosuolo custodisce anche memoria di civiltà più recenti. È il caso dell’area cuneese in cui sorgeva la città romana di Augusta Bagiennorum, oggi diventata Riserva naturale speciale: qui sono state individuate e, almeno parzialmente, portate alla luce le Torri quadrangolari, il Foro, il Tempio, la Basilica civile, le Terme, l'Acquedotto, numerose abitazioni e, fuori dalla città, il grande Anfiteatro. Il terreno ha permesso di conservare ancora intatti i mosaici e i pavimenti. Una culla di biodiversità Le specie viventi che abitano nel suolo sono moltissime, addirittura la maggioranza delle specie terrestri. Batteri, funghi, alghe, radici di alberi e cespugli, larve di insetti, formiche, zecche, coleotteri, lombrichi ma anche animali più grandi come grillotalpe, lumache, tassi, marmotte, porcellini di terra: il suolo è un pullulare di vita e di biodiversità! Osservazioni al microscopio ed esperimenti sul campo sono proposti dal Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) per scoprire gli organismi che abitano il suolo mentre il Parco Naturale Val Troncea (TO) rende disponibile un CD didattico specifico sugli insetti. Attività didattiche sulla pedofauna sono disponibili anche al Parco Naturale e Area attrezzata del Sacro Monte di Crea (AL) e al Parco La Mandria (TO). Le radici delle piante Tutti i suoli sono percorsi da radici che possono occupare solo gli strati superficiali o penetrare in profondità fino agli strati più rocciosi. Nei suoli aridi o addirittura desertici le radici sono poche, invece nei terreni sui cui crescono prati, boschi e foreste le radici sono fitte e si intrecciano una all’altra, contribuendo così a rendere stabile il terreno nei versanti più pendenti e dirupati. Le radici svolgono un ruolo fondamentale anche nel processo di formazione di un suolo: penetrando a forza tra le fessure presenti nella roccia contribuiscono a disgregarla e a ridurla in frammenti. Microflora del suolo La maggior parte degli abitanti del suolo sono vegetali e tra questi predominano i batteri: 1 grammo di terra può ospitarne fino a parecchi miliardi! Sono unicellulari, sfoggiano forme molto diverse - sferiche, a bastoncino, a spirale - e la maggior parte di essi non ha ancora un nome. Quasi tutti si cibano della materia organica morta, ma alcuni sono parassiti di altri esseri viventi, oppure vivono in simbiosi con le piante o sono autotrofi ricavando il proprio nutrimento dalla luce o da trasformazioni chimiche. 15 16 Grandi protagonisti del suolo sono i funghi. Quelli che di autunno spuntano sul terreno sono in realtà solo una parte del fungo, il corpo fruttifero. Il vero fungo vive nel suolo ed è costituito da numerosissimi filamenti di colore bianco, molto fini, detti ife. I funghi non hanno clorofilla e, perciò, non sono in grado di sintetizzare le sostanze nutritive ma devono assorbirle da altri organismi. Alcuni funghi (detti simbionti) avvolgono con le ife le radici delle piante e, mentre forniscono alla pianta acqua e minerali, ricevono in cambio zuccheri che contengono energia. Altri (detti saprofiti) si nutrono di parti degli organismi morti presenti sul suolo. Altri ancora (i funghi parassiti) crescono invece a spese di organismi viventi, tipicamente gli alberi. La microflora del suolo comprende anche alghe generalmente presenti nell’acqua del suolo e in grado di compiere la fotosintesi. Il re dei funghi Il tartufo è il vero re della gastronomia piemontese. Tanto raro quanto profumato, questo piccolo tubero è capace di scatenare una vera e propria “corsa all’oro”, in senso non solo metaforico visto il suo valore monetario. Ogni autunno, sulle colline di Langhe, Monferrato e Roero, i “trifôlaô” - ovvero i cercatori di tartufi - e i loro cani (veri protagonisti della ricerca) percorrono i sentieri tra pioppi e tigli e lungo pendii di querce e salici alla ricerca della “pepita micotica” che poi trionferà sulle tavole, nelle ricette che più ne esaltano profumo e sapore. Il più famoso e pregiato è sicuramente il tartufo bianco d’Alba, ma sulle colline del basso Piemonte sono presenti anche il tartufo nero, il bianchetto, lo scorzone e il tartufo invernale. I tartufi sono “funghi ipogei” – cioè sotterranei – che crescono spontaneamente nel terreno accanto alle radici di alcuni alberi o arbusti, in particolare querce, lecci, pioppi, tigli, noccioli, con i quali stabiliscono un rapporto simbiotico (micorriza) e dai quali traggono profumo, colore e sapore: il tartufo dal profumo più persistente e di maggiore conservazione è quello cresciuto a contatto con la quercia, mentre più aromatico e chiaro è quello del tiglio. La pedofauna Il popolo degli esseri viventi che abitano il suolo non sono solo funghi, batteri e microflora. Se proviamo a dare un’occhiata sotto un sasso o scostando un po’ di foglie secche mentre camminiamo in un bosco, scopriamo una varietà enorme di animali che vivono nei primi strati del terreno. Alcuni sono di dimensioni microscopiche e non sono visibili a occhio nudo, ma altri hanno dimensioni maggiori ed è possibile, scovandoli nel terreno, osservarli in attività. Gli organismi più piccoli sono principalmente protozoi e nematodi che si cibano di batteri, funghi e tessuti vegetali. Appena più grandi troviamo collemboli, vermi enchitreidi che triturano meccanicamente la massa organica morta, acari e zecche. Di dimensioni ancora maggiori sono lombrichi, chiocciole, lumache, porcellini di terra - riconoscibili perché quando vengono disturbati si appallottolano formando una sfera - millepiedi, centopiedi, ragni e insetti tra cui formiche, formicheleone, coleotteri nonché numerose larve di insetti che vivono nel terreno o che, come i lepidotteri (farfalle), nel terreno stanno solo in alcune fasi della loro metamorfosi. Vi sono poi organismi di taglia ancora superiore che comprendono insetti come il grillotalpa, lombrichi di grandi dimensioni e animali che vivono e scavano gallerie nel suolo, come talpe, arvicole, marmotte e tassi. Al Parco fluviale del Po e dell’Orba (AL) Ugo la talpa è il personaggio che accompagna i bambini delle classi seconda e terza lungo un percorso alla scoperta del suolo e degli animali che lo abitano. L’azione della pedofauna sul suolo Gli animali presenti nel suolo vi agiscono modificandone la struttura, la composizione chimica e la presenza di microflora e contribuendo così alla sua formazione e alla sua fertilità. Essi agiscono per via meccanica, chimica e biologica. Dal punto di vista meccanico tutti gli organismi della pedofauna partecipano alla frammentazione della lettiera, favorendo così la decomposizione della sostanza organica da parte della microflora. Inoltre, soprattutto gli organismi di dimensioni medio-grandi, scavando gallerie e muovendosi tra le diverse profondità, compiono un intenso rimescolamento degli orizzonti, miscelando parti di lettiera con materiale minerale proveniente da strati più profondi. Le gallerie contribuiscono anche all’aerazione e alla regolazione del regime idrico del suolo, garantendo una migliore respirazione delle radici e aumentando la fertilità del terreno. Alcuni organismi - come i lombrichi - agiscono anche per via chimica, contribuendo essi stessi alla mineralizzazione di alcuni composti organici. Tutta la pedofauna, inoltre, ha un ruolo biologico fondamentale nella diffusione della microflora lungo il profilo di un suolo: sulla superficie degli animali si depositano spore fungine e cellule batteriche che in questo modo possono viaggiare alla conquista di aree del suolo ancora prive o povere di microrganismi. Tane nel terreno Specie… davvero speciali! In Piemonte vi sono specie endemiche - cioè esclusivamente locali - tipiche dei diversi ambienti regionali, alcune delle quali particolarmente rare o minacciate di estinzione. Tra gli organismi che vivono nel suolo è il caso del coleottero carabo lepontino (Carabus lepontinus) presente nel Parco Nazionale della Val Grande (VB) e di alcune specie di farfalle come Coenonympha oedippus, Maculinea alcon e Maculinea arion presenti nelle Riserve Naturali delle Baragge e della Bessa (BI). È curioso che le larve di queste ultime due specie, quando giungono al terzo stadio di maturazione, vengono portate all'interno di formicai dove durante l'inverno mangiano uova, larve e pre-ninfe delle formiche stesse, mentre in primavera vengono nutrite direttamente dalle formiche operaie tratte in inganno da apposite sostanze chimiche prodotte dalle larve. “In un battito d’ali!” è un percorso didattico nel Parco fluviale Gesso e Stura (CN) che, costeggiando una pista ciclabile, porta alla scoperta dell’affascinante modo delle farfalle. Sono molti gli animali che nel suolo costruiscono la loro tana. Alcuni, come tassi e marmotte, costruiscono tane composte da una o più camere - spesso imbottite di foglie, paglia, erbe secche e muschio - collegate da corridoi sotterranei che hanno diversi sbocchi in superficie. Quelle del tasso sono particolarmente estese. Vengono usate e spesso allargate da successive generazioni anche per centinaia di anni: possono arrivare ad avere decine di camere e corridoi lunghi centinaia di metri. In Europa è stata trovata una tana che occupava un territorio di mezzo ettaro… vale a dire un superattico di 5.000 m2! Quelle delle talpe più che semplici tane sono veri e propri sistemi di gallerie, alcune percorse ogni giorno e usate come “territori di caccia” e altre, più superficiali, usate durante la primavera quando il maschio va in cerca della femmina per l’accoppiamento. Il toporagno invece, pur passando la maggior parte del suo tempo sottoterra, non si costruisce una tana da sé ma utilizza le gallerie scavate da talpe e topi campagnoli. Come le vipere, d’altra parte, che per trascorrere l’inverno, se non trovano una cavità naturale nel suolo, si scelgono una tana abbandonata dove poter dormire in pace! L’arvicola delle nevi, invece, pur non andando in letargo, nella stagione fredda scava tane sotterranee, tra la neve ed il terreno, dove trova sia un riparo dal freddo sia erbe secche e residui vegetali in grado di garantire la sua sopravvivenza. Decisamente amano vivere in gruppo le formiche rosse: i loro nidi sono vere e proprie città che arrivano a raggiungere un milione di abitanti! L’acervo, cioè la parte emersa visibile, può avere dimensioni di un metro o più di diametro di base per un metro di altezza ma è la parte sotterranea quella che presenta le dimensioni maggiori… l’acervo rappresenta quindi solo la punta dell’iceberg! 