Wienerplatz 7, 78048 VS-Villingen Tel.: 07721-56283 Fax: 07721/9929654 Handy 01607811631 E-mail: [email protected] Webseite: www.mci-villingen.de 2 islam = sottomissione Cari Amici, questa foto, mostra bambini e bambine di una scuola elementare Olandese, biondissimi, prostrati per terra a pregare Allah in una moschea di un paese di circa 300 abitanti. Naturalmente non sono arabi, né musulmani. Sono cristiani, come tutti gli abitanti dell’Olanda, anche se non praticanti. Hanno visitato la moschea del posto. La visita alla moschea rientrava nel progetto «Conoscere altre culture». La guida religiosa musulmana, l'imam Maulana Tahier Wagid Hosain Noorani ha accolto calorosamente i bambini, ha risposto in modo divertente e facile alle loro innocenti domande, ha fatto loro ripetere le lettere dell'alfabeto arabo, ha elogiato l'islam quale religione di pace e di amore (anche se non è proprio cosí!). Quindi ha mostrato loro come pregano i musulmani e, quasi come in un gioco, ha invitato i bambini a farlo. Ed essi lo hanno fatto. Bambini e bambine sottomessi all'islam (la parola ISLAM vuol dire proprio “SOTTOMISSIONE”), tra lo sguardo quasi divertito delle loro maestre, eccezionalmente ammesse in moschea senza velo (cosa vietatissima dall’Islam). C’è anche qualche mamma, appoggiata passivamente alla parete che, divertita, non partecipa al rito di iniziazione alla fede islamica; essa resta «fuori campo», tuttavia ha permesso ed ha acconsentito alla resa dei propri figli all'islam. Viene da pensare che questa foto sia il simbolo della nostra Europa decadente, menefreghista e stupida che incapace e debole, affida il proprio futuro all’Islam, alla forza violenta e al fascino superficiale del culto di Allah e alla venerazione del suo cosiddetto profeta, Maometto. Questa foto potrebbe passare alla Storia come uno dei momenti significativi del processo di islamizzazione dell'Europa. Questi bambini si sono ingenuamente prostrati in moschea ripetendo il gesto dei fedeli servi di Allah. È possibile che questi stessi bambini, tra dieci o venti anni, tornino a pregare nelle moschee da convertiti all'islam o siano costretti a farlo in una Olanda nel frattempo islamizzata sia dal punto di vista della popolazione, sia dal punto di vista delle idee e sia dal punto di vista politico. 3 Se finora siamo rimasti shoccati dalla guerra scatenata dai terroristi islamici che sgozzano, decapitano, massacrano cristiani e tutti coloro che non la pensano come loro e si fanno esplodere; ora è tempo di prendere atto che l'immagine dei bambini cristiani, di fede o di tradizione, che si prostrano ad Allah in una moschea d'Europa è di gran lunga più impressionante, perché ci fa toccare con mano il successo islamico di sottometterci all’islam, proprio dentro casa nostra, sradicando la nostra civiltà ormai degradata, scoperchiando la vuotaggine della nostra spiritualità che ha eliminato anche il male dalla propria vita (“non c’è niente di male”, si dice in ogni occasione), distruggendo la veritá come punto di riferimento (ognuno ritiene vero ció che dice lui!), imponendo l'islam come l'alternativa alla mancanza dei nostri valori morali e spirituali. Quesa foto ci fa toccare con mano come la sottomissione dell'Europa all'islam sarà la conseguenza della paura di guardare in faccia la realtà dell'islam, la violenza che Allah prescrive nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto. Le nuove generazioni europee, sacrificate sull'altare di un Allah violento e di un Maometto criminale, conosceranno la fine di un'Europa che verrá trasformata in una terra di conquista islamica. Non per mano dei terroristi tagliagole, bensì dei terroristi taglia-lingue, che impediranno di ragionare, che imporranno con la forza l'islam, che praticheranno in casa nostra il lavaggio del cervello, che è la loro vera arma vincente, che apriranno le porte a milioni di clandestini islamici che sostituiranno la nostra popolazione e faranno morire la nostra civiltà. Ognuno rifletta attentamente sulla foto dei nostri bambini