Economia Reale vs Finanza

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SCHEDE SINTETICHE E SPUNTI DI RIFLESSIONE
CONTENUTI PLURIDISCIPLINARI
I. T. C.
L. DA VINCI
CORSO I.G.E.A.
SUCCURSALE DI POTENZA
VIALE MARCONI
CLASSE V° C
ECONOMIA REALE
VS ECONOMIA FINANZIARIA
A cura di Tiziano Schirò per la
V° C
I.G.E.A. I.T.C. L. DA VINCI- POTENZA
1
Economia Reale VS Economia Finanziaria
C’è una sindrome schizofrenica che da tempo sconcerta economisti e politici: l’economia reale e quella
finanziaria vanno ciascuna per conto
(Conferenza di BRETTON WOODS) La conferenza di Bretton
Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio 1944, stabilì regole per le
relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati
del mondo. Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio
nella storia del mondo di un ordine monetario totalmente concordato,
pensato per governare i rapporti monetari fra stati nazionali
indipendenti. Mentre ancora non si era spento il secondo conflitto
mondiale, si preparò la ricostruzione del capitalismo globale, riunendo
730 delegati provenienti dalle 44 nazioni alleate per la conferenza
monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite (United Nations Monetary
and Financial Conference) al Mount Washington Hotel, nella città di
Bretton Woods (New Hampshire). Dopo un acceso dibattito, durato
tre settimane, i delegati firmarono gli Accordi di Bretton Woods. Gli
accordi erano un sistema di regole e procedure per regolare la politica
monetaria internazionale. Le caratteristiche principali di Bretton Woods
erano due; la prima, l'obbligo per ogni paese di adottare una politica
monetaria tesa a stabilizzare il tasso di cambio ad un valore fisso
rispetto al dollaro, che veniva così eletto a valuta principale,
consentendo solo delle lievi oscillazioni delle altre valute; la seconda, il
compito di equilibrare gli squilibri causati dai pagamenti internazionali,
assegnato al Fondo Monetario Internazionale (o FMI). Il piano istituì
sia il FMI che la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo
(detta anche Banca mondiale o World Bank). Queste istituzioni
sarebbero diventate operative solo quando un numero sufficiente di
paesi avesse ratificato l'accordo. Ciò avvenne nel 1946. Nel 1947 fu poi
firmato il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade - Accordo
Generale sulle Tariffe ed il Commercio) che si affiancava all'FMI ed alla
Banca mondiale con il compito di liberalizzare il commercio
internazionale.
proprio. Queste due sfere comunicano tra
loro attraverso due nessi: il
cambio1
e
tasso di
il tasso d’interesse2,
entrambi manovrati, indipendentemente dai
governi, dalle Banche centrali. Le logiche delle
due sfere sono autonome, diverse, talora
conflittuali. Ciascuna delle due subisce,
attraverso i tassi d’interesse e i tassi di cambio
l’influenza dell’altro. In un mondo così
spaccato, è comprensibile che economisti e
politici abbiano qualche difficoltà . Una volta,
non era così. Il mondo della finanza faceva
parte della sfera economica. Le Borse
agevolavano il finanziamento delle attività
produttive collegando il risparmio con gli
investimenti su mercati che riflettevano le
tendenze economiche reali. Poi, con la fine dell’ordine monetario mondiale di BRETTON WOODS e i
processi di liberalizzazione dei movimenti di capitale tutto è cambiato. L’autonomia della sfera finanziaria da
quella economica è oggi tale da produrre effetti sconcertanti per la teoria e la politica economica. Aumenta
l’occupazione? Non solo le Borse non esultano, ma tracollano, perché temono il pieno impiego, l’inflazione e
l’aumento conseguente dei tassi. L’economia reale guarda al benessere dei produttori, quella finanziaria ai
profitti dei rentiers (coloro che prestano) e, soprattutto, dei loro intermediari. Tocca alle Banche centrali (es.
Banca d’Italia) il compito di assicurare la compatibilità tra questi divergenti interessi. Come lo esercitano? Le
Banche centrali hanno come istruzione incorporata la difesa della stabilità interna ed esterna della moneta. A
tale scopo, controllano l’offerta di moneta attraverso il tasso di sconto (o interesse) e, per suo tramite, i tassi
d’interesse e il tasso di cambio, le due grandi “cerniere” delle due sfere. Ora, la sfera finanziaria è divenuta
In finanza e in economia internazionale si definisce come tasso di cambio:
 nominale: il valore di 1 unità di una valuta in termini di un'altra valuta, ovvero il tasso al quale è
possibile effettuare il cambio di un determinato ammontare di una valuta nell'ammontare equivalente
di un'altra valuta
 reale: il tasso al quale è possibile acquistare beni o servizi prodotti in un paese in termini di beni o
servizi di un diverso paese
2 In economia, il tasso (o saggio) di interesse rappresenta la misura dell'interesse su un prestito e
l'importo della remunerazione spettante al prestatore. Viene espresso come una percentuale per un dato periodo di
tempo e indica quanta parte della somma prestata debba essere corrisposta come interesse al termine del tempo
considerato o, da un altro punto di vista, indica il costo del denaro.
1
2
così autonoma e sensibile, che essa vibra non solo alle variazioni di quei tassi, ma anche a qualunque segnale
che lasci prevederle.
MERCATO FINANZIARIO. Un mercato
finanziario è un luogo ideale nel quale vengono
scambiati strumenti finanziari di varia natura a
medio o lungo termine. Un mercato finanziario
consente il trasferimento del risparmio dai
soggetti che lo accumulano (soprattutto le
famiglie) ai soggetti che lo richiedono (imprese e
stato). Questi ultimi sono definiti "soggetti in
disavanzo finanziario" ed emettono strumenti
finanziari (depositi bancari, azioni, Buoni
Ordinari del Tesoro ecc..) che cedono ai soggetti
in avanzo finanziario in cambio di moneta. Lo
scambio tra strumenti finanziari e moneta
consente la redistribuzione dei rischi economici,
perché vengono assunti in parte dagli acquirenti
degli strumenti finanziari. È possibile per questi
ultimi cedere tali strumenti ad altri soggetti
economici, scambiandoli nei mercati appositi.
Esistono quindi mercati azionari, obbligazionari,
dei derivati, delle opzioni, dei warrant, ecc.,
ognuno con proprie regole e proprie
caratteristiche.
I MERCATI FINANZIARI non fanno altro che
amplificare quel segnale. Ad ogni buona notizia sul fronte
della occupazione e della produzione essi reagiscono
negativamente, in previsione di una reazione che di fatto
finiscono per rendere necessaria. Capita così che la moneta
di un Paese vada giù quando esso gode di un robusto
avanzo della bilancia dei pagamenti e di un alto grado di
competitività. Colpa di guru troppo eccitabili? No, c’è del
metodo in questa follia. E sta in questo: che l’asse
dell’economia si è spostato dal mondo dei rapporti
reali a quello dei simboli finanziari, da Main Street a
Wall Street, dai redditi produttivi alle rendite speculative.
La principale conseguenza di questo spostamento è una
torsione
depressiva
dell’economia
reale.
L’effetto
deterrente dei mercati finanziari si ripercuote attraverso le
Banche centrali nella determinazione di tassi d’interesse che frenano la crescita e l’occupazione. C’è da
chiedersi se questa via virtuosa non ci stia portando dritto all’inferno di una grande depressione
Sub Prime?).
(Mutui
E se non sia venuto il momento di riflettere su una salutare svolta, che limiti lo
straripamento della sfera finanziaria e rilanci la crescita e l’occupazione, preservando la stabilità monetaria.
I SUBPRIME, o "B-Paper", "near-prime" o "second chance" sono quei prestiti che vengono concessi ad un soggetto che
non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di creditore. La
tipologia subprime comprende un'ampia varietà di strumenti di credito, quali i mutui subprime, i prestiti d'auto subprime, le
carte di credito subprime. Un'attività subprime si qualifica prevalentemente per lo stato della parte debitrice. Un mutuo
subprime è, per definizione, un mutuo concesso ad un soggetto che non poteva avere accesso ad un tasso più favorevole nel
mercato del credito. I debitori subprime hanno tipicamente un basso punteggio di credito e storie creditizie fatte di
inadempienze, pignoramenti fallimenti e ritardi. Poiché i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i
prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono
tassi di interesse, parcelle e premi più elevati. Coloro che proponevano i mutui subprime negli Stati Uniti, hanno sottolineato il
ruolo che questa tipologia creditizia ha nell'estendere l'accesso al mercato del credito a consumatori che non l'avrebbero
altrimenti. Eppure gli oppositori hanno criticato l'industria del credito subprime per aver messo in atto pratiche predatorie,
come l'aver accettato clienti che non avevano chiaramente le risorse per soddisfare i termini dei contratti. Queste critiche sono
aumentate esponenzialmente a partire dal 2006, in risposta alla crescente crisi dell'industria statunitense dei mutui ipotecari
subprime: centinaia di migliaia di debitori sono stati costretti all'insolvenza e per molte compagnie prestatrici è stata presentata
istanza di bancarotta.
3
“L'economia, è un gioco o la realtà?”….Boh!
Ogni tentativo di misurare in termini puramente
monetari l'economia reale crea un'immagine di questa molto simile al gioco del “Monopoli”.
