CONVEGNO ANIMP UAMI 2009 RELAZIONE Ing. Mario Beomonte Ing. Federico Murrone Roma, 20 Aprile 2009 1- IL TRONCO CALABRIA GIOIA TAURO-SCILLA DELL’AUTOSTRADA SALERNO-REGGIO L’ammodernamento dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria nel tratto del V° Macrolotto compreso fra gli svincoli di Gioia Tauro e Scilla, rappresenta il tratto forse tecnicamente più complesso e impegnativo dell’intera autostrada. Fig. 1 – Corografia del V° Macrolotto Infatti, nei 30 chilometri circa di nuovo tracciato, sono presenti ben 12 gallerie naturali, 1 galleria artificiale e 21 viadotti oltre ai lavori di rifacimento delle campate di accesso al viadotto Sfassalà e all’allargamento della sua campata centrale di 376 metri di luce, che è l’unica opera d’arte importante della vecchia sede che sarà mantenuta in esercizio. Il nuovo tracciato, del quale sono state migliorate le caratteristiche plano altimetriche ed introdotta la corsia di emergenza, si sviluppa in adiacenza a quello esistente e, nei tratti morfologicamente meno impegnativi, in parziale sovrapposizione ad esso. Nelle tabelle che seguono sono indicate le principali caratteristiche delle opere d’arte maggiori: 2 GALLERIE LUNGHEZZA IMPORTO Galleria San Filippo 1125,85 € 34.152.719,98 Galleria S. Lucia 967,69 € 21.074.782,15 Galleria Barritteri 2644,01 € 104.967.725,88 Galleria Fontanelle 848,90 € 28.908.103,59 Galleria artificiale Quartararo 239,00 € Galleria Bagnara 1346,57 € 42.343.563,67 Galleria Cacciapuiu 488,04 € 15.264.200,44 5.146.570,93 Galleria Vardaru 1222,81 € 30.421.220,29 Galleria S. Giovanni 1222,94 € 38.555.423,48 Galleria Feliciusu 528,74 € 11.817.503,10 Galleria Muro 981,75 € 26.691.872,77 Galleria Brancato 1754,86 € 44.739.300,03 Galleria Costa Viola 926,20 € 26.884.118,47 Tabella 1 – Caratteristiche delle gallerie VIADOTTI LUNGHEZZA LARGHEZZA IMPORTO Viadotto Petrace 511,20 11,37 € 17.464.355,91 Viadotto Pantano 32,00 13,70 € Viadotto Iropo 149,60 11,20 € 2.761.901,06 367.065,14 Viadotto La Pignara 91,60 11,20 € 1.692.335,84 Viadotto Granatore 79,60 14,70 € 2.062.329,37 Viadotto Scuola Agraria 151,56 14,20 € 5.080.204,47 Viadotto Seminara 370,00 13,70 € 7.350.809,66 Viadotto Cerchiello 44,75 13,70 € Viadotto Parisio 128,90 13,70 € 5.312.256,63 593.116,35 Viadotto Quartararo 17,00 12,60 € Viadotto Gaziano 81,65 14,45 € 3.432.022,09 Viadotto Canalello 87,10 14,45 € 5.332.183,45 Viadotto Sfalassà 376,00 12,70 € 14.968.902,46 Viadotti di accesso allo Sfalassà 199,60 12,70 € 16.658.314,37 Viadotto Feliciusu 123,50 13,70 € 2.191.602,52 104.267,16 Viadotto Catoiu 91,50 16,20 € 3.418.225,47 Viadotto Favazzina 440,00 13,70 € 23.661.592,72 Viadotto Costaviola 212,75 13,70 € 8.841.734,18 Viadotto Scirò 153,90 13,70 € 6.108.489,38 Viadotto Oliveto 178,60 14,20 € 6.164.145,67 Viadotto D' Angelo 137,50 13,70 € 3.360.272,58 Tabella 2 – Caratteristiche dei viadotti L’accidentata orografia dei luoghi, come rilevabile dall’elevato sviluppo delle gallerie e dei viadotti, ha notevolmente condizionato l’accessibilità dei cantieri di esecuzione delle opere d’arte maggiori, rendendo necessaria l’esecuzione di ben 52 chilometri di piste di accesso agli imbocchi delle gallerie e alle aree di fondazione delle pile e spalle dei viadotti. 2- GEOLOGIA LUNGO IL TRACCIATO 3 Le rocce affioranti lungo il tracciato possono essere suddivise in due grandi unità litostratigrafiche: 1. Rocce appartenenti al basamento cristallino di età Paleozoica; 2. Rocce appartenenti a sequenze sedimentarie di copertura di età Terziaria e Quaternaria. A sua volta questa seconda unità può essere divisa in due complessi in base alla pertinenza marina o continentale delle coperture stesse. Vi sono poi i depositi riconducibili all’Olocene che riflettono l’evoluzione attuale della zona in esame. 