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Perché i guppy nell'anno darwiniano?
Per migliaia di anni gli uomini hanno influenzato l’evoluzione sia attraverso le modificazioni
indotte nell’ambiente sia operando una selezione artificiale attraverso la “domesticazione” di piante
e animali. In molti casi, gli scienziati hanno documentato rigorosamente il processo evolutivo
operando essi stessi in laboratorio una selezione artificiale.
Proprio sui guppy, in condizioni di laboratorio e nell’ambiente naturale, gli scienziati hanno
osservato l'azione della selezione naturale, che dai tempi di Darwin è considerata universalmente il
principale motore dell'evoluzione.
La caratteristica colorazione dei guppy riguarda soltanto i maschi: essa è data da macchie di forma
diversa (blu, verdi e porpora) poste su uno sfondo giallo, arancione, rosso e nero presente dalla
pinna caudale a quella dorsale: si tratta di un tipico caso di polimorfismo, cioè di un carattere
espresso da più varianti (alleli) di uno stesso gene. (1)
(1) La selezione artificiale può modificare le macchie e la colorazione dei guppy.
Le femmine e i predatori, per motivi diversi, sono attratti principalmente dai pesci che presentano le
macchie più grandi e vivaci: ai maschi non resta quindi che arrivare ad un compromesso tra livree
attraenti per chi vorrebbero conquistare ed al tempo stesso criptiche per chi li vorrebbe mangiare
(www.mahengechromis.it, 1.1.09).
Secondo John Endler, famoso anche per aver scoperto e classificato una nuova specie di guppy che
da lui prende il nome, la selezione naturale opera sui maschi in due opposte direzioni: da una parte
gli esemplari più grossi e dotati di colori più vivaci sono scelti più spesso dalle femmine per
l'accoppiamento, dall'altra, queste stesse caratteristiche rendono i guppy maschi più vulnerabili nei
confronti dei predatori, in quanto più facilmente individuabili.
Per verificare la correttezza della sua ipotesi, alla fine degli anni Settanta, Endler approntò due
differenti esperimenti.
Nel primo esperimento (2), egli introdusse un certo numero di guppy e di predatori in due ambienti
che variavano per la granulometria della ghiaia posta sul fondo. Dopo circa 15 generazioni di
selezione in entrambe le vasche erano presenti guppy che potevano mimetizzarsi con i rispettivi
ambienti, condizione che aveva permesso loro il massimo successo riproduttivo.
Nel secondo esperimento (3), Endler non mise i predatori e nel giro di poche generazioni, i guppy
maschi svilupparono colori più vivaci e code più grandi.
Che cosa pensate che succeda reintroducendo i predatori? Nuovamente nel giro di alcune
generazioni, le code dei guppy maschi diventano più piccole e i loro colori meno vivaci.
I risultati di entrambi gli esperimenti concordavano esattamente con quelli che previsti sulla base
alla teoria dell'evoluzione.
In entrambi i casi, infatti, i guppy maschi si erano evoluti nella direzione che, in quelle particolari
condizioni conferiva loro il massimo successo riproduttivo: più accoppiamenti, con i colori vivaci,
nell'ambiente privo di predatori e una vita più lunga (e quindi più occasioni di riprodursi) con la
colorazione meno vivace e mimetica nell'ambiente in cui erano presenti predatori. Un vero pesce
opportunista il nostro guppy!
Nel primo numero del 2009 su Nature, la più importante rivista scientifica al mondo, sono stati
riportati ben15 fatti dell’evoluzione e tra queste “perle”, una riguardava proprio i guppy. Questa
volta l’azione dell’evoluzione veniva osservata direttamente sul campo. Un gruppo di studiosi
dell’Illinois e della California ha studiato, nel 2006, nell’Isola di Trinidad, ancora una volta
l’impressionante variabilità della livrea dei guppy nell’intento di capire come mai le varianti di
colore sfavorite non vengano eliminate. Da esperimenti effettuati nei biotopi naturali si è notato che
le varianti di colore rare sono favorite, hanno cioè maggiori tassi di sopravvivenza. In base ad una
possibile interpretazione i predatori caccerebbero secondo un'immagine di ricerca che viene
costruita sulle forme di colore più comuni ed in particolare solo su alcuni tratti di queste forme. Le
colorazioni rare a questo punto potrebbero avvantaggiarsi della “pigrizia visiva” dei predatori. Una
ipotesi alternativa potrebbe invece coinvolgere il comportamento dei guppy che viene modificato in
base alla frequenza delle forme di colore. Queste due ipotesi sono tuttavia ancora da verificare .
www.mahengechromis.it, 1.1.09).
(2) Primo esperimento.
Ci sono i predatori, cambia la granulometria della ghiaia: i
guppy non si differenziano dal fondale.
(3) Secondo esperimento.
Non ci sono i predatori e prevale la selezione sessuale, i guppy
si differenziano dal fondale per attirare l’attenzione delle
femmine.