17 18 La vita sottoterra di talpe e lombrichi La vita sotterranea non è semplice. Ma lombrichi e talpe si sono specializzati per poterci vivere agevolmente! Il lombrico (Lumbricus terrestris) si è specializzato a penetrare in profondità nel terreno. Poi riesce ad avanzare fino a circa 2 metri di profondità gonfiando e sgonfiando ogni singolo metamero (gli anelli che lo compongono). Strisciando inghiotte la terra e ne digerisce le componenti organiche, svolgendo così un ruolo fondamentale, oltre che nell'aerazione dei terreni, nella formazione dell'humus. Espelle poi in superifcie le sostanze di scarto sotto forma di piccoli caratteristici cumuli che si possono facilmente osservare sul suolo. Si è calcolato che in 35 anni lo strato superiore di un terreno fertile passi almeno una volta attraverso l’intestino dei lombrichi! Visto che mal sopporta il gelo, passa l’inverno a parecchi metri di profondità, arrotolandosi in gruppo. La talpa (Talpa europea) trascorre la maggior parte del tempo scavando gallerie nel sottosuolo di prati e campi a una velocità prodigiosa: anche 20 metri in un solo giorno! Per fare questo si apre la strada nel terreno scavando con le zampe anteriori, vere e proprie palette fornite di unghioni. Con le zampe posteriori sposta il terriccio dietro di sé, fino a farlo uscire dalla galleria e formando, così, quei caratteristici mucchietti di terra che si vedono nei prati e nei campi. I suoi occhi minuscoli sono nascosti dai peli ed è soltanto grazie al suo fiuto che trova nel buio delle gallerie vermi, larve e insetti di cui nutrirsi. Il suo pelo è corto e morbido, in grado di orientarsi in tutte le direzioni in modo da non essere di ostacolo quando deve retrocedere nelle gallerie che ha scavato. E nel caso di allagamento delle gallerie la talpa, essendo una buona nuotatrice, può evacuare l’area mettendosi in salvo! L’orienteering Velocità e resistenza ma, ancor di più, buona capacità di orientarsi usando bussola, cartina (senza toponimi) e soprattutto la propria capacità di “leggere” il territorio. Sono questi gli ingredienti principali dell’orienteering, disciplina sportiva altamente educativa per la varietà delle competenze che sviluppa. In Piemonte ambienti molto adatti per effettuare attività divertenti e stimolanti di orienteering sono presenti in tutte le aree protette. Molte di queste, quali il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e le Riserve Naturali delle Baragge (BI), della Bessa (BI) e del Sacro Monte di Orta (NO), Parco del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), Parco Orsiera Rocciavrè (TO), Parco Valle del Ticino (NO), Parchi Astigiani (AT), Parco fluviale Gesso e Stura (CN) propongono nel loro territorio percorsi di lettura delle carte e giochi di orienteering come specifica attività didattica per le scolaresche. Molte altre hanno creato appositi percorsi o aree attrezzate e contribuiscono alla realizzazione delle carte di orientamento. Il Parco del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), in collaborazione con l’Ufficio Educazione Motoria Fisica e Sportiva dell’USP di Cuneo, ne ha realizzate due specificatamente rivolte ai giovani. Vita nelle grotte Anche grotte, miniere e gallerie, malgrado il loro ambiente non sempre ospitale, sono abitate da una fauna particolare, detta cavernicola. Due specie particolarmente interessanti e inserite nella Direttiva Habitat della Comunità Europea volta alla protezione della biodiversità, sono il pipistrello “Ferro di cavallo minore” (Rhinolophus hipposideros) e il geotritone (Speleomantes strinatii). Entrambe si trovano sia nelle grotte del Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) sia nelle miniere presenti nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL). Il primo - lungo quanto un pollice umano - è tra le specie di Chirotteri più piccole al mondo e usa riposarsi appendendosi al soffitto della sua tana, ritirando la testa e avvolgendosi completamente con la membrana alare. Il secondo è un anfibio sprovvisto di polmoni che respira attraverso la bocca e i pori presenti sulla pelle. Ha occhi molto sporgenti e grandi per poter vedere in condizioni di bassa luminosità e possiede una lingua estensibile, larga e appiccicosa che viene proiettata in avanti per catturare la preda. Altre specie cavernicole presenti in Piemonte sono il crostaceo Adroniscus sp, gli aracnidi Nesticus eremita e Meta menardi, l’insetto Gryllomorpha dalmatina, il mollusco Oxychilus sp e altri pipistrelli quali Rhinolophus ferrumequinum, Myotis daubentoni, Plecotus austriacus. UOLO Sservizio Il al dell’ UOMO Sul suolo crescono i cereali, le verdure e la frutta di cui ci nutriamo ogni giorno. Dal suolo sgorgano sorgenti di acqua potabile che soddisfano il nostro fabbisogno idrico. Nel suolo mettono radici gli alberi di cui utilizziamo il legno per costruire pavimenti, mobili, travi, case. Con l’argilla presente nel suolo fabbrichiamo vasellame e mattoni, con la pietra ollare pentole e stufe, e di pietra sono spesso fatti pavimenti, muri e tetti delle nostre abitazioni. Il suolo è anche fonte di materie quali metalli e pietre preziose che l’uomo da secoli usa per le proprie attività. Sul suolo infine possiamo muoverci, giocare e imparare divertendoci. Pietre e argilla per far le case Il suolo ha da sempre fornito materiali per la costruzione di opere edili, dalle case rurali ai palazzi fino alle grandi basiliche. Nelle valli alpine la pietra ha rappresentato, fin dall’antichità, il materiale da costruzione per eccellenza. Strade, mulattiere, muri di contenimento, sostegni, strumenti della vita quotidiana, edifici rustici (torchi, mulini, stalle) fino alle case signorili, tutto veniva realizzato in pietra locale. Nel Parco Nazionale della Val Grande (VB) il paese di Beura ha preso il proprio nome dalla pietra locale: la beola. I tetti delle case erano tradizionalmente ricoperti da lastre sottili di pietra locale (“lose” o “piode” tipicamente di beola), un tipo di copertura ancora utilizzata. Nel Parco Naturale dell’Alpe Veglia e dell’Alpe Devero (VB), per esempio, i tetti delle baite devono essere necessariamente realizzati usando piode locali a spacco naturale e posate con i metodi tradizionali dell’architettura locale. In Valle Gesso, nel Parco delle Alpi Marittime (CN), la copertura dei tetti veniva fatta anche con la paglia di segale che era coltivata negli appezzamenti montani. Cave non più utilizzate per l’estrazione di “lose” sono presenti nel Parco Naturale della Val Troncea (TO), nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO), nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e nel Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO). Il “marmo verde” che si estraeva nella Riserva di Foresto è stato utilizzato per il Salone “degli svizzeri della guardia”del Palazzo Reale di Torino e per la galleria Beaumont che oggi ospita l’Armeria Reale, mentre quello bianco per l’Arco di Augusto di Susa e a Torino per il Duomo, il Palazzo Reale e altri edifici. Negli edifici religiosi torinesi, oltre che in quelli locali, sono anche stati impiegati i marmi provenienti dalle cave presenti nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN). Acque da bere Oligominerali, diuretiche, depurative o solfuree. L’acqua cambia sapore e caratteristiche a seconda del suolo in cui “abita”. Così le acque del Gran Paradiso (TO), che affiorano da rocce di origine granitica, sono acque oligominerali, molto leggere e povere di sali, quelle della sorgente dell’acqua ferruginosa dell’Alpe Veglia (VB) sono ricche di ferro, mentre quelle della fontana di Zubiena, nella Riserva Naturale della Bessa (BI), o della fonte di Voltaggio, nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL) sono solfuree. D’altra parte ciascun bevitore ha i suoi gusti. Così alcune sorgenti sono mete di veri e propri pellegrinaggi di cittadini “acquaioli” che fanno ingenti scorte di acqua. Un tempo chi lavorava in campagna si dissetava ai fontanili. Se ne trovano ancora molti, oggi non più utilizzati, nel territorio del Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO). Sorgenti davvero particolari, tanto che vengono protette dall’Unione Europea, sono quelle “pietrificate”! Ce ne sono nei Parchi Naturali della Val Troncea (TO) e del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e danno origine a caratteristiche formazioni di travertino. Nel Comune di Castagneto Po (TO) c’è la “Regia Fonte di S. Genesio” utilizzata per cure idropiniche (acqua da bere): i residenti di Castagneto Po hanno diritto di servirsene gratuitamente per “diritto regale”! 