2.1 Il basamento cristallino (Paleozoico) Le rocce di basamento cristallino affioranti nell’area rilevata fanno parte dell’Unità dell’Aspromonte Auct. Si tratta di un complesso di rocce di età Paleozoica (preercinica), e comprendenti dei corpi magmatici di composizione variabile, coinvolte nel metamorfismo ercinico in facies anfibolitica. In epoca tardo-ercinica, inoltre, si sono intrusi dei corpi a composizione prevalentemente leuco-granitica. In particolare è possibile distinguere i seguenti litotipi: • • • • Paragneiss (Pg): si tratta di gneiss biotitici di colore bruno composti prevalentemente da quarzo, plagioclasio, biotite, muscovite e sillimanite. Presentano una tessitura tipicamente listata definita dall’alternanza di orizzonti di composizione quarzoso-feldspatica e livelli arricchiti nella frazione micacea (prevalentemente biotite). Formano parte del complesso di rocce polimetamorfiche affette da migmatizzazione durante l’evento ercinico. Migmatiti e gneiss migmatici (Mi): si tratta di rocce metamorfiche di colore dal verde scuro al grigio con scistosità generalmente ben sviluppata e paragenesi definita da quarzo, plagioclasio e biotite con subordinate muscovite e sillimanite. La composizione è pertanto simile a quella degli gneiss biotitici descritti al punto precedente. In effetti, le migmatiti rappresentano il prodotto della fusione parziale degli gneiss biotitici, verificatasi durante un evento metamorfico di grado molto alto. Tonaliti e granodioriti (Tn): di colore generalmente verdastro, sono formate da plagioclasio, biotite, anfibolo, quarzo e subordinato epidoto e caratterizzate da una tessitura generalmente isotropa; localmente è osservabile una foliazione poco sviluppata, verosimilmente interpretabile come una tessitura di flusso di origine magmatica. L’origine di questo litotipo è connessa con l’evento migmatico che ha coinvolto i due litotipi descritti nei punti precedenti. Metagraniti e ortogneiss (Mg): la composizione di queste rocce, di colore variabile dal bruno al grigio, è definita da feldspato potassico, quarzo, plagioclasio, biotite e muscovite. La tessitura è variabile, da isotropa nel caso dei meta-graniti, in cui è riconoscibile una tessitura di tipo magmatico con caratteristici clasti di K-feldspato, ad anisotropa nel caso degli ortogneiss, dove l’alternanza di orizzonti quarzoso-feldspatici e di livelli micacei dona alla roccia un aspetto foliato. In tutta l’area di indagine si è potuto osservare che la parte sommitale, dal punto di vista statigrafico-strutturale e morfologico, del complesso Paleozoico sopra descritto è caratterizzata da una banda di alterazione di potenza compresa tra i 5 e i 30 metri circa dovuta ad un’intensa attività pedogenetica in un clima caldo e umido, come poteva essere il clima dell’area di studio durante il Miocene e parte del Pliocene. Tale processo di alterazione ha interessato in particolar modo il feldspato che è stato completamente sostituito da minerali argillosi (caolinizzazione), ed in misura minore la biotite ed eventualmente l’anfibolo. L’alterazione è pertanto più intensa nelle rocce, quali le tonaliti, le granodioriti, i metagraniti e i filoni pegmatici, caratterizzate da abbondante feldspato nella composizione mineralogica. La completa alterazione ed idratazione di questa fase minerale ed il conseguente aumento di 4 volume hanno portato alla trasformazione delle rocce originarie in un materiale quasi incoerente, scarsamente coesivo e facilmente disgregabile. 2.2 Le sequenze di copertura (Miocene – Pleistocene) Al di sopra del complesso Paleozoico di basamento è presente una serie di rocce sedimentarie di età compresa tra il Miocene ed il Pleistocene. All’interno di tale serie è possibile distinguere una sequenza basale di depositi marini ed una sequenza di coperture continentali. 