E cercare di interpretare le cifre ottenute giocando a
monopoli produce dei risultati che nulla hanno a che
Il Monopoli ("Monopoly")
è un
classico gioco da tavolo, tra i più famosi al mondo. I
vedere con il mondo reale. Non di meno, l'economia
giocatori competono per guadagnare denaro mediante
reale ha in effetti dei valori che sono reali, e di
un'attività economica che coinvolge l'acquisto, affitto e
conseguenza cercare di gestirla secondo le regole di quel
commercio di proprietà terriere mediante denaro finto.
gioco da bambini, quello dei “soldi”, produce presto o
tardi un disastro nel mondo reale. Di contro, come
I giocatori a turno muovono sul tabellone di gioco
secondo il risultato del tiro di due dadi. Il gioco prende
il suo nome dal concetto economico di monopolio, il
dimostrato dal sistema del credito costituzionale degli
dominio del mercato da parte di un singolo venditore.
USA nei suoi momenti migliori, l'impiego del denaro
In Italia il gioco è pubblicato dalla Editrice Giochi.
come mezzo di scambio e di investimento nell'economia
reale può essere efficacemente regolamentato in maniera
Secondo l'editore americano Hasbro, questo è stato
giocato da circa 750 milioni di persone dal 1935, anno
in cui Charles Darrow registrò il gioco, rendendolo il
da minimizzare le deviazioni del valore monetario da
"più giocato gioco da tavolo della storia". Il Guinness
un'effettiva
funzionamento
dei primati del 1999 ha citato la precedente statistica
dell'economia reale, ricorrendo ai controlli appropriati
della Hasbro, per cui sarebbe stato giocato da 500
corrispondenza
col
sui prezzi, sul sistema di tassazione, e regolando le
operazioni del credito. Dal un punto di vista economico
milioni di persone. Anche se non viene detto
esplicitamente, viene considerato che le due cifre si
riferiscano al record per il più grande numero di
non c'è niente di intrinsecamente legittimo nel profitto
persone che giocano un gioco da tavolo protetto da
come margine commerciale. Il profitto reale, che è solo
copyright nell'era moderna.
fisico, è un guadagno nel totale della produzione in
rapporto al totale dei costi, un guadagno che si genera
applicando il progresso scientifico, ed aspetti ad esso
connessi, al modo di produzione ed a come questa è
socialmente organizzata.
In ultima analisi l'unica fonte effettiva che produce un margine di guadagno per l'economia reale nel suo
complesso sono le idee che nascono dall'impatto della scoperta e dell'applicazione di nuovi principi universali
della fisica. E' dunque in primo luogo nella scoperta di un valido principio universale della fisica che si verifica
tutto il progresso del potere dell'uomo nella e sulla natura, e questo costituisce un guadagno che non è
ottenibile in nessun altro modo.
Nel periodo 1945-1966, la pratica regolatoria che si rifaceva ai precedenti dell'amministrazione del presidente
americano Franklin D. Roosevelt, consentì all'economia americana ed europea di resistere agli effetti peggiori
degli abusi a cui furono fatte segno su altri fronti. Quella pratica era volta a promuovere le misure necessarie a
realizzare un guadagno netto nelle capacità produttive del lavoro nel complesso dell'economia. A seguito
dell'introduzione del sistema a tassi fluttuanti, dopo la fluttuazione della sterlina da parte del governo
britannico di Harold Wilson nel 1967 e la fluttuazione del dollaro decisa dell'amministrazione Nixon nel 1971,
4
lo sfascio del sistema di Bretton Woods alla conferenza delle Azzorre del 1972, e la deregolamentazione nel
periodo tra il 1977 e il 1981, quando Zbigniew Brzezisnki fu consigliere per la Sicurezza Nazionale USA,
l'economia USA e quella mondiale sono state sottoposte ad una demolizione generalizzata che è continuata
fino all'attuale crisi finale del sistema finanziario e monetario mondiale.
Questa scienza dell'economia fisica permette di capire al meglio come lo sfascio dell'economia mondiale non
sia nulla di misterioso, dopo che l'America del Nord e l'Europa occidentale e centrale hanno rinunciato al
progresso scientifico e tecnologico ad alta intensità di capitale e sono entrate nella decadenza dell'economia
fisica propria della “economia dei servizi” ora prossima al fallimento.
Allo stesso modo, pur riconoscendo l'importanza dei progressi scientifici e tecnologici che si stanno
verificando nelle principali economie asiatiche, resta il fatto che la vulnerabilità di queste economie è
aumentata come conseguenza del fatto che la loro crescita si articola in quei settori di produzione che sono
rivolti ai mercati mondiali che attualmente stanno andando verso il più grave tracollo che si sia mai verificato
dall'epoca buia in cui l'Europa sprofondò nel XIV secolo. I mercati mondiali da cui queste economie asiatiche
sono venute a dipendere non soltanto versano sull'orlo di un tracollo che potrebbe risultare molto
prolungato, ma ai guadagni che le economie asiatiche sono riusciti recentemente ad ottenere corrisponde una
dipendenza eccessiva da prodotti esclusivamente mirati ai mercati dell'America e dell'Europa.
Al tempo stesso, il mondo complessivamente deve fare i conti con ciò che si vuol definire una crisi delle
materie prime (vedi petrolio), giacché le crescenti esigenze delle più popolose economie asiatiche creano un
aggiuntivo fattore di costo fisico di produzione pro capite. L'inevitabile aumento delle aspirazioni
(occidentalizzazione consumistica) nelle sempre più numerose popolazioni asiatiche fa capire nella
maniera più diretta come le prospettive di una carenza di risorse primarie nella biosfera richiedano dei
cambiamenti rivoluzionari sia nel modo in cui queste risorse si acquisiscono sia nella forma degli aumenti
rivoluzionari nella produttività relativa del lavoro. La crisi in questione è più che altrove evidente nella rapidità
con cui si sta dando fondo alla disponibilità di acqua potabile di origine fossile del pianeta.
Sono considerazioni che ci troviamo ad affrontare in un momento in cui l'economia mondiale è sul punto di
entrare nel peggior collasso finanziario della storia moderna. Quando questo si verificherà resta ancora
incerto, potrebbe esplodere domattina, o essere posposto ancora per un po', ma non molto più a lungo.
Soltanto dei cambiamenti fondamentali e un abbandono radicale dell'idea di “economia dei servizi”
consentirebbe ora di evitare una crisi globale da sfascio altrimenti inevitabile. Gli esempi da considerare sono,
in primo luogo, il modo in cui il presidente Franklin Delano Roosevelt trasformò un'economia, che sotto il
suo predecessore Herbert Hoover era implosa riducendosi di oltre la metà, per dare vita, in circa 12 anni, al
maggiore sviluppo economico che il mondo abbia conosciuto. C'è poi lo sviluppo ventennale dell'Europa
dopo il 1945, particolarmente quello della Germania, e l'impeto dei programmi scientifici adottati da Charles
de Gaulle nei primi anni della sua presidenza.
Se tornassimo in noi stessi, potremmo subito varare un programma di sviluppo eurasiatico di tipo nuovo. Il
primo ciclo di questo sviluppo si estenderebbe a due generazioni, cioè circa 50 anni. In questo periodo
l'Europa, e in particolare l'Europa continentale, e gli Stati Uniti darebbero la massima priorità ad un nuovo
5
sistema di credito a lungo termine e a tassi fissi per i miglioramenti capitali che occorrono per sviluppare
l'economia dell'Asia, una sfida la cui urgenza è posta in rilievo dai bisogni crescenti della Cina.
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Niente di tutto ciò potrà essere realizzato se permangono le tendenze attuali della cosiddetta
“globalizzazione”.
Con il termine
globalizzazione si indica il
fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli
scambi di diverso tipo a livello mondiale in diversi
ambiti osservato a partire dalla fine del XX secolo.
Questo fenomeno, che non sarebbe stato in alcun modo
tollerata negli anni Cinquanta e Sessanta, altro non è che
una forma di imperialismo, come quello esercitato
dall'alleanza tra l'oligarchia finanziaria veneziana e la
riferisca
cavalleria normanna dei crociati. La civiltà moderna poté
prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni
emergere in Europa solo dalla rovina del sistema
fra popoli e grandi aziende, il fenomeno va inquadrato
veneziano-normanno che avvenne nell'epoca buia del XIV
anche
secolo. Le culture nazionali popolari, che naturalmente si
Sebbene
con
nel
questo
contesto
termine
dei
ci
si
cambiamenti
sociali,
tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su
scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni
esprimono nelle norme istituzionali dello stato nazionale
ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile
sovrano sono indispensabili perché nel futuro si possa
accelerazione.
evitare di sprofondare in una nuova epoca buia di
dimensione planetaria.
Intanto il problema dello sfruttamento crescente delle cosiddette risorse primarie non può essere affrontato in
altro modo se non in virtù di una economia che faccia primariamente leva sulle conquiste scientifiche,
abbandonando rapidamente la “economia dei servizi” di questa epoca. Grazie ad un tale programma di
ripresa economica l'ideologia del monetarismo dovrebbe essere accantonata come un episodio di follia
culturale di massa che ha afflitto l'intera storia moderna. I sistemi monetari dovranno essere subordinati alle
funzioni che sono loro proprie, quelle dei sistemi regolati che facilitano lo scambio dei beni, e nient'altro. La
fisica, come applicazione del cambiamento che avviene come giusta conseguenza della scoperta delle leggi
dell'universo, sostituirà la teoria monetaria quale base su cui definire la politica economica.