19 20 Il Duomo di Milano è fatto di marmo rosa di Candoglia e la sua costruzione ha segnato l’inizio del disboscamento della Valgrande (VB). La Veneranda Fabbrica del Duomo, infatti, comprò il legname di tutti i boschi della valle per costruire le chiatte che trasportavano la pietra a Milano e per realizzare le impalcature del Duomo stesso. Nella Riserve Naturale del Monte Mesma e Colle della Torre di Buccione (NO) sono visibili cave di estrazione di porfido, utilizzato per la pavimentazione delle strade oltre che localmente per la costruzione di muretti a secco e altri manufatti. Altro materiale per l’edilizia è la ghiaia, impiegata per opere di riempimento, per la preparazione del calcestruzzo e come sottofondo per la realizzazione delle pavimentazioni stradali. Escavazioni di ghiaia sono effettuate lungo l’asta fluviale nel Parco del Po (sia nel tratto Torinese sia in quello Cuneese) mentre cave sono presenti nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO). Il sentiero della calce della Collina di Superga Ora alla Basilica di Superga si arriva in tram partendo da Torino ma, nel periodo della sua costruzione (iniziata nel 1717), si arrivava unicamente salendo a piedi per alcuni sentieri. Tra questi il “sentiero della calce” permette di andare da Superga a Rivodora transitando dalle zone di estrazione della calce utilizzata per i lavori della Basilica. È possibile visitare le cave di pietra da calce presenti nei dintorni di Bric Castlètt e vedere le “guje”, invasi artificiali dove veniva raccolta l’acqua piovana e che, una volta aperti, permettevano alla forza dell’acqua di trasportare le pietre nelle apposite aree di raccolta. Durante il percorso si può anche visitare una delle fornaci dove veniva cotta la calce. Il “Sentè dij Aso”, ovvero il sentiero degli asini, è un altro sentiero che ripercorre le antiche vie di collegamento con il cantiere di Superga permettendo di raggiungere la Basilica aiutati dai fedeli muli o asini carichi di materiali da costruzione. Anche l’argilla ha un uso importante in campo edile essendo impiegata nella costruzione di mattoni. Cave per la sua estrazione sono presenti nella Riserva Naturale delle Baragge (BI) mentre fornaci di mattoni, ora non più in uso, si trovano ad Arboreo, nelle immediate vicinanze del Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO). Anche le statue delle cappelle del Sacro Monte di Crea (AL) sono fatte con l’argilla presente in alcune aree del Parco! Fango e argilla vengono usati dalla maggior parte degli uccelli per costruire il proprio nido. Al Parco fluviale del Po e dell’Orba (AL) e al Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) si può partecipare a un laboratorio di manipolazione dell’argilla… e magari raccolta in loco! Un altro importante materiale da costruzione offerto dal suolo è la calce che viene ottenuta cuocendo a temperatura elevata il calcare, una roccia sedimentaria ampiamente diffusa. Nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo (AL) la produzione locale della calce è proseguita fino alla fine dell’Ottocento e ancora si registra la presenza di un piccolo edificio per la cottura del minerale (calcinaia). Altre fornaci per la calce si trovano nella Riserva di Foresto (TO) mentre il calcare utilizzato per la calce è presente anche nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e nel Parco Nazionale della Val Grande (VB). In Valgrande (VB) e in Alta Valsesia (VC) veniva estratta la pietra ollare che veniva usata per la realizzazione di tubature oltre che di stufe e pentole. Il Museo Archeologico della Pietra Ollare del Parco Nazionale della Val Grande (VB) organizza per le scolaresche una “caccia alla pietra ollare” per scoprirne gli usi e le proprietà. “La collina tra le mani” è un’attività proposta dal Parco Naturale della Collina di Superga (TO) per scoprire e sperimentare come l'uomo ha usato e usa tuttora i materiali di cui la collina stessa è composta. “Terra, bosco, acqua, fuoco”, organizzato dall’Ecomuseo Colombano Romean nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO), approfondisce la conoscenza delle interazioni tra uomo e risorse del territorio, quali cave e miniere. Ripercorrono la vita dei minatori e le tracce storiche dell'estrazione mineraria l’escursione “Vite nere morte bianca” e il laboratorio didattico “Mani Callose” proposte dal Parco Naturale della Val Troncea (TO). Energia dal sottosuolo Il calore prodotto naturalmente dalla Terra (geotermia) può scaldare acque profonde e dare luogo a geyser, fumarole e, nel nostro territorio, a sorgenti termali. È il caso delle Terme di Valdieri nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN) caratterizzate dalla risalita di acque sulfuree calde (da 28 a 69 °C) provenienti da una profondità di 4.500 metri sotto la superficie terrestre! Qui le sorgenti termali, oltre che per curare malattie reumatiche e dermatologiche, vengono anche usate per la coltivazione di alghe utili a scopi terapeutici ed estetici. Il calore proveniente dal sottosuolo può anche essere sfruttato per produrre energia, che viene detta in questo caso geotermica. Se l’alta temperatura genera un flusso di vapore, esso può azionare un turbina per produrre energia elettrica. Quando l’acqua invece non raggiunge una temperatura sufficientemente elevata e rimane allo stato liquido, può comunque essere utilizzata per produrre calore e riscaldare le abitazioni. Un impianto geotermico è già presente nel Parco La Mandria (TO) mentre il Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO) ne ha in progetto uno per riscaldare la propria sede. La torba La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d’acqua che non si decompongono completamente. Può essere usata come combustibile, in particolare per cucinare e per il riscaldamento, e anche come concime per il suolo. Torba viene estratta e usata come combustibile nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO). Le carbonaie Nelle località più scomode o distanti dal fiume Pesio, nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), veniva prodotto carbone da legna. Su una piazzola naturale i carbonai innalzavano il cosiddetto “castello” formato da 4 pali piantati verticalmente in cerchio, imbrigliati da ramoscelli di castagno ritorti e inclinati lievemente verso il centro lasciando in cima un piccolo foro. Tutto intorno si accatastava il legname in modo da formare un cono a gradoni. Il mucchio di legna veniva rivestito con foglie umide e zolle di terra in modo da chiudere ogni fessura. A questo punto si accendeva il fuoco alla base con alcune fascine e, quando il cono cominciava a fumare, si continuava a mantenerlo vivo senza la fiamma in modo da trasformare il legname in carbone. Il processo durava dai 5 ai 10 giorni e al termine il carbone raccolto veniva portato a valle sul dorso del mulo. Ricchezze dal centro della terra Anche il Piemonte ha avuto la sua piccola “corsa all’oro” e il paesaggio della Bessa (BI), con la sua distesa di cumuli di ciottoli, ne è la testimonianza. Tra il 140 circa a.C. e la prima metà del I sec a.C. la Bessa fu infatti sottoposta a un intervento minerario intensivo da parte dei Romani che riuscirono a estrarre presumibilmente non meno di 200 tonnellate d’oro, sotto forma di pagliuzze e pepite, in circa 50 anni di lavoro! I cumuli di ciottoli oggi presenti sono “lo scarto” della ricerca dell’oro. La sabbia aurifera veniva setacciata, privata di minerali preziosi e depositata più a valle, sfruttando le pendenze del terrazzo fluviale e opere di ingegneria idraulica, quali i canali chiamati “bonde”, presenti tra i cumuli. L’oro nella sabbia dei depositi fluviali della Bessa, oggi presente in quantità minima, arriva dalle montagne valdostane dove è stato eroso dal ghiacciaio Balteo, accumulato insieme agli altri materiali morenici nella Serra di Ivrea e, successivamente, trasportato nella Bessa dai fiumi. Altri depositi alluvionali di oro sono presenti nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN), nel Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO) e nel Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), questi ultimi sfruttati già dai Romani come testimoniano le aurifodinae, cumuli artificiali di detriti che fanno pensare a lavori piuttosto ingenti e quindi redditizi. Attività didattiche sulla “febbre dell’oro” sono proposte dal Parco Naturale delle Lame del Sesia (NO) e dalla Riserva naturale della Bessa (BI) dove gli alunni possono sperimentare in prima persona la ricerca dell’oro sul torrente Elvo. Nello stesso parco sono anche presenti miniere di oro sfruttate dalla fine del Cinquecento a opera dei marchesi del Monferrato. 