2.2.1 I depositi marini (Miocene – Pliocene) I depositi marini si ritrovano a diretto contatto con le rocce di basamento e sono legati alla trasgressione marina che ha interessato il settore in esame a partire dal Miocene. Il debutto della trasgressione marina è marcato da una superficie erosioniale molto ondulata e localmente ben visibile e da un orizzonte conglomeratico che, negli affioramenti studiati, presenta una potenza metrica. Al di sopra di questo orizzonte conglomeratico è riconoscibile una sequenza formata dai seguenti depositi: • • • 2.2.2 Sabbie e calcareniti (Ms) (Miocene medio-superiore): questa formazione è costituita da alternanze di strati e banchi di sabbie e arenarie fossilifere, di calcareniti e locali orizzonti siltoso-argillosi. Le sabbie e le arenarie sono generalmente ben classate e a granulometria media; si presentano prive di cementazioni o debolmente cementate e formano strati di potenza compresa tra 15 cm ed alcuni metri; il colore è in genere grigio o giallastro. Le calcareniti tendono ad aumentare di potenza verso la parte alta della serie, presentano un colore dal biancastro al grigio, sono tipicamente ben cementate e formano banchi di potenza decimetrica. Localmente sono inoltre presenti orizzonti siltoso – argillosi di potenza da decimetrica a metrica. Complessivamente questi sedimenti sono particolarmente diffusi nel settore centrale dell’area di indagine (intorno all’abitato di Barritteri). Calcari evaporitici (Ce) (Miocene superiore): al di sopra delle sabbie e calcareniti affiorano dei calcari evaporitici di colore bianco e con una tessitura vacuolare. In alcune zone si possono osservare intercalazioni di orizzonti siltosi o argillosi di potenza da centimetrica a decimetrica. Localmente associati ai calcari evaporitici, ed in particolare nella porzione basale di questi depositi, si trovano anche dei calcari biocostruiti (Cb). Nel complesso questi depositi calcarei presentano una potenza che può arrivare a 30-40 metri. Nell’area studiata affiorano in gran parte del settore centro-settentrionale. Sabbie, sabbie siltose e silts (Ds – Dl) (Pliocene): di colore dal bruno chiaro al grigio chiaro, questi depositi presentano una granulometria abbastanza variabile, dalle sabbie medio-grossolane alle sabbie siltose ai silts. La porzione basale della sequenza mostra in genere un grado di addensamento da medio ad elevato. Le porzioni più sommitali sono in genere poco addensate. La potenza complessiva dei depositi Pliocenici può superare i 50 metri. Questi depositi sono molto diffusi nella parte settentrionale dell’area di indagine. I depositi continentali (Dc) (Pleistocene) L’inizio del Pleistocene è segnato da una fase di ingressione marina, come testimoniato dai depositi continentali formatisi durante questa epoca. Questi depositi continentali (Dc) si presentano in genere come sabbie medio-fini alternate a livelli sabbioso-limosi o sabbie mediogrossolane con intercalazioni ghiaiose di potenza decimetrica o metrica. Questa facies si ritrova soprattutto sulla sommità dei terrazzi morforlogici. 5 Localmente, invece, i depositi continentali sono costituiti da conglomerati e depositi a blocchi caratterizzati da ciottoli e blocchi di dimensioni centimetriche-decimetriche (anche se sono presenti rari trovanti di dimensioni metriche) immersi in una matrice di tipo sabbioso. Questi depositi a blocchi, caratteristici di un ambiente a più alta energia, sono diffusi in particolar modo lungo i fianchi delle incisioni vallive principali. Indipendentemente dalla granulometria, generalmente i depositi continentali sono da mediamente a molto addensati. La potenza è variabile tra i 5 e i 50 metri. Sono diffusi lungo tutto il tracciato. 3- GEOLOGIA IN CORRISPONDENZA DELLA GALLERIA BARRITTERI La campagna di indagini geognostiche unitamente al rilevamento geologico di superficie effettuati in dettaglio lungo il tracciato della galleria Barritteri hanno permesso di risalire, oltre al contatto diretto con il materiale presente in profondità, anche ai rapporti litostratigrafici tra le coperture sedimentarie ed il substrato roccioso. Fig. 2 – Profilo geologico della Galleria Barritteri In particolare si sono incontrate le seguenti formazioni: 3.1 Basamento cristallino-metamorfico (Paleozoico superiore) Si tratta di ortogneiss, localmente granitoidi e spesso granatiferi, a grana da fine a grossolana, in associazione con paragneiss e scisti biotitici ed anfibolici, che costituiscono il substrato metamorfico, e di litotipi intrusivi a chimismo