7
Il falso mito del boom economico USA
Il 3 aprile l’Executive Intelligence Review (E.I.R.) ha
presentato a Berlino un voluminoso studio economico,
intitolato "I miti della società dell’informazione", in cui si analizza il "miracolo economico americano" e la sua
più recente espressione, la "New
Economy" internettiana, stabilendo che mancano di ogni base
reale. Riportiamo di seguito il discorso introduttivo con il quale Lothar Komp ha sintetizzato gli aspetti
salienti dello studio.
New Economy
I punti cardine su cui si basa la New Economy non sono
fu un termine coniato alla
fine degli anni '90 per indicare ciò che si riteneva
un'evoluzione da un'economia basata sulla produzione
tanto i beni materiali quanto immateriali: - idee innovatrici
-
bene/informazione
–
software.
La
New
industriale/manifatturiera, verso un'economia basata
Economy,
sui servizi ed in particolare sulle nuove tecnologie
differenzia dalla economia industriale perchè offre la
informatiche e telematiche gestibili su internet.
Con il termine "New Economy" si indicano le attività,
che ha avuto origine a Stanford, si
possibilità di operare in un mercato globale abbattendo i
le aziende e gli investimenti basati sulle nuove
costi di gestione e di non essere vincolati a uno spazio
tecnologie informatiche e telematiche gestibili su
definito quale può essere la sede fisica di una società o di
Internet.. I beni vanno verso la fornitura di servizi
un esercizio commerciale, in quanto lo spazio di una
basati sulla conoscenza.
società è nella rete ed è virtuale. La rete è accessibile a
tutti in tempo reale e nello stesso modo, tutti sono collegati con tutti.
Il sistema economico sta attraversando trasformazioni tali che non lasceranno pietra su pietra. I vecchi criteri
che hanno accompagnato la ricostruzione dell’economia reale nel dopoguerra vengono irrimediabilmente
abbandonati. Al loro posto subentrano criteri che solo qualche anno fa erano giustamente considerati
sciocchezze irresponsabili e pericolose. È così che l’entusiasmo per le trattazioni finanziarie elettroniche ha
indotto gli investitori a riversare, nei soli Stati Uniti, circa un trilione di dollari nei titoli Internet. La realtà è
invece meno entusiasmante:
 Il settore Internet opera chiaramente in passivo
 Le perdite delle imprese Internet USA sono aumentate di otto volte nel corso degli ultimi tre
anni
 Le imprese Internet continueranno ad operare in passivo, confermando la tendenza sin ora
registrata
 Tutte le previsioni confermano che il 90% di queste imprese necessariamente fallirà nel
corso dei prossimi anni. Un fascino notevole sulla psicologia di massa è ovviamente
esercitato dalla rivalutazione a lungo protratta delle azioni, che sono diventate una sorta di
nuova valuta globale per le acquisizioni delle imprese.
La produttrice di software Microsoft e la fornitrice di tecnologie per Internet Cisco – che contano poche
decine di migliaia di dipendenti – hanno raggiunto una capitalizzazione di mercato di circa 500 miliardi di
dollari.All’altra estremità di questa nuova scala di valori c’è ad esempio l’Ucraina, una delle nazioni più
popolose d’Europa che fino a pochi anni fa vantava un’industria del settore aerospaziale con clienti in tutto il
mondo, la quale ha però perso la propria affidabilità creditizia da quando non riesce più ad onorare un debito
8
di due miliardi di dollari. Di conseguenza sull’Ucraina si fanno sentire forti pressioni internazionali affinché
privatizzi il parco industriale che le rimane cedendolo ad investitori stranieri. Alle condizioni attuali, il valore
di mercato delle imprese industriali ucraine non raggiungerebbe quello di una impresa media del settore
Internet USA il cui prossimo fallimento è più che certo. Tra l’economia ucraina e quella degli USA si
collocano le economie europee occidentali. Qui si registra ancora qualche vantaggio tecnologico in alcuni
settori tradizionali di investimento come quello delle macchine utensili, ma il clima creato dai mass media e
dagli stessi governi induce questi settori ancora rispettabili ad adottare usi e costumi della "New Economy"
made in USA. In tali circostanze è importante porre in risalto gli aspetti più discutibili della realtà che si cela
dietro la facciata scintillante del cosiddetto boom economico americano.
Il miracolo della produttività americana
L’aura3 miracolosa della "New Economy" nasce dal presupposto che la
"rivoluzione digitale" moltiplichi la produttività, e che, diversamente dai
cicli congiunturali o economici
dell’economia tradizionale
caratterizzati da alti e bassi, avrebbe schiuso un’epoca di sviluppo
economico in cui non ci sono né interruzioni né inflazione dei prezzi. Da
qui deriverebbe una specie di garanzia di redditi sempre maggiori sui mercati
azionari. (Figura1)
Il ciclo congiunturale o
economico è l'alternanza di fasi
caratterizzate da una diversa intensità
dell'attività economica di un Paese o di un
gruppo di Paesi economicamente collegati.
Nei cicli economici vengono individuate le
seguenti fasi:

fase di espansione, che a sua volta
si distingue in due fasi: fase di ripresa,
in cui l'investimento privato inizia a
crescere; fase di prosperità, nella quale
investimenti e consumi crescono
rapidamente;

fase di contrazione, anch'essa si
differenzia in due fasi: della recessione,
in cui la crescita dell'economia rallenta;
della depressione, nella quale la crescita
economica ristagna.

I principali indicatori che causano il
variare del ciclo economico sono il PIL
e l'occupazione, i quali crescono nelle
fasi di espansione e diminuiscono nelle
fasi di contrazione. La fase di
espansione trova il suo limite nel
raggiungimento del valore del PIL
potenziale, che misura la massima
capacità produttiva complessiva di un
Paese; quando il Pil effettivo coincide
con il PIL potenziale si ha la piena
occupazione dei fattori produttivi.
Quando si descrivono queste rosee prospettive solitamente si evita accuratamente di menzionare un elemento
molto importante. Secondo tutte le misurazioni ufficiali, l’incremento di produttività registrato negli USA tra
gli anni Settanta e il 1995 risulta inferiore a quello registrato in tutto il dopoguerra fino alla fine degli anni
Sessanta. (Figura 2)
3
Nella mitologia New Age,
l'aura è un campo di energia che circonda ogni persona
9
Mentre l’economia USA negli anni Cinquanta e Sessanta ha mediamente registrato un incremento annuo della
produttività di poco superiore al 2%, nel periodo successivo la media è stata di circa la metà. Le cose
assumono un aspetto maggiormente preoccupante quando la curva dell’andamento della produttività viene
confrontata con la curva degli investimenti nel settore informatico. In tal caso infatti i rapporti diventano
inversamente proporzionali: all’aumento degli investimenti nelle tecnologie informatiche corrisponde in
pratica una diminuzione di produttività dell’economia USA. Gli economisti definiscono il fenomeno il
"paradosso della produttività". Qualche anno fa il Nobel per l’economia Robert Solov disse chiaro e tondo:
"Gli effetti dell’epoca del computer si sentono dappertutto meno che nelle statistiche della produttività".
Nella seconda metà degli anni Novanta le autorità governative USA hanno introdotto nuovi metodi contabili
decisamente più "compiacenti" per calcolare
l’inflazione4
e altri dati statistici. Grazie a questa attenta
opera di contabilità creativa si fece in modo da far registrare tra il 1996 ed il 1999 un’"accelerazione
dell’aumento della produttività". La favola, grazie all’impegno di personaggi come il governatore della Federal
Reserve USA Alan Greenspan, si è diffusa sempre di più. Che si trattava di un truffa contabile bella e buona
fu chiaramente denunciato fin dall’inizio dal professore Robert Gordon della Northwestern University. Nel
giugno 1999 Gordon pubblicò uno studio sugli aspetti specifici delle manipolazioni statistiche del governo
dimostrando, cifre alla mano, che mentre l’industria stessa dei computer ha registrato un incremento di
produttività notevole, "non c’è nessuna accelerazione della produttività nel 99% dell’economia al di fuori dei
settori della produzione di hardware di computer". Ma se manca questa mitica espansione della produttività
che fa parlare di "boom economico USA", che cosa alimenta l’euforia incredibilmente protratta che
imperversava sui mercati azionari? La risposta si trova facilmente dando un’occhiata alle cifre del debito, degli
investimenti nelle infrastrutture e nel reddito reale. L’economia USA è preda di quella che si è rivelata la più
grossa bolla speculativa della storia dell’umanità. Per tenere in piedi la piramide occorre convincere
percentuali sempre maggiori della popolazione ad affidare risparmi e pensione ai giochi febbrili della borsa.
Per questo è stato allestito tutto l’arsenale pubblicitario della "New
Economy". In effetti sono proprio
pochi gli investitori tanto ingenui da credere davvero alla miracolistica della
"New Economy".
Al
tempo stesso però, di fronte a tanto dispiegamento di fanfara, i molti finiscono per concludere che ci sono
4«Inflazione
significa essere povero con tanti soldi in tasca. » (Ugo Tognazzi). L'uso più comune è quello utilizzato in
economia, dove indica un incremento generalizzato e continuativo del livello dei prezzi nel tempo.