cristiani prostrati in moschea. E non si dica che è un gioco o che è una imitazione innocente. Svegliamoci! Ogni cosa singola (per es., abolizione del crocifisso nelle scuole, sostituzione delle feste di Natale e di Pasqua con le feste dell’Inverno e della Primavera, eliminazione del presepe, sostituzione dei canti natalizi, per non offendere la sensibilitá dei musulmani, ecc.) sembra una cosa da niente, ma tutto è progettato e programmato! Nessuno di noi è razzista, per caritá! Noi rispettiamo tutti, certo; ma sottometterci a tutti, rinnegando i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra civiltá, per paura di offendere qualche musulmano, questo è stupiditá. Svegliamoci, smettiamola di fare i “buonisti” fuori posto. Probabilmente faremo ancora in tempo a bloccare il suicidio della nostra civiltà europea e cristiana. Un caro saluto Violenza e Amore nell’Islam: le numerose contraddizioni nel Corano Chiaro esempio dell'incoerenza di Maometto che ha scritto tutto e pure il suo contrario, a seconda della SUA convenienza in quel momento. Ecco alcuni versetti sulla violenza e altri sull’amore. L’amore verso Dio è chiaramente espresso, nel Corano; ma l’amore verso il prossimo che fine ha fatto? E quando c’è, si riferisce al “prossimo”, inteso come gli stessi musulmani. Dov’è l’amore anche verso i nemici che ci ha insegnato Gesú? 4 Versetti sull’amore Un giorno, un compagno di Maometto gli domandò : “Oh inviato di Dio, che cos’è la fede? Egli rispose: La fede consiste nel fatto che Dio e il suo inviato, Maometto, siano amati da te più di ogni altra cosa”. E un’altra volta Maometto disse: “Amate Dio per la grazia con la quale vi nutre, e amate me per l’amore che Dio ha per me”. L’amore per Dio e per il Suo inviato Maometto é un obbligo per il Musulmano. Infatti il Corano dice: “Egli li ama ed essi lo ameranno” (Corano 5,54). E ancora: “Quelli che credono, prima di amare se stessi, amano Dio” (Corano 2,165). I Musulmani sono chiamati a mettere Dio al primo posto nella loro vita e ad amarlo più di ogni cosa. “Se i vostri padri e i vostri figli e le vostre moglie e la vostra tribù e i beni che avete acquistato e un commercio che temete andare in rovina, e le case che amate, vi sono più care di Dio e del suo messaggero Maometto e dello sforzo sulla Sua via, allora aspettate finché Dio vi porterà il Suo ordine: Dio non ama la gente perversa” (Corano, 9, 24). Versetti sulla violenza “Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa e’ la ricompensa per i miscredenti.” [Sura 2:191]. “Circondateli e metteteli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta” [Sura 2:193]. “Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano” [Sura 3:85]. "Chi vuole una religione diversa dall'Islàm, il suo culto non sarà accettato." “Gli infedeli (coloro che non si sottomettono all’Islam), sono essi <gli odiati nemici> dei musulmani [Sura 4:101]. “I musulmani devono arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove” [Sura 9:95]. “Non abbiate amici tra gli Ebrei ed i Cristiani” [al-Ma’idah 5:51.11]. “Allah darà una più grande ricompensa a coloro che combatteranno per lui” [Sura 4:96]. “I musulmani devono far guerra agli infedeli che vivono intorno a loro” [Sura 9:123]. “I musulmani devono essere brutali con gli infedeli” [Sura 48:29]. “Allah ama coloro che combattono per la Sua causa” [Sura 6:13]. “Chiunque combatta contro Allah o rinunci all’Islam per abbracciare un’altra religione deve essere messo a morte o crocifisso o mani e piedi siano amputati da parti opposte” [Sura 5:34]. “Chiunque abiuri la sua religione islamica, uccidetelo”. [Sahih Al-Bukhari 9:57]. “Assassinate gli idolatri ogni dove li troviate, prendeteli prigionieri e assediateli e attendeteli in ogni imboscata” [Sura 9:5]. 