21 22 Tracce di antichi giacimenti auriferi, seppure di modeste dimensioni, si trovano anche nel Parco Naturale Alta Valsesia (VC) e nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO), dove sono presenti anche miniere di argento. Pirite e calcolpirite venivano estratte nelle miniere del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) e galena argentifera (contenente cioè percentuali significative di argento) in quelle del Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN). Rame e zolfo furono estratti nelle miniere del Beth nel Parco Naturale della Val Troncea (TO) tra il 1860 e il 1904, anno in cui una grande valanga seppellì 81 minatori decretando la fine dell’attività e la successiva chiusura delle miniere. Un recente sentiero autoguidato sui luoghi delle miniere permette oggi di ripercorrere la storia di quegli anni. Divertirsi sul suolo Il suolo è la base di molte attività ludico-sportive che possono divertire e appassionare adulti e bambini. Sul suolo si cammina, si pedala, si corre e si salta. Piccoli trekking, gite in mountain bike, percorsi attrezzati - come quelli presenti nella Riserva Naturale Ciciu del Villar (CN) - possono far scoprire e apprezzare l’ambiente e il territorio in modo divertente e sano, stimolando anche la pratica sportiva e uno stile di vita meno sedentario. Su pareti, falesie e massi erratici si può anche arrampicare, sviluppando coordinazione, agilità e uso intelligente del proprio corpo. Oltre alle grandi pareti alpine adatte a scalatori esperti, le palestre di roccia naturale - attrezzate e aperte gratuitamente al pubblico - sono il luogo ideale per i principianti. Nei Parchi piemontesi non c’è che l’imbarazzo della scelta: falesie si trovano alla Roccarina nel Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN), in Valle Orco nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO), in Valle Po nel Parco fluviale del Po tratto Cuneese (CN), in diverse aree nel Parco fluviale Gesso e Stura (CN) e nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN). Un settore dedicato specificatamente ai bambini - con chiodatura ravvicinata e difficoltà adatte a loro - è presente nella splendida falesia “Busin Stange” all’Alpe Devero (VB) dove molte vie hanno nomi che richiamano la fauna e la flora locali come “Capra ibex”, “Tritone alpestre” o “Larix decidua”. Nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO) una palestra di roccia attrezzata è stata ricavata da una ex cava e massi erratici sono disponibili per il bouldering, arrampicata su massi senza corde e imbragatura. A metà via tra l’arrampicata e il trekking sono le vie ferrate, come quelle presenti nell’Orrido di Foresto e nell’Orrido di Chianocco (nelle Riserve omonime, TO) oppure a Entracque nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN): sentieri attrezzati con corde fisse e scalette che permettono di percorrere in sicurezza gole e cenge dall’indubbio fascino paesaggistico. e r a t l o c s A il O L O U S che CAMBIA Il suolo è un sistema complesso e dinamico: la sua composizione, la sua fertilità, la sua stabilità sono determinate non solo dalla storia geologica del luogo, ma anche dalle continue alterazioni che subisce, sia di origine naturale, come l’erosione, sia di origine antropica, legate alle attività umane che su di esso si compiono. Un suolo impiega moltissimo tempo a formarsi (quello della Pianura Padana migliaia di anni) ma nel giro di poche ore può essere completamente distrutto: basta una ruspa e una colata di cemento. Quando la forza di gravità si fa sentire Tutte le componenti del suolo sono soggette alla forza di gravità: pietre, sassi, sabbia si muovono naturalmente verso il basso e, se la pendenza di un versante è troppo elevata, basta un forte vento, un’intensa pioggia, una nevicata per generare una frana. Le frane possono avvenire con modalità diverse - per esempio come crollo o come colata di fango - a seconda del contesto geomorfologico locale e possono coinvolgere un’area piccola oppure grande, ma quasi sempre portano danni al territorio e alle persone che ci vivono. Sebbene le frane siano un processo naturale, l’utilizzo del territorio da parte dell’uomo può favorirle o, con opportuni interventi, impedirle e limitarle. In generale tutti gli interventi che comportano l’asportazione di terreno, in particolare al piede di un pendio, o un aumento del carico che grava sul pendio stesso (come per esempio quello determinato da una strada trafficata) possono, se non eseguiti in maniera consona, minare la stabilità e facilitare il distacco di frane. Nel secolo scorso, sul versante meridionale del Monte Mesma (NO), occupato da terrazzamenti per la coltivazione di vite e cereali, sono avvenute numerose frane che hanno colpito anche alcune abitazioni. Attualmente il versante è ricoperto interamente da bosco e la situazione sembra migliorata: le radici delle piante infatti consolidano il terreno. Proprio per non dimenticarlo, ogni anno al Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand (TO) i bambini delle scuole del territorio partecipano alla “Festa dell’albero” impiantando giovani conifere autoctone. Per prevedere e prevenire eventuali dissesti idrogeologici è fondamentale il monitoraggio del rischio idrogeologico: in questo campo fondamentale risulta l’impegno costante degli operatori delle Aree protette che contribuiscono al rilevamento dei dati sul territorio. Nelle Aree protette inoltre la ricostruzione dei versanti franati e il consolidamento dei versanti vengono preferibilmente eseguiti con tecniche di ingegneria naturalistica che prevedono l’utilizzo di materiale vegetale vivo in abbinamento con pietre, massi, terra, legname e anche ferro, acciaio, fibre vegetali e sintetiche. In molti parchi l’ingegneria naturalistica viene utilizzata anche nel recupero e manutenzione di vecchi e nuovi sentieri. 23 24 L’erosione del suolo Attenzione: pericolo valanghe! Le valanghe sono “frane di neve”. La loro caduta sulle Alpi è legata sia alla ripidità e all’esposizione dei versanti montuosi, sia alle condizioni climatiche e all’abbondanza di neve. Prevederle con certezza è impossibile ma, quando si va in montagna in inverno, prestare attenzione al bollettino nivometeorologico locale e seguire alcune buone norme di sicurezza riduce notevolmente il rischio di incidenti! Anche le aree protette piemontesi mettono il loro impegno per cercare di evitarli. I Parchi Naturali della Val Troncea (TO) e dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) collaborano alle misure sul campo necessarie per aggiornare i bollettini del Servizio AINEVA. Il Parco Naturale del Marguareis - ex Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro (CN) è dotato di una centralina meteorologica per un continuo monitoraggio delle precipitazioni nevose e del rischio valanghe. Il Parco Naturale Alta Valsesia (VC) ha predisposto una carta che riporta la localizzazione probabile delle valanghe. Acqua, vento e ghiaccio agiscono continuamente su rocce e suolo asportandone gradualmente piccole parti e, quindi, erodendoli. L’azione dell’acqua si compie in vari modi: infiltrandosi nelle fessure di una roccia ne provoca, soprattutto se gela ripetutamente, il distacco di frammenti; oppure, se in forma di precipitazione e arricchita di anidride carbonica, provoca la dissoluzione di carbonati e gessi contenuti nel suolo. L’erosione può anche essere provocata dallo scivolamento di un ghiacciaio su un substrato roccioso o dall’azione su una massa rocciosa di detriti trasportati dal vento. L’azione dei ghiacciai genera geomorfologie particolari: massi erratici, morene e rocce montonate possono essere osservati nel Parco Nazionale del Gran Paradiso (TO) o nel Parco della Val Troncea (TO) mentre le conche dell’Alpe Veglia e Alpe Devero (VB) sono due magnifici esempi di circhi glaciali. Le Baragge (BI) sono il risultato di continue azioni erosive successive. Prima hanno agito torrenti e ghiacciai che, erodendo le zone montuose e collinari valdostane, hanno portato alla formazione di pianure composte da depositi fluvio-glaciali. Quindi queste sono state erose da fiumi e torrenti - che agiscono tuttora determinando una morfologia calanchiva nonché ricoperte da una coltre sottile e discontinua di sabbie e limi giallastri di origine eolica (loess). Il risultato sono suoli particolarmente argillosi, poco areati e molto poveri di nutrienti, difficilmente sfruttabili per l’agricoltura se non, mediante opportuni accorgimenti, per la coltivazione del riso. L’erosione può generare paesaggi belli e interessanti, ma spesso è causa di problemi al territorio soprattutto quando la crescente urbanizzazione e l’espansione della rete delle vie di comunicazione fa sì che il cemento avanzi con notevoli conseguenze sulla stabilità dei versanti e sul rischio di alluvioni. Per prevenire l’erosione del suolo, nei Parchi della Collina di Superga (TO) e delle Alpi Marittime (CN) sono stati effettuati su diverse strade interventi di ingegneria naturalistica: canalette in legno che convogliano le acque meteoriche ed evitano così l’erosione del suolo. I Ciciu del Villar Il paese di Villar San Costanzo (CN) prende il nome dal santo-soldato che, secondo la tradizione, mentre fuggiva nei boschi inseguito dai soldati romani, giunto alla Costa Pragamonti si voltò urlando: “O empi incorreggibili, o tristi dal cuore di pietra! In nome del Dio vero vi maledico. Siate pietre anche voi!”