acido ed intermedio. La struttura degli ortogneiss è di tipo generalmente granulare, con dimensione dei minerali da media a grossolana, ed una tessitura variabile da nematoblastica a peciloblastica, talvolta a scistosità poco sviluppata. Intercalati agli ortogneiss sono stati incontrati numerosi filoni pegmatitici di spessore variabile da pochi centimetri fino a parecchi decimetri, con biotite come minerale prevalente, e molte venature aplitiche, normalmente centimetriche ed in paraconcordanza con la scistosità, spesso recanti segni di piegamento dovuto a ben definite direzioni degli sforzi principali. Le rocce intrusive sono costituite da graniti, granodioriti e dioriti. 6 La profondità del substrato è regolata dal tipo di erosione a cui esso è stato sottoposto durante le fasi di regressione marina, dai processi di alterazione e di degradazione della roccia, e dai fenomeni tettonici legati all’orogenesi alpina. 3.2 Sabbie arenarie (Miocene- Medio-superiore) Sono costituite da sabbie ed arenarie compatte o debolmente cementate, di colore bruno chiaro, nocciola o grigio, dallo scarso contenuto fossilifero (soprattutto tracce di lamellibranchi ed echinidi), che giacciono in discordanza stratigrafica sul substrato cristallino-metamorfico descritto in precedenza. La stratificazione locale può assumere orientazioni diverse e talora anche a cross bedding (laminazione incrociata). Sotto l’aspetto geomeccanico queste arenarie vanno considerate molto permeabili e dotate di una media resistenza all’erosione. Esse sono classificabili, in sostanza, come rocce da semicoerenti fino a coerenti, con comportamenti generalmente buoni nei confronti della stabilità. La presenza di livelli a minor permeabilità determina però l’instaurarsi di piccole falde sospese e circoscritte, che aumentando la pressione dei pori nel terreno e riducendo di conseguenza la resistenza al taglio, favoriscono l’innescarsi di fenomeni di dissesto. 3.3 Coperture pleistoceniche Le coperture pleistoceniche sono litotipi a granulometria prevalentemente sabbiosa e sabbioso-limosa, in cui si trovano anche elementi granulari più grossolani dispersi in una matrice limoso-argillosa di colore bruno-rossastro. L’origine di questi materiali è chiaramente continentale, probabilmente dovuta all’apporto di detriti appartenenti ad un vasto conoide di deiezione che, dalle pendici occidentali dell’Aspromonte, scendeva verso il Mar Tirreno e provenienti dal disfacimento e dall’alterazione delle rocce di tale orogeno. Le coperture presentano talvolta segni e patine di ossidazione, dovute all’alterazione da parte degli agenti esogeni, probabilmente in condizioni climatiche subtropicali (alta temperatura ed elevato tasso di umidità). Esse presentano talora anche tracce di cineriti, vale a dire ceneri e polveri vulcaniche trasportate dal vento, provenienti dalle eruzioni del vicino arco vulcanico eolico. Lo spessore di tali coperture, che affiorano in maniera prevalente dove la topografia è subpianeggiante, varia da qualche metro fino a superare la decina di metri, con una sequenza che a volte si ripete. 3.4 Considerazioni sulle formazioni attraversate dalla galleria Nel loro complesso i corpi rocciosi attraversati non possiedono caratteristiche di elevata uniformità e continuità, sia per le brusche variazioni nelle caratteristiche litologiche degli ammassi presenti, sia per la presenza all’interno dei corpi rocciosi stessi ( ortogneiss e paragneiss) di filoni e apofisi intrusive discordanti. Come si può notare dalla sezione geologica, il tracciato in progetto attraversa più faglie principali, presso le quali l’ammasso roccioso è normalmente soggetto a intensa fratturazione. Tali fasce cataclasate possono raggiungere estensioni anche rilevanti e sono caratterizzate da scadenti caratteristiche meccaniche. Queste zone di discontinuità rappresentano, inoltre, le vie preferenziali lungo le quali si scaricano gli sforzi tensionali durante gli eventi tellurici e sono, quindi, soggette a continua sollecitazione e riattivazione. Per quanto