5 Siccome se ne parla molto e quasi tutti hanno qualche volta sentito queste due parole, è necessario spiegare, in breve, di che cosa si tratta. “Budda” non vuol dire “Dio”. Budda non è il Dio dei Buddisti. Il “Buddismo” non è una religione, quindi non ha un Dio; e non é neppure una filosofia. Il Buddismo è un insieme di esercizi mentali per raggiungere il nirvana. Il “nirvana” è la “fine delle sofferenze, dei dolori e delle passioni”, ivi comprese quelle piacevoli. Si raggiunge il “nirvana” quando si riesce a liberarsi dei tre difetti fondamentali: la brama, (desiderio vivissimo e smodato: di cibo, di onori, di ricchezze; di sapere, di conoscere); l'odio e l'illusione. Budda è una parola indiana che in italiano vuol dire “Illuminato”, “risvegliato”. Chiunque puó essere un “Budda”, infatti il “Budda” è ogni persona che, nelle reincarnazioni, dopo aver trascorso diverse vitepassate, si è progressivamente liberato dagli attaccamenti alle cose materiali, e raggiunge nel corso della sua ultima vita, la liberazione, entrando cosí nel nirvāṇa. Il fondatore del buddismo è Siddhartha Guatama. Egli nacque in India nel 600 a.c. Essendo ricco, visse in maniera lussuosa, valutando poco e disprezzando il mondo attorno e tutti gli altri. I suoi genitori volevano preservarlo dalle sofferenze del mondo esterno e non volevano che fosse influenzato da una qualche religione. Tuttavia, un giorno Siddharta Gautama vide un cadavere, un anziano e un malato. Vide anche un sacerdote, sereno, perché aveva abbandonato il lusso. Vedendo la serenità del sacerdote, decise di diventare anche lui come quel sacerdote, dedicandosi alla meditazione. Abbandonò la sua vita di ricchezza e di lusso e cercò l’illuminazione attraverso l’austerità della vita; era solito fare anche intense meditazioni. Divenne un esempio e un capo per altri. È determinante un fatto nella sua vita. Un giorno, seduto sotto un fico, con un piatto di riso, decise che avrebbe meditato, senza mangiare, fino quando non avesse raggiunto l’illuminazione, anche fino alla morte, se necessario. Dopo tentazioni e sofferenze, fece la scoperta, cioè raggiunse l’illuminazione il mattino seguente. Per questo fu chiamato “l’Illuminato” o il “Budda”. Fatta questa scoperta, la iniziò ad insegnare ai suoi seguaci, tra i quali cinque divennero i suoi primi discepoli. Cosa scoprí Siddharta Gautama? Scoprí che la pace, la serenitá e la felicitá non si trova nel lusso estremo. Scoprì anche quattro nobili verità: 1) La vita è sofferenza, 2) L’origine della sofferenza è l’attaccamento a cose e persone che passano. 3) la sofferenza può essere eliminata quando si eliminano le passioni a cui si è attaccati, 4) le passioni possono essere eliminate percorrendo un nobile sentiero. Il nobile sentiero consiste nell’avere 1) una giusta visione, 2) una giusta intenzione, 3) un buon dialogo, 4) giuste azioni, 5) essere un sacerdote, 6) impegno verso le giuste cose, 7) meditazione e 8) concentrazione. 6 1) La vita è sofferenza. Per il “Budda”, cioè Siddartha Gautama, vivere vuol dire soffrire, perché la natura umana non è perfetta. Nel corso della nostra vita, sopporteremo sofferenze fisiche come il dolore, la malattia, dolore fisico, stanchezza, vecchiaia, e infine la morte; e sopporteremo sofferenze psicologiche come tristezza, paura, frustrazione, delusione e depressione. Anche se ci sono diversi gradi di sofferenza e ci sono anche esperienze positive nella vita che noi percepiamo, la vita, nella sua totalità è imperfetta e incompleta, perché il nostro mondo è soggetto a finire. Questo significa che tutto passa e che noi non siamo mai in grado di mantenere sempre quello che abbiamo: la stessa vita nostra e dei nostri cari un giorno finirà. 2) L’origine della sofferenza è l’attaccamento. L’origine della sofferenza è l’attaccamento alle cose transitorie. Le cose transitorie non comprendono solo oggetti fisici che ci circondano, ma anche idee, e in un certo senso, tutti gli oggetti della nostra percezione. Le cause della sofferenza sono il desiderio, la passione, l’ardore, la ricerca della ricchezza e il prestigio, la ricerca di fama e popolarità, o in breve: il desiderio é l’attaccamento in genere. Poiché gli oggetti del nostro attaccamento passano, la loro perdita è inevitabile, e così insorge la sofferenza. Oltre agli oggetti di attaccamento anche noi siamo un inganno: noi siamo solo una parte del continuo cambiamento dell’universo. 