. Fu così che cento di essi vennero trasformati in pietra. In realtà i circa 400 Ciciu del bosco di Villar, dalla altezze e dalle forme più varie, sono effetto di un processo geomorfologico iniziato al termine dell’ultima glaciazione, circa 12.000 anni fa, quando l’impetuoso torrente Faussimagna con lo scioglimento dei ghiacciai andò a erodere le pendici del monte S.Bernardo depositando a valle un’enorme massa di detriti: grandi massi di gneiss provenienti dallo stesso monte in seguito a forti scosse sismiche rotolarono verso valle e vi si posarono sopra, preservando il terreno sottostante dall’erosione dell’acqua piovana. A causa di un successivo sollevamento tettonico il corso d’acqua incise poi profondamente le terre in precedenza depositate, formando le colonne dei Ciciu. L’azione erosiva è tuttora in atto ma i suoi effetti sono difficilmente percepibili a causa delle precipitazioni meno intense. Sporadicamente però si verificano crolli del cappello di gneiss a causa della gravità. Per le classi delle scuole primarie la Riserva Naturale dei Ciciu del Villar propone un laboratorio sulla formazione dei Ciciu attraverso giochi e attività sul campo. La Serra di Ivrea e gli anfiteatri morenici piemontesi Il più famoso e il più ampio anfiteatro morenico è quello di Ivrea (TO) ma altri, tra cui quello di Rivoli-Avigliana (TO), sono presenti nel territorio piemontese: sono la testimonianza dell’espansione durante le glaciazioni dei ghiacciai alpini che, come lentissimi fiumi di ghiaccio, hanno trasportato a valle massi, pietre, ghiaia e sabbia erosi alle montagne. Con la fine dell’era glaciale, i ghiacciai ritirandosi hanno lasciato enormi accumuli - le morene - di questi materiali trasportati. La Serra - la famosa collina che oggi divide Ivrea da Biella - ne è un esempio maestoso dal punto di vista paesaggistico. Fa parte dell’anfiteatro morenico di Ivrea formato dal gigantesco ghiacciaio Balteo che ha modellato la Valle d’Aosta e che, circa 800.000 anni fa, avanzò sulla pianura antistante per oltre 25 km trasportando rocce e massi strappati alle montagne valdostane. Proprio come gli anfiteatri greci erano di forma ovale o rotonda con più ordini concentrici di gradini, così in un anfiteatro morenico si possono distinguere differenti gruppi di cerchie, ognuno dei quali si è formato nel corso di una singola fase glaciale (espansione e ritiro). Le cerchie più esterne sono le più antiche e, quindi, sono quelle più rimodellate dai processi erosivi e con suoli più evoluti. Nell’anfiteatro morenico di Ivrea le cerchie sono tre: il Gruppo di S. Michele-Borgo è il più antico ed è conservato solo in parte nella Riserva Naturale Speciale della Bessa (BI); il Gruppo della Serra è il più esteso e con i più alti rilievi; il Gruppo Bollengo-Albiano comprende le cerchie più interne riferibili all’episodio di ritiro nell’ultima fase glaciale. Altri anfiteatri morenici sono presenti, oltre che nel Parco Naturale dei Laghi di Avigliana (TO), anche nel Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO), nel Parco Naturale dell'Alpe Veglia e dell'Alpe Devero (VB), nel Parco delle Alpi Marittime (CN) e nel Parco Naturale Alta Valsesia (VC). Nel Parco della Val Troncea (TO) sono invece presenti “ghiacciai di pietra” (rock glacier), una particolare morfologia periglaciale (cioè tipica delle aree ai margini dei ghiacciai soggette a forte raffreddamento) dovuta al lento scivolamento verso valle di accumuli di detriti misti a ghiaccio interstiziale (permafrost) rimasto dall’ultima glaciazione. I canyon piemontesi: gli orridi I canyon, nome che riporta alla mente gli ambienti selvaggi dei film western, sono strette e profonde incisioni nella roccia con pareti strapiombanti e torrenti tumultuosi che scorrono sul fondo, frutto dell’impressionante capacità di erosione dell’acqua sulle rocce carbonatiche. Nel territorio piemontese si chiamano orridi e ce ne sono ben 64. I più famosi sono gli Orridi di Chianocco e Foresto, entrambi Riserve naturali (TO) scavati da due affluenti della Dora Riparia - il torrente Prebèc e il rio Rocciamelone - nelle rocce carbonatiche che caratterizzano questa parte della Valle Susa. Quello di Chianocco si può visitare facendo così provare ai bambini l’esperienza inconsueta ma affascinante di percorrere un orrido. Le alluvioni Tutti i corsi d’acqua periodicamente presentano periodi di piena in cui la portata d’acqua è più abbondante. Si parla di alluvione quando, tipicamente a causa di piogge torrenziali o del disgelo primaverile, la portata diventa così abbondante da uscire dall’alveo del fiume e inondare i territori circostanti provocando ingenti danni a manufatti e persone. Il disboscamento, l’abusivismo edilizio, la cementificazione degli argini dei fiumi e il non mantenimento delle fasce di rispetto attorno ai corsi d’acqua sono tutti fattori che concorrono al verificarsi di un’alluvione e che possono aumentarne gli effetti negativi. Il Parco La Mandria (TO) per proteggere il proprio territorio ha creato un bacino di laminazione delle piene e si è dotata di colonne idrografiche per la misura della portata dei corsi d’acqua. Molte aree protette piemontesi hanno consolidato le sponde di fiumi e torrenti tramite palificate a salice o ontano, un tipico intervento di ingegneria naturalistica. Nel Parco Naturale della Val Troncea (TO), le scuole primarie di Sestriere hanno realizzato “GRÔ BIAL, il sentiero dei bambini” un percorso didattico volto alla conoscenza, al recupero e alla conservazione di un antico fossato irriguo. La desertificazione Ogni anno sulla Terra il deserto aumenta di 6 milioni di ettari. È l’effetto della desertificazione, un fenomeno naturale accelerato però dalla deforestazione, dal sovrapascolo e dallo sfruttamento eccessivo dei terreni! In Italia sono interessate dalla desertificazione soprattutto le regioni meridionali. 25 26 Inquinamento del suolo Rifiuti… fertili Il 40% circa dei nostri rifiuti è composto da bucce della frutta, avanzi di cibo, scarti degli orti e dei giardini, ovvero da sostanza organica che può essere utilizzata per produrre il compost, un terriccio ricco di humus utilissimo come fertilizzante. “Non nel mio cortile” è un interessante itinerario proposto dal Parco Naturale Orsiera Rocciavrè (TO) sul tema della diminuzione dei rifiuti e della raccolta differenziata. Nelle aree attrezzate del Parco fluviale Gesso e Stura (CN) sono presenti bidoni per la raccolta differenziata e due compostiere sono poste nell’orto didattico del Parco. Il compostaggio del rifiuto umido è praticato anche presso gli Ostelli didattici “Pacha Mama” e “Mare Verde” nei Parchi Astigiani (AT). Nel dopoguerra la proprietà della tenuta “La Mandria” (TO) acquistava i rifiuti urbani della città di Torino e li spargeva sui prati-pascolo del pianalto come ammendante organico a basso costo. Si era addirittura pensato a una diramazione ferroviaria per facilitare questo trasporto. Il risultato è che ora nei suoli del Parco si ritrovano rifiuti in plastica e vetro subaffioranti un po’ ovunque! Molte attività umane possono inquinare il suolo, modificandone la composizione chimica naturale. Fonti di inquinamento possono essere le acque di scarico civili e industriali, i fertilizzanti e gli insetticidi usati in agricoltura e anche le piogge che trasportano inquinanti atmosferici proveniente da molto lontano. Un suolo inquinato è più fragile e può portare all’inquinamento dell’acqua delle falde acquifere nonché all’ingresso nella catena alimentare di sostanze pericolose per la salute degli organismi viventi e, quindi, anche per l’uomo. Gli effetti delle precipitazioni acide prodotte dagli inquinanti della Pianura Padana si fanno sentire anche nel Parco Nazionale della Val Grande (VB): quando piove intensamente le acque dei torrenti risultano più acide! Quando invece le precipitazioni sono modeste, le deposizioni vengono neutralizzate dai minerali presenti nel suolo. Sempre a causa dell'inquinamento atmosferico, le piogge depositano ben 40 kg di azoto all’anno su ogni ettaro di suolo forestale del Parco… che ormai ne è saturo e lo devia nei corsi d'acqua! Gli effetti dell’agricoltura L’agricoltura ha permesso all’uomo nomade di fermarsi e fondare le prime città. L’agricoltura continua a essere la fonte di gran parte del cibo che mangiamo. Tuttavia alcune tecniche agricole compromettono seriamente la salubrità dei suoli e la loro stessa fertilità. L’uso di mezzi meccanici sempre più pesanti provoca la compattazione superficiale e profonda del terreno che diventa così meno poroso e più difficile da penetrare da parte di radici e organismi. Le pratiche agricole intensive causano una diminuzione della sostanza organica presente nel suolo con ovvi effetti sulla sua fertilità, oltre