Chardin, Jean - Biblioteca Universitaria di Genova

BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA – PERCORSI TEMATICI
UNIVERSALITAS & PERVASIVITAS
IL COSTITUIRSI E DIFFONDERSI DELLA
S.J. E SUOI ECHI (1540 - 1773)
di A. Pisani
Schede autori Attività missionarie ed esplorazioni non gesuite
Jean Chardin
Figlio di un ricco gioielliere francese, compì due viaggi in
Oriente, il primo nel 1664 (Persia e India) e il secondo nel
1671 (Turchia, Crimea, Caucaso e Persia). Tornato in Francia
nel 1677, per sfuggire alle persecuzioni ugonotte da lì a poco
dovette rifugiarsi in Inghilterra, dove divenne gioielliere della
Corona e insignito del cavalierato.
Jean Chardin, nato Jean-Baptiste Chardin e noto anche come
Sir John Chardin, (Parigi, 16 novembre 1643 – Chiswick, 5
gennaio 1713), è stato un gioielliere, viaggiatore e scrittore
francese, noto soprattutto per i resoconti dei suoi viaggi in Persia e nel Vicino Oriente.
Biografia
Chardin nacque nel 1643 in una famiglia protestante. Suo padre, un ricco gioielliere, gli diede una
buona educazione e lo formò nel commercio dei gioielli. Ma invece di dedicarsi alla professione di
famiglia, il giovane Chardin partì nel 1664 con un mercante di Lione di nome Antoine Raisin per la
Persia e l'India, in parte per gli affari e in parte per gratificare il proprio Wanderlust, il desiderio di
conoscere il mondo.
Dopo un viaggio di successo, durante il quale ricevette il patrocinio del monarca safavide Shah
Abbas II e di suo figlio Safi Mirza, Chardin tornò in Francia nel 1670. Abbas III che morì nel 1666
e il figlio Safi Mirza gli successe prima come Shah Safi II poi come Shah Suleiman I. L'anno
successivo al suo rientro in patria, Chardin pubblicò un resoconto de Le couronnement de
Soleïmaan (L'incoronazione di Shah Soleiman).
Chardin si rese tuttavia conto che la sua fede protestante lo tagliava fuori da ogni speranza di onori
e di promozione nella sua nativa Francia, e così partì di nuovo per la Persia nel mese di agosto
1671. Questo secondo viaggio fu molto più avventuroso del primo. Invece di andare direttamente
alla sua destinazione, passò da Smirne, Costantinopoli, la Crimea, il Caucaso, la Mingrelia e la
Georgia, e lui non raggiunse la città di Esfahan fino al giugno 1673. Dopo quattro anni trascorsi in
viaggio in Persia, visitò nuovamente l'India, e tornò in Europa dal Capo di Buona Speranza nel
1680[1].
In quel periodo però la persecuzione da parte di Luigi XIV nei confronti degli Ugonotti era in pieno
svolgimento, e nel 1681 Chardin lasciò ancora una volta la sua patria, questa volta per stabilirsi a
Londra. Qui fu nominato gioielliere della corte reale. Charlo II gli concesse l'onore di cavaliere, e lo
stesso giorno Chardin sposò Esther de Lardinière Peigne, una profuga ugonotta proveniente da
Rouen. Ebbero sette figli. Divenne membro della Royal Society nel 1682.
BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI GENOVA – PERCORSI TEMATICI
UNIVERSALITAS & PERVASIVITAS
IL COSTITUIRSI E DIFFONDERSI DELLA
S.J. E SUOI ECHI (1540 - 1773)
di A. Pisani
Schede autori Attività missionarie ed esplorazioni non gesuite
Chardin, in seguito, visse per un periodo Olanda come rappresentante della Compagnia Inglese
delle Indie Orientali. Nel 1686, pubblicò la prima parte dei suoi famosi Viaggi. Ma l'opera non fu
completa fino al 1711, quando fu pubblicata, ad Amsterdam, con lo splendido titolo Voyages de
monsieur le chevalier Chardin en Perse et autres lieux de l'Orient
Sir John morì a Chiswick, Londra nel 1713. Fu sepolto a Turnham Green (Chiswick), che fu
distrutto nel 1882. Resta un monumento funebre dedicato a lui all'abbazia di Westminster, il quale
reca l'iscrizione nomen sibi fecit eundo.
Valore degli studi
Gli studiosi moderni considerano l'edizione del 1811 dei Voyages (curata dall'orientalista LouisMathieu Langlès) come quella standard.
I primi lettori hanno elogiato il lavoro di Chardin per la sua pienezza e fedeltà, e ha ricevuto elogi
da un certo numero di pensatori illuministi, tra cui Montesquieu, Rousseau, Voltaire ed Gibbon.
Anche studiosi recenti della Persia garantiscono la sua importanza; secondo John Emerson "le sue
informazioni sulla Persia safavide supera di molto quella di tutti gli altri scrittori occidentali per
estensione, profondità, accuratezza e assennatezza.[2] Chardin viaggiò in lungo e in largo, ebbe una
buona padronanza della lingua persiana, e ci ha lasciato resoconti dettagliati dei luoghi e delle
persone che incontrava. Ebbe anche un accesso diretto alla Corte safavide e le sue descrizioni della
politica contemporanea e dell'amministrazione hanno un'alta considerazione.
Anche se ci sono sviste occasionali nei suoi libri, è generalmente creduto come testimone affidabile,
e il suo lavoro è stato utilizzato come fonte di diversi studi sui Safavidi per quanto riguarda storia,
governo, economia, antropologia, religione, arte e cultura.
Note
[1] Emerson, Encyclo. Iranica
[2] "his information on Safavid Persia outranks that of all other Western writers in range, depth,
accuracy, and judiciousness."
Bibliografia
Encyclopædia Britannica, XI edizione, Cambridge University Press, 1911
John Emerson: Biografia di Chardin in Encyclopaedia Iranica.
Dirk Van der Cruysse, Chardin le Persan, Fayard, Paris, 1998.
Cfr.: Wikipedia - http://it.wikipedia.org/wiki/Jean_Chardin. Questa pagina è stata modificata
per l'ultima volta il 4 ott 2011 alle 13:35; Il testo è disponibile secondo la licenza Creative
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Vedi anche: profilo biografico di Jean Chardin nel sito dell'Enciclopedia Treccani