3) La cessazione della sofferenza è possibile. Come? Eliminando il desiderio. La cessazione della sofferenza può essere raggiunta attraverso l’eliminazione della brama sensuale e dell’attaccamento. La fine della sofferenza può essere ottenuta mediante il conseguimento del distacco da tutte le preoccupazioni, le paure, o da qualsiasi altra emozione. In una parola “annullare il desiderio”. 4) Il percorso per la cessazione della sofferenza. C’è un cammino da fare per liberarsi dalla sofferenza, un cammino graduale di automiglioramento, formato da 8 sentieri, Questi sono gli otto sentieri: 1) retta comprensione (cioè, formarsi una giusta opinione sulle cose). 2) retto pensiero (cioè avere pensieri liberi da bramosie, pensieri liberi da malevolenza, pensieri liberi da crudeltà). 3) retta parola (cioè, astenersi dalla menzogna, dai pettegolezzi maliziosi, dalle ingiurie ecc.; astenersi dal mentire, dal calunniare, dal parlare aspramente, dal parlare di cose stupide, volgari e inutili). 4) retta azione (cioè, astenersi dal fare cose che sono dannose per gli altri o per sé; astenersi dal togliere la vita, astenersi dal prendere ciò che non ci viene dato, astenersi da eccessi sensuali). 5) retta condotta di vita (vita da sacerdote: cioè, non procurarsi da vivere con mezzi immorali o illegali). 6) retto sforzo (cioè, perseveranza nel coltivare la meditazione e la concentrazione). 7) retta consapevolezza (cioè, guardare con distacco tutto ció che avviene dentro di noi e fuori di noi; guardare con distacco e senza coinvolgimento emotivo, il piacere, il dolore e la sofferenza. 8) retta concentrazione (cioè, rimanere libero da tutto e da tutti e non desiderare proprio nulla delle cose, del mondo). 7 Quindi secondo il Buddhismo, la vita è sofferenza e che l’unica via per liberarsi dalla sofferenza e per raggiungere la felicità è quella di capire che tutto è “vanitá”, tutto è vuoto di esistenza interna, in una parola che tutto è un soffio di vento, niente ha senso. Non hanno senso i fenomeni che osserviamo intorno a noi, le emozioni che ne scaturiscono, i processi dei 5 sensi con cui crediamo di percepire il mondo e, in ultima analisi, il nostro stesso “Io”. La comprensione piena di tutto questo (cioè capire che tutto è un niente e che non vale proprio la pena attaccarsi e soffrire per quel niente) è possibile solo percorrendo gli 8 Sentieri che permettono di raggiungere lo stato del “Buddha”, cioè lo stato dell’illuminato, il “nirvana”, cioè l’eliminazione di ogni sofferenza.. Gli 8 Sentieri, secondo il Buddismo, libera l’uomo dai cinque “veleni mentali” da cui derivano tutti i mali e i dolori: cioè, odio, attaccamento, invidia, orgoglio e dubbio. Rispetto al Cristianesimo, presenta alcune somiglianze, ma anche profonde differenze di ordine spirituale. E’ simile al Cristianesimo, per esempio, quando esorta a coltivare pensieri liberi da possessi, da malevolenza e da crudeltà; quando esorta a non mentire, a non diffamare o a non parlare in modo aggressivo; quando esorta a procurarsi da vivere onestamente e senza violenza. E’ molto diverso, invece, quando afferma che sono gli sforzi personali ad aprire la via dell’illuminazione o della felicitá. Secondo i Vangeli non è cosí. Secondo i Vangeli, la vita non è soltanto sofferenza; inoltre una vita autentica è quella vissuta in sintonia con la volontà di Dio, cioè una vita d’amore; infine la piena realizzazione di sé, si raggiunge grazie all’azione libera e gratuita dello Spirito Santo, che opera nel cuore del credente al di là dei suoi meriti, e spesso nonostante i suoi demeriti. In conclusione, possiamo dire che il Buddismo è un vero e proprio esercizio mentale, che non ha niente a che fare né con la religione e tanto meno con la religione Cristiana, la quale, se vissuta bene, contiene tutto ció che è positivo nel Buddismo, ma anche molto ma molto di piú. 8 9 10 11 La grandezza del matrimonio cristiano: una istituzione