10
sempre degli allocchi veri e propri, quelli che ci credono davvero e che finiranno per rimetterci le penne. Così
si è determinata la situazione in cui quasi tutti credono d’essere i più furbi che restano dentro a far profitti
finché dura, ma tenendo bene d’occhio le uscite di sicurezza per svignarsela con un attimo d’anticipo sul crac
della bolla. Per continuare a massimizzare i profitti derivanti dalla
bolla speculativa5
si finisce per
rinunciare a fare o rimandare gli investimenti a lungo termine e gli accantonamenti di vario tipo. Questo
avviene nei bilanci familiari, in quelli delle imprese e delle amministrazioni pubbliche e governative. Le
conseguenze complessive di questa ottica del profitto immediato sono le seguenti:
 L’accumulo di una spaventosa piramide di debiti delle imprese e dei privati.
 L’abbandono degli investimenti pubblici nelle manutenzioni e nel rinnovo delle infrastrutture
fisiche.
 La diminuzione del livello di vita di strati crescenti della popolazione dovuta a perdite di
potere d’acquisto e ai tagli del bilancio sociale.
La piramide del debito
 L’indebitamento delle famiglie (credito ai consumi, carte di credito, credito per l’auto, ecc.) è passato
da 3,3 a 6 trilioni di dollari nel corso degli anni Novanta.
 Il debito delle imprese nel corso dello stesso decennio è passato da 6 a quasi 13 trilioni di dollari.
 Il debito pubblico è passato anch’esso dai 3 ai 6 trilioni di dollari nello stesso arco di tempo.
 Al debito complessivo di questi tre settori – privati, imprese e pubbliche amministrazioni – che ha
raggiunto i 25 trilioni di dollari, circa il 300% del PIL, si assommano 60 trilioni di dollari di scadenze a
breve termine delle banche USA nel settore dei derivati finanziari, le operazioni speculative fuori
bilancio. Questo debito è aumentato sei volte nel corso dell’ultimo decennio.
 Attualmente l’indebitamento complessivo degli USA si moltiplica tre volte più rapidamente del PIL:
ad ogni nuovo dollaro di PIL corrispondono tre dollari di debito! Come ogni misurazione economica, il
Il Prodotto Interno Lordo (PIL),
PIL può essere misurato
in inglese GDP (Gross
Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti
all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) destinati
in termini reali o termini
nominali.
Misurare
il
al consumo finale; non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi
PIL
intermedi inter-industriali, cioè quella parte della produzione riutilizzata e scambiata
vuol dire misurarlo nel
tra le imprese stesse. È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese. Il
suo valore espresso in
PIL è detto Lordo perché è al lordo degli Ammortamenti (Per ammortamento si
intende il procedimento con il quale si distribuiscono su più esercizi i costi di beni a
in termini nominali
moneta
attuale.
utilità pluriennale, che possono essere di diversa natura). Il PIL è detto Interno in
quanto comprende
il valore dei beni
prodotti all'interno
in qualsiasi
un paesemercato caratterizzata da un aumento
Si definisce
bolla speculativa
una particolare
fase di un
considerevole
e ingiustificato
dei prezzi,
ad una crescita della domanda repentina e limitata nel tempo.
(indipendentemente
dalla nazionalità
di chidovuto
li produce).
Generalmente si parla di bolla speculativa con riferimento a mercati finanziari, nei quali vengono trattate azioni,
obbligazioni e titoli derivati. Ma la storia delle bolle insegna che sono stati frequenti i casi di bolle speculative che hanno
riguardato beni materiali, come gli immobili.
5
11
Esprimerlo in termini reali vuol dire esprimerlo in termini di un certo anno (scelto costante nel tempo),
dividendo il
PIL
nominale per un indice chiamato "deflatore del
PIL
", ovvero scontato per
l'inflazione. Il PIL reale, al contrario di quello nominale, può essere confrontato fra anni diversi.
 Nel debito delle famiglie, la categoria che aumenta più rapidamente riguarda i debiti contratti per
l’acquisto di azioni (margin debt). Questo debito ha oggi raggiunto una percentuale del PIL pari a quella
La grande depressione (detta anche crisi del 1929, grande crisi o crollo di
Wall Street), fu una drammatica crisi economica che sconvolse l’economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi
ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. La depressione ebbe alla propria origine contraddizioni simili a
quelle che avevano portato alla Crisi economica del 1873-1895. L’inizio della grande depressione è associato con la crisi del
New York Stock Exchange (borsa di Wall Street) avvenuta il 24 ottobre del 1929 (giovedì nero), a cui fece seguito il definitivo
crollo della borsa valori del 29 ottobre (martedì nero). La depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati, sia in
quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi delle persone
fisiche, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite, in special modo quelle
che basavano la loro economia sull’industria pesante. Il settore edilizio subì un brusco arresto in molti paesi. Le aree agricole e
rurali soffrirono considerevolmente in conseguenza di un crollo dei prezzi fra il 40 e il 60%. Le zone minerarie e forestali
furono tra le più colpite, a causa della forte diminuzione della domanda e delle ridotte alternative d’impiego.
del crac del 1929,,
la Grande Depressione. Nel corso del 2005 l’indebitamento per l’acquisto di
azioni è passato dai 141 ai 228 miliardi di dollari, un incremento del 56%. Nel gennaio 2006 la cifra ha
raggiunto i 244 miliardi.
In questa categoria si contano solo i debiti che gli investitori contraggono con il broker6. Se poi si aggiunge
il debito contratto allo stesso scopo su carta di credito, l’ipoteca del fondo pensionistico e della casa, il volume
del debito per l’acquisto di titoli di borsa si può calcolare sui 600 miliardi di dollari.
Le famiglie USA spendono più di quanto guadagnano, per cui l’economia USA consuma più beni e servizi di
quanti ne produce come questo è evidente dall’esplosione del deficit commerciale verificatasi negli ultimi anni:
 All’inizio degli anni duemila il deficit era contenuto al di sotto dei 50 miliardi di dollari.
 Dal 2003 al 2006 le importazioni hanno superato le esportazioni di circa 100 miliardi di dollari annui.
 L’ accentuata spinta consumistica degli anni successivi non è stata accompagnata da una spinta
produttiva per cui il deficit ha raggiunto i 169 miliardi di dollari nel 2005 ed i 271 nel 2006.
 Se poi si considerano le sole merci, escludendo i servizi, il deficit del 2006 è di 347 miliardi di dollari!
 A questo punto, le importazioni aumentano cinque volte più rapidamente delle esportazioni.
Il broker è un intermediario finanziario che offre un servizio di negoziazione di titoli per conto terzi.
Il broker ha il compito di trasmettere al mercato le offerte di acquisto o di vendita trasmessegli dai suoi clienti: in
6
pratica l'intermediario non fa altro che "rigirare" al mercato le proposte degli investitori.
Il broker quindi non assume una parte attiva nella transazione, né tantomeno propone delle sue offerte al mercato: il
suo profitto è quindi generato solamente dalle commissioni (fee) che richiede per ogni operazione portata a buon fine; le
commissioni possono essere fisse (un tot per operazione) o a percentuale (una percentuale del valore dell'operazione).
12
Infrastrutture fatiscenti
Secondo l’American Society of Civil Engineers (ASCE), soltanto a Washington occorre investire nel corso dei
prossimi cinque anni 1,3 trilioni di dollari solo per colmare le lacune infrastrutturali più vistose. Inoltre:
• Il 59% della rete stradale USA versa in condizioni tra il carente ed il disastroso. Anche in previsione di un
aumento del 66% del traffico stradale nell’arco dei prossimi venti anni, la rete risulta in ogni caso insufficiente.
Già attualmente più del 70% del traffico si svolge in situazioni di congestionamento nelle ore di punta.
• Il 31% dei 575.000 ponti manifesta delle carenze strutturali o addirittura non è più transitabile.
• Il 20% degli autobus e il 23% delle vetture ferroviarie sono in condizioni carenti. Lo stesso dicasi per il 35%
dei veicoli agricoli e dei veicoli speciali. Il 21% dei binari dev’essere sostituito.
• Il continuo rinvio delle manutenzioni di molte dighe costituisce una minaccia alla vita dei cittadini con il
rischio di danni materiali enormi. Su 74.000 dighe, 9.300 sono giudicate altamente pericolose e altre 1.900
sono state definite insicure. Negli ultimi cinque anni sono stati notificati 350 cedimenti di dighe. Un quarto di
tutte le dighe ha più di cinquant’anni; queste stanno quindi superando la vita media per cui sono state
progettate. Più di un terzo delle dighe della categoria ad alto rischio non sono mai state ispezionate nel corso
degli ultimi otto anni.
• I 16 mila sistemi fognari pubblici sono generalmente sovraccarichi e vecchi.
• Le 86.000 scuole pubbliche versano in condizioni tanto fatiscenti da richiedere la completa ricostruzione di
un terzo degli edifici. I 14 milioni di studenti nei prossimi anni aumenteranno, mentre per l’edilizia scolastica
non è previsto alcun freno allo smantellamento provocato da condizioni sempre più precarie: infiltrazioni di
acqua piovana, malfunzionamento del riscaldamento, ecc.
