A09 77/2 Giuseppe Ferri Nicola Carlo Guerrini Microelettronica analogica Lucidi ed esercitazioni Copyright © MMVII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, 133 A/B 00173 Roma (06) 93781065 ISBN 978-88–548–0970-3 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: gennaio 2005 II edizione: gennaio 2007 Prefazione Questo libro è costituito dalla raccolta dei lucidi proiettati a lezione e dalle esercitazioni SPICE relative al Corso di Microelettronica (Nuovo Ordinamento, a partire dall’a.a. 2004-2005), tenuto presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di L’Aquila. Esso è affiancato da un testo di riferimento, dal titolo “Microelettronica Analogica”, degli stessi Autori, nato dall’esigenza di fornire in italiano un libro di testo per le lezioni di Microelettronica. Gli argomenti trattati infatti provengono da diverse fonti o articoli, ovviamente in lingua inglese, nonché dall’esperienza diretta di ricerca degli Autori. Indice Prefazione................................................................................. iii 1 Il transistor MOS.................................................................... 3 2 Processi CMOS........................................................................ 19 3 Disegno su silicio (layout) e latch-up.................................... 43 4 Integrazione su silicio di componenti elettronici.................. 59 5 I principali blocchi analogici in tensione............................... 69 6 Riferimenti di corrente e tensione......................................... 87 7 Progetto di amplificatori a transconduttanza (OTA).......... 97 8 L’approccio current-mode..................................................... 109 9 Progettazione a bassa tensione (Low Voltage)..................... 127 10 Compensazione in frequenza per circuiti low-voltage......... 149 11 Progettazione a bassa potenza (Low Power)........................ 157 12 Introduzione a SPICE – BSIM 3v3........................................ 169 13 Esercitazioni SPICE................................................................ 183 14 Bibliografia.............................................................................. 199 LUCIDI Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Il Transistor MOS 3 Il transistor MOS MOS Transistor Il presente corso di Microelettronica è basato sulla progettazione analogica di circuiti integrati. La tecnologia attualmente usata in tal senso è la CMOS (MOS complementare), costituita da transistor ad effetto di campo a canale n (nMOS) e a canale p (pMOS). Perche’ la tecnologia a MOS si preferisce a quella a BJT ? 1) Tensioni di soglia minori (0.45-0.5 V anziché 0.6 V) 2) Controllo della corrente di uscita attraverso la tensione di ingresso e non tramite la corrente di ingresso 3) Progettazione con più gradi di libertà (manca corrente di gate) 4) Costi inferiori Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Classificazione dei materiali Semiconduttori, metalli, isolanti : distinguibili in base alla resistività U (nei semiconduttori 10-2<U6 :cm, negli isolanti è maggiore di 6 :cm mentre nei metalli è inferiore a 10-2 : cm). Strutture a bande dei solidi Livelli di Fermi ed energy gap : nel silicio : Eg = 1.2 eV EC EFi Eg EV Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 4 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Drogaggio : (a) tipo n ; (b) tipo p EC EC EF EF EV (a) EV (b) Statistica di Fermi Dirac : indica la probabilità di occupazione dei livelli di energia F (E ) : 1 1 e E E F KT dove EF è il livello di Fermi. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Funzione di distribuzione di Fermi-Dirac per tre diverse temperature: F(E) T1 1 A T= 0 K vale sempre 0.5. 1/2 T2>T1 Al valore di Fermi : F(EF) = 1/2 T=0 EF E Se il livello di Fermi è al centro dell’energy gap, il materiale è intrinseco e la concentrazione di elettroni e lacune è uguale: n=p=ni Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 5 Il transistor MOS MOS Transistor ni dipende fortemente dalla temperatura. Per il silicio si ha : ni= 3.954· 1016 T3/2 e-1.21q/2KT A temperatura ambiente (300 K): ni=1.42 · 1010 cm-3 n # ND per drogaggi di tipo n p # NA per drogaggi di tipo p Legge di azione di massa: n·p=ni2 Il livello di Fermi è spostato verso l’alto (n) o il basso (p), rispetto al livello intrinseco, della quantità : IF KT ND ln q ni KT n ln i q NA IF caso n caso p Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Proprietà del silicio Orientamento cristallografico: <100> o <111> Proprietà Valore Unità di misura Densità atomica 5 1022 atomi/cm3 Densità 2.330 g/cm3 g/mole Peso atomico 28.1 Costante reticolare 0.543 nm Conducibilità termica 1.41 :/cm°C Resistività intrinseca (300°K) 2.5 105 :cm Costante dielettrica relativa, Hr 11.9 - Costante dielettrica assoluta, H0 8.854 10-14 F/cm [ref. 1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 6 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Conduttività V= Vn+ Vp = q(nPn+pPp) A temperatura ambiente: da cui : n # ND per drogaggio di tipo n p # NA per drogaggio di tipo p V = q ND Pn per drogaggio di tipo n V = q NA Pp per drogaggio di tipo p Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Mobilità di elettroni e lacune (sinistra) e resistività (destra) in funzione del drogaggio (a T ambiente) [ref. 1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 7 Il transistor MOS MOS Transistor nMOS : schema [ref. 2] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor nMOS: sezione verticale [ref. 2] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 8 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Tensione di soglia La tensione di soglia è la tensione che occorre fornire al gate per formare un canale di conduzione tra il source e il drain. Il canale di conduzione si forma in condizione di strong inversion . Eg Q QIMP J V 2I dove J IFS SS sb FS Cox 2q VTh 2qHN A Cox J = coefficiente di effetto body, Eg = energy gap, q = carica dell’elettrone, Cox = Hox/tox = capacità dell’ossido per unità di area, QIMP = carica degli ioni impiantati, Qss = carica intrappolata all’interfaccia ossido-semiconduttore, )FS = potenziale di superficie. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Tensione di soglia Nella maggior parte delle applicazioni, il body è collegato al source e quindi Vsb = 0. Di conseguenza la VTh è pari a: VDD VTh ,0 Eg 2q IFS QSS QIMP J Cox 2IFS M2 VB Nel cascode la tensione di soglia di VIN M2 è leggermente maggiore di quella di M1 (effetto body). Æ M1 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 9 Il transistor MOS MOS Transistor Caratteristica mutua ID Strong inversion Weak inversion VTH Weak inversion : VGS # VTH ; VGS Strong inversion : VGS > VTH Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Caratteristica di uscita ID Regione lineare Regione di saturazione Regione di debole inversione VDS – Regione di weak inversion (debole inversione): VGS | VTh – Regione lineare (o di triodo): bassi VDS – Regione di saturazione: VGS > VTh ; Vdsat = VGS-VTh Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 10 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Regione di WEAK INVERSION (anche detta sotto-soglia) Relazione esponenziale tra corrente di drain e tensione di gate (analogie col caso bipolare) : Id Id0 e qV g nKT e qV b nKT >1 e qV ds KT @ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Regione LINEARE o di TRIODO Id 1 2º § W ·ª ¸ V gs V Th V ds V ds » 2 ¼ © L ¹ «¬ P C ox ¨ Poiché la tensione drain-source è bassa, il termine quadratico è trascurabile : Id §W · ¸ V gs V Th V ds © L ¹ P C ox ¨ Attenzione : la relazione precedente è dunque un’equazione a 5 variabili (Vds, Vgs, Id, W ed L ). In essa perciò ci sono molti gradi di libertà ma vedremo che si ridurranno in base ad altre condizioni e comunque è del progettista il compito di fissarli nel modo migliore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 11 Il transistor MOS MOS Transistor Regione di SATURAZIONE Lo spessore del canale all’estremità di drain diminuisce fino ad annullarsi e si dice che il canale è in pinch-off [ref. 1] (strozzato) L 2 qN V ds V dsat A 1 W P C ox V gs VTh 2 2 L 'L Id L | 1 OVds L 'L dove O H 2 qL N A | 107 | 0.05 V 1 L NA Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Regione di SATURAZIONE 1 1 OVds | L 'L L Id e infine si ottiene la ben nota relazione: 1 W V gs VTh 2 1 O V ds P C ox 2 L PCox è spesso simboleggiato con kn (kp) detto parametro di transconduttanza del processo. Valori di riferimento sono : tox = 15 nm, Pn = 520 cm2/V2 s, Pp = 180 cm2/V2 s. Dunque: kn vale circa 108 PA/V2, mentre kp vale 38 PA/V2 . Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 12 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Circuito equivalente per piccoli segnali Cgd GATE DRAIN rd Cgs gmvgs gds gmbvbs Cgb Cdb Csb rs SOURCE BULK gm = GID/GVGS transconduttanza gds = GID/GVDS conduttanza di uscita gmb = GID/GVBS transconduttanza di substrato Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Transconduttanza (gm) In weak inversion : g In regione lineare : gm wI d w V gs m wI d w V gs In regione di saturazione si hanno tre formule alternative: gm 2Id V gs V Th gm Id nKT q μC gm ox §W ¨ © L wI d w V gs · ¸V ds ¹ §W · ¸ V gs VTh © L ¹ P C ox ¨ §W · 2PC ox ¨ ¸ I d ©L¹ <--- Questa è la più usata Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 13 Il transistor MOS MOS Transistor Conduttanza di uscita (gDS) In regione lineare : wI d w V ds g ds §W · ¸ V gs V Th V ds © L ¹ P C ox ¨ In saturazione: g ds wI d wVds 1 §W · PCox ¨ ¸O Vgs VTh 2 | OI d 2 ©L¹ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Resistenze viste dai terminali dei MOS Vista dal drain (resistenza di uscita del source comune, trascurando il carico): Vista dal source (resistenza di uscita del drain comune, trascurando il carico): ROUT 1 g ds rds ROUT | 1 gm Vista dal gate : infinita Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 14 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Resistenze viste nella configurazione a diodo DRAIN GATE vgs gmvgs rds SOURCE i g m v gs e v GATE 1/gm v gs req DRAIN rds v i GATE v gs g m v gs 1 gm DRAIN 1/gm SOURCE SOURCE Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Effetto valanga Per Vds elevati (10 – 15 V), le cariche mobili nella regione di svuotamento di drain vengono accelerate dal campo elettrico applicato e, attraverso ionizzazione per impatto, creano coppie elettrone-lacuna. Si avrà allora un aumento sia della corrente di drain che di quella di substrato. [Ref. 1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 15 Il transistor MOS MOS Transistor Effetto valanga Conseguenze: La corrente di substrato può contribuire al fenomeno del latch-up. Il rumore del dispositivo aumenta. [Ref. 1] L’impedenza d’uscita diminuisce, poiché aumenta gds. I portatori di carica possono essere intrappolati nell’ossido con un conseguente aumento della tensione di soglia. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Capacità parassite MOS Transistor In regione lineare: [Ref.1] In saturazione: Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 16 Lucidi di Microelettronica Analogica MOS Transistor Rumore termico Vn2,T 'f 2 1 4 KT Vn2,T 3 gm 2 KT 4 'f 3 gm su una banda f Per ridurre questo rumore bisogna : aumentare il rapporto W/L Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MOS Transistor Rumore flicker Vn2,1 f 'f Kf 1 P f Cox WL D Per ridurre questo tipo di rumore bisogna: · Avere un prodotto WL il più grande possibile. · Usare ossido sottile. · Usare tecnologia “pulita”. · Tentare di usare canali sepolti. · Usare dispositivi aventi il Kf minore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 17 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Processi CMOS 19 Processi CMOS CMOS processes Il silicio puro o intrinseco, come detto, presenta le caratteristiche di un semiconduttore, ma la sua conducibilità può variare anche di molti ordini di grandezza, se esso viene drogato attraverso l’introduzione di impurità nel suo reticolo cristallino. E’ stato così possibile, nel corso degli anni, realizzare diversi dispositivi basati sul silicio come semiconduttore, mentre le tecniche di processing del silicio si sono evolute verso soluzioni sempre più sofisticate in modo da realizzare giunzioni e dispositivi con caratteristiche sempre migliori. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes REALIZZAZIONE DEL WAFER MONOCRISTALLINO DI SILICIO (metodo CZ) Un nucleo di cristallizzazione è accresciuto in un cristallo di silicio mentre è tirato verso l’alto, alla velocità di circa 5 cm/h, da una colata di silicio purissimo. [Ref.3] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 20 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes Le impurità vengono aggiunte alla fusione, in quantità controllata, in modo da ottenere un cristallo con determinate proprietà. L’orientamento è determinato dal cristallo originario che viene inizialmente inserito per la fusione. Quest’ultima è depositata in un crogiolo di quarzo, ricoperto da un radiatore di grafite. La grafite è riscaldata attraverso induzione RF e la temperatura è mantenuta a circa 1425°C, ossia qualche grado in più rispetto al punto di fusione del silicio. Il silicio viene introdotto verticalmente e fatto ruotare lentamente, quindi viene raffreddato fino ad assumere la forma monocristallina; in ultimo viene tagliato con lame di diamante. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes Quindi ciascuna fetta viene lappata con polvere di allumina (Al2O3), trattata con attacco chimico per rimuovere i danni meccanici e infine di nuovo lappata con particelle sferiche di SiO2 in NaOH. Fetta o wafer di silicio: diametro = 50-250 mm, spessore = 0.25-1 mm. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 21 Processi CMOS CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO L’ossidazione termica consente la realizzazione di ossido di silicio (SiO2) tramite reazione di un gas ossidante a contatto con una superficie calda di silicio. Tale processo avviene riscaldando le fette di silicio in un ambiente di atmosfera ossidata dove è presente ossigeno o vapore d’acqua e può avvenire in due modalità: Ossidazione umida (wet): rapida, in atmosfera con acqua, a circa 1000°C, secondo la reazione: Si+2H2OoSiO2+ 2H2. Ossidazione secca (dry) : più lenta, in atmosfera con ossigeno, a circa 1200°C, secondo la reazione:Si+O2oSiO2. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO L’ossidazione secca fornisce ossidi di migliore qualità per densità, tensione di rottura e proprietà elettriche dell’interfaccia silicio-ossido e quindi è usato per la fabbricazione dei gate nei MOSFET. L’ossidazione umida invece è più usata nell’ambito della protezione di strati. Lo strato finale di ossido di silicio cresce verticalmente in entrambe le direzioni in modo abbastanza simile. Nel CMOS tale ossido rappresenta l’ossido di campo (field oxide), che cresce in prossimità di source e drain separandoli dai CMOS vicini. Si noti che durante il processo di formazione dell’ossido lo spessore del silicio si riduce di circa 0.4 volte quello dell’ossido che si è formato. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 22 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO Vediamo ora i processi tecnologici che permettono di realizzare semiconduttori drogati. L’epitassia consiste nella crescita di uno strato sottile monocristallino (detto appunto strato epitassiale) sullo stesso silicio monocristallino, sottoposto ad alte temperature ed a sorgenti di materiale drogante. L’impiantazione ionica consente l’inserimento, sotto vuoto e a bassa temperatura, di atomi donatori o accettori ad alta energia nel substrato. I danni al reticolo cristallino che tale processo può provocare sono eliminabili attraverso ricottura (annealing) a temperature di 700-1000 °C. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO Invece la diffusione avviene in forno e a temperature più alte (superiori ad 800°C): in questo caso, seguendo la legge di Fick, le impurità tendono a diffondersi nelle regioni a più bassa concentrazione. La deposizione consiste nel far evaporare materiale drogante sulla superficie del silicio, in modo che, dopo un ciclo termico, tali impurità possano raggiungere il substrato. Essa avviene solitamente per evaporazione chimica (CVD = Chemical Vapour Deposition) e in una delle seguenti tre forme: 1) a pressione atmosferica (APCVD = Atmospheric Pressure CVD); 2) a bassa pressione (LPCVD = Low Pressure CVD); 3) assistita da un plasma (PECVD = Plasma Enhanced CVD). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 23 Processi CMOS CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO APCVD : vantaggio: bassa temperatura di deposizione. La scarsa resistenza a contaminanti esterni è eliminabile attraverso ricottura (annealing), a circa 600-800 °C. LPCVD : per la deposizione di strati sottili di polisilicio e nitruro di silicio (Si3N4), quest’ultimo utilizzato in micromachining (microlavorazione) del silicio. PECVD: utilizza basse temperature di deposizione (300°C), è usato per realizzare gli strati finali di passivazione. I metalli possono essere deposti attraverso CVD o PVD (Physical Vapour Deposition): in quest’ultimo caso si utilizzano processi di evaporazione (tipicamente sotto vuoto) e sputtering (“spruzzamento” di ioni, in presenza di un forte campo elettrico, DC o RF). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO Le tecniche descritte consentono una buona costruzione di transistor e altre strutture di interesse solo se unite all’abilità di controllare dove e quante impurità vengono introdotte. Il numero di impurità introdotte dipende dall’energia e dal tempo di attacco per l’impiantazione ionica e anche dalla temperatura per la diffusione. La possibilità di controllare la direzione delle impurità dipende invece dalla capacità di fare buone maschere (che selezionano le aree di interesse) in processi di tipo litografico. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 24 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSI TECNOLOGICI SU SILICIO L’impiantazione ionica non fa uso di maschere, al contrario degli altri processi in cui la diffusione è selettiva. I materiali isolanti comunemente usati come maschere sono: fotoresist, polisilicio, diossido di silicio (Si O2) e nitrato di silicio (Si N). Il fotoresist (PR) è un materiale organico fotosensibile che può essere polimerizzato dalla luce ultravioletta (UV). Le aree polimerizzate possono essere così rimosse con un solvente organico: in questo caso si parla di PR positivo. Invece si parla di PR negativo quando le zone PR non esposte a raggi UV vengono dissolte dal solvente. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes LITOGRAFIA Dal greco : scrittura su pietra. Nel contesto microelettronico essa rappresenta un particolare procedimento con cui possono essere predisposti su opportuni substrati, con o senza l’ausilio di sostanze polimeriche (resist), delle scanalature che sono alla base della generazione dei percorsi circuitali. In presenza di resist (di gran lunga la soluzione più usata) è prevista la deposizione e la selettiva rimozione di film di ossido, metallo o altro materiale su wafer di silicio. La rimozione avviene mediante incisione (etching) dello strato, a secco o tramite acido (etching chimico). La litografia che usa PR prende il nome di fotolitografia. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 25 Processi CMOS CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Litografia ottica, che consiste nell’esporre alla luce, attraverso una maschera che contiene l’informazione dei pattern circuitali, un substrato ricoperto di PR. Tale litografia si effettua in tre possibili modalità: a) a contatto, b) a prossimità, c) a proiezione. Nel primo caso si hanno ottime risoluzioni (500 nm), ma è presente il serio problema di avere superfici sempre estremamente pulite. La seconda soluzione, in cui la maschera è messa più distante (decine di micron) dal PR, riduce la possibilità di danneggiamento della maschera. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Tale eventualità viene completamente esclusa con la tecnica a proiezione (che però è più complicata dal punto di vista strutturale). In generale la litografia ottica è particolarmente valida se si pensa che essa rappresenta un processo di trasferimento dell’informazione di tipo parallelo (come del resto quella a raggi X) e quindi consente la produzione contemporanea e la replica in massa su più chip di percorsi anche ad elevata densità. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 26 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Litografia a fascio elettronico (EBL=Electron Beam Litography), particolarmente sofisticata, con la quale un fascio di elettroni opportunamente focalizzato è usato per disegnare direttamente sul PR o creare maschere ad alta definizione. Tale tecnica ha le seguenti caratteristiche positive: elevata risoluzione, ottima allineabilità, pattern derivabili da dati digitali, ottimo controllo di dose ed energia, assenza di maschere. I problemi nascono da limitazioni economiche e limitazioni fisiche come: scattering degli elettroni (diffusione all’indietro o backscattering e creazione di elettroni secondari), necessità di operare sotto vuoto, bassa velocità di scrittura. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Litografia a fascio ionico (IBL = Ion Beam Litography), con cui un fascio accelerato e focalizzato di ioni H+ o He++ (aventi alta energia, circa 1000 eV) viene mandato sul bersaglio (pattern). Ha una risoluzione superiore all’EBL e interessanti sviluppi nelle riparazioni di maschere, deposizione di ioni e drogaggio locale di semiconduttori. E’ una tecnica molto utile per la fabbricazione di dispositivi con dettagli sub-micrometrici, anche se c’è difficoltà nel reperire sorgenti capaci di fornire un adeguato flusso ionico. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 27 Processi CMOS CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Litografia a raggi X (XRL = X Ray Lithography), in cui l’uso di particelle non cariche consente di evitare il vuoto e di operare su vaste aree, con bassi tempi di esposizione ed elevata risoluzione spaziale (150 Angstrom), anche se con problemi di divergenza del fascio e alti costi della sorgente. L’immagine è trasferita facendo uso di raggi X (lunghezze d’onda pari a 2-20 Angstrom). Le maggiori difficoltà riguardano lo sviluppo di adeguate lenti per la riduzione delle immagini. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes TIPI DI LITOGRAFIA Nanolitografia, una tecnica moderna in cui l’uso della microscopia a forza atomica o ad effetto tunnel consente la manipolazione di atomi, l’accrescimento di ossidi, la scrittura su opportuni PR e l’immagazzinamento di dati ad alta densità. Tale tecnica è usatissima in micromachining (microlavorazione del silicio), infatti si ottengono risoluzioni inferiori a 10 nm. Tale tecnica tuttavia non può essere impiegata nei sistemi VLSI, ma può tornare molto utile a livello di ricerca su singoli prototipi o su un basso numero di dispositivi e dunque non va vista come tecnica competitiva o alternativa a quelle tradizionali. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 28 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS Il silicio da utilizzare nei dispositivi microelettronici può essere accresciuto non solo in forma monocristallina (metodo CZ) ma anche policristallina e allora viene detto polisilicio. Esso è usato nelle interconnessioni e nell’implementazione dell’elettrodo di gate (G) in un transistor MOS. La sua caratteristica principale consiste nella possibilità di essere usata come maschera per la definizione precisa degli elettrodi di source (S) e drain (D), ottenuta con bassa sovrapposizione G-S e G-D. Il polisilicio si forma depositando silicio sul proprio ossido o su altre superfici. Nel caso del gate del MOS, esso è depositato sull’isolamento del gate stesso. Se non è drogato, il polisilicio ha alta resistività e quindi può essere usato per implementare resistenze nelle memorie statiche. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (a) sviluppo dello strato di ossido di silicio su un substrato di tipo p Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 29 Processi CMOS CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (b) su tutta la superficie si accresce uno strato sottile di ossido (100-300 Angstrom), chiamato ossido sottile o di gate. Per isolare i transistor invece si usa l’ossido di campo (field oxide). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (c) sulla zona di interesse si deposita il polisilicio, di spessore tra 0.5 e 2 Pm. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 30 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (d) si impiantano o si diffondono le zone n+ che formeranno drain e source, di profondità di almeno 1 P Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (e) si ricopre la struttura con ossido di silicio per deposizione Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 31 Processi CMOS CMOS processes PROCESSO DI FABBRICAZIONE DEL GATE PER nMOS [Ref.3] (f) si inseriscono per evaporazione i contatti di alluminio per D e S. Eventuali altre connessioni sono inseribili insieme a strati di ossido, metallizzazioni e buchi per contatti (contact holes). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes LA TECNOLOGIA CMOS La tecnologia CMOS (Complementary Metal Oxide Silicon) è oggi giorno riconosciuta universalmente come la tecnologia principe dei sistemi a larghissima scala di integrazione. Infatti essa fornisce una bassa potenza statica e un ridotto prodotto potenza-ritardo rispetto alle altre tecnologie come bipolare, nMOS, GaAs, ecc.. Relativamente alla tecnologia CMOS, quattro processi sono predominanti: n-well, p-well, twin-tub e il processo silicon-on-insulator. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 32 Lucidi di Microelettronica Analogica Maschere di layout CMOS processes [Ref.3] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (a) La prima maschera definisce il pozzo di tipo n, realizzato per impiantazione ionica o deposizione e diffusione. Qui verranno diffuse le zone D e S di tipo p. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 33 Processi CMOS CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (b) definizione delle aree in cui verranno implementati il gate dei transistor e le diffusioni di tipo n e p per le regioni D e S. In alcune zone selezionate dalle maschere sono accresciuti SiO2 ed una ricopertura di Si N. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (c) viene completato l’impianto del canale p attraverso l’inserimento di impurità di boro. Questo, insieme con l’ossido di campo, isola drain e source di transistor complementari. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 34 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (d) viene inserito l’ossido di campo nelle aree in cui non c’è Si N Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (e) una maschera a forma di U rovesciata consente la definizione del gate di polisilicio Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 35 Processi CMOS CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (f) Attraverso una maschera n+, si possono ora implementare le due zone n+ nel substrato di tipo p che serviranno a formare il canale n. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (g) Questo passo di processo, realizzabile attraverso un impianto leggero o più pesante, consente di ridurre l’effetto degli hot electrons. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 36 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (h) Questo passo è complementare rispetto al passo (f) e riguarda l’inserimento delle zone drogate p+ nel pozzo di tipo n (attraverso una maschera p+). Quindi la superficie del chip viene ricoperta con ossido di silicio. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (i) Vengono a questo punto definiti i contatti, attraverso nuove maschere e a seguito di etching dell’ossido. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 37 Processi CMOS CMOS processes PROCESSO CMOS N-WELL [Ref.3] (j) metallizzazione della superficie e rimozione selettiva, sempre tramite etching, delle zone opportune per le interconnessioni. Come passo finale, il silicio viene “passivato” (cioè isolato da contaminanti) e vengono create le aperture per i fili che verranno portati all’esterno. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes INVERTER CMOS: (a) circuito; (b) layout [Ref.3] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 38 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes INVERTER CMOS : sezioni [Ref.3] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes Sezione verticale (a) e layout (b) dei contatti di substrato e di pozzo nel processo n-well [Ref.3] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 39 Processi CMOS CMOS processes IL PROCESSO CMOS P-WELL Il processo n-well, basato su un substrato di tipo p in cui viene formato il pozzo di tipo n, è diventato molto importante negli ultimi anni. All’inizio, invece, il processo più usato era il p-well. Quest’ultimo processo ha passi di fabbricazioni complementari a quelli di un n-well e dunque si parte da un substrato di tipo n su cui viene impiantato un pozzo di tipo p. Oggi i processi p-well si preferiscono solo quando si vogliono caratteristiche dei pMOS e nMOS il più possibile simili. Infatti i processi p-well hanno per loro natura dispositivi migliori di tipo p che però in generale hanno caratteristiche di conduzione peggiori. Ciò riequilibra perciò le differenze e rende molto simili i transistor a canale n e quelli a canale p. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes IL PROCESSO CMOS TWIN-WELL o TWIN-TUB Questo processo fornisce le basi per la “separazione” delle caratteristiche (tensione di soglia, effetto body, guadagno) di transistori a canale n e a canale p. In tale processo esse possono essere infatti ottimizzate indipendentemente le une dalle altre. Di solito il materiale di partenza è un substrato di tipo n+ o p+ su cui è accresciuto uno strato epitassiale leggermente drogato, per protezione contro il latch-up. I passi di processo sono simili al caso del processo n-well tranne che per la formazione del “tub” dove sono utilizzati sia il pozzo di tipo p che quello di tipo n. Il processo consente quindi l’ottimizzazione separata dei pozzi e di conseguenza la possibilità di bilanciare le prestazioni di nMOS e pMOS. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 40 Lucidi di Microelettronica Analogica CMOS processes IL PROCESSO CMOS TWIN-WELL o TWIN-TUB [Ref.3] Layout (a) e sezione verticale (b) di un processo CMOS twin-tub. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini CMOS processes Miglioramenti al processo CMOS: IL PROCESSO SOI Attraverso l’implementazione di più livelli di metal (anche 5 diversi) e di poly (2 o 3) e loro combinazioni, si possono effettuare dei miglioramenti del processo CMOS. In particolare, si può aumentare il routing dei circuiti, avere capacità di alta qualità e resistenze di caratteristiche variabili. In tempi più recenti anche la tecnologia silicon-on-insulator (SOI) ha aiutato il superamento di alcuni problemi tipici del CMOS, in particolare velocità e latch-up. Nel processo SOI un film sottile di silicio monocristallino è accresciuto in modo epitassiale su un isolante. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 41 Processi CMOS CMOS processes IL PROCESSO SOI I suoi potenziali vantaggi sono: più compatto impacchettamento dei transistor a canale p e n (per l’assenza di pozzi), superamento del problema del latch-up (grazie all’isolamento dei transistor), minori capacità parassite (e quindi circuiti più veloci), assenza di campo inverso (per opera dell’isolamento del substrato), assenza di effetto body (non essendoci un substrato conduttore). Gli svantaggi sono: minore protezione in ingresso (per l’assenza di diodi di substrato), strutture I/O più larghe (perché si hanno minori guadagni) e presenza di capacità di accoppiamento tra i fili. Inoltre bisogna dire che non tutte le compagnie microelettroniche dispongono di questo processo, in quanto più costoso del tradizionale processo CMOS. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 42 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Disegno su silicio (layout) e latch-up 43 Disegno su silicio Layout Techniques Introduzione La crescente complessità dei circuiti ha comportato il bisogno di maggiore aiuto da parte di strumenti software durante le diverse fasi di progetto. In particolare in : • Progetto • Simulazioni • Fabbricazione (layout) • Test Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Trade-Off (Compromesso) Layout Techniques Ogni progetto deve soddisfare diverse specifiche a volte in contrasto tra loro (prestazioni, costi,…..) Alcune volte le scelte non sono facili. Deve essere fatto un compromesso tra opposte specifiche, dando priorità a quelle più importanti, in ordine gerarchico: • Prestazioni (velocità, consumi, funzionalità, flessibilità) • Costi (area di silicio, tecnologia, resa) • Tempi di realizzazione • Testabilità Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 44 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Techniques La carta Y COMPORTAMENTALE STRUTTURALE Architatturale Circuitale Logico FISICO Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini La carta Y Layout Techniques Va innanzi tutto scelto il tipo di approccio al problema. Il punto di partenza è senz’altro quello di suddividere il problema in più sottoproblemi. COMPORTAMENTALE (behavioural): descrive come un progetto dovrebbe rispondere a un insieme dato di sollecitazioni (o ingressi). Esso viene caratterizzato da tabelle o equazioni booleane. STRUTTURALE (structural): specifica come i componenti sono tra loro connessi per realizzare una determinata funzione. In generale è costituito da una lista di moduli e dalle loro interconnessioni. FISICO (physical): definisce come una particolare parte del progetto deve essere implementata per realizzare la funzione voluta. Con riferimento ai circuiti integrati il livello inferiore è la fotomaschera del layout. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 45 Disegno su silicio Layout Techniques La carta Y ARCHITETTURALE: è il livello di astrazione più alto. Il progetto è analizzato a livello generale, di blocchi funzionali. LOGICO: in questo ambito specificati a livello logico. i blocchi funzionali vengono CIRCUITALE: le topologie circuitali vengono descritte in dettaglio (almeno a livello di transistor). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Flusso di progetto di un circuito integrato IDEA SPECIFICHE TEST BackAnnotation RTL/Logic (SIMULAZIONE) TEST LAYOUT SILICIO Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 46 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Techniques Approccio al layout • Full-Custom (analogico) • Semi-Custom (digitale) Simulazioni post-layout (back-annotation) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Full-Custom Un layout full-custom è fatto gerarchicamente, in modo bottom-up. Non vi sono restrizioni su larghezza, altezza, W/L,… Ogni componente è sistemato manualmente in modo da ottenere le migliori prestazioni. Questa tecnica consente di ottenere una maggiore flessibilità e le migliori prestazioni, ma richiede maggior tempo. Praticamente inutili sono i tool automatici. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 47 Disegno su silicio Layout Techniques Semi-Custom Questa soluzione velocizza il processo di layout. E’ molto usata per: • Standard Cells • MPGA • FPGA • Sea of gates Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Layout di Circuiti Analogici Usare approccio full-custom, anche se più lungo e costoso. Sistemi automatici per layout analogici (del tipo placing and routing) non sono ottimizzati. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 48 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Design Rules Layout Techniques Le regole da seguire nella realizzazione del layout (dette design rules) rappresentano il legame tra il progettista e l’ingegnere di processo durante la fase di manifattura del chip. In tal senso, i problemi derivano da limitazioni fisiche e realizzative quali l’allineamento e le non linearità delle maschere, la diffusione laterale, l’etching, la risoluzione ottica, la diffrazione, ecc.. L’obiettivo finale è quello di una elevata resa del prodotto nella minore area possibile senza compromettere le prestazioni circuitali. Dunque, le regole di layout rappresentano il migliore possibile compromesso tra resa e prestazione. Esse sono fornite dalla fonderia nel cosiddetto design kit. E’ fondamentale ricordare che non rappresentano una limitazione per il progettista o un confine netto tra la fabbricazione corretta e non corretta, ma solo una tolleranza che assicura la più alta probabilità di fabbricazione corretta. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Design Rules Layout Techniques Esse prendono anche il nome di regole lambda (O), un parametro di riferimento pari alla metà della lunghezza del canale. E’ questa una convenzione intelligente che consente di esprimere tutti i parametri fondamentali del dispositivo in termini di O stesso e quindi di divincolarli numericamente dal particolare processo in uso. Maggiori dettagli saranno forniti nel prossimo Corso di Microelettronica. Si hanno due seguenti regole fondamentali di progetto: il disallineamento massimo tra due maschere deve essere pari a 1.5 O Di conseguenza, per evitare cortocircuiti, va garantita una separazione tra le zone di almeno 2 O la regione attiva deve circondare il contatto per almeno 1 O. Poiché il peggiore disallineamento è pari a 1.5 Oessendo le regioni di drain e source circondate per almeno 1 Oè assicurata una sovrapposizione di almeno 1.5 Olunghezza minima del contatto = 2 O Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 49 Disegno su silicio Verifiche di layout Layout Techniques DRC (DESIGN RULES CHECK) : il controllo delle regole di progetto assicura che il disegno soddisfi le specifiche geometriche imposte dal processo tecnologico. Il DRC, effettuabile da software, controlla tutti i pattern del layout e le possibili violazioni delle sue regole. ESTRAZIONE DEI PARAMETRI : il programma di estrazione dei parametri rigenera la lista dei nodi dal layout. La netlist così prodotta include tutti i parassiti di interconnessione presenti nel layout e dunque è molto utile per valutare le prestazioni finali del circuito. LVS (LAYOUT VS. SCHEMATIC): questo tool di progetto compara la netlist estratta con quella originale (del circuito), verificandone l’uguaglianza. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Verifiche di layout Layout Techniques ERC (ELECTRICAL RULE CHECK): utilizza la netlist estratta per valutarne gli aspetti di correttezza (ad esempio, controlla se ci sono nodi floating e così via). CORNER ANALYSIS: tale analisi prevede lo sviluppo di simulazioni ripetute, utilizzando diversi modelli per i transistor di tipo n e di tipo p, in particolare quelli detti fast e slow (oltre che il modello tipico). Tali simulazioni vanno fatte soprattutto al variare della temperatura e dell’alimentazione e consentono la stima delle prestazioni estreme (migliori e peggiori) del circuito progettato. MONTE CARLO ANALYSIS: in questa analisi i parametri di processo vengono variati statisticamente, in modo da ottenere grafici che rappresentano la probabilità di ottenere un dato comportamento da parte del circuito. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 50 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Techniques Mismatch Il mismatch tra i parametri di un gruppo di dispositivi progettati insieme è la conseguenza di errori più o meno casuali nel processo durante le varie fasi di fabbricazione dei dispositivi stessi. Per ridurre al minimo il mismatch, è necessario seguire alcune regole : - Stessa Struttura Dispositivi ben matched devono avere la stessa struttura (ad esempio, una capacità poly-poly non può essere ben matched con una metal-poly). - Stessa Temperatura Dispositivi ben matched devono avere la stessa temperatura locale. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Mismatch Geometrie a “Common Centroid” per condensatori [Ref.1 ] C5 C4 C2 C1 C3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 51 Disegno su silicio Mismatch Layout Techniques - Stesso Orientamento Fasi di processo anisotrope causano asimmetrie nei parametri di processo. Per altro, anche il silicio stesso può essere anisotropo. Questo tipo di mismatch può essere evitato mettendo i dispositivi da rendere matched nello stesso orientamento e in modo tale che la corrente scorra sempre nella stessa direzione. - Stessi “Dintorni” Dispositivi aventi all’intorno differenti strutture presentano mismatch. Si possono allora inserire dispositivi dummy che simulino dintorni simili. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Corner Analysis Layout Techniques Le variazioni delle prestazioni dei dispositivi sono legate a : • variazioni nelle densità di drogaggio • variazioni in spessore e larghezza delle zone attive • variazioni nello spessore dell’ossido Tale analisi prevede lo sviluppo di simulazioni ripetute, utilizzando diversi modelli per i transistor di tipo n e di tipo p, in particolare quelli detti fast e slow (oltre che il modello tipico). Tali simulazioni vanno fatte soprattutto al variare della temperatura e dell’alimentazione e consentono la stima delle prestazioni estreme (migliori e peggiori) del circuito progettato. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 52 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Techniques MonteCarlo Analysis In questa analisi i parametri di processo vengono variati statisticamente, in modo da ottenere grafici che rappresentano la probabilità di ottenere un dato comportamento da parte del circuito. M4 IBIAS M3 M5 M2 M1 X Y IBIAS1 - M6 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini MonteCarlo Analysis Layout Techniques Se VY=0 si deve avere VX=0 La differenza rappresenta l’offset del circuito. Minore è la dispersione dei valori, più il circuito è “robusto” rispetto a variazioni dei parametri del processo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 53 Disegno su silicio MonteCarlo Analysis Layout Techniques La stessa indagine statistica può essere effettuata sulla corrente di bias dello stadio di uscita. In questo secondo caso la dispersione è molto maggiore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Latch-up Così come nel MOS, anche nel CMOS si vuole che la corrente scorra longitudinalmente attraverso i canali n e p, mentre si deve evitare che essa fluisca in maniera trasversale dai canali al substrato. Il flusso di corrente trasversale può innescarsi principalmente per due motivi. Il primo è legato al campo elettrico esterno ed è dovuto alla presenza di due giunzioni n-p nel transistor nMOS e di due giunzioni p-n nel transistor pMOS. Per polarizzare inversamente tali giunzioni, si collega il body del transistor nMOS al potenziale più basso presente nel circuito (massa o alimentazione negativa) e quello del transistor pMOS al potenziale più alto (alimentazione positiva). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 54 Lucidi di Microelettronica Analogica Layout Techniques Latch-up [Ref.3] Si ha un transistor npn, formato dallo strato n+ del source o del drain come emettitore, dal pozzo p come base e dall’adiacente pozzo n come collettore, e un transistor pnp, costituito dallo strato p+ del source (o del drain) come emettitore e dai pozzi di tipo n e di tipo p rispettivamente come base e come collettore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Layout Techniques Latch-up VDD (a) Se il transistor npn è spento, poiché la sua base si trova a potenziale basso, allora il suo collettore è a potenziale alto e non scorre corrente su Rwell. Quindi la corrente di base del transistor pnp è nulla come è nulla anche la sua corrente di collettore. Di conseguenza, la corrente di base del transistor npn è nulla e il circuito tende a rimanere in tale stato. Rwell Rsubstrato Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 55 Disegno su silicio Layout Techniques Latch-up (b) Se il transistor npn è acceso, al contrario, è presente una corrente di base sul transistor pnp e quindi anche una corrente di collettore. Questa corrente di collettore porta a sua volta una corrente di base aggiuntiva nel transistor npn che tende ad aumentare la sua corrente di collettore e così via, secondo una reazione positiva che autoalimenta il passaggio di corrente nei due BJT parassiti. VDD Rwell Rsubstrato Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Latch-up Layout Techniques Se il circuito si trova in uno dei due stati appena descritti, esso tende a rimanervi a meno che non intervenga un piccolo impulso che lo fa commutare nell’altro stato. Poiché sul substrato è presente uno strato di ossido su cui si trovano le piste metalliche e se su tale strato è presente un impulso, allora si può creare un accoppiamento tra il metallo sopra l’ossido e il silicio sottostante che fa commutare lo stato dei due transistor parassiti. Questo fenomeno si chiama latch-up (chiusura) ed è nato con la riduzione delle dimensioni dei circuiti integrati. Di solito esso si manifesta all’accensione del dispositivo ma può anche avvenire nel caso di rapide transizioni qualora il CMOS fosse collegato nella configurazione di inverter. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 56 Lucidi di Microelettronica Analogica Latch-up Layout Techniques In questo caso si può giungere alla rottura del dispositivo se ci si trova nello stato stabile non nullo (b). Siccome non si sa dove avviene esattamente tale accoppiamento, se questo fenomeno interviene bisogna immediatamente spegnere il circuito, in modo da riportarlo nella condizione (a) e poi riaccenderlo sperando che si mantenga stabile in tale stato. Spesso, per evitare l’innesco del fenomeno del latch-up, si fanno delle vere e proprie separazioni, a livello di realizzazione fisica, tra le zone in cui vengono creati i due tipi di MOS, tramite dei tagli in cui si asporta il silicio. Un altro modo di combattere il latch-up è quello di inserire anelli di guardia. Infine, per aggirare il problema si può utilizzare la tecnologia SOI (Silicon On Insulator), in cui il substrato semiconduttore è sostituito da materiale isolante (diamante o ossido di silicio). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 57 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Integrazione su silicio di componenti elettronici 59 Integrazione su silicio di componenti elettronici Integrated Electronics Components Resistenze integrate Una resistenza è costituita da una striscia di uno strato resistivo. [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Tipi di resistenze (1) a) Diffusa b) Diffusa in un pozzo di tipo n c) Di tipo n-well (o p-well) d) Di tipo pinched nwell (o p-well) [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 60 Lucidi di Microelettronica Analogica Integrated Electronics Components Tipi di resistenze (2) e) Di polisilicio f) Di polisilicio con schermatura del pozzo g) Con due strati di polisilicio h) Con due strati di polisilicio con schermatura del pozzo [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Resistenze integrate Per avere resistenze di alto valore: • Usare strisce lunghe (large L/W) • Usare strati ad alta resistività Layout a serpentina rettangolare : [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 61 Integrazione su silicio di componenti elettronici Integrated Electronics Components Resistenze integrate Per il matching : • Usare strutture uguali • Non troppo strette • Interdigitate ----------------> • Compensare gli effetti termici • Orientare a 45° Per una buona compensazione in temperatura : • Usare strati n+ o p+ • Usare strati di poly [Ref.1] Per buoni valori assoluti : • Usare strati diffusi • Attenzione alle terminazioni Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Capacità integrate [Ref.1] Elettrodi : metallo; polysilicio; diffusione Isolanti : ossidi di silicio, polisilicio o CVD Combinazioni : poly-diffusione (a), poly 1-poly 2 (b), metallo-poly, metallo-diffusione e metallo 1-metallo 2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 62 Lucidi di Microelettronica Analogica Integrated Electronics Components Capacità integrate Tre possibili soluzioni di elettrodi per capacità poly-poly Per avere un buon matching : - Usare W=L grandi - Usare capacità unitarie in parallelo ---> [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Capacità integrate C5 C4 C2 C1 Struttura “common centroid” C3 [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 63 Integrazione su silicio di componenti elettronici Integrated Electronics Components SWITCH ANALOGICI Un interruttore analogico (switch) ideale è un cortocircuito nello stato “on” e un aperto nello stato “off”. In molte applicazioni esso viene usato per trasferire carica (ad esempio, negli switched-capacitors): in tal caso la corrente deve essere molto piccola (altrimenti provoca caduta di tensione) e usata solo in questo transitorio. Ron 1 g ds PCOX 1 W VGS VTh L M1 VIN CL VOUT Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components SWITCH ANALOGICI Viene di solito implementato con due MOS complementari in parallelo che lavorano con fasi opposte. Ci sono però problemi per le basse tensioni di alimentazione. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 64 Lucidi di Microelettronica Analogica Integrated Electronics Components SWITCH ANALOGICI : conduttanza vs.ingresso [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Layout di Transistor Il layout di un transistor MOS è la sovrapposizione di due rettangoli : area attiva (non protetta, che darà origine source e drain) e gate in polisilicio. [Ref.1] Punti chiave: • le resistenze parassite a D e S vanno minimizzate • le capacità parassite vanno minimizzate • è fondamentale il matching tra elementi accoppiati Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 65 Integrazione su silicio di componenti elettronici Integrated Electronics Components Layout di Transistor • Usare contatti multipli per prevenire microfratture. • Dividere il transistor in parti uguali in parallelo: le capacità parassite vengono dimezzate (vedi fig. a sinistra) o addirittura divise per 4 (destra) [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Integrated Electronics Components Layout di Transistor Il matching è fondamentale negli specchi e nelle coppie differenziali, per evitare offset. Attenzione al cattivo orientamento (a) ed evitare di far scorrere correnti in direzioni opposte (b). [Ref.1] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 66 Lucidi di Microelettronica Analogica Integrated Electronics Components Layout di Transistor Per la coppia differenziale questa struttura dà il miglior matching : [Ref.1] Ogni transistor è diviso in 4 parti uguali, ciascuna interdigitata a 2 a 2. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 67 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini I principali blocchi analogici in tensione 69 I principali blocchi analogici in tensione Caratteristiche degli amplificatori • guadagno • frequenza di taglio (o banda passante) • GBW (Gain Band Width, prodotto tra guadagno e banda) • margine di fase • impedenze di ingresso e di uscita • potenza dissipata • velocità (in termini di Slew-Rate) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Guadagno differenziale: è il guadagno di tensione a ciclo aperto che si ottiene applicando un piccolo segnale in ingresso (in modo che l’uscita non saturi). Tipicamente esso vale, alle basse frequenze, Ad = 80 – 100 dB . Guadagno di modo comune: è il guadagno in tensione, ad anello aperto, che si ha applicando un piccolo segnale in ingresso ad entrambi i morsetti d’ingresso. Tipicamente vale Acm = 0 – 20 dB. _ VIN + VOUT Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 70 Lucidi di Microelettronica Analogica Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Rapporto di reiezione di modo comune (CMRR): E’ definito come il rapporto tra il guadagno differenziale e il guadagno di modo comune. Esso vale, alle basse frequenze: CMRR Ad Acm 60 y 80 dB Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Rapporto di reiezione della tensione di alimentazione (PSRR): Indica la sensibilità del circuito a variazioni della tensione di alimentazione. Se un piccolo segnale viene applicato in serie all’alimentazione negativa o positiva, esso si trasferisce in uscita con un certo guadagno Aps+ o Aps-. Il rapporto tra il guadagno differenziale e il guadagno Aps- fornisce i due PSRR. VPS VDD/VSS PSRR _ + Ad Aps VOUT =APSVPS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 71 I principali blocchi analogici in tensione Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Tensione di offset in ingresso (VOS): Nei circuiti reali, se i due morsetti di ingresso sono tenuti alla stessa tensione, l’uscita satura a VDD o a VSS. Per compensare questo effetto si introduce una tensione di offset in ingresso. Tipicamente, in tecnologia MOS, questa tensione vale: 1-10 mV. Range di ingresso di modo comune: E’ il massimo intervallo di tensione d’ingresso di modo comune che non produce variazioni significative del guadagno differenziale. VOS _ + Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Dinamica della tensione di uscita: E’ l’intervallo delle tensioni presenti al nodo di uscita in cui è trascurabile la distorsione armonica. Rumore equivalente in ingresso: Il rumore può essere rappresentato sotto forma di un generatore di tensione equivalente posto all’ingresso dell’amplificatore. Tipicamente si ha un rumore termico di circa 40-50 nVHz . Vn _ VOUT |Vn2| [dB] + Log(f) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 72 Lucidi di Microelettronica Analogica Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Frequenza a guadagno unitario (GBW): E’ la frequenza in corrispondenza della quale il guadagno ad anello aperto è unitario (0 dB). Essa rappresenta anche la banda passante in condizioni di anello chiuso a guadagno unitario. |Gain| GBW Z0 LogZ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Slew-rate (SR): E’ la massima pendenza del segnale in uscita per un grande segnale a gradino applicato in ingresso. Solitamente viene misurato nella configurazione a buffer. VIN _ VIN + VOUT VOUT t Lo slew rate positivo, cioè corrispondente al gradino applicato con il fronte in salita, può essere numericamente diverso dallo slew rate negativo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 73 I principali blocchi analogici in tensione Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Tempo di assestamento: Il tempo di assestamento è il tempo necessario affinché il segnale di uscita si trovi entro un certo intorno del valore finale (ad esempio,0.1%), per un (non necessariamente grande) ingresso a gradino. Dissipazione di potenza: E’ definita come la potenza a riposo dissipata dal circuito complessivo. Essa dipende dalla richiesta di velocità e dalla banda passante del circuito. Tipicamente per alimentazioni di 5 V è di circa 1 mW. Per alimentazioni più basse il consumo non diminuisce in proporzione. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Margine di fase (PM): E’ definito come il valore di fase in uscita (al GBW) se a bassa frequenza lo sfasamento è di 180°, o come la differenza tra tale valore e –180° se a bassa frequenza lo sfasamento è nullo. Un amplificatore è definito stabile se PM > 45°. Z0 |Gain| LogZ -45° GBW Z0 LogZ -90° Gain Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 74 Lucidi di Microelettronica Analogica Caratteristiche fondamentali degli amplificatori operazionali Z1 |Gain| Z2 Zf Z3 LogZ Amplificatore non stabile Af -180° Z1 Z2 Zf Z3 LogZ -270° (a) Gain (b) |Gain| |Gain| Amplificatore stabile Z2 GBW Z2 Z1 Z1 LogZ (a) GBW LogZ (b) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Source comune Circuito equivalente del MOS a piccolo segnale VDD RD D G M1 VOUT vgs gmvgs rds VIN S ROUT rds // R D 1 // R D g ds AV g m rds // R D | g m R D Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 75 I principali blocchi analogici in tensione Drain comune VDD Schema per il calcolo della ROUT M1 D G vgs RG gmvgs iy vy ROUT | VIN ro VOUT RS S Y 1 gm AV g m RS // 1 g m | 1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Inverter con carico attivo Si sostituiscono le resistenze con un carico attivo perché: • Le resistenze integrate dipendono fortemente dalla temperatura. • I MOS sono più piccoli e economici delle resistenze. • Il loro uso permette di raggiungere guadagni che non sarebbero praticamente raggiungibili con resistenze. VDD VDD MB M1 M2 VIN Ibias Ibias M1 VOUT MB VIN (a) M2 VOUT (b) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 76 Lucidi di Microelettronica Analogica Inverter con carico attivo Per comportarsi da amplificatore invertente, la tensione in ingresso deve essere tale che ci si trovi in zona lineare della caratteristica di trasferimento (zona II). VOUT VDD I II III ­ M1 in saturazione I ® ¯ M2 in regione di triodo ­ M1 in saturazione II ® ¯ M2 in saturazione ­M1 in regione di triodo III ® ¯M2 in saturazione V1A V1B VIN Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Inverter con carico attivo La pendenza della zona lineare, cioè della zona II, determina il guadagno massimo dell’amplificatore. C2 IN OUT C1 AV Zp V OUT V in g ds 1 g ds 2 C2 C3 gmvin gm g ds 1 g ds 2 GBW C3 1/gds1 1/gds2 g m rds 1 // rds 2 1 Z p AV 2S 1 gm 2S C 2 C 3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 77 I principali blocchi analogici in tensione Cascode La configurazione cascode permette di aumentare la resistenza d’uscita rispetto alla configurazione inverter a carico attivo e di avere un guadagno più elevato rispetto sempre a quest’ultima. VDD MB1 Osserviamo che in tale configurazione è necessaria un’ulteriore tensione di polarizzazione, rispetto all’inverter, cioè VB applicata sul gate di M2, tale da mantenere anche M1 in saturazione in base alla condizione M3 VB Ibias M2 1 VOUT M1 VB ! Vdsat ,1 Vgs 2 VIN Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Cascode Essendo basso il guadagno del primo stadio, la capacità equivalente vista in ingresso è bassa, il che comporta una maggiore banda. gm2vgs2 C2 IN vin g m 2 v1 A1 v1 v in 1/gds2 v1 C1 gm1vin g m 1 v in OUT 1 g ds 3 v out g m1 # 1 gm2 vout C4 1/gds1 AV per C3 1/gds3 v out g # m1 v in g ds 3 g m 1 rds 3 W L W L 1 2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 78 Lucidi di Microelettronica Analogica Cascode In base al circuito equivalente, si hanno due poli principali: uno in uscita relativo alla capacità C3 e uno al nodo 1 associato alla capacità C4 + C2(1+gm1/gm2) | C4 + 2 C2 . R out RN1 1 g ds 3 1 gm2 f p , out f p ,1 1 g ds 3 2S C 3 1 gm2 2S C 4 2 C 2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 79 I principali blocchi analogici in tensione Cascode Calcolo della resistenza di uscita ix ix M2 VB vx -gm2vS2 1/gds2 S2 S2 IN vx vs2 vx M1 1/gds1 ix i g m 2vs2 ½ x ° g ds 1 g ds 2 ° ¾ R out ix ° g ds 1 ¿° vx ix § g rds 1 rds 2 ¨¨ 1 m 2 g ds 1 © · ¸¸ | rds 1 g m 2 rds 2 ¹ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadio differenziale Vu I1 § V V2 · Acm ¨ 1 ¸ A dm V1 V 2 2 © ¹ V1 I2 M1 M2 dove: Acm : è l’amplificazione di modo comune, Adm : è l’amplificazione di modo differenza. ISS VSS CMRR A dm A cm i dm i cm 'I g m V in V2 i dm Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 80 Lucidi di Microelettronica Analogica Stadio differenziale gm v gs1 g m vgs2 gm v gs iCM gm v gs V in iCM 2rI rI gm Vin 2rI iCM g mVCM V | in 1 2 g m rI 2rI i dm | 2 g m rI i CM CMRR Questo ci suggerisce che per aumentare il CMRR va aumentato il gm (ma ciò crea aumento della potenza dissipata) o la resistenza rI. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Source follower Utilizzato come buffer o level-shifter VDD VDD M1 MB VIN M2 Ibias Ibias MB AV Vout Vin M2 VOUT M1 VOUT VIN g m1 | 1 essendo g m1 !! g ds1 g ds 2 g mb1 g m1 g ds1 g ds 2 g mb1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 81 I principali blocchi analogici in tensione Source follower gmb1vbs1 gm1vgs1 gds1 gds2 ix vx Cortocircuitando l’ingresso ed applicando un segnale vx (che impone una corrente ix) all’uscita è possibile valutare la ROUT. In questo caso vgs1=-vx e vbs1=-vx vx ix g ds1 g ds 2 g mb1 g m1 v x Rout 1 1 | g ds 1 g ds 2 g mb 1 g m1 g m1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Source follower Il source follower è utilizzabile anche come traslatore di livello (DC shifter). Con riferimento ad uno schema a canale n: Vin V gs1 Vout I1 k §W · 2 ¨ ¸Vgs VTh 2© L ¹ Vin Vout Vgs 'V V gs1 2 L I1 VTh kW 1. L’effetto body non sempre è trascurabile. 2. L’uscita è traslata rispetto all’ingresso di un valore che dipende anche dalla VTh. La VTh è però variabile con la temperatura e si rischiano quindi delle variazioni troppo elevate tra la tensione d’ingresso e quella di uscita. 3. Poiché l’uscita è limitata dalla traslazione della tensione di soglia, si ha una riduzione della dinamica Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 82 Lucidi di Microelettronica Analogica Divisori di tensione VDD • Normalmente i circuiti analogici presentano due sole tensioni (VDD e VSS) M1 • Per ottenere altri riferimenti devono essere utilizzati dei divisori • Si potrebbero usare divisori resistivi o capacitivi, tuttavia essi risultano complessi oltre ad occupare una notevole area di silicio. M2 VOUT • Si preferiscono MOS collegati a diodo k §W · 2 ¨ ¸ Vgs1 VTh1 2 © L ¹1 k §W · 2 ¨ ¸ Vgs 2 VTh 2 2 © L ¹2 dove k PCox Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Divisori di tensione Inoltre: V ds 1 V ds 2 k D1 Vds1 VTh1 2 V DD k D 2 VDD Vds1 VTh 2 dove D1 2 Vds1 D1 D 2 D 2VDD D1VTh1 D 2VTh 2 Vout V ds 2 Vds1 V DD V ds 1 §W · ¨ ¸ D2 © L ¹1 V out §W · ¨ ¸ © L ¹2 D2 D V D 2VTh 2 VDD 1 Th1 D1 D 2 D1 D 2 D V D1VTh1 D1 V 2 Th 2 D1 D 2 DD D1 D 2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 83 I principali blocchi analogici in tensione Stadi di uscita migliorati Le caratteristiche di resistenza d’ingresso e d’uscita di un amplificatore dipendono dalla natura dell’amplificatore stesso. Consideriamo un amplificatore di tensione : RS VIN ROUT RIN Vi RL Vo AV0Vi Un buon amplificatore deve avere una RIN alta ed una ROUT bassa. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadi di uscita migliorati VDD M1 M2 VOUT Una ROUT bassa può essere ottenuta anche con lo schema ROUT | 1 1 // g m1 gm 2 push-pull VDD Per diminuire la resistenza di uscita si può utilizzare un feedback negativo. ix gds1 gds 2 vx gm1vgs1 con vgs1 M1 VIN Avx M2 ROUT 1 Agm1 g ds1 g ds 2 VOUT VB1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 84 Lucidi di Microelettronica Analogica Stadi di uscita migliorati VDD VDD M3 VIN M5 VB M1 M3 M1 M4 M2 M4 M2 VOUT M5 VB VOUT VIN (a) M6 (b) (a) Push-pull in classe AB; (b) Push-pull in classe AB con stadio di guadagno. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 85 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Riferimenti di corrente e tensione 87 Riferimenti di corrente e tensione Specchio di corrente semplice VDD Rrif Iout Irif MB M2 I rif Id1 I out Id 2 Nella stessa configurazione realizzata con BJT, alla Irif vengono sottratte le due correnti di base e la corrente specchiata non è esattamente la corrente di riferimento. Invece, nello specchio realizzato a MOS, le due correnti di gate sono del tutto trascurabili. Ipotizzando entrambi i transistor in saturazione (MB lo è di sicuro essendo collegato a diodo), si ha: ½ 1 §W · 2 k ¨ ¸ V gs 1 VTh 1 1 O V ds 1 ° 2 © L ¹1 ° ¾ dove k 1 §W · 2 k ¨ ¸ V gs 2 VTh 2 1 O V ds 2 ° °¿ 2 © L ¹2 P C ox Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Specchio di corrente semplice Rout 1 g ds 2 1 O I out Resistenza di uscita rds 2 Ipotizzando che le dimensioni dei transistor, le tensioni di soglia e la lunghezza di modulazione del canale siano uguali per entrambi i transistor, allora la corrente specchiata Iout è pari a quella di riferimento Irif se e solo se risulta: V ds 2 V ds 1 Vds1 Vgs1 Vgs 2 ma essendo M1 connesso a diodo : quindi I rif I out se Vds 2 | Vgs 2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 88 Lucidi di Microelettronica Analogica Specchio di corrente semplice Il valore di Vds2 dipende dal carico. Se questo è lo stesso di quello visto dal transistor M1, allora la corrente specchiata sarà uguale a quella di riferimento. In genere tale carico è diverso e le dimensioni del transistor M2 devono essere leggermente modificate per avere la Iout voluta. E’ da sottolineare che questo specchio di corrente toglie poca dinamica al circuito nel quale viene inserito, in quanto la Vds2 è dell’ordine di 0.2-0.3 V. L’accuratezza dello specchio dipende da diversi fattori e cioè: • La lunghezza di modulazione del canale, ovvero . • L’offset dovuto a possibili diversi valori delle tensioni di soglia dei due MOS (anche se sono generalmente molto simili). • Resistenze parassite. • Imperfezioni geometriche e variazioni della mobilità. • Mismatch dei parametri tecnologici. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 89 Riferimenti di corrente e tensione Specchio di corrente Wilson Avere un’alta resistenza d’uscita nello specchio di corrente è importante in particolare quando è usato come carico attivo, poiché aumenta il guadagno. Gli inconvenienti legati alla configurazione Wilson sono: • errore sistematico tra la corrente di riferimento e quella d’uscita, dovuto al fatto che: V ds 1 V gs 3 V ds 2 V gs 3 V gs 2 V ds 1 z V ds 3 • lo specchio semplice ha una buona dinamica d’uscita perché “sottrae” solo una Vds, mentre lo specchio di Wilson “ruba” alla dinamica stessa sia una Vds che una Vgs. La tensione minima al nodo di uscita è: V out , min V gs 2 V dsat 3 V gs 1 V dsat 3 VTh V dsat 1 V dsat 3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 90 Lucidi di Microelettronica Analogica Specchio di corrente cascode Irif M4 M1 Iout M3 M2 Questo schema sottrae 2 Vds alla dinamica d’uscita. Inoltre si ha una resistenza d’uscita elevata, la stessa ricavata nel cascode. Di contro, tale circuito presenta una discreta dissimetria tra la parte destra e quella sinistra. Infatti a sinistra si hanno due cadute Vgs, mentre a destra due Vds. Se le due Vds sono uguali alle due Vgs, si ha un buon offset ma peggiora la dinamica. Se invece le tensioni tra drain e source sono diverse dalle tensioni tra gate e source, allora i termini Vds di destra possono essere molto diversi dai termini Vds di sinistra. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Specchio di corrente cascode migliorato Irif Per eliminare gli inconvenienti della configurazione cascode se ne introduce una versione migliorata per la quale si ha: Vgs1 | Vds 4 Vds1 Vgs 4 Vds1 M4 M1 Iout M3 M2 Questo specchio è particolarmente vantaggioso per applicazioni low-voltage. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 91 Riferimenti di corrente e tensione Altri riferimenti di corrente VDD VDD M1 R Irif M1 Iout M2 M2 Iout Irif I rif VDD Vgs1 R R Semplice da progettare e realizzare. Dipendente da temperatura ma soprattutto da VDD. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 92 Lucidi di Microelettronica Analogica Generatore di corrente basato su VTh Non utilizzabile per correnti elevate Necessita di start-up VDD Generatore di corrente VGS1 M4 A VTh Ms3 RI1 Al resto del circuito B A Ms1 Ms2 I1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Generatore di corrente basato su VT VDD VDD M1 M2 Iref Q1 1 n Q2 I2 I1 M3 M4 R A B A B R M4 I1 n 1 M3 I2 Q2 Q1 Iref M1 (a) M2 (b) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 93 Riferimenti di corrente e tensione Generatore di corrente basato su VT VA VB Vbe1 Vbe2 IR IR Vbe1 Vbe2 V be I | AI SS e VT IR ' Vbe § I nAI V T ln ¨¨ I © AI SS SS Vbe 1 Vbe 2 · ¸¸ ¹ ª I I º ln VT « ln A I SS 2 »¼ ¬ A I SS 1 V T ln n I VT ln n R Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Generatori di tensione • Generatori basati sulla moltiplicazione di VBE • Generatori basati su VT • Generatori band-gap Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 94 Lucidi di Microelettronica Analogica Generatori di tensione basati sulla moltiplicazione della VBE VDD M1 M2 §W · ¨ ¸ © L ¹3 nI I I §W · ¨ ¸ © L ¹4 §W · ; ¨ ¸ © L ¹1 §W · ¨ ¸ © L ¹2 M5 M3 M4 I5 W L5 W L2 nI con n nI 1 B A R Vout kR Q1 V out nIkR V be R IR I VB n V be kR R 1 §W · ¨ ¸ n © L ¹5 kV be W W L 5 L 2 La tensione di uscita così ottenuta ha coefficiente termico negativo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Generatori di tensione basati su VT V be V T ln V A VB A1 I 1 Iss Iss A 2 I 2 Vbe1 Vbe 2 RI VDD V T ln( n ) M1 M2 'Vbe RI M5 M3 M4 Ipotizzando VA=VB 'Vbe V out kRI RI B A I ' V be kR R 'Vbe R R Q1 1 n kR Vout Q2 kV T ln( n ) La tensione di uscita così ottenuta ha coefficiente termico positivo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 95 Riferimenti di corrente e tensione Generatori di tensione band-gap VDD M1 M2 I1 I2 R1 R2 2 1 VBG I generatori basati su Vbe e su VT hanno coefficienti termici opposti. Il generatore band-gap cerca di ottenere una tensione stabile con la temperatura utilizzandoli entrambi R3 Q1 V BG Q2 V be mV T VAG Considerando V1=V2 e V be V T ln n si ha: Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Generatori di tensione band-gap V BG V 2 V AG R 2 I 2 V BG V be 1 V T V be 1 R 2 ' V be R3 R 2 (W/L) 1 A 2 ln R 3 (W/L) 2 A1 dunque il termine moltiplicativo m deve valere: R 2 (W/L) 1 A 2 ln R 3 (W/L) 2 A1 25 . 