e un valore insegnato da Gesú, che non va messo in discussione Quando Gesù Cristo, duemila anni fa, ha predicato le verità eterne, la cultura del tempo, era radicalmente contraria a quello che diceva Gesú, soprattutto nel campo morale e nella dottrina e nella pratica del matrimonio. “Egli era nel mondo, eppure il mondo non lo riconobbe” (Giov. 1, 10). La gran parte del popolo d’Israele, ed in particolare i sommi sacerdoti, i maestri della legge di Mosé, cioè gli intellettuali di allora e i farisei, hanno rigettato l’insegnamento rivelato di Cristo e persino l’assoluta indissolubilità del matrimonio: “Venne fra la Sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Giov. 1, 11). Tutta la missione di Gesú sulla terra consisteva nel rivelare la verità: “Per questo sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità” (Giov. 18, 37). E Gesú morí sulla croce, proprio per aver detto la veritá. “Voi cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola? Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché io dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete?” (Giov. 8, 40-46). La prontezza di Gesù nel morire per la verità includeva tutte le verità da Lui annunziate, certamente anche la verità dell’indissolubilità assoluta del matrimonio. Gesù Cristo afferma con forza la indissolubilità e la santità del matrimonio. Dice che all’inizio cosí volle Dio. Gli Apostoli e i suoi successori, in primo luogo i Papi, successori di Pietro, hanno sempre custodito e fedelmente trasmesso la veritá della santità e indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesú Cristo, senza mai metterla in discussione: “Il matrimonio sia onorato e la stanza nuziale sia senza macchia. I fornicatori (cioè coloro che hanno rapporti sessuali fuori del matrimonio) e gli adulteri (cioè coloro che tradiscono sessualmente il coniuge) saranno giudicati da Dio” (Ebr. 13, 4). 12 E ancora: “Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito, e qualora si separi, rimanga senza sposarsi, e il marito non divorzi dalla moglie” (1 Cor. 7, 10-11). Queste parole ispirate dallo Spirito Santo furono sempre insegnate nella Chiesa durante duemila anni; esse sono servite come un orientamento obbligatorio e come norma indiscutibile per la pratica dei sacramenti e per la vita cristiana dei fedeli. Il comandamento di rimanere senza sposarsi dopo il divorzio dal proprio coniuge legittimo, non se lo è inventato la Chiesa, ma è Parola di Dio, come insegnava l’apostolo San Paolo: “Ordino non io, ma il Signore” (1 Cor. 7, 10). La Chiesa ha continuamente insegnato questa veritá, vietando ai fedeli validamente sposati, di divorziare e di sposarsi con un nuovo partner. Di conseguenza, la Chiesa non ha la competenza di approvare una convivenza matrimoniale al di fuori di un valido matrimonio, né di ammettere tali persone adultere alla Comunione. Nessun Papa e nessun Vescovo puó dare una legge che permetta ai divorziati risposati di fare la Comunione. Se lo fa si sostituisce a Dio, oppure abusa di un diritto che Dio non gli ha dato. Un accompagnamento spirituale e un discernimento pastorale deve proporre alle persone adultere, cioè ai divorziati risposati, di vivere in continenza, come fratelli e sorelle, senza avere rapporti sessuali, come condizione per poter fare la comunione. Chi non lo fa, abusa del potere sacerdotale che Dio gli ha dato. Ecco cosa pensavano i cristiani fin dall’inizio. La loro dottrina è chiaramente espressa in uno scritto antichissimo (verso il 100 d.C.), che si chiama, “Il pastore di Erma”. Sentite:: “Che cosa, Signore, farà il marito se la moglie continua a vivere da adultera?” (adulte-ra è una persona che tradisce sessualmente il proprio coniuge). “L’allontani e il marito rimanga per sé solo. Se dopo aver allontanato la moglie, sposa un’altra donna, anch’egli commette adulterio“. “Signore, e se la moglie, dopo che è stata allontanata, si pente del suo adulterio e vuole ritornare dal marito, non sarà ripresa?”