La "piena occupazione", più posti di lavoro e meno salario
Uno dei vanti attribuiti alla "New Economy" sarebbero i 30 milioni di posti di lavoro creati dagli anni
Ottanta. Come prima cosa a questo riguardo si preferisce tacere il fatto che tra il 1990 e il 1998 la popolazione
USA è aumentata di 21,5 milioni. Occorre quindi notare che dopo un decennio di sistematico alleggerimento
della busta paga reale, oggi solo la metà dei posti di lavoro offre una retribuzione sufficiente al mantenimento
di una famiglia di due o più persone. Di conseguenza si registra un aumento preoccupante del doppio o triplo
lavoro. Circa due terzi delle donne americane in età lavorativa svolgono un’attività. Tra il 1990 ed il 1997, le
madri sole con bambini al di sotto dei sei anni costrette a lavorare sono passate dal 48,7% al 65,1%. Mentre i
profitti della borsa negli ultimi anni hanno creato. Il reddito delle attività finanziarie è sostanzialmente
maggiore del reddito delle occupazioni produttive (industria, agricoltura, costruzioni, miniere, trasporti,
energia). Tre quarti del reddito finanziario però finisce nelle tasche del 20% delle famiglie a reddito alto. A
moltiplicare i dividendi dei ricchi contribuiscono dagli anni Settanta i generosi sgravi fiscali che vengono
finanziati con i tagli spietati del budget sociale e delle spese alla sanità.
13
Globalizzazione: come i monopoli sopprimono
gli stati nazionali
Settori
sempre
più
vasti
dell'industria,
dell'agricoltura, dell'energia e delle materie
prime, come anche funzioni importanti della sovranità nazionale – da aspetti della difesa, alla sanità alle
autostrade
–
finiscono
per
essere
fagocitati
rapidamente
dai
monopoli
privati.
La globalizzazione procede a tutto vapore, sottraendo agli stati nazionali la loro base produttiva.
Le dimensioni del controllo
La documentazione che segue riguarda alcuni aspetti essenziali del controllo che i “poteri forti” esercitano in
vari settori: auto, acciaio, rame, cereali e alimentari, acqua, e le infrastrutture e i servizi del governo che
cadono
sotto
la
privatizzazione.
L'effetto asfissiante dei poteri forti è sentito dalla popolazione nell'inflazione dei prezzi, a cominciare da quelli
petroliferi. A giugno le cinque principali imprese petrolifere - BP Plc, Chevron Corp., ConocoPhillips,
ExxonMobil Corp., e Royal Dutch Shell Plc - hanno annunciato che i loro profitti cumulativi ammontano a
34,6 miliardi di dollari per il solo secondo semestre del 2006, con un aumento del 36% rispetto allo stesso
periodo del 2005.
La ricostituzione del cartello siderurgico.
Gli stessi interessi impegnati nella creazione del cartello siderurgico mondiale nel 1926 tornano oggi alla
carica. Allora in questo cartello figuravano il barone Kurt von Schroeder, che si occupò personalmente della
carriera di Hitler, e il governatore della Banca d'Inghilterra Montagu Norman, che supervedeva la politica
economica del ministro dell'economia nazista Schacht. Oggi al vertice del cartello dell'acciaio c'è Lakshmi
Mittal della Mittal Steel, finanziato dalla Goldman Sachs e da banche anglo-olandesi. Il 26 giugno 2006 Mittal
ha raggiunto un accordo preliminare per l'acquisto della lussemburghese Arcelor, la più grande impresa
siderurgica europea. Nel 2005 la Mittal ha prodotto 63 milioni di tonnellate di acciaio e la Arcelor 46,7. Di
conseguenza, se la fusione va in porto, la Arcelor-Mittal supererà ampiamente la soglia dei 100 milioni di
tonnellate, cioè circa un decimo della produzione siderurgica mondiale. Il 3 agosto il Wall Street Journal ha
pubblicato un commento, intitolato “Big Steel”, in cui lo stesso Lakshmi Mittal dà gli ordini di marcia sul
come procedere alla cartellizzazione, pudicamente chiamata “consolidamento”. L'acquisizione di Arcelor da
parte di Mittal, dice, indica “i benefici del consolidamento e della
globalizzazione”.
Ricorda di aver
lanciato il primo appello al consolidamento nel 1998, quando l'industria siderurgica era composta da industrie
più piccole “ed era ancora altamente nazionalizzata”. Ma negli ultimi otto anni “E' avvenuto un
consolidamento notevole, soprattutto in Europa, negli USA e in Giappone. Sono state create diverse
multinazionali”. Condannando a morte le imprese che fanno riferimento agli stati nazionali, Mittal ha previsto
che in meno di dieci anni il settore sarà composto da giganti che producono ciascuno dai 150 ai 200 milioni di
tonnellate l'anno. Le imprese medie e piccole, che compongono l'ossatura dell'industria nazionale, saranno o
fagocitate o schiacciate. Questo conduce all'essenza del problema. La siderurgia mondiale si può considerare
14
ripartita in due grandi sfere. La prima, che è in crescita, è quella di Cina ed India. La Cina ha prodotto 349
milioni di tonnellate d'acciaio nel 2005, tre volte di più degli USA. Nella seconda sfera ci sono le industrie
delle nazioni ex industriali, e qualcuna del settore in via di sviluppo. Tra il 1990 e il 2005 la produzione
mondiale è complessivamente aumentata da 733 a 1.106 milioni di tonnellate. L'aumento di 374 milioni di
tonnellate è per i quattro quinti dovuto a Cina e India. Senza questi due, e senza alcuni altri paesi in via di
sviluppo anch'essi principalmente asiatici, la produzione dell'acciaio negli ultimi quindici anni sarebbe in
effetti diminuita. Le
FUSIONI7 e le SCALATE8
hanno interessato soprattutto i paesi ex industriali,
dove la produzione è in fase di contrazione, e in alcune nazioni in via di sviluppo. Per avere un quadro più
accurato del processo di CARTELLIZZAZIONE9 conviene escludere dai conti la Cina. Nel 1995 le
principali 15 imprese mondiali producevano il 29% dell'acciaio grezzo (produzione cinese esclusa); nel 2005 le
principali 15 imprese del settore hanno prodotto il 47,5%. Nel giro di dieci anni la loro fetta è passata da
meno di un terzo a quasi la metà del totale mondiale (Cina esclusa). I tre cartelli principali sono la Mittal
Arcelor, la Corus (nata dalla fusione delle maggiori imprese anglo-olandesi nel 1999) e la US Steel. Intanto
questi pirati puntano i loro occhi famelici sulla Cina, dove il mercato dell'acciaio è in espansione.
Nuova GM, “Global Motors”
Nel 2005 sono stati prodotti 65,319 milioni di veicoli a motore. Di questi, 40,531 milioni sono stati prodotti
da General Motors, Toyota, Ford, Renault Nissan, Volkswagen, e Daimler Chrysler su un totale di circa 40
imprese in tutto il mondo. In passato le imprese erano più numerose ed erano considerate parte del capitale
nazionale (in alcuni casi erano anche di proprietà pubblica). Negli ultimi 10-15 anni le prime sei hanno seguito
freneticamente la strada delle
SCALATE,
sbarazzandosi via via di maestranze specializzate, impianti e
capacità produttive. Una gran parte delle industrie svedesi, ceche, inglesi e australiane sono state inglobate
dalle sei grandi, com'è anche accaduto in misura minore anche ad imprese in Giappone, Corea del Sud,
Spagna, Germania e Stati Uniti. L'impresa Proton della Malaysia, sempre protetta dal governo come capitale
nazionale, adesso è minacciata dai globalizzatori, che possono importare nel duty-free (Il duty-free shop è
un negozio al dettaglio che non applica le imposte locali e/o statali sulle merci in vendita. Questo
genere di negozi si trova di solito all'interno degli aeroporti).
In economia una FUSIONE è un operazione mediante la quale due aziende distinte si uniscono a formare una
nuova ed unica entità.
8
Con SCALATA si indica, in ambito economico, l'acquisizione del pacchetto azionario di controllo di una società
per azioni da parte di un imprenditore o di un'altra società.
7
In economia, UN CARTELLO è un accordo tra più produttori indipendenti di un bene o un servizio per
porre in esse delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne alcuni
parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di distribuzione, ecc.
9
15
Su questo processo di
ADVISOR:
l’espressione
CARTELLIZZAZIONE10,
individua
una
istituzione
aleggia la Lazard Frères, nel ruolo di
ADVISOR e consulente.
(generalmente una banca d’affari od una società di
Ad esempio, Francois de Combret, direttore
consulenza) che svolge una funzione di consulenza e di
dell'ufficio parigino di Lazard, gestì nel 1995 le
assistenza ad un soggetto (impresa o ente) che opera sul
mercato finanziario.
manovre che condussero alla privatizzazione della
L’assistenza può riguardare, fra l’altro:
Renault. Nel 1999 la Lazard spinse la Renault a
- tutte le fasi, (esempio: scelta del “timing” dell’emissione,
diventare azionista di maggioranza relativa della
tasso fisso o variabile, o collocamento) dell’emissione di
Nissan, prima con una quota del 37% e poi del 44%.
valori mobiliari (azioni o obbligazioni);
Recentemente due delle sei grandi - General Motors
- l’ottenimento del rating da parte delle agenzie specializzate
nella valutazione del merito di credito.
(con il 14% è al primo posto della produzione
- La progettazione di operazioni finanziarie particolari
mondiale) e RenaultNissan (al quarto con il 9,5%) -
(project financing, cartolarizzazioni di crediti, etc.).
hanno intavolato le trattative di una fusione, per dare
vita
ad
una
mega-impresa.