6 La tensione base-emettitore è circa 0.6 V per piccole correnti e la tensione termica a temperatura ambiente è 26 mV circa. Per questo il valore della tensione VBG è circa 1.26 V, valore molto vicino, numericamente, a 1.21 (valore in eV dell’energy gap del silicio). Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 96 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Progetto di amplificatori a transconduttanza (OTA) 97 Progetto di OTA Operational Transconductance Amplifiers • Principali blocchi analogici in tensione per applicazioni microelettroniche. • Possono essere utilizzati come operazionali in molte applicazioni. • Caratterizzati dal parametro Gm ; alta ZIN ed alta ZOUT. • Configurabili come operazionali se viene aggiunto uno stadio di uscita a bassa impedenza. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Operational Transconductance Amplifiers L’analisi dell’OTA prevede la determinazione di: • guadagno di tensione • impedenza di uscita • polo dominante (ovvero banda passante), GBW • margine di fase • slew-rate Caratteristiche da valutare sono anche: • CMRR • PSRR • rumore • potenza dissipata • offset Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 98 Lucidi di Microelettronica Analogica OTA semplice VDD M1-M2 coppia differenziale matched M3 M4 Iout 4 Se M1 e M2 sono in saturazione la loro transconduttanza vale: 2 1 M1 M2 VIN1 VIN2 CL Vout 3 IB 2 K ' n I B W L 1 gm 5 VSS La resistenza al nodo di uscita (5) è data dal parallelo di rds2 ed rds4. AV g m rds 2 // rds 4 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini OTA semplice Al nodo (5) è presente il polo dominante, avente frequenza: f nd GBW 1 1 2S Rout (Cn 5 C L ) Il polo non dominante è al nodo (4). 2S R n 4 C n 4 g m1 2S (Cn5 C L ) fd PM 90 q artg GBW GBW artg f nd 2 f nd Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 99 Progetto di OTA OTA simmetrico VDD Il guadagno in tensione vale: AV B:1 M5 1:B M3 M4 4 B g m1Rout 6 1 M1 M2 VIN1 Rout 1 g ds 6 g ds 8 M6 5 7 2 CL Vout VIN2 3 rds 6 // rds 8 IB M7 M8 VSS Il polo dominante si trova al nodo di uscita ed ha una frequenza pari a: fd 1 2S Rout (Cn7 CL ) da cui GBW B gm1 2S (Cn 7 CL ) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 100 Lucidi di Microelettronica Analogica OTA di Miller VDD M7 MB Iref M6 IN1 M1 M2 IN2 Cc OUT M5 M3 Amplificatore a due stadi: • Guadagno maggiore • Necessità di compensazione M4 VSS La capacità CC sposta il polo dominante a frequenze minori, pertanto la banda dell’OTA sarà minore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini OTA di Miller Guadagno: il guadagno complessivo è dato dal prodotto dei guadagni dei due stadi. A1 g m1 g ds2 g ds4 g m1 rds2 // rds4 A2 gm5 gds5 gds6 gm5 rds5 // rds6 Offset: è possibile individuare offset sistematico: dipende dalla topologia del circuito ed è possibile calcolarlo analiticamente. offset casuale: dipende dai possibili sbilanciamenti dei dispositivi (matching non perfetto), non predicibili se non in modo statistico dai dati forniti dalla fonderia sulla tecnologia usata. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 101 Progetto di OTA OTA di Miller Offset sistematico: dipende dalla topologia del circuito ed è possibile ridurlo con un progetto appropriato. VDD Studiando il circuito semplificato in figura è possibile ottenere una relazione che, se rispettata in fase di progetto, permette la riduzione dell’offset sistematico. Id5 Id6 W L 5 I W L 3 d 3 ½ M7 MB Iref M6 OUT IN1 M1 M5 M3 VSS W L 3 2 W L 6 I W L 7 d 7 W L 5 W L 7 2 W L 6 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini OTA di Miller Offset casuale: dipende dai possibili sbilanciamenti dei dispositivi (matching non perfetto) e dalla tecnologia usata. 'V I1R1 I 2 R2 'V 'V g m R 0 V os I R1 R2 I'R R1 M1 'V g m R0 1 I 'R 2 g m R0 26 mV (BJT) si ha: Vos , BJT M2 VIN1 VIN2 I VSS Considerando che: I gm R2 'V 1 I' R 2 V os VDD I gm 0 .26 mV 150 y 300 mV (MOS) Vos , MOS 'R | 0 . 01 2 R0 1 .5 y 3 mV Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 102 Lucidi di Microelettronica Analogica OTA di Miller Compensazione in frequenza: la presenza di più poli rende necessaria una compensazione in frequenza, realizzata attraverso il condensatore CC. gm1vin V1 R1 CC C1 VO gm2v1 R2 C2 Lo studio del circuito equivalente porta ad una funzione di trasferimento con due poli ed uno zero. f p1 | 1 2Sg m 2 R1R2Cc g m 2C c f p2 | 2S C1C2 C1 C2 Cc fz gm 2 2SCc Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 103 Progetto di OTA OTA di Miller Compensazione in frequenza: lo zero introdotto crea un peggioramento del margine di fase. Si tenta quindi di eliminarne l’effetto. VDD VDD M4 M4 M5 M2 M5 M2 Cc Cc I2 VSS VSS (a) I2 I1 (b) Una prima soluzione è quella di introdurre un source follower per evitare che gate e drain del transistor M5 vadano in corto. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini OTA di Miller Compensazione in frequenza: una seconda soluzione per eliminare lo zero indesiderato è quella di inserire una resistenza in serie al condensatore di compensazione A0 >1 s Rz 1 g m 2 Cc @ 1 s p1 1 s p2 V0 Vin VDD M4 1 Se Rz 1 gm 2 M5 M2 Cc lo zero verrà cancellato. RZ I2 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 104 Lucidi di Microelettronica Analogica OTA di Miller Slew-rate (SR): viene misurato collegando l’OTA a buffer e dando in ingresso un segnale a gradino di ampiezza elevata. VDD M3 M4 M5 OUT M1 M2 Cc CL IB2 IB1 VSS SR 'V 't max I B1 CC SR 'V 't max ­ I B2 I ½ , B1 ¾ min ® ¯ CC CL CC ¿ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Rumore Dal punto di vista del rumore un transistor MOS può essere modellato con un generatore equivalente in ingresso. Vn2 Kf §2· 1 4 KT ¨ ¸ 2 © 3 ¹ g m fPCoxWL Vn2 Vn2 + A _ Un modello “analogo” può essere facilmente derivato per un amplificatore Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 105 Progetto di OTA Rumore Il modello di amplificatore rumoroso appena introdotto può essere applicato ad una situazione in cui sono presenti più stadi di guadagno. Vn,12 Vn,22 A1 Vn2,out A V 2 2 1 n1 Vn2,in A2 Vn22 A22 Vn2,out A12 A22 Vout A12 A22Vn21 A22Vn22 Vn21 Vn22 A12 Il rumore equivalente di ingresso è determinato principalmente dal rumore del primo stadio di amplificazione. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 106 Lucidi di Microelettronica Analogica Rumore Il rumore equivalente in ingresso calcolato può essere meglio dettagliato separando i contributi dovuti al rumore termico ed al rumore flicker. Ricordando che in un MOS: Vn2 Kf §2· 1 4 KT ¨ ¸ 2 © 3 ¹ g m fPCoxWL ed ipotizzando tutti i transistor in saturazione, quindi con: Rumore termico: Vn2,in ,T § P3Cox 3 I 3 W L 3 ·¸ 2Vn2,1 ¨1 ¨ P1Cox1 I1 W L 1 ¸¹ © gm §W · 2PC ox ¨ ¸ I d ©L¹ Rumore flicker: Vn2,in ,1 f § K I L2 · 2Vn2,1,1 f ¨1 f 3 3 21 ¸ ¨ K f 1 I1L3 ¸¹ © Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 107 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini L’approccio “current-mode” 109 L’approccio current-mode The current mode approach L’approccio Current Mode • Nella progettazione analogica l’approccio più comune è quello di considerare la tensione come grandezza di riferimento. • Negli ultimi anni si è venuta a sviluppare una nuova metodologia di progetto basata sulla corrente, denominata “current mode approach”. • Tutte le funzioni e le applicazioni precedentemente implementate “in tensione” sono state riviste alla luce del nuovo metodo. • Inoltre, sono stati introdotti nuovi circuiti di base e si è dato un maggiore impulso alla ricerca in direzioni diverse (es. Amplificatori di corrente). • Molte funzioni ed applicazioni si sono rivelate essere più efficienti sotto molteplici punti di vista grazie alla “filosofia in corrente”. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach L’approccio Current Mode Perché scegliere la corrente? • • • • Low Voltage • Velocità • Migliori topologie Se l’informazione è portata dalla corrente è possibile avere dinamiche elevate a basse tensioni di alimentazione. Spesso il carico di un circuito è di tipo capacitivo, pertanto pilotare in corrente migliora la velocità. Il current mode mette a disposizione soluzioni alternative che a volte risultano essere migliori di quelle tradizionali. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 110 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Voltage Mode e Current Mode • • La grandezza elettrica di riferimento è stata per decenni la tensione. Non a caso il più diffuso blocco di base dell’elettronica è l’amplificatore operazionale. • Guadagno infinito • Impedenza d’ingresso infinita • Impedenza d’uscita nulla + A Vin _ Vout=A*Vin Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Amplificatore Operazionale In teoria è un amplificatore di tensione ideale. Nella realtà molte caratteristiche si discostano da quelle attese, anche se non di molto, specie in determinate situazioni Facile da usare in fase di progetto a partire da un modello semplificato. • Guadagno non infinito • Impedenza d’ingresso non infinita • Impedenza d’uscita non nulla • Offset • Slew Rate • Banda Limitata Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 111 L’approccio current-mode The current mode approach Amplificatore Operazionale E’ possibile, comunque, limitare o tenere bene in considerazione tutte non idealità che caratterizzano il blocco Amplificatore Operazionale. Il suo limite principale è rappresentato dal fatto che il prodotto tra guadagno e banda passante è costante. Guadagno (dB) Frequenza (Hz) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Mode • • • Nel tentativo di superare le limitazioni imposte dagli Amplificatori Operazionali, in tempi recenti si è andata affermando una filosofia di progetto basata sulla corrente. In principio si è cercato di ottenere nuovi blocchi in corrente attraverso Op-Amp modificati. In seguito, analogamente a quanto avviene con gli operazionali, si è cercato un blocco base semplice e facilmente caratterizzabile che potesse aiutare a riprodurre la metodologia di progetto fin qui impiegata. • Operazionali “modificati” • Nuovi blocchi • Limiti e progressi Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 112 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Current Mode La necessità di progettare in current mode è stata inizialmente affrontata partendo dai ben noti Amplificatori Operazionali. • Nuove Configurazioni • Modifica dello stadio di uscita • Supply Current Sensing In entrambi i casi si è fatto ricorso anche a componenti esterni aggiuntivi. Il terzo metodo si è rivelato il migliore, portando anche allo sviluppo di nuovi blocchi quali CFOA, OFC e CCII. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Mode Verso i Current Amplifiers Una prima soluzione per ottenere una uscita in corrente è quella di sostituire una delle resistenze della rete di retroazione con il carico stesso. Iload=Vin/R1 Rload R1 Vin 0 Pur essendo una soluzione facile e comoda essa presenta il grave inconveniente di necessitare di un carico non riferito a massa. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 113 L’approccio current-mode The current mode approach Current Mode Verso i Current Amplifiers CMp La tecnica del current sensing dà risultati sicuramente migliori. Iout2 Iout1 CMn A partire da questo schema di principio è poi possibile ottenere amplificatori di corrente aventi un determinato guadagno. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Current Conveyor The current mode approach Current conveyors • • • • Introdotti da Sedra e Smith nel 1968-70 Principale blocco nella progettazione current-mode Distinguiamo fondamentalmente un CC di prima generazione (CCI) ed uno di seconda (CCII) Ideato anche un CC di terza generazione, anche se appare poco interessante • Current Mode • Semplice da caratterizzare e da utilizzare • Versatile • Prestazioni interessanti Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 114 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) • • • Grande successo Utilizzato spesso in sostituzione dell’amplificatore operazionale Vastissimo range di applicazione Y X Vy ª Iy º «Vx » « » «¬ Iz »¼ ª0 «1 « «¬0 0 0 1 Vx CCII Node X Y Z 0 º ªVy º » 0 »» «« Ix » 0 »¼ «¬Vz »¼ Iz Z Ix Impedance level Low (ideally 0) High (ideally f) High (ideally f) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) Rispetto agli amplificatori operazionali i CC presentano la caratteristica di non soffrire del limite dovuto al compromesso guadagno-banda. In essi infatti il prodotto delle due grandezze non è costante. Y Un guadagno di tensione, ad esempio, è infatti ottenibile semplicemente collegando ai nodi X e Z due carichi resistivi di valore diverso. Ix Vin Vout R1 R 2 Iz Iz Z X R2 R 2 Ix R2 Vx R1 Vout R2 Vin R1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 115 L’approccio current-mode The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) Progettabile sia in classe A che in classe AB Proposte anche altre soluzioni non basate su coppia differenziale MP1 MP2 Vdd MP1 MP3 Cc MN2 IB3 X IB2 X Y Z + MN3 - IB1 MP3 Cc Cc MN1 Vdd MP2 MP4 MN1 Cc MN2 Y IB1 MN4 MP4 Z • • IB2 IB3 Vss Vss Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) • • • Le impedenze parassite limitano il funzionamento del CCII La progettazione si basa quindi su modelli più o meno dettagliati del CCII L’impedenza al nodo Y è naturalmente capacitiva |ZY| Frequenza Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 116 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) Il nodo X deve presentare una impedenza teoricamente nulla. |ZX| Frequenza Si rileva invece anche un comportamento di tipo induttivo e capacitivo Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) Al nodo Z deve esserci alta impedenza. |ZZ| Frequenza L’impedenza rilevata è assimilabile a quella di un circuito RC parallelo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 117 L’approccio current-mode The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) L’intero CCII può essere “riassunto” utilizzando un modello completo. Y Zy IZO Ix Iz=EIx Iz Z X Zz Zx Vy Vx Vx=DVy VO CCII+ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Current Conveyor di Seconda Generazione (CCII) Oltre che i livelli di impedenza non ideali, devono essere tenute in considerazione, in fase di progetto, le caratteristiche reali del CCII, alcune delle quali riportate nel modello precedente. • Vx=DVy • Iz=EIx • Limitatezza di banda • Differenze di fase tra tensioni e correnti • Range limitato anche dal carico Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 118 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Applicazioni Nell’ambito della elaborazione analogica dei segnali il CC è stato utilizzato praticamente ovunque. Il suo impiego ha conosciuto un notevole impulso grazie alla filosofia current-mode. Il suo utilizzo, in fase di progettazione, è analogo a quello dell’amplificatore operazionale. • Filtri • Convertitori e simulatori di impedenza • Oscillatori • Elaborazione analogica di segnali • Applicazioni current mode Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Applicazioni Y Amplificatore di tensione Ix Vin Iz Z Y Z X R1 X R2 Vout VOUT VX 2 Iin VY 2 Y R1 Ix R2 Z R2 I Z 1 R2 I X 1 R2 R2 V IN R1 R2 V IN R1 Amplificatore di corrente Iout=Iz X I OUT VX 1 R1 IZ IX VX R2 VY R2 R1 I IN R2 R1 I IN R2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 119 L’approccio current-mode The current mode approach Applicazioni Y Amplificatore a transconduttanza Iout=Iz Z Ix X Vin R1 Iin=Ix X Iz Z Amplificatore a transimpedenza Y Y Z X R1 Vout Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Applicazioni Iin1 Iin2 Sommatore di corrente X Z Iz Y I2 Vin2 R2 Vin1 I1 X R1 Z Iz Y Y Z X R Sommatore di tensione Vout Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 120 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Applicazioni I OUT IZ Iin Y Iout Z 1 I IN sC R VY R Integratore in corrente VX R IX X I IN sCR C R Derivatore in corrente Iin Y I OUT Iout IZ IX Z X R sCV X C sCV Y VX 1 sC sCRI IN Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Applicazioni Integratore in tensione VOUT VX 2 IZ1 sC VY 2 Y Iz X Z X C R VX 1 sCR Y Z Ix Vin IX1 sC VOUT VX 1 sCR VY 1 sCR 1 V IN sCR Vout Derivatore in tensione VOUT VX 2 sRCV X 1 VY 2 sRCV Y 1 RI Z 1 RI X 1 sRCV IN VX1 R 1 sC Y Y Z Vin Ix Iz X C R Z X Vout Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 121 L’approccio current-mode The current mode approach Simulatori di impedenza • • • • • Nel corso del progetto di un circuito integrato può accadere di dover ricorrere a componenti passivi di valore elevato. Ciò naturalmente rappresenta un problema in fase di realizzazione. Infatti integrare capacità superiori ai 100pF o resistenze più grandi di 100K: non è possibile. Un discorso ancora più complesso vale invece per le induttanze. Due le possibili alternative:utilizzare componenti esterni o ricorrere a circuiti che “simulino” il comportamento desiderato. • Capacità • Induttanza Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Moltiplicazione di capacità Viene sfruttato un CC con guadagno di corrente, nel senso che Iz=KIx Iin=I Z=KIX Y Z X Vin IX C Z IN VIN I IN VY I IN VY IZ VY KI X VY V K X ZC VY V K Y ZC ZC K Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 122 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Moltiplicazione di capacità Le impedenze parassite del current conveyor limitano però il range di funzionamento del circuito. Ideal Impedance Impedance Real Impedance Zin=Rz Zin=Rx/K Frequency Z IN R Z ( 1 sCR X ) 1 s(C Z R Z CR X KCR Z C Y R Z ) s 2 CR X R Z (C Z C Y ) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Simulazione di induttanza Per realizzare un comportamento induttivo si ha bisogno di più current conveyors. CCII1 CCII2 Iin Y Y Z Z X Vin X C R1 R2 Considerando ideali i due CC impiegati viene simulata una induttanza di valore pari a R1R2C. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 123 L’approccio current-mode The current mode approach Simulazione di induttanza Anche in questo caso il range operativo risulta limitato dalle impedenze parassite del current conveyor (Rx e Rz in particolare). Ideal Impedance Impedance Real Impedance Frequency Questa dipendenza può essere però sfruttata per intervenire sul range operativo stesso, modificando le correnti di polarizzazione del CC. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 124 Lucidi di Microelettronica Analogica The current mode approach Filtri Date le sue caratteristiche il CC è utilizzabile in filtri current-mode. Un esempio è rappresentato dal filtro multifunzione riportato. DO-CCII1 R1 VIN Y Z+ X Z- VLP DO-CCII2 Y Z- X Z+ VHP R3 C2 R2 C1 VBP Grazie all’utilizzo di tre CC dual output, otteniamo tre uscite in tensione: passa-alto, passa-banda e passa-basso. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini The current mode approach Oscillatori Anche nella realizzazione di oscillatori il CCII può risultare un valido blocco base. R2 Frequenza di Oscillazio ne : Z 0 R 1 2 R3 C 1 C 2 R1 R 2 C2 Y Z X R1 Condizione di Oscillazione : R 4 §R C R1 2 R3 ¨¨ 1 2 © R 2 C1 · ¸¸ ¹ C1 R4 R3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 125 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Progettazione a bassa tensione (Low-Voltage) 127 Progettazione a bassa tensione LV design Motivazioni (Low Voltage -> Low Power) In questi ultimi anni notevoli sforzi sono stati fatti nel tentativo di ridurre la dissipazione di potenza e la tensione di alimentazione complessiva per i circuiti analogici e digitali. Le motivazioni sono: • Necessità di ridurre il consumo di potenza nei sistemi digitali ad alta densità di integrazione (man mano che i componenti integrati vengono compattati aumentano i problemi di riscaldamento, mentre le tensioni di breakdown diminuiscono). • La crescita esponenziale dell’elettronica per applicazioni portatili, alimentate da una singola batteria, che ha stimolato la richiesta di topologie LP, in grado di garantire una “ vita operativa” maggiore. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Digitale Nei circuiti digitali la riduzione di potenza può essere ottenuta semplicemente riducendo la tensione di alimentazione. Infatti, il consumo di corrente in circuiti digitali CMOS è proporzionale al quadrato della tensione di alimentazione. Analogico Il processamento di segnali analogici ha sempre avuto una grande importanza, data la natura analogica dei fenomeni naturali. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 128 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design LV implica LP, LP non implica LV La riduzione della tensione di alimentazione spesso corrisponde ad una diminuzione del consumo di potenza. Comunque un progetto LP può essere fatto anche con alte tensioni di alimentazione. Per prima cosa conviene quindi verificare le prestazioni dei circuiti con basse alimentazioni. Se le prestazioni non sono soddisfacenti allora si ricorre a soluzioni LV. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Vincoli di progetto analogico LV • Completa dinamica di ingresso. • Completa dinamica di uscita. •Transconduttanza (o caratteristiche indipendente dal modo comune di ingresso. più generali) Tali vincoli portano alla conclusione che nella progettazione LV è essenziale fare un uso efficiente della tensione di alimentazione a disposizione. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 129 Progettazione a bassa tensione Classificazione dei circuiti LV LV design Al fine di poter classificare le diverse topologie circuitali, è più utile una caratterizzazione in termini di tensioni gate-source e tensioni di saturazione. A tal proposito il termine low voltage è riferito a quei circuiti capaci di operare con tensioni di alimentazione pari alla somma di due tensioni gate-source e due tensioni di saturazione, cioè: 2(V gs Vdsat ) Val ,min Quei circuiti che necessitano solamente di una minima tensione di alimentazione, pari cioè a una tensione gate-source e una tensione di saturazione, saranno considerati circuiti a bassissima tensione (very low voltage). Per essi vale la relazione: Val , min Vgs Vdsat Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Caratteristiche del MOS in condizioni LV La tensione gate-source è quindi un parametro molto importante da controllare nel LV design. STRONG INVERSION Un transistor MOS opera in condizioni di strong inversion quando: Vds ! Vgs VTh si può scrivere essendo Vgs ,eff | Vgs VTh Vgs ,eff 2 L Id PCox W Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 130 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design STRONG INVERSION Il valore di gm in condizioni di strong inversion è quindi: gm wI d wVgs PCox W Vgs ,eff L 2 PCox W Id L gm 2Id Vgs ,eff Il gm è determinato dalla sua effettiva tensione gate-source. Più grande è quest’ultima, più grande risulta la transconduttanza. Non sempre è possibile ottenere un gm maggiore incrementando Vgs,eff. Dopo tutto, incrementarla vuol dire richiedere una maggiore tensione di alimentazione. Per evitare ciò, si può aumentare il W/L o la corrente di drain, anche se in tal caso la crescita del gm potrebbe essere modesta, data la sua dipendenza con la radice quadrata da questi due parametri. In ogni caso, l’effettiva tensione gate-source rimane la stessa, favorendo in tal modo il funzionamento LV del circuito. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design WEAK INVERSION Un transistor MOS opera in condizioni di weak inversion quando: Vds ! (3 y 4)VT Dalla relazione che fornisce la corrente di drain: si ricava: Vgs ,eff nVT ln Id Is Vgs VTh Id gm I se nVT Id nVT Se si richiede un più alto valore di gm, è possibile aumentare la corrente di drain. Bisogna fare attenzione però al fatto che, se essa cresce troppo, il dispositivo va in strong inversion. Inoltre, sebbene un transistor possa essere mantenuto in weak inversion incrementando il suo W/L, questo non è sempre permesso, poiché un aumento delle dimensioni provoca un aumento delle capacità parassite, con conseguente riduzione della banda. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 131 Progettazione a bassa tensione LV design Amplificatori LV Nel progettare amplificatori per applicazioni LV si deve porre particolare attenzione a: • Riferimenti di corrente e tensione LV. • Stadi di ingresso LV (Gm costante, rail-to-rail). • Stadi di uscita LV (classe AB). • Compensazione in frequenza per circuiti LV. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Singolo stadio di ingresso differenziale VDD VSS Vcommon VDD Vdsat Vsgp VDD IBIAS Vdsat IBIAS1 VIN1 M1 VIN2 M2 Vsgp M1 M2 VIN1 VO R1 VSS R2 VIN2 VO M3 M4 VSS VSS Vgsn VTh , p Vcommon VDD Vsgp Vdsat Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 132 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Singolo stadio di ingresso folded cascoded VDD M9 IBIAS M10 VB3 M7 VIN1 M1 M2 M8 VIN2 VO VB2 M5 M6 VB1 M3 M4 VSS VSS Vdsat Vcommon VDD Vsgp Vdsat Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Prestazioni degli amplificatori LV Le prestazioni critiche per uno stadio di ingresso di un amplificatore LV sono fondamentalmente: • Offset • CMRR • Rumore Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 133 Progettazione a bassa tensione LV design Prestazioni degli amplificatori LV OFFSET: L’offset è dovuto a quelle situazioni di mismatch (scostamento) che si verificano tra i transistor dello stadio di ingresso. Senza entrare troppo nel dettaglio, relativamente allo stadio di ingresso “folded cascoded”, si può cercare di ridurre l’offset rendendo: x l’area dei transistor più larga possibile; x l’effettiva tensione gate-source dei transistor di ingresso più piccola possibile; x il rapporto W/L dello specchio di corrente e dei generatori di corrente più piccolo possibile. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Prestazioni degli amplificatori LV CMRR: Il rapporto di reiezione di modo comune CMRR è definito come: Ad CMRR Ac E’ chiaro allora che uno stadio di ingresso ben progettato pone molta attenzione all’aspetto tecnologico, basato su un buon “matching” dei transistor . Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 134 Lucidi di Microelettronica Analogica Prestazioni degli amplificatori LV LV design RUMORE: per quanto riguarda il rumore, esso può essere determinato esaminando il contributo di ciascun transistor al rumore totale. E’ la somma di due termini: il rumore termico e il rumore flicker. Si può minimizzare il rumore termico rendendo: x il gm dei transistor di ingresso più alto possibile; x il rapporto W/L dello specchio di corrente e dei generatori di corrente più piccolo possibile; mentre si può minimizzare il rumore flicker: x rendendo l’area dei transistor di ingresso più grande possibile; x rendendo la lunghezza dei transistor del current mirror e dei generatori di corrente più grande possibile; x attraverso l’uso di transistor di ingresso che presentino la più piccola componente di rumore flicker, tipicamente dispositivi a canale P. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadi di ingresso di amplificatori Caratteristiche • Reiezione delle tensioni di modo comune (alto CMRR) • Dinamica completa (rail-to-rail) • Gm costante rispetto a variazioni del modo comune • Basso rumore • Basso offset Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 135 Progettazione a bassa tensione LV design Stadio di ingresso rail-to-rail VDD R4 IBIAS1 R3 Vdsat Vdsat Vsgp Vsgp M1 VIN1 M2 + VIN2 M4 M3 Vcm = Vcm Vgsn Vgsn Vcm IBIAS2 R1 Vdsat R2 Vdsat VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadio di ingresso rail-to-rail VDD IBIAS1 R3 R4 Vdsat Vdsat Vsgp M3 VIN1 M4 M1 Vsgp VIN2 M2 + = Vgsn Vgsn Vcm R1 IBIAS2 R2 Vdsat Vcm Vcm Vcm Vdsat VSS Se la tensione di alimentazione è troppo bassa si può manifestare una zona intermedia di non funzionamento. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 136 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Stadio di ingresso folded cascoded rail-to-rail VDD IREF M5 M6 VB3 M7 VIN1 M3 M1 IREF VB2 M9 M2 M8 VO VIN2 M4 M10 VB1 M11 M12 VSS Consente la conversione da differential a single-ended. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadi di ingresso con Gm costante Uno stadio di ingresso rail-to-rail può essere polarizzato sia in weak che in strong inversion. Se esso opera in weak inversion, allora la transconduttanza totale è data da: g mi ,weak Ip 2n pVT In strong inversion: In 2nnVT g mi , strong I p In I ref §W · §W · ¸ I p P n C ox ¨ ¸ I n © L ¹p © L ¹n P p C ox ¨ I p In 2 I ref Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 137 Progettazione a bassa tensione LV design Stadi di ingresso con Gm costante VDD IREF M5 M6 VB3 M13 M3 VIN2 M4 M1 M14 VB1 M7 VIN1 M2 VB2 M9 M15 IB1 M8 VO M10 IB2 VSS ONE-TIME current mirror Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadi di ingresso con Gm costante Andamento del Gm in weak inversion [Ref.7] ONE-TIME current mirror Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 138 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Stadi di ingresso con Gm costante Andamento del Gm in strong inversion: variazione troppo ampia [Ref.7] ONE-TIME current mirror Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadi di ingresso con Gm costante VDD 1:3 M17 IREF M18 M5 M6 VB3 M13 M7 VIN1 M3 M1 M16 M2 VB2 M9 M8 VO M10 VB4 M15 M14 VB1 VIN2 M4 IREF 1:3 IB1 IB2 VSS THREE-TIMES current mirrors Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 139 Progettazione a bassa tensione LV design Stadi di ingresso con Gm costante Andamento del Gm in strong inversion [Ref.7] THREE-TIMES current mirrors Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione LV design §W · §W · ¸ I p P n C ox ¨ ¸ I n © L ¹p © L ¹n P p C ox ¨ La relazione: g mi , strong può essere scritta anche come: g mi ,strong §W · §W · ¸ Vsgp,eff P n C ox ¨ ¸ V gsn,eff L © ¹p © L ¹n P p C ox ¨ Pertanto il controllo sul gm in strong inversion può essere effettuato facendo appropriate considerazioni sulle effettive tensioni gatesource dei transistor di ingresso. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 140 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione Possiamo dire che il gm può essere reso costante mantenendo costante la somma delle tensioni gate-source dei transistor di ingresso, dal momento che il gm di un transistor MOS polarizzato in strong inversion è proporzionale proprio alla sua Vgs. . Sarà sufficiente garantire: Vsgp,eff Vgsn,eff a condizione di aver imposto: Vref §W · ¸ © L ¹p §W · ¸ © L ¹n Pp ¨ Pn ¨ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione VDD M5 M6 M7 VIN1 VC M3 M8 VB1 VIN2 M4 VB2 M9 VO M10 M2 M1 IB1 IB2 VSS VC VTh,n VTh, p Vref Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 141 Progettazione a bassa tensione LV design Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione Una possibile implementazione integrata del precedente schema è: VDD M17 M5 M13 M6 4IREF M3 VIN1 M1 M15 M16 M7 M4 Z1 M2 M14 VB1 VIN2 VB2 M9 IB1 M8 VO M10 IB2 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione LV design Utilizzando il diodo Zener il Gm viene controllato piuttosto bene [Ref.7] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 142 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione Volendo una implementazione a transistors: VDD M19 M5 M15 M6 4IREF M3 M13 M14 M18 M16 M2 M8 VO VIN2 M1 M17 VB1 M7 M4 VIN1 VB2 M9 IB1 M10 IB2 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadi di ingresso con Gm costante con controllo in tensione LV design Utilizzando solo MOS si ottiene: [Ref.7] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 143 Progettazione a bassa tensione Stadi di uscita LV design Uno stadio di uscita ha il compito di condurre sul carico una certa quantità della potenza con basso livello di distorsione. In applicazioni LV questo deve essere ottenuto attraverso l’uso efficiente della tensione di alimentazione e della corrente di polarizzazione. Per gli stadi di uscita LV, è di primaria importanza sapere qual è la minima tensione di alimentazione a cui lo stadio è capace di operare. Ovviamente, bisognerà determinare la tensione gatesource dei transistor di uscita, che può diventare relativamente grande, in particolar modo quando lo stadio di uscita deve pilotare alte correnti di segnale. Questa situazione impone un limite inferiore alla minima tensione di alimentazione con la quale lo stadio di uscita può funzionare. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadi di uscita LV design Così come per gli stadi di ingresso, anche il range delle tensioni di uscita deve essere più largo possibile, preferibilmente di tipo rail-to-rail. Per ottenere questo si può connettere i transistor di uscita nella configurazione a source comune. Inoltre, un efficiente uso della corrente di polarizzazione richiede un alto rapporto tra la massima corrente di segnale che può essere condotta al carico e la corrente a riposo dallo stadio di uscita. Questo può essere realizzato polarizzando i transistor di uscita in classe AB. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 144 Lucidi di Microelettronica Analogica Stadio di uscita a source comune Si tratta di uno stadio in classe A, che necessita di una tensione minima di alimentazione pari a: VDD IB1 V gso Vdsat Val ,min LV design IB2 VO VIN M1 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadio di uscita rail-to-rail push-pull +½ VDD VIN1 M1 RL VO VIN2 M2 -½ VDD LV design Se le tensioni di ingresso si presentano con un valore alto, allora la corrente di drain del transistor di uscita a canale N è maggiore di quella del transistor di uscita a canale P, e quindi lo stadio di uscita tira (pull) corrente dal carico. Allo stesso modo, per tensioni del segnale di ingresso basse, è maggiore la corrente di drain del transistor a canale P e quindi lo stadio di uscita spinge (push) corrente sul carico. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 145 Progettazione a bassa tensione LV design Stadio di uscita in classe AB In uno stadio di uscita rail-to-rail, la funzione di trasferimento in classe AB può essere ottenuta mantenendo costante la tensione tra i gate dei transistor di uscita. VDD VIN1 VSUP/2 M1 M1 VIN VO VAB VIN2 VDD M3 VO IREF M2 M2 VSS VSUP/2 (a) M4 VSS (b) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Stadio di uscita in classe AB LV design Affinché la relazione tra le correnti di push e di pull risulti insensibile a variazioni di processo e della tensione di alimentazione, la tensione Vab deve “inseguire” tali parametri. Questo può essere ottenuto implementando Vab secondo lo schema di figura (b), in cui la funzione del generatore Vab è svolta dai due transistor M3-M4 connessi a diodo, polarizzati da una corrente costante Iref, e dai due generatori di tensione costante, ciascuno di valore pari a Vsup/2. In tal modo, la relazione tra la corrente di push Id1 e la corrente di pull Id2 è data da: Id1 Id 2 Id1 Id 2 Iq 2 I q in S.I. ; 2 in W.I. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 146 Lucidi di Microelettronica Analogica Stadio di uscita in classe AB LV design Le correnti di uscita hanno un andamento tipo: I quiescent §W · ¨ ¸ © L ¹1 I ref §W · ¨ ¸ © L ¹3 [Ref.7] Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 147 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Compensazione in frequenza per circuiti Low-Voltage 149 Compensazione in frequenza per circuiti LV LV design Compensazione in frequenza Un amplificatore deve essere in grado di operare correttamente sotto diverse condizioni, legate soprattutto a variazioni di carico, di processo e di temperatura. L’amplificatore deve essere sempre stabile. Per ottenere la stabilità, esso deve agire come un sistema a singolo polo per tutto l’intervallo di frequenze in cui guadagna (cioè fino al GBW) e in tutte le condizioni di polarizzazione dell’ingresso. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Amplificatore a singolo stadio AV Un solo polo dominante: sicuramente stabile Gain VDD [dB] IB1 GBW M1 f1 f1 Frequency [Hz] 1 2SRL C L Il guadagno è però basso AV g m1 RL RL CL VIN1 VSS GBW g m1 2SC L Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 150 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Amplificatore a singolo stadio cascoded Il transistor M2 introduce un polo aggiuntivo. Tuttavia, tale polo cade ad una frequenza molto alta, tipicamente diverse centinaia di MHz, per cui si può ritenere che tale configurazione conservi l’aspetto ideale di sistema ad un solo polo per tutta la banda di funzionamento. Il guadagno migliora VDD IB1 M2 M1 CL Vb1 VSS AV # g m 2 rds 2 g m1ro1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Amplificatore a due stadi In molte applicazioni il guadagno di un amplificatore a singolo stadio è troppo basso, specialmente quando questo è caricato con resistenze di valore relativamente piccolo. In questi casi il guadagno dell’amplificatore deve essere accresciuto utilizzando due stadi di guadagno, ciascuno dei quali introduce un polo dominante nel suo nodo di uscita; quindi l’amplificatore può essere visto come un sistema a due poli. Chiaramente, per garantire la stabilità, l’amplificatore deve agire come un sistema ad un polo. Questo può essere ottenuto attraverso un’adeguata compensazione, realizzabile seguendo diverse tecniche alcune delle quali verranno di seguito esposte. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 151 Compensazione in frequenza per circuiti LV LV design Compensazione parallela La rete RPCP introduce uno zero nella funzione di trasferimento dell’amplificatore che deve essere uguale (ovvero matched) al polo di uscita. In questo modo il polo viene cancellato e l’amplificatore assume il desiderato aspetto di sistema a singolo polo. VDD IB3 PROBLEMA: la posizione del polo da cancellare varia al variare del carico IB1 M1 CP M2 M3 VIN VREF IB2 CL RL RP VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Compensazione alla MILLER Realizza il pole splitting VDD IB3 IB1 M1 M2 M3 VIN Senza compensazione i poli sono alle frequenze CM RL CL 1 2SRL C L f1 VREF f2 1 2Srds 3C gs1 IB2 VSS f1 ' Introducendo la capacità CM f1’>f1 ; f2’<f2 g m1 ª § C gs1 · º ¸ C gs1 » 2S «C L ¨¨1 C M ¸¹ «¬ © »¼ f2 ' 1 2Srds 3 g m1RLCM Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 152 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Cancellazione dello zero VDD IB3 IB1 CM RM M1 M2 M3 VIN CL RL VREF La compensazione alla MILLER introduce un indesiderato zero alle alte frequenze, che può essere cancellato grazie al gruppo RMCM. IB2 VSS Per ottenere un’esatta cancellazione deve aversi: RM 1 g m1 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Compensazione cascoded MILLER LV design Il guadagno di un amplificatore a doppio stadio può essere aumentato applicando una configurazione cascode. Se questo cascode è inserito nel percorso di retroazione della capacità di Miller, l’amplificatore sarà in grado di lavorare a frequenze molto più alte rispetto ad un amplificatore con semplice “Miller splitting”. VDD IB3 IB1 CM Il GBW è infatti superiore GBW M4 M2 M3 RL VB M1 VIN IB2 VREF CL g m2 2SC M IB4 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 153 Compensazione in frequenza per circuiti LV LV design Compensazione nested cascoded MILLER L’andamento ad alta frequenza di un amplificatore a doppio stadio viene migliorato attraverso la configurazione “cascoded Miller”. Bisogna però osservare che, in stadi di uscita in classe AB con un alto rapporto tra la corrente di uscita e la corrente di riposo, la transconduttanza varia enormemente, rendendo difficoltosa la stabilizzazione del circuito. Allora il transistor di uscita può essere meglio controllato inserendo un’ulteriore capacità di Miller tra il drain e il gate di quest’ultimo, come mostrato in figura. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LV design Compensazione nested cascoded MILLER VDD CM2 M4 M2 M3 VIN IB2 g m2 2S C M 1 C M 2 GBW IB1 IB3 CM1 RL VB VREF Primo polo non dominante CL M1 IB4 f1 ' CM 2 CM 1 CM 1 VSS g m1 2S C L C M 2 §¨¨1 © Viene aggiunto anche uno zero, che migliora la stabilità del circuito per larghe variazioni della transconduttanza dello stadio di uscita. fZ 1 2S C gs1 · ¸ C M 1 ¸¹ § gm4 g m4 · ¸¸ ¨¨ © CM 2 CM 1 ¹ Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 154 Lucidi di Microelettronica Analogica LV design Compensazione nested MILLER VDD IB2 IB1 IB4 CM2 CM1 M1 M3 M2 RL CL M5 M4 VREF2 VIN IB5 VREF1 IB3 VSS Guadagno AV g m 4 rds 4 g m 2 rds 2 g m1RL Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Compensazione nested MILLER LV design I poli dell’amplificatore non compensato sono alle frequenze: f1 1 2SRL C L f2 1 2Srds 2Cgs1 f3 1 2Srds 4Cgs 2 L’inserimento della prima capacità di Miller produce lo spostamento dei poli alle nuove frequenze: f1 ' g m1 § § C gs1 · · ¸¸ C gs1 ¸ 2S ¨ C L ¨¨1 ¨ ¸ © © CM 1 ¹ ¹ f2 ' 1 2Srds 2 g m1RLCM 1 f3 ' f3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 155 Compensazione in frequenza per circuiti LV Compensazione nested MILLER Z2'’ AV Z2' LV design Z2 Z3 Gain [dB] Z3 ' Frequency [Hz] Z3'’ Z1 La capacità di Miller CM1 sposta i poli nelle posizioni Z' e Z'. Il terzo polo rimane inalterato. Il nuovo polo a Z' si viene a trovare 3dB al di sotto del GBW . Z1' Z1'’ Ora l’amplificatore complessivo si presenta come un sistema a due poli (Z' e Z3'). Questi possono essere spostati con una seconda capacità di Miller CM2. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 156 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Progettazione a bassa potenza (Low-Power) 157 Progettazione a bassa potenza LP design Perché progettare a bassa potenza ? • Applicazione a sistemi portatili, alimentabili con batterie a singola cella Biomedicale Sensor interface • Circuiti VLSI ad alte prestazioni Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Come progettare a bassa potenza ? LP = micropower (expressed in PW or PA) I limiti di progettazione LP sono dovuti a : capacità parassite; inefficienza (in corrente) dei circuiti tradizionali che non sono ottimizzati per bassi consumi; limitazioni sulla dinamica del segnale. Perciò, il progetto LP deve essere caratterizzato da un efficiente uso della corrente di alimentazione, ottenibile attraverso l’uso di stadi di uscita in classe AB e opportune tecniche di compensazione in frequenza. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 158 Lucidi di Microelettronica Analogica LP design LP digitale • Ridurre la tensione di alimentazione Vdd (la potenza è infatti proporzionale a Vdd2) • Riprogettare le architetture tradizionali (parallelismo) • Ottimizzare le prestazioni Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design LP Analogico Ridurre Vdd non necessariamente riduce la potenza. Infatti, questa è fissata da SNR and GBW. Usare modelli opportuni (in weak e moderate inversion) : EKV (Enz, Krummenacher and Vittoz). Capacità parassite Limiti pratici LP Cattiva polarizzazione Compensazione in frequenza Rumore Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 159 Progettazione a bassa potenza LP design Tecnologia LP CMOS • Basse correnti a riposo • Buone prestazioni anche con basse correnti • Bassi costi • Semplicità di progetto Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Strategie di progetto LP La corrente a riposo negli stadi amplificatori determina le seguenti prestazioni: • Potenza a riposo • Banda • Guadagno DC • Slew rate Non conviene ridurla !!! Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 160 Lucidi di Microelettronica Analogica LP design Strategie di progetto LP ADAPTIVE BIASING polarizzazione adattativa VDD Le topologie Adaptive Biasing (AB) danno una corrente aggiuntiva in presenza di segnale differenziale di ingresso. IN1 OUT OTA IN2 Tale corrente consente il miglioramento delle prestazioni dinamiche senza consumi aggiuntivi. I1 I2 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Topologie AB A(I2-I1) I2 I1 A M1 M2 M3 Sottrattore di corrente per AB Vittoz (1984) W / L 4 W / L 3 M4 VDD M11 M12 M3 M8 IN- I1 I2 M4 M13 M14 M5 IN+ M1 M2 OUT M15 M7 M16 M19 M17 M18 M20 M21 M22 Ip M9 M10 M6 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 161 Progettazione a bassa potenza LP design Topologie AB Circuito di Hostica (1989) VDD M1 M5 M4 VIN- M6 M12 VIN+ M7 M16 M17 VIN- VIN+ M11 M2 M14 M13 M15 VOUT M18 M10 M3 M8 M9 M20 M19 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design AB topologies Circuito di Yoon (1994) VDD M5 M4 M17 M16 M18 M3 VREF M6 VIN+ M7 M15 M14 VIN- M2 VOUT M11 M1 VIN+ M8 M9 M10 M13 M12 M19 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 162 Lucidi di Microelettronica Analogica LP design AB topologies Circuito di G.Ferri (1996) V1 VDD V2 M2 M1 M4 M3 IOUT M5 RLOAD M6 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design AB topologies Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 163 Progettazione a bassa potenza LP design Circuiti AB 1 §W KP ¨ 2 © L 1 §W KP ¨ 2 © L I d (M3 ) I d (M4 ) I out · 2 ¸ V2 V1 VThp ¹M 3 · 2 ¸ V1 V2 VThp ¹M 4 A I d(M 3 ) I d (M 4 ) A W / L M 6 W / L M 5 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Versione modificata VDD V1 V2 M2 M1 M3 Elimina il gap centrale di 2 VTh M8 M4 M7 RLOAD IOUT IDC IDC M5 M6 VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 164 Lucidi di Microelettronica Analogica LP design Circuiti AB -> Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Circuiti AB V1 VOUT AMPLIFIER V2 IOUT VD1 ADABIA DUMMY VD2 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 165 Progettazione a bassa potenza LP design Circuiti AB VDD VD1 R1 VD2 M2 M1 R2 M3 M4 V2 V1 M8 RLOAD M7 IDC IOUT IDC M5 IDC M6 M5 dummy M6 adabia VSS Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Circuiti AB Possibile il controllo della corrente minima e massima Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 166 Lucidi di Microelettronica Analogica LP design Applicazioni ai buffer R VIN+ R VOUTIBIAS R VOUT+ VIN- R Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini LP design Potenza nei buffer Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 167 Progettazione a bassa potenza LP design Potenza vs. tempo (transitorio) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 168 Corso di Microelettronica Prof. Giuseppe Ferri Ing. Nicola Guerrini Introduzione a SPICE BSIM3v3 (Modello Spice) 169 Introduzione a SPICE Spice Simulation Program for Integrated Circuits Emulation (Emphasis) Donald Pedersen Università della California a Berkeley – IEEE Medal of Honor Oltre 100.000 copie in uso Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 1959 Introduzione dei primi circuiti integrati; Pedersen si occupò subito di IC, ma l’idea su SPICE ebbe mille difficoltà: “never wait for approval, just do it” (D. Pedersen) Spice 1966 conversazione con uno studente riguardo al progetto di un amplificatore; esistevano due programmi per l’analisi della risposta in frequenza, pieni di errori; decise, dopo una scommessa di 5 USD, di sviluppare SPICE dapprima vi furono BIAS1, BIAS2 e BIAS3 1970 poi …. Frank …. CANCER …… SPICE Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 170 Lucidi di Microelettronica Analogica Spice 1972 SPICE 1: distribuito come software di dominio pubblico Novità: Modelli per i dispositivi 1975 SPICE 2 (introduzione MNA al posto della semplice analisi nodale) 1978 Tutte le compagnie che producevano circuiti integrati scelgono SPICE 1985 SPICE 3 CADENCE e MENTOR introducono 1990 SPICE in Analog Workbench e Analog Artist e Accusim rispettivamente N.B. SPICE è usato per l’analogica, non per il digitale. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Spice SPICE: Analisi del comportamento dei circuiti attraverso modelli circuitali, equazioni fondamentali ed algoritmi numerici. MODELLO di un componente o di un dispositivo: insieme di equazioni che ne descrivono il comportamento nel “dominio” considerato. Esempi: Resistenza V=R·I Diodo I § V · VT ¨ IS e 1¸ ¨ ¸ © ¹ Caratteristica statica I / gd V dinamica Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 171 Introduzione a SPICE Spice ACCURATEZZA del modello: è conseguenza del tipo di modello; indica con che dettaglio il modello riproduce il comportamento del dispositivo. L’accuratezza dipende dagli elementi parassiti e del 2° ordine; dall’accuratezza dipendono i tempi di calcolo nei circuiti molto complessi. Nei dispositivi i parametri del modello sono legati ai processi di fabbricazione del circuito integrato. R1 1 2 R2 Vin 0 <Titolo> VIN 1 0 5V R1 1 2 1k R2 2 0 1k descrizione circuito + quali variabili + valori delle variabili 0 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Spice Variabili: R V I G E F H C L Q M J resistenza generatore di tensione indipendente generatore di corrente indipendente generatore di corrente controllato in tensione generatore di tensione controllato in tensione generatore di corrente controllato in corrente generatore di tensione controllato in corrente capacità induttanza transistor bipolare transistor a MOS transistor a JFET Prefissi: K (1000), M(0.001), MEG (1000000), ... Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 172 Lucidi di Microelettronica Analogica Spice RICHIESTA DI SIMULAZIONE .OP .TRAN .DC .AC operating point (punto di lavoro) transitorio (analisi nel tempo) Sweep DC risposta in frequenza Conversione del disegno del circuito (schematic entry) NETLIST -> Analisi “SPICE” -> Soluzione GLOBALE della rete Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini Spice PRESENTAZIONE DEI RISULTATI (anche solo parziale) PROBE: interfaccia grafica ACCURATEZZA: Numero di punti (legato alla velocità di “RUN”) CORRENTI NEI RAMI TENSIONI NEI NODI .TRAN (nel tempo) .DC (in tensione o corrente) .AC (in frequenza) Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 173 Introduzione a SPICE BSIM3v3 BSIM3v3 (Modello Spice) Il modello BSIM3v3 è basato sulla soluzione dell’equazione di Poisson con approssimazione di canale lineare e analisi coerente quasi-2D. Si tiene conto degli effetti della geometria del dispositivo e dei parametri di processo. Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini BSIM3v3 BSIM3v3 (Modello Spice) Si considerano, tra gli altri, i seguenti fenomeni nei MOS : - Effetto di canale stretto e corto sulla VTh - Drogaggio non uniforme nelle direzioni laterali e verticali - Riduzione della mobilità dovuta a campo verticale - Effetto di carica del substrato - Velocity saturation - Modulazione della lunghezza del canale - Effetto body nelle correnti di substrato - Conduzione sotto-soglia - Resistenze parassite al drain e al source Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 174 Lucidi di Microelettronica Analogica BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini BSIM3v3 Strong inversion: Subthreshold: Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 175 Introduzione a SPICE Capacitance modelling BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 176 Lucidi di Microelettronica Analogica BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 177 Introduzione a SPICE BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 178 Lucidi di Microelettronica Analogica BSIM3v3 Corso di Microelettronica - Prof. Giuseppe Ferri - Ing. Nicola Guerrini 179 ESERCITAZIONI ESERCITAZIONE 1 La prima esercitazione ha lo scopo di prendere familiarità con il simulatore circuitale SPICE e con le sue diverse opzioni. Il circuito oggetto di questa esercitazione è riportato in fig. 1. VDD RD M1 VOUT VIN Fig.1 – Configurazione a source comune Si tratta di un semplice circuito a source comune, del quale va calcolato il guadagno dopo aver operato una corretta polarizzazione. SPICE compie un’analisi sul circuito: deve essere noto il valore di tutti gli elementi presenti nel circuito stesso. Le variabili da impostare prima di procedere con le simulazioni sono: x x x x Tensione di alimentazione VDD Dimensioni del transistor MOS M1 (W ed L) Resistenza RD Generatore di ingresso VIN Le dimensioni del transistor vanno regolate in base alla tecnologia utilizzata. Ad esempio se si impiega una tecnologia 0.35Pm non è possibile avere lunghezze di canale L (lo stesso vale per W) minori di tale valore. Inoltre valori di W superiori a 1000Pm non sono consigliabili. Il generatore di ingresso può essere di tipo VAC, VDC o VSIN. Il valore della componente DC tra gate e source deve essere sempre specificato. Il lavoro prosegue poi nel seguente modo: 1. BIAS POINT: ci permette di verificare il punto di lavoro del transistor. Esso dipende dalla tensione di ingresso. 