riguarda le altezze di copertura in calotta, queste non sono mai elevate e penalizzanti, variando da un minimo di circa 10 m ad un massimo di poco inferiore agli 87 m. 4- IL PROGETTO 7 La progettazione è stata sviluppata in fasi successive che in sequenza temporale sono: - il Progetto Definitivo a base di gara; il Progetto Definitivo offerto; il Progetto Esecutivo; il Progetto di Dettaglio; quest’ultimo messo a punto, a partire dal Progetto Esecutivo approvato, sulla base di indagini integrative, di riscontri raccolti in corso d’opera, delle note progettuali e delle note tecniche, redatte dall’Assistenza Tecnica in corso d’opera incaricata di applicare in campo le Linee Guida di Progetto, che costruiscono lo strumento per l’adattamento in corso d’opera delle sezioni di scavo. La progettazione è stata infatti condotta mediante il metodo ADECO-RS (Analisi delle Deformazioni Controllate nelle Rocce e nei Suoli), che prevede le seguenti fasi distinte: - - FASE CONOSCITIVA (costituita da indagini geognostiche svolte in situ e in laboratorio); FASE DI DIAGNOSI (che permette di ricondurre il problema geomeccanicogeotecnico a uno dei tre casi di comportamento previsti dal metodo ADECORS: caso A “a fronte stabile”, caso B “ a fronte stabile a breve termine” e caso C “a fronte instabile”); FASE DI TERAPIA (in cui vengono individuate le sezioni di avanzamento e le caratteristiche dei rivestimenti definitivi sottoposte a verifica strutturale); FASE OPERATIVA (che coincide con la realizzazione dell’opera); FASE DI VERIFICA (che consiste nell’applicazione delle Linee Guida al Progetto in corso d’opera sulla base dei monitoraggi, dei rilievi al fronte e dei riscontri in corso d’opera). Tale metodo deve i suoi riconoscimenti proprio all’avere evidenziato l’importanza nella realizzazione di una galleria, del corretto utilizzo dei dati e dei riscontri emersi in corso d’opera, che devono guidare le scelte puntuali del Cantiere al fine di dare, attraverso la taratura e la messa a punto degli interventi previsti, risposta adeguata ed efficace alle reali condizioni geotecniche dell’ammasso. La Galleria Barritteri, come indicato nei riferimenti geologici, si sviluppa in depositi sedimentari marini a granulometria variabile (Ms) riconducibile al Miocene medio-superiore e in Rocce Cristalline di Basamento (Tn) che stratigraficamente sottostanno alle precedenti con un contatto discontinuo a giacitura variabile. Gli avanzamenti condotti all’interno del corpo sedimentario (Ms) sono stati di gran lunga superiori in estensione rispetto a quanto preventivato in ciascuna delle fasi progettuali precedenti. Inoltre, lo scavo della Galleria all’interno del corpo sedimentario, benchè abbia confermato le tecnologie di consolidamento previste, è avvenuto con l’adozione di sezioni con consolidamento ben maggiore del previsto. I due elementi che, nella definizione del progetto, si sono rivelati di più difficile caratterizzazione e nel contempo decisivi al fine della realizzazione dell’opera sono: • • la definizione spaziale del contatto fra corpo sedimentario (Ms) e Basamento (Tn) e di conseguenza l’individuazione delle tratte da scavare in roccia e quelle in terreni sedimentari; la definizione con parametri di resistenza e deformabilità del corpo sedimentario (Ms), caratterizzato da elevata complessità di distribuzione di facies. 4.1 Considerazioni generali sulla progettazione di gallerie 8 La caratteristica assolutamente peculiare della progettazione di una Galleria è la sproporzione fra la scala delle indagini e quella dell’opera da realizzare. In taluni casi, e quello in oggetto è uno di quelli, nemmeno l’esecuzione di un foro pilota può risolvere definitivamente e univocamente un problema di progettazione di Galleria. Il ricorso a considerazioni statistiche, unite a conoscenze empiriche acquisite in casi riconducibili a quelli da affrontare, è indispensabile per poter svolgere la parte di verifica analitica della progettazione di una galleria e la conseguente affidabile previsione dei costi