A
combinare
il
matrimonio è sempre Lazard. Nel 2005 Felix Rohatyn e la sua banca Lazard furono consulenti di Delphi, la
costola di GM che produce i componenti, costretta ad un feroce ridimensionamento dopo la bancarotta
dell'ottobre 2005. A luglio Delphi ha ingaggiato la Rothschild Inc. - in cui Rohatyn figura tra i direttori - per
avere consiglio su come liquidare i suoi 23 impianti dell'auto negli USA.
La monopolizzazione del rame e l'iperinflazione
L'industria dell'estrazione e raffinazione del rame va incontro ad una probabile mega-fusione, un
CARTELLO che controllerebbe il 25% della produzione mondiale. Da circa un decennio si susseguono
FUSIONI e rialzo dei prezzi e da tale processo sono emersi cinque grandi produttori che controllano il
56% del mercato mondiale: Codelco (Cile), Grupo Mexico, Phelps Dodge (Arizona), BHP Billiton (con
centro in Australia e vicina alla Corona inglese; insieme alla gemella Rio Tinto controlla anche la metà dei
minerali di ferro) e Broken Hill Mining (Australia). Nell'ultimo decennio l'industria del rame è stata interessata
da almeno una FUSIONE l'anno e da qualche mese al centro del parapiglia delle
FUSIONI spicca la
Phelps Dodge, impresa con una forte presenza inglese: 8,8% della Barclays Bank e 6,1% di Atticus Partner del
barone Nathan Rothschld. In Canada la Inco ha iniziato a marzo la sua SCALATA alla Falconbridge, che
aveva appena acquisito la Noranda. La Phelps Dodge si preparava ad inglobare l'intero settore canadese che
ne risultava. A luglio sembrava che il principale gruppo di azionisti di Noranda/Falconbridge fosse
intenzionato a vendere alla svizzera Xstrate Minerals Corp. e lasciare la Phelps Dodge per dare la scalata alla
Inco. A quest'ultima era comunque interessata anche la Tiek-Cominco. Alla fine di luglio però la Grupo
Mexico ha ingaggiato
ADVISOR
americani per dare la
SCALATA
a Phelps Dodge: la numero tre
In economia, UN CARTELLO è un accordo tra più produttori indipendenti di un bene o un servizio per
porre in esse delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne alcuni
parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di distribuzione, ecc.
10
16
cerca di acquisire la numero due. Un'occhiata alle statistiche dell’International Copper Study Group pone in
rilievo la prima caratteristica. (mt= milioni di tonnellate, kt= migliaia di tonnellate):
Paese
1970 2003
Stati Uniti 1,6 mt 1,3 mt
Zambia
750 kt 400 kt
Cile
750 kt 5,1 mt
Canada
650 kt 600 kt
Il Cile copre ormai il 37% della produzione mondiale, poiché la
globalizzazione punta tutto sui bassi
salari. Pur tenendo conto delle differenze di specializzazione, un minatore cileno con regolare contratto
sindacale guadagna meno della metà del suo collega in Arizona, ma le miniere cilene sono piene di cottimanti
che guadagnano meno della metà dei regolari. Per Pinochet la cessione delle miniere di rame ai monopoli
rappresentò il modo di risovere il problema del debito, nella strategia allora caldeggiata da Henry Kissinger di
“cessione di materie prime per ridurre i debiti”. I primi cinque produttori mondiali controllano attualmente il
90% della produzione cilena. L'aumento della produzione di rame è sceso al 2,2% negli anni novanta e al 2%
in questo decennio. Nel 2005 si è verificata una diminuzione dell'estrazione e nel 2006 si torna ai livelli del
2004. Dal 2000 il prezzo del rame è aumentato di oltre 4 volte, passando da 1.800 dollari a 7.500 dollari la
tonnellata. Fino al 2010 gli esperti non prevedono nessuna espansione della produzione, che negli USA è
stagnante ormai da trent'anni. I debiti contratti nelle
SCALATE erano centinaia di milioni alla fine degli
anni Novanta, sono saliti a qualche miliardo all'inizio del decennio ed oggi hanno raggiunto una cifra tra i 10
ed i 20 miliardi di dollari. Le imprese si sono ingrandite, ma le banche e gli azionisti esigono una parte sempre
più grossa. A soffrirne è la produzione reale del rame.
“Global Sourcing”, l'altro nome del cartello alimentare
Il commercio della produzione agricola, e la produzione e distribuzione alimentare, sono notoriamente
monopolizzati da un gruppo ristretto di multinazionali che controllano tutto a partire dalle sementi. La
Cargill, multinazionale con centro in Minnesota, e la Archer Daniels Midland (ADM) controllano il 75% dei
244 milioni di tonnellate di granaglie che rappresentano il volume medio annualmente scambiato tra le
nazioni. Più della metà del totale è controllato da Cargill. Quest'ultima, insieme a ADM e a Bunge, controlla il
70% della soia trattata in Brasile e Argentina. Cargill/Monsanto e DuPont/Pioneer Hig-Bred sono al centro
del giro che controlla strettamente le sementi. Il mercato delle carni è dominato da Cargill insieme a
Smithfield, Swift/ConAgra, Tyson e Pilgrim's Pride, con una quota che va dal 60 all'80 per cento nei soli Stati
Uniti. L'industria casearia è controllata da Unilever, Nestlé, Kraft e Danone. Nella distribuzione alimentare
dominano Wal-Mart e la francese Carrefour, affermatasi soprattutto in Brasile e Argentina.
17
Acqua
“Far soldi sulla sete - la domanda globale di acqua potabile attrae imprese grandi e piccole” è il titolo
di un articolo di prima pagina della sezione economica del New York Times del 10 agosto 2006. “Quello
dell’acqua è un settore in cui la crescita appare ora illimitata”, commentano dalla Goldman Sachs, banca
impegnata nella privatizzazione dell’acqua in Spagna, Cina e Cile. Negli Stati Uniti gli esperti stimano che il
15-20% dei sistemi idrici che gestiscono acqua potabile e acque reflue sono di proprietà o affidati ad operatori
privati. Secondo un analista il mercato dell’acqua negli USA “avrà un valore di 150 miliardi di dollari nel
2010”. Siccità occasionali, infrastrutture cadenti e gli standard imposti dall’autorità ecologica EPA alimentano
il rialzo dei prezzi. I big dell’industria dell’acqua sono la Energy Financial Services della General Electric,
Siemens, Danaher e ITT. Fanno “acquisti frenetici”, provocando il “consolidamento” di un settore in cui
attualmente nessuna impresa ha più del 5% del mercato. Secondo i dati dell’ONU, nel 2025 circa 5
miliardi su 7,9 abitanti della terra non disporranno di acqua sufficientemente pulita. Questo non è
detto per presentare un problema, ma per indicare una fonte sicura di profitto. “La dissalazione richiede
sempre troppi investimenti e troppa energia”, per questo motivo la Siemens, insieme alla israeliana Mekerot,
preferisce dedicarsi “al riutilizzo della poca acqua disponibile”. Un’impresa del South Carolina invece pianifica
di far soldi caricando di acqua le petroliere nel viaggio di ritorno in Medio Oriente.
Pedaggi autostradali. Rappresentano il boccone più ghiotto delle privatizzazioni infrastrutturali.
La privatizzazione è quel processo economico che sposta la
proprietà di un ente dal controllo statale a quello privato. Il
procedimento
opposto
municipalizzazione.
"privatizzazione
Più
formale"
è
la
in
particolare
e
nazionalizzazione
si
"privatizzazione
o
la
distingue
tra
sostanziale"
o
Nell'America Settentrionale, tra il 2005 e
il 2006 sono state cedute, per periodi che
si estendono dai 50 ai 99 anni, autostrade
a Chicago e la Dulles Greenway che
dall'aeroporto della capitale porta a
"materiale": la prima è la semplice trasformazione dello status
Leesburg in Virginia. La gestione è stata
giuridico di un ente, nelle svariate forme che può assumere, in una
rilevata da consorzi in cui è presente
società di diritto privato, alle regole di questo assoggettata, la
Macquarie Infrastructure, proprietario del
seconda è il vero e proprio passaggio della titolarità della proprietà e
Tunnel Detroit-Windsor. Il fenomeno è
di conseguenza del potere di controllo dalla mano pubblica a quella
ancora più forte in Europa, dove nel 2005
privata. Su scala diversa e facendo riferimento ad altre fonti
sono state venduti 4.360 chilometri di
normative, si può parlare di privatizzazione su scala locale quando le
autostrade. Macquarie è entrato in un
medesime attività vengono messe in atto dalle autonomie locali
(regioni, province, comuni, consorzi, enti locali vari, ecc.) riguardo
proprie attività produttive ed erogative. Altri significati si ritrovano
nei concetti di liberalizzazione (la cessazione del monopolio
consorzio che intende rilevare il canale
sotto la Manica, attualmente gestito da
una venture anglo-francese. Ad aprile la
pubblico in alcuni settori economici e la conseguente apertura al
spagnola Abertis ha offerto 17 miliardi di
mercato concorrenziale) e di deregulation (l'eliminazione di vincoli e
dollari per l'acquisto di Autostrade in
limiti posti dallo stato all'iniziativa economica privata); oppure la
Italia, nella prospettiva di costituire quello
dismissione e l'alienazione da parte dello stato di beni e proprietà,
che si prospetta come il più grande
non altrimenti vincolate o inalienabili, in favore di acquirenti privati.