che sulla diminuzione della sua biodiversità. Un’agricoltura amica del suolo è però possibile. In molte aree protette vengono incentivate pratiche agricole tradizionali più rispettose dei delicati equilibri presenti tra le varie componenti del suolo. Nel Parco La Mandria (TO) i terreni vengono lasciati a riposo per la ricostituzione della fertilità; nel Parco fluviale del Po tratto Torinese (TO) viene incentivata la riconversione di colture cerealicole intensive a prati stabili; nel Parco Naturale delle Alpi Marittime (CN) viene promosso un corretto sfalcio dei prati per il mantenimento delle pratiche colturali di fondovalle e per la conservazione di spazi aperti; nel Parco Naturale Val Troncea (TO) si studia il Trifoglio alpino, un’importante specie foraggera, per gestire al meglio i pascoli alpini; nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo (AL) viene incentivata la coltura di varietà locali di pero, melo, susino e castagno e promossa l’agricoltura biologica; nel Parco Naturale di Rocchetta Tanaro (AT) è stato realizzato un “Frutteto della memoria” per conservare varietà di mele antiche. Un laboratorio didattico-scientifico Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo (AL), presso la propria sede di Lerma, ha allestito un laboratorio multidisciplinare e multifunzionale “aperto” volto a soddisfare le richieste delle scuole, che spesso non dispongono di locali e di strumentazione adeguata per effettuare esperienze dirette con le scienze della Terra. Il laboratorio è caratterizzato da un allestimento indirizzato all’esperienza didattica, con la possibilità di approfondire tematiche inerenti biologia, geologia, botanica, chimica e astronomia, L’utilizzo del laboratorio da parte delle scuole è consentito aderendo a uno dei progetti didattico-scientifici proposti dal Parco oppure mediante specifica richiesta della scuola (che deve essere inoltrata entro il 31 agosto di ogni anno, al fine di ottenere l’accesso per il successivo anno scolastico). Ulteriori informazioni possono essere richieste alla sede del Parco. SPUNTI PER ATTIVITÀ DIDATTICHE Nota: i campioni di suolo per gli esperimenti si possono raccogliere vicino a scuola o in un’area protetta e usare “freschi” (mesi di settembre e novembre), o conservare in barattoli in classe. I campioni di sabbia per gli esperimenti di maggio e giugno si possono raccogliere in riva a laghi o fiumi, in terreni incolti o in una cava. settembre ESPERIMENTO: La terra brulica! 2010 Prelevate, da un bosco, da un campo o da un prato, un campione di suolo a una profondità di 20 cm. Costruite uno speciale imbuto: tagliate una bottiglietta di acqua in due, chiudete il collo della parte superiore con un retino sottile e infilatela a testa in giù nella parte inferiore che avrete ricoperto con carta nera. Versate il campione di terra nell’imbuto e illuminatelo dall’alto con una lampada da tavolo per un paio di ore. Levate l’imbuto e osservate con la lente di ingrandimento cosa è rimasto nella parte inferiore della bottiglietta. Gli organismi del suolo, amanti del buio, fuggono dalla luce della lampada e cadono nella parte inferiore della bottiglietta. Potete confrontare gli organismi presenti in campioni proveniente da ambienti diversi. 17 settembr 2010 e In classe realizzate con l’argilla da modellare un portapenne da tenere sul banco per il nuovo anno scolastico. Personalizzatelo dipingendolo e scrivendoci il nome. L’acqua produce suoni particolari scorrendo nel suolo, ma non solo. Fissate sul collo di cinque barattoli di vetro uguali tra loro, ciascuno riempito con una diversa quantità di acqua, una cordicella e appendeteli a un bastone fissato orizzontalmente con il nastro adesivo tra due banchi. Suonate i barattoli con un’asta di bambù e provate a regolare i livelli d’acqua in modo da ottenere il suono pentagrammatico. 24 bre settem0 201 ottobre ESPERIMENTO: Dividiamo il suolo! 2010 Le particelle di diversa granulometria che formano il terreno possono essere osservate con un semplice esperimento. Ponete un campione di terra in un vaso di vetro trasparente riempito con acqua in quantità pari a circa tre volte il volume del campione. Chiudete il barattolo, agitatelo per qualche minuto e lasciatelo riposare osservando cosa succede. Inizialmente le particelle del suolo sono in sospensione nell’acqua, che appare torbida, poi si depositano sul fondo del barattolo formando vari strati. Quelle più grosse, sedimentando più velocemente, formano gli strati inferiori, quelle più leggere invece si depositano più lentamente negli strati superiori. Dal basso verso l’alto si osservano in successione ghiaia, sabbia, limo, argilla e, in sospensione, detriti organici. Potete ripetere l’esperimento con diversi campioni di terra. Le chiocciole sono famose per la lentezza del loro procedere: circa 7 metri all’ora. A quale velocità cammina un bambino? E a quale velocità si passa dal camminare al correre? Armati di cronometro, fate varie prove su una distanza nota nella palestra della scuola e confrontate i risultati ottenuti con la velocità a cui si va in bicicletta, in automobile, in aeroplano e con i record di velocità sportivi (sulle distanze corte e sulle distanze lunghe). 8 ottobre 2010 Immagini e frasi sulle testimonianze del passato presenti nel suolo (fossili, manufatti preistorici o resti di antiche città) possono essere inserite nel vostro Domino della terra. ottobr e 2010 e 2010 Armato di martello sul campo o al lavoro sul computer? Scoprite in che cosa consiste il lavoro del moderno geologo, su Internet, o intervistando gli operatori delle aree protette. Per salvaguardare le torbiere, vulnerabili al calpestio di uomini e animali, si attrezzano percorsi sospesi. In palestra o all’aperto, con attrezzi ginnici e assi, potete create un piccolo percorso sospeso da effettuare uno alla volta. 29 1 ottobr 15 ottobre 2010 22 ottobre 2010 L’asfalto del marciapiede, le piastrelle della scuola, il prato di un parco: campionate le superfici su cui si cammina ogni giorno scattando fotografie dall’alto o disegnandole. Classificatele poi secondo diversi criteri (naturali o artificiali, morbide o dure, o per colore e materiale…). 27 28 novembre ESPERIMENTO: Acqua e aria nel suolo 2010 Come essere sicuri che nel suolo sono presenti anche acqua e aria? Con due piccoli esperimenti! Acqua: Prendete un campione di suolo dal terreno e pesatelo su una bilancia da cucina. Lasciatelo su un piatto in un luogo caldo e secco (vicino a un calorifero o su un davanzale riparato). Dopo alcuni giorni ripesatelo. Cosa è successo? Il peso è diminuito perché l’acqua contenuta nel suolo è evaporata. Aria: Riempite un bicchiere di terra e poi versateci lentamente dell’acqua fino a coprirla completamente. Osservate cosa succede nell’immediato e, senza muoverlo, dopo alcune ore. Mentre l’acqua riempie il bicchiere, si formano delle bollicine sulla superficie dell’acqua. Quando il bicchiere è pieno, si osservano sulle pareti del bicchiere bolle di aria che rimangono intrappolate nella terra anche a lungo. Tutte le bolle sono formate dall’aria contenuta nei pori del terreno che viene “scacciata” dall’arrivo dell’acqua! Quest’aria è quella che permette agli organismi del suolo di respirare senza risalire in superficie. 5 novembre 2010 I formicai ospitano fino a 1 milione di formiche in pochi metri cubi. Nella località dove vivete quanto suolo ha a disposizione ogni persona? Confrontate questo dato con quello riferito all’intero Piemonte ragionando su cosa comprende questa superficie media (abitazione, scuola, strade, campi coltivati…). Gli animali che si muovono nel buio del suolo usano olfatto, udito e tatto: provateci anche voi! Ogni bambino porta da casa tre oggetti che terrà segreti. A coppie un bambino viene bendato e deve indovinare, toccando, ascoltando e annusando, uno per volta gli oggetti portati dal suo compagno. Poi si scambiano i ruoli. 19 novembre 2010 12 re novemb0 201 Da dove arriva l’acqua che esce dal rubinetto di scuola? È un’acqua di superficie che viene da un lago, un fiume, un serbatoio di acqua piovana, oppure un‘acqua sotterranea che proviene da una falda acquifera, un pozzo o una sorgente? Scopritelo, tramite Internet o chiedendo in Comune, e identificate su una cartina geografica l’area di origine della vostra acqua e la sua distanza dalla scuola. Indagate anche se subisce dei trattamenti per poter essere utilizzata dall’uomo. Ciotoli ma anche sabbia, limo, acqua… Immagini e frasi sulle componenti inorganiche del suolo possono arricchire il vostro Domino della terra. 26 re novemb0 201 dicembre ESPERIMENTO: Fabbrichiamo i cristalli! 2010 Riempite un vasetto di vetro con acqua calda e aggiungete un cucchiaio di sale ogni 30 ml. Annodate un pezzo di lana un po’ sfilacciato al centro di una matita, attaccatevi in fondo una graffetta o un altro piccolo peso e ponetela di traverso sul bordo del vasetto in modo che la lana penda al centro e sia immersa nell’acqua. Lasciate immobile per alcuni giorni fino a quando l’acqua sarà evaporata. Osservate il filo di lana con una lente di ingrandimento. Il sale ha formato piccoli cristalli cubici molto regolari. Potete provare anche con lo zucchero (mettetene molto!). 