Così le riunioni ci rendono più stupidi - "Come una pausa: spegniamo il cervello"
http://www.repubblica.it/scienze/2012/03/05/news/riunioni_pi_stupidi30796597/?ref=HREC2-7
Secondo una ricerca del Virginia Tech's Carilion School of Medicine and Research Institute le
riunioni di lavoro comportano un calo dell'attenzione e delle performance cognitive. Gli esperti:
"Ma a fare la differenza è il contesto sociale"
di SARA FICOCELLI
DOVREBBE essere il momento clou della giornata lavorativa, quello
in cui si tira fuori il massimo, la grinta, le idee migliori, la voglia di
"far squadra" con i colleghi. Ma generalmente si trasforma in una
pausa in cui due o tre volenterosi parlano e gli altri sonnecchiano,
sbirciando il laptop o il cellulare o fissando vagamente il soffitto.
La riunione di lavoro, anche nelle migliori aziende, non sempre
produce gli effetti sperati. E, secondo una ricerca del Virginia Tech's
Carilion School of Medicine and Research Institute, comporta, anzi,
un calo vertiginoso dell'attenzione e delle performance cognitive.
Gli studiosi, che hanno pubblicato le loro conclusioni su Philosophical Transactions of the Royal
Society B: Biological Science, hanno monitorato con la risonanza magnetica le funzioni cerebrali di
un gruppo di volontari prima e dopo una riunione, quindi hanno misurato con uno strumento
standard il loro quoziente intellettivo e infine gli hanno chiesto di svolgere una serie di compiti in
piccoli gruppi.
Dalle analisi sono emerse attività in diverse regioni cerebrali, in particolare l'amigdala, la corteccia
prefrontale e il nucleo accumbens (che si pensa siano coinvolte nei processi emotivi, nel problem
solving e nella ricompensa e piacere) e in tutti i soggetti è stato inizialmente registrato un
aumento dell'attivazione dell'amigdala e una riduzione nella corteccia prefrontale. In entrambi i
casi, inoltre, è stata riscontrata una minor capacità di problem-solving.
Secondo i ricercatori, dunque, i piccoli gruppi sociali possono alterare l'espressione del quoziente
intellettivo dei componenti, soprattutto se si tratta di sesso femminile. "Si può scherzare su come
le riunioni di lavoro possano far sperimentare a molti una sorte di 'morte cerebrale' - spiega Read
Montague, uno degli autori dello studio - ma i nostri risultati suggeriscono che queste situazioni
possono davvero metterci nelle condizioni di 'spegnere' il cervello".
"I ricercatori - spiega lo psicologo del lavoro Andrea Castello - hanno dimostrato come il contesto e
il feedback sociale influenzino i comportamenti degli individui e le espressioni delle loro capacità
cognitive, al punto da avere effetti sulle misurazioni del quoziente intellettivo. Affermare che le
riunioni di lavoro però abbassano il QI non è esatto, anzi: ciò che influisce sulla prestazione, ovvero
comportamenti e espressioni delle capacità cognitive, non è la riunione di lavoro con i colleghi ma
come ogni partecipante interpreta, elabora e si rappresenta la riunione stessa".
Non è dunque, secondo l'esperto, la realtà a determinare i nostri comportamenti ma come noi la
interpretiamo, e sono le nostre interpretazioni (o rappresentazioni) a innescare i nostri
comportamenti e altrettante reazioni emotive. "Credo - conclude Castello - che se i lavoratori
rendono di meno ai test di intelligenza ciò non dipende dalla riunione ma da altri fattori quali, per
esempio, il rango sociale, il ruolo e la funzione propria e dei colleghi (sono a livelli superiori o
inferiori nella scala gerarchica?), dalle aspettative, dalle paure e dai timori, dal tipo di relazione
instaurato".
Carlotta Rizzo, specializzata in coaching e psicologia del lavoro e delle organizzazioni e autrice di
101 modi per liberare il genio che è in te (Newton Compton, 2011, 280 pagine), spiega che
l'abbassamento del livello di attenzione durante le riunioni è un fenomeno diffusissimo: "In
Francia hanno preso di petto la questione più volte - spiega - organizzando delle sale in stile
autogrill, perché stando in piedi ci si distrae meno e si resta più svegli. Che spesso le riunioni
vengano vissute come una pausa è verissimo, e in questi momenti il cervello si mette in standby,
pensando a tutto meno che all'oggetto della riunione stessa. E' per questo che, subito dopo, ci si
sente storditi e poco reattivi. Non parlerei però di riduzione del QI, anche perché il concetto di
quoziente intellettivo ormai è piuttosto datato".
Resta comunque l'importanza di una ricerca che analizza il delicato rapporto tra ambiente di
lavoro e benessere mentale. "Gran parte della nostra società è organizzata intorno a piccole
interazioni di gruppo - sottolinea Kishida, principale autore dello studio - e capire come il nostro
cervello risponde a dinamiche sociali è un'importante area di ricerca futura. Ulteriori ricerche di
brain imaging potranno aiutare a sviluppare strategie efficaci a minimizzare l'effetto della
pressione sociale nei soggetti più sensibili".