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gestore mondiale di autostrade. In Brasile 36 gruppi di gestori privati controllano oltre 9000 chilometri di
autostrade.
Come finanziare le grandi infrastrutture senza
aumentare l’inflazione? “Cina Docet”
La proposta dei grandi progetti infrastrutturali
come
soluzione
al
problema
della
disoccupazione dilagante in Europa e come
requisito indispensabile per il rilancio delle attività economiche che hanno contenuto reale suscita
immancabilmente questa domanda: "E da dove dovrebbero venire i capitali? Chi li mette tutti questi soldi?". Il
problema in effetti è serio: mentre i progetti in questione per il rilancio dell'economia nell'intera sfera
eurasiatica richiedono nel prossimo decennio investimenti annui dai 100 ai 200 miliardi di euro almeno nei
maggiori paesi dell'UE, questi stessi paesi hanno firmato un pezzo di carta a Maastricht dove c'è scritto in
pratica che i governi non hanno più il diritto di emettere i crediti di cui c'è bisogno per la ricostruzione
economica: hanno abdicato alla propria sovranità in materia creditizia. Questa è la cosa da cambiare, e subito.
La Cina è lontana da Maastricht
Il “New Deal” di Roosevelt e la ricostruzione tedesca finanziata dalla KfW nel dopoguerra sono gli esempi
storici che dimostrano come il credito dirigistico statale alle grandi infrastrutture sia la via d'uscita sicura dalle
crisi economiche. Ad essi si aggiunge l'esempio contemporaneo della Cina, paese impegnato in un’impresa
titanica di costruzione di grandi infrastrutture che non ha paragoni nella storia recente. Certo, si fa presto a
dire che in Cina questo è possibile perché c'è un regime che usa le maniere forti, ma in tal modo si manca il
segno: in materia di credito la Cina ha saputo far propria l'esperienza del sistema americano di economia
politica e la migliore tradizione europea in fatto di ricostruzione. Le soluzioni positive di tanti problemi
politici e sociali, in Cina ed altrove, possono essere concepibili solo in una economia in sviluppo.
Credito senza inflazione
In due parole: il governo cinese ha bisogno di capitali per finanziare le grandi opere e se li crea da sé. La
politica di "espansione monetaria" diretta dal governo di Pechino si traduce in un aumento annuo del 15% del
circolante e dei depositi bancari d'ogni tipo (l'M2 per economisti e banchieri). La massa del denaro aumenta
dunque ad una velocità che è quasi il doppio di quella del
PIL che nel 2003 è aumentato dell'8,6%. Molti
però, soprattutto gli economisti "professionisti", si stracciano le vesti: una tale espansione monetaria, dicono
le loro regolette, porta automaticamente all'
inflazione e all'incertezza monetaria. Nella realtà è accaduto
l'opposto: i prezzi in Cina sono rimasti complessivamente stabili e in qualche caso sono scesi e la moneta
cinese, lo Yuan, è tra le divise più forti del mondo! Il paradosso è facile da spiegare: il governo cinese
convoglia dirigisticamente il grosso del denaro in eccesso, sotto forma di credito, nel settore produttivo –
industria, agricoltura e infrastrutture – facendo in modo di creare un'offerta di beni e servizi che cresce più
rapidamente della domanda. Questo allargamento della produzione è accompagnato da una crescente
attenzione all'introduzione di tecnologie moderne e alla qualificazione della manodopera, tanto che la
19
produttività dell'industria aumenta di più del 4% l'anno. L'effetto complessivo è quello di una generale
tendenza deflattiva (contrario di inflazione) dei prezzi interni, sebbene la massa di credito e di denaro in
circolazione cresca rapidamente. Il governo ha preso chiare misure per arginare il possibile "travaso" del
credito nei settori speculativi, per cui la produzione effettiva, le infrastrutture ed i servizi essenziali crescono
in maniera tale da "coprire" tutto il denaro generato, gli danno cioè un corrispettivo reale.
Le infrastrutture
Con almeno 200 miliardi di investimenti annui, le infrastrutture sono la chiave di volta del miracolo cinese e
sono la premessa per nuova espansione delle imprese agricole e industriali: oltre a creare direttamente nuovi
posti di lavoro, aprono anche intere regioni vergini a nuovi insediamenti produttivi.
Nel caso tipico, queste grandi opere attingono a tre fonti di finanziamento:
• Credito statale direttamente dal bilancio del ministero delle finanze che solitamente copre circa un terzo
dell'intero finanziamento.
• Credito delle banche statali e dalle cosiddette "banche politiche" alla testa delle quali c'è la CDB che operano
su ordine del governo. Questi mezzi finanziari vengono concessi agli enti (la cui gestione spesso è pubblica) e
alle imprese interessati alla realizzazione e gestione delle opere.
• Stanziamenti per progetti specifici da parte di autorità e imprese locali che solitamente raccolgono i fondi
con emissioni di BONDS all'estero.
L'obbligazione (spesso chiamata con il termine inglese
Il diritto ad emettere obbligazioni è
BOND)
rigorosamente regolato ed è concesso a
è un titolo di credito emesso da società o enti
pubblici che attribuisce al possessore il diritto al rimborso
del capitale più un interesse. Lo scopo di un'emissione
obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento
imprese come quelle ferroviarie o gruppi
statali come quello che gestisce il
progetto della diga delle Tre Gole.
di liquidità. Di solito, il rimborso del capitale avviene alla
Altri
scadenza al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre
attraverso l'emissione di obbligazioni
gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente,
interne note come "buoni-costruzioni".
finanziamenti
arrivano
anche
semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto
periodicamente è detto cedola perché in passato per
riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al
certificato che rappresentava l'obbligazione. Se l'emittente
non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti
delle banche o di creditori commerciali), un singolo
obbligazionista può presentare istanza di fallimento.
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Una delle tesi più caratteristiche dell’economista
Perché il crac: “la moneta…questo parassita
americano Lyndon LaRouche a proposito della
e la realtà …l’organismo portatore”
crisi finanziaria attuale è che essa non può essere
risolta nell’ambito delle regole del sistema perché all’origine della crisi c’è una contraddizione di fondo del
sistema stesso. Si tratta della convivenza simbiotica di due “filosofie” antitetiche. Una è la filosofia
MONETARISTA , il parassita, e l’altra è quella dello sviluppo dell’economia reale, l’organismo portatore.
Questa seconda filosofia è quella che ad esempio è prevalsa negli anni della ricostruzione. Da circa un
trentennio, invece, si afferma sempre di più la prima. La convivenza non può protrarsi in eterno perché al
fondo c’è un conflitto insanabile che presto o tardi entrerà in una fase risolutrice. L’esempio più ovvio ed
elementare è la sottrazione dei capitali alle manutenzioni industriali per ascriverli ai profitti, facendo apparire
l’impresa “più redditizia” proprio in corrispondenza di una perdita di capacità produttiva. Lungi dall’essere un
espediente marginale, questo è il senso della politica che passa sotto il nome di “deregolamentazione".
Nell’economia mondiale, il dirottamento verso la sfera finanziaria dei capitali che invece dovrebbero
alimentare l’economia reale è il succo della politica del
FMI,che con le sue condizioni, impone di sacrificare
Il Fondo Monetario Internazionale (International Monetary
Fund, di solito abbreviato in FMI in italiano e in IMF in
inglese) è, insieme al Gruppo della Banca Mondiale, una delle
organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dalla sede
della Conferenza che ne sancì la creazione. L'Accordo Istitutivo
acquisì efficacia nel 1945 e l'organizzazione nacque nel maggio
1946. Attualmente gli Stati membri sono 185. L'FMI si configura
anche come un Istituto specializzato delle Nazioni Unite. Le
condizioni poste dal FMI per l'erogazione di prestiti hanno
suscitato una serie di critiche negli ultimi anni. Il Fondo
Monetario Internazionale è infatti considerato uno degli artefici
della globalizzazione economica e dei promotori del cosiddetto
Washington Consensus (l'insieme di politiche di ispirazione
neoliberista portate avanti in particolare dagli Stati Uniti
d'America) e quindi uno dei bersagli privilegiati del movimento
no-global.
sistematicamente il potenziale produttivo di un
paese dando precedenza assoluta e indiscutibile
alla sua immediata “solvibilità finanziaria". I
prestiti del Fondo hanno il solo scopo di
lubrificare il processo per evitare shock dalle
conseguenze imprevedibili. Ad ogni sussurro di
rialzo dei tassi d’interesse o di rastrellamento di
liquidità in eccesso corrispondono tremori che
scuotono le fondamenta dei mercati mondiali. In
termini reali, man mano che si approssima tale
condizione limite, si verificano i grandi shock iniziati con la crisi dei mercati asiatici e moltiplicatisi nella crisi
dei GKO, nelle crisi dell’Argentina e del Brasile, nel crollo della New Economy, e sfociati nel crescendo
parossistico dei “crac” e “quasi crac” sempre più difficili da “pilotare e gestire". L’unico intervento per gestire
questa crisi, che ormai si protrae da quasi un decennio, è l’immissione di nuovo capitale a cui sono preposte le
banche centrali. Salvando però le imprese sull’immediato, la liquidità che si accumula produce problemi
insormontabili, sull’esempio dell’iperinflazione che travolse la repubblica di Weimar in Germania, nel 1923.
