Presentazione - Scuola Carlo Poerio

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L’ORTO BOTANICO DI NAPOLI
L’Orto Botanico di Napoli è
una struttura
universitaria
dell’Università Federico
II; ha un’estensione di
12 ettari e ospita 9000
specie vegetali e quasi
25000 esemplari. Si
trova a via Foria, vicino
al Real Albergo dei
poveri
STORIA
Fondato il 28 dicembre 1807 con decreto di Giuseppe Bonaparte, l'orto botanico fu costruito su
alcuni terreni precedentemente appartenuti ai Religiosi di Santa Maria della Pace. Giuliano
De Fazio è l’autore della facciata monumentale e del viale a essa perpendicolare, della stufa
temperata, e del viale che porta al Castello. La parte inferiore è invece opera di Gaspare
Maria Poletti.
Il primo direttore dell'Orto, che aprì i battenti nel 1811, fu Michele Tenore; il quale si occupò sia
dell'attività scientifica, che delle relazioni esterne. Per quel che riguarda la prima, grande
importanza fu data alla ricerca e alla didattica. Furono messe a coltivazione molte specie di
uso e interesse in campo medico, ma anche piante esotiche. Alla fine della sua esperienza
come direttore della struttura, nel 1860, le specie coltivate giunsero quasi a toccare il
numero di 9000.
Guglielmo Gasparrini proseguì nel miglioramento dell'Orto, risistemando alcune aree che
versavano in cattive condizioni e creando un'area destinata ad accogliere piante alpine. Nel
1893 Federico Delpino ebbe molte difficoltà a mantenere intatto il prestigio dell'Orto.
Il rilancio doveva essere, quindi, l'obiettivo di Fridiano Cavara, suo successore, che non solo
restaurò alcune strutture e aumentò l'entità delle collezioni, ma, soprattutto, istituì
la Stazione Sperimentale per le Piante Officinali .
LA PIANTINA
LE PIANTE DELL’ORTO
Agrumeto
Piante
Carnivore
Felceto
Deserto
LE PIANTE CARNIVORE
Le piante carnivore sono piante che intrappolano e consumano protozoi ed animali, al fine di ottenere i
nutrienti essenziali per la loro crescita.
Questa singolare caratteristica è il risultato di un adattamento ad ambienti, come paludi, torbiere o rocce
affioranti, in cui il suolo, per la forte acidità, è povero o privo di nutrienti e in particolar modo di azoto,
che viene così integrato dalla pianta attraverso le digestione delle proteine animali.
Questi vengono catturati per mezzo di trappole più o meno efficienti che derivano generalmente da foglie
modificate.
Le trappole utilizzate dalle carnivore possono essere di diversi tipi, dipendenti sia dalla dimensione della
pianta che dal tipo di preda che usa cacciare; le trappole più frequentemente reperibili in natura sono di
tre tipi: a tagliola, adesive, ad ascidio.
Le piante con la trappola a tagliola sono dotate di due lobi e di numerose e sottili terminazioni che si
richiudono a scatto al passaggio di un animale. Dopo averlo catturato, la pianta secerne un enzima che
consuma progressivamente la preda.
Nella categoria di carnivore adesive, le foglie secernono una mucillagine collosa che serve ad intrappolare
l’animale, che verrà poi lentamente digerito dalla pianta.
Nella trappola ad ascidio una delle foglie della pianta assume una forma che assomiglia ad un contenitore
alto dall’imboccatura stretta e dalla base più larga; è una trappola che ben si presta a catturare insetti
volanti di grandi dimensioni. L’insetto viene attratto dal colore della foglia modificata, o dalla sua
emissione di nettare, poi vi rimane intrappolato e muore lentamente.
Trappola a Tagliola
Trappola ad Ascidio
Trappola Adesiva
GLI AGRUMI
Gli Agrumi (famiglia delle Rutaceae) sono piante di origine tropicale e hanno particolari esigenze nei
confronti del clima, infatti, occorre che questo sia caldo, sufficientemente umido, con inverni miti e
senza ampie escursioni termiche, anche se una moderata presenza di queste consente, nelle zone
mediterranee, la comparsa di pigmenti antocianici e carotenoidi, responsabili del colore nelle arance e
nei mandarini, cosa che risulta impossibile, proprio per la loro assenza, nelle aree tropicali di origine.
Ci sono 3 generi di Agrumi:
Il genere Citrus, al quale appartengono: l’ arancio , il limone, il pompelmo, il mandarino, il pomelo, il cedro,
la clementina, il bergamotto, il chinotto, la combava e la limetta
Il genere della Fortunella è un genere di piccoli alberi da frutto appartenente alla famiglia delle Rutacee. Il
suo frutto ricorda, quelli delle piante del genere Citrus, con cui a volte viene incrociato per generare
nuove varietà. Ve ne fanno parte : la Fortunella crassifolia, la Fortunella hindsii, la Fortunella japonica,
la Fortunella margarita, la Fortunella obovata e la Fortunella polyandra.
Il genere Poncirus: con un'unica specie, la Poncirus trifoliata
Sebbene la sottofamiglia comprenda solo tre generi e solo diciotto specie esattamente definite e stabili ,
esistono molte varianti e mutazioni naturali, nell'infiorescenza come pure nei frutti, per cui si trovano
vari tipi di agrumi in varie parti del mondo. Oltre a ciò sono stati sviluppati numerosissimi ibridi, alcuni
dei quali con caratteristiche non durevoli, per cui si trovano sul mercato solo per tempi relativamente
brevi.
Incrocio tra limone e arancia
Arance
LE FELCI
Le felci appartengono alla categoria dalle pteridofite piante vascolari
costituite da fusto, radici e foglie.
A differenza di Angiosperme e di Gimnosperme, le felci non sono
dotate di semi, ma si riproducono per sporogenesi; le spore
possono essere uguali (pteridofite isosporee) o divise in
macrospore (femminili) e in microspore (maschili; pteridofite
eterosporee)
Molte felci possiedono foglie vere e proprie, a lamina intera o spesso
pennata, dette fronde, provviste di numerose nervature e nello
stadio giovanile arrotolate all’apice. Le foglie hanno sulla parte
inferiore parecchi sporangi riuniti in gruppi detti sori.
Bastone del Pastore (foglia nascente)
Spore aperte
Felceto
IL DESERTO
Le desertiche sono piante adatte a vivere in condizioni di aridità grazie
alle grandi quantità d’acqua contenute in un tessuto apposito,
detto Parenchima Acquifero, l’acqua è mantenuta mediante alcuni
accorgimenti, tra cui l’inspessimento epidermico e la secrezione di
cere protettive.
Originarie di zone aride sono in grado di resistere a lungo alla siccità;
invece non resistono alle muffe o a climi umidi dove sono coltivate.
Cactus centenari
Cactus che cresce in lunghezza «sdraiato» a
terra
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