3 dicembre 2010 Ciascuno ha il suo modo di orientarsi: lo scarabeo stercoraro si fa guidare dall’odore di sterco! Organizzate, a scuola o all’aria aperta, una caccia al tesoro “di orientamento” in cui le indicazioni per trovare i biglietti sono mappe mute, direzioni da seguire con la bussola o punti di riferimento locali. Scintillanti decorazioni per l’albero di Natale possono essere create usando brillantini e tempere dorate con cui colorare pigne, ghiande, foglie, piccoli origami e anche tappi delle bibite da incollare su una stella cometa in cartoncino. 10 re dicemb0 201 17 dicembre 2010 Chinato su uno scavo con pennellino in mano o intento a classificare resti di vasi e punte di lancia? Scoprite in che cosa consiste il lavoro dell’archeologo utilizzando Internet, i libri di storia della biblioteca o intervistando un archeologo . gennaio ESPERIMENTO: Dai rifiuti umidi nascono i fiori 2011 Collocate una cassetta di legno nel cortile della scuola o un recipiente aerato sul davanzale della classe. Sul fondo stendete uno strato di terra. Raccogliete avanzi di frutta e verdura, gusci di uova e di noci dalla merenda e dal pranzo a scuola, foglie ed erbacce dal giardino. Disponete uno strato di rifiuti umidi sminuzzati, bagnate leggermente, ricoprite con un po’ di terra e mescolate. Aggiungete successivamente strati di rifiuti umidi alternati a strati di terra e mescolate spesso. Osservate periodicamente. In qualche mese i rifiuti si saranno trasformati in compost da utilizzare per il giardino della scuola o una pianta in vaso… I lombrichi riciclano le sostanze minerali del suolo. Nel vostro Comune quali rifiuti vengono riciclati? Ci sono altri materiali che potrebbero essere raccolti in modo differenziato e avviati a nuova vita? 14 gennai o 2011 I sassi e la sabbia trascinati da un ghiacciaio a volte rendono le rocce sottostanti rigate. Potete creare originali segnalibri “striati” usando gli acquarelli. 21 gennaio 2011 L’acqua è vita: scoprite di quanta acqua è fatto il corpo umano e quanta è necessario assumerne ogni giorno bevendo e mangiando. Quali sono gli alimenti più ricchi di acqua? 28 gennaio 2011 febbraio ESPERIMENTO: Dove va la pioggia che cade sul suolo? 2011 Cosa succede quando l’acqua bagna un suolo? Tutti i suoli si comportano alla stessa maniera? Per rispondere a queste domande riempite fino a metà tre barattoli di vetro rispettivamente con argilla (ben compattata), sabbia e un campione di suolo prelevato da un prato o un giardino. Versate quindi un bicchiere d’acqua in ogni barattolo e osservate. Nel primo barattolo l’acqua rimane sopra l’argilla o vi penetra molto lentamente. Nel secondo attraversa velocemente gli strati superiori di sabbia e si “accumula” solamente in quelli inferiori. Nel terzo viene assorbita rapidamente dal suolo e distribuita in modo omogeneo nel campione. Ripetete l’esperimento con campioni di suolo diversi e ragionate su quali conseguenze può avere un forte temporale sui diversi terreni. 4 Potete usare sassi e ciotoli per rappresentare gli animali che vivono nel suolo: dipingetene di reali e… di immaginari! febbraio 2011 In molti Parchi anche i minerali sono “protetti”: disegnate un cartello di divieto raccolta minerali. 11 febbraio 2011 18 Attaccato a una corda con pila e caschetto sulla testa: come passa le sue giornate lo speleologo? Quali strumenti usa per muoversi e orientarsi nelle grotte? Scopritelo tramite Internet, libri e interviste ad adulti. io febbra1 201 Ogni anno le valanghe causano diversi morti sulle Alpi, alpinisti e anche volontari del soccorso alpino. Potete scaricare dal sito www.aineva.it l’ultimo bollettino valanghe dell’area alpina di vostro interesse e imparare a leggerlo insieme. 25 febbraio 2011 marzo 2011 ESPERIMENTO: Montagne e… frane! Nel giardino della scuola oppure in classe in un grosso catino formate un cumulo di terra dandogli approssimativamente la forma di un parallelepipedo. Fateci piovere sopra con un grande annaffiatoio con il beccuccio “a pioggia” e osservate cosa succede. Con l’acqua i bordi del parallelepipedo franano e il cumulo di terra assume la forma tipica delle montagne. Potete ripetere l’esperimento aggiungendo in diverse posizioni e quantità sassi, sabbia, argilla e “alberi” costruiti usando fiammiferi o legnetti a cui avrete intagliato la base in più segmenti come fossero delle radici. Se è presente uno strato di argilla può crearsi improvvisamente una frana di crollo liquida. La presenza di “alberi” riduce la perdita di suolo e aumenta la stabilità dei versanti. 4 marzo Oltre all’agilità, cosa serve per arrampicare? Caschetto, imbrago e corda potranno ispirare immagini e quiz per il vostro Domino della terra. 2011 Se i Ciciu del Villar sono soldati romani pietrificati, molte altre rocce e vette, per la loro forma particolare, hanno dato vita a credenze locali e portano nomi evocativi. Cercatene sulla carta geografica della vostra zona e inventatevi una storia sull’origine del loro nome, confrontandola poi con eventuali leggende locali. 18 marzo 2011 11 marzo 2011 Quanta acqua usate per lavarvi le mani e quanta per i denti? Ponete un catino sotto al rubinetto mentre eseguite queste operazioni e misuratene la quantità accumulata con una bottiglia. Avete qualche suggerimento per usarne di meno? Le piogge acide possono fare molto strada prima di cadere… Anche le nostre parole lungo un telefono senza fili! Giocateci in classe con le parole del suolo! 25 marzo 2011 29 30 aprile ESPERIMENTO: Un’impronta fossile Perché non provare a realizzare una traccia-fossile del proprio piede come quelle lasciate dai dinosauri nei pressi di alcune pozze d’acqua milioni di anni fa? Con un striscia di cartoncino alta 5 cm chiusa con nastro adesivo fate un cerchio abbastanza grande da contenere un piede. Riempite il cerchio con argilla da modellare fino a 2 cm del bordo e pigiatevi dentro il piede nudo in modo da lasciare un’impronta ben visibile. Riempite con un impasto cremoso di gesso con acqua. Lasciate asciugare, togliete il cartoncino e staccate l’argilla: ecco l’orma-fossile e il suo calco! 2011 In cammino per boschi e sentieri, pronto a dare indicazioni e spiegazioni a scolaresche ed escursionisti ma anche a far rispettare le regole necessarie per salvaguardare gli ambienti di cui è “guardiano”: quali sono i compiti del guardiaparco? Come passa le sue giornate? Potete scoprirlo intervistandolo durante una visita a un’Area protetta. 1 aprile 2011 Le terme romane erano edifici pubblici dove ci si incontrava. Quali sono, nel vostro paese, le aree dove ci si ritrova? Sono zone pubbliche o private? Al chiuso o all’aperto? Intervistando genitori e nonni scoprite se frequentavano gli stessi luoghi. Disegnate il vostro luogo ideale, reale o immaginario, di ritrovo con gli amici 15 8 aprile 2011 Come gli uomini primitivi sulla roccia, potete creare originali graffiti con i pastelli a olio. Colorate completamente un foglio di carta pesante con zone di diverso colore, ricoprite tutto con il nero e disegnateci sopra con una punta di una matita svelando il colore sottostante. Potete utilizzare questa tecnica anche per le immagini del vostro Domino della terra. aprile 2011 maggio ESPERIMENTO: Confronto tra sabbie Alcune sabbie si prestano meglio di altre per fare bellissimi castelli o fantasiose sculture. Per confrontarne la coesione, depositate quantità uguali di diverse sabbie perfettamente asciutte su un piano orizzontale e osservate il “cono” che queste producono: più è alto, più la sabbia sarà adatta per le costruzioni. La presenza di limo funge da collante naturale mentre quella di sassolini, conchiglie o alghe ne diminuisce la coesione. Annotate l’altezza dei diversi coni, fate una classifica delle sabbie e conservatele per l’esperimento del prossimo mese! 2011 In palestra organizzate un vero percorso “da grillotalpa” in cui strisciare tra i materassi, infilarsi in gallerie e magari… cadere in trappola! 13 6 maggio 2011 Le “rocche” permettono di osservare anche strati profondi del terreno. I bambini possono immaginarsi cosa c’è sotto il loro banco, andando via via verso il centro della Terra, e disegnarlo su un foglio lungo e stretto: sarà uno spaccato della Terra in cui si potranno vedere in sezione tubi, diversi strati di suolo e rocce, radici, resti di antiche civiltà, gallerie della metropolitana, fossili, miniere di pietre preziose, depositi di carbone, il magma e, infine, il nucleo solido e liquido della Terra. maggi1o 201 Nei paesaggi carsici si trovano inghiottitoi, doline, stalattiti, stalagmiti, colonne, risorgive: scoprite cosa sono! 20 maggio 2011 27 maggio 2011 Moltissime sono le particolarità geologiche presenti in Piemonte: grandi fossili marini, colonne di erosione, anfiteatri morenici… Aiutandovi con il Diario Junior, sceglietene alcune da inserire nel vostro Domino della terra. giugno ESPERIMENTO: L’acqua lega la sabbia Ripetete l’esperimento di maggio bagnando leggermente la sabbia. In questo caso costruite vere e proprie torri, tutte con la base della stessa larghezza. Misuratene l’altezza e confrontatela, per ogni tipo di sabbia, con quella misurata nell’esperimento di maggio con la sabbia asciutta. Impastando la sabbia con acqua la sua coesione aumenta perché l’acqua funge da legante: le sue molecole polari si comportano come calamite! Osservate le costruzioni nei giorni successivi: quando l’acqua evapora completamente, la coesione diminuisce e… le torri crollano! Per far durare più a lungo una costruzione potete spruzzarci sopra con un nebulizzatore un velo di colla diluita con acqua: la superficie tratterà più a lungo l'umidità. 