orto&dintorni
La stella di Natale
trattamento riservatole durante la crescita dai floricoltori, i
quali usano sostanze nanizzanti per accorciare gli internodi del fusto e mantenere
così le sue dimensioni entro
limiti accettabili.
Un po’ di storia
La stella di Natale è originaria delle zone subtropicali del
Messico e dell’America Centrale e pare sia legata a tradizioni
molto antiche, risalenti alle civiltà precolombiane dei Maya
e degli Aztechi. Da questi ultimi la pianta era considerata
quasi sacra: già nel secolo XVI
i conquistadores spagnoli ebbero modo di vedere che gli
indigeni aztechi portavano in
dono all’imperatore Montezuma fasci di
Iris Fontanari
lunghi rami terminanti con vivaci petali rosso fuoco. Tuttavia, nonostante la bellezza dei
suoi colori, al ritorno in patria
essi non ne portarono alcun
esemplare.
Circa tre secoli più tardi Joel
Robert Poinsett, primo ambasciatore degli Stati in Messico,
rimase tanto colpito dalla sua
bellezza, che ne prelevò alcune piante per coltivarle nel
suo giardino, nel South Carolina. In suo onore la pianta fu
poi battezzata Poinsettia.
Da allora, negli Stati Uniti, e
in seguito anche da noi, grazie al fatto che la pianta fiorisce in dicembre, si è diffusa l’usanza di
regalare una
Poinsettia durante
Terra Trentina
Una delle cose che mi colpirono maggiormente, nel mio
viaggio in Messico di qualche
anno fa, fu la rigogliosità della natura, che ostentava una
flora lussureggiante e ricca di
colori intensi e brillanti, resi
sicuramente tali dal sole che
in quei luoghi è sempre caldissimo.
Fra le moltissime piante indigene della foresta spiccavano
degli arbusti alti tre-quattro
metri, dai fiori vistosi, color
rosso fuoco, che non riuscii
subito ad identificare: osservandoli poi da vicino, fui stupita nel riconoscere in essi le
notissime stelle di Natale, ossia le piante che noi coltiviamo solo in vaso e che consideriamo ormai il simbolo
delle festività natalizie.
Il fatto che nelle nostre case questa pianta non superi quasi mai
l’altezza di un metro, è dovuto al
45
Terra Trentina
orto&dintorni
le festività natalizie; e proprio
per questo oggi essa è conosciuta come “stella di Natale”.
46
Note botaniche
e colturali
La stella di Natale (Poinsettia
pulcherrima) appartiene alla
famiglia delle Euphorbiaceae,
della quale fanno parte anche
molte piante grasse. L’originario nome botanico è stato in
seguito modificato in Euphorbia pulcherrima, proprio per
la sua appartenenza alla famiglia suddetta. Ciò che accomuna tutte le Euforbiacee è
il latice bianco e denso (pericoloso sia sulla pelle sia se
ingerito) che fuoriesce ogniqualvolta esse vengono danneggiate.
Il fusto è delicato perché cavo; le foglie hanno forma ovale allungata con dentature appena visibili; mentre quelli
che noi chiamiamo fiori non
sono altro che grandi brattee,
dapprima color verde poi rosso brillante, che circondano
le infiorescenze, ed hanno lo
scopo di richiamare gli insetti
impollinatori. I veri fiori – piccoli, giallastri e privi di petali
– si trovano al centro e sono
disposti a raggiera.
Se ne coltivano molte varietà
con brattee dalle diverse sfumature, dal rosso intenso al
rosa salmone al bianco crema, disposte talvolta a spirale doppia o irregolare. Esistono anche specie con brattee
bicolori, ma è difficile reperirle sul mercato.
La stella di Natale vuole un
terriccio soffice e molto ben
concimato: due terzi saranno costituiti da torba pura o
mista ad aghi di pino o foglie
secche, mentre la parte rimanente sarà composta di terriccio e sostanza inerte come il
polistirolo in granuli.
La pianta richiede un’umidità costante nel vaso, perciò è
bene bagnare poco ma con
continuità sia durante le fasi della crescita sia durante le
fasi della fioritura. Ama, inoltre, i luoghi molto luminosi
con umidità abbastanza elevata, ma non tollera l’esposizione diretta ai raggi del
sole; non sopporta neppure
le correnti d’aria fredda, gli
sbalzi di temperatura e la vicinanza delle fonti di calore
domestiche. Nel suo ambiente ideale la temperatura non
dovrebbe superare quasi mai
i 20 gradi.
Se mantenuta in “buona salute” la stella di Natale potrà
mantenere le sue infiorescenze anche due mesi.
Da noi questa pianta cresce
molto bene in serra, ma difficilmente in giardino, all’infuori di qualche zona del Meridione (Sicilia).
Come farla rifiorire
Dopo la caduta delle infiorescenze, la pianta va preparata al riposo. Per prima cosa è
necessario portarla in un ambiente un po’ più freddo, ma
asciutto e piuttosto luminoso;
qui va subito potata con cesoie da giardiniere fino a circa 10 cm dal colletto, facendo attenzione a non toccare il
latice che esce dalle parti recise. I rami recisi, lunghi almeno 25 cm, si potranno utilizzare come talee: queste,
piantate in un vaso di medie
dimensioni contenente del
terriccio leggero, ben drenato
e discretamente umido, metteranno le radici nel giro di
poche settimane e potranno
fiorire già a Natale dello stesso anno.
Subito dopo la potatura, le
annaffiature andranno ridotte notevolmente e la temperatura non dovrà mai scendere sotto i 15 gradi.
La pianta va ora lasciata riposare fino alla primavera, ba-
gnandola quel tanto che basta per non farla seccare. In
aprile si potrà rinvasarla in un
contenitore più grande usando terriccio nuovo e si riprenderanno le normali annaffiature; a maggio verrà portata
all’aperto e collocata in un
luogo riparato e ombreggiato,
dove potrà sviluppare nuovi
rami.
Durante l’estate si potrà concimare almeno una volta al
mese con fertilizzanti liquidi
adatti. Alla fine di settembre
la poinsettia va di nuovo portata in casa per essere preparata alla fioritura del periodo
natalizio. Essendo una pianta brevidiurna, essa fiorisce in
inverno quando la lunghezza
del periodo notturno supera
quella del giorno.
È necessario perciò garantirle
non meno di 14 ore di buio
ininterrotto giornaliero per
un periodo di circa due mesi, al termine dei quali si saranno formate le prime brattee colorate. Per ottenere ciò,
basta coprirla completamente
con una stoffa nera che non
lasci filtrare neppure un riflesso luminoso; sono ottimi anche i sacchi di plastica nera
per le immondizie posti sopra
una semplice struttura di filo
di ferro.
Lo stesso risultato si può ottenere anche portando giornalmente la poinsettia in una
stanza completamente buia.
Anche se non sempre è possibile ottenere gli stessi risultati
dei floricoltori professionisti,
questo sistema può riportare
la pianta alla fioritura regalando una soddisfazione davvero
appagante all’autore del piccolo… prodigio!