. “Sì, sará ripresa; e se il marito non la riprende pecca e si addossa una grande colpa. Il seguace di Gesú, deve ricevere chi ha peccato e si è pentito. Appunto perché c’è la possibilità di tale pentimento, il marito non deve risposarsi. Questa direttiva vale sia per la donna che per l’uomo. Non solo si commette adulterio se uno si risposa con un altro cristiano, ma anche se si risposa con un pagano, commette adulterio. Per questo vi fu ordinato di rimanere da soli, per la donna e per l’uomo. Vi può essere in loro pentimento, ma chi ha peccato, si penti, ritorni e non pecchi più”. Il primo grande peccato di uno che era la guida religiosa del popolo di Israele, fu il peccato del sommo sacerdote Aronne, come racconta la Bibbia (Es. 32, 1-14), quando costui cedette alle domande insistenti dei peccatori e permise loro di venerare l’idolo del vitello d’oro (cfr. Es. 32, 4). Perché fu un grave peccato? Perché sostituí, in questo concreto caso, il Primo Comandamento (“Non avere altri dei oltre a me, perché io sono il Signore Dio tuo); sostituí cioé la volontà e la Parola di Dio, con la volontà peccatrice dell’uomo. Aronne giustificava questo suo atto in nome della misericordia e della comprensione verso le esigenze degli uomini. Ma quelle erano esigenze malvage, peccaminose; e Dio perdona i peccati ma non giustifica le esigenze malvage degli uomini. La Sacra Scrittura dice appunto: “Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne avevo tolto ogni freno al popolo, così da farne la vergogna dei loro avversari” (Es. 32, 25). 13 Si ripete oggi nuovamente nella vita della Chiesa, quel primo peccato. Aronne aveva dato il permesso di peccare contro il Primo Comandamento di Dio e di poter essere allo stesso tempo sereni e lieti nel farlo, e la gente appunto danzava: “Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzó per darsi al divertimento” (Es. 32, 6). Oggi, parecchi sacerdoti, anche ai più alti livelli della Chiesa, danno il permesso di peccare contro il Sesto Comandamento (“Non commettere adulterio”) e permettono la pratica sessuale tra persone non validamente sposate, che è in un certo senso il vitello d’oro venerato da alcuni sacerdoti e dalla gente dei nostri giorni. L’ammissione di tale persone alla Comunione senza chieder loro di vivere come fratelli e sorelle, significa dare loro il permesso di non osservare il Sesto Comandamento. Tali ecclesiastici (sacerdoti e Vescovi), come nuovi “Aronne”, tranquillizzano queste persone, dicendo che possono essere serene e liete, cioè continuare nella gioia dell’adulterio, tanto Dio è misericordioso e la Chiesa è una madre comprensiva, e che possono tranquillamente ricevere il corpo del Signore. Con tale orientamento pastorale i nuovi “Aronne” fanno del popolo cattolico la vergogna dei loro nemici, cioè del mondo non credente e immorale, il quale potrà davvero dire, ad esempio: *) Nella Chiesa cattolica si può avere un nuovo partner accanto al proprio coniuge, e la convivenza con lui è ammessa nella prassi! *) Nella Chiesa cattolica è ammessa di conseguenza una specie di poligamia! *) Nella Chiesa cattolica l’osservanza del Sesto Comandamento, tanto odiato da parte della nostra società moderna ecologica ed illuminata, può avere delle legittime eccezioni! *) Il principio del progresso morale dell’uomo moderno, secondo il quale si deve accettare la legittimità degli atti sessuali fuori del matrimonio, è finalmente riconosciuto, accettato in maniera implicita dalla Chiesa cattolica, che era stata sempre retrograda, rigida e nemica della letizia dell’amore e del progresso morale dell’uomo moderno. Cosí parlano i nemici di Cristo e della Verità Divina, che sono i veri nemici della Chiesa. Rimane sempre una grande esempio e una serio ammonimento ai Pastori e ai fedeli della Chiesa, il fatto che il Santo che per primo diede la sua vita come testimone di Cristo, fu San Giovanni Battista, il Precursore del Signore. La sua testimonianza per Cristo consisteva nel difendere senza ombra di dubbi e di ambiguità l’indissolubilità del matrimonio e nel condannare l’adulterio: “Non ti è lecito cacciare tua moglie e sposare la moglie di tuo fratello”, disse Giovanni Battista al Re; e per questo fu decapitato e ucciso, per testimoniare questa veritá. 