dell’opera. Essenzialmente due sono le fasi in cui il metodo statistico deve necessariamente essere applicato: - la scelta del numero di indagini da eseguire nella Fase Conoscitiva della progettazione; la scelta dei parametri di resistenza e deformabilità con cui simulare il mezzo attraversato con gli scavi nelle fasi di Diagnosi e Terapia della progettazione. Per quel che riguarda il primo punto è importante sottolineare come non possa esistere a priori una definizione della quantità di indagini da svolgere preventivamente alla realizzazione di una galleria. Vale infatti il concetto per cui quando una serie di indagini converge verso una definizione, non certo univoca, ma comunque riferibile ad un range ristretto di risultati per un numero significativo di campioni, le stesse vengano ritenute rappresentative e sufficienti per la redazione di un progetto. Contrariamente, una elevata dispersione di dati deve suggerire di non interrompere la campagna di indagini, o in altro caso, di discriminare la galleria in un elevato numero di tratte al loro interno omogenee. Gli stessi valori di parametri di resistenza e deformabilità desunti dalle prove devono, per essere ritenuti rappresentativi del mezzo, rientrare per un numero significativo di campioni entro un range sufficientemente limitato. Essendo impossibile pensare di individuare, soprattutto in condizioni geotecniche disomogenee e variabili secondo criteri non prevedibili a priori, tutte le condizioni che si incontreranno durante gli scavi, l’obbiettivo del progetto di una galleria è quello di cogliere una caratterizzazione (o modello geotecnico-geomeccanico) media del mezzo entro cui vengono condotti gli scavi, lasciando alla fase operativa, e di verifica ad essa associata, il compito di cogliere e risolvere eventuali situazioni estreme rispetto a quelle medie simulate e verificate analiticamente. E’ evidente che tali situazioni estreme nell’ambito del modello geotecnico-geomeccanico adottato non devono alterare in maniera significativa le previsioni condotte, come invece è avvenuto nel caso della Galleria Barritteri. 4.2 La fase di verifica nel caso della Galleria Barritteri L’adozione delle varie sezioni tipo previste nelle successive fasi di approfondimento del progetto, a partire da quello definitivo all’esecutivo, ha poi trovato la sua applicazione nella fase di verifica in corso d’opera. In tale fase, mentre le previsioni progettuali sono state confermate nei tratti ove il tracciato si sviluppa interamente nella formazione rocciosa di base e cioè nel tratto compreso fra gli imbocchi Nord, lato Salerno, e gli imbocchi intermedi, altrettanto non si è verificato nel rimanente tratto a partire dagli imbocchi Sud, lato Reggio Calabria verso gli imbocchi intermedi. In tale tratto, infatti, non è stato possibile accertare preventivamente, l’esatta definizione spaziale del contatto fra il corpo sedimentario e il sottostante basamento roccioso, nonostante l’intensa campagna geognostica sviluppata in più fasi prima dell’inizio dei lavori con una frequenza di circa un sondaggio ogni 50 m. Non è stato cioè possibile effettuare alcuna correlazione dei dati ricavati dalle indagini geognostiche per pervenire alla ricostruzione del contatto, in quanto influenzato dalle numerose faglie presenti lungo il tracciato e non rilevabili in superficie per effetto della copertura sedimentaria. Il tutto è complicato dal fatto che il presumibile sviluppo del contatto avviene in corrispondenza della calotta della galleria, lasciando indefinibile se al di sopra o al di sotto di essa. 9 Ciò ha comportato che al momento dello scavo ci si è trovati con sezioni interamente nella formazione sedimentaria laddove in fase progettuale era previsto di trovarsi nella formazione rocciosa di base. Altra importante difformità rilevata nella fase di verifica in corso d’opera è stata la caratterizzazione geotecnica della formazione sedimentaria. Infatti in corso d’opera si sono riscontrate con continuità alternanze casuali di orizzonti a debole cementazione con altri