2011 3 giugno 2011 Riuscite a nascondervi bene come alcuni Dolomedes fimbriatus? Organizzate una partita di “nascondino al contrario” in cui un bambino si nasconde e chi lo trova si nasconde insieme a lui. Il suolo è una risorsa vitale per tutti gli animali e, infatti, gli allevamenti di galline ovaiole si differenziano tra loro anche per la disponibilità di suolo su cui poter razzolare. In classe, con l’aiuto di Internet, imparate a leggere i codici presenti sulle uova in commercio, con particolare attenzione al numero iniziale che ne identifica il tipo di allevamento. 10 giugno 2011 ESPERIMENTI PER LE VACANZE luglio ESPERIMENTO: Vacanze sotto i piedi Durante l’estate i bambini possono fotografare o disegnare, come hanno fatto nell’attività del 29 ottobre, i suoli che incontrano nelle loro vacanze. A settembre, attraverso le fotografie o i disegni, i bambini potranno raccontare le proprie vacanze da un insolito punto di vista! 2011 agosto ESPERIMENTO: Opere di sabbia In vacanza, al mare, al lago o nel parco giochi di una città, ogni bambino potrà realizzare una costruzione con la sabbia. Una foto, un breve testo descrittivo o un disegno saranno la testimonianza della loro opera da portare a scuola a settembre per mostrarla ai compagni. 2011 Quelle proposte qui sul retro sono tessere di Domino realizzate con le immagini che si trovano nel Diario Junior 2010. Di quali animali si tratta? Con l’aiuto del Diario sarà facile dar loro un nome e scoprirne le caratteristiche: giocare a questo Domino della terra servirà poi a divertirsi e a fissare le informazioni nella memoria! Per giocare con questo Domino sarà sufficiente ritagliare le tessere e incollarle su cartoncino. Tutto quello che serve sapere sulle immagini infatti è già nel Diario Junior. Invece, per realizzare un nuovo e originale Domino della terra da inviare al concorso si dovrà, come è spiegato nel pieghevole, realizzare delle tessere più grandi, in modo che i bambini possano scrivere sul retro le informazioni che riterranno più importanti per trasformare il gioco in uno strumento educativo a sostegno del loro messaggio sulla sostenibilità. Oltre a quelli già indicati esplicitamente nelle attività, sono molti gli spunti offerti dalle attività per la realizzazione delle tessere del Domino della terra della classe. Si possono inserire immagini e testi (nomi, informazioni, curiosità, quiz) ricavati da molte delle proposte corrispondenti alle date del Diario Junior. • Il lavoro e gli strumenti di lavoro delle diverse figure: • Geologo (8 ottobre); • Archeologo (17 dicembre); • Speleologo (18 febbraio) • Guardiaparco (1 aprile). • Le foto o i disegni delle superfici su cui si cammina (29 ottobre). • L’occorrente per l’orienteering (3 dicembre). • Immagini delle ricchezze nascoste nel suolo (10 dicembre). • Immagini della raccolta differenziata (14 gennaio). • Regole di comportamento, soluzioni di ingegneria naturalistica e rimboschimenti (25 febbraio). ASSESSORATO AMBIENTE Via Principe Amedeo, 17 - 10123 Torino DIREZIONE AMBIENTE Via Principe Amedeo, 17 - 10123 Torino AREE PROTETTE in PIEMONTE SETTORE PARCHI Via Nizza, 18 - 10125 Torino tel. 011 4323524 fax 011 4324759/5397 AREE PROTETTE REGIONALI ALESSANDRIA Bosco delle Sorti La Communa c/o Comune, Piazza Vittorio Veneto - 15016 Cassine (AL) tel. e fax 0144 715151 Capanne di Marcarolo Via Umberto I, 32 A - 15060 Bosio (AL) tel. e fax 0143 684777 Po (tratto vercellese-alessandrino), Fontana Gigante, Palude S. Genuario, Torrente Orba P.zza Giovanni XXIII, 6 - 15048 Valenza (AL) tel . 0131 927555 - fax 0131 927721 Sacro Monte di Crea Cascina Valperone, 1 - 15020 Ponzano Monferrato (AL) tel. 0141 927120 - fax 0141 927800 ASTI Rocchetta Tanaro, Valle Andona, Valle Botto e Val Grande, Val Sarmassa Via S. Martino, 5 -14100 Asti tel. 0141 592091 - fax 0141 593777 BIELLA Baragge, Bessa, Brich di Zumaglia e Mont Prève Via Crosa, 1 - 13882 Cerrione (BL) tel. 015 677276 - fax 015 2587904 Sacro Monte di Oropa Presso Amministrazione del Santuario di Oropa Via Santuario di Oropa, 480 - 13900 (BL) tel. 015 25551200 - 201 - fax 015 25551209 Burcina Cascina Emilia- 13814 Pollone (BL) tel. 015 2563007 - fax 015 2563 914 CUNEO Alpi Marittime, Juniperus Phoenicea di Rocca, S. Giovanni-Saben Piazza Regina Elena, 30 - 12010 Valdieri (CN) tel. 0171 97397 - fax 0171 97542 Margueris - ex Alta Valle Pesio e Tanaro, Augusta Bagiennorum, Ciciu del Villar, Oasi di Crava Morozzo, Sorgenti del Belbo Via S. Anna, 34 - 12013 Chiusa Pesio (CN) tel. 0171 734021 - fax 0171 735166 Boschi e Rocche del Roero c/o Comune, Piazza Marconi 8 - 12040 Sommariva Perno (CN) tel. 0172 46021 - fax 0172 46658 Gesso e Stura c/o Comune Piazza Torino, 1- 12100 Cuneo tel. 0171 444501 - fax 0171 602669 Po (tratto cuneese), Rocca di Cavour Via Griselda, 8 - 12037 Saluzzo (CN) tel. 0175 46505 - fax 0175 43710 NOVARA Bosco Solivo, Canneti di Dormelletto, Fondo Toce, Lagoni di Mercurago, Lago Maggiore Via Gattico, 6 - 28040 Mercurago di Arona (NO) tel. 0322 240239 - fax 0322 237916 Colle della Torre di Buccione, Monte Mesma, Sacro Monte di Orta Via Sacro Monte - 28016 Orta S. Giulio (NO) tel. 0322 911960 - fax 0322 905654 Valle del Ticino Villa Picchetta - 28062 Cameri (NO) tel. 0321 517706 - fax 0321 517707 TORINO Bosco del Vaj, Collina di Superga via Alessandria, 2 - 10090 Castagneto Po (TO) tel. e fax 011 912462 Orsiera Rocciavrè, Orrido di Chianocco, Orrido di Foresto Via S. Rocco, 2 - Fraz. Foresto - 10053 Bussoleno (TO) tel. 0122 47064 - fax 0122 48383 La Mandria, Collina di Rivoli, Madonna della Neve sul Monte Lera, Ponte del Diavolo, Stura di Lanzo Viale Carlo Emanuele II, 256 - 10078 Venaria Reale (TO) tel. 011 4993311 - fax 011 4594352 Po (tratto torinese) Corso Trieste, 98 - 10024 Moncalieri (TO) tel. 011 64880 - fax 011 643218 Gran Bosco di Salbertrand Via Fransuà Fontan, 1- 10050 Salbertrand (TO) tel. 0122 854720 - fax 0122 854421 Stupinigi c/o Ordine Mauriziano, Via Magellano, 1 - 10128 Torino tel. e fax 011 5681650 Laghi di Avigliana Via Monte Pirchiriano 54 - 10051 Avigliana (TO) tel. 011 9313000 - fax 011 9328055 Val Troncea Via della Pineta - La Rua - 10060 Pragelato (TO) tel. e fax 0122 78849 Monti Pelati e Torre Cives, Sacro Monte di Belmonte, Vauda Corso Massimo d’Azeglio, 216 - 10081 Castellamonte (TO) tel. 0124 510605 - fax 0124 514463 VERBANO-CUSIO-OSSOLA Alpe Veglia, Alpe Devero, Alta Valle Antrona Viale Pieri, 27 - 28868 Varzo (VB) tel. 0324 72572 - fax 0324 72790 Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa Via SS. Trinità, 48 - 28823 Ghiffa (VB) tel. 0323 59870 - fax 0323 590800 Sacro Monte Calvario di Domodossola Borgata S. Monte Calvario, 5 - 28845 Domodossola (VB) tel. 0324 241976 - fax 0324 247749 VERCELLI Alta Valsesia Corso Roma, 35 - 13019 Varallo (VC) tel. e fax 0163 54680 Monte Fenera Fraz. Fenera Annunziata - 13011 Borgosesia (VC) tel. e fax 0163 209356 Bosco delle Sorti della Partecipanza Corso Vercelli, 3 - 13039 Trino (VC) tel. 0161 828642 - fax 0161 805515 Sacro Monte di Varallo Loc. Sacro Monte, Piazza Basilica - 13019 Varallo (VC) tel. 0163 53938 - fax 0163 54047 Garzaia di Carisio, Garzaia di Villarboit, Isolone di Oldenico, Lame del Sesia, Palude di Casalbeltrame Via XX Settembre, 12 - 13030 Albano Vercellese (VC) tel. 0161 73112 - fax 0161 73311 PARCHI NAZIONALI Gran Paradiso Via della Rocca, 47 - 10123 Torino tel. 011 8606211 - fax 011 8121305 Val Grande Villa Biraghi, Piazza Pretorio, 6 - 28805 Vogogna (VB) tel. 0324 87540 - fax 0324 878573 AREE PROTETTE D’INTERESSE PROVINCIALE Lago di Candia, Monte Tre-Denti e Freidour, Monte San Giorgio, Conca Cialancia, Stagno di Oulx, Colle del Lys c/o Provincia di Torino corso Inghilterra 7/9 - 10138 Torino tel. 011 8616254 - fax 011 8616477 Email: [email protected] A cura di Regione Piemonte Direzione Comunicazione Istituzionale Direzione Ambiente Coordinamento editoriale Mirella Adamo Simonetta Avigdor Alberto Merlati Testi a cura di Adriana Castellini Daniel Perazzone Giovanna Ranci Progetto e realizzazione editoriale La Fabbrica Direzione creativa Guglielmo Incerti Caselli Graphic Designer Marco Smiroldo Disegni Massimo Battaglia Marco Smiroldo Fotolito e stampa L’Artistica Savigliano - Savigliano (CN) Fotografie Archivio fotografico Cedrap Regione Piemonte Toni Farina Marco Smiroldo Con la collaborazione dei Parchi Piemontesi Il progetto educativo Vivere i nostri luoghi con gli occhi del futuro promosso dal Settore Pianificazione e Gestione Aree Naturali Protette fa parte dell’iniziativa di comunicazione istituzionale Regione Piemonte - parliamo con i giovani PER INFORMAZIONI: Regione Piemonte - parliamo con i giovani - numero verde 800 655525 - [email protected] www.scuola.net - www.regione.piemonte.it/parliamo