14 La storia della Chiesa cattolica è piena di esempi luminosi che hanno seguito l’esempio di San Giovanni Battista e hanno dato come lui la testimonianza del sangue, soffrendo delle persecuzioni e svantaggi personali. Questi esempi devono guidare specialmente i Pastori della Chiesa dei nostri giorni, perché non cedano alla tentazione di voler piacere più agli uomini che a Dio misericordioso e saggio. Tra la numerosa schiera di tanti imitatori di San Giovanni Battista come martiri e confessori dell’indissolubilità del matrimonio, possiamo ricordare solo alcuni più significativi. Il primo grande testimone fu il Papa San Nicolò I, detto il Grande. Lotario II, re di Lorena, nell’857, volle a tutti i costi che il Papa riconoscesse la validità del suo secondo matrimonio, dopo aver divorziato dalla prima moglie, con cui era stato legittimamente unito. Ma nonostante Lotario godesse dell’appoggio dei vescovi della sua regione e del sostegno dell’imperatore Ludovico, che arrivò ad invadere Roma col suo esercito, papa Nicolò non si piegò alle sue pretese e non riconobbe mai come legittimo il suo secondo matrimonio. Un altro esempio luminoso di confessori e martiri dell’indissolubilità del matrimonio ci è offerto dal cardinale san Giovanni Fisher e di san Tommaso Moro. Enrico VIII, re d’Inghilterra, voleva divorziare dalla sua legittima moglie Caterina d’Aragona. Ma Giovanni Fisher, si oppose pubblicamente. Egli ebbe persino il coraggio di fare una dichiarazione molto forte pubblicamente, affermando che il matrimonio era legittimo, e che un divorzio sarebbe stato illegale e che il Re non aveva il diritto di divorziare. Il cardinale Fisher fu imprigionato nel 1534 nella Torre di Londra e l’anno seguente fu decapitato (proprio come S. Giovanni Battista). Anche Tommaso Moro, un ministro dello stesso Re, fu incarcerato per essersi rifiutato di affermare la validitá del matrimonio tra Enrico VIII e Anna Bolena, una sua cortigiana. Alcuni ecclesiastici in quel tempo suggerirono al cardinale Fisher e a Tommaso More di essere più comprensivi e piú misericordiosi verso il re Enrico VIII. Ma essi rifiutarono affermando non si può rinnegare la Parola di Dio e tollerare un adulterio. Tommaso Moro Card. Giovanni Fischer Enrico VIII e Anna Bolena 15 La stessa cosa successe nel caso di Napoleone. Napoleone divorzió dalla sua legittima moglie e sposó un’altra. Ebbene, neppure in questo caso, il papa, riconobbe il suo secondo matrimonio. Napoleone Voglia lo Spirito Santo suscitare in tutti i membri della Chiesa, dal più semplice e umile fedele fino al Supremo Pastore, il Papa, sempre più numerosi e coraggiosi difensori della verità dell’indissolubilità del matrimonio e della corrispondente pratica immutabile della Chiesa di non dare la Comunione ai divorziati risposati. La Chiesa deve più che mai impegnarsi ad annunciare la dottrina e la pastorale matrimoniale, come é stata insegnata da Gesú, affinchè nella vita dei coniugi e specialmente nella vita dei cosiddetti divorziati risposati sia osservato quello che lo Spirito Santo ha detto nella Sacra Scrittura: “Il matrimonio sia onorato ed la stanza nuziale sia senza macchia” (Eb. 13, 4). Solo una pastorale matrimoniale, che prenda ancora sul serio questa Parola di Dio é davvero misericordiosa, perché conduce le anime peccatrici sulla strada sicura della vita eterna. E questo è ciò che conta. 16 Quali sono i segnali che qualcosa non va, nella vita matrimoniale? Passate poco tempo insieme? Siete spesso troppo stanchi per fare l’amore? Desiderate cambiare la vostra dolce metà? Potrebbero essere i segnali che la vostra coppia ha bisogno di una riflessione e di una ricarica, prima che la relazione arrivi a un punto di non ritorno. Vivere la vita a due non è mai semplice, considerato che ciascuno ha le proprie diversità di carattere, le quali, pur essendo una ricchezza, se non sono ben gestite e se non sono tenute sotto controllo, alla lunga possono portare a incomprensioni, frustrazione e risentimento da cui può essere difficile uscire. “Mi sono accorta che qualcosa non andava nel matrimonio, quando non riuscivo più a controllare la rabbia e la scaricavo su altre persone”, dice una signora di 38 anni. La rabbia, dunque, può essere una prima spia di allarme. Anche se non l'unica. Qualsiasi cambiamento, come per esempio, mangiare di più, dormire meno, piangere frequentemente, sentirsi affaticati, possono essere segnali di problemi matrimoniali. Alcuni ricercatori di una universitá inglese hanno scoperto che più gli uomini inviano messaggi, meno felici sono nelle loro relazioni. Il motivo? Secondo l'indagine, gli uomini insoddisfatti preferiscono scrivere anziché avere un confronto diretto col partner, in modo da mantenere le distanze. Se la relazione è arrivata a un punto di corto circuito bisogna cominciare ad ascoltare l'altro, senza emettere giudizi, in maniera costruttiva. Orientando, quindi, il rapporto verso momenti di dialogo attivo. Comunque ecco 5 segnali che qualcosa non va nella coppia. 1. Scarsa comunicazione Parlate poco e non provate piacere a farlo? Potrebbe essere la prima spia che le cose non vanno bene. Ció vuol dire che non si vuole far parte della vita dell’altro. Ma anche parlare solo di questioni superficiali e banali della vita di ogni giorno, trascurando argomenti più profondi, piú seri, riguardando l’interioritá dell’altro, non è un buon segno. Come anche non è un buon segno quando la critica, il giudizio e la rabbia nei confronti dell'altro prevalgono nelle conversazioni. 2. Poco tempo per la coppia Un altro segnale preoccupante è il poco tempo passato insieme. Se non c’é la voglia di trascorrere del tempo importante insieme e se non si condividono più i bisogni e i desideri di un tempo, allora forse potrebbe essere il caso di fermarsi e di riflettere. La stessa cosa vale se nei momenti liberi, ciascuno pianifica da solo il proprio tempo, organizzandosi autonomamente ed escludendo l’altro. 3. Cercare di cambiare partner Quando si comincia a nutrire il desiderio di cambiare partner, non è un buon segno. E non è un buon segno neppure pensare che l'altro dovrebbe essere diverso e cercare di modificarlo. È un segno che indica che le cose non vanno bene. Ció vuol dire che c’é mancanza di affinità con il partner. Con la conseguenza di sentirsi soli o come due estranei che vivono insieme; ció indica che la coppia non sta crescendo insieme. Occorre invece cercare di vivere momenti di dialogo attivo, prendendo seriamente quello che l'altro dice. 17 4. Calo del desiderio Un altro aspetto che indica “temporali” sulla coppia è lo scarso interesse sessuale. Insieme al calo del desiderio e alla voglia nascosta di avere altri partner è segno di una mancanza di intesa che rappresenta una spia dell'assenza di comunicazione. 5. Litigi troppo frequenti Infine, litigare è normale e, nelle giuste dosi, serve anche a mantenere viva la relazione. Ma se il rapporto diventa delle continue, soffocanti discussioni su tutto, scatenate per lo piú, sempre dagli stessi motivi, è bene fermarsi a riflettere per capire quali sono le ragioni che impediscono la comunicazione e che portano a non voler più accettare i compromessi, l’armonia e l’accordo. La felicità matrimoniale ha un prezzo: ed è quello di dedicarsi reciprocamente piú tempo e piú energie. Se mancano questi due elementi, i matrimoni e la loro felicitá vanno in crisi. Infatti l’infelicità di coppia è più alta che mai, oggi, proprio perché mancano questi due elementi, tempo per stare insieme ed energie da dedicarsi reciprocamente. C’è peró una buona notizia: e la buona notizia è che una coppia, se vuole, ha la possibilitá di migliorare ed accrescere la propria felicità, dedicando, appunto, piú tempo e piú energie al proprio partner, nonostante il ritmo della vita contemporanea. Se vuole! 18 Servizio Pastorale a cura della Missione Cattolica Italiana Villingen-Singen n. 73* Gennaio 2017