Lo stesso processo si sta oggi ripresentando, ma assumendo una dimensione planetaria, in cui non si vede la
possibilità di “salvataggi dall’esterno", come invece fu allora possibile. Continuando a rifinanziare le bolle del
sistema, gli aggregati monetari finiscono per aumentare molto più rapidamente degli stessi aggregati finanziari,
come è successo nel periodo successivo al 1999.
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Un Mondo Ancora Possibile “Chiudere il
Mercato Borsistico e Investire in Economia
Reale – una semplice provocazione …o no?”.
Il mercato di borsa viene definito come mercato
speculativo11.
Alcuni
movimenti
e
associazioni si sono prodigati, in questi anni, per
porre un freno alla
speculazione
di Borsa,
proponendo una tassa sulle transazioni finanziarie dello 0,7%. La legge che è stata redatta a favore di questa
tassazione, qualche anno fa, è ancora ferma in parlamento. Che cosa ha comportato il passaggio al mercato
borsistico di molti capitali presenti in tutto il mondo? Da una parte ricerca di facili guadagni in un momento
della contrazione della produzione reale a seguito di rivolgimenti internazionali, come conseguenza del
cambiamento della psicologia collettiva e della caduta di barriere internazionali. Gli investimenti non possibili
in una struttura socio-economica locale e internazionale in decadenza e in piena trasformazione, sono stati
deviati verso il mercato borsistico, dove si pensava di trovare redditi più sicuri. Si dice che ogni giorno in
Borsa circolino 3 milioni di miliardi di dollari. Ma allo stesso tempo questo giro di denaro non è in grado di
creare un singolo posto di lavoro in più. Infatti molti dei profitti vengono accumulati e non utilizzati a scopi
produttivi, vengono utilizzati per beni voluttuari e ulteriori speculazioni. Il divario tra ricchi e poveri è
aumentato in questi ultimi anni in parallelo al maggior lavorio del mercato borsistico. E' vero anche il detto
che 'per ogni persona che ci guadagna in borsa vi è una che ci perde. Un artigiano, su consiglio del proprio
bancario-brocker di fiducia, ha investito i suoi 100 milioni di vecchie lire in azioni varie. Nell'arco di 6 mesi
perse il 30%. Gli suggerii di ritirare il rimanente 70%. Ma il suo brocker di fiducia gli aveva suggerito di
proseguire per recuperare qualche punto. Dopo altri 3 mesi perse un altro 10%. Al che l'artigiano rinsavito
disse: "Ho capito una cosa che questi bancari-brocker non rischiano con il proprio denaro ma con il tuo, non
metterò più soldi in borsa". Il mercato di Borsa non risponde più alle ragioni per il quale è nato e cioè di
finanziare l'azienda che ha messo sul mercato le proprie azioni. La capitalizzazione dell'azienda locale
sembra non essere più il primo obiettivo. Una volta emesse sul mercato le azioni vengono cedute e acquistate
più volte in un giorno. Viene gonfiato il loro valore a seconda delle circostanze e a causa del raffreddore di un
grosso leader politico possono perdere parte del loro valore nel giro di una giornata. Lo chiamano il 'gioco di
borsa', come il Monopoli, il Giro dell'Oca etc. Sta di fatto che l'azienda dopo aver piazzato le proprie azioni
sul mercato non è più padrona di gestire quelle non in suo possesso e tutte le transazioni finanziarie vengono
effettuate sulla sua testa, senza grossi benefici, di lunga scadenza e con aumentata incertezza.
Si dice regolate dal 'Mercato'. Quali siano le componenti del mercato non è dato a sapere, ma senz'altro sono i
La speculazione è l'attività dell'operatore che entra sul mercato nel momento presente, assumendo posizioni il
cui esito, positivo o negativo, dipenderà dal verificarsi o meno di eventi aleatori su cui egli ha formulato delle aspettative.
Se l'evento aleatorio si manifesterà in linea con le aspettative, l'operazione speculativa avrà esito positivo, cioè produrrà
un profitto, nel caso contrario si avrà una perdita.
La differenza con molte altre attività di investimento, anch'esse basate sul concetto di valore atteso, è che nell'attività
speculativa il valore atteso non si fonda su stime statistiche robuste, o quantomeno significative, ma deriva da una attività
previsiva puramente soggettiva. Si rifà a questa accezione il senso del termine usato in ambito filosofico di "produrre
conseguenze da una asserzione priva di solida base", che nella finanza equivale a dire produrre previsioni senza una
solida base statistica. Ciò espone l'operatore speculativo a grandi rischi, i quali possono essere remunerati da altrettanto
grossi guadagni.
11
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poteri economici forti che su di esse hanno la maggiore influenza. I piccoli risparmiatori vengono definiti il
'parco buoi', nemmeno da mungere, da dissanguare.
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Enron
Una chiara ricostruzione dell’inquietante vicenda che ha recentemente
Il disastro della
squassato il mondo economico-finanziario americano, con ripercussioni
sul lastrico centinaia di migliaia di
su tutte le economie mondiali. Dalla sua rapida ascesa al fulmineo
tracollo la parabola della Enron fino a pochi mesi fa uno dei colossi
finanziari degli Usa), è destinata a segnare a lungo l’economia negli Stati
Uniti e nel resto del mondo. Alla fine degli anni novanta la
Enron
pensionati,
centinaia
Parmalat
della
di
risparmiatori,
migliaia
il
che ha lasciato
crollo
di
con
piccoli
dell'economia
aveva subito una vera e propria "mutazione genetica". Sullo scheletro
Argentina, con altrettanti risparmiatori
della vecchia società industriale i nuovi manager avevano innestato il dna
italiani in crisi. Lo spirito che sottende le
di una moderna impresa della new economy. Il fatturato dell’azienda non
ragioni del mercato borsistico, indicato
era più legato alle vendite di gas ma alla gestione di una borsa privata on
line. Su Internet le imprese energetiche di tutto il mondo si scambiavano
forse dal fatto più eclatante, che a fronte
contratti rappresentativi di petrolio, elettricità, gas naturale e addirittura
del crollo dell'economia reale argentina il
capacità di banda sulle reti di fibre ottiche. E la Enron incamerava
FMI suggerisse al governo argentino,
commissioni
basato
come primo intervento, di ripristinare la
sull’andamento di Borsa. Il meccanismo aveva cominciato a scricchiolare
fiducia nei mercati borsistici! Stiglitz, ex
su
ogni
transazione.
Un
circolo
vizioso
già durante l’autunno del 2000, con lo sgonfiarsi della "bolla" della New
Economy. Il colpo di grazia è arrivato con gli attentati dell’11 settembre:
vice-presidente della Banca Mondiale,
i titoli su cui avevano speculato i manager di Enron sono scesi a picco.
defenestrato per la sua conversione al
La vicenda della Enron, così, costituisce una chiave di lettura per capire
buon senso, criticò aspramente questa
le contraddizioni di un certo modo di fare impresa, finanza, economia. Il
visione
crack mette in chiaro i rischi della finanziarizzazione dell’attività
industriale; svela l’enorme matassa di conflitti di interesse tra aziende,
del
FMI,
sostenendo
che
l'Argentina come prima mossa dovesse
revisori dei conti, banche, mondo politico e sistema dell’informazione e
puntare sulla produzione 'reale', non sul
mette a nudo la fragilità dei controlli da parte delle istituzioni
mercato
pubbliche.dell’informazione e mette a nudo la fragilità dei controlli da
eccessiva la sopravvalutazione delle azioni
speculativo.
Infatti
è
stata
parte delle istituzioni pubbliche.
di molte aziende estere che avevano investito in Argentina, e il crollo si è portato dietro enormi perdite per i
piccoli risparmiatori. A fronte di questi investimenti speculativi è necessario ricorrere a due possibili soluzioni:
Regolamentare la borsa merci e valori riportandola alle sue origini, come mezzo per finanziare l'azienda e non
per la speculazione finanziaria, con l'assegnazione alle banche delle azioni. Chiudere il mercato speculativo di
Borsa nazionale. La chiusura del mercato di borsa comporta la deviazione degli investimenti in attività
produttive stabili, il che necessita di una riorganizzazione del sistema produttivo e distributivo italiano. Per
brevità solo una proposta: investire in piccole attività produttive locali, dove il rapporto di lavoro sia
coordinato. Coordinato significa che il rapporto imprenditore-dipendente di oggi, si trasformi in un rapporto
collaborativo dove ognuno si prende le proprie responsabilità nella gestione dell'azienda, a seconda delle
proprie competenze, allo stesso livello. La FIAT, PARMALAT, la CIRIO, sarebbero potute diventare aziende
collaborative e favorire una più razionale distribuzione del reddito, una maggiore stabilità e mirati investimenti
per il proprio sviluppo. L’ultima crisi della FIAT è stata dovuta al fatto che essa ha deviato capitali per
l'acquisto in settori quali energia, giornali, acque minerali, che poco hanno a che fare con l'automobile. E le
potenzialità di diventare più stabile nel settore auto vi erano tutte, come dimostra l’attuale ripresa del gruppo.
Infatti, con un deciso piano industriale focalizzato sul settore dell’automotive e dismettendo tutti gli altri
settori “finanziari” e non strategici ha riportato il gruppo FIAT a risultati economici e occupazionali sia
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numericamente che di stabilità mai avvenuti prima d’oggi. Ridirigere gli investimenti verso l'economia reale, in
un sistema economico sano, potrebbe essere una nuova chiave di lettura per la ripresa socio-economica in
Italia.
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