183 Esercitazioni SPICE 2. DC SWEEP: una volta accertato che il transistor funzioni correttamente, si fa variare la tensione continua di ingresso VDC in modo da poter analizzare la risposta del circuito. In questo caso si ha una risposta che presenta un tratto centrale ad elevata pendenza negativa (che rappresenta il guadagno a bassa frequenza) e due tratti laterali a pendenza pressochè nulla. Per poter funzionare come amplificatore il circuito deve essere polarizzato nella zona a massima pendenza. Pertanto, se necessario, si deve ritornare alla simulazione relativa al punto di lavoro per modificarlo opportunamente. 3. AC SWEEP: verifica della risposta in frequenza, in questo caso è necessario un generatore di tipo VAC. E’ buona norma collegare all’uscita del circuito un condensatore di carico (con un valore compreso tra 2 e 5 pF), in modo da poter valutare le prestazioni in condizioni più vicine a quelle di reale utilizzo. La simulazione AC SWEEP permette di valutare il guadagno di piccolo segnale (il cui valore è in teoria uguale a quello determinato con la DC sweep), il GBW, il PM e quindi la stabilità del circuito. Leggendo i dati riportati nel file di output fornito ad ogni simulazione da SPICE, si può inoltre verificare la rispondenza dei risultati ottenuti con le previsioni teoriche. 4. TRANSIENT: il circuito può essere valutato anche nel dominio del tempo. Attraverso un generatore di tipo VSIN si impone un ingresso sinusoidale, regolandone ampiezza, offset (valore della componente continua) e frequenza. Si ricordi di fissare la frequenza in base alla banda passante calcolata nella simulazione in AC. In questo modo è possibile valutare la risposta reale del circuito ed è inoltre possibile calcolare la THD (distorsione armonica) che esso induce sul segnale. Seguendo la procedura riportata sopra, un circuito amplificatore viene caratterizzato in tempi estremamente rapidi. E’ inoltre facile apportare ai componenti (sia attivi che passivi) le opportune modifiche per soddisfare eventuali specifiche assegnate (ad esempio variare le dimensioni del MOS o cambiare RD). In questa e nelle seguenti esercitazioni lo studente dovrà impostare ed effettuare le simulazioni, secondo il piano di lavoro appena presentato, in modo da valutare le prestazioni richieste. 184 Esercitazioni di Microelettronica Analogica ESERCITAZIONE 2 Dopo aver preso confidenza con il programma di simulazione SPICE, si può iniziare ad analizzare i circuiti svolti a lezione. L’oggetto di questa esercitazione sono gli specchi di corrente, iniziando da quelli più semplici riportati in fig.2. VDD VDD M1 R Iout Irif M1 M2 M2 Iout Irif R Fig.2 – Semplici specchi di corrente Le variabili da impostare prima di procedere con le simulazioni sono: x Tensione di alimentazione VDD x Dimensioni dei transistor M1 ed M2 (W ed L) x Resistenza R L’obiettivo è quello di ottenere una corrente di uscita Iout uguale a quella di riferimento Irif. Provate a stabilire (e poi a variare) una corrente di uscita avente un valore nel range deiPA. Per poter valutare le due correnti, è necessario inserire un carico sul drain del transistor M2. Una resistenza (che possiamo chiamare RL) andrà benissimo. Essendo lo specchio di corrente un dispositivo che rende disponibile una corrente continua, il suo funzionamento può essere verificato attraverso simulazioni BIAS POINT. Le prestazioni dello specchio devono essere valutare in diverse situazioni: 185 Esercitazioni SPICE x x x x x x x (W/L)M1=(W/L)M2 (W/L)M1>(W/L)M2 (W/L)M1<(W/L)M2 RL=R RL>R RL<R Al variare della VDD Dal momento che, come evidenziato dalle simulazioni, le prestazioni dello specchio semplice non sono sempre ottimali, alcune migliorate topologie sono state proposte. I risultati ottenuti con in circuiti di fig.2 possono essere confrontate con quelli relativi ai circuiti di fig.3,4,5,6. VDD M2 R Irif M3 M1 Iout Irif M3 Iout M1 R M2 Fig.3 – Specchi di corrente Wilson VDD M2 R Irif M4 M1 Iout M3 M4 M3 Irif Iout M1 M2 R Fig.4 – Specchi di corrente Wilson migliorati 186 Esercitazioni di Microelettronica Analogica VDD R Irif M4 Iout M3 M2 M1 M4 M3 Irif M1 M2 Iout R Fig.5 – Specchi di corrente cascode VDD R Irif M4 Iout M3 M2 M1 M4 M3 Irif M1 M2 Iout R Fig.6 – Specchi di corrente low-voltage cascode 187 Esercitazioni SPICE ESERCITAZIONE 3 Gli specchi di corrente visti nella precedente esercitazione servono, come già ricordato, ad ottenere le correnti di polarizzazione necessarie per il funzionamento dei più diversi circuiti microelettronici. Tra questi, uno dei più importanti è rappresentato dalla coppia differenziale. L’obiettivo di questa terza esercitazione è quindi quello di verificare le prestazioni (guadagno, banda, offset, ecc.) di una coppia differenziale, utilizzando sia carichi passivi (resistenze) che attivi (specchi di corrente). I MOS di ingresso possono essere a canale n o a canale p. La scelta del tipo di MOS comporta una differente scelta delle tensioni di polarizzazione di ingresso. VDD R2 R1 VIN1 M1 VIN2 M2 Vout CL Irif IB M3 M4 VSS Fig.7 – Coppia differenziale a nMOS con carico passivo M4 VDD M3 IB Irif VIN1 R1 M1 VIN2 M2 CL Vout R2 VSS Fig.8 – Coppia differenziale a pMOS con carico passivo Le variabili da impostare prima di procedere con le simulazioni sono: 188 Esercitazioni di Microelettronica Analogica x x x x x Tensione di alimentazione VDD Dimensioni dei transistor MOS M1 ed M2 (W ed L) Valore delle resistenze R1 ed R2 Valore del condensatore di carico CL Generatori di ingresso VIN1 e VIN2 Naturalmente i valori delle grandezze da impostare devono essere scelti con criterio. Ad esempio, il rapporto W/L relativo ai MOS M1 ed M2 non può essere troppo piccolo se si vuole ottenere un buon guadagno. Allo stesso modo, la corrente IB va regolata in funzione delle esigenze di guadagno, banda passante, ecc... Il lavoro prosegue poi nel modo indicato nella prima esercitazione. 1. BIAS POINT: verifica del punto di lavoro dei transistor. 2. DC SWEEP: una volta accertata la corretta polarizzazione della coppia differenziale si fa variare una tensione continua di ingresso, ad esempio VIN1 (VIN2) mantenendo l’altro morsetto VIN2 (VIN1) a potenziale costante. La risposta che otteniamo è quella tipica di un circuito amplificatore, che presenta un tratto centrale ad elevata pendenza e due tratti laterali a pendenza pressochè nulla. Il passaggio da un livello di saturazione (in uscita) all’altro presuppone che, per un certo valore del segnale di ingresso variabile VIN1 (VIN2), la tensione di uscita valga (VDD-VSS)/2. Tale valore, in caso di alimentazione duale, coincide con il potenziale di massa. In un circuito ideale si ha che Vout=(VDD-VSS)/2 quando VIN1=VIN2. In realtà questa condizione viene soddisfatta per VIN1=VIN2 r 'V. Il valore di 'V non è altro che l’offset in tensione del circuito amplificatore. Per poter funzionare come amplificatore il circuito deve essere polarizzato nella zona a massima pendenza. Pertanto, se necessario, si deve ritornare al punto di lavoro e modificarlo opportunamente. 3. AC SWEEP: verifica della risposta in frequenza, in questo caso è necessario un generatore di tipo VAC. La simulazione AC SWEEP permette di valutare il guadagno di piccolo segnale, il GBW e il PM. Leggendo i dati riportati nel file di output fornito ad ogni simulazione da SPICE, possiamo inoltre verificare la rispondenza dei risultati ottenuti con le previsioni 189 Esercitazioni SPICE teoriche. Sappiamo infatti che il guadagno di una coppia differenziale è legato al gm dei transistor della coppia stessa ed alla resistenza di uscita del circuito. 4. TRANSIENT: anche in questo caso le prestazioni ottenute con le precedenti simulazioni devono essere verificate con opportune simulazioni nel dominio del tempo. Lo studio effettuato sui circuiti di fig.7 e 8 può essere poi replicato per analizzare la risposta di una coppia differenziale con carico attivo (fig. 9 e 10) e confrontarla con quella precedente. E’ infine possibile analizzare le prestazioni di altri OTA sostituendo lo schema dell’OTA semplice (coppia differenziale) con un OTA simmetrico o di Miller. VDD M3 M4 VIN1 M1 M2 VIN2 Vout CL Irif IB M5 M6 VSS Fig.9 – Coppia differenziale a nMOS con carico attivo M4 VDD M3 IB Irif VIN1 M4 M1 M2 VIN2 CL M4 VSS Fig.10 – Coppia differenziale a pMOS con carico attivo 190 Vout Esercitazioni di Microelettronica Analogica ESERCITAZIONE 4 Questa esercitazione mette insieme i risultati delle esercitazioni 1 e 2 per progettare un source comune (o inverter) con carico attivo (fig.11). Si consideri un source comune e si sostituisca al carico passivo (resistenza) uno specchio di corrente (vedi esercitazione n.2). Si ripetano quindi le simulazioni effettuate nel caso della prima esercitazione analizzando le differenze e i probabili miglioramenti, soprattutto nei valori del guadagno in tensione. VDD VDD MB M1 M2 VIN Ibias Ibias M1 VOUT MB VIN M2 (a) VOUT (b) Fig.11 – Inverter con carico attivo Ripetere infine le stesse simulazioni per un source follower (fig.12). In questo caso il guadagno in tensione è non invertente e inferiore a uno. VDD VDD M1 MB VIN M2 Ibias Ibias MB M2 VOUT M1 VOUT VIN Fig.12 – Source follower In questa esercitazione si faccia molta attenzione al valore di tensione di ingresso DC che viene inserito: esso deve consentire un funzionamento dell’amplificatore in zona lineare. 191 Esercitazioni SPICE ESERCITAZIONE 5 Questa esercitazione riguarda il progetto di circuiti a bassa tensione di alimentazione. Nelle precedenti esercitazioni un tipico valore dell’alimentazione è di 3 V. Si analizzino quindi i precedenti schemi circuitali dove la VDD va gradualmente dimunuita fino al valore di 1.5 o 1.2 V. Nel caso di alimentazione duale i precedenti valori sono ovviamente r0.75 e r0.6 V. Tali valori sono spesso usati per circuiti low-voltage. Per i circuiti in esame, oltre a calcolarne le tipiche prestazioni (tra cui la potenza dissipata), determinare la minima tensione di alimentazione che garantisca un corretto funzionamento del circuito stesso. 192 Esercitazioni di Microelettronica Analogica ESERCITAZIONE 6 Progettare i due seguenti schemi di CCII: Vdd I B ia s 1 M 5 M 1 M 7 M 3 Z X Y M 4 M 2 I B ia s 2 M 8 M 6 V ss Fig.13 – CCII di base M7 M4 M3 VA M2 M5 M1 X Z Y IBIAS1 - M6 M8 Fig.14 – CCII basato su coppia differenziale Determinare le caratteristiche DC in tensione e corrente e le impedenze parassite dei due schemi, secondo la seguente procedura. BIAS POINT: come sempre la prima verifica da fare è quella relativa al punto di lavoro del circuito da analizzare. Date le caratteristiche del CCII è chiaro che in DC la tensione presente al nodo X deve essere uguale a quella imposta al nodo Y. L’eventuale differenza rappresenta l’offset del CCII. Si deve agire sul dimensionamento dei componenti in modo da minimizzare tale offset. A questo punto devono essere valutate le prestazioni del CCII in esame. Innanzi tutto devono essere calcolati i coefficienti D e E, rispettivamente guadagno in tensione e guadagno in corrente. E’ 193 Esercitazioni SPICE chiaro che tali parametri possono essere valutati sia in DC che in AC. La cosa migliore è effettuare entrambe le verifiche. DC SWEEP: lasciando il terminale X floating, si colleghi un generatore DC al nodo Y e se ne vari il valore da VSS a VDD. Si valuti quindi la corrispondente tensione continua al nodo X. Dal confronto tra i due grafici ricaviamo tre informazioni: 1. Dinamica di segnale a vuoto 2. Eventuale offset 3. Parametro D in DC Infatti se, all’interno del range dinamico, la pendenza del grafico della tensione al nodo X non coincide perfettamente con quella del nodo Y, è chiaro che il valore di DDC è diverso da 1. Collegando ai nodi X e Z due carichi resistivi è possibile valutare: 1. 2. 3. 4. Dinamica in tensione con carico Dinamica in corrente Offset di corrente Parametro E in DC Per quanto riguarda questa seconda prova valgono considerazioni analoghe a quelle fatte in precedenza. AC SWEEP: le due prove effettuate in DC (a vuoto e con carico) devono essere effettuate anche nel dominio della frequenza. Con la prova a vuoto valutiamo: 1. Banda passante in tensione a vuoto 2. Parametro D in AC Qualora la tensione sul nodo X risulti, per alcune frequenze, maggiore di quella al nodo Y (ovvero simile alla risposta con “picco” di un circuito risonante), il CCII deve essere compensato. Collegando due carichi ai nodi X e Z si determinino quindi: 194 Esercitazioni di Microelettronica Analogica 1. Banda passante in tensione con carico 2. Banda passante in corrente 3. Parametro E in AC Se le simulazioni in DC non evidenziano differenze rilevanti si assumono, come parametri caratteristici del CCII in esame, quelli ottenuti con la prova in AC. Sempre nel dominio della frequenza vengono effettuate le simulazioni che permettono la valutazione delle impedenze parassite. Impedenza al nodo Y: il nodo Y è un nodo “in tensione”, che deve presentare una elevata impedenza di ingresso. La sua determinazione avviene lasciando floating i nodi X e Z e collegando un generatore AC al nodo Y stesso. Il rapporto VY/IY ci dà l’impedenza parassita. Nel caso in cui il nodo Y sia collegato solo al gate di un MOS, tale impedenza sarà puramente capacitiva. Impedenza al nodo X: il nodo X è un nodo a bassa impedenza, che rappresenta una uscita in tensione ed un ingresso in corrente per il CCII. La valutazione dell’impedenza parassita può essere fatta collegando il nodo Y ad un potenziale fisso (solitamente pari ad un valore al centro della dinamica) e ponendo in ingresso al nodo X un generatore IAC. Il rapporto VX/IX fornisce l’impedenza parassita. A seconda dello stadio di uscita utilizzato essa può essere resistivacapacitiva o resistiva-induttiva-capacitiva. Impedenza al nodo Z: l’impedenza parassita al nodo Z viene valutata con un procedimento analogo a quello visto per la ZX. Il nodo Y viene infatti collegato allo stesso potenziale costante, al nodo Z viene applicato un generatore di corrente IAC, mentre il nodo X viene lasciato floating. Il rapporto VZ/IZ fornisce l’impedenza parassita richiesta. Solitamente essa è di tipo resistivo-capacitivo. 195 Esercitazioni SPICE ESERCITAZIONE 7 Utilizzare il CCII di fig.14 per realizzare alcuni circuiti analogici di base: amplificatori di tensione e corrente, derivatori, integratori. Nel corso di queste verifiche porre particolare attenzione all’effetto delle impedenze parassite sui risultati ottenuti. 196 Esercitazioni di Microelettronica Analogica ESERCITAZIONE 8 Nei due schemi seguenti di circuiti a polarizzazione adattativa, applicare una tensione a uno dei due morsetti di ingresso e fissare sull’altro una tensione costante di riferimento (attenzione: il valore di questa tensione di riferimento non necessariamente è a metà dell’alimentazione; eventualmente variarlo fino al raggiungimento di simulazioni ottimali). Collegare RLOAD all’alimentazione e verificare, tramite DC sweep, che al variare dell’ingresso la corrente di uscita varia secondo la polarizzazione adattativa. Analizzare le differenze nei due schemi variando il W/L dei MOS di ingresso; nel secondo, variare la corrente minima IDC. Infine sostituire RLOAD con un OTA a piacere e verificare l’effetto della polarizzazione adattativa sulle caratteristiche di quest’ultimo. VDD V1 M1 V2 M2 M4 M3 RLOAD IOUT M5 M6 VSS Fig.15 – Schema di base di polarizzazione adattativa VDD V1 M1 V2 M2 M3 M8 M4 M7 RLOAD IOUT IDC IDC M5 M6 VSS Fig.16 – Schema migliorato di polarizzazione adattativa 197 Bibliografia [1] F. Maloberti, Analog design for CMOS VLSI systems, Kluwer Academic Publisher, 2001. [2] A. S. Sedra, K. C. Smith, Circuiti per la microelettronica, Edizioni Ingegneria 2000, 1994. [3] N. H. E. Weste, K. Eshraghian, Principles of CMOS VLSI design, Addison Wesley Publishing Company, 1993. [4] A. D’Amico, B. De Santis, M. Faccio, G. Ferri, R. A. Lawes, G. Vento, I processi litografici nelle tecnologie microelettroniche, Fisica e Tecnologia, vol. 13, nr. 4, Ottobre 1991, pp. 187-236. [5] K. Laker, W. Sansen, Design of analog integrated circuits and systems, Mc Graw - Hill, 1994. [6] G. Ferri, N. Guerrini, Low voltage low power CMOS current conveyors, Kluwer Academic Publisher, 2003. [7] R. Hogerworst, Design of low voltage low power CMOS operational amplifier cells, Delft University Press, 1996. AREE SCIENTIFICO–DISCIPLINARI Area 01 – Scienze matematiche e informatiche Area 02 – Scienze fisiche Area 03 – Scienze chimiche Area 04 – Scienze della terra Area 05 – Scienze biologiche Area 06 – Scienze mediche Area 07 – Scienze agrarie e veterinarie Area 08 – Ingegneria civile e Architettura Area 09 – Ingegneria industriale e dell’informazione Area 10 – Scienze dell’antichità, filologico–letterarie e storico–artistiche Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche Area 12 – Scienze giuridiche Area 13 – Scienze economiche e statistiche Area 14 – Scienze politiche e sociali Le pubblicazioni di Aracne editrice sono su www.aracneeditrice.it Finito di stampare nel mese di settembre del 2012 dalla «ERMES. Servizi Editoriali Integrati S.r.l.» 00040 Ariccia (RM) – via Quarto Negroni, 15 per conto della «Aracne editrice S.r.l.» di Roma