orizzonti completamente sciolti e numerose tratte in sole sabbie sciolte. Tali facies non coesive si sono presentate spesso in modo del tutto casuale, in contatto con sedimenti più coesivi in modo improvviso e non prevedibile durante il procedere degli avanzamenti, né individuabili e cartografabili a priori in modo diffuso attraverso le approfondite indagini geognostiche effettuate. La possibile presenza, in modo casuale e del tutto imprevedibile, di sabbie completamente sciolte in corrispondenza della calotta ha comportato il ricorso a sezioni di sostegno provvisorio dello scavo con pesanti sistemi di consolidamento della formazione sabbiosa. Nella fig. 3 è riportata la sezione tipo più adottata in presenza della formazione sedimentaria. Fig. 3 Sezione tipo C1 Ad essa si è pervenuti integrando i consolidamenti in jet-grouting già previsti in sede di progetto esecutivo con una coronella di micropali in calotta, valvolati e iniettati con miscele cementizie e portando dal 33% al 50% il grado di sovrapposizione delle colonne di jet-grouting in calotta (sovrapposizione di 8 metri su 16 invece che di 4 metri su 12). 10 All’interno dello scavo come sopra consolidato si è eseguito il rivestimento provvisorio con centine NP 180 accoppiate e spritz-beton, procedendo a stretto, ridosso del fronte e, quindi, con getto di arco rovescio e murette a distanza di 8 metri. Nonostante le particolari cautele adottate e i massicci interventi di consolidamento del fronte e del contorno degli scavi, si sono verificati ben 6 fenomeni di instabilità con formazione di sfornellamenti fino in superficie anche con coperture di 30 metri. Nella maggior parte dei casi tali fornelli hanno mantenuto dimensioni trasversali modeste, formando un vero e proprio camino a seguito di un fenomeno di svuotamento tipo “clessidra”. Invece, la verifica in corso d’opera nelle formazioni rocciose di base ha confermato le previsioni progettuali e la sezione più di frequente adottata è stata quella indicata nella fig. 4. Fig. 4 Sezioni tipo B0 e B1 5- PRODUZIONI RAGGIUNTE E COSTI DELL’OPERA 11 Nella tabella 3 risultano i costi globali e unitari delle varie categorie omogenee di opere. Di particolare rilevanza è il costo unitario della galleria Barritteri, che è risultato del 42% maggiore di quello medio delle altre gallerie. Ciò è imputabile all’elevato costo dei consolidamenti in jet-grouting adottati nei tratti interessati dalla formazione sedimentaria delle sabbie. Ed infatti i rivestimenti definitivi per le sezioni B0, B1 rispetto alla sezione C1 presentano differenze di costo notevolmente inferiori rispetto a quanto verificatosi per i consolidamenti ed il rivestimento provvisorio, come si evince dalla tabella n. 3. LUNGHEZZA TOTALE GALLERIE Restanti 12 gallerie Galleria Barritteri SEZIONE TIPO DI GALLERIA 11653,32 € 325.999.378,90 € 27.974,82 2644,01 € 104.967.725,88 € 39.700,28 Costo/ml consolidamenti B0 B1 C1 4.101 7.878 5.188 14.865 7.065 LUNGHEZZA TOTALE N° 21 3658,31 Corpi Stradali Opere Varie (Demolizioni, impiantistica, segnaletica) Oneri per la sicurezza COSTO TOTALE Costo / ml Rivestimenti definitivo 3.033 VIADOTTI TRATTI ALL' APERTO COSTO UNITARIO €/ml COSTO TOTALE LUNGHEZZA TOTALE 9809,33 RAPPORTI FRA COSTI UNITARI Consolidamento Rivestimento definitivo C1/B0 4,90 C1/B0 1,72 C1/B1 1,88 C1/B1 1,36 COSTO TOTALE € 136.926.126,48 COSTO TOTALE € 54.915.886,33 COSTO UNITARIO €/mq 2.833,12 €/ml 37.432,00 COSTO UNITARIO €/ml 5.598,33 € 124.681.277,22 € 55.037.111,52 € 802.527.506,33 Tabella 3 – Costi delle varie categorie di opere Anche le produzioni in termini di scavo di avanzamento rappresentano un dato indicativo delle difficoltà incontrate nella realizzazione della galleria Barritteri. Con lavori di scavo sviluppati mediamente in parte su due e in parte su tre turni si sono realizzati per ogni carreggiata avanzamenti nelle formazioni sedimentarie della galleria Barritteri di 0,51 m/giorno rispetto a 1,33 m/giorno raggiunti nelle altre 11 gallerie tutte attraversanti le formazioni rocciose degli gneiss. 12