pregare con i salmi

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PREGARE CON I SALMI
In tutta la Scrittura il tema della preghiera è ripreso continuamente. Il libro dei salmi è tutto incentrato
sulla preghiera, era la raccolta ufficiale dei canti celebrati nel tempio di Gerusalemme. Tutti i salmi sono una
elevazione a Dio nelle situazioni più disparate che accompagna tutti i sentimenti umani, anche quelli che
rasentano l’empietà. La speranza, la fiducia e l’affidamento che esprimo sono l’espressione della fede
d’Israele e nello stesso tempo portano davanti a Dio la vita dell’umanità.
La preghiera dei salmi può essere sentita “distante” dalla vita di chi li prega oggi, tuttavia chi assume le
loro espressioni di fede, prega a nome dell’umanità e della Chiesa. Pregando i salmi ci rivolgiamo a Dio e
accogliamo ciò che Dio ci dice, chiediamo a Dio e riceviamo la sua speranza, gli presentiamo la nostra
debolezza e siamo consolidati dalla sua forza.
SALMO 42-43 (41-42)
Questo tipo di salmi manifestano nostalgia, ma ancora di più ci mettono davanti al desiderio del santuario ed
esprimono un profondo desiderio di Dio.
I diversi testi li trovi in Augustin George, Pregare i Salmi, Ed. Queriniana, a pag. 102-106 (cfr allegato)
Un altro aiuto per l’approfondimento del salmo diviso in due 42-43 (41-42) lo puoi trovare nei
suggerimenti seguenti.
Paolino Beltrame Quattrocchi, I salmi preghiera cristiana, pag. 89 e 90.
Questo salmo (89) formava un contesto unico con quello successivo, con cui ha in comune il tema, il
ritmo poetico, l’impeto lirico, il ritornello.
Nel lamento del levita in esilio, afferrato dalla nostalgia del Tempio, è il divino tormento di ogni uomo
alla ricerca di Dio. Dalla sposa del Cantico, alla Madre di Gesù, a Zaccheo, a Maria di Magdala, a Sauolo,
Agostino, finoal più povero di noi peccatori. Il tema non ha bisogno di essere evidenziato o illustrato:
«expertus potest credere», basta solo che ciascuno lo riascolti nel silenzio della propria esperienza e nostalgia
di Dio.
Nello sviluppo del medesimo tema (nel salmo successivo) vi sono due accentuazioni particolari. La prima
si riferisce a un aspetto del «divino tormento» della ricerca di Dio: la sensazione che il Signore a volte dà,
all’anima assetata di lui, di tenerla lontana da sé. La ritroviamo nel Cantico, in certi misteriosi atteggiamenti
di Gesù con sua madre, con la Maddalena al sepolcro, nella storia spicciola della santità d’ogni giorno. La
via misteriosa del deserto, della notte, della fede pura, attraverso la quale Dio purifica l’anima che vuole
attrarre a sé. Gesù stesso, nell’orto e sulla croce, volle esserci accanto in questa sofferta esperienza di amore:
« ... perché mi hai abbandonato?». L’altro accento è sull’altare, sul quale è chiamata a convergere ogni nostra
ricerca di Dio.
I salmi pregati da sant’Agostino, Ed. Paoline, 1986, pag. 100-103.
Udendo questo interrogativo, dov’è il tuo Dio, e nutrendoti quotidianamente di lacrime, ho meditato
giorno e notte su queste parole che sentivo: Dov’è il tuo Dio? Ho cercato anch’io il mio Dio, per poter, non
solo credergli, ma anche per tendere, nella misura delle mie forze, a contemplarlo. Vedo infatti le opere del
mio Dio, ma non vedo il mio Dio che ha fatto tutte queste cose.
Come un cervo, anelo alle fonti delle acque, ove è la sorgente della vita: che cosa farò per trovare il mio
Dio? Guardo il cielo e la bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole, sufficiente per illuminare il
giorno; e la luna che dirada le tenebre notturne. Queste bellezze ci stupiscono, ci sconcertano, ci fanno
meditare. Non sono della terra, ma del cielo. Ma in esse la mia sete non è esaurita: tutto questo io ammiro,
lodo, ma ho sete di colui che è il loro creatore.
Cerco il mio Dio in ogni essere corporeo, terreno e celeste, e non lo trovo. Cerco la sua sostanza nella mia
anima e non la trovo. Ho meditato tuttavia sulla ricerca di Dio e, desiderando intravedere gi attributi
invisibili del mio Dio con l’intelletto, attraverso le cose create «effondo il mio cuore sopra di me». Non mi
resta più niente ora da raggiungere, se non Dio stesso. La dimora del mio Dio è là, al di sopra della mia
anima; là egli abita, di là egli mi guarda, di là mi governa, di là mi consiglia, di là mi sollecita, di là mi
chiama, di là mi dirige, di là mi spinge, di là mi conduce e mi condurrà fino alla fine.
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Che fare in questo esilio? Come agire? Pregare il Dio della mia vita. Come il cervo assetato che anela alla
fonte delle acque, al ricordo della dolcezza di quella voce che mi ha trascinato sotto la tenda, sino alla casa di
Dio.
«Perché sei triste, anima mia, perché mi turbi?». Spera nel Signore, la sua Parola è lampada che rischiara i
tuoi passi. Spera e persevera, finché non passi la notte, madre degli iniqui, e non passi l’ira del Signore della
quale siamo stati figli anche noi, quando eravamo tenebre. Di queste tenebre ci trasciniamo i resti nel nostro
corpo morto per il peccato, finché non spira il giorno e si dissipano le tenebre. Spera nel Signore; dal mattino
mi alzerò e contemplerò e sempre loderò.
Dal mattino mi alzerò e guarderò la salvezza del mio volto, il mio Dio «che vivificherà anche i nostri
corpi mortali grazie allo Spirito che abita in noi» (Rom 8,11) e che è misericordiosamente portato sopra il
nostro intimo che è tenebra viscida. Da lì è venuto a noi in questo peregrinare terreno il pegno di essere
presto luce, mentre ormai siamo stati fatti salvi nella speranza. Da figli della notte e delle tenebre siamo
diventati figli della luce e del giorno.
La mia anima è dinanzi a Te come una terra senz’acqua, perché, come non può illuminare da sola se
stessa, così non può saziarsi da sola. Presso te è la fonte della vita, nella tua luce vedremo la luce.
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PREGHIERA: LA VIA DEL DESIDERIO
(sunto di un articolo di Amedeo Cencini)
IL MONDO DEI DESIDERI
Nella preghiera noi prendiamo coscienza anche dei nostri desideri. Essi sono diversi dai bisogni e
sono espressione della nostra libertà. Difatti, il “bisogno” consuma ciò che raggiunge, il desiderio ci
orienta fuori di noi stessi.
Ci sono desideri che possono ispirare la preghiera: la lode davanti a ciò che è bello e grande, il
ringraziamento, l’offerta spontanea, il grido per la salvezza, ecc. Tuttavia, ci sono desideri che possono
essere in contrasto con i valori che sostengono la vita ( 1). In questo caso, la preghiera diventa il luogo
del battesimo, della croce, del contrasto tra i nostri desideri e Dio con i suoi desideri.
Infatti, il cammino della preghiera ci aiuta a non confondere Dio con i nostri desideri. Per esempio:
confondiamo il desiderio di un Dio che ci aiuti, con un Dio che deve mandare i suoi angeli per
difenderci, al nostro cenno. Dio non è ciò che io mi attendo da Lui, per questo motivo spesso la nostra
preghiera registra un vuoto … di risposta. Il tempo di attesa per superare le false immagini di Dio, è una
occasione di crescita spirituale e umana.
Per vari motivi, la preghiera è un luogo “de-strutturante”, cioè permette di eliminare ciò che in noi
non è autentico nel rapporto con Dio. Tuttavia è anche luogo di “ricostruzione”, perché nella preghiera
sono messi a confronto i nostri desideri e il Dio dei nostri desideri. Tale confronto opera un
discernimento che ci permette di conformare i nostri desideri al Padre di nostro Signore Gesù Cristo, al
Dio che Gesù ci rivela. Inoltre, tale confronto ci aiuta a conoscere meglio l’origine dei nostri desideri.
Con questo lavorio lento, la preghiera purifica i nostri desideri e provoca una “conversione”, un nuovo
orientamento, una nuova coscienza dei nostri desideri verso Dio, loro vera fonte.
ALLA SCOPERTA DELLA PROPRIA IDENTITÀ
Dio non esaudisce automaticamente i nostri desideri, perché vuole creare un rapporto reale con noi.
Al contrario, noi siamo interessati alla realizzazione dei nostri desideri espressi e meno al rapporto con
Dio.
Inoltre, la Parola di Dio ci mette di fronte al dono che Dio mi fa di se stesso. Questa esperienza della
Parola ci fa scoprire anche la nostra identità e ci fa crescere a immagine di Gesù. Infatti, la preghiera è
vivere il rapporto di figlio col Padre, in Gesù e nell’ambiente dello Spirito santo che è amore. In questo
ambito, il desiderio di Dio (= Ciò che Dio desidera per me sommato al Dio desiderato da me) diventa la
vetta della piena realizzazione di chi prega. Gesù ha vissuto un desiderio profondo e totalmente
“rivolto” verso il Padre. Egli ha presentato al Padre il suo desiderio e ha lasciato al Padre la decisione
circa il modo di realizzarlo (2).
Il cammino in cui i nostri desideri si confrontano con Dio, inizia dai nostri desideri, continua con la
purificazione dei nostri desideri, prosegue con l’assunzione dei desideri di Dio. Gli ultimi passi di
questo cammino ci spingono a desiderare Dio e al desiderio di diventare una sola cosa con Lui. Infine, il
desiderio diventa richiesta esplicita di tale dono, di essere una sola cosa con Dio.
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Con un esempio: La stanchezza fa nascere il desiderio del riposo e mi metto davanti alla televisione, come se assorbire
passivamente le immagini della TV fosse un riposo! In questo caso si confonde il desiderio di riposo, con il fascino
delle immagini TV. Il discernimento consiste nel prendere coscienza che la TV non riposa e, a seguito, “orientare” il
desiderio di riposo verso qualcosa che fa veramente riposare.
2 Nella lettera agli Ebrei leggiamo: “Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche
con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò
tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli
obbediscono” (Eb 5,7-9). In altre parole, nell’orto degli ulivi, la preghiera di Gesù è stata esaudita dal Padre, perché a
coloro che lo accolgono, Gesù ora ha il potere di far diventare figli di Dio (Gv 1,13). Il Padre ha esaudito “per la sua
pietà”, cioè perché Gesù si è abbandonato al Padre, ha lasciato che fosse il Padre a stabilire “come” esaudire la sua
preghiera, nonostante ciò comportasse la morte.
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