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Definíciók és témák a vizsgához
Bevezetés az olasz civilizációba 2010/2011 ősz,
Dr. Falvay Dávid, ELTE BTK Olasz Tsz.
0) DEFINIZIONE DI CIVILTà
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Il vocabolo latino civilitas significava propriamente l'essere cittadino.
Deriva infatti dall'aggettivo civilis, a sua volta legato al termine civis, cioè concittadino,
membro della comunità di una città, con tutti i diritti e doveri che ciò comporta.
La parola civilitas poteva però anche essere usata in opposizione a rusticitas per indicare le
buone maniere e la mitezza della vita di città contrapposte alla rozzezza e alla villania degli
abitanti della campagna.
Come si vede, in questo caso la lingua latina riflette il punto di vista degli abitanti della
città rispetto a quello dei contadini.
Da civilitas, o meglio dall'accusativo civilitatem, derivò nel Trecento la forma colta italiana
civiltà, originariamente usata nei due significati latini: cioè col valore di comunità cittadina e
con quello di gentilezza e buone maniere.
Il significato moderno del termine iniziò a prendere forma durante il Rinascimento, quando
gli intellettuali europei acquisirono una coscienza più approfondita della differenza tra il
proprio modo di vita, quello delle popolazioni extraeuropee, e quello dell'età antica.
Con civiltà si cominciò così a intendere, in opposizione a barbarie, il progresso di certe
forme della vita sociale.
Per estensione il termine fu successivamente impiegato per indicare il complesso dei valori
morali, dell'organizzazione politica, delle tradizioni, delle idee estetiche sul bello e sul brutto,
che caratterizza la vita di un popolo in un particolare momento della sua storia.
In quest'accezione il termine si avvicina molto al significato della parola cultura.
Con civiltà possiamo così far riferimento alle esperienze più alte dei popoli del passato,
come quando parliamo di civiltà classica o di civiltà egiziana, i cui reperti e i cui segni ci sono
noti attraverso l'archeologia e la filologia e sono raccolti in musei e biblioteche.
Oppure civiltà può indicare la particolarità di una forma di vita del mondo contemporaneo:
si può così parlare di civiltà europea e di civiltà orientale.
Infine il termine può essere esteso, grazie ai dati forniti dall'etnologia o dalla paleontologia,
anche a società primitive del mondo contemporaneo e a momenti arcaici dell'evoluzione
umana.
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1) Definizioni di storia
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Cosa è la storia?
Il termine greco istoria significa vedere, informarsi, sapere; è applicato sia alle inchieste di
Erodoto (un po’ romanzate), sia alle descrizioni degli animali di Aristotele (e delle piante di
Teofrasto): in questo senso si parla di «storia naturale». A sua volta il termine greco ha una
radice sanscrita, da weid che significa ‘visione che serve alla conoscenza’, di qui indagine.
Ecco allora che la storia è costituita dalle fonti stesse, dalle testimonianze (dirette), dalla
materia prima documentata o archeologica, dalle rappresentazioni immediate o dalle
narrazioni effettuate dai non studiosi, non aggiornate e non elaborate.
Dunque la storia è rappresentata da: avvenimenti + res gestae (azioni), ovvero dagli eventi
umani nel loro svolgimento. Questa può essere considerata una definizione base di ‘storia’.
Ma cosa distingue la storia dalla cronaca o dalla narrazione?
Cosa distingue la storia dalla storiografia, rendendo quest’ultima una scienza umana?
La storiografia è propriamente il ‘discorso degli storici’; l’elaborazione e la stesura di
un’opera di argomento storico secondo una metodologia. Un’elaborazione di materiali storici,
di ‘documenti’ del passato.
Per Marc Bloch è inesatto dire che la storia (o meglio la storiografia) «è la scienza del
passato»: «è assurda l’idea stessa che il passato, come tale, possa essere oggetto di scienza...
senza una preliminare decantazione potremmo fare oggetto di conoscenza razionale fenomeni
non aventi altro carattere comune fuorché quello di non essere stati nostri contemporanei?» La
storia è scienza degli uomini e «degli uomini nel tempo»: però lo storico non pensa all’umano
come tale (che è l’oggetto dell’antropologia). Quindi essa è perfettamente una ‘scienza
umana’, non narrazione.
Per la nostra cultura (Aristotele, Leibniz,...) «una realtà non si può comprendere in modo
migliore che per mezzo delle sue cause»: così la scienza storica è studio delle cause dei
comportamenti
umani
nel
tempo.
Scienza dei comportamenti: ecco che tanti pensano che dopo il 1940 o il 1980 (spostando
sempre il limite) non sia più storia, ma politica o sociologia o giornalismo (cronaca). Bisogna
proporre di nuovo la domanda: dove sta la differenza fra storia e cronaca?
Nel metodo, nel fare analisi storica, cioè nel fare storiografia. La storiografia mostra i
comportamenti del passato per meglio comprendere il presente ed agire in esso; ma allo
stesso tempo i miei metodi e i miei interessi per il passato sono influenzati dai problemi del
presente per cui io «comprendo il passato mediante il presente» (cit. p. 54). Questo è il fine
pragmatico della storia/grafia.
Una scienza si definisce (oltre che come ricerca delle cause, o delle spiegazioni per una
scienza umana - e spiegazioni delle relazioni nel passato e nell’insieme presente-passato,
inteso
come
sviluppo
del
tempo
umano
-)
per
il
suo
metodo.
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Per definire il metodo storico si può seguire Marrou. La storia è «conoscenza (non
narrazione) del passato umano», conoscenza scientificamente elaborata e non solo studio e
ricerca (di cause): la storia è scienza del concreto, del singolare. Ma la scienza, come episteme
(nel senso preciso di conoscenza vera, delle cause) è scienza del generale, allora la storia non
è episteme, ma techne ossia «conoscenza diversa da quella volgare dell’esperienza quotidiana
elaborata in funzione di un metodo sistematico e rigoroso che si rivela come fattore optimum
di verità.» (La conoscenza storica - UP Mulino, p. 32)
Ciò che fa della storia una scienza è allora la sistematicità e rigorosità del metodo applicato
a un insieme di fatti unici, cioè irripetibili esattamente allo stesso modo, ma anche conoscibili
ed indagabili con: a) un metodo univoco; b) una comprensione di relazioni causali,
motivazionali,
di
significato.
La storiografia è scientifica per il metodo; per la validità applicativa (techne) del modello, per
la sua capacità esplicativa di fatti, uomini e comportamenti, pur restando ferma la
molteplicità dei modelli storiografici scelti soggettivamente assieme all'uso di materiali da:
documenti (scritti), archeologia, numismatica, toponomastica, geografia, economia,
antropologia, narrativa, cronache; si hanno così la storia economica, demografica, sociale,
politica, materiale, religiosa, locale (microstoria)...
A questo punto occorre concludere che la validità storica, come validità di una technee di
una scienza umana , dipende dal buon senso e dall’onestà intellettuale dello storico (ma tale
osservazione vale anche per qualunque disciplina della conoscenza umana): come per la
cartografia occorre che la proiezione scelta non distorca troppo.
Sulla validità applicativa del modello bisogna tener presente che per Max Weber «la
metodologia può essere sempre e soltanto una riflessione sui mezzi che hanno trovato
conferma nella prassi» (Il metodo delle scienze storico-sociali - Einaudi, p. 147). Il processo
di comparazione e classificazione dei dati è inscindibile dal lavoro dello storico, come da
qualunque altra metodologia scientifica (quindi la storia locale non può essere fine a se stessa,
ma collocata nella delineazione di un quadro complessivo).
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2) Tipi della storia e discipline storiche
storiografia
teoria della storia
storia politica
istituzionale
diplomatica
militare
storia economica
industriale
dell’agricultura
del commercio
storia culturale
della letteratura
dell’arte
della scienza
religiosa
della mentalità
storia sociale
della vita quotidiana
dell’immaginario
memoria storica – luoghi della memoria
Rapporti/relazioni italo-ungheresi
Discipline ausilari, o interdisciplinari
• Filologia
• Diplomatica
• Museologia
• Archivistica
• Antropologia storica
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GEOGRAFIA STORICA ITALIAN
Stati e unità territoriali preunitari
•
1.) L’ETRURIA
•
2) LA ROMA ANTICA
•
3.) L’ITALIA BIZANTINA
•
4) LO STATO DELLA CHIESA
•
5) IL REGNO DEL SUD
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3) DEFINIZIONI DI GEOGRAFIA CULTURALE
1) “La geografia culturale studia le manifestazioni della cultura sulla superficie terrestre,
sia nelle sue tecniche materiali (cultura materiale), sia nell’insieme dei valori non materiali di
una società. I problemi della geografia culturale comprendono due fondamentali categorie
tematiche: a) fattori ubicazionali dei fenomeni culturali; b) interpretazione dei segni impressi
dalla cultura nel territorio e individuazione della fisionomia dei paesaggi sotto questo
aspetto.”
(Caterina Barilaro Università di Venezia)
2) La geografia culturale considera invece le entità artificiali quali le nazioni e gli stati, gli
insediamenti umani, le linee di comunicazione, i trasporti, le costruzioni e tutti gli altri
interventi dell’uomo che modificano l’ambiente fisico. Per sviluppare i propri studi, i
geografi devono inoltre ricorrere all’economia, alla storia, alla biologia, alla geologia e alla
matematica.
(http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761552030/Geografia.html
3) Questa specializzazione, che nella tradizione geografica italiana è nota come geografia
umana, si interessa di tutti gli aspetti della vita sociale dell’uomo che influenzano il nostro
pianeta e, inversamente, dei condizionamenti che questo impone, con la varietà dei suoi
ambienti, all’uomo e alla sua società. Le risorse minerali, quali i giacimenti petroliferi e
minerari, i pascoli e i terreni coltivabili, sono studiati in termini di posizione, produttività e
potenzialità di sfruttamento. Le aziende manifatturiere dipendono dagli studi geografici per
tutte le informazioni che riguardano le materie prime e la reperibilità della mano d’opera, così
come si fondano sullo stesso nucleo di conoscenze le indagini di mercato che vengono
compiute per valutare il potenziale commerciale di una determinata zona.
La geografia culturale comprende anche la geografia politica, che è un’applicazione delle
scienze politiche. La geografia politica si interessa delle attività sociali dell’uomo suscettibili
di influenzare i confini delle aree urbane, delle nazioni o di gruppi